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Il movimento romantico in Italia: Foscolo, Manzoni e Leopardi

A cura di Fabio Mombelli

Esame di licenza media – Anno scolastico 2011 – 2012

Prof.ssa Ratano

Indice

 I caratteri generali ...... pag. 1

. Cenni biografici …………………...... …………………...…...……. pag. 2 . Opere principali …...... ……………………………………...... …….. pag. 2 . La poetica ……...... ……………………………………………………..………... pag. 2 . In morte del fratello Giovanni ...... pag. 2  Metrica e figure retoriche ...... pag. 3  Lettura della poesia ...... pag. 3

 Alessandro Manzoni . Cenni biografici …………………...... …………………...…...……. pag. 4 . Opere principali …...... ……………………………………...... …….. pag. 4 . La poetica ……...... ……………………………………………………..………... pag. 4 . Il 5 maggio ...... pag. 4  Metrica e figure retoriche ...... pag. 6  Lettura della poesia ...... pag. 6 . Il romanzo storico per eccellenza: I promessi sposi ………...... pag. 7

. Cenni biografici …………………...... …………………...…...……. pag. 8 . Opere principali …...... ……………………………………...... …….. pag. 8 . La poetica ……...... ……………………………………………………..………... pag. 8 . L’infinito ...... pag. 9  Metrica e figure retoriche ...... pag. 9  Lettura della poesia ...... pag. 9

 La crisi del Romanticismo ...... pag.10

IL MOVIMENTO ROMANTICO IN ITALIA: FOSCOLO, MANZONI E LEOPARDI I CARATTERI GENERALI Tra i maggiori movimenti letterari che caratterizzano la storia italiana va certamente ricordato il 1 Romanticismo e vanno citati alcuni tra gli autori italiani più importanti. Di prioritaria importanza è la contestualizzazione temporale di questo movimento che si sviluppò in Europa a cavallo dell’ultimo decennio del ‘700 ed i primi decenni dell’ 800. In tale periodo l’Europa passò da un regime di “autorità” ad un regime di “libertà”; da una gerarchia sociale “chiusa” ad una gerarchia “aperta”. Il Romanticismo conobbe un intenso e rapido sviluppo in Germania grazie soprattutto agli scritti di un piccolo gruppo di poeti tedeschi che diedero vita allo (tempesta e impeto): per essi l’uomo realizza la propria umanità nell’impeto della passione e l’arte e la poesia non devono sfuggire dal rappresentare la “violenza” del sentimento purché l’artista obbedisca soltanto al proprio genio. Pur accogliendo le nuove idee provenienti dalla Germania ogni grande letteratura europea sviluppò una propria voce, germinata spontaneamente dalla tradizione nazionale. In Italia il Romanticismo riassume e presenta i caratteri salienti del movimento letterario: interiorità, senso della storia e religiosità.

INTERIORITA’ “Interiorità”significa conoscenza di se stesso, delle proprie forze e delle proprie responsabilità, ma anche della disperata solitudine in cui l’uomo si viene a trovare.

STORIA Alla storia il Romanticismo ritorna perché essa equivale alla soggettiva esperienza dei popoli nel continuo fluire delle vicende umane (concezione storicistica); più specificatamente questo ritorno al passato è soprattutto ritorno al Medioevo, all’età, cioè, in cui ha termine la storia antica di Roma, cara alla tradizione classica. In Italia il Romanticismo diventa anche strumento di espressione del desiderio di affermazione dell’identità nazionale del popolo italiano, ideale che sfocerà nel periodo risorgimentale che avrà felice conclusione nel 1861 con il raggiungimento dell’Unità Nazionale.

RELIGIOSITA’

Un altro aspetto del Romanticismo, molto sentito soprattutto dal Manzoni, è quello della religiosità

e della forza della fede che converte e salva l’umanità.

I maggiori autori italiani di questo periodo furono Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi: tre grandissimi scrittori profondamente diversi, che è limitante ricondurre in rigidi schemi, in quanto la grandezza delle loro opere travalica ogni temporalità ed ogni confine nazionale. La citazione e l’analisi di alcuni loro scritti è altresì utile alla piena comprensione della loro intima adesione ad alcuni dei principi fondamentali del movimento Romantico.

