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Cristiano Tiussi

Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse () e la via Aquileia - Iulia Emona

1. La scoperta mente defilata, quasi al centro del greto (figg. 2, 3). Un centinaio di metri più a sud, immediatamente È grazie alla disponibilità della dottoressa Franca prima dell’ansa, è stato recuperato anche un attrez- Maselli Scotti, direttore del Museo Archeologico zo di legno con funzione e datazione incerte, ma Nazionale di Aquileia fino al 31 dicembre 2009, se sicuramente estraneo al contesto precedentemente ho l’opportunità di presentare in questa sede un’in- descritto. teressante scoperta archeologica effettuata nell’ot- I reperti erano disposti secondo un asse nord- tobre 2008 nel greto del fiume Torre, in Comune di ovest/sud-est, lo stesso della corrente del fiume in Villesse (Gorizia). questo punto e dunque pressappoco parallelo rispet- In seguito alla segnalazione, da parte di appassio- to alle linee di sponda. Le caratteristiche di giacitura nati locali, della presenza di materiale lapideo pre- risultavano piuttosto omogenee. La maggior parte sumibilmente antico nell’alveo del fiume, circa 900 m a valle del ponte sulla SR 351, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia poté recuperare una serie di reperti, molti dei quali recanti iscrizioni: fin dal primo, sommario esame, risultò trattarsi di miliari, databili, sulla scorta dei testi epigrafici in quel momento maggiormente leg- gibili, all’età tardoantica1. Il punto del ritrovamento (fig. 1) è localizzato in prossimità della riva sinistra del fiume, poco a nord di un’ampia curva verso ovest, in corrispondenza della quale l’argine orientale era stato rinforzato pochi mesi prima della scoperta da un’opera di pre- sidio in massi di pietra, per evitare l’erosione della sponda. I manufatti lapidei erano concentrati in un’area piuttosto ristretta (circa 70 mq): solo tre frammenti, Fig. 1. Il punto di ritrovamento dei miliari su foto satellitare. comunque ricomponibili con alcuni pezzi del nucleo Al centro la freccia indica il ponte della SR 351 sul fiume Torre; principale, sono stati rinvenuti in posizione legger- a destra il corso dell’Isonzo. 279 Cristiano Tiussi 280

Fig. 2. I miliari parzialmente immersi nelle ghiaie del Torre, ripresi da est (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia).

