LETTERE DI ANTONIO GAZZOLETTI AD ANDREA MAFFEI (1837-1866) Con Note Di ENRICO BROL

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LETTERE DI ANTONIO GAZZOLETTI AD ANDREA MAFFEI (1837-1866) Con Note Di ENRICO BROL LETTERE DI ANTONIO GAZZOLETTI AD ANDREA MAFFEI (1837-1866) Con note di ENRICO BROL Le lettere che qui si pubblicano non solo completano il carteggio fra Antonio Gazzoletti e Andrea iVlaffei, ma qualcosa di nuovo aggiungono pure all 'opera del Gazzoletti e alla conoscenza della vita dei due amici'). Del resto, nulla, io credo, che valga a illustrare il poeta di Nago, può sembrare inutile. Antonio Gazzoletti non è soltanto il secondo poeta civile del Trentino, dopo il Prati, ma uno dei più attivi e rappresentativi agitatori poli~ tici per l'unione del nostro paese all'Italia, ed il vero capo e la mente direttiva dell'emigrazione trentina, dalla sua anelata a Torino nel 1856, alla sua morte nel 1866. Per la sua attività politi(rn, più ancora che per la sua opera di poeta, il cultò del Cazzoletti fu sempre vivo nel Trentino e a Trieste, e il suo nome 2 servì spesso a dimostrazioni irredentistiche ) . Cesare Battisti1 che tanto lo ammirò, ebbe a dire di lui, nel 1896 : « Per gli emigrati trentini più che amico era padre e maestro. Non vi è alcun atto importante di quei generosi patriotti esuli dal Trentino nella Lombardia e nel Piemonte che non porti la firma del nostro poeta, e non vi fu missione in nome del Trentino alla quale egli non abbia partecipato .... I pochi suoi amici superstiti parlano di lui con quell'affetto con cui si ricordano i grandi bene­ fattori della patria» '). Vive, semplici, nella bella prosa nitida propria del Gazzoletti, le lettere abbracciano il periodo dal 15 maggio 1837 all'S gennaio 1866. Di esse ·è anz\ tutto interessante la breve lettera da F rancoforte (aprile 1849) nella quale il Gazzoletti esprime il suo disgusto per l'opera dell a dieta e la profonda nostalgia dell'Italia. Tanto più notevole, perchè le lettere di lui finora note quasi mai trattano di politica. Non gli faremo rimprovero se, in quakhe momento di malumore, spe­ cialmente nel primo tempo della sua dimora a Trieste, si mostra insofferente del mercantilismo, vuoto di spiritualità, imperante nella città, che s'avviava a gran passi alla sua funzione d'emporio dell 'Adriatico. Sappiamo tutta l'opera di cultura e di fede ch'egli consacrò a Trieste, durante il suo ventenne sog­ giorno e anche dopo, quando nella sua lotta per il Trentino, non dimenticò mai nè Tries te n,è l'Istria. E Trieste influì certo, a sua volta, ad allargare il suo orizzonte di poeta e di patriotta. Quanto all'arte, ritroviamo, naturalmente, come spesso nell e altre sue let­ tere, l'influenza del Maffei 1 tradiz ionalista e montiano sul romanticismo del ?azzoletti; l'amore per la bella forma italiana in poes/a e i biasimi contro le intemperanze e il vago e l'indefinito dell'Aleardi e del Prati. LETTERE DI GAZZOLETTI A MAFFE! 373 Infine, una lettera specialmente fa risaltare il nobile carattere del Gazzo.._ letti in contrasto con le bizze e l'a.mbizione del Maffei, troppo e troppo presto viziato dalla fama e dalla fortuna. Non è inutile a sapersi che nel 1858 il Maffei aspirò ad un'onori,ficenza piemontese e già nel I 859 al laticlavio. 1) Dopo lunghe ricerche fra le carte Maffei, nell'Archivio di Casa Lutti, a Riva, disordi­ nato e in parte danneggiato dalla guerra, queRte lettere, che all'epoca della pubblicazione del Carteggio Gazzole.'ti-Maffei (Atti dell'Ace. degli Agiati, Serie V - Voi. XII - Rovereto, Tornasi 1935) sì ritenevano oramai perdute, furono rintracciate da!l'i,ntelligente cortesia della signora Niny de Lutti bar. Fiorio, alla q11ale vada l'espressione devota della mia gratitudine. E ringrazio il dott. Alessandro dè Lutti delle molte cortesie e del racconto di tanti vivi ricordi di Andrea Maffei. 2 ) Pa l'attività politica del G. dr. il bel libro di Antonio Zieger, La lotta del Trenti'lio per l'unità e l'indipendenza, Trento, Tip. Mutilati e Invalidi, 1936, pag. 6 e passim. Camilla Zancani, l'altoatesino dei Mille, del quale il G. pubblicava .nella «Lombardia~ due lettere a lui <lirette dalla Sicilia durante l'epica spedizione, citando l'autorità di lui, ·10 chiama _l l'eminentissimo Gazzoletti ~- Cfr. A. Zieger,_ Camilla Zancani, Roma, Stamp. Moderna, 1935, pgg, 39-42 e 63. 