Shelley alle Terme di Caracalla, Napoleone Bonaparte, grande immagine emblematica del Il Congresso di Vienna protagonista di quel periodo, Romanticismo ritratto da J. L. David

UGO FOSCOLO CENNI BIOGRAFICI Ugo Foscolo, nato a Zante nelle Isole Ionie nel 1778, condusse una vita molto 2 avventurosa in quanto seguì attivamente le vicende storiche dell’Italia, partecipando in prima fila anche a battaglie cruente. Fu inizialmente sostenitore di Napoleone Bonaparte, visto come il liberatore della Patria, ma il Trattato di Campoformio (1797) che contemplò la cessione di Venezia all’Austria da parte dei Francesi, rappresentò per lui la più cocente delle delusioni: avvilito e sdegnato si rifugiò a Milano, da questo momento assunse un contegno fieramente indipendente nei confronti dei Francesi. Il ritorno degli ideali Austriaci lo colse a Bologna dove corse nuovamente ad arruolarsi per combattere a Cento (FE) contro i Francesi. Trascorse due anni sulle coste della Manica, fallita un’idea di sbarco in Gran Bretagna, tornò in Italia dove cambiò diverse residenze prima di andare nel 1816 in Inghilterra dove morì in miseria nel 1827. OPERE PRINCIPALI Le principali opere del Foscolo furono:  Le ultime lettere di Jacopo Ortis;  Le Odi;  I Sonetti;  I Sepolcri;  Le Grazie.

LA POETICA Il Foscolo fu il poeta italiano nella cui vita e nelle cui opere si avverte l’eco più profonda della tumultuosità di idee (crisi degli ideali illuministici, neoclassicismo, romanticismo) e di avvenimenti storici (predominio francese, coalizione delle potenze europee, Restaurazione) che caratterizzò l’età napoleonica e quella immediatamente seguente. Il Foscolo preferì l’appassionata partecipazione alle vicende politiche della Patria e nei suoi scritti innumerevoli sono le frammistioni di genere ed in tal senso emblematico è il carme dei “Sepolcri” (la cui prima edizione fu stampata nel 1807 presso la Tipografia Bettoni di ) dove l’autore contrappone gli ideali illuministi alla forza del sentimento tipica del Romanticismo: dall’adesione al principio “sanitario” contenuto nell’Editto di Saint – Claude (i cimiteri assunsero obbligatoriamente la fisionomia di fosse comuni anziché di sepolcri “privati”) si passò alla descrizione del sepolcro visto come elemento consolatore perché coltiva in ognuno la speranza di una “morte immortale” attraverso le pietose cure che i familiari avranno dei suoi resti, o delle lodi che i cittadini tributeranno alla sua memoria. IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI TESTO ORIGINALE PARAFRASI 1 Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo Un giorno, se non continuerò a vagare di gente in gente, me vedrai seduto di popolo in popolo, mi vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo sulla tua tomba, o mio fratello, piangendo il fior de' tuoi gentili anni caduto. la tua prematura morte.

5 La Madre or sol suo dì tardo traendo Ora solo la madre, trascinandosi a fatica per l’età parla di me col tuo cenere muto, parla di me ai tuoi resti mortali, ma io deluse a voi le palme tendo ma posso tendervi le mani senza speranza e sol da lunge i miei tetti saluto. e solo da lontano saluto la mia città e la mia casa.

Sento gli avversi numi, e le secrete Sento l’avversità del destino, e gli intimi 10 cure che al viver tuo furon tempesta, tormenti che sconvolsero la tua vita, e prego anch'io nel tuo porto quiete. e prego di trovare pace nella morte.

Questo di tanta speme oggi mi resta! Oggi, mi resta solo questa speranza! Straniere genti, almen le ossa rendete Stranieri, allora rendete al cuore allora al petto della madre mesta. di mia madre addolorata le mie ossa.

Il sonetto presentato pocanzi appartiene alla raccolta de I sonetti ed è stato composto dal Foscolo nel 1802 per ricordare la morte del fratello Giovanni, ufficiale dell’esercito della Repubblica Cisalpina, il quale si era ucciso probabilmente per problemi legati a debiti di gioco. A seguire viene presentata l’analisi della metrica 3 e delle figure retoriche presenti nel testo.

TESTO ORIGINALE METRICA E FIGURE RETORICHE 1 Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo A Schema metrico di gente in gente, me vedrai seduto B La poesia è un sonetto di endecasillabi rimati su la tua pietra, o fratel mio, gemendo A secondo lo schema ABAB, ABAB; CDC, DCD. il fior de' tuoi gentili anni caduto. B Per la divisione in sillabe bisogna tener conto di

una serie di sinalefi ai versi 2, 4, 5, 7, 10, 11 e

14.

