Enzo Lippolis

Eleusi, santuario dell’impero

Tra i grandi santuari della Grecia storica, quello di Demetra ad Eleusi (figg. 1-2) mantiene a lungo intatta la sua importanza e la sua capacità di adeguamento e accresce il suo ruolo inter- nazionale nel II sec. d.C. Con Adriano, infatti, inizia una nuova ed intensa fase di sviluppo, con- divisa da Atene e dalle altre poleis elleniche, in un vero e proprio ‘Rinascimento’ della Grecia di età classica1. La fioritura di Eleusi è compresa so- prattutto tra il periodo adrianeo e l’età severiana, nonostante le distruzioni determinate dal sacco dei nel 170 d.C., evento che sembra aver offerto l’occasione per completare il vasto progetto di rinnovamento architettonico intrapreso all’inizio del secolo. È difficile, però, definire con esattezza le tappe di questa trasformazione, in quanto, se molti aspetti del santuario sono ben noti, pur tuttavia rimangono ancora significative lacune. Gravi incertezze riguardano elementi fon- damentali del culto e degli apprestamenti relativi, l’identificazione delle stesse strutture templari e della loro cronologia, la destinazione e la forma architettonica di molti edifici compresi nel temenos. Ancor meno conosciuti, poi, sono l’ar- Fig. 1 – Eleusi, corografia generale dell’insediamento. redo e l’organizzazione degli ampi spazi inclusi entro la cinta muraria che separava dall’esterno lo spazio sacro interdetto ai non iniziati. Queste lacune dipendono dalla mancanza di una pubblicazione scientifica sistematica dell’intero complesso, mentre approfondimenti ed elaborazioni sinora riguardano solo alcuni edifici o specifici problemi; non si dispone neanche di rilievi aggiornati, complessivi e di dettaglio dell’area sacra, come di una catalogazione adeguata

1 Sulla definizione e sul contesto storico-archeologico: v., ad es. WALKER, CAMERON 1989.

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Fig. 2 – Eleusi, planimetria complessiva del santuario di Demetra. dei numerosi elementi architettonici2 abbandonati in situ dopo lo spoglio post-antico degli edifici, evento perdurato certamente in un arco di tempo abbastanza lungo. Forse è proprio la fase romana quella considerata sinora in maniera meno attenta, se si escludono alcune eccezioni3; mentre un’esauriente edizione del materiale epigrafico proveniente dallo scavo dovuta a K. Clinton4 ha permesso un significativo miglioramento in questo settore, è l’esame archeologico di queste fasi che presenta le lacune maggiori e in genere continua a fondarsi su ipotesi interpretative approssimative e non sempre condivisibili. La cronologia dei vari monumenti e delle loro diverse fasi costruttive non è supportata in nessun caso da dati stratigrafici, ma si basa unicamente su osservazioni di tipo stilistico sulle membrature architettoniche, oppure su considerazioni tecniche relative alle opere murarie impiegate. È difficile, quindi, disporre di uno schema di sviluppo della storia del santuario articolato e sicuro e soprattutto per il II sec. d.C. la bibliografia offre indicazioni incerte e abbastanza generiche. Il recente riesame condotto sull’intera documentazione ha permesso di ridiscutere la lettura archeologica del complesso, mettendo a di-

2 L’unico lavoro complessivo è rappresentato da MYLONAS 1961, al quale si aggiunge ora LIPPOLIS 2006; i rilievi disponibili di maggiore precisione risalgono ai primi decenni del Novecento e sono editi in NOACK 1927; esami specifici sono stati condotti su singoli elementi del santuario, sia su edifici, come nel caso dei Grandi Propilei studiati in maniera sistematica e presentati da ZIRO 1991, ora ripresentati da BALDASSARRI 2007, 211–233, sia su particolari tecnici o su considerazioni più generali, come si può verificare dalla vasta bibliografia specifica, per la quale si v. LIPPOLIS 2006. 3 Di particolare interesse, ad esempio, sono l’esame sistematico della documentazione disponibile e le osservazioni in BALDASSARRI 1998 e in BALDASSARRE 2007. 4 CLINTON 2005, con un repertorio completo della bibliografia precedente.

