(2). 3. Prestipino Rev.A.Qxp
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Antrocom 2006 - Vol 2 - n. 2 -63-73 Etnoarcheologia Culti arcaici dal paganesimo alla cristianità: tradizione e tracce archeologiche nell’entroterra savonese CARMELO PRESTIPINO Isituto di Studi Liguri - [email protected] Abstract. Nell’entroterra savonese sono ancora presenti le tracce, impresse nella roccia, di culti arcaici legati a molteplici divinità e, sovente, i segni della cristianizzazio- ne operata in seguito, ovvero di quel processo di assimilazione degli antichi miti nella mitologia cristiana. La loro presenza non permette di identificare e delineare con precisione le caratteristiche dei singoli culti, eppure lo studio archeologico di queste aree, in combinazione con lo studio della toponomastica, delle tradizioni popolari e di alcune fonti letterarie, può fornirci elementi preziosi per la ricostruzione, sebbene mai certa e definitiva, della mentalità arcaica delle popolazioni liguri montane. Premessa L’uomo, sin dalla più remota antichità, ha ritenuto di vedere presenze sacrali nelle caratteristiche geologiche di un luogo, identificando nella particolare conformazione di una roccia o di un albe- ro, nella cima di un monte o in una sor- gente, quegli elementi suggestivi che erano sufficienti a scatenare in lui pulsio- ni fortissime, tali da giustificare l’esigen- za di identificare il luogo con segni del sacro tangibili e riconoscibili. Secondo questa concezione religiosa i passi montani, i guadi, le sorgenti, le cime dei monti o le delimitazioni territo- riali esigevano segni materiali di venera- zione:incisioni sulle rocce, costruzione di altari, raffigurazioni della divinità invo- cata, offerte alla stessa, sono atti che ci attestano una religiosità antica, spesso trasformatasi, in secoli più vicini a noi ed in ambito cristiano, in forme di supersti- zione o di devozione distorta. L'area della Valbormida - la zona delle rocce incise Aree privilegiate di queste manifestazio- ni furono senza dubbio le cosiddette terre alte, cioè quei luoghi in cui l’azione del- segni del sacro, quali le incisioni rupestri cia arcaica di una presenza di culti cele- l’uomo si arrestò, con l’abbandono delle e le rocce-altare, manufatti di chiara brati dalle popolazioni locali nelle loro attività tradizionali, in epoche abbastanza matrice antropica, le tracce di culti ance- terre alte, viste come luoghi deputati al recenti, senza completare quello stravol- strali e di rituali scomparsi. sacro e soltanto incidentalmente utilizza- gimento del territorio di cui ormai si Altre testimonianze rilevanti, purtroppo ti, in seguito, come luoghi di pascolo vedono tracce ovunque sia giunta la sempre più scarse per la progressiva (PRESTIPINO, 2002, 116). nostra civiltà. scomparsa dei testimoni, portatori di una In ogni caso queste molteplici tracce ci Le aree montane sono anche quelle che cultura di cui restano solo frammenti daranno indicazioni significative attorno più hanno il ricordo dei miti e delle tradi- labili, sono quelle fonti orali e folklori- alla possibilità di identificare almeno zioni del passato: lo scorrere del tempo in che: favole, leggende, tradizioni o rituali parzialmente i luoghi di culto arcaico queste comunità era legato alla tradizione di culto, che sono sopravvissute sino ai dell’uomo dei nostri monti; tra questi ele- orale ed ebbe una persistenza notevole. giorni nostri. menti le rocce incise sono state quasi Nelle terre alte i tempi dell’uomo nella La loro diffusione in terre ove fu preva- unanimemente riconosciute come appar- giornata lavorativa e nel ciclo delle sta- lente una attività di pastorizia, isolate ed tenenti alla sfera della sacralità, dappri- gioni, il genius loci di molti ambienti, non estranee all’agricoltura ed alle sue prati- ma pagana e successivamente, in alcuni furono sostanzialmente modificati per che, ci impone subito di interrogarci su casi, cristiana. migliaia di anni (MANNONI, 2003, 35). tale fenomeno, chiedendoci se conside- Quindi, utilizzando queste testimonianze Pertanto, attraverso le caratteristiche di rarli soltanto superficialmente legati ad come presupposto, occorreva affrontare, questi luoghi oggi negletti e dimenticati una cultura della pastorizia, oppure se in con la ricerca sul terreno abbinata ai si possono identificare, attraverso quei tutto ciò vi sia invece da cogliere la trac- metodi consueti dell’archeologia, la Antropos 2006 - 2 (2 ) CARMELO PRESTIPINO 64 complessa problematica delle presenze archeologiche o toponomastiche legate al sino a tempi recenti rituali e credenze di luoghi di culto arcaico nelle zone mon- culto di queste acque così significative. arcaiche risalenti all’età precristiana; la tuose dell’entroterra savonese, area di Infatti, la tradizione popolare conserva loro sopravvivenza non subì danni