5 La Madre or sol suo dì tardo traendo A Analisi delle figure retoriche parla di me col tuo cenere muto, B  L’enjambement è frequente e scandisce il ma io deluse a voi le palme tendo A ritmo del brano; e sol da lunge i miei tetti saluto. B  Al verso 3 è presente una metonimia dove si

usa il materiale invece del prodotto finito;

 Al verso 4 è presente un’espressione Sento gli avversi numi, e le secrete C metaforica che mette in relazione il fiore al 10 cure che al viver tuo furon tempesta, D fratello Giovanni; e prego anch'io nel tuo porto quiete. C  Al verso 6 vi è una sinestesia dove si

accostano due termini differenti sul piano

sensoriale;

Questo di tanta speme oggi mi resta! D  Ai versi 8, 13 e 14 troviamo delle sineddoche Straniere genti, almen le ossa rendete C dove si indica una parte invece del tutto. allora al petto della madre mesta. D  Ai versi 10 e 11 si utilizza l’analogia, una variante della metafora.

LETTURA DELLA POESIA a. Lettura denotativa  Il discorso è svolto in prima persona. E’ il poeta che parla.  Il poeta si rivolge al fratello Giovanni morto in battaglia.  Il poeta parla di sé (vv. 1 – 3, 7 – 14), della madre (vv. 5, 6) e del fratello (4, 10).  I tempi utilizzati sono il presente e il futuro (andrò, vedrai).  I luoghi sono quelli della sepoltura del fratello e dell’esilio del Foscolo.  Il poeta è in esilio e pensa ai suoi familiari, in particolare al fratello morto e alla madre.  I sentimenti espressi dal testo sono dolore, tristezza e nostalgia.

b. Lettura connotativa I temi trattati nella poesia sono:  La morte del fratello Giovanni.  L’esilio del poeta.  La solitudine della madre.  Il dolore e la nostalgia del poeta rispetto alla sua Patria ed ai suoi familiari.

c. Considerazione personale Particolarmente struggente è questa poesia nella quale il dolore del poeta causato della morte di suo fratello Giovanni e della sua impossibilità di ritornare in patria è espresso mediante l’uso di alcune immagini (analogie). Sul piano strutturale e del contenuto la poesia è riconducibile ad alcuni scritti di Valerio Catullo (in particolare al Carme 101) e di Francesco Petrarca. Questa poesia è rappresentabile mediante un triangolo equilatero dove, ai vertici, compaiono la madre il poeta ed il fratello, mentre sui lati, si trovano gli affetti. Il ritmo della poesia è scandito dall’uso dell’enjambement, delle rime e della punteggiatura.

ALESSANDRO MANZONI CENNI BIOGRAFICI Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Piero e da Giulia 4 Beccaria figlia del famoso giurista. Alla sua formazione spirituale e culturale contribuirono gli insegnamenti dei suoi maestri e la tradizione razionalistica della famiglia materna. Nel 1805 raggiunse la madre a Parigi, che si era separata dal marito e che da tempo viveva nella capitale francese con Carlo Imbonati; qui entrò in contatto con le molteplici correnti letterarie presenti a Parigi, sia atee che cattoliche, sia illuministe che romantiche. Tutti questi contatti formarono i principi della sua moralità e fu proprio a Parigi che maturò anche la sua conversione che, più semplicemente, rappresenta il passaggio da una mentalità razionalistica, ad una incondizionata adesione alla fede cattolica, adesione destinata a caratterizzare la vita e l’attività letteraria del Manzoni. Nel 1810 il Manzoni, con la moglie Enrichetta Blondel di fede calvinista, tornò definitivamente a Milano dove partecipò, sempre con animo appassionato, alle alterne vicende del nostro Risorgimento. Visse gli ultimi anni come il più grande scrittore italiano vivente e venne nominato senatore a vita nel 1861. Il 22 maggio 1873 si spense serenamente all’età di 88 anni. OPERE PRINCIPALI Le principali opere del Manzoni furono:  Inni sacri;  Adelchi;  Conte di Carmagnola;  Marzo 1821;  Il 5 maggio;  I promessi sposi; LA POETICA L’adesione del Manzoni ai principi artistici del Romanticismo fu determinata dalla graduale confluenza, in quella che fu la sua evoluzione spirituale, dei due elementi principali della dottrina romantica: la ricerca di un’arte obiettiva ispirata al vero storico e la continua attenzione agli aspetti etico – sociali della vita. La poetica manzoniana è da lui stesso mirabilmente definita in due lettere che egli scrive al riguardo del Romanticismo: Lettera al signor Chauvet e Lettera sul Romanticismo. In queste epistole chiarisce la sua posizione nei confronti del vero per soggetto e quindi il rapporto storia – poesia dove quest’ultima sopravanza sulla prima in quanto è in grado di rivelare il “battito di umanità” dei vari protagonisti della storia. Notissima la formula manzoniana secondo la quale la poesia e la letteratura in genere deve porsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo. IL 5 MAGGIO TESTO ORIGINALE PARAFRASI 1 Ei fu. Siccome immobile, Egli non è più vivo. Come il corpo senza vita di dato il mortal sospiro, Napoleone esalato l’ultimo respiro, stette la spoglia immemore rimase immobile senza memoria, orba di tanto spiro, privo del grande spirito, 5 così percossa, attonita così la terra rimane colpita, stupefatta la terra al nunzio sta, alla notizia della morte di Napoleone,

