Niccolò Machiavelli La Figura Esemplare Di Cesare Borgia T30
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PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545) CAPITOLO IV Il Principe 1 T30 ON LINE Niccolò Machiavelli La figura esemplare di Cesare Borgia [Il Principe, VII] Il capitolo VII si apre in forma puntualmente antitetica rispetto al precedente: coloro i quali conquiste- ranno uno Stato con l’aiuto della fortuna e delle armi altrui lo manterranno con grandissime difficoltà. Lo Stato così realizzato è paragonato a un albero cresciuto troppo in fretta, privo delle «barbe», delle ra- dici, e vulnerabile alla prima tempesta. Diversamente dalle “cose della natura”, però, nelle cose dello Sta- to è possibile forzare i tempi della crescita naturale e combattere anche le più estreme difficoltà. A rap- presentare adeguatamente questo caso limite Machiavelli sceglie la figura per lui esemplare del duca Va- lentino, Cesare Borgia, figlio naturale del papa Alessandro VI. Il Valentino è indicato come modello a chi voglia conquistare e mantenere un principato. E tuttavia l’epilogo della sua avventura politica non fa ec- cezione alla regola generale: fondandosi sulla fortuna e sulle armi altrui, anch’egli «ruina». Eppure Ce- sare Borgia aveva dato ampie prove di estrema decisione e risolutezza: con la dissimulazione e con l’in- ganno era riuscito a convocare i capi Orsini a Senigallia e a eliminarli. Inoltre non aveva esitato a far uc- cidere il proprio luogotenente Ramiro de Lorqua, esponendone il corpo «in dua pezzi in su la piazza». Il Valentino aveva cercato anche di essere previdente rispetto al futuro: per fare eleggere come successore al padre un papa non ostile, tentò di tirare dalla propria parte l’aristocrazia romana e di controllare il col- legio dei cardinali; tentò inoltre di conquistare la Toscana per realizzare, prima della morte del padre, un vasto Stato centroitaliano. Nondimeno il suo tentativo fallì. La «estraordinaria ed estrema malignità di fortuna» fu una delle cau- se del fallimento. Essa consistette nella morte del papa Alessandro VI e nella contemporanea grave ma- lattia del Valentino, due fatti verificatisi poco prima che questi consolidasse il proprio dominio anche in Toscana. Il resoconto delle imprese del duca si conclude proponendole quale modello di imitazione «a tut- ti coloro che per fortuna e con l’armi d’altri sono ascesi allo imperio». Tuttavia anche il Valentino non fu esente da un fatale errore: non aver ostacolato l’elezione di Giulio II Della Rovere, nemico dei Borgia, «cagione dell’ultima ruina sua». da N. Machiavelli, Tutte le DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI ALIENIS ARMIS ET FORTUNA ACQUIRUNTUR1 opere, a cura di M. Martelli, Sansoni, Firenze, 1971. Coloro e’ quali solamente per fortuna diventano, di privati, principi,2 con poca fatica diventano, ma con assai si mantengono; e non hanno alcuna difficultà fra via, perché vi volano;3 ma tutte le difficultà nascono quando e’ sono posti.4 E questi tali sono quando è concesso ad alcuno uno stato o per dana- 5 ri o per grazia di chi lo concede: come intervenne a molti in Grecia, nelle città di Ionia e di Ellespon- to, dove furono fatti principi da Dario,5 acciò le tenessino per sua securtà e gloria;6 come erano fatti ancora quegli imperadori che, di privati, per corruzione de’ soldati, pervenivano allo imperio.7 Que- sti stanno semplicemente in sulla voluntà e fortuna di chi lo ha concesso loro, che sono dua cose vo- lubilissime e instabili; e non sanno e non possono tenere quel grado.8 Non sanno, perché, se non è uo- 10 mo di grande ingegno e virtù, non è ragionevole che, sendo sempre vissuto in privata fortuna,9 sappi comandare; non possono, perché non hanno forze che li possino essere amiche e fedeli. Di poi, gli sta- ti che vengano subito, come tutte le altre cose della natura che nascono e crescono presto, non posso- no avere le barbe e corrispondenzie loro;10 in modo che el primo tempo avverso le spegne;11 se già quelli tali, come è detto, che sì de repente12 sono diventati principi, non sono di tanta virtù che quel- 15 lo che la fortuna ha messo loro in grembo, e’ sappino subito prepararsi a conservarlo, e quelli fonda- menti che gli altri hanno fatti avanti che13 diventino principi, li faccino poi. Io voglio all’uno e all’altro di questi modi detti, circa il diventare principe per virtù o per fortuna, ad- durre dua esempli stati ne’ dì della memoria nostra:14 e questi sono Francesco Sforza e Cesare Borgia.15 1 DE…ACQUIRUNTUR: I principati nuovi che si acquista- 6 acciò...gloria: affinché le amministrassero per la sicu- le loro ramificazioni (barbe e corrispondenzie). La figu- no con armi altrui e con la fortuna. rezza e come segno della gloria di Dario. ra dello Stato-pianta evidenziata dalle barbe e corri- 2 diventano...principi: da cittadini privati divengono prin- 7 quegli...imperio: allo stesso modo agirono quegli impe- spondenzie rivela la machiavelliana concezione natu- cipi. ratori romani che pervennero al trono imperiale median- ralistica della realtà politica. 