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posizione nuovi elementi di riflessione e proponendo una lettura critica di alcune false certezze, che hanno a lungo impe- dito un approfondimento adeguato dei problemi emersi dallo scavo5. Un elemento centrale, per questo periodo, è il ruolo assunto da Adriano nella storia del santuario, considerato in genere determinante, ma apparente- mente privo di riscontri sufficienti6. È ne- cessario quindi cercare di verificare le testimonianze concrete sugli interventi di- retti dell’imperatore e sulla fase cro- nologica che lo riguarda più in generale. Un’analisi attenta può permettere, infatti, di ricostruire un quadro più articolato e Fig. 3 – Eleusi, piazzale esterno, resti del ninfeo adrianeo. preciso delle opere condotte e del loro carattere. L’unica attività sinora sicuramente attribuita ad Adriano è la risistemazione del bacino idrico della piana di Eleusi7; oggetto dell’intervento sembra essere stato il percorso del fiume Cefiso, il cui alveo venne irreggimentato, provvedendo nel contempo alla ricostruzione del ponte sulla via sacra che permetteva l’attraversamento del fiume8. A questo complesso intervento, però, è possibile accostare altre informazioni. Un’epigrafe lacunosa incisa su un blocco architettonico modanato, ad esempio, restituisce la dedica di una fontana(?) e di un acquedotto da parte di un imperatore, di cui manca la formula onomastica, ma che aspetto e carattere delle lettere permettono di attribuire ad età adrianea, sebbene con qualche incertezza9. Il dedicante, quindi, sarebbe lo stesso Adriano, come puntualizza l’integrazione opportunamente proposta da K. Clinton per la parte iniziale mancante. È difficile disgiungere questo documento dalla presenza del ninfeo costruito nella piazza di accesso al santuario (fig. 3), considerando sia il luogo del suo rinvenimento10, sia le indicazioni fornite dal testo. I resti

Fig. 4 – Eleusi, corografia generale di un imponente acquedotto che correva su strutture aeree nel dell’insediamento; in rosso le condotte principali suo tratto terminale (fig. 4), costeggiando la strada che arrivava dell’acquedotto. da nord nel piazzale antistante il santuario, sono stati visti a più riprese e rilevati da J. Travlòs11, mentre minore attenzione per

5 LIPPOLIS 2006. 6 Già in questo senso TRAVLÒS 1988, 97. 7 Tra gli altri, TRAVLÒS 1988, 97; CLINTON 1989, 1516–1525. 8 WILLERS 1990, 13 con bibliografia precedente nota 32. 9 2 IG II 3196; CLINTON 1999, 99; CLINTON 2005, n. 449, 366; il suggerimento è già stato accolto e attentamente valutato da BALDASSARRI 2007, 222. 10 L’epigrafe sarebbe stata trovata fuori dai Grandi Propilei, sul loro lato sinistro (versante orientale della piazza), in prossimità 2 dell’epigrafe IG II 4085 (CLINTON 2005, n. 471, 379–380), murata nella torre a sinistra dei Grandi Propilei. 11 TRAVLÒS 1988.

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il momento hanno rivestito il ninfeo, esaminato nel 1936 da A.K. Orlandos12, e il sistema di distribuzione se- condario dell’acqua, ancora del tutto inedito. Si tratta di elementi che vanno considerati in maniera unitaria: la co- struzione del ninfeo, attribuito per motivazioni plani- metriche e architettoniche ad età adrianea, costituisce la parte rappresentativa dell’impegno di adduzione del- l’acqua e non può essere separato dalla creazione dello stesso acquedotto. Iscrizione, monumento e strutture della condotta concordano nella datazione al principato di Adriano e questo conferma l’integrazione del dedicante proposta da Clinton. La fornitura doveva riguardare prin- cipalmente il santuario, ma anche il piccolo abitato di Eleusi, con diramazioni e vasche che conoscono senza dubbio rifacimenti e integrazioni in tutto il corso del II sec. d.C. Giunta nella piazza, la condotta principale proba- bilmente si divideva in due direzioni; quella meridionale riforniva il ninfeo monumentale e poi superava la strada che corre lungo le mura, utilizzando forse queste ultime come base per lo speco e per la collocazione di castella Fig. 5 – Eleusi, schema ricostruttivo di uno degli archi aquae secondari (water tower) come anche per le grandi onorari del piazzale esterno (da WILLERS 1990). vasche di raccolta addossate dall’esterno nel tratto orien- tale e costruite in almeno due fasi diverse. Non a caso in questa zona prossima alle mura e al ninfeo si concen- trano gli impianti termali emersi negli scavi, che testi- moniano in maniera eloquente la complessità e l’artico- lazione dell’impianto di distribuzione13. Ad Adriano, quindi, deve essere attribuita la vo- lontà di una riorganizzazione sistematica e di base del- l’insediamento, con la dotazione di infrastrutture fonda- mentali nella viabilità principale, nella bonifica dalle even- tuali esondazioni del Cefiso, nella fornitura di acqua po- tabile, interventi destinati a permettere uno sviluppo del centro adeguato alle esigenze della qualità di vita urbana del periodo. Questi provvedimenti trovano un parallelo in quelli condotti nella stessa Atene, dove ugualmente Fig. 6 – Eleusi, arco onorario orientale del piazzale all’imperatore è assegnata la costruzione dell’acque- esterno: elementi architettonici in situ. dotto, completato poi solo in età antonina, epoca alla quale risale il grande castellum aquae-piscina di recente riesaminato da A. Borlenghi14. Nel contempo si tratta di un modello di comportamento per l’evergetismo delle elite locali, ben evidente soprattutto nel caso di Erode Attico, responsabile, ad esempio, della costruzione dell’acquedotto concluso dal monumentale ninfeo semicircolare ad Olimpia. Il carattere di queste opere non permette di dubitare della volontà dell’imperatore di porre mano ad una vera e propria rifondazione del centro di Eleusi: l’impegno nella viabilità, nella irreggimentazione fluviale e la progettazione di un acquedotto sono interventi che, incidendo profondamente nel territorio e segnandone la forma, non possono essere considerati in maniera indipendente da una ridefinizione