muta pensando all'ultima ammutolita pensando al momento ora dell'uom fatale; della morte dell’uomo mandato dal destino; né sa quando una simile e non sa quando 10 orma di pie' mortale un simile mortale la sua cruenta polvere verrà nuovamente a calpestare a calpestar verrà. le terre dove si combatterono cruente battaglie.

Lui folgorante in solio Il mio ingegno poetico vide Napoleone nel momento Vide il mio genio e tacque; di massima gloria sul trono, ma tacque 15 Quando, con vece assidua, quando, con un avvicendarsi incessante, 5 Cadde, risorse e giacque, cadde, si risollevò e ricadde, Di mille voci al sonito si astenne dal mescolare la sua voce Mista la sua non ha: alle altre:

Vergin di servo encomio non vincolato da elogi 20 E di codardo oltraggio, o da insulti, Sorge or commosso al subito ora si leva commosso all’improvvisa Sparir di tanto raggio: morte di Napoleone: E scioglie all’urna un cantico e innalza alla tomba una poesia Che forse non morrà. che forse non verrà dimenticata

25 Dall'Alpi alle Piramidi, Dall’Italia all’Egitto, dal Manzanarre al Reno, dalla Spagna alla Germania, di quel securo il fulmine l’azione rapidissima di quell’uomo risoluto tenea dietro al baleno; seguiva la decisione altrettanto rapida; scoppiò da Scilla al Tanai, che si estese dalla Calabria alla Russia, 30 dall'uno all'altro mar. dal Mediterraneo all’Atlantico.

Fu vera gloria? Ai posteri Fu vera gloria? Alle generazioni future l'ardua sentenza: nui la difficile risposta: noi chiniam la fronte al Massimo chiniamo la fronte a Dio, Fattor, che volle in lui che volle stampare in lui 35 del creator suo spirito la più grande più vasta orma stampar. orma della sua potenza.

La procellosa e trepida Egli provò tutto: la tempestosa e trepidante gioia d'un gran disegno, gioia di un grande progetto, l'ansia d'un cor che indocile e l’ansia di un cuore che deve obbidire 40 serve, pensando al regno; allo Stato mentre pensa di ottenerlo, e il giunge, e tiene un premio e lo fa ottenendo il premio ch'era follia sperar; che sembrava folle sperare;

tutto ei provò: la gloria egli provò tutto: la gloria maggior dopo il periglio, dopo il pericolo, 45 la fuga e la vittoria, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; il potere e l’esilio; due volte nella polvere, due volte perse e due volte sull'altar. due volte vinse.

Ei si nomò: due secoli, Egli si nominò imperatore a cavallo 50 l'un contro l'altro armato, di due secoli diversi tra di loro sommessi a lui si volsero, che si sottomisero a lui, come aspettando il fato; aspettando il destino; ei fe' silenzio, ed arbitro egli fece silenzio e si sedette s'assise in mezzo a lor. come un arbitro tra di loro.

[...] [...] Quest’ode, composta nel giro di pochi giorni, affronta come argomento principale la morte dell’imperatore Napoleone Bonaparte avvenuta il 5 maggio 1821 sull’Isola di Sant’Elena. Nella poesia Napoleone non viene mai nominato direttamente –forse in segno di rispetto e di ammirazione- ma vi sono una serie di riferimenti ad alcuni importanti avvenimenti storici:  dal verso 25 si fa riferimento, in ordine, alle campagne d’Italia (Alpi, 1796 – 1800), alla campagna d’Egitto (Piramidi, 1798 – 99), alla campagna di Spagna (Manzanarre, 1806), alle varie campagne di Germania (Reno), alla Calabria (Scilla) e alla Russia (Tanai ossia il fiume russo Don);

 Ai versi 41 e 42 si fa riferimento al momento in cui Napoleone non era altro che un condottiero ed ambiva a diventare imperatore di Francia.  Ai versi 47 e 48 si parla delle sconfitte di Lipsia e di Waterloo (due volte nella polvere) e dei suoi 6 trionfi durante l’Impero e durante i Cento Giorni (due volte sull’altar).

TESTO ORIGINALE METRICA E FIGURE RETORICHE 1 Sdrucciolo Ei fu. Siccome immobile, A Schema metrico La poesia è un’ode composta di diciotto strofe Piano dato il mortal sospiro, B di sei settenari ciascuna. Le rime seguono lo Sdrucciolo stette la spoglia immemore C schema: ABCBDE, FGHGIE.

Piano orba di tanto spiro, B Analisi delle figure retoriche  L’enjambement è presente tra i versi 7 e 8 e 5 Sdrucciolo così percossa, attonita D tra i versi 9 e 10; Tronco la terra al nunzio sta, E  Dal verso 1 al verso 6 vi è una similitudine

dove vengono paragonate le spoglie mortali Sdrucciolo muta pensando all'ultima F di Napoleone al mondo;  Al verso 4 è presente una metafora che Piano ora dell'uom fatale; G utilizza il termine orba (più adatto riferito a Sdrucciolo né sa quando una simile H qualcuno che possiede una vista carente) per indicare che difetta di qualcosa; 10 Piano orma di pie' mortale G  Al verso 12 vi è un’anastrofe dove viene Sdrucciolo la sua cruenta polvere I invertito l’ordine delle parole senza usare, però, una proposizione incidentale (che Tronco a calpestar verrà. E invece viene utilizzata nell’iperbato).

LETTURA DELLA POESIA a. Lettura denotativa  Il discorso è svolto in terza persona.  Il poeta parla di Napoleone Bonaparte e, infine, si rivolge alla Fede.  Il poeta parla di sé (vv. 13 – 24), di Napoleone (vv.1 – 108) e della Fede (87 – 108).  I tempi utilizzati sono il passato (per lo più remoto) e in una strofa il presente (strofa 4).  I luoghi sono quelli delle battaglie combattute da Napoleone e l’isola di Sant’Elena.  Il poeta rievoca il grande imperatore Napoleone Bonaparte che è morto in esilio.  I sentimenti espressi dal testo sono di ammirazione e di profonda fede.

b. Lettura connotativa I temi trattati nella poesia sono:  La morte di Napoleone.  Le imprese di Napoleone.  L’esilio di Napoleone.  La forza della fede

c. Considerazione personale Trovo questa poesia particolarmente interessante, sia dal punto di vista delle idee che il Manzoni ha verso Napoleone, sia sul piano stilistico e metrico. Personalmente amo il ritmo incalzante dell’ode, che è scandito dal suono allitterante della e. Le antitesi e le metafore si contrappongono creando una sorta di resoconto dettagliato e di facile comprensione della vita e della imprese dell’imperatore francese. La grandezza di Napoleone viene evidenziata non nominandolo mai direttamente, utilizzando alcune metafore e ripercorrendo le tappe della sua vita. Un grande capolavoro della letteratura italiana!

IL ROMANZO STORICO PER ECCELLENZA: I PROMESSI SPOSI All’inizio dell’Ottocento il genere del romanzo storico ottenne un grande ed immediato successo grazie ad alcune sue caratteristiche strutturali: 7  rievocava epoche del passato con un tono di serietà e di verità;