irri- competenza della Sezione Valbormida nella propria memoria leggendaria un mediabili durante la dominazione roma- dell’Istituto Internazionale di Studi ridottissimo patrimonio di miti o episodi na, che non si spinse in maniera invasiva Liguri e del suo staff di ricercatori. mitizzati; ancor meno visibili sono i in quelle aree montane e marginali; L’area indagata, ancora in esame per la segni di una possibile frequentazione di comunque va ricordato che i romani presenza di una notevole mole di indizi matrice protostorica. La causa prima di furono sempre tolleranti verso i culti significativi, si identifica con i bacini questo stato di cose va ricercato nella naturalistici che incontravano, talvolta delle tre Bormide; già questa prima sin- sistematica antropizzazione dei fondi facendoli propri ed adottandoli. golarità è degna di segnalazione: questi vallivi, che si avviò in maniera massiccia Proprio grazie alla cultura romana, ed tre fiumi, che scorrono in tre diversi sol- già nel sec. XI e che durò sino ai giorni alla sua grande capacità di tramandarci chi vallivi, portano tutti lo stesso nome, nostri cancellando ogni eventuale traccia memorie scritte, oggi noi possiamo chiaramente ispirato al dio ligure di un passato arcaico. cogliere qualche frammento di queste Bormo/Bormanus. A tutto ciò si sovrappose, a partire dalla antiche venerazioni; infatti vediamo La Bormida di Mallare trae origine poco metà del sec. XVII, un massiccio svilup- come Tibullo (54 - 18 a.C.) ci parli della sopra il paese omonimo; la Bormida di po di attività metallurgica, che ebbe il riverenza alle divinità della terra nella Pallare scaturisce sopra l’abitato di suo culmine nell’industrializzazione del sua elegia sui piaceri della vita campe- Bormida, ai piedi del monte Settepani e sec. XIX, con un notevole fenomeno di stre: del Melogno (i due massicci più alti del accentramento (sia materiale che intellet- NAM VENEROR SEUSTIPES HABE- territorio) mentre la Bormida di tuale) attorno a queste attività, con con- AT DESERTUS IN AGRIS Millesimo sgorga nei prati sopra il paese seguente cancellazione dei miti e dei SEU VETUS IN TRIVIO FLOREA di Bardineto per scendere poi in territorio ricordi del mondo rurale destinato ad una SERTA LAPIS: piemontese accogliendo a Bistagno le funzione marginale in questo contesto. ET QUOCUMQUE MIHI PONUM acque della Bormida di Pallare prima di Quindi fu quasi una scelta obbligata la NOVUS EDUCAT ANNUS gettarsi nel Tanaro. nostra attenzione per le aree meno antro- LIBATUM AGRICOLAE PONITUR La conformazione orografica delle tre pizzate, concentrando l’attenzione sulle ANTE DEO. valli è caratterizzata, nella loro parte alta, zone più impervie e dimenticate, dove Traducibile come: “Io venero (le divinità da profondi solchi vallivi contornati da potevano conservarsi ancora tracce di rappresentate) tanto da un solitario tron- rilievi di modesta altitudine ma di note- epoche lontane; l’ipotesi di lavoro su cui co di legno in aperta campagna, quanto vole acclività; in alcuni punti le valli si ci si mosse era semplice: la presenza di da una vecchia pietra posta in un croce- chiudono a stringere il fiume in una rocce incise o di luoghi segnati da leg- via, coronati da serti di fiori: e qualun- morsa di rocce che in antico precludeva- gende potevano essere state quei luoghi que frutto mi produce la nuova stagione, no la viabilità di fondovalle, imponendo in cui le popolazioni locali dedicavano lo offro come primizia alle divinità cam- l’utilizzo dei percorsi di crinale, peraltro alle loro divinità i culti dovuti, dove pestri”(FERRO, 2002, 51). Anche i culti più sicuri e congeniali ai viaggiatori sarebbe stato possibile riscontrarne le delle acque furono tramandati in forma medievali. tracce. scritta dal mondo romano, fu Seneca a Che questi fiumi abbiano condizionato in Ovviamente di tutto l’apparato cultuale scrivere: “Noi veneriamo la sorgente dei modo notevole la cultura altovalbormi- connesso al sito si sarebbe conservato grandi fiumi: altari segnano il luogo dese si può evincere da un piccolo signi- solo il segno inciso, perché più evidente dove un fiume è scaturito. Si onorano ficativo dettaglio: nei dialetti valbormi- e duraturo, mentre le tracce deperibili con un culto le sorgenti di acque termali. desi non esiste una parola specifica per sarebbero scomparse per degrado natura- Il colore cupo e l’insondabile profondità designare il fiume: mentre i corsi d’acqua le o per azione antropica successiva, ren- delle loro acque hanno conferito ad alcu- minori, siano essi perenni o stagionali, dendone impossibile l’identificazione. ni stagni un carattere sacro” (SENECA, assumono la forma dialettale di rìan A fronte di questa situazione avremmo 41, 3). (retano) o rìana (retana, come si legge potuto contare soltanto sull’indagine Da questi frammenti si evince come il