Fig. 3. I miliari dopo il prosciugamento dell’area per mezzo di idrovore, ripresi da nord (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia). 281 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 282 dei manufatti (nn. 1-2; 4; 5-9) emergeva quasi più approfondita nel sito di ritrovamento, estesa completamente dalle ghiaie del Torre, mentre altri anche alle sponde del fiume Torre. (n. 3) ne risultavano ancora interamente inglobati. Differenti erano invece le condizioni di conserva- zione in rapporto alla situazione di giacitura. Nel 2. Catalogo dei materiali rinvenuti5 caso del miliario n. 4, dotato di tre testi epigrafici, si è constatato che quelli presenti sulla superficie non 1. Miliario cilindrico in pietra calcarea, apparentemen- esposta mantenevano intatta la loro leggibilità, men- te integro (alt. 134; diam. 50-48). Presenta alla sommità tre il terzo, collocato sul lato opposto, si presentava una scanalatura e tracce di scalpellatura, forse di un origi- fortemente compromesso. Al contrario, il miliario n. nario collarino, segnato in parte da una scanalatura. Sulla superficie superiore è presente un incavo rettangolare (4 3 evidenziava, anche nella superficie immersa nelle x 4 x 7) (figg. 4-5). ghiaie, un forte grado di abrasione e consunzione, Vi si distinguono due iscrizioni (figg. 6-7). che pregiudicava la comprensibilità del testo iscritto. L’iscrizione principale (a) è incisa all’interno di uno L’iscrizione del miliario n. 2, invece, pur essendo specchio lievemente ribassato (alt. 24, largh. 38). Le lette- rivolta verso l’alto, mostrava un’eccellente situazio- re (alt. 3,8-3; interl. 2-1,5) presentano modulo irregolare, ne conservativa. risultando più piccole nella parte sn. delle rr. 1 e 2, con Al momento dello scavo per il recupero, si è incisione poco profonda. Punti di separazione triangolari riscontrato, inoltre, che tutti i reperti giacevano con vertice verso il basso, presenti anche alla fine delle rr. 3 e 4. all’interno o al di sopra del potente complesso La seconda iscrizione (b) è posta ad una distanza di 5 alluvionale costituito essenzialmente da ghiaie. Le cm dalla prima, sulla superficie non ribassata della pietra, trincee esplorative realizzate tra il nucleo principale con andamento risalente da sn. a dx. Le lettere (alt. 4,5-4) dei reperti e i tre pezzi isolati al centro dell’alveo, laddove le ghiaie del Torre si presentano ad una quota più elevata, non hanno fornito elementi sulla presenza di stratigrafia archeologica in posto. La sequenza alluvionale procedeva ininterrotta fino alla profondità massima raggiunta (circa tre metri), eventualmente alternando sottili livelli di sedimenti più fini (limi e sabbie) a quelli più grossolani. La scoperta, di notevole importanza, apre una serie di questioni di ordine epigrafico, archeologico e topografico di estremo interesse, anche in relazio- ne al recente e puntuale lavoro di Christian Witschel sui miliari della zona di Aquileia2, alla prevista riedi- zione delle iscrizioni imperiali della stessa Aquileia, che apparirà nella serie dei Supplementa Italica3, e al progetto di pubblicazione dei miliari d’Italia in CIL XVII4. È opportuno pertanto fornire innanzitutto un cata- logo dei pezzi, pur tenendo presente che l’esame delle iscrizioni potrà essere ripreso, ed eventualmen- te affinato, quando ne sarà stata effettuata la pulizia completa in vista della loro esposizione al pubblico. Successivamente saranno affrontate le tematiche di carattere più squisitamente archeologico e topogra- fico, che riguardano la definizione del contesto e l’assetto territoriale della zona di ritrovamento, con particolare riferimento alla viabilità in età romana. Fig. 4. Miliario cat. n. 1 al momento del recupero (Archivio Va da sé che, in merito a questi due temi, ulteriori Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia ragguagli potranno essere forniti solo da una ricerca Giulia). 283 Cristiano Tiussi 284

Fig. 5. Miliario cat. n. 1. Particolare della sommità (foto C. Fig. 6. Miliario cat. n. 1. Particolare dell’iscrizione (foto C. Tiussi). Tiussi).

Fig. 7. Miliario cat. n. 1. Fac-simile dell’iscrizione (C. Tiussi). 285 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 286 presentano ductus piuttosto incerto. Punto di separazione L’ultima riga (b) appare del tutto estranea al resto di forma irregolare (a meno che non si tratti di un vizio dell’iscrizione, anche perché incisa sulla superficie della pietra). della pietra non soggetta a particolari preparazioni, come invece avviene nel primo caso. Una più atten- a) D(omino) n(ostro) Fl(avio) Constan{s}= ta analisi sembra confermare l’idea che si tratti di tino Maximo pio un’aggiunta successiva: oltre alla maggiore trascu- felici invicto ratezza dell’incisione, lo dimostrerebbe anche la dif- aug(usto). ferente resa delle lettere, in particolare la A, la C e le G. L’abbreviazione dei due termini impedisce di stabilire se l’uscita fosse in nominativo o dativo, ma b) Invic(tis) Aug(ustis) (tribus) (?) la seconda ipotesi è la più plausibile. In questo caso è possibile che l’aggiunta derivi dalla volontà di as- Il miliario reca due iscrizioni. Assai più incerte sociare nella dedica a Costantino anche i tre augusti, sono le tracce di una possibile terza epigrafe, forse qui anonimi, che forse sono identificabili con Valen- ravvisabili a sinistra dell’iscrizione (a), che vi si tiniano II, Arcadio e Teodosio dell’iscrizione 3c. sarebbe sovrapposta previa erasione della superficie lapidea: i dubbi riguardano, in particolare, la S fina- 2. Miliario cilindrico in calcare, integro, rastremato in le della r. 1, che fuoriesce dal riquadro ribassato in basso nella parte destinata ad essere infissa, che mostra cui è inciso il testo epigrafico attualmente leggibile una superficie sfaccettata (alt. 244, alt. della parte inferio- e che sembra differenziarsi per ductus dalla S che re 132; diam. superiore 38,5, diam. inferiore 31,5). Nella la precede. Pare tuttavia preferibile l’ipotesi che si parte bassa del fusto, quasi alla sua estremità, sono pre- senti due incavi, uno allineato con l’iscrizione, il secondo tratti semplicemente di un errore del lapicida a sinistra (2,3 x 3,7 x 3); un terzo incavo, più profondo, L’iscrizione a Costantino il Grande (a), priva del- si trova al centro della faccia inferiore (2,3 x 3,5 x 6,5). l’indicazione della tribunicia potestas e del consola- Presenta una piccola scheggiatura alla base (fig. 8-9). to, si colloca tra il 312 o il 315 (presenza dell’epiteto L’impaginazione è centrata. Le lettere sono molto ac- Maximus, assunto dopo la vittoria su Massenzio curate, di modulo regolare (alt. 6,3-4,5; interl. 2,7-2,5), e regolarmente utilizzato dal 315, forse dopo i con apicature leggermente svasate. Il trattino orizzontale Decennalia) e il 324 (fine dell’utilizzo dell’epiteto della A è reso con un’incisione più lieve. Hederae distin- 6 guentes, utilizzate anche tra le lettere D.D e N.N della r. invictus, sostituito da quel momento da victor) . 1, tra NOB.B CAES.S della r. 4 e alla fine di ogni riga Recentemente, Christian Witschel ha suddiviso (fig. 10). in tre gruppi i quindici miliari della Venetia in cui Costantino compare da solo7. D(ominis) n(ostris) (duobus) Il primo, rappresentato dal miliario di Palazzolo Fl(avio) Cl(audio) Constantino et dello Stella, sulla via Annia8, e da altri sei, legger- Fl(avio) Iulio Constantio, mente diversi nella titolatura9, è ascrivibile agli anni nob(ilissimis) Caes(aribus) (duobus), tra il 312/315 e il 324 d.C. A questo gruppo appar- 5 filis (d(omini) n(ostri) tiene per l’appunto anche il miliario di Villesse, che Constantini Maximi presenta un testo quasi identico a quello di Palazzolo victoris Augusti, dello Stella, salvo per alcune abbreviazioni. nepotibus Il secondo e il terzo gruppo, databili grazie all’in- divi Consta(nti), dicazione della tribunicia potestas, del consolato e 10 principibus delle acclamazioni imperiali, sono attribuibili rispet- iuventutis. tivamente al 327-328 d.C.10 e al 329-330 d.C.11. Un esemplare isolato, non considerato da Witschel, si Costantino II e Costanzo II furono eletti cesari data dopo il 324 d.C., per la presenza dell’epiteto rispettivamente il 1 marzo 317 e l’8 novembre 32414. victor12. Solo per il secondo e per il terzo gruppo, La datazione del miliario può essere assegnata ad evidentemente, sarebbe valida l’ipotesi, formulata uno dei momenti in cui i due figli di Costantino da Patrizia Basso, di collegare l’erezione di que- furono contemporaneamente cesari, a partire dun- sti miliari ai ripetuti soggiorni di Costantino ad que dal 324, data di assunzione del titolo da parte Aquileia, documentati tra il 326 e il 32913. di Costanzo II, che venne così ad aggiungersi a 287 Cristiano Tiussi 288

Fig. 8. Miliario cat. n. 2 (foto G. Comar) Fig. 9. Miliario cat. n. 2. Particolare dell’iscrizione (foto C. Tiussi). 289 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 290

te alla raccolta di antichità di Franco Marinotti a Torviscosa (Udine), il cui contesto di ritrovamento è sconosciuto ma che, considerando le vaste proprietà detenute dall’industriale a cavaliere della , non è escluso provenga proprio da quest’ultima19.

3. Miliario cilindrico in pietra calcarea leggermente rastremato verso l’alto, spezzato inferiormