DI REPUBBLICA laDOMENICA 30 MARZO 2014 NUMERO 473 domenica

La copertina. La filosofia del selfie dall’antica Grecia Straparlando. Paolo Ricca: “Credere è dubitare di sé” Cult La poesia del mondo. Walter Siti rilegge De Angelis

John Lennon Imagine

Disegni, poesie, scherzi il tesoro ritrovato di un giovane sognatore

ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA

MMAGINATE. un cantante che è anche scrit- tore e pittore. Immaginate che i critici lo paragonino a Joyce e a Picasso. Immagi- nate che sia un sognatore diverso da come Ilo conoscete: più ironico, più avventuroso, più im- prevedibile. Immaginate. Poi aprite gli occhi e guardate questi disegni e manoscritti, e capire- te chi era veramente John Lennon, il geniale pa- roliere (con McCartney) e musicista dei Beatles. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

JOHN LENNON

1964. DISEGNO INEDITO DI JOHN LENNON/© ALL RIGHTS OF REPRODUCTION RESERVED TO THE ESTATE LATE LENNON O TROVAI annuotato nel mio tacchino che era un giorgio pietoso e venoso verno la fine di mario dell’amo di no- stro Simone 1892 a Much Bladder,

BERNICE’S SHEEP Luna città fuori dal North Wold. Shamrock Wolmbs aveva receduto una tepetonata mentre FROM eravamo seduti per pranzare. Non fece alcun commento ma il contenuto gli girava per la testa, dato che stava in pieni davanti al camino. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE OH DEAR SHEEP L’attualità. Chef e scienziato, la nuova vita di Ferran Adrià. Spettacoli. Spider-Man all’italiana: i nostri disegnatori alla conquista dell’America. L’incontro. Robert Redford: “E adesso vi spiego perché detesto così tanto Hollywood” la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 28 La copertina

MANOSCRITTI UNA PAGINA DI THE FAT BUDGIE E UN’ALTRA DA THE SINGULARGE EXPERIENCE (DA CUI PUBBLICHIAMO ALCUNI STRALCI). TRA LE DUE, JOHN LENNON NEL1964: HA 24 ANNI

Cinquant’anni fa Sir Lennon scriveva bellissime canzoni. Ma non solo: con una matita poteva volare ovunque

Magico misterioso John

AUTORE DEL BRANO diventato un inno alla pace mondiale, Imagine, appare as- sai diverso da come ce lo immaginavamo negli scritti e negli schizzi che Sotheby’s mette all’asta il 4 giugno prossimo a New York. I suoi biografi e i suoi fans più fedeli lo conoscevano già anche in veste di narratore e dise- gnatore, perché questo materiale fa parte di un paio di libri commissionati a Lennon quando i Beatles erano famosi in Inghilterra e stavano per con- quistare il mondo: pubblicati nel 1964 e l’anno seguente, In His Own Write e A Spaniard in the Works (in Italia usciti per Arcana nel ‘90 col titolo Vi- vendo Cantando) non ebbero tuttavia il successo e l’attenzione globale che meritavano, nonostante il plauso unanime dei recensori, forse perché offu- scati dall’immensa popolarità dei Fabulous Four di Liverpool e della loro ri- voluzione musicale. «Un modo per rilassarsi» li definiva John, minimizzan- done a sua volta il valore, tanto che regalò tutti gli originali all’editore, Tom L’Maschler, il quale li ha dimenticati in un cassetto per mezzo secolo. Ma adesso, nel cinquantenario della pubblicazione, li ha tirati fuori e li ha messi in vendita. L’asta potrebbe ricavare più di un milione di dollari. È quasi un peccato che non vengano comprati in blocco da un museo dei Beatles o da qualche altra istitu- zione. È comunque una fortuna poterli rivedere, sia pure fugacemente, prima che finiscano sulle pareti o nella biblioteca di un ricco collezionista. Rivelano un John Lennon «molto più profondo e molto più intel- lettuale di quanto chiunque avesse sospettato», co- me scrive il Financial Times. Non che la critica del 1964-’65 fosse stata tiepida: lo salutarono come un esordio elettrizzante, sia per la parte scritta, sia per le illustrazioni che la accompagnavano. Il supple- mento letterario del Times affermò che il primo dei due volumi «tranquillizzerà chi teme l’impoveri- mento della lingua inglese e dell’immaginazione britannica», definendolo «il più vivace flusso di scrittura sperimentale» apparso sulla scena della narrativa di Londra dai tempi di James Joyce. Altri citano Swift, Stevenson e Conan Doyle come illustri LIBRI paragoni: modelli nei cui confronti l’autore si pren- NEL 1964-65 LENNON PUBBLICÒ de ogni tipo di libertà, ironizzando, deformando, fa- IN DUE LIBRETTI (IN HIS OWN WRITE cendo deliberatamente errori di ortografia e gram- E A SPANIARD IN THE WORKS) matica, passando dalla parodia al gioco di parole, ALCUNE POESIE, RACCONTI E DISEGNI. dalla poesia al motto salace. Nel racconto The Sin- IN ITALIA USCIRONO PER ARCANA NEL 1990 gularge Experience (da cui qui pubblichiamo alcu- COL TITOLO VIVENDO CANTANDO ni stralci), ispirato ai thriller alla Sherlock Holmes la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 29

“Elefantico mio caso Whopper, elefantico”

UASI all’improvviso senza cur- varsi si volse al di sobra di me con un malioso luccichio nei pidocchi. «Ellafitgerrald mio Qcaro Whopper», disse con un largo soriso poi con perspicacia «Indovina chi è evaso dalla prigione Whopper?» la mia mente puzzò immediatamente in rassegna tutti i criminelli che erano recentemente fug- giti o fuggiti da Vermi Carogne. «Eric Morley?» azzardai. Scosse la festa. «Oxo Whitney?» demandai, annudì imprecettibilmente. «Rygo Hargraves?» ammiccai con convenzione. «No, mio caro Whopper, è OXO WHITNEY» sbraitò come se io fossi in un’altra stanza, e non lo ero. «Come fa a saperlo Wolmbs?» sospirai con escrezione. «Harrybellafonte, mio caro Whopper». In quel preciso mormone un uomo alto piuttosto ossunto alto esile bussò alla porta. «Deve proprio essere egli, Whopper». Mi stupii alla sua acuta osserbart lancaster. «Come tavolo lo sa Wolmbs» chiusi, rivelando il mio cattivo cateratte. «Elefantico mio caso Whopper» institette svuotando la sua pipa nella sua grande morsa di pelle. Entrò il perdiletto Oxo Whitney scampato da vermi. «Sono un primavero evaso Mr Wolmbs» amise sfrecciando per la stanza. DISEGNI «Si calmi Mr Whitney!» intersvenni «o IL CHITARRISTA avrà un colosso nervoso». (...) CON QUATTRO «Dammi ‘na cicca Oxo» disse Wolmbs OCCHI È UNO speditamente. Guardai il mio collegio, DEI DISEGNI sperando in qualche indizio quanto alla INEDITI DI LENNON ragione di questa inaspetata assortita, ALL’ASTA non mi diede alcun segno tranne un DA SOTHEBY’S leggero movimento della sua gamba A NEW YORK buona mentre atterrava a calci Oxo IL PROSSIMO Whitney. «Dammi ‘na cicca Oxo» ritepé 4 GIUGNO qualsi istericamente. «Cosa dialogo sta facendo mio caro e ai romanzi dell’orrore, cen- discutere. (La cultura di massa non ave- Wolmbs» implicai; «o meglio la trato sull’omicidio di una pro- va ancora la sofisticazione odierna, stituta, compare un certo “Jack quando un brand culturale viene usato supplisco, la smetta prima di fare del the Nipple”, allusione a Jack the con tecnica ben più aggressiva: immagi- male a questo povero disgraziato!» Ripper, Jack lo Squartatore, che nate se J.K. Rowling scrivesse canzonet- «Chiudi la faccia vocchio frignone» strillò per Lennon diventa Jack il Capezzo- te, anche brutte, che impatto avrebbe- Wolmbs come un esagitato e diede a Mr lo. Surrealismo, avanguardia, calem- ro). Dopodiché, John lasciò perdere scrit- Whitney dei poderosi polpi. Questo non bour, si sposano con disegni dal tratto tura e disegno, ritornandovi solo molti an- era il Shamrock Wolmbs che conoscemo, sicuro, ardito, iconoclasta, e anche per ni dopo, fugacemente, in progetti condi- questi i critici citarono maestri insigni, visi con Yoko Ono. Un’occasione manca- pensai scolpito per questo improriso da Picasso al fumetto alla pop art. ta, perché un’editoria più sensibile camiamento nel mio vecchio amico. All’epoca direttore della prestigiosa casa avrebbe potuto stimolarlo ad altre im- Mary Atkins si prepotò davanti allo editrice Jonathan Cape, Maschler li vide per prese fuori dalla musica leggera. spocchio passandosi con liscivia la mano «Sono documenti straordinari», dice la prima volta nel 1963 a casa di un amico, cui nell’ampia capigliatura bionda. Il suo Lennon li aveva lasciati: «Erano scritti su carta degli scritti e dei disegni Gabriel Heaton, il intestata d’albergo, a mano, con una calligrafia curatore dell’asta di Sotheby’s. «Fornisco- abito attillato era molto scollato e precisa, scolastica, che mi piacque subito anche no una visione meravigliosa dell’immagi- rilevava tre o quattro punti neri per la sua forma grafica», ricorda l’editore. Chiese nazione di John Lennon. Dimostrano cosa strofinati con cura sul suo prospetto. all’amico chi li aveva fatti. «John Lennon», fu la ri- poteva fare quella immaginazione una volta Raggiunse il tocco finale al suo trucco e si liberata dalle costrizioni delle canzoni. Natu- sposta. Chiese di incontrarlo. E due settimane do- fissò i denti saldamente in testa. «Vorrà po, al termine di un concerto dei Beatles a Wimble- ralmente anche nelle canzoni dei Beatles si don («stava esplodendo la Beatlemania, tanto che trovano le tracce del suo senso dell’umorismo me stanotte» pensò. Guardò l’orologio c’erano otto ambulanze sul posto e dovetti aspet- e della sua sofisticatezza, ma lui stesso ammise con impazienza e andò verso la finestra, tare un’ora e mezzo per superare il muro dei fans che in questi scritti godeva di una libertà che non quindi balzò nella sua poltrota preferita, adoranti»), lo incontrò. I due si piacquero, comin- si poteva permettere come cantautore». E a pro- raccogliendo il giornale diede ciarono a lavorare insieme sul materiale che Len- posito di canzoni, l’eccezionale archivio del “Len- un’occhiale ai titoli. «PIU’ NEGHI NEL non aveva già pronto e a produrne dell’altro. L’edi- non letterario”, come lo etichetta il quotidiano del- tor vedeva l’autore nell’appartamento dei Beatles la City, svela un piccolo ma rilevante segreto. Si è CONGO» leggeva, e c’erano, ma fu a Londra, «c’erano ragazzi e ragazze che gridava- sempre ritenuto che la frase “a hard day’s night”, l’Ultima ora ad attraccare la sua no, sembrava uno zoo, ma John preferiva parlare lì ritornello della canzone e del film omonimo, fosse attenzione. «JACK LO SCRUTATORE perché per strada l’assalto dei fans sarebbe stato un’invenzione momentanea di Ringo Starr (così COLPISCI ANCORA». Sentì freddo anche peggio», ricorda Maschler. Per la discussio- sosteneva lo stesso Lennon) sul set del film anco- dappertutto, era Sydness che aveva ra senza titolo. Ma in uno dei raccontini di questa ne del contratto, John gli disse di rivolgersi al ma- lasciato la porta aperta. nager della band, Brian Epstein: Lennon guada- collezione, Sad Michael, appare già, scritta prima © ALL RIGHTS OF REPRODUCTION RESERVED TO THE ESTATE LATE JOHN LENNON gnava di più in un giorno di quanto il libro avrebbe che il film cominciasse. Anche questa è farina del (Traduzione di Donatella Franzoni potuto fargli guadagnare in tutta la vita, l’editore sacco di John Lennon. e Antonio Taormina) offrì diecimila sterline e il manager accettò senza © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 30 L’attualità. Masterchef