12 ORLANDOS 1936, 282 ff. 13 TRAVLÒS 1988. 14 BORLENGHI 2006, con bibliografia anche sull’acquedotto e sul problema generale.

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urbanistica e monumentale dell’abi- tato. Anche la piazza antistante l’in- gresso al santuario sembra essere stata completamente riorganizzata in questa stessa fase, sebbene sia dif- ficile ricostruire la cronologia relativa ed assoluta degli interventi. In genere si attribuiscono al principato adrianeo, oltre al ninfeo, il contiguo tempio di Artemide e la pavimentazione15, ma anche i due archi onorari (figg. 5-6) avrebbero avuto una prima redazione in questo periodo, frutto di una dedica dell’assemblea dei Panhellenes al- l’imperatore, datata da Clinton tra il 135 ed il 13816. Contemporanea, in- Fig. 7 – Eleusi, Grandi Propilei, ricostruzione del prospetto esterno (da Unedited Antiquities of Attika, in LIPPOLIS 2006). fine, secondo G. Zirò, potrebbe es- sere la prima fase costruttiva dei monumentali propilei (figg. 7-8), concepiti ad imitazione di quelli dell’acropoli17, ipotesi sulla quale sono stati espressi dubbi da P. Baldassarri. È difficile, comunque, che l’edificio di ingresso, di grande valenza rappre-

Fig. 8 – Eleusi, veduta dei grandi Propilei e dell’area circostante dall’interno.

15 BALDASSARRI 2007. 16 2 IG II 2958; CLINTON 1989, 1516–1525; CLINTON 2005, n. 448, 364–366. È probabile che anche gli archi onorari sulle due strade, nord e sud, che partono dalla piazza antistante il santuario, fossero funzionali a sorreggere le diramazioni delle condotte idriche nelle due diverse direzioni, permettendo il superamento della strada ed il raggiungimento delle mura, forse riutilizzate come base per lo speco delle successive diramazioni, confermando la cronologia adrianea dei due monumenti. La datazione più tarda delle membrature architettoniche conservate potrebbe dipendere invece da un rifacimento effettuato dopo i danneggiamenti seguiti all’invasione dei Costoboci, quindi successivo al 170. 17 ZIRO 1991; BALDASSARRI 2007.

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Fig. 9 – Eleusi, piazzale esterno, base dedicata dagli Achaioi con torce a rilievo. sentativa, non fosse parte del progetto originario, anche per le considerazioni legate al rifacimento di quote pa- vimentali, percorsi e relazioni tra gli edifici connessi ai lavori infrastrutturali adrianei. Da questo momento la piazza antistante, inoltre, inizia ad essere occupata da Fig. 10 – Eleusi, piazzale esterno, base dedicata dagli dediche monumentali e simmetriche rispetto all’acces- Achaioi con torce a rilievo. so, come i due altari con le torce incise a rilievo offerte dagli Achaioi, successivi al 131/2 a.C. (figg. 9-10)18. In sostanza, la forte coincidenza, soprattutto cronologica, tra informazioni provenienti da procedimenti di ricerca diversi mostra in maniera evidente l’ampiezza della ricostruzione adrianea dell’intera piazza davanti al principale ingresso del santuario, anche se è difficile precisarne tappe e attribuzioni19. È già stata suggerita l’esistenza di un progetto unitario a livello strutturale e infrastrutturale, attuato in un lungo processo costruttivo, con rifacimenti e completamenti che hanno certamente occupato diversi decenni, sino al principato di Commodo20. Emerge una logica omogenea, che punta su una trasformazione monumentale