3 non...volano: non incontrano nessuna difficoltà duran- te la corruzione dell’esercito. Machiavelli allude agli im- 11 el...spegne: la prima tempesta le elimina. te l’impresa di conquista (fra via) perché vi giungono al peratori che vennero proclamati tali dalle legioni, dopo 12 sì de repente: così improvvisamente. volo. avere corrotto a tal fine i soldati. 13 avanti che: prima di. 4 sono posti: hanno raggiunto il dominio, essendovisi in- 8 quel grado: quella posizione di comando. 14 ne’ dì...nostra: nei giorni che noi possiamo ricordare, sediati. 9 privata fortuna: condizione (fortuna) di privato citta- molto recenti. 5 Dario: l’imperatore persiano Dario I nel 522 a.C. riorga- dino. 15 Francesco Sforza e Cesare Borgia: lo Sforza (1401- nizzò l’impero in satrapie, affidando ai satrapi, che go- 10 Di poi...loro: Inoltre, gli Stati che crescono in fretta (ven- 1466) nel suo tragitto da capitano di ventura a signo- vernavano in suo nome, l’amministrazione delle città gano subito), come tutto ciò che in natura nasce e cre- re di Milano costituisce per Machiavelli, come il Valen- greche dell’Asia Minore. sce troppo rapidamente, non possono avere le radici e tino, un modello esemplare di “principe nuovo”. Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE] PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545) CAPITOLO IV Il Principe 2 T30 ON LINE Niccolò Machiavelli ~ La figura esemplare di Cesare Borgia Francesco, per li debiti mezzi16 e con una grande sua virtù, di privato diventò duca di Milano; e quel- 20 lo che con mille affanni aveva acquistato, con poca fatica mantenne. Dall’altra parte Cesare Borgia, chiamato dal vulgo duca Valentino, acquistò lo stato con la fortuna del padre, e con quella lo perdé; nonostante che per lui si usassi ogni opera17 e facessi tutte quelle cose che per uno prudente e virtuo- so uomo si doveva fare per mettere le barbe sue18 in quelli stati che l’arme e fortuna di altri gli aveva concessi. Perché, come di sopra si disse, chi non fa e’ fondamenti prima, li potrebbe con una gran virtù 25 farli poi, ancora che si faccino con disagio dello architettore e periculo dello edifizio.19 Se, adunque, si considerrà tutti e’ progressi del duca,20 si vedrà lui aversi fatti gran fondamenti alla futura potenzia; li quali non iudico superfluo discorrere,21 perché io non saprei quali precetti mi dare22 migliori a uno principe nuovo, che lo esemplo delle azioni sua: e se gli ordini suoi non li profittorono,23 non fu sua colpa, perché nacque da una estraordinaria ed estrema malignità di fortuna.24 30 Aveva Alessandro VI, nel volere fare grande el duca suo figliuolo, assai difficultà presenti e future. Prima, e’ non vedeva via di poterlo fare signore di alcuno stato che non fussi stato di Chiesa; e volgen- dosi a torre25 quello della Chiesa, sapeva che el duca di Milano e Viniziani26 non gnene consentireb- bano;27 perché Faenza e Rimino erano di già sotto la protezione de’ Viniziani. Vedeva, oltre di questo, l’arme di Italia,28 e quelle in spezie di chi si fussi possuto servire,29 essere in le mani di coloro che do- 35 vevano temere la grandezza del papa: e però30 non se ne poteva fidare, sendo tutte negli Orsini e Co- lonnesi e loro complici.31 Era, adunque, necessario che si turbassino quegli ordini,32 e disordinare li stati di coloro, per potersi insignorire securamente di parte di quelli.33 Il che li fu facile, perché trovò e’ Viniziani che, mossi da altre cagioni, si erono vòlti a fare ripassare e’ Franzesi in Italia;34 il che non solamente non contradisse, ma lo fe’ più facile con la resoluzione del matrimonio antiquo del re Lui- 40 gi.35 Passò, adunque, il re in Italia con lo aiuto de’ Viniziani e consenso di Alessandro; né prima fu in Milano, che il papa ebbe da lui gente per la impresa di Romagna;36 la quale gli fu consentita per la reputazione37 del re. Acquistata, adunque, el duca la Romagna, e sbattuti e’ Colonnesi,38 volendo mantenere quella e procedere più avanti, lo impedivano dua cose: l’una, l’arme sua che non gli pare- vano fedeli, l’altra, la volontà di Francia: cioè che l’arme Orsine, delle quali s’era valuto,39 gli mancas- 45 sino sotto,40 e non solamente l’impedissino lo acquistare, ma gli togliessino lo acquistato, e che il re an- cora non li facessi el simile.41 Degli Orsini ne ebbe uno riscontro42 quando, dopo la espugnazione di Faenza, assaltò Bologna, ché li vidde andare freddi in quello assalto:43 e circa il re, conobbe l’animo suo quando, preso il ducato di Urbino, assaltò la Toscana; dalla quale impresa el re lo fece desistere.44 On- de che il duca deliberò non dependere più dalle arme e fortuna di altri.