Nell’era in cui tutti vogliono diventare grandi cuochi, il più stellato di tutti racconta perché ha deciso di smettere: “Non sfornerò più piatti ma conoscenza”

JESÚS RODRÍGUEZ

BARCELLONA Ha guadagnato tanti soldi (si fa pagare ot- tantamila euro a conferenza); ha ottenuto la GNI MATTINA, dopo le otto, Adrià percorre con passo deciso il tra- fama, gli onori, l’affetto dei potenti, la curio- gitto di cinquanta minuti che separa il suo appartamento di cin- sità degli esperti e l’interesse da parte dei me- quanta metri, vicino a plaza de España, a Barcellona, dal suo la- dia. «Ho imparato più nelle interviste che in boratorio, nascosto in una palazzina del Settecento accanto al tutte le scuole di business, perché le doman- mercato della Boqueria. Lo acquistò nel 2000, quando decise di de dei giornalisti (che non sono scemi) mi ob- creare un centro di ricerca collegato a El Bulli: una massa criti- bligano a riflettere». Dal 2003 è stato in pri- ca dove muovere i primi passi sperimentali su prodotti e tecni- ma pagina su New York Times, Time, Le Mon- che culinarie che si sarebbero poi trasformati in piatti innova- de e Financial Times; ha pubblicato libri e do- tivi nel suo ristorante, un locale in cui ogni anno tutto era nuo- cumentari, ha collaborato con la scienza e l’in- vo, dal menu alle stoviglie e a gran parte del personale. Adrià dustria alimentare; ha lavorato per una tren- LÀ DOVE SORGEVA avanza distratto, con la testa china e le mani affondate nelle tasche del vecchio tabarro. Parla tina di multinazionali, e ricevuto fino a due IL MITICO “EL BULLI” Oa scatti. È un uomo di cinquantuno anni, solido, di bassa statura, capelli radi e ricci e barba gri- milioni di richieste a stagione per cenare a El ORA NASCERÀ gia di due giorni, sempre vestito di nero: «Mi sono stancato di vestirmi di bianco dopo aver fat- Bulli. Poteva soddisfarne solo qualche mi- L’UNIVERSITÀ to il cuoco per tanti anni. Adesso mi vendico». Suo padre faceva lo stuccatore e sua madre la gliaio nei sei mesi d’apertura. Diventò l’unico DEL CIBO parrucchiera. È nato nel quartiere operaio di Santa Eulalia, a L’Hospitalet, tra antiche fabbri- ristorante al mondo senza telefono. «Erava- DA QUI IL GURU che tessili, binari e banchi di meloni. Non è andato all’università (ma quattro atenei, dopo il mo una macchina che produceva delusioni». SPAGNOLO 2008, gli hanno assegnato una laurea honoris causa). A diciassette anni cominciò a lavare i Lo sfacciato successo di El Bulli si trasformò DIVULGHERÀ IL VERBO piatti per pagarsi un viaggio a Ibiza. Fu il suo battesimo tra le pentole. A ventidue, nel 1984, nella sua frustrazione. Adrià più lontano. Il 20 dopo il servizio militare, si presentò a El Bulli con una capigliatura afro, la catena d’oro e un’a- novembre del 2009, nelle due ore di viaggio ria alternativa. Nel 1987 ne era già il capo e decise anche che non avrebbe mai più copiato un tra Barcellona e Cala Montjoi, si rese conto piatto da un altro chef. Nel 1990, lui e Juli So- che non era felice: «Mio fratello Albert mi dis- ler (suo amico e socio da sempre), diventaro- tecniche e la sua ideologia per tutto il mondo. se: “Ferran, abbiamo creato un mostro e ci di- no proprietari di El Bulli con una scommessa Il modello era un riflesso della personalità di vorerà”. Perfino mia madre, Josefa, era stufa suicida. Nel 1997, ottenne la terza stella Mi- Ferran: un’anarchia strutturata. Disciplina di me. Il mio personaggio annoiava anche me. chelin e dal ‘99 cominciò a raccogliere tutte le militare e libertà accademica. E molte do- Avevamo vinto tutte le Champions. Non ho fi- informazioni raccolte nel ristorante («Ap- mande. Sempre intento a polemizzare con la gli e non mi piace il lusso. Eravamo sistemati. punti, ricette, diari, lettere, disegni, fotogra- realtà. Un giorno, Brett Littman, direttore del Ma che c’era dopo? Saremmo riusciti a crea- fie, modelli in plastilina... non si buttava via Drawing Center (esclusiva galleria di New re al livello degli ultimi vent’anni? Tutto co- niente»), a ordinare e classificare tutta quel- York dedicata al disegno, dove Adrià espone minciava a essere prevedibile. A quel ritmo la sapienza. La sua idea era quella di compor- dallo scorso 25 gennaio i grafici che sintetiz- potevamo reggere per cinque anni al massi- re qualcosa di simile al catalogo ragionato di zano e sostengono la sua saggezza culinaria), mo. Internet era una pressione continua: la un artista. L’obiettivo, spiegare le sue fasi lo vide tracciare freneticamente su un tova- sua immediatezza, il fatto che tutto si sa e si creative, l’evoluzione del suo lavoro. Non ha gliolo tre parole: «Why. Why. Why?». copia all’istante, i blogger. Pensai che quello mai frequentato una scuola di cucina. «Forse Al Bulli tutto era possibile, i rigidi codici che eravamo riusciti a fare, la nostra eredità, è per questo che mi sono interrogato su tutto dell’alta cucina, per secoli imposti dalla Fran- non poteva scomparire. Dovevamo trovare in un modo così sfacciato». Ma i grandi ricet- cia, Adrià li avrebbe saltati in un sol colpo con un nuovo linguaggio; cambiare scenario e tari classici ce li ha registrati nella sua testa. decostruzioni e associazioni; gelati salati, ge- reinventarci. Fare qualcosa di dirompente. L’altra sua passione è il Barça. La sua grande latine calde, spume e fumi; sferificazioni e lio- Solo così saremmo potuti durare. Un risto- delusione, non essere un bravo calciatore. filizzati. Come ricorda José Andrés, uno chef rante chiude, le stelle vanno e vengono, ma Brusco. Burbero. Cauto con il denaro. Sen- formatosi a Cala Montjoi tra il 1988 e il 1991 una fondazione può durare centocin- za un ufficio o altre sofisticatezze, nemmeno e che oggi ha quindici ristoranti negli Stati quant’anni. Non cerca il guadagno. È per tut- quando è ora di mangiare (a parte il buon Uniti: «Ferran provava tutto e ci incoraggia- ti. Consente un ritmo diverso. Eravamo ab- champagne). Si muove con la comodità che va a sperimentare, ad andare oltre, contro la bastanza piccoli e flessibili, ma godevamo di gli consente l’anonimato. Pochi passanti ri- logica, a trovare i limiti. Ci facevamo pagare una visibilità sufficiente per provarci. E apri- conoscono il personaggio che è stato per quando era possibile. Dicevano che era mat- re una strada. C’era vita dopo El Bulli. Non ce trent’anni lo chef e l’anima di El Bulli: quel ri- to. È vero, eravamo matti, ma non sono mai ne andavamo; ci trasformavamo. Non sape- storante sperduto in una baia di Capo Creus stato così felice». Adrià spiega che nel suo ri- vamo in che cosa. Sono sempre stato consa- (Girona) che ha cambiato la storia della cuci- storante, nato come un chiosco da spiaggia pevole di dove iniziava, ma mai di dove anda- na, eletto come il migliore al mondo per cin- nel 1963, sono passati duemila professioni- va a finire. In tante occasioni, il caso ha lan- que anni e sotto la cui filosofia (anche di vita) sti. Tra questi, i primi quattro cuochi del mon- ciato i dadi con me». Parlò con i suoi fedelissi- si sono formate diverse generazioni di cuochi do, che lo trattano con la venerazione dovuta mi: non sarebbero più stati cuochi, né came- che hanno esteso la sua rivoluzione, le sue a un guru: Roca, Redzepi, Bottura e Aduriz. rieri o sommelier, ma documentaristi, esper- ti in logistica e in nuove tecnologie. «Non ho cercato nessuno all’esterno se a farlo poteva essere qualcuno che era già dentro. Siamo quindici. È una strategia a basso costo. Qui non c’è burocrazia, né spese stupide, né pre- sentazioni con cocktail. Giusto o no?». Il 26 gennaio del 2010, la notizia che si dif- fuse come un lampo era che Adrià avrebbe chiuso il ristorante nel luglio dell’anno suc- Ferran Adrià cessivo. L’impatto fu terribile. Alcuni conclu- sero che Adrià era rovinato, non aveva più idee, che aveva litigato con Juli Soler e con suo fratello Albert, che il fenomeno El Bulli era ho spento stato un bluff e il fanfarone si toglieva di mez- zo. «Ero a casa in pigiama e mi chiamavano giornalisti da ogni parte. Pensavano che fos- se la fine. Si sbagliavano, El Bulli non finiva. Qualche volta ci avevo pensato, ma mia mo- glie mi diceva che se lo facevo davvero ero un vigliacco. Se come ristorante raggiungeva- i fornelli mo seimila commensali, una fondazione avrebbe potuto raggiungere milioni di per- sone. La nostra idea era quella di essere ge- nerosi, di condividere ciò che sappiamo. Vo- non il cervello levamo scoprire che cos’è la cucina (non era