3 ) Scritti Politici di Cesare Battisti, Edizione nazionale a cura di Ernesta Bittanti Ved. Battisti, Firenze, Felice Le Monnier, 1923, p. 342. E a pag. 361, in nota: « Sul Gazzoletti, per incarico della Società Studenti trentini, il ' Battisti tenne nella primavera del 1913 dodici differenti conferenze. Disgraziatamente, nessuno le raccolse; ed andarono smarriti gli appunti e il materiale di preparazione. In quella da me udita nel Teatro Sodale a Trrnto il 5 marzo 1913 era fargamente e vivacemente rievocata l'opera del Ga.:zoletti patriotta e politico, con notizie originali ~- Cfr. anche: Ernesta Battisti, Cesare Battisti ed Antonio Gazzoletli, in Bollettino della Legione Treniìna, Anno II, N. 4, luglio 1922. Mìo carissìmo Maffei, Appena ripatriato passai tre giorni in Arco presso i miei parenti: quindi, venuto a Rovereto, m'allettai poco dopo colto dalla grippe, che mi avea prevenuto in questi paesi. Tosse, dolore di capo, e febbre; onde tra per la debolezza, avendo dovuto guardare cinque giorni il letto, e per la fasciatura del braccio, essendomi statì praticati due salassi, sono costretto a valermi per scrivere della mano d'un mio fratellino. Adesso sto meglio. Pr.emetto i miei più cordiali ossequi alla vostra gentilissima darria, gentile_cosi, che valse ad arricchire la mia fantasia di un nuovo ideale di femminile grazia e venustà, (bei propositi in bocca dì un moribondo) quindi le più tenere cose del 1 mo1ido ai Consiglieri Karis e CO'lò, e a tutti mille e poi mille ringraziamenti ). Non so, se vi abbia mai scritto a Milano, come sin da fanciullo, in quella età delle gioie vere, e delle innocenti affezioni, scorrendo i vostri ldilli, io mi sentissi dolcemente trascinato verso il nobile giovinetto, che di sì care armonie vestiva gli slanci del suo cuore, e del suo ingegno, perchè fin d'allora, fosse legge di simpatia, 2 o forza di presentimento, anche non conoscendovi, io vi amava ). Ed _ora che vi conobbi, che una generosa e nobile Corrispondenza d'amorosi sensi 374 ENRICO BROL vi fece inchinare verso di me povero d'ogni cosa, voi ricco di tutto, che al mondo piace, ed adorna, simpatia, ammirazione, gratitudine vi rendono più che mai caro al mio cuore, ed io vi voglio tutto quel bene, che si può volere quaggiù. Bramerei che sapeste come ne parlo ai conoscenti ed agli amici, specialmente all'ottimo Mar~ silli, che tanto vi saluta. Potete credere, che mia principale cura nei pochi giorni, in cui la mia salute me Io concesse, fu di compiacervi, andando a caccia di anticaglie in questi paesi, che sono tutti un'anticaglia, almeno nel nostro senso. Ed eccovi in breve le poche scoperte, che sinora mi riuscì di fare. Come costì vi accennai, la miglior cosa di questo genere, che io sia a portata di procurarvi è il piccolo cassabanco cli casa Negri, di cui vi acchiudo il disegno in grandezza v'era, abbozzato da me, che di disegno non apparai nemmeno i primi elementi, ma che in questo caso l'amicizia ha quasi fatto pittore, come altra volta narrasi dell'amore. Ritenete però, che da questo informe schizzo non potreste for­ marvi neppure una lontana idea del merito di quest'opera, dono un tempo di non so quale Elettore di Baviera ad una sua amica, da cui pervenne mediante la famiglia d'Arco in mio Bisavolo, che lo comperò anche egli da una fallita bella d'un Sig. Conte. Il corpo è d'argento dorato: sono poi d'oro massiccio le sette statuette, che lo adornano, i festoni a basso e sulle faccie laterali d'una squisita precisione e bel­ lezza, le due medaglie laterali ed altro. Il genietto della sommità siede sur una grossissima perla, 128 piccoli diamanti, 11 grossi smeraldi, 32 minori, un'agata nel mezzo ed altre pietre e smalti fregiano il nobile lavoro, che può venire sciolto nelle sue più minute parti, e presenta una quantità di ripostigli e segreti. La famiglia Negri, dietro mia insinuazione, sarebbe disposta a permutarlo con argento lavorato, e ritengo che non esigerà mica un prezzo d'affezione. Se avete piacere di vederlo, uno de' miei zii verrà presto a Bergamo e potrebbe portarlo seco, se no, indicatemi qualche altra via, o riferitevi alla visita che prometteste fare alle nostre valli. Avvi pure in Arco un trionfo per le bottiglie dell'olio ed aceto, lavoro antico d'argento con statuette, e che verrebbe ceduto per pochi fiorini, v'hanno i quattro figurini d'avorio e d'ebano rappresentanti quattro cenciosi suonatori, che altra volta v'accennai; due uccelli di porcellana di grandezza naturale, due vasi pure di por• cellana, una lampada, non so se di cristallo di monte ecc. Devo però avvertirvi che queste cose, o non sì trovano nel miglior stato, o non so se posseggano abbastanza merito, per rendersi degne della vostra scelta. Anche qui a Rovereto, se vi parei faremo una gita insieme sulle traccie delle mie scoperte, o voi disporrete diversa­ mente, come più vi aggradirà. Dopo la mia partenza da Milano, io non scrissi più un solo verso, cosa facil· mente perdonabile, se si abbia riguardo a queste mie circostanze. La mia vita però è tutta una dolce ed amara poesia dì memorie e di speranza, perchè, e mi ricordo tutto fino alle cose più minute delle nostre conversazioni, delle nostre passeggiate, de' nostri pi-ogetti, e il pensiero che possano ancora risorgere per me quei benedetti giorni m'allevia in parte· la noia di questa gretta esistenza.
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