L'iscrizione Vascolare Da Carcegna Di Miasino E I Rapporti Tra
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Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli Quaderni di Archeologia del Piemonte Torino 2019 3 Direzione e Redazione Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo Sede operativa: piazza S. Giovanni 2 - 10122 Torino Tel. 011-195244 Fax 011-5213145 Direttore della Collana Egle Micheletto - Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo I contributi sono sottoposti a peer-review Comitato Scientifico Marica Venturino Federico Barello Francesca Garanzini Coordinamento Marica Venturino Comitato di Redazione Maurizia Lucchino Susanna Salines Segreteria di Redazione Maurizia Lucchino Editing ed elaborazione immagini Susanna Salines Progetto grafico LineLab.edizioni - Alessandria Editing dei testi, impaginazione e stampa La Terra Promessa Società Coop. Sociale - Onlus Polo Grafico di Torino Quando non diversamente indicato, i disegni dei reperti sono in scala 1:3 (ceramica, vetri), in scala 1:2 (industria litica levigata, metalli), in scala 1:1 (industria litica scheggiata) Il volume è stato pubblicato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino con la collaborazione della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti È possibile consultare gli articoli pubblicati in questo volume nel sito istituzionale della Soprintendenza: http://www.sabap-al.beniculturali.it/editoria © 2019 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli ISSN 2533-2597 Contributi 93 L’iscrizione vascolare da Carcegna di Miasino e i rapporti tra mercenariato italico e celtico Filippo Maria Gambari* Enrico Bianchetti (1834-1894), che nel 1890-1891 compatibile con la presenza di un piede potrebbe aveva promosso gli scavi a S. Bernardo e a Persona essere un’ultima reminiscenza della decorazione a di Ornavasso, pochi mesi prima della sua scomparsa stralucido a reticolo, continuata fino a tutto il Go- (31 agosto 1894), chiamato dal letterato-poeta Au- lasecca III A, pur su ceramica fine e forme più alte gusto Curioni di Orta (che scriveva i suoi versi sot- e meno aperte; d’altra parte l’accenno a una cera- to lo pseudonimo di Ugo Quan Rustico), effettuava mica grossolana ricorda la pur rara diffusione della alcuni scavi con lui, portando alla luce in frazione decorazione a reticolo nel corso del IV secolo a.C., Carcegna di Miasino, località Campello, una necro- forse anche per la lontana influenza delle lekythoi a poli di tombe a inumazione in cassoni di grandi la- reticolo etrusco-italiche, ben diffuse in Italia e nel stre di beola. Alla profondità di ca. 80 cm, una quin- commercio nel Mediterraneo occidentale, nella ce- dicina di tombe, con orientamento da nord-ovest ramica domestica gallica in Francia orientale del LT B1 verso sud-est, risultavano composte da lastroni di (ad esempio S 2009, pp. 82-83, figg. 20, 3; 21, 13). pietra di circa due metri di larghezza, salvo una con La forma desumibile dalla descrizione, una ciotola a protezioni in laterizio, con disposizione a gruppi di orlo rientrante o distinto rientrante, compare, nella tre o quattro sepolture affiancate (V 1940, sequenza di Milano, via Moneta, tra il G III A3 e pp. 200-201). Gli scheletri erano, come di consueto il LT D (tipo 14: C - T 2015, pp. 198-199, nelle sepolture della zona, distrutti completamen- fig. 11), in particolare la variante C tra LT C e LT D; te dall’acidità del terreno e non furono riconosciuti a Giubiasco la stessa tipologia, a labbro distinto o a elementi di corredo. D’altra parte il fatto che le la- orlo rientrante (T et al. 2010, p. 204, fig. 42) stre fossero legate da calce e l’assenza o consistenza è attestata tra LT B e LT D (T et al. 2010, minimale del corredo fanno propendere per una da- pp. 232-233). Se dunque la tipologia, in assenza di tazione nell’avanzato Medioevo. un chiaro profilo della ciotola che renda possibile Dopo la morte di Bianchetti, a Curioni un po’ pri- una tipizzazione di dettaglio, non consente una cro- ma del 1903 pervenne, sempre dalla stessa località nologia precisa, è la decorazione a reticolo che non e da parte di contadini, il vasetto a pisside oggetto sembra proprio possa scendere oltre il IV secolo a.C. o del presente studio, che si segnalava per la presenza al limite, in via cautelativa, oltre la metà del III seco- ben evidente di una lunga iscrizione prelatina graf- lo, anche perché nei contesti lombardo-piemontesi fita, analoga a quelle già notate a Ornavasso, subito e ticinesi a partire dal pieno LT C, quando disponia- segnalata all’Accademia delle Scienze di Torino e mo ormai di ampi repertori, la