LA FONDAZIONE L’ARCHIVIO IL MUSEO LA PRIMA PIETRA BULLIPEDIA ACCANTO AL POLO DI EL BULLI SI CHIAMERÀ SCIENTIFICO FOUNDATION LA PRIMA VOLUTO VERRÀ POSTA BANCA DATI DA FERRAN ADRIÀ NEL PARCO AL MONDO SORGERÀ ANCHE DI CAP DE CREUS IN GRADO UNO SPAZIO IN UNO SPAZIO DI CATALOGARE ESPOSITIVO DI CINQUEMILA TUTTO IL SAPERE DEDICATO METRI QUADRI CULINARIO ALLA CREATIVITÀ la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 31

IL PERSONAGGIO FERRAN ADRIÀ, 51 ANNI NATO A BARCELLONA CHEF DI “EL BULLI” DALL’84 AL 2012, QUI È RITRATTO IMMERSO NELLE SUE FORMULE NELL’ALTRA PAGINA, COME LO VEDE MATT GROENING, IL PAPÀ DEI SIMPSON

mai stato fatto), ordinare ogni elemento che partecipa al processo e raccontarlo a chi vo- glia ascoltare. I progetti di elBullifoundation hanno senso solo se si indirizzano alla sfera pubblica, se intendono informare ed educare la gente, se si rivolgono alle università e alle scuole di cucina. Prima creavo dei piatti e adesso voglio creare dei creatori di piatti». E prosegue: «Il tempo che ci era rimasto al ri- storante lo usammo per goderci i nostri clien- ti. Quell’anno e mezzo ci servì anche per rac- cogliere i primi soldi. Feci una trentina di ce- ne per aziende raccogliendo quattro milioni di euro. Poi mettemmo all’asta la nostra can- tina tramite Sotheby’s a New York e a Hong Kong, altri due milioni». Solo tre mesi dopo “l’ultimo valzer di El Bulli” (il 30 luglio del 2011) cominciò a coinvolgere le grandi scuo- le di business nella scommessa di dare forma alla sua fondazione: Harvard, Berkeley, Co- lumbia, London Business School ed Esade, con Joseph Stiglitz in funzione di arbitro. Adrià risale la Rambla concentrato nel suo universo. Lui solo controlla il puzzle della sua fondazione e i suoi tentacoli. «È uno stile dit- tatoriale, almeno finché io sono vivo. Giusto o no?». Solo Adrià ha la mappa completa. E la bussola per muoversi in quel labirinto. È in ballo dalle 5,30, riflette, con l’eterna matita sull’orecchio destro e l’abituale mancanza di tatto con cui sveglia ogni mattina all’alba sua moglie, Isabel Pérez, un’economista cono- sciuta nell’estate dell’89. Approfitta del pri- mo tragitto della giornata per parlare al te- lefono, rispondere alle mail e rilasciare inter- viste. Non ha segretaria né addetto stampa. Dicono che sia bravo a giocare in Borsa. Il progetto elBullifoundationha tre cardini e come scenario il territorio del vecchio risto- rante, dove l’architetto Enric Ruiz-Geli ha progettato uno spazio espositivo, ecologico e sostenibile, dedicato alla creatività. La cuci- na è solo il veicolo. Questo non-museo, il cui progetto è già cambiato tre volte in tre anni, potrà contare su più di cinquemila metri qua- drati e parte da una legge fatta su misura per Adrià dalla Generalitat della Catalogna, es- sendo incastonato in un parco naturale dove è proibito costruire (in cambio del permesso, Adrià donerà quel terreno e l’archivio di El Bulli, valutati quindici milioni di euro, all’e- rario pubblico). Lo spazio si chiamerà El Bul- li1846: il numero di elaborazioni create nel ri- storante. La prima pietra verrà posta que- st’anno e sarà completato in diciotto mesi. Poi c’è elBulliDNA, ovvero il team creativo, la lin- fa che continuerà la ricerca culinaria con esperti di altre discipline a Cala Montjoi, an- che se potrà spostarsi in tutto il mondo. Infi- ne, Bullipedia: una banca dati infinita che or- dina (per la prima volta nella storia) tutto il sapere culinario tramite una nuova classifi- cazione del processo gastronomico e del pro- cesso creativo, realizzata negli ultimi due an- ni dalla sua squadra. Scende fino alle parti- celle elementari della cucina e si basa su due intricate mappe interattive che sono la tabel- la di marcia per muoversi nell’universo Adrià. Lui ha smesso di essere un cuoco per trasfor- marsi in agitatore, in calamita che attrae co- noscenze. A volte, di fronte ai gesti di simula- to scetticismo dei suoi interlocutori, replica con aria imbronciata: «Questo non è uno scherzo! È molto importante!». (Traduzione di Louis E. Moriones) ©El País Semanal

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IL TEAM SI CHIAMA “ELBULLIDNA” LO STAFF CREATIVO CHE SOTTO LA GUIDA DI ADRIÀ CONTINUERÀ LA RICERCA CULINARIA

FOTO © CATERINA BARJAU IN TUTTO IL MONDO la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 32 La storia. Orient Express

Una grande esposizione a Parigi celebra la leggenda del viaggio più amato dagli scrittori E anche dal Kaiser Guglielmo II che su quei binari avrebbe voluto arrivare fino a Baghdad

IL FONDATORE UN BUSTO DEL BELGA GEORGES NAGELMACKERS. © BIBLIOTHÈQUE ULYSSE CAPITAINE DE LA VILLE DE LIÈGE Il treno deisogni

STEFANO MALATESTA

TRENI DI LUSSO sono stati creati alla fine dell’Ottocento dagli industriali del ferro e del carbone, proprieta- ri della maggior parte delle ferrovie, per ripagarsi delle spese, arrivate a livelli esponenziali. Alcuni di que- sti convogli erano troppo ricchi, così addobbati al loro interno, da far sembrare gli scompartimenti e le ca- mere da letto delle Versailles in miniatura e andavano di pari passo con la costruzione di nuovi e domi- nanti spazi urbani, le stazioni, viste come spazi che celebravano la maestà cittadina. Tutto aveva un aspet- to molto professionale: le operazioni interne al treno venivano svolte con grande precisione e competen- IL BAULE za, dai servizi di tavola alle prime colazioni sontuose. E tutto sembrava fatto per compiacere gli snob che UN MODELLO DI VALIGIA si illudevano di provare un’esperienza unica e raffinata. MOYNAT, MAISON NATA NEL 1849. Ma l’Orient Express aveva qualcosa in più e di diverso dagli altri, anche se la pubblicità che l’avvolgeva COLLECTION MOYNAT era un concentrato di luoghi comuni: una proiezione dei desideri degli europei che vedevano in ogni don- © SIDOLI/RAMBAUD na orientale Sherazade e, in ogni uomo dall’aspetto fiero, Saladino, il generale curdo che aveva annien- tato i crociati nella battaglia di Hattin. Ma quei luoghi comuni risultavano irresistibili perché non esiste- va una conoscenza diversa dell’Oriente, se non quella edulcorata che passava attraverso Le Mille e una notte. IIl paradosso dell’Orient Express era che i suoi migliori clienti orientali salivano quando gli europei occidentali scen- devano a Istanbul, perché andavano nella direzione opposta. Sceicchi dell’Hadramawt, banchieri di Beirut, mercan- ti ebrei di Alessandria d’Egitto, trovavano quel treno comodissimo e sceglievano quasi sempre di viaggiare nei vago- ni simili a quelli dei treni americani, affittati per l’intero del loro spazio, dove non c’erano scompartimenti e dove si ac- campavano parenti, amici, e guardia-spalle, formando una piccola corte. Erano tutti diretti a Venezia, al Casinò di Mon- tecarlo, in Costa Azzurra e naturalmente a Parigi, la capitale dell’eleganza e delle più affascinanti “orizzontali” della Belle Époque. Durante il periodo d’oro dei viaggi in treno, gli anni tra le due guerre mondiali, gli scrittori avevano av- vertito che i treni erano luoghi eminentemente letterari — una intuizione non molto originale — che si prestavano a IL SALOTTO essere utilizzati per ambientarvi storie erotiche o criminali. Sembrava che tutti si fossero messi a scrivere vicende di UNA CARROZZA DI LUSSO: amori contrastati e passionali, spionaggi e ammazzamenti, tali da trasformare l’Orient Express in una dépendance IL VAGONE TRAIN BLUE della Morgue, con cadaveri nascosti ovunque. Il nome Orient Express poteva trarre in inganno. In Appena tre anni dopo la visita a Damasco, Guglielmo realtà il suo itinerario si svolgeva esclusivamente in Eu- diede il suo “placet ufficiale alla teoria pan-babilonista” di ropa e molti viaggiatori erano scesi dal treno prima del- Friedrich Delitzsch che riduceva la Bibbia a una vuota ca- l’ultima fermata, diretti a Bucarest o a Zagabria. Quelli nonizzazione sacerdotale delle grandi conquiste teologi- che dovevano andare più a Oriente potevano attraver- che e culturali nate in antica Mesopotamia. Era un perio- sare il Bosforo, lasciare l’Europa e approdare in Asia, rag- do in cui queste rivisitazioni del passato remoto degli eu- giungendo con un battello la località di Haydarpaþa, do- ropei si lasciavano andare a fantasie teologiche imbaraz- ve avevano inizio le ferrovie ottomane. Queste costitui- zanti e anche l’imperatore di Germania era stato preso vano solo una parte del più vasto e ardito progetto che, dallo zeitgeist, lo spirito del tempo. In Oriente lo chiama- partendo da Berlino, collegava la sponda del Mediterra- vano Haggi Wilhelm, “il pio Guglielmo” e gli attribuivano neo a quella del Golfo Persico, della Siria e dell’Iraq. Il pro- un suo ruolo futuro nella liberazione dei mussulmani dal getto aveva trovato l’appoggio entusiastico e quasi fa- potere degli infedeli. natico di Guglielmo II, kaiser di Germania, un vanesio e Il tratto di ferrovia che andava da Istanbul a Konya, e militarista personaggio posseduto da manie di gran- poi al confine, spettava naturalmente ai turchi. La co- LA GUIDA dezza e odio antisemita, che cercava di scalzare il pote- struirono invece con una certa rapidità i tedeschi, anche re dell’Inghilterra imperialista ovunque avesse la mini- perché tutti i materiali venivano direttamente dalla Ger- LA MITICA JOANNE DEL 1902 ma possibilità di farlo. La ben oliata macchina indu- mania. Si arrivò alla vigilia della Prima guerra mondiale PER L’ORIENT EXPRESS. striale germanica, che esportava il cinquanta per cento con quasi metà della linea tra Konya e Baghdad già ope- COLLECTION PIERRE DE GIGORD dei suoi prodotti, aspettava con ansia, da anni, il crollo rativa. Ma alcuni settori cruciali erano ancora molto in- © KALLIMAGES dell’impero ottomano e l’apertura di un immenso mer- dietro e senza la linea completamente aperta anche nelle cato mediorientale, solo superficialmente sfruttato da- sue ramificazioni verso Aleppo sarebbe risultato impos- gli inglesi. Per questa ragione Guglielmo II aveva fatto sibile contrastare con efficacia gli inglesi attestati a Suez. un lungo tour nell’Anatolia, di genere napoleonico, che A quel punto i tedeschi cercarono una scorciatoia: inci- consisteva in parate, sciabole sguainate, sbattere di tac- tare tutti i musulmani lanciando una fatwa, una guerra chi e saluti inguantati. Tutto un repertorio che piaceva santa personale contro chi minacciava il sacro itinerario molto al kaiser, sempre accompagnato da un’infinità di del treno. L’idea probabilmente era di Gugliemo II, che at- generaloni che indossavano sopra l’uniforme coloniale traversava un periodo di accentuato misticismo. Ma i ri- l’elmetto a chiodo. L’accoglienza fu trionfale, scrissero i sultati furono deludenti e i tedeschi cercarono di riman- giornali, e il kaiser stesso, che non aveva un grande con- giarsi la mossa che poteva rivoltarsi contro di loro. Poi ar- trollo di quello che diceva, paragonò il sultano turco Ab- rivò la seconda guerra mondiale e a Berlino ebbero altro a IL NECESSAIRE dul Haziz con il Saladino. A partire da questo momento cui pensare che a quella ferrovia per Baghdad, sogno di TUTTO CIÒ CHE OCCORRE NEL si instaura a Berlino e a Costantinopoli un’atmosfera tra molti guglielmini. Hitler aveva altre ambizioni: non vole- MOYNAT DA VIAGGIO DEL 1930. il militare e il mistico, che vede l’alleanza tra la Germa- va sfilare a Baghdad con le truppe scelte e i panzer di Gu- COLLECTION MOYNAT nia e la Turchia una sorta di patto sacro, fatto in nome derian, ma sugli Champs-Élysées. dei più alti ideali politici e religiosi. © SIDOLI/RAMBAUD © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 33

Va in mostra l’elogio della lentezza

FABIO GAMBARO

PARIGI

N TRENO leggendario su cui hanno viaggiato avventurieri e principesse, Uarcheologi e diplomatici, turisti e trafficanti, tra Parigi e Istanbul, dal 1883 al 1977. Nei primi tempi, per percorrere 3050 chilometri, la locomotiva a vapore impiegava ottantuno ore, che i fortunati viaggiatori trascorrevano nelle lussuose carrozze decorate da artigiani rinomati come il gioielliere francese René Lalique o l’ebanista inglese Albert Dunn. Quei viaggi affascinanti tra sfarzi, intrighi e avventure sono al centro di una bellissima mostra che verrà inaugurata venerdì 4 aprile a Parigi, nei locali dell’Institut du Monde Arabe. «L’Orient Express è stato davvero una grande avventura. All’epoca, fu una straordinaria realizzazione tecnologica, ma anche un treno di sogni e desideri che per la prima volta collegava direttamente l’Europa all’Asia e all’Africa», spiega Jack Lang, l’ex ministro della cultura di François Mitterrand che da poco più di un anno è il presidente dell’importante istituzione parigina. «La mostra propone un viaggio nel tempo e nello spazio, ma anche nelle arti, visto che cinema e letteratura si sono spesso appropriati del mito dell’Orient Express». Intitolata C’era una volta l’Orient Express e realizzata in collaborazione con la Sncf, l’azienda ferroviaria francese a cui oggi appartiene il celebre marchio, la mostra, aperta fino al 31 agosto, accoglie il visitatore già nella grande spianata antistante l’Institut du Monde Arabe. Lì, perfettamente restaurati, stazionano una locomotiva, tre vagoni e la carrozza ristorante, al cui interno velluti e tappezzerie di pregio rendono ancora palpabile l’atmosfera di un tempo. L’esposizione vera e propria si snoda poi all’interno del palazzo disegnato da Jean Nouvel oltre venticinque anni fa. Sfruttando alcune vetrine in forma di bauli giganti, Claude Mollard, il curatore della mostra insieme a Caroline Bongard, propone una vasta raccolta di oggetti, documenti d’archivio, quadri, manifesti, fotografie, taccuini di viaggio, libri e film, grazie ai quali vengono ricostruiti i molti aspetti di un’epopea itinerante che in passato ha incrociato i destini di Lawrence d’Arabia e Graham Greene, Agatha Christie e Lauren Bacall. Tuttavia, la mostra parigina non vuole essere solo una sapiente operazione nostalgica. Attraverso la storia del treno come simbolo delle relazioni non sempre facili tra Oriente e Occidente, i curatori invitano a riflettere su un secolo di storia tumultuosa, durante il quale, tra drammi e conflitti, dalle rovine dell’impero ottomano è nato il mondo arabo contemporaneo. «Il fascino dell’esotismo è una strada per arrivare al reale», chiosa Lang che, a guisa di invito al pubblico, aggiunge: «Il viaggio con l’Orient Express era un viaggio lento che durava diversi giorni. Offriva quindi occasioni di conoscenza e di scambio con gli altri i passeggeri. Oggi, in una società dominata dalla velocità e dall’isolamento, quell’arte di viaggiare lentamente andando incontro agli altri può essere letta come la metafora di un altro modo di vivere e un antidoto a certi eccessi della nostra civiltà».

FOTO © CATERINA BARJAU © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DOMENICA Spettacoli

Oggi i disegnatori dei più importanti personaggi della Marvel, dall’Uomo Ragno agli Avengers, vivono a Roma, Lucca o Reggio Emilia Ecco chi sono e perché hanno superpoteri

FRANCESCO FASIOLO

ROMA

È UN FILO ROSSO — o meglio, una lunga ragnatela — che lega Stati Uniti e Italia. Perché i Supereroi saranno pu- re americani, ma a disegnarli oggi sono sempre più giovani autori italiani. Gli artisti che danno forma e movimento agli Spider-Man o X-Men letti in tutto il mondo vivono e lavorano a Roma, Lucca, Reggio Emi- lia e altre città del nostro paese. Non a caso in questi giorni festeggia i venti anni di vita una realtà edito- riale che sancisce già dal nome la doppia nazionalità di Hulk e compagni, la Marvel Italia. Per capire perché gli eroi in calzamaglia oggi parlano anche la nostra lingua bisogna fare un paio di agili salti al- C’l’indietro. Nati nella scoppiettante New York degli anni Sessanta, i personaggi Marvel apro- no una nuova era per il fumetto supereroico, fino ad allora dominato quasi esclusivamente dai rivali della DC Comics (quelli, per intenderci, di e Superman, entrambi degli anni Trenta). I Fantastici Quattro (1961), Spider-Man, Hulk, Thor (1962) conquistano però una considerevole fetta di appassionati. In Italia vengono per anni pubblicati da vari editori tra alti e bassi, fallimenti e rilanci. Fino al 1994, quando la Marvel de- cide di aprire una seconda filiale europea oltre a quella inglese: bisogna sceglie- re in quale paese. I big men americani fanno due conti: da noi le vendite degli albi con i loro personaggi erano buone, ma le pubblicazioni erano sparse tra tante piccole case editrici. «In tre giorni non ho mangiato né bevuto ma tirai fuori uno stu- Men di Bryan Singer al Cap- dio su come tutto poteva essere riunito sotto tain America uscito in que- un unico editore» ricorda Marco M. Lupoi, già sti giorni, il filone continua in precedenza coordinatore editoriale alla dando a quei personaggi un pubblico che Star Comics, una delle case che pubblicava te- va oltre quello dei “fumettofili”), cresceva in state Marvel. A New York si convincono: è l’I- Italia una nuova generazione di disegnatori. talia il paese su cui puntare. Tutto avviene ve- Sono almeno sessanta infatti gli italiani che locemente: «Partimmo da niente, nemmeno finora sono entrati nel mondo Marvel: l’Italia un ufficio, solo dalla passione mia e di un ma- è oggi il paese che, dopo Stati Uniti e Inghil- nipolo di altri quattro “Marveliani”». Nella terra, fornisce più disegnatori alla casa ma- primavera del 1994 gli albi Marvel Italia fan- dre. Ma il fenomeno è ancora più ampio, per- no il loro esordio in edicola: sono diciannove ché molti di loro lavorano o hanno lavorato an- testate. È un periodo di fermento e novità per che per DC e altre case editrici di portata ANNIVERSARIO i comics: pochi mesi dopo gli americani sbar- mondiale. Eroi americani insom- cano a Modena e acquistano Panini. Per la pri- ma, ma matite italiane. Gabriele UNO DEI CINQUE NUMERI ZERO ma volta il mondo delle figurine e quello del Dell’Otto, che ha disegnato perso- CHE APRIRONO LA STAGIONE fumetto si incontrano. Oggi, vent’anni dopo, naggi di punta quali gli X-Men e la sa- DI MARVEL ITALIA NEL 1994 la Panini Comics (che nel frattempo è torna- ga Guerra Segreta, è considerato SOTTO: I VENDICATORI, ta in mani italiane) pubblica l’incredibile ci- uno dei più grandi copertinisti a li- BOZZETTO A MATITA fra di settemila titoli all’anno tra manga, su- vello mondiale come anche il luc- DI WERTHER DELL’EDERA pereroi, graphic novel e Topolino. Inoltre di- chese Simone Bianchi famoso per i PER UNA DELLE VENTI stribuisce l’Uomo Ragno e i suoi colleghi in suoi epici Thor e Wolverine. È poi in COPERTINE CHE DA MARZO tutta Europa e America Latina. mani italiane il divo assoluto, Spider- AD APRILE CELEBRANO Questa però non è solo una storia di un suc- Man, disegnato nelle sue varie versioni da I VENT’ANNI DELLA CASA cesso commerciale, ma anche di una vera e Giuseppe Camuncoli, Marco Checchetto, Ste- EDITRICE propria invasione creativa che parte dall’Ita- fano Caselli e Sara Pichelli, una delle poche lia per conquistare l’America. Perché, men- donne del mondo supereroico. tre la popolarità dei supereroi diventava pla- Come sono arrivati così in alto? Con un cur- netaria grazie al cinema (dal 2000, anno di X- riculum. «Avevo poco più di vent’anni quan- Spider man l’italiano I supereroi della porta accanto che con colori e curriculum hanno conquistato l’America la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 35

Ma in principio fu Tiramolla non Mr. Fantastic

LUCA RAFFAELLI

do da Reggio Emilia sono andato al Comic- GRANDE il fumetto italiano nel mondo. Con i personaggi creati in Con, la grande convention di fumetti di San casa propria e con quelli degli altri. E anche con la capacità di Diego — ricorda Camuncoli — per fare il giro anticipare i tempi, e di fare scuola. Esempio: Tiramolla, il celebre delle case editrici mostrando i miei lavori. So- personaggio umoristico creato da Roberto Renzi e Giorgio no piaciuti e dal 2000 non ho mai smesso». Rebuffi, che può allungarsi e trasformarsi a suo piacimento, Oggi non c’è nemmeno più bisogno di pren- È dere un aereo. «Fino a qualche anno fa si po- è nato nel 1952, nove anni prima di Mr. Fantastic, il numero uno teva lavorare solo con gli editori della nazione dei Fantastici Quattro che ha gli stessi suoi superpoteri. Altro esempio: di appartenenza — spiega il romano Caselli, le vignette piccole, quelle che possono raccontare in dettaglio ora impegnato sulla serie Avengers (quei il movimento di una mano o l’espressione di un occhio, usate sia “Vendicatori” che al cinema sono a oggi il ter- nei fumetti dei superuomini sia nei graphic novel, sono invenzione zo incasso di tutti i tempi) — ma internet ha cambiato anche così l’editoria: oggi nel fu- di Guido Crepax negli anni Sessanta, come (star metto c’è una vera accessibilità a tutti i mer- statunitense, autore di Sin City e 300) ha onestamente ammesso. cati». Inoltre, se negli anni ‘80 e ‘90 le major Il veneziano Hugo Pratt ha realizzato a Genova nel 1967 la sua Ballata americane dei comics cercavano talenti del mare salato, ma in precedenza era stata una stella di prima grandezza solo in casa o in Inghilterra, da almeno un in Argentina e dopo ha trovato la sua consacrazione in Francia: Corto decennio, con il supereroe tornato feno- meno globale, i talent scout frequentano Maltese è stato concepito come personaggio autonomo per la rivista Pif anche le convention europee, da An- Gadget, settimanale d’oltralpe, e da allora è famoso in tutto il mondo. goulême a Lucca. Per Sara Pichelli, tren- Sempre in Francia, dove i libri a fumetti hanno vendite da noi neanche tenne di Amatrice (Rieti), la gavetta è immaginate, è alta la passione per il fumetto italiano di caratura cominciata dopo aver vinto il Chester- internazionale: tra gli autori più amati i classici Milo quest, un concorso internazionale vo- luto da Chester B. Cebulski, oggi vice- Manara, Vittorio Giardino e Paolo Eleuteri Serpieri. presidente Marvel: «Nel giro di qualche Poi Igort, Lorenzo Mattotti e Tanino Liberatore anno avevo il mio posto su testate mol- (che a Parigi si sono trasferiti), Gipi e Manuele Fior to importanti». Cosa hanno in più gli ita- (che al festival francese di Angoulême hanno liani? «La grande varietà dei loro stili — ricevuto di recente premi prestigiosi). E il fumetto spiega Lupoi, oggi direttore publishing di Panini Comics —. Molti hanno un’imposta- dei grandi personaggi? Su questo terreno gli autori zione bonelliana (e per Bonelli lavorano o italiani della Disney sono protagonisti assoluti. hanno lavorato), cui aggiungono letture di Producono i tre quarti dei fumetti di Topolino comics americani e underground. Inoltre so- e Paperino stampati in tutto il mondo, e molti nuovi no affidabili e lavorano come muli». personaggi della banda sono nati in Italia, Ecco spiegato il motivo per cui ad aprile a cominciare da Paperinik. Ma anche le nostre star Marvel Italia festeggia i suoi vent’anni con venti copertine speciali disegnate ognuna da vengono esportate: Tex è pubblicato in molti paesi un autore italiano. «Forse il nostro paese è più del mondo e ha avuto un particolare successo vicino alla cultura americana rispetto ad altri in Brasile e nei paesi dell’ex Jugoslavia. In quegli — riflette Lupoi — e nel corso del XX secolo ne stessi paesi anche Alan Ford è un mito (Kusturica abbiamo spesso preso dei pezzi per poi in- ne mostra una copertina in Gatto nero gatto bianco), troiettarli. Non solo i supereroi. Pensiamo a PIONIERI Topolino: abbiamo amato talmente i perso- mentre in Turchia è stata tale la passione per Zagor TIRAMOLLA DI ROBERTO e il Comandante Mark che sono stati protagonisti naggi Disney da farli nostri, addirittura in- RENZI E GIORGIO REBUFFI: ventandone di nuovi. O ai Peanuts: la prima HA ANTICIPATO di film non proprio spettacolari, ma rispettosi lettura culturale delle strisce di Schulz l’han- MR. FANTASTIC dei personaggi. Invece i cartoni di Martin Mystère no data, negli anni Sessanta, Umberto Eco e DEI FANTASTICI 4. IN ALTO: e Diabolik sono stati trasmessi in mezzo mondo, riviste come Linus». Insomma, l’America ci UN DISEGNO PREPARATORIO ha conquistato, certo. Ma anche noi, almeno ma hanno stravolto i personaggi. Tanto che il re INEDITO DI GIUSEPPE del terrore, in quella serie, è diventato buono... un po’, abbiamo conquistato l’America. CAMUNCOLI PER LA COVER © RIPRODUZIONE RISERVATA DEGLI AVENGERS © RIPRODUZIONE RISERVATA

HO CERCATO DI DARE IL MIO WOLVERINE: I GUARDIANI DELLA UNA VERSIONE TENDINI, OSSA GALASSIA: OGGI DI CAPITAN AMERICA E SANGUE CHE SI NESSUNO SA CHI PIÙ CUPA, INTROVERSA RINCORRONO SONO, MA TRA POCO E DECADENTE PER RESISTERE A UNO NON SI PARLERÀ D’ALTRO DELL’ORIGINALE. SI TORNA STRAPPO, UNA ROTTURA È STATO DIVERTENTE DALLA GUERRA PROVATI VERSO QUALCOSA INTERPRETARLI PRIMA ANCHE SE SI È SUPEREROI DI NUOVO E SCONOSCIUTO DELL’USCITA DEL FILM EROINE L’UOMO RAGNO ALL’OMBRA DEL COLOSSEO: DISEGNO ORIGINALE DI SARA PICHELLI RICCARDO BURCHIELLI (, 1975) ALBERTO PONTICELLI (MILANO 1969) MATTEO SCALERA (PARMA 1982) PER REPUBBLICA. NATA AD AMATRICE (RIETI) HA REALIZZATO LA COPERTINA COLLABORA SIA CON MARVEL HA LAVORATO SU HULK E DEADPOOL NEL 1983, È UNA DELLE POCHISSIME DI CAPITAN AMERICA. IL SUO “DMZ” CON CHE CON DC COMICS. HA INTERPRETATO PER I 20 ANNI DI MARVEL ITALIA FIRMA DISEGNATRICI DI SUPEREROI DIVENTERÀ UNA SERIE TV LA COPERTINA DEDICATA A WOLVERINE LA COVER DEI GUARDIANI DELLA GALASSIA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 36 Next. Mappe della mente IL Sappiamo tutto di Galileo Galilei? NETWORK Non è proprio così. Oggi molte università, DI GALILEO come quella di Stanford, fanno incontrare la storia e la rete. Grazie ai big data

RICCARDO LUNA

EL GENNAIO del 2012, in quella che nel calendario accademico americano va sotto il nome di “quadrimestre invernale”, all’u- niversità di Stanford la docente Giovanna Ceserani decise di far partire un corso che avrebbe cambiato la sua vita, il modo di stu- GUIDOBALDO diare il nostro recente passato e quindi quello che abbiamo ca- DEL MONTE pito e c’è ancora da scoprire di quel periodo storico che va dal 1545-1607 Rinascimento al Romanticismo. In realtà il suo focus fu un pe- matematico riodo più circoscritto, il Grand Tour, i lunghi viaggi che nel ‘700 i britannici più colti e facoltosi facevano in Italia per studiarne le meraviglie artistiche e architettoniche. Gio- vanna Ceserani è una cultrice di lettere classiche. Nata a Pisa nel 1970, si era diplomata nello stesso liceo dell’ex premier Enrico Letta, poi Cambridge, Parigi e Princeton prima di approdare a Stanford Big data Nnel 2003. Stanford non è solo una università eccellente: è nel cuore della Silicon Val- UNA QUANTITÀ ley e ne è uno dei motori. È il posto dove hanno inventato Google e in definitiva il mon- DI DATI GRANDE do digitale. Qui l’incrocio fra l’umanesimo e la rete ha aperto la strada ad un nuovo E COMPLESSA giacimento di cose da scoprire che prende il nome di Digital Humanities. «L’alleanza CHE PUÒ ESSERE fra i geek e i poeti» l’ha definita il New York Times. In pratica di tratta di trasformare ANALIZZATA i documenti di un periodo storico in dati, anzi in “big data”, e analizzarli con gli stru- SOLO RICORRENDO menti tipici del digitale: gli analytics, il text mining, le visualization maps. Perché? GIOVANNI ANTONIO ALL’AIUTO Per scoprire un senso nelle cose che non sarebbe possibile cogliere diversamente. MAGINI DI UN COMPUTER Relazioni impreviste. Insomma, una sorta di social network dell’Illuminismo. 1555-1617 All’inizio di tutto c’è una gara. E ci sono dei astronomo e cartografo soldi. Il Fondo Nazionale per l’Umanesimo e verso poche decine di casi; ora in- la Fondazione per la Scienza lanciano una vece c’era finalmente la possibi- Digital humanities competizione per progetti che sappiano “dig- lità di capirlo in tutta la sua ric- È LO STUDIO ging into data, scavare nei dati del passato”. chezza e complessità. DELLE DISCIPLINE Era accaduto che l’università di Oxford aveva Gli studenti del corso della Ce- UMANISTICHE creato l’Electronic Enlightiment, l’Illumini- serani si sono tuffati nel lavoro e i UTILIZZANDO smo Digitale, che non è una confraternita di primi risultati sono stati incorag- STRUMENTI sapientoni ma il catalogo digitale di oltre ses- gianti. Uno ha incrociato i dati delle CHE SONO TIPICI santamila documenti di circa ottomila perso- lettere e degli spostamenti in Italia DEL MONDO naggi storici. Un catalogo è riduttivo: i docu- di Lady Montagu; il viaggio in Sicilia DIGITALE E DEL WEB menti sono tutti collegati fra loro in una rete del barone von Riedesel è stato trac- di collegamenti che assomiglia al web. Per ciato con i colori che cambiano in base farla breve uno dei vincitori della gara era sta- ai giudizi espressi; e si è scoperto (e vi- Data mining to un giovane docente di italiano e francese sualizzato) che il sistema di rating con GIOVANFRANCESCO proprio a Stanford, Dan Edelstein, che si lan- le stellette che ormai è diventato uno L’INSIEME DI TECNICHE SAGREDO ciò nel progetto di trovare un senso nelle let- standard, venne inventato da Ann 1571-1620 PER ESTRARRE SAPERE tere che si erano scritti i grandi pensatori fra Rutheford nelle sue 1800 lettere dall’Ita- O CONOSCENZA nobile interessato il ‘600 e ‘800. Un perfetto esempio di big da- lia, accanto ad ogni cosa visitata metteva un alla fisica DA GRANDI ta: solo Voltaire, uno dei primi casi analizzati numero variabile di punti esclamativi in ba- QUANTITÀ DI DATI assieme a Galileo, Locke e Newton, ne aveva se al gradimento. UTILIZZANDO inviate più di 18mila! I risultati furono subito Interessante. Ma la Ceserani intuiva che si METODI AUTOMATICI incoraggianti: mettendo quelle lettere su poteva fare di più: non scoprire solo chi era an- O SEMI-AUTOMATICI una mappa è possibile vedere con chiarezza dato dove e quando, ma anche chi aveva in- da dove partivano e dove erano dirette, trac- contrato e influenzato. Dagli oltre cinquemi- ciando così le reti sociali di ciascuno e le ri- la viaggiatori annotati da Ingamell nel suo Di- Data mapping spettive sfere di influenza. zionario, lo studio è passato ai sessantanove LA TRASFORMAZIONE Nacque così il filone di ricerca “Mapping architetti che vennero in Italia. Con un obiet- DEI DATI IN MAPPE the Republic of Letters”, la cui rappresenta- tivo gigante: «Stiamo riscrivendo la storia OPPURE zione da Stanford venne affidata ad un team dell’architettura del ’700, è la storia di come BENEDETTO IN ALTRE FORME di visual designer italiani, il Density Design il networking ci cambia e cambia la cultura». CASTELLI DI VISUALIZZAZIONE del Politecnico di Milano e l’illustratore Mi- La vera geografia intellettuale del Grand 1578-1643 CHE NE RENDANO chele Graffieti. Nel mondo progetti simili si Tour. Come sta andando? Con fatica, perché monaco EVIDENTE E CHIARO sono subito moltiplicati, arrivando a toccare la scienza è fatica che non si cancella con un e matematico IL SENSO anche il Medio Evo. Ma nulla, dal punto di vi- supercomputer. Ma i risultati si vedono. Pre- sta della complessità, è paragonabile al ten- sto ci sarà un sito dove chiunque potrà crear- tativo di ricostruire il social network del si le mappe che vuole e trovare un senso che Grand Tour. E questo per un motivo molto evi- prima non c’era. Per esempio, si potrà scopri- Text mining dente: la fonte principale, Il Grande Diziona- re «che per l’influenza del Palladio all’inizio È L’ANALISI rio dei Britannici e degli Irlandesi che hanno del ‘700 tutti andavano a Vicenza, mentre al- LODOVICO CARDI DI UN TESTO USANDO viaggiato in Italia dal 1701 al 1800, redatto la fine del secolo le destinazioni preferite era- DA CIGOLI LE TECNICHE scrupolosamente da John Ingamell, contiene no Napoli e Paestum per il ritorno al classici- 1559-1613 DEL DATA MINING più di cinquemila voci. E il guaio è che non tut- smo greco». Così si capirà che l’Italia non era pittore, architetto PER SCOPRIRE te sono ugualmente complete e accurate. La solo un luogo dove assorbire stimoli dal pas- e scultore RELAZIONI posta in gioco è stata subito evidente: il Grand sato, ma in cui costruire l’architettura futura E SIGNIFICATI NON Tour viene sempre raccontato come un feno- attraverso i contatti con gli altri. ALTRIMENTI EVIDENTI meno molto ampio ma lo si fa sempre attra- © RIPRODUZIONE RISERVATA Umanisti Ovvero come la tecnologia può aiutarci a capire meglio il nostro passato digitali la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 37

IL PROGETTO “MAPPING THE REPUBLIC LETTERS” DELL’UNIVERSITÀ DI STANFORD CERCA DI RICOSTRUIRE IL MONDO SOCIALE E INTELLETTUALE DI ARTISTI, SCIENZIATI E LETTERATI Lista delle lettere inviate ATTRAVERSO LA LORO CORRISPONDENZA. NELLO SCHEMA SOTTO LE LETTERE MANDATE DA GALILEO DAL 1588 AL 1616. I NUMERI RAPPRESENTANO LA QUANTITÀ DI LETTERE SPEDITE OGNI ANNO IL FLUSSO MAGGIORE SI EVIDENZIA DAL 1610 AL 1612 (A DESTRA ANALIZZATO MESE PER MESE). I COLORI NEL CIRCOLO INDICANO LA PERCENTUALE DI LETTERE SPEDITE DIVISE IN CATEGORIE OF LETTERS” (STANFORD UNIVERSITY)

GALILEO A ROMA PRESENTA 1610 LE SUE SCOPERTE AL PAPA NEL 1611 IN UNA LETTERA A FEDERICO CESA RIBADISCE LA SUA VISIONE COPERNICANA

DIFENDE IL MODELLO 1612 - ’15 ELIOCENTRICO NELLE QUATTRO “LETTERE COPERNICANE” COME IN QUELLA A PADRE CASTELLI

ACCUSATO DI CONTRADDIRE 1616 LE SACRE SCRITTURE, IL PAPA LO CONVOCA A ROMA PER AMMONIRLO AD ABBONDONARE LE SUE TEORIE ELABORAZIONE DI ANNALISA VARLOTTA - FONTE: COURTESY THE ELECTRONIC ENLIGHTENMENT PROJECT (OXFORD UNIVERSITY)/”MAPPING REPUBLIC

FEDERICO CESI 1585-1630 scienziato MARK WELSER 1558-1614 politico

I DESTINATARI DELLE LETTERE. IN ROSSO: MEMBRI DELLA CORTE DEI MEDICI. ORO: MEMBRI DELL’ACCADEMIA DEI LINCEI BLU: AMICI E COLLEGHI. ROSA: PERSONE ALL’ESTERO. VERDE: ARTISTI LILLA: STUDENTI E COLLEGHI la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 38 Sapori Tutto il mondo è panino. A ciascuno il suo ripieno la differenza sta nell’anima

LICIA GRANELLO

È SINONIMO ATTI UN PANINO, dicono, indicando il modo più semplice e sbrigati- DI PASTO vo per tacitare i morsi (appunto) della fame. Ma quello dei pani- SEMPLICE E VELOCE ni è un mondo troppo variegato per lasciare il suggerimento nel- MA L’ELENCO l’indeterminatezza. Quale panino? L’infinito elenco delle decli- DELLE VARIANTI nazioni stordisce. Perché il panino racchiude in sé un ossimoro È INFINITO gastronomico: massima espressione golosa del territorio o esem- NESSUN CIBO pio standardizzato della peggior globalizzazione. Nessun cibo sa SA ESSERE essere altrettanto paradisiaco o infernale con due soli ingre- ALTRETTANTO dienti a disposizione: pane e qualcosa. Migliaia di colazioni e me- PARADISIACO rende, intere generazioni di bambini legate dal rito del cartoccio O INFERNALE dentro il quale scoprire il gusto del giorno, prosciutto o stracchi- CON DUE SOLI no, marmellata o salame. Per molti anni, gli stretti vincoli dell’e- INGREDIENTI conomia famigliare hanno tenuto basso il profilo gastronomico dei panini. Poca fantasia Maigret A DISPOSIZIONE Fnei pani — rosette, michette, fette di casareccio e poco altro — scelta ristretta tra salumi e formaggi, carne e pesce confinati ai giorni di festa, quando nel sacro nome del pic-nic il va dal coroner panino si trasformava in pranzo e il numero degli ingredienti cresceva: cotoletta e pepe- Come gli era già capitato ronata, salsiccia e friarielli, burro e acciughe, caponata e uova sode. Del resto, proprio per durante il suo viaggio, risparmiare tempo, se non denaro, a metà ‘700 il conte inglese John Montagu di ne costruito a forza di correttori: aromi chi- Maigret era forse l’unico Sandwich aveva cominciato a farsi portare mici, maionese, senape, ketchup. a passeggiare a quell’ora alla scrivania (o al tavolo da gioco) una ro- Negli ultimi tempi, molti sono stati i con- nelle vie del centro busta porzione di roastbeef tributi per restituire dignità all’invenzione Passò davanti tra due fette di pane. La co- di Lord Sandwich, dalle ricette dei super- sa gli era piaciuta a tal pun- cuochi alle creazioni degli artigiani del pa- a un drive-in e gli venne to da richiedere lo stesso ne, passando per le invenzioni gourmand di voglia di un hot dog servizio quando si trovava Alessandro Frassica che hanno fatto di ‘Ino Attorno alla porta, fuori casa. Nel mondo, il panino è uno degli approdi più appetitosi di Firenze. disposte a ventaglio, Parigi soprattutto questo: un’alternativa econo- Se non avete a portata di morso un luogo di mica e rapida, dal chivitouruguaiano al tur- buoni panini, comprate una rosetta fra- c’erano sei Yves Camdeborde firma co doner kebab. Ed è proprio il concetto del grante e imbottitela con la mortadella Fa- o sette macchine, il panino-simbolo del più surrogato del pasto a indurre la tentazione vola Palmieri, Modena, a fettine sottilissi- i cui passeggeri venivano goloso bistrot di Parigi: di aggiungere ingredienti, puntando sulla me per aumentare la superficie, moltipli- serviti da due ragazze prosciutto artigianale quantità invece che sulla qualità. La politi- cando a dismisura il profumo. Annusare pri- ca dei fast-food ha fatto il resto, trasfor- ma di addentare: i cinguettii primaverili ar- Dentro c’era una specie e burro dei pascoli mando il più rustico degli spezza-fame in as- riveranno in scia. di banco con gli sgabelli di Normandia (L’Avant- semblaggio iper-calorico, dove il gusto vie- © RIPRODUZIONE RISERVATA fissati a terra Comptoir, Carrefour de l’Odéon 6, Tel. +33-1-44270797) Extralarge Per i palati più audaci il panino gigante Dentro c ’è veramente di tutto: Milano dalla carne Dodici ricette col meglio al salame, della produzione ma anche la pizza gastronomica italiana, e una cascata dalla crema di bufala di patatine fritte al culatello di Zibello, firmate dallo chef La ricetta Nino Di Costanzo Yogurt, ciccioli e Babaganoush (Sfilatino, via P. Sarpi 53, Tel. 02-9527343) facciamo incontrare le culture

INGREDIENTI: 4 PANINI ROTONDI AL SESAMO DI CROSTA MORBIDA 600 G. DI PANCIA FRESCADIMAIALE NERO DI CALABRIA 4 MELANZANE , 150 G. DI TAHINA (CREMA DI SEMIDI SESAMO) 1 LIMONE, BASILICO, MENTA PIPERITA, CORIANDOLO E FINOCCHIETTO, 1 CETRIOLO, 1 CAROTA, 3 CIPOLLOTTI DI TROPEA 1 MAZZO DI TARASSACO, 200 G. DI YOGURT DI CAPRA 1 PEPERONCINO PICCOLO E SENZA SEMI

ICOMINCIAdai ciccioli. Per prepararli, cuocete a fuoco lento per LO CHEF tre ore la pancia di maiale senza cotenna tagliata a dadini in BRASILIANO New York due litri d’acqua. Quando acquista colore biondo dorato, sco- DI NONNI ITALIANI, Slate e salate. Per la salsa Babaganoush, si arrostiscono le me- MAURICIO ZILLO Nel cuore del West Village, lanzane su fiamma o piastra. Poi, si toglie la polpa e la SI È FORMATO uno dei migliori burgers si frulla con la tahina, il basilico, il succo di limone, ALLA SCUOLA di Manhattan, ingentilito sale e olio, ottenendo una purea liscia. Passate al- DI BOCUSE, ATALA da una manciata l’insalata, tagliate a fettine il cetriolo, cospargetelo E SANTAMARIA, di sale grosso e lasciate marinare per un quarto d’ora di shoe-string fries, DOPO TRE ANNI prima di lavarlo. Poi tocca a carote e cipollotti, af- AL PONT DE FERR le patatine sottili fettati, e erbe aromatiche, tagliate a julienne. Si DI MILANO, OGGI come stringhe (Spotted mischia tutto col tarassaco e si condisce con olio, CURA L’ANNESSO Pig, 314 West 11th Street, limone e sale. Ultimo passaggio prima di as- TAPAS BAR, semblare: pestare un peperoncino e mescolate Tel. +1-212-6200393) IL REBELOT. allo yogurt. Ecco il panino. Sulle due metà del pa- QUESTO IL PANINO ne, Babaganoush, poi ciccioli, insalata, yogurt, IDEATO ancora ciccioli e infine il pane. PER REPUBBLICA la Repubblica DOMENICA 30 MARZO 2014 39

La via Emilia 10 e il Mac sandwich sognando senza Paratha INDIA frontiere Burro chiarificato rustichelle e niente lievito, per il pane cotto in padella che cambia farcitura durante il giorno: VITTORIO ZUCCONI da burro e yogurt ISPERSO nelle solitudini delle a patate, carne, highway americane sotto i uova, formaggi, “Grandi Cieli del nulla”, verdure immagini di “Rustichelle”, D “Vesuvio”, cotolette, bresaole, mozzarelle danzano spietatamente nei miei ricordi di automobilista italiano viziato e goloso. Come sempre accade nel trucco della memoria, che dimentica il dolore e tende Francesinha Gatsby a privilegiare il piacevole, dopo ore sul PORTOGALLO SUDAFRICA monotono nastro trasportatore di asfalto È di Porto Da Città del Capo bloccato dall’occhiuta sorveglianza dei la versione super il panino lungo limiti di velocità, si dimentica il calvario imbottita con un solo per rammentare soltanto la del croque ingrediente Hamburger resurrezione. Darei in questo momento monsieur (il toast obbligatorio: STATI UNITI cambi di corsia, valzer con Tir guidati da francese): le patatine fritte, Ideato camionisti rumeni assonnati, cantieri in prosciutto, a cui aggiungere dai migranti sulle saecula saeculorum, gallerie senza salsiccia, carne, navi amburghesi: carne, pesce, formaggio fuso verdure, spezie illuminazione, coni di plastica sparsi soffice pane come coriandoli, in cambio di un panino e salsa alla birra rotondo e caldo, e salsa piccante da autogrill italiano. imbottito con Quando l’ormai annunciatissima maionese, cipolla, apocalisse verrà e anche l’ultimo pomodoro, carne muretto di Pompei sarà polverizzato, il tritata grigliata, “panino” resterà come l’ultimo cetriolo, ketchup monumento a una civiltà superiore che nessun altro popolo è mai riuscito a eguagliare. Neppure la moda del panini (sempre declinato al plurale, negli Usa, come salami) composto dentro l’ormai immancabile giabàda o fogàscia — che Bocadillo Completo non sono specialità arabe, ma la SPAGNA CILE pronuncia di ciabatta e focaccia — ha Due le imbottiture Per completare ridotto la distanza galattica con una classiche: anelli il pane, tante ciriola, una michetta, una francesina, di calamares ricette: l’italiano una tartaruga italiana opportunamente infarinati e fritti Smørrebrød con pomodoro, farcite con finocchiona, zola, prosciutto o jamòn y tomate DANIMARCA avocado, vero o milanese fredda. E neppure con il (pomodori maturi Tantissime maionese, l’AS semplice, banale tramezzino. schiacciati combinazioni per (asado) carne Ci sono, naturalmente, memorabili sulla mini lo smor og brod e formaggio fuso sandwich americani per chi si avventuri baguette, olio, (burro e pane o l’especial nei quartieri di città come Philadelphia, prosciutto crudo) di segale) (hot dog) dove regna il mostruoso Cheesesteak, dall’aringa pagnoccone gonfio di carne, formaggio, marinata, servita cipolle, peperoni (da non confondere con aneto, cipolla mai, consiglio al viaggiatore, con i rossa e schnapps pepperoni che sono salami piccanti). O (acquavite) come la costa del Mid Atlantic per il Sottomarino o lo Hero, l’eroe all’italiana, turgido di approssimativi affettati che richiedono al consumatore appunto coraggio eroico e spirito di sacrificio da sommergibilista. Le famose pagnotte del poveretto, i Po’ Boy di New Orleans, Baguette Pirozhki contengono abbastanza calorie per FRANCIA RUSSIA scaldare un condominio. E anche i Per farcire Versione dolce famigerati hamburger, se fatti a dovere, la tradizionale (marmellata non sono neppure parenti con i reperti di bacchetta, burro di ciliegie, frutta bovino ustionati sotto le insegne dei artigianale e fette Baozi fresca) o salata marchi famosi. non troppo sottili CINA (carne, frattaglie, Ma è sulle rive dei grandi fiumi di prosciutto cotto Si farciscono funghi) autostradali che gli orrori del fast food (jambon prima di cuocerli per i panini fritti hanno stabilito le proprie teste di ponte, de Baionne) al vapore, i panini o al forno, tipici ricattando il viaggiatore di lunga gittata Oppure formaggio morbidissimi, della Pasqua con zaffate di polpette cauterizzate, di Brie e insalata dal ripieno ortodossa pollo rifritto, di atroci pizze, che vegetariano – feriscono le narici con monotono cavolo, germogli languore. Alla fine ci si arrende, perché di bambù, zenzero più del sapor poté il digiuno, – o di carne consolandosi con la certezza che quel (pollo o maiale) panino, quel pollo, quella sedicente pizza ti farà compagnia, saltellando con i suoi rigurgiti sul piloro, per il resto del viaggio verso l’infinito americano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 30 MARZO 2014 40 L’incontro

TRASFORMA le rughe che gli solcano il viso di quasi ottantenne in una bandiera contro l’odiata Hollywood: “È il regno dell’apparenza. Un posto per gente rifatta e resa per sempre inespressiva in un’ultima illusione di giovinezza. Laggiù l’arte, quando c’è, è fortuita. E co- munque assolutamente secondaria”. Qui racconta del perché per sfuggirne è andato a finire a Sundance. E di come e dove tutto co- minciò: “Era il ‘56, mia madre era Ero insomma un ingenuo. E Parigi mi ha dato la sveglia. Mi resi conto subito della mia totale mancanza di cultura. All’Ecole des beaux-arts gli studenti mi morta da poco e io volevo fare prendevano in giro: «Vieni da un paese vessillo di libertà, super-potenza eco- nomica e militare e non sai nulla di nulla!». De Gaulle stava per tornare al po- tere: qui erano tutti vivi, in fibrillazione, e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. l’artista. Lasciai l’America e me Ho cominciato allora a occuparmi di politica: per poter avere una mia opinio- ne e sostenere una conversazione. C’è voluta la Francia perché cominciassi a avere una coscienza politica anche dell’America». ne andai a Parigi. E fu proprio qui L’America. Nei nove film da regista, da Gente comune (Oscar nell’80) a La regola del silenzio del 2012, Redford ha continuato a essere un osservatore appassionato del suo Paese: «Sì, effettivamente tutti i miei film parlano degli che forse per la prima volta ho Stati Uniti. Il mio Paese mi affascina. Ma proprio perché lo amo, sento il biso- gno di guardarlo con occhio critico, esigente. Mentre da noi c’è la tendenza a VIVEVO accontentarsi della propaganda, senza andare al fondo dei problemi. Non è A MONTPARNASSE aperto gli occhi” tutto bianco o nero, esistono zone grigie. Ma ciò che appare complesso è schi- CON ALTRI vato come uno scomodo ostacolo: l’imperativo è andare avanti, affermarsi, STUDENTI senza rendersi conto che in una società come la nostra, soggetta a poteri im- SENZA UN SOLDO: mensi, la libertà individuale si va assottigliando, giorno dopo giorno. L’Ame- CI DIVIDEVAMO rica è anche responsabile di molti errori: è tempo di ammetterlo e di raccon- LA FRUTTA tarlo». I suoi film più recenti sono infatti tutto un mea culpa: sette anni fa Leo- RUBACCHIATA ni per agnelli, sulla guerra in Afghanistan, l’impegno individuale e lo strapo- QUA E LÀ tere politico e, nel 2010, The Conspirator, sulla prima donna condannata a E DORMIVAMO morte negli Usa, accusata, senza prove e senza regolare processo, di aver par- NEI SACCHI A PELO tecipato al complotto per assassinare Lincoln: «È l’altra faccia della medaglia IN UN EDIFICIO mostrata col Lincoln di due anni dopo, dove Steven Spielberg ricostruisce DAL TETTO eventi già conosciuti. Il mio film ha voluto invece riportare a galla un episodio PERICOLANTE rimosso. Il risultato è che ha avuto una distribuzione stentata, mentre quello di Steven ha goduto di un’audience planetaria, grazie al sostegno della Di- Robert sney che ha investito milioni nella promozione. Oggi anche I tre giorni delCon- dor, grande successo del 1975, non avrebbe più l’appoggio degli Studios. Ecco perché occorre battersi più che mai per il cinema indipendente». In questo è un pioniere. Il Sundance Festival, da lei fondato nel 1978, potrebbe conside- rarsi il suo miglior “film”? «In realtà, all’origine del Sundance ci sono state an- che altre esigenze: il mio desiderio d’isolamento, un’autodifesa contro i bom- bardamenti mediatici di cui diventano vittime le star, e una sana immersione nella natura, ancora incontaminata, da preservare da altri assalti, quelli in- Redford quinanti del progresso. Quando la celebrità mi è piombata addosso, con tutte le sue lusinghe ma anche le restrizioni sulla tua vita privata, mi sono rifugiato il più lontano possibile dai riflettori: sulle Wasatch Mountains, nello Utah, un angolo di mondo che ho battezzato Sundance (come Sundance Kid, il mio per- sonaggio in Butch Cassidy): lì mi sono costruito una casa e un’altra vita tutta MARIO SERENELLINI mia. E anche un’altra piccola conquista di libertà. La mia intenzione era di dar vita a una comunità al riparo dal supersviluppo, in sintonia con la natura. Non PARIGI mi è mai passato per la testa di comprarmi un jet privato o di dilapidare in qual- che altro modo nel lusso ciò che ho guadagnato. Ho voluto invece creare qual- A LA FACCIA scolpita dal sale e dal sole del caldo oceano california- cosa di utile, un’oasi per gli artisti in un magnifico spicchio di Terra. Il resto è no — adolescenza di nuotate e surf a Santa Monica, dov’è nato set- stato un gioco d’equilibrio: trovare i finanziamenti senza doversi sottomette- H tantotto anni fa. Il tempo non s’è spento e il levigato fermo im- magine di quasi mezzo secolo fa, alla fine di Butch Cassidy — lui e Paul New- man, la mano ai revolver, bloccati nell’eroico slancio suicida — s’è aggrovi- SOLITARIO IO? MA SE HO UNA MOGLIE, gliato in una ragnatela di rughe: solchi di vita vissuta, un po’ fieri, un po’ ma- TRE FIGLI E SVARIATI NIPOTI. IN REALTÀ, linconici. L’antico appeal erotico è divenuto granitico, rupestre, come quello CON CHI MI SA PRENDERE, POSSO ESSERE di Clint Eastwood. Il golden boy del Grande Gatsby versione 1974 è oggi una ESTREMAMENTE SOCIEVOLE radiografia nuda, l’opposto orgoglioso delle maschere chirurgiche che car- PERÒ È VERO CHE NON AMO LA MONDANITÀ nevalizzano Hollywood: «Un posto per gente rifatta, patetici cloni, piallati e resi per sempre inespressivi in un’ultima illusione di giovinezza». Pur invecchiato, in inevitabile friday wear (jeans, polo, stivali) anche a Pa- re allo sfruttamento alberghiero, ma preservando i luoghi da ogni attacco in- rigi, Robert Redford continua a essere il fiore del made in Usa, l’icona più in- dustriale. Oggi, Sundance è anche una realtà abitativa, ma resta un unicum vidiata e, insieme, la sua più tenace spina nel fianco: «Hollywood è il regno del- urbanistico in osmosi con la natura». Sull’Huffington Post, che ospita il suo l’apparenza, dell’enfasi promozionale, moneta di scambio tra successo e gua- blog, Redford viene presentato come militante ecologista. Che significa in con- dagno. L’arte, quando c’è, è fortuita: comunque, sempre più secondaria. A Los creto? «È una lotta continua. Contro le multinazionali e l’indifferenza della Angeles, da cui pure ho cominciato, ci sono ricascato per caso, se non per sba- gente, che beve tutto quel che le distilla la tv, mentre il pianeta sprofonda nel- glio. Non è lì che avrei voluto fare l’attore: semmai a New York. In realtà, non l’inquinamento. Di tanto in tanto riprendo fiato, con qualche film tutto natu- avrei dovuto nemmeno diventare attore. La mia strada, a vent’anni, me l’ero ra e buonumore, come A Walk in the Woods, che sto girando con Nick Nolte lun- già scelta: artista. E anche la mia città: era proprio questa, era Parigi». go i sentieri dei monti Appalachi, nastro verde di duemila miglia dalla Geor- Era il 1956, subito dopo la morte della madre: un anno e mezzo di futuro, gia al Maine, o addirittura partecipando a qualche fumettone hollywoodiano, una manciata di progetti che, al rientro negli Usa, per strane traversie della come Captain America-Il soldato d’inverno, appena uscito, che spazza via la vita, sono diventati cinema, una quarantina di film da attore, produttore, mia fama di vecchio orso e mi fa circolare tra i giovanissimi». Oltre che regista. Che ricordo le è rimasto del primo approccio europeo? «Fantasti- gran solitario, lei è stato etichettato uomo di sinistra e ribelle. Cliché, scorciatoie? «Solitario, nel senso che preferisco isolarmi dalle situazioni mondane di pura apparenza. Con chi mi sa prendere, posso essere estre- IL LINCOLN DI SPIELBERG HA AVUTO IL SOSTEGNO mamente socievole. E non dimentichiamo che ho una moglie, Sybille DELLA DISNEY. IL MIO FILM, CHE RAPPRESENTA Szaggars, tre figli, Shauna, Jamie, Amy, e vari nipoti. Quanto alla sini- L’ALTRA FACCIA DELLA STESSA MEDAGLIA, stra, mi hanno etichettato così solo perché lo spirito critico a quanto sem- UNA DISTRIBUZIONE STENTATA. OGGI ANCHE bra non è mai prerogativa della destra. Ai tempi, era il ’76, ci ho mes- “I TRE GIORNI DEL CONDOR” AVREBBE DIFFICOLTÀ so tutto il mio impegno, quattro lunghi anni, per veder realizzato Tutti gli uomini del presidente, sullo scandalo del Watergate: un’idea che non poteva che essere di sinistra. Del resto il mio spi- co. È stato il debutto della mia età adulta: mi sono sempre rito di ribellione viene da lontano, dalla mia infanzia. Ho avuto detto che lì è nato tutto quel che ho amato nella vita. Vive- genitori splendidi, due veri combattenti contro la povertà e la vo insieme ad altri studenti, a Montparnasse. Eravamo Grande Depressione degli anni Trenta. Mio padre consegna- una comunità senza un soldo, ci dividevamo la frutta ru- va il latte al mattino prestissimo, mia madre preparava il lu- bacchiata qua e là, dormivamo nei sacchi a pelo, in un edi- nedì un arrosto per tutta la settimana e, ogni giorno, del ge- ficio dal tetto pericolante. Erano passati appena dieci an- lato per dessert. Ma nonostante fossero poveri non sono mai ni dalla fine della guerra. Ero arrivato con l’idea che la venuti meno al rispetto delle leggi, delle regole, della disci- Francia fossero Ernest Hemingway e Gertrude Stein. Usci- plina. Hanno sempre trovato il modo di darsi un ordine in una vo da un’educazione americana, culturalmente conservatri- vita difficile. Non è quello che cercano di fare i migliori tra noi?». ce, socialmente intorpidita, restìa al confronto con altri mondi. © RIPRODUZIONE RISERVATA