18 2 IG II 2961; CLINTON 2005, n. 447, 364. 19 Di recente è tornata sul problema BALDASSARRI 2007, cui si rimanda per la bibliografia specifica sui monumenti, insieme a LIPPOLIS 2006. Pur riconoscendo l’ampiezza e la progettualità della fase adrianea, l’A. non concorda con alcune soluzioni proposte: in particolare attribuisce i Grandi Propilei ad un’unica fase costruttiva, che sarebbe obbligatoriamente quella antonina più avanzata, considerato il busto di Marco Aurelio inserito nel frontone esterno; ritiene che l’arco onorario esterno orientale possa essere integralmente frutto di una costruzione anch’essa successiva all’età adrianea, basata soprattutto sullo stile dei capitelli impiegati, mentre invece la stoà orientale della piazza potrebbe essere adrianea. Rimandando all’A. per le molte osservazioni di dettaglio di notevole interesse e per gli esaurienti riferimenti bibliografici, non sembra possibile accettarne completamente le conclusioni; la pavimentazione della piazza non può essere un elemento cronologico per datare gli edifici contigui: i diversi orientamenti delle lastre non sono di per se sufficienti a dirimere la questione, come suggerisce la stessa Baldassarri, e peraltro ne manca un rilievo ed uno studio adeguato. Dal punto di vista epigrafico è difficile non condividere la proposta interpretativa di Clinton sull’iscrizione dedicatoria, attribuita agli anni tra il 131/2 ed il 138, che necessariamente implica l’esigenza di considerare la possibilità di una realizzazione protrattasi nel tempo. 20 Le due serie di basi con dediche epigrafiche alla famiglia imperiale di Marco Aurelio, databili tra il 180 ed il 182 (v. infra nota 22), attribuite già dallo stesso Clinton alla decorazione degli archi per alcune caratteristiche tecniche, difficilmente possono essere considerate effettivamente pertinenti ai due monumenti, considerandone numero, dimensioni e superfici disponibili, mentre potrebbero essere state erette in altri edifici della piazza, dallo stesso ninfeo alle stoai presenti. Anche nel caso dei Grandi Propilei non sussistono elementi per escludere completamenti o restauri successivi ad una prima fase e i danni dell’invasione dei Costoboci possono ragionevolmente aver interessato la porta di accesso principale al santuario; il confronto con la tecnica rilevata nel rifacimento romano del prostoon del Telesterion (TOWNSEND 1987) indica certamente un apparentamento di tradizioni costruttive che non può

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Fig. 11 – Eleusi, piazzale esterno, dedica Fig. 12 – Eleusi, piazzale esterno, dedica Fig. 13 – Eleusi, piazzale esterno, dedica al theos Antoneinos. al theos Adrianos panellenios. alla thea Fausteina.

dell’area, realizzata nel rispet- to scrupoloso delle preesi- stenze cultuali, ma con la vo- lontà di rendere più regolare e spettacolare lo spazio dispo- nibile. L’interesse concentra- to sulle testimonianze imme- diatamente esterne al santua- rio, dove termina il percorso processionale e dove si svol- gevano rituali aperti a tutti e forse anche parti della cate- chesi introduttiva per i mystai, dipende dalla sua specifica capacità rappresentativa. Si tratta infatti dell’unico palco- scenico sacro raggiungibile da Fig. 14 – Eleusi, piazzale esterno, dedica a Fig. 15 – Eleusi, piazzale esterno, dedica a tutti: superati i Grandi Propilei, Faustina, figlia di Marco Aurelio. Sabina, figlia di Marco Aurelio. l’interno del santuario era de- stinato al gruppo elitario dei soli iniziati. Non è un caso, quindi, se le testimonianze di propaganda politica e di ossequio dinastico si concentrano proprio all’esterno21: basi onorarie, in due serie complete (figg. 11-16), a torto probabilmente attribuite agli archi onorari, e altre testimonianze analoghe sono emerse soprattutto da

necessariamente implicare l’attribuzione alle medesime maestranze e allo stesso periodo. Infine, la cronologia tradizionale del tempio L, delle gradinate a sud e della terrazza ovest non sembra poter essere accettata nei termini in cui è stata proposta (LIPPOLIS 2007). 21 A questo proposito si deve ricordare anche l’identificazione della stoà a squadra del piazzale esterno al santuario con una lesche di Erode Attico: GALLI 2001, 43–70; pur essendo un’interessante suggerimento, non è supportata da alcun elemento interno al contesto epigrafico che la ricorda o esterno ad esso, in un sito monumentale in cui il termine può adattarsi anche ad altre costruzioni; inoltre, in questo caso il testo poetico che contiene il ricordo dell’edificio, molto lacunoso, dice solo che i protagonisti della narrazione si erano confortati e fermati gradevolmente in una lesche, dove era riparo dai venti, senza fare alcun effettivo riferimento ad una specifica attività

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Fig. 17 – Eleusi, planimetria del santuario di Demetra, particolare del settore meridionale; in rosso l’edificio assembleare.

Fig. 16 – Eleusi, piazzale esterno, dedica al 22 theos Adrianos panellenios. quest’area , evidentemente privilegiata per la celebrazione dei membri della famiglia imperiale dinastica e preclusa alle dediche dei sacerdoti del culto eleusino, ospitate invece all’interno del temenos. La situazione cambia all’interno del santuario. Qui la documentazione sembra decrescere e, a parte restauri e sistemazioni di edifici considerati secondari, per i quali è comunque difficile testimoniare una cronologia adrianea certa, le uniche costruzioni collegate in qualche modo con l’imperatore sono tradizionalmente i templi F o L, uno dei quali sarebbe stato attribuito all’imperatrice Sabina come Nea Demetra. Si tratta comunque di una proposta assolutamente priva di qualsiasi supporto: non solo non è attestata ad Eleusi tale forma di venerazione dell’imperatrice23, ma le stesse costruzioni in oggetto sono certamente più antiche e presentano diverse fasi, di cui le ultime visibili sono probabilmente successive all’invasione dei Costoboci, quindi posteriori al 170 d.C.24. Ad un’intensa attività esterna, quindi, sembra non fare riscontro un impegno altrettanto esteso all’interno del temenos, anche se devono essere presi in esame numerosi interventi ‘minori’, che possono aver contribuito ad un consistente rinnovamento dell’immagine del santuario, senza incidere sulla sua configurazione sacra tradizionale. Un’attenzione particolare merita però la stoà addossata all’interno delle mura, nel tratto sud-est, che prospetta sul piazzale meridionale del santuario (fig. 17). In questo caso si possono riconoscere due fasi principali: la prima che attesta la costruzione dell’edificio, concepito come una porticus duplex, larga 9 m e lunga 34, di cui restano le tracce del colonnato interno e delle strutture di delimitazione. Essa fu oggetto costruttiva, anzi lasciando intendere che la struttura preesisteva al loro incontro e quindi difficilmente può essere considerata la testimonianza di un atto di evergetismo. 22 2 2 IG II 3386, CLINTON 2005, n. 453, 368–369 (Adriano deificato, post 138 d.C.); IG II 4085, CLINTON 2005, n. 471, 379–380 2 2 (imperatore sconosciuto, 150-200 d.C.); IG II 3408, CLINTON 2005, n. 496, 400 (Marco Aurelio, 172-180 d.C.); IG II 3397, CLINTON 2 2 2005, n. 505, 406 (Marco Aurelio divinizzato, 180-182 d.C.); IG II 3402, CLINTON 2005, n. 506, 406–407 (Lucilla, 180-182 d.C.); IG II 3400, CLINTON 2005, n. 507, 407–408 (Faustina minore divinizzata, 180-182 d.C.); CLINTON 2005, n. 508, 408 (Faustina minore 2 2 divinizzata, 180-182 d.C.); IG II 3401, CLINTON 2005, n. 509, 408 (Sabina figlia di Maro Aurelio, 180-182 d.C.); IG II 3398, CLINTON 2 2005, n. 510, 409 (Faustina, figlia di Marco Aurelio, 180-182 d.C.); IG II 3236, CLINTON 2005, n. 597, 450 (imperatore sconosciuto, II-III sec. d.C.). 23 Ipotesi formulata in MYLONAS 1961 e in TRAVLÒS 1988, 97 sulla base dell’esistenza di una venerazione di questo tipo a Megara; contra CLINTON 1989, 1516–1539. 24 LIPPOLIS 2006.

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di un radicale rinnovamento, dividendo lo spazio disponibile in due settori, un vano minore a sud-est ed uno maggiore, occupato da un grande emiciclo con gradini di marmo grigio locale, aperto sulla fronte con cinque colonne tra due ante25. A questa fase è pertinente anche l’architrave esterno conservatosi in frammenti con una lunga iscrizione dedicatoria, genericamente considerata di età romana tarda fino all’esame di K. Clinton, che ha proposto di attribuirla all’epoca del principato adrianeo; in questo periodo si porrebbe quindi il rifacimento della struttura originaria (costruita forse nel I sec. d.C.), opera di un soggetto di cui non si è conservato il nome nell’iscrizione, che cita forse per due volte anche la celebrazione di agoni, la seconda specificando che si tratta di quelli ‘degli Eleusini’26. Proprio in età adrianea vengono istituite due nuove feste agonistiche, le Antinoéia locali (distinte da quelle che si tenevano ad Atene), proposte da J. Travlòs27 in questo caso, e le Panhellénia28. Queste ultime sono espressamente ricordate da Cassio Dione29 e sembrano essere state celebrate a partire dal 137 fino alla metà circa del III sec. d.C., come testimonia la documentazione epigrafica, curate da agonotheti in genere individuati tra gli arconti del sodalizio30. Anche in questo caso indicazioni del testo e carattere dell’edificio sembrano concordare pienamente; la sua destinazione assembleare non è discutibile, come l’intento di attribuirgli valore rappresentativo, accresciuto dall’addossamento di due fontane simmetriche all’esterno. Il monumento non è mai stato oggetto di un esame specifico e in maniera generica si è proposto che potesse essere un bouleuterion; il rapporto tra la sua dedica e l’istituzione - o la celebrazione - di agones costituisce però un elemento utile a collegarlo alle nuove fondazioni di età adrianea, tra le quali il Panhellenion può costituire senza dubbio un riferimento importante. È ancora più difficile, infine, verificare interventi coevi in altre aree dell’abitato, anche se non si può escludere che parte delle strutture agonistiche esterne al temenos possa essere stata rinnovata o sistemata proprio in questo periodo. L’impressione generale è, comunque, che Adriano abbia trasformato Eleusi in un grande cantiere, avviando una fase di rinnovamento generale, proceduta con interventi pubblici e privati che si sono susseguiti nel tempo in maniera ravvicinata. L’imperatore fornisce un modello operativo e crea le condizioni generali, ma integrazione e completamento delle opere sono in parte opera dell’elite locale, invitata ad un comportamento emulativo e di confronto sociale che contribuisce in maniera decisiva all’affermazione di ‘un nuovo corso’ economico. Le classi abbienti di Atene e della Grecia riunite nella struttura del Panhellenion istituito da Adriano nel 131/2 d.C. provvedono certamente alla costruzione di alcune opere, come i due archi onorari dedicati all’imperatore ed esponenti di famiglie importanti si impegnano in altre attività complementari, provvedendo a rinnovare in maniera completa il panorama dei monumenti eleusini. Il luogo più rappresentativo per le statue onorarie di questa aristocrazia connessa con la gestione sacerdotale sembra essere il percorso tra Grandi e Piccoli Propilei (fig. 18), all’interno del santuario, ma nei decenni successivi all’età adrianea la crescita delle dediche pare procedere incessantemente, occupando spazi sempre più interni, sino al prostoon del Telesterion, dove sembrano essere state collocate alcune dediche più recenti, dell’età severiana. Bisogna interrogarsi sulle premesse e sul significato della rinascita eleusina. Determinante appare il rapporto personale tra Adriano ed il santuario: si è supposto che possa essere stato studente ad Atene, dove poi è tornato nel 112/3, quando all’età di 36 anni fu eletto arconte e Clinton a ragione nota che in

25 LIPPOLIS 2006. 26 2 IG II 3159; CLINTON 2005, n. 450, 366–367. 27 TRAVLÒS 1988, 97 immagina che le feste stesse si tenessero nello spazio aperto davanti all’edificio, soluzione che non può essere condivisa per la mancanza di strutture agonistiche nell’area e soprattutto per il carattere pubblico delle Antinoéia, che ne rende impossibile lo svolgimento nella zona reclusa e interdetta del santuario; di diverso avviso anche CLINTON 1989, 1516–1539. 28 Sono note, inoltre, feste Hadrianeia, forse istituite sempre nel 131/2 e le Olimpieia, fondate tra il 128 ed il 132: SPAWFORTH, WALKER 1985: sulle feste ad Atene nel periodo, cfr. GRAINDOR 1934; FOLLET 1976. 29 Dio Cass. 69. 12. 2 30 L’istituzione delle feste Panhellenia, senza dubbio successiva alla costituzione del sinedrio dei Panhellenes, è ricordata da Cassio Dione 69. 12. 2. insieme alla concessione di Adriano ad Atene di una fornitura annuale di grano; quindi potrebbe essere inserita in un complesso provvedimento a favore della città in cui non è escluso uno stretto collegamento con il ruolo del santuario di Eleusi: tra le motivazioni del provvedimento, infatti, è difficile che non venisse considerata l’offerta tradizionale delle primizie dei cereali come ricompensa per i doni di Demetra.

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Fig. 18 – Eleusi, veduta dei grandi Propilei e dell’area circostante dall’interno. questo periodo tale magistratura difficilmente poteva essere assunta da un non iniziato; da imperatore, come è noto, partecipò alle celebrazioni eleusine in occasione di ogni suo soggiorno, nel 124, nel 128 e nel 131 e risiedette nel centro di Eleusi, forse proprio all’epoca dell’avvio dei lavori di ripristino del luogo sacro, dal momento che nel 129 si imbarcò per Efeso proprio dal suo porto31. La presenza del dinasta costituì un evento decisivo per la Grecia e per Atene, che decise di cambiare la data di inizio dell’anno, spostandola al mese di Boedromione, data dell’arrivo di Adriano nel 124 e della celebrazione dei Misteri di Eleusi32. Dal punto di vista economico, a parte i grandi interventi e le disponibilità imperiali e private, appare evidente che la particolare attenzione dinastica permette al santuario di tornare ad essere un centro che drena e distribuisce ricchezza, non solo attraverso le attività costruttive, ma anche mediante le spese più effimere della complessa conduzione quotidiana, da quelle relative alla manutenzione a quelle per la dotazione liturgica celebrativa, a quelle del personale necessario a tenere attivo un meccanismo complesso come quello del culto eleusino. In questa direzione è necessario considerare in maniera adeguata il peso

31 CLINTON 1989, in particolare, su Adriano, pp. 1516–1525; a favore della ricostruzione, da ultimo, FONTANI 2007, 235–240, anche sul problema della partecipazione alla celebrazione delle Dionisie ad Atene, in particolare 236; contro la ricostruzione di Clinton, che si continua a ritenere la più attendibile, ANTONETTI 1995, 149–156, che ritiene invece che l’imperatore non sia stato iniziato prima dell’accesso al principato, ma nel 124/125, conseguendo lo stadio superiore dell’epopteia nella seconda visita del 128-129. La tesi si basa su una particolare valorizzazione della documentazione numismatica, che mostra un sesterzio con Adriano coronato di spighe tra il 125-128 (v., in proposito, KIENAST 1959-60, 65–66) e una serie di cistofori successiva al 128/9 con Augusto al D e Adriano al R con mazzo di spighe e legenda Hadrianus Aug pp ren(atus), attestazione della ‘rinascita’ eleusina. 32 Un passo della Vita Hadriani 13, 1 ricorda che nel 124/5 l’imperatore “Eleusinia sacra exempla Herculis Philippique suscepit”, determinando una serie di difficoltà per la citazione di Filippo, considerato un errore di trascrizione per Philopappo o Asclepio, oppure una citazione corretta (la tradizione scrittoria in effetti sembra molto coerente) che faceva riferimento all’iniziazione di Filippo II a Samotracia; per una sintesi delle diverse interpretazioni e per una successiva proposta che insiste sul rapporto dinastico tra Filippo e Alessandro da un lato e Traiano e Adriano dall’altro (che non sembra comunque condivisibile): ANTONETTI 1995, 149–156. In realtà, proprio il programma panellenico costituisce forse la chiave interpretativa del confronto, riportato dalla fonte in maniera succinta e forse dipendente da un testo che meglio ne spiegava le motivazioni. In entrambi i casi ricordati, infatti, si tratta di eroi panellenici per eccellenza, uno di livello mitico, l’altro storico, il dinasta che per primo riuscì effettivamente a riunire i Greci in un’unica struttura federale, che si pone come chiaro precedente delle intenzioni di Adriano. La mancanza di informazioni sull’iniziazione di Filippo ad Eleusi non costituisce, peraltro, motivo di difficoltà, dal momento che può effettivamente dipendere da una lacuna della documentazione letteraria conservata.

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delle rendite provenienti dalla tassa riscossa dal santuario sulle primizie. La pratica, affermatasi in età arcaica e stabilita poi per legge dalla città democratica del V sec. a.C.33 non è praticamente più attestata sino al II sec. d.C., quando è probabile che sia stata ripristinata dall’imperatore nella rinnovata temperie che riguarda il santuario. Che Adriano si sia interessato sin del dettaglio anche delle questioni economiche è dimostrato, ad esempio, da una lettera frammentaria che invia agli Ateniesi, testo che entra nel merito di problemi molto contingenti, come la vendita del pesce da parte di coloro che pescavano nelle acque di Eleusi, testo che viene ‘pubblicato’ al Pireo34. Un aspetto interessante è costituito dal fatto che amministratore dei beni delle aparchai in questo periodo sembra essere il Panhellenion, l’istituzione voluta da Adriano nel 131/2, che raccoglie le comunità greche storiche e ne fa una realtà culturale di importanza centrale per l’impero35. Da tempo è stato sottolineato il collegamento molto stretto tra il sinedrio e il santuario36, per la sua forte caratterizzazione religiosa, per il fatto di amministrare una delle sue rendite più importanti, per l’impegno costruttivo attestato solo in questo santuario, per le dediche fatte37 e per le assegnazioni di danaro necessarie ai sacerdoti e al culto38. La crescita delle testimonianze in questo senso tende a mostrare che lo hieron di Demetra possa essere stato la sede principale dell’istituzione39 e la costruzione adrianea dell’edificio assembleare nel portico di sud-est potrebbe offrire una collocazione adeguata alle riunioni dei delegati, poste in questo caso sotto la diretta protezione sacra. Lo stretto rapporto tra Panhellenion ed Eleusi è esplicitamente dichiarato in un’importante epigrafe di Thyateira40, che contiene un decreto della città asiatica; qui si spiega chiaramente come il culto di Demetra costituisca la ragione stessa della scelta di Atene per l’assemblea permanente di tutti gli Elleni: “…l’imperatore ha beneficiato sia singolarmente sia nel suo insieme la nazione degli Elleni, reclutando fra essi quel sinedrio, il sacratissimo Panhellenion, quale espressione di onore collettivo per la nobilissima città di Atene, la benefattrice, che una volta per sempre ha elargito a tutti gli Elleni il frutto dei Misteri…”; quindi è consapevole la dichiarazione che il processo di trasformazione civile deve agli insegnamenti di Demetra, materiali (l’agricoltura) e spirituali (i misteri) la sua origine e la sua diffusione nell’area di cultura greca e da qui nel resto dell’impero41. È la logica del riconoscimento di una supremazia religiosa e storica che diventa cemento dell’identità culturale del mondo greco-romano e che viene affidata ad un consesso scelto di comunità elleniche individuate sulla base delle tradizioni sulle origini: si tratta, formalmente, delle antiche poleis greche e delle loro colonie, per le quali tradizione cultuale e linguistica costituiscono elemento di aggregazione e di organizzazione sociale. Sin dai primi anni del suo regno Adriano sembra aver perseguito l’attuazione di questo progetto, cercando di valorizzare il carattere panellenico di importanti santuari greci, come mostra una lettera rivolta agli abitanti di Delfi42 e i suoi interventi a favore del culto rinnovato di Homonoia ton Hellenon e Zeus Eleutherios di Platea43, ma è solo in che il suo

33 Sul decreto delle primizie datato da CLINTON verso il 440-435: CLINTON 2005, n. 28a-b, 37–40. 34 2 IG II 1103; CLINTON 1989, 1499–1539. 35 Sul panhellenion, fondamentali SPAWFORTH, WALKER 1985; SPAWFORTH, WALKER 1986; v. anche ROMEO 1992-1993; MAROTTA 1995; JONES 1996; SPAWFORTH 1999; WEISS 2000; ROMEO 2002a; ROMEO 2002b; DUKELLIS 2007. 36 V., ad es., SPAWFORTH, WALKER 1985, 82; si tratta dell’unico rapporto attestato, anche se è stato supposto che i panhellenes si occupassero anche del santuario di Homonoia e Zeus Eleutherios di Platea, ma in maniera del tutto induttiva: NAFISSI 1995, 119–136. 37 2 IG II 2956–2957; CLINTON 1989, 1499–1539, in particolare, su Adriano, 1516–1525. 38 CLINTON 1989, 1499–1539, in particolare, su Adriano, 1516–1525. Di recente è stata aggiunta un’altra notazione: un ritratto degli inizi del III sec. d.C. dalle pendici settentrionali dell’acropoli è stato attribuito ad un ignoto panhellenes onorato ad Atene, come è noto in molti altri casi; la presenza di una triplice corona, di cui la mediana di mirto, l’inferiore uno strophion e la superiore decorata da otto busti a rilievo costituisce la motivazione principale di questa identificazione. Il mirto, in questo caso, indica uno stretto collegamento con il culto eleusino, in cui la pianta era distintiva nelle feste cerimoniali e diventa un altro elemento del rapporto tra il Panhellenion ed il santuario: RICCARDI 2007. 39 Di questo avviso la bibliografia più recente: v. ad es., RICCARDI 2007; al santuario di Zeus Olimpio di Atene aveva pensato invece WILLERS 1990, condiviso ad esempio anche da NAFISSI 1995. 40 FOLLET, PEPPAS DELMOUSOU 1992; sul proponente e la cronologia dell’epigrafe v. anche MAROTTA 1995, 157–167. 41 L’opera di Adriano è interessata anche ad una diffusione occidentale del sistema cultuale eleusino, con l’istituzione anche a Roma di culti misterici, sulla base di un’informazione di Mario Vittorino: BEAUJEU 1955, 166. 42 FD III, 4, 302, col. II, in particolare ll. 5–6; ANTONETTI 1995, 149–156. 43 NAFISSI 1995, 119–136.

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progetto trova la migliore possibilità di attuazione, riprendendo un sistema di comunicazione già messo a punto dalle elite ateniesi del V sec. a.C. e trasformandolo in funzione delle nuove esigenze del mondo mediterraneo. In questo senso il culto di Eleusi deve essere riconosciuto come elemento fondante della stessa motivazione dell’esistenza del Panhellenion, come mostrano sia i documenti epigrafici del periodo, sia le testimonianze letterarie, tra le quali l’orazione di Elio Aristide per il sacco dei Costoboci offre una delle espressioni più esplicite, presentando il santuario di Eleusi come temenos sacro comune a tutto il mondo civile44.

Prof. Enzo Lippolis Sapienza. Università di Roma Piazzale A. Moro, 5 - 00185 Roma E-mail: [email protected]

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44 Elio Aristide, Or. El. 2.

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