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BLUE JASMINE (Blue Jasmine) Regia: Interpreti: , , , Louis C.K., Bobby Cannavale Origine e produzione: USA/Perdido Production/2013 Durata: 98'

Jasmine, una elegante e mondana newyorkese, decide di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita. Jasmine arriva a San Francisco in uno stato psicologico molto fragile, la sua mente è annebbiata dall'effetto dei cocktail di farmaci antidepressivi. Sebbene sia ancora in grado di mantenere il suo portamento prettamente aristocratico, in verità lo stato emotivo di Jasmine è precario e totalmente instabile, tanto da non essere neanche in grado di badare a se stessa.

Oscar e Golden Globe come migliore attrice protagonista (Cate Blanchett)

Pur richiamandosi nella struttura a Un tram che si chiama desiderio - in dichiarato spirito di omaggio tanto la cosa è esplicita - Blue Jasmine è un puro concentrato Woody Allen: un film che parte con l'aria di essere un'altra incantevole commedia delle sue e invece a un certo punto, come accade in alcune sue pellicole, vira sul crinale del dramma. Jasmine (Cate Blanchett) è il ritratto in decostruzione di una donna a pezzi, che non sa dire, né dirsi, la verità su se stessa. Non si chiama neppure Jasmine, in realtà è una banale Jean o Jeanette, e da quando il suo dorato mondo altoborghese le è crollato addosso, parla da sola e si riempie di pasticche e di alcool. Come Madoff, il marito (Alec Baldwin) è finito in prigione per allegra finanza e lei, requisiti tutti i loro beni, è senza un soldo. Così, lasciati i lidi degli Hamptons si è trasferita a San Francisco nella modesta casetta di Ginger (Sally Hawkins), sorella adottiva e non di sangue. Semplice e generosa quanto Jasmine è altezzosa e snob, Ginger lavora in un supermercato ed è fidanzata a un meccanico dai modi grossolani, Chili (Bobby Cannavale), per cui Jasmine prova evidente disprezzo. Per trovare un contrasto di classe altrettanto evidenziato in un altro film di Allen dobbiamo risalire a , che è simile a Blue Jasmine anche per lo sguardo duro sul personaggio protagonista. La storia si snoda in un montaggio a flash-back che sulle prime può lasciare perplessi perché arriva netto, e che invece si dimostra funzionalissimo a far viaggiare insieme le due dimensioni della personalità di Jasmine: nel passato, l'elegante signora dell'alta società che il coniuge ricopre di gioielli e di corna; e nel presente, la donna che cerca disperatamente di mantenere la facciata e risalire la china. Ma Woody, con una svolta drammaturgica che non è imprevedibile, capovolge le carte: Jasmine non è una vittima, è un'inesorabile artefice del proprio destino. Nella equilibrata tessitura del complesso, stratificato copione, tutti i personaggi hanno riconoscibilità e gli interpreti sono uno meglio dell'altro a partire dalla deliziosa Ginger/Sally Hawkins. Ma, nei panni di Jasmine, Cate Blanchett, memore forse della Blanche interpretata quattro anni fa (e Allen l'avrà ammirata sicuramente nel corso della tournée americana dello spettacolo), brilla come una stella polare, straordinaria per compenetrazione e gioco di sfumature in una gamma che va dal comico-brillante al drammatico. Di sicuro sarà in gara per l'Oscar, e con la vittoria in mano. Alessandra Levantesi Kezich, “La Stampa”