NUMERO 265 in Edizione Telematica 10 Febbraio 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: [email protected]

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NUMERO 265 in Edizione Telematica 10 Febbraio 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO E.Mail: Spiridonitalia@Yahoo.Fr NUMERO 265 in edizione telematica 10 febbraio 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected] Con una lettera inviata il 10 gennaio a tutte un pubblico di ignoranti, dai quali ci si sente le Federazioni associate, la Iaaf ha reso note sempre più circondati. le proposte formulate dalla Commissione Lungi da noi pensare che il progresso vada Marcia, presieduta da Maurizio Damilano e fermato, però ci sembra chiara la necessità composta da dieci individui la maggior parte di indirizzarlo senza stravolgere la tradizione dei quali con tanto di medaglia al collo, che in una specialità di lunga data come la prevedono “cambiamenti radicali” per marcia: ben venga dunque il Race Electronic “garantire la crescita e lo sviluppo della Control System – ossia una sorta di Var disciplina”: il tutto, che sarà messo in atletica –, con solette sensibili collegate ad votazione per l’approvazione dal Council della un chip che trasmette dati wireless ad un Federazione Mondiale di Atletica a Doha il 10 computer in grado di verificare la correttezza e 11 marzo, dando seguito ad una richiesta del contatto del piede con il suolo, e di del Cio, sempre più preoccupato di snellire le conseguenza sanzionare quella che viene competizioni per assecondare le richieste dei chiamata “sospensione” il cui riscontro ad grandi network. occhio nudo risulta sempre più complicato Evitando di perdersi nei dettagli, la visti i ritmi di marcia. rivoluzione proposta è quella di abolire la Ma una cosa è preoccuparsi della correttezza prova sui 50 km per introdurne una sui 30 e, del gesto, ben altra eliminare una gara (50 facendo un bel km) che la passo indietro, momento appare riproporre i 10 km o come la più diecimila metri se si credibile e ridurre dovesse gareggiare la distanza di in pista (ovviamente un'altra (20 km) si tratta solo di una che ha un suo variante lessicale) al preciso significato posto dei 20 km. e che fu introdotta Ovvio che, dietro proprio per una proposta del “punire” chi con il genere, ci siano suo gesto più che interessi marciare tendeva commerciali legati correre, sfruttando soprattutto alle l’intensità della televisioni che mal frequenza per digeriscono un cercare di evitare prodotto di lunga sanzioni. durata e, viceversa, Le reazioni del si affannano a mondo dell’atletica sollecitare cambiamenti di tutti i generi, tali non mancano, soprattutto da parte di chi è da rendere l’evento sportivo sempre più critico (tale e quale come nella politica…) e clownesco e dunque appetibile soprattutto a crediamo che a Maurizio Damilano di questi SPIRIDON/2 tempi fischino parecchio gli orecchi: quella durata. Vivere o scomparire, è questo il che lui definisce “un’evoluzione pilotata” succo: sono anni di studio e, alla fine, relegando al ruolo di “reazione emotiva” scaturisce la proposta che tanto clamore sta l’insorgere di tanti contro la proposta suscitando. E qui ciascuno è libero si trarre formulata ci pare meriti quanto meno un le sue considerazioni. Non ci sottraiamo: approfondimento, perché è impensabile che siamo quanto meno perplessi, perché una persona che da sempre conosciamo di amando il passato anche più dell’incerto grande equilibrio, improvvisamente si faccia presente (al futuro non vogliamo neppure portavoce di una rivoluzione che, comunque, pensare), ci pare di fare una gravissimo è destinata a stravolgere quel mondo al torto ai Frigerio, ai Dordoni, ai Pamich e ai quale proprio lui, campione olimpico e due tanti altri italiani che hanno contribuito a volte iridato, ha dato molto ricevendo però scrivere la storia della marcia, regalando altrettanto. grandi trionfi a questo Paese che di “Bel” Cerchiamo dunque di riassumere quella che conserva purtroppo assai poco. è stata una lunga conversazione telefonica, Nel clamore di questi giorni risulta, come si nella quale peraltro abbiamo dato ampio suole dire, “assordante” il silenzio della spazio a tutte le nostre perplessità. Si parte Fidal: d’altronde come spiegare che Antonio dai primi anni Duemila con il Cio che La Torre, citì che merita tutta la nostra manifesta l’intenzione di cancellare la marcia stima, ha recentemente convinto Eleonora dal programma olimpico. Primo Nebiolo è Giorgi a preparare la 50 km, come gara scomparso da pochi anni ed il suo ideale per lei in futuro? Peccato che così successore, il senegalese Lamine Diack, non difficilmente potrà gareggiare ai Giochi di ha né il carisma né la statura dirigenziale per Tokio 2020, dove questa prova per ora non fare la voce grossa. Anche il Cio ha cambiato fa parte del programma, e già dai Mondiali il suo vertice, da Samaranch a Rogge, ed è successivi del 2021 a Eugene si dovrebbe tutta una nuova cultura sportiva, basata passare ai 30 km. sugli utili, a prendere il sopravvento. Ultima annotazione riguardo a questo spazio La marcia riesce comunque a salvarsi come che fino a qualche giorno fa pensavo di sport olimpico, ma è evidente che è una dedicare a quello che ritendo l’obbrobrio concessione “a termine”: lo intuisce fin da delle staffette miste recentemente varate: in allora Damilano e altrettanto farà, dopo questa gara dirigenziale al peggio, ci sarà l’esperienza olimpica come presidente del comunque modo e tempo di parlarne in Comitato Organizzatore di Londra 2012, il seguito. Magari ricordando che l’essenza successore di Diack, il plurititolato Sebastian dell’atletica è il singolo che sfida se stesso ed Coe. i propri limiti e che sport di squadra ne La Commissione Iaaf della marcia viene esistono già più che a sufficienza, molti dei quindi investita del difficile compito di quali neppure particolarmente interessanti cercare soluzioni che, di pari passo, pur facendo parte rigorosamente del propongano un utilizzo della tecnologia per programma olimpico per garantirsi i voti di dare sempre maggiore credibilità ai risultati quei Paesi nei quali vengono praticati. delle gare ed al tempo stesso rendano più appetibile lo spettacolo, riducendone la Giorgio Barberis “Escimi le chiavi che vado a pisciare il cane” dice lui a lei. “Scendete i profughi” diceva il cartello degli accoglioni sul molo di Siracusa. Sono espressioni scorrette, ma sempre più comuni, specialmente al sud. Verbi intransitivi mutati in transitivi. Ma ci sono altre espressioni non ortodosse che si sentono spesso, e riguardano l’uso errato del participio passato: “a casa tua dobbiamo venire già mangiati?”. Ieri è dilagata sui social la bufala che l’Accademia della Crusca aveva sdoganato questo tipo di espressioni, con gran disgusto delle maestrine da tastiera. In realtà la Crusca non ha dato alcun ok. E’ vero che sdogana ogni anno neologismi come cazziare, cliccare, efficientare, googlare, docciarsi, ma quello è un fatto di lingua, non di grammatica. “Di fronte alle tendenze del parlato il linguista è sensibile perché tenta di cogliere il mutamento in atto, ma il grammatico no, e si erge a limite invalicabile”. Così scrive Claudio Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, a margine della polemica su “esci il cane”. Niente sdoganamenti. I prof potranno continuare a segnarlo col blu. “Si può sorvolare nel linguaggio parlato – prosegue Marazzini – ma bisogna assolutamente correggere nell’uso formale e non c’è da preoccuparsi: orrori come “qual è” con l’apostrofo non saranno mai sdoganati.” Facile a dirsi. Prendiamo il povero congiuntivo, ad esempio. E sempre lì, con un piede nella fossa (linguaggio parlato) e l’altro fuori (linguaggio ufficiale) e a portarlo nella tomba sono spesso giornalisti e scrittori. Come si deve regolare il povero prof ? Facendo finta di niente: tranquilli, raga, se era sbagliato ve lo segnava. [email protected] SPIRIDON/3 Tortu, perché solo un assaggio indoor? L’ondata sembra passata e, a malapena assorbita. Una cura pesante e non omeopatica per il cambiamento del CONI. La riforma dello sport propugnata dal leghista Giorgetti, è la più robusta iniezione di novità propinata all’ente dai giorni caldi della riforma Melandri. Il Governo sportivo è per tradizione conservatore e poco aduso agli interventi esterni. Gli piace auto-governarsi in una cornice di referenzialità che ha reso in termini di risultati sportivi (segnatamente all’Olimpiade) molto meno per eventuali progressi nella sportivizzazione del Paese, partendo dalla scuola. Anzi, in quest’ultimo comparto i segnali sono negativi. Videogiochi a parte (si, anche quello è sport ormai, preso in seria considerazione olimpica) i passi indietro fatti sono tanti. Come se il CONI non dovesse occuparsi con un’azione di stimolo del destino sedentario di milioni di persone, in primis gli adolescenti. I dati sull’obesità e sulla cronica mancanza di impianti sono evidenziati dalla realtà quasi antropologica della vita degli italiani dal dopoguerra in avanti. E dunque se ci dovessero essere avanzamenti e investimenti in questo senso l’azione di riforma sarebbe comunque benemerita. Dopo l’iniziale guerriglia il presidente Malagò sembra rassegnato e forse pensa al proprio futuro CIO. Le parti in maschera non sono ben delineate visto l’aventino di cinque-sei presidenti di federazione che, non casualmente, non hanno partecipato agli Stati Generali, ritenendo l’evento non determinante. Sono pezzi di sport italiano da cui non si può prescindere. Se le istituzioni metteranno il naso negli investimenti della Federugby (tanto per fare un esempio) non saremmo dispiaciuti. Perché è stridente la contraddizione tra una federazione che esprime una nazionale capace di perdere 19 partite consecutive e la floridezza di bilanci che, evidentemente, non sono messi a frutto nel migliore dei modi. Il CONI, che ha lasciato appassire il Flaminio (oggi bastevole per gli incontri del “Sei Nazioni alla voce “capienza”, visto il riflusso nel rendimento della squadra azzurra) ha mai messo il becco nella politica federale? L’autonomia delle federazioni contrasta con la ratio dell’ente supervisore. E simpatie e antipatie sembrano contare un po’ troppo. Si può variamente giudicare il presidente del nuoto Barelli ma si deve ammettere che ha condotto il proprio organismo a risultati inimmaginabili nell’era precedente e che l’atletica invidia profondamente.
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