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INDICE PARTE I - Culti e romanizzazione: status quaestionis e prospettive di ricerca I. Introduzione 1. Obiettivi della ricerca 4 2. Dove: il contesto geografico, etnico e poleografico 4 3. Quando: fasi e forme della romanizzazione 15 4. Chi: divinità e devoti 25 5. Perché: lo status quaestionis 29 6. Come: la metodologia della ricerca 33 II. Questioni di metodo 1. Luoghi di culto 38 1. Luoghi di culto e quadro storico 40 2. Luoghi di culto e quadro topografico 57 3. Luoghi di culto e natura giuridica 64 4. Luoghi di culto e fonti 69 2. Culti in realtà pluristratificate 80 3. I nomi degli dei e la cosiddetta interpretatio 93 4. Problemi iconografici 128 PARTE II - Analisi di alcuni contesti territoriali I. Verona e il suo territorio 1. Notizie storiche 147 2. Luoghi di culto, una visione di insieme 151 1. Un tempio a Iuppiter Lustralis ? 158 2. Il pagus Arusnatium e i suoi luoghi di culto 164 3. Il tempio di Marano di Valpolicella (Vr) 177 4. La stipe votiva di Bosco della Rocca di Garda (Vr) 190 II. Patavium e il suo territorio 1. Notizie storiche 195 2. Luoghi di culto, una visione di insieme 208 1. Il tempio di Giunone 219 2. Un tempio a Concordia? 247 3. Il tempio di Fortuna 261 4. Il deposito di Altichiero (Pd) 267 5. Luoghi di culto presso le aquae calidae Patavinorum 275 6. Il santuario di Lova di Campagna Lupia (Ve) 286 III. Aquileia e il suo territorio 1. Notizie storiche 297 2. Luoghi di culto, una visione di insieme 309 1. Il tempio trionfale in località Monastero 314 2. Il cosiddetto tempio “Gallet” e il culto di Fortuna 320 3. Hercules e il forum pecuarium 323 4. Minerva a Prepotto 330 5. Belenus 335 6. L’area sacra al Timavus 345 IV. Iulium Carnicum e il suo territorio 1. Notizie storiche 351 2. Luoghi di culto, una visione di insieme 357 1. Aedes Belini 361 2. Aedes Herculis 367 APPENDICE : il culto di Neptunus a Patavium 372 CONCLUSIONI 381 BIBLIOGRAFIA 387 TAVOLE 493 PARTE I Culti e romanizzazione: status quaestionis e prospettive di ricerca I. Introduzione 1. Obiettivi della ricerca Obiettivo generale della ricerca è la ricostruzione di un quadro omogeneo dei fenomeni religiosi nell’Italia nord orientale nella fase di romanizzazione, attraverso alcune analisi campione, con particolare riferimento alle persistenze dei cosiddetti “culti di sostrato”, nelle varie forme di adattamento e monumentalizzazione di contesti preesistenti. Definirò, innanzitutto, i limiti geografici, cronologici e tematici della ricerca. 2. Dove: il contesto geografico, etnico e poleografico1 Chiarire il quadro geografico entro il quale sviluppare la ricerca potrebbe sembrare, apparentemente, compito di estrema facilità se non si tenesse nella giusta prospettiva che a diversi concetti territoriali come, per esempio, “Gallia Cisalpina” 2, 1 Si intende, quindi, per “contesto territoriale” un'area geografica, controllata e modificata dalla comunità umana. Per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici e paesaggistici, che qui non si tratteranno, cfr. CASTELLETTI , ROTTOLI 1998, pp. 46-57, FORABOSCHI 1998, p. 58. 2 Così erano definite dalle fonti antiche le regioni oltre gli Appennini, cfr. BANDELLI 1998b, p. 147, nt. 3. La trasformazione della Gallia Cisalpina in provincia si collocherebbe in età sillana secondo LURASCHI 1979, pp. 179-189, SARTORI 1981, pp. 108-109, 119, CAPOZZA 1987, p. 24, GABBA 1990b, pp. 199-200, GABBA 1990c, p. 713, GALSTERER 1991, pp. 166-167, LAFFI 1992, pp. 12-13, GALSTERER 2009, p. 25. Filippo Càssola pone, invece, la riorganizzazione amministrativa della Cisalpina nel periodo immediatamente successivo alle invasioni dei Cimbri e dei Teutoni, tra il 143 e il 95 a.C., CÀSSOLA 1991, pp. 30-40 (un’opinione, però diversa in CÀSSOLA 1972, p. 55 dove si afferma che la Cisalpina non fu provincia fino a Silla), BANDELLI 1996a, p. 98, BANDELLI 1998a, p. 35, BANDELLI , CHIABÀ 2005, p. 441, nt. 9, MASTROCINQUE 2005, p. 39 (intorno al 102 a.C.). Propende per una cronologia alta, anteriore all’età sillana, anche ROSSI 1991a, p. 513, ROSSI 2008, p. 149. Cfr., inoltre, MARINO 1984, p. 167, secondo il quale la Cisalpina non fu mai rivestita dello statuto di provincia : AUSBÜTTEL 1988, pp. 117-122, propone che il passaggio a provincia sia avvenuto con un processo graduale e spontaneo e non per decisione politico amministrativa. Sulla questione, cfr. SARTORI 1994, pp. 16-17, BANDELLI 1998b, p. 153, BUCHI 1999, p. 306. Sulla soppressione della provincia e il suo inserimento nell’ Italia , cfr. BANDELLI 1986, p. 46, LURASCHI 1986, pp. 61-62, ZACCARIA 1986, pp. 65-66, CAPOZZA 1987, p. 24, BUCHI 1989, pp. 211-212, LAFFI 1990, pp. 170-175, LAFFI 1992, pp. 10-12, 16-23, SARTORI 1994, p. 20. I confini della provincia Cisalpina erano costituiti dalle Alpi, a nord, dal fiume Varo, a nord-ovest, dall’Arno, a sud-ovest, e dal Rubicone, a sud-est, cfr. LAFFI 1992, pp. 6-7 con bibliografia precedente. Quanto al confine nord-orientale della Gallia Cisalpina, il rinvenimento di un cippo delimitante i confini tra l'agro di Aquileia e quello di Emona , ha permesso di attribuire anche il secondo all'Italia romana, quanto meno 4 “Transpadana” 3, “ Venetia et Histria” 4, corrispondono aree con precisa identità storica e amministrativa. Nella letteratura di settore, talvolta, tali definizioni sono adottate indifferentemente al pari di sinonimi 5. L’obiettivo della ricerca, ovvero l’analisi dei contatti, nella sfera del “sacro”, tra elemento romano ed elemento “indigeno”, pone, tuttavia, l’esigenza di circoscrivere, con estrema precisione, il contesto (geografico, etnografico, poleografico) di appartenenza di quest’ultimo. “Le religioni dell’Italia antica non possono essere considerate come delle suddivisioni locali di una religione universale, italica o romana; esse formano dei micro-sistemi omologhi ma autonomi. Bisogna dunque studiare le testimonianze sulla vita religiosa nel loro contesto geografico, istituzionale e sociale” 6. A questa fondamentale necessità si contrappone, però, il fatto che spesso non esiste un rapporto univoco tra ethnos e unità territoriale istituzionalmente definita: il più delle volte, infatti, si può riscontrare la presenza di una stessa facies etnica in più realtà territoriali e dal periodo augusteo-tiberiano. Sulla questione del confine orientale, cfr. STARAC 1993-1994, pp. 5-37, VEDALDI IASBEZ 2000, pp. 329-352, Š AŠEL KOS 2002, cc. 245-260, ŠAŠEL KOS 2003, pp. 373-382, ZACCARIA 2009, pp. 73, 80. Sull’annessione dell’Istria, Š AŠEL KOS 2000, pp. 286-288. Sui problemi connessi all'inquadramento della Gallia Cisalpina cfr. BANDELLI 1986, pp. 43-64, BANDELLI 1988a, BANDELLI 1988c, pp. 105-116, BANDELLI 1999a, pp. 285-301, BANDELLI 2004b, pp. 15-27, BANDELLI 2009b, pp. 41-42. 3 Con questo termine si può intendere sia l’area geografica a nord del Padus (Po), sia la regio XI augustea. Per quanto riguarda la prima accezione, la distinzione tra una Transpadana e una Cispadana assume un valore significativo in termini di “romanizzazione amministrativa”, cfr. le osservazioni proposte da GALSTERER 1991, p. 167. PLIN . nat. 3, 49 documenta che la regio XI era denominata Transpadana, benché tale distretto comprendesse solo la parte occidentale dell’intero territorio transpadano. Cfr. anche la testimonianza di TAC . hist . I, 70, 2: firmissima Transpadanae regionis municipia, Mediolanum ac Novarium et Eporediam et Vercellas . Sul concetto di Transpadana Italia , cfr. VEDALDI IASBEZ 1985, pp. 7-47. 4 Con l’espressione Venetia et Histria si designa sia la provincia tardo-imperiale, sia, convenzionalmente, l’unità amministrativa definita da Augusto Regio X . È necessario ricordare, a questo proposito, che tale denominazione compare in fonti tarde ed indica, propriamente, la provincia istituita da Diocleziano, sul tema cfr. ZACCARIA 1986, pp. 73-78, 100-101, riserve espresse, invece, da GALSTERER 1994a, pp. 313-314. Sulla questione, cfr. LAFFI 2007, pp. 100-101. Sulla definizione in letteratura della Venetia come territorio a nord del Po, cfr. CHIABÀ 2009a, p. 221. Cfr. anche SARTORI 1991, pp. 483-495, che distingue una Venetia prima , riferibile ai Veneti antichi, una Venetia secunda romana, una Venetia tertia veneziana. 5 Non è raro, per esempio, l’uso di “Cisalpina” in luogo di “Transpadana”, cfr., per esempio, GHEDINI 1998, pp. 342-348. 6 COARELLI , SCHEID 2008, p. 5. 5 amministrative contermini 7 o, viceversa, di più facies in un unico centro 8. Il riferimento a distretti territoriali e amministrativi si rivela, quindi, non del tutto soddisfacente 9. Alla luce di queste considerazioni, non si potrà che riferirsi ad un comprensorio territoriale genericamente definibile come “Italia nord-orientale”, in parte coincidente a quell’area della Transpadana orientale, inclusa originariamente nella provincia repubblicana Cisalpina, poi nella X Regio dell'ordinamento augusteo e, da ultimo, nella provincia tardo antica della Venetia et Histri a10 . Un accenno al quadro etnografico e poleografico prima dell’avvento dei romani appare indispensabile 11 . 7 A titolo esemplificativo si può citare il caso dei Cenomani, insediati tra X e XI Regio , cfr. la carta di distribuzione dei rinvenimenti cenomani proposta da BONINI 1998, p. 92. Significativo, inoltre, nella Tabula Peutingeriana si definisca un settore dell’Italia settentrionale non con il nome del distretto amministrativo ma con quello derivato dal popolo che vi abitava in età preromana, ovvero gli Insubri, GRASSI 1998, p. 87. 8 Un caso esemplare è quello di Verona sulla cui origine le fonti antiche sono discordi. L’insediamento è di origine cenomane secondo LIV . 5.35.1 e LIV . 32.30.6, CATULL . 67. 34, IUST . 20. 5.8, PTOL . 3.1.31. Strabone (STR . 5.1.6) cita Verona tra le grandi città della Transpadana e non la include nell’elenco di quelle tra quelle “vicine alle paludi” che comprende tutti i centri veneti. Secondo PLIN . nat . 3.130, invece, Verona sarebbe città di Reti ed Euganei.