 andava incontro all’interesse per la tradizione e la storia dei popoli, particolarmente sentita nell’età romantica;  appagava i gusti del pubblico con vicende avventurose ed appassionanti. Il romanzo narra l’amore contrastato tra due giovani innamorati (Renzo e Lucia), che vivono in un piccolo villaggio del Ducato di Milano nel XVII secolo. Essi sono di umili origini e, data la situazione storica e sociale dell’epoca, devono subire i soprusi di un nobile del luogo, don Rodrigo, il quale, invaghitosi di Lucia, fa di tutto per impedirne il matrimonio. I due fidanzati subiranno molte traversie finché, due anni dopo l’inizio della vicenda, potranno finalmente sposarsi. Il romanzo fu lungamente elaborato da Alessandro Manzoni, sia dal punto di vista linguistico che strutturale, tra il 1821 ed il 1842, quando fu pubblicata l’edizione definitiva: furono cambiati i titoli (Fermo e Lucia) ed eliminati una serie di capitoli e digressioni ritenute superflue e ridondanti. La storia narrata, per i romanzieri, non era semplice cornice o sfondo ma la vera protagonista del racconto poiché determinava la mentalità ed il comportamento dei personaggi. Di conseguenza lo scrittore doveva documentarsi con precisione su fatti, costumi, modi di vita dell’epoca descritta. I personaggi potevano anche essere inventati ma erano rigorosamente inseriti in vicende storicamente accadute. La vicenda narrata nel romanzo storico manzoniano de I promessi sposi è ambientata nella Lombardia del Seicento e ripropone con fedeltà la cultura e lo spirito del tempo descrivendone i grandi eventi: la peste, la fame e la guerra. In realtà l’autore proietta nella miseria e nelle ingiustizie di quel secolo i problemi del suo tempo, dando così vita ad un romanzo di grande attualità. La contestualizzazione degli avvenimenti nel periodo dell’occupazione spagnola consentì al Manzoni di non criticare apertamente la dominazione asburgica, a lui contemporanea, riuscendo con questo artificio ad evitare la censura e le ripercussioni austriache. I personaggi principali della storia sono:

RENZO LUCIA MONDELLA CARDINALE TRAMAGLINO Giovane operaia, BORROMEO Giovane operaio era promessa sposa Uomo di grande tessile, promesso a Renzo Tramaglino. intelligenza e zelo sposo di Lucia religioso, applica Mondella. alla vita i veri principi della

religione cattolica DON RODRIGO MONACA DI AGNESE Signorotto Madre di Lucia; il invaghitosi di Lucia Accoglie Lucia nel suo ottimismo e che, solo per suo convento per la sua esperienza capriccio, vuole farla sfuggire a don l’aiutano ad averla per sé. Egli Rodrigo. La escogitare non riveste alcuna vocazione imposta sempre nuove carica politica. la rende infelice e soluzioni per il peccaminosa. bene di Lucia FRA CRISTOFORO DON ABBONDIO PERPETUA Frate cappuccino in Curato del paese di La domestica di un convento vicino Renzo e Lucia, don Abbondio, al paese dei dovrebbe sposarli, curiosa e promessi sposi, è la ma si fa intimorire chiacchierona. guida spirituale cui dalle minacce di

si affida Lucia. don Rodrigo

L’INNOMINATO AZZECCA – CONTE ATTILIO Figura crudele che GARBUGLI Cugino di don incute rispetto. E’ il Avvocato che opera Rodrigo. potente cui don soltanto al servizio Rodrigo si rivolge dei potenti. per attuare il rapimento di Lucia.

GIACOMO LEOPARDI CENNI BIOGRAFICI Giacomo Leopardi nacque presso Recanati il 29 giugno 1978 da un famiglia 8 nobile e benestante (il padre conte Monaldo Leopardi era un conservatore in politica e la madre Adelaide Antici, una donna di carattere rigido) dalla quale però non ricevette mai affetto e calore; di questa mancanza – che in parte era compensata da uno splendido rapporto con i fratelli – Leopardi soffrì parecchio dato che condizionò profondamente le sue idee ed il suo modo di scrivere. Il Leopardi fu quasi un autodidatta: studiò inizialmente da degli educatori ecclesiastici ma negli anni successivi si dedicò allo studio delle lingue classiche e della letteratura chiudendosi nella biblioteca paterna (nell’immagine a destra sotto). Nel 1919, tormentato da una profonda crisi interiore, Leopardi tentò la fuga da casa, ma senza riuscirci. In questo periodo insorse una malattia agli occhi del poeta che aggravò ulteriormente le sue condizioni di salute. Nel 1822 si recò a Roma dagli zii ma restò deluso sia dai rapporti umani, sia dalla bellezza dei monumenti che non finivano di coinvolgerlo. Tra il 1825 ed il 1828 visse a Milano, Firenze e Pisa per poi ritornare a Recanati. Nel 1833 si recò, infine, a Napoli dove le sue condizioni di salute si aggravarono e morì nella casa dell’amico Antonio Ranieri il 14 giugno 1837. OPERE PRINCIPALI Le principali opere del Leopardi furono: IDILLIO Dal greco eidyllion, significa  Zibaldone quadretto. Trattasi di un  Idilli (L’infinito, Alla luna …) breve componimento che rappresenta un sentimento  Canzoni amoroso sullo sfondo di un  Operette morali paesaggio ameno.  Grandi idilli (A Silvia, Il sabato del villaggio …) Nel linguaggio quotidiano il termine è diventato sinonimo  Ultimi canti (La ginestra ...) di tranquillo e piacevole. LA POETICA L’adolescenza e la giovinezza di Leopardi sono caratterizzate da un’intensa vita interiore, determinata dalle limitazioni imposte dalla severa disciplina familiare, dal facile turbamento dinnanzi alla realtà dell’esistenza, dalla graduale attenuazione degli “ameni inganni” propri di tale età. Nel Leopardi subentrarono tre pessimismi: il pessimismo storico, quello cosmico e quello eroico. Al primo corrisponde la genesi della vita dell’uomo, la constatazione che la storia del genere umano non è altro che la storia della sua progressiva infelicità. Analogamente si svolge la vita del singolo individuo, che dalla beata ignoranza dello stato giovanile passa alla cosciente tristezza dell’età matura: la vita diventa sofferenza allorchè la ragione lacera il magico velo che ricopriva la nuda realtà delle cose. E’ questo un pessimismo di tipo storico, vale a dire un pessimismo che identifica la storia dell’umano dolore in quella del conflitto tra natura e ragione. Un ulteriore approfondimento di questo concetto porta il Leopardi ad un senso di sfiducia nel passato ed in quei libri che egli stesso si meraviglia di avere tanto amato. Conseguentemente la natura si trasforma da madre benigna e premurosa della felicità umana, in potenza impassibile di fronte alle sofferenze che affliggono gli uomini, in perfida matrigna che pone nel cuore dell’uomo il bisogno e la speranza di felicità, senza offrirgli la possibilità di conseguirla in quanto lo perseguita con scadenze di ordine biologico e con ciclopici sconvolgimenti: è questa la motivazione del passaggio del pessimismo da storico a cosmico. A fronte del comune dolore e dell’”empia natura” non rimane agli uomini che la possibilità di unirsi tra loro, non per eludere, ma per attenuare la forza del cieco destino attraverso la solidarietà e la virile consapevolezza della loro infelicità: sarà questa la fase del pessimismo eroico. Il pessimismo del Leopardi non è da intendersi del tutto negativo in quanto, pur riconoscendo una forza oscura che travolge uomini e cose, indica nella sua ultima fase pessimista (eroica) la solidarietà come mezzo per fronteggiare ogni delusione.

L’INFINITO TESTO ORIGINALE PARAFRASI 1 Sempre caro mi fu quest'ermo colle, Sempre affezionato fui a questo colle solitario, 9 e questa siepe, che da tanta parte ed a questa siepe, che impedisce la vista

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. dell’orizzonte. Ma sedendo e mirando, interminati Ma sedendomi e contemplando, infiniti 5 spazi di là da quella, e sovrumani spazi oltre la siepe, e silenzi inimmaginabili, silenzi, e profondissima quïete e una profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco io mi perdo nel mio pensiero, dove il mio animo il cor non si spaura. E come il vento quasi si smarrisce e si inquieta. E nel momento odo stormir tra queste piante, io quello in cui sento il rumore del vento tra le piante, 10 infinito silenzio a questa voce torno alla realtà e metto in relazione vo comparando: e mi sovvien l'eterno, il rumore del vento all’infinito silenzio: e mi e le morte stagioni, e la presente vengono in mente l’eternità, il tempo passato, ed il e viva, e il suon di lei. Così tra questa presente vivo ed il suo suono. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: infinità si annega il mio pensiero: e mi è dolce il 15 e il naufragar m'è dolce in questo mare. naufragare in questo metaforico mare infinito. L’infinito è un componimento che fa parte della raccolta degli Idilli. Quest’opera fu scritta nel 1819 a Recanati. TESTO ORIGINALE METRICA E FIGURE RETORICHE Schema metrico La poesia è un idillio composto da quindici versi 1 Sempre caro mi fu quest'ermo colle, endecasillabi (formati da undici sillabe) sciolti. e questa siepe, che da tanta parte V Analisi delle figure retoriche dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. E  L’enjambement è presente tra i versi 4 e 5 e 5 Ma sedendo e mirando, interminati R e 6; 5 spazi di là da quella, e sovrumani S  Dal verso 2 al 5, dal 9 al 10 e dal 13 al 14 vi silenzi, e profondissima quïete I io nel pensier mi fingo, ove per poco sono delle antitesi dove vengono accostate

il cor non si spaura. E come il vento due immagini contrastanti nella stessa frase; odo stormir tra queste piante, io quello S  Ai versi 4, 5 e 6 vi sono delle iperboli dove 10 infinito silenzio a questa voce C vengono intensificate delle espressioni in vo comparando: e mi sovvien l'eterno, I ecesso; e le morte stagioni, e la presente O  Al verso 9 vi è un’onomatopea che riproduce e viva, e il suon di lei. Così tra questa L un suono; immensità s'annega il pensier mio: T  Tra i versi 14 e 15 vi è una metafora dove si 15 e il naufragar m'è dolce in questo mare. I sostituiscono dei termini propri con alcuni figurati.

LETTURA DELLA POESIA d. Lettura denotativa  Il discorso è svolto in prima persona.  Il poeta si rivolge a se stesso: si può giudicare, infatti, la poesia autobiografica.  Il poeta parla del suo stato d’animo e dei suoi pensieri quando sedeva ad immaginare ciò che si sarebbe potuto trovare al di là di un ostacolo naturale che gli impediva di spaziare con lo sguardo, ma nel contempo attivava la sua fantasia e capacità meditativa.  Il tempo è il passato remoto.  Il luogo è, inizialmente, circoscritto (si tratta del giardino della sua casa delimitato da un recinto di siepe), anche se poi tutti i limiti spazio – temporali si perdono nella forza del pensiero e della meditazione.  Il poeta siede in giardino ed immagina ciò che si potrebbe trovare oltre una siepe ed un monte che gli impediscono la vista.  I sentimenti che prevalgono sono la memoria dei luoghi natii ed il fluire dei pensieri e delle meditazioni ad essi correlate.

e. Lettura connotativa I temi trattati nella poesia sono:  La forza del pensiero e dell’immaginazione. 10  La bellezza e la grandezza della natura che ci circonda.  La meditazione su diverse epoche storiche (passato e presente).  Il pensiero sull’avvenire e sull’eternità.

f. Considerazione personale Unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della letteratura italiana, questa poesia si caratterizza per la ricerca dell’infinito da parte del poeta, mediante l’uso dell’immaginazione e non dei cinque sensi di cui l’uomo dispone. La contrapposizione tra i dimostrativi questo e quello sottolinea la marcata differenza tra i luoghi che il poeta può osservare, ossia quelli al di qua della siepe, e quelli che la travalicano; metaforicamente, la siepe rappresenta il limite della ragione umana. Il distacco tra lo spazio limitato e quello infinito è segnato dall’uso del ma avversativo. Il ritmo della poesia è calmo e pacato, e, unitamente all’uso di alcuni termini letterari ed arcaici, favorisce la riflessione. Anche dal punto di vista non prettamente spaziale, la poesia è impostata sul confronto tra il limitato e l’infinito, che è segnato dall’uso di parole come interminati, sovrumani e immensità.

LA CRISI DEL ROMANTICISMO La crisi dell’esaltazione patriottica coincise con la realizzazione, dapprima in Inghilterra e successivamente in molti altri Paesi dell’Europa occidentale, della rivoluzione industriale. A tutto ciò fece riscontro, a partire dalla metà dell’Ottocento, il prodigioso sviluppo delle scienze e della tecnologia che non solo propiziarono l’ulteriore espansione industriale, ma suscitarono negli intellettuali un acuto bisogno di concretezza: dalla più attenta osservazione della realtà derivarono i nuovi atteggiamenti del pensiero e della cultura che prendono il nome di positivismo in filosofia, verismo in letteratura e realismo in arte. Il realismo letterario si oppone a tutto ciò che è fantastico e sentimentale, mira ad una letteratura ispirata alla obiettiva osservazione del cuore umano e della vita sociale; si volge alla rappresentazione distaccata delle forze e delle leggi della vita quali si manifestano in tutte le classi sociali, specie nelle più umili e diseredate. Una reazione di così vasta portata interessa l’Europa intera: per limitarci al campo letterario si assiste ovunque al declino della poesia, come genere, a vantaggio della prosa.

Un esempio di omnibus risalente Quarto stato dipinto dal pittore Bambini al lavoro in una fabbrica alla fine dell’Ottocento. realista Giuseppe Pelizza da durante la Seconda Rivoluzione Volpedo nel 1896 – 1902. Industriale.