Breve Storia Dell'economia Serravallese
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Breve storia dell’economia Serravallese Verso il Novecento L’economia serravallese ereditata dall’Ottocento lasciò a Serravalle il ruolo di principale e pressoché unica località di sosta attrezzata per il traffico di persone e merci, lungo il percorso che separava questo estremo lembo di Novese a Genova, alle sue industrie ed al suo porto. La vocazione commerciale di Serravalle ebbe inizio in quegli anni, in cui aprirono e si rinnovarono i pubblici esercizi e gli alberghi del paese. Le vie del borgo originario erano infatti un susseguirsi di botteghe, caffè, osterie, trattorie, locande, alberghi e stallaggi per l’accoglienza dei viaggiatori ed il ristoro dei cavalli. Con l’inizio del Novecento, intorno ad un gruppo di aziende storiche, protagoniste nel tempo di alterne vicende, si affermarono i capisaldi di quello che per un lungo periodo fu il panorama industriale serravallese. Il mattone: nelle fornaci Balbi, Bailo, Traverso, Cabella, per la fabbricazione a mano dei mattoni, lavoravano in tutto 162 operai. Il tessile: opifici, setifici e cotonifici, come la F.Gruber e Comp. ed il Cotonificio Valle Scrivia di Giulio Figari, in località Fabbricone, costituivano un’altra importante fonte di occupazione. In gran parte dei casi si trattò di società anonime, sostenute da capitali stranieri, come la Gérard, in regione Suffrato, dove veniva raffinato ed immagazzinato lo zolfo, ditta di proprietà della stessa famiglia di origini francesi che controllava il cotonificio di Vignole a Precipiano. Purtroppo a fine secolo si registrarono anche due chiusure, quella della Fornace Traverso e delle Manifatture Voltri e Serravalle. Un posto di assoluto rilievo spettava anche alla Società Anonima La Luminosa, insediatasi in via Cassano nel 1906, una delle prime fabbriche italiane di materiale fotografico ed alla Società Anonima Acido Tannico di via Gambarato, che produceva il tannino. Serravalle era in grado di offrire, nonostante i salari molto bassi, buone opportunità di lavoro ed un tenore di vita discreto, non solo agli adulti, ma anche alle donne ed ai ragazzini, impiegati soprattutto nel tessile e nelle fornaci. Nello stesso anno la Fabbrica Italiana di Confetture, Cioccolato ed Affini (la futura G.B. Gambarotta) trasferì da Novi a Serravalle il settore liquori.. L’agricoltura e l’allevamento avevano ancora una certa rilevanza, soprattutto interna, sebbene il peso di Serravalle in questo comparto non fosse particolarmente rilevante per questa zona del Novese. Si trattava soprattutto di aziende a conduzione diretta da parte del proprietario, sebbene non manchino casi di affitto e dalle dimensioni non particolarmente significative. In questi anni il Novese compì il passaggio dalla fase di dispersione delle attività industriali a quella della polarizzazione, realizzando un processo di concentrazione in aree qualificate dal prevalere di determinati settori. Nel 1911 a Serravalle si contarono 655 occupati nel settore industriale e l’indice di occupazione era pari al 16,2 ogni 100 abitanti, segno di una promettente dinamica di industrializzazione, centrata soprattutto intorno al tessile ed all’industria dei latterizi. Negli anni 1911-1913, venne costruita la ferrovia “direttissima” Genova-Milano e la cittadina della valle Scrivia, con la sua stazione ferroviaria, si affermò come scalo di riferimento, anche per le industrie presenti a Vignole e Stazzano. Un ruolo andato consolidandosi negli anni Trenta e durato poi per mezzo secolo. Gli anni Venti Con gli anni Venti, la recessione seguita al primo conflitto mondiale lasciò il segno. Furono anni di declino per filande e cotonifici, ma i segnali della ripresa giunsero, in primo luogo dalla Gambarotta, poi dalla Società Acido tannico, in zona Gambarato e dalle Fornaci Balbi, alla Libarna (divenute poi P.e.s.c.l.e.a.). Nel 1921, nacque la Ceramiche Valle Scrivia, dei fratelli Lera, che in poco più di dieci anni d’attività, creò pregevolissimi pezzi d’artigianato, apprezzati in tutta Italia e non solo, con il marchio di Olubria, nome latino del torrente Scrivia. Nel 1924, le fornaci lavoravano a buon ritmo ed a Stazzano apre i battenti una nuova ditta la S.a. Fornaci di Stazzano, specializzata nei laterizi per altiforni ed usi speciali. Nonostante i problemi vissuti dal settore tessile la Società industrie nazionali cotoniere continuò la propria attività. Il 1928 fu l’anno di fondazione della F.i.d.a.s.s. (Fabbrica Italiana Dolciumi, ed Affini Serravalle), una data che può rappresentare l’evento simbolo di quegli anni Trenta, che segnarono il primo vero punto di svolta nella storia dell’economia serravallese. Gli anni Trenta Nel 1933 il comparto dell’industria agro-alimentare visse un momento di grande espansione. Alla G.B. Gambarotta, subentrò la Inga e C., distilleria con una solida tradizione alle spalle, fondata nel 1832, che rilevò la produzione di liquori, vini, spumanti, distillati, vini aromatizzati ed aperitivi a base di vino. Nello stesso anno anche la F.i.d.a.s.s. accrebbe sempre più la propria produzione, conquistando fette di mercato importanti. Negli altri settori godevano di buona salute le varie fornaci e la Saffo, stabilimento chimico specializzato nella produzione di concimi ed anticrittogamici, sorto nei locali della ex-raffineria dello zolfo di Feriolo. Nel 1935, il re Vittorio Emanuele III inaugurò la “Autocamionale Genova - Valle del Po” e l’economia serravallese ritrovò l’importanza del suo essere nodo viario strategico sull’asse Genova, Milano, Torino. In agricoltura poco cambiò, ma la via dello sviluppo è un’altra e non pochi lasciarono i campi per cercare un lavoro diverso e più remunerativo nell’industria. Tra le attività commerciali degli anni Quaranta vale la pena citare i magazzini alimentari S.e.p.o. (ortaggi, frutta e verdura) siti nei capannoni di piazza XXVI Aprile, oggi demoliti. La Liberazione ed il dopoguerra. Poi vennero la seconda guerra mondiale e l’occupazione nazifascista. Alla Liberazione l’intera economia nazionale era da ricostruire e la ripresa vera e propria partì solo nel 1949. Serravalle puntò sul commercio, ma soprattutto sul suo patrimonio industriale. Furono anni di frenetica espansione. La F.i.d.a.s.s. arrivò a dare a lavoro a 490 dipendenti, la Inga-Gambarotta a 150, la fornace Pesclea a 100. Nella chimica, la Società Anonima Acido Tannico aveva 120 occupati, la Saffo 180 e la Gastaldi & C. (raffineria oli minerali) circa 75. Nella cantieristica stradale l’Itinera (oggi Edilvie) occupava 70 operai. Nel siderurgico la Società anonima tombini e trafileria aveva 25 dipendenti. Sullo sfondo anche diverse piccole imprese artigiane, si dimostrarono capaci di assumere quasi 200 persone. Gli anni Cinquanta Lasciate alle spalle le incognite del primo dopoguerra, l’economia serravallese conobbe una crescita senza precedenti ed una profonda modernizzazione degli impianti e dei procedimenti produttivi. Diversi i fattori che ne alimentarono il successo: La posizione privilegiata rispetto alle grandi linee di comunicazione stradale, autostradale e ferroviaria; Uno straordinario sviluppo industriale, favorito da un’ampia disponibilità di manodopera a basso costo, proveniente dall’agricoltura delle valli e del movimento migratorio dal Sud e dal Nord-est; I prezzi relativamente contenuti delle materie prime e delle aree su cui edificare; Il rapido aggiornamento degli impianti e delle tecniche di produzione, l’utilizzazione di nuove fonti energetiche; La diffusione di prodotti di massa per un mercato interno sempre più ricettivo. Nel 1950 la Schiavetti, azienda specializzata nella lavorazione delle lamiere, si trasferì da Genova a Stazzano. L’azienda genovese, fondata nel 1861, fu tra le prime a lasciare il capoluogo ligure per il Basso Piemonte. Nel 1951 Serravalle contava 4.391 residenti ed 884 addetti all’industria, in un quadro che tuttavia evidenziava un sensibile ridimensionamento del settore tessile. Questo è un dato importante, per inquadrare i mutamenti vissuti in quegli anni. I settori trainanti erano l’industria metallurgica, 115 occupati, e soprattutto quella agroalimentare, che contava 420 lavoratori. In quell’anno il Censimento I.s.t.a.t., classificò per la prima volta i Comuni italiani in urbani e rurali, sulla base di variabili demografiche, economiche e sociali. Serravalle fu inserita tra i primi. Si sancì così il chiudersi di un’epoca: A Serravalle si contavano il 12,9% di diplomati o laureati, mentre il personale impiegato nel terziario rappresentava il 27,2% della popolazione attiva, mentre il 15,2% si occupava di agricoltura. Serravalle ed il “miracolo italiano” Per tutti gli anni Cinquanta e per buona parte dei Sessanta, Serravalle rappresentò uno dei poli industriali più importanti della regione, realtà strategica all’interno del “triangolo industriale”, segnando un tasso d’incremento industriale pari al 24,29%. Quasi un caso nazionale. I serravallesi videro migliorare a vista d’occhio il proprio benessere e tenore di vita. Dal 1951 al 1961 Serravalle realizzò un aumento degli occupati di 317 unità. Negli anni Sessanta l’Italia visse il “miracolo italiano” e Serravalle fece la sua parte, sebbene rappresentasse ancora un serbatoio di manodopera per Genova. Il pendolarismo di lavoratori e studenti, tra Serravalle, la valle Scrivia e Genova, divenne una realtà destinata a durare sino ai giorni nostri. Nel 1961 la dimensione media delle aziende serravallesi era un dato significativo, mentre la posizione di preminenza dell’industria metallurgica era insidiata solo dal polo dolciario. Vivace anche il ramo costruzioni ed impianti dove operavano con successo diverse piccole imprese artigianali. Quell’anno la Fidass aveva 200 dipendenti, più gli stagionali, l’Inga-Gambarotta 123, mentre la Serra dolciaria si assestava su dimensioni minori, con poco meno di 20 dipendenti. L’indotto dolciario vedeva anche presenze minori come la M.i.a., gruppo F.i.d.a.s.s., che produceva caramelle e gomme da masticare, nonché il laboratorio dolciario Noli, specializzato in mentine. Nel panorama dolciario serravalese merita di essere ricordata la figura di Onorato Portico, un ex-dipendente F.i.d.a.s.s., messosi in proprio in un magazzino di via Ospedale, precursore dei concorsi a premi (figurine e biciclette) per promuovere i propri prodotti.