decorazione a reticolo studiata da Elia Lattes (L 1903-1904). Gra- certamente non compare più. zie all’edizione precisa e completa di illustrazione, Non sono chiare le circostanze e il contesto del il documento epigrafico circolò molto rapidamente ritrovamento, verosimilmente in una sepoltura o e fu oggetto d’attenzione anche da parte di linguisti cenotafio, sconvolto da lavori di sbancamento o ter- ed epigrafisti transalpini. Dai dati dell’archivio della razzamento. Diversi elementi confermano però ne- Soprintendenza si apprende che insieme al vasetto gli anni successivi la presenza in zona di una necro- erano stati rinvenuti una scodella e altri frammen- poli della seconda età del Ferro. Tra il 1952 e il 1955, ti (forse la coppetta-coperchio della pisside?) oggi nella stessa area degli scavi Bianchetti, un poco più non reperibili (Tra terra e acque 2004, p. 366, 2). a est, il dott. Korrodi, residente a Orta San Giulio In realtà le notizie raccolte dai ricercatori locali e di origine svizzera, rinviene e trattiene presso di (C - D G 1993, p. 131) parlano più sé non meglio precisati “fittili antichi” (C precisamente di “una coppa in argilla ad impasto 1962, p. 55), di cui non si è potuto verificare l’at- grossolano, bordo rientrante, decorata a rete sul tuale collocazione, forse nella stessa Casa Korrodi ventre; diametro max. cm. 14; h. cm 5”. Pur nei li- ancora oggi censita nel Piano Paesistico Regionale. miti delle informazioni disponibili, la decorazione Nel 1973, d’intesa con la Soprintendenza, il Grup- a rete sulla faccia esterna di una ciotola abbastanza po Archeologico di Mergozzo imposta per verifica bassa e con un rapporto tra altezza e diametro in- una serie di saggi di scavo, in regione Campello, in 94 FILIPPO MARIA GAMBARI un’area adiacente a quella dei ritrovamenti effettuati tola, anche per l’influenza dei corredi di Ornavasso nel 1952-1955, che avevano distrutto una consistente e per la cronologia in una fase di romanizzazione parte della necropoli; vengono recuperati alcuni dei proposta per l’iscrizione, sulla base delle presun- reperti emersi dagli sbancamenti precedenti e viene te connessioni con l’onomastica romana. Morandi indagata una superficie di ca. 700 m2, rinvenendo è il primo a evidenziare (M 1999, p. 160) 36 nuclei tombali, perlopiù in fosse protette da ciot- che il vaso non poteva avere un utilizzo come con- toli, i cui materiali, oggi al Civico Museo Archeologi- tenitore di vino per i limiti dimensionali, ma defi- co di Mergozzo, testimoniano una lunga frequenta- nisce l’iscrizione “l’enigmatico, dal punto di vista zione dal LT D1 (150-89 a.C.) al IV secolo d.C. (A- funzionale-culturale, testo recenziore di Carcegna”. - D G 1973; C - D G 1993, Recentemente, Morandi (M 2004, p. 582) pp. 131-172)1. Se si escludono le tombe medievali sca- menziona una forma vascolare che “sembrerebbe vate da Bianchetti, sembra di poter concludere per la intermedia tra quella dell’olletta e quella del vaso presenza di un’area di necropoli riferita con continui- a trottola”. Del Duca (D D 2012, p. 31) parla tà a un piccolo insediamento, collocato probabilmen- addirittura di “vaso a trottola mancante del collo”. te in corrispondenza del concentrico abitato dell’at- M.G. Tibiletti Bruno nel 1978 (T B tuale frazione; nella fascia di necropoli nel tempo i 1978, p. 149) aveva solo genericamente accennato nuclei si sarebbero sviluppati verso est, dalla seconda a un “vasetto mancante del collo” e nel 1981 (T- età del Ferro alla piena e tarda età romana, mentre la B 1981, pp. 175-176) parla di “vasetto parte più occidentale, interessata dalle prime distru- di piccole dimensioni” e di “vasetto di stile più ar- zioni, conservava forse le tombe più antiche. L’uso se- caico” forse “tenuto a lungo in famiglia e traman- polcrale continuativo della regione Campello, a sud d a t o ”. dell’attuale frazione, si lega del resto verosimilmen- In effetti il vaso sembra collocarsi nella più tar- te alla tendenza a un certo impaludamento, che la da continuità della tradizione della ceramica etru- rendeva in passato meno adatta a usi agricoli, prima sco-padana, come evidenzia l’ingubbiatura ros- delle opere di bonifica che originarono le scoperte: lo so-brunastra: appare disgiunto da una funzionalità stesso toponimo di Carcegna si spiega probabilmen- legata all’ambito potorio (la capacità non supera una te da *Cariceina, “piccolo cariceto” (O 1961, ventina di centilitri, dunque non è un vaso conteni- Carcina, p. 143), a riprova della presenza tradizionale tore, e la forma è del tutto inadatta all’uso come bic- di un’ampia fascia a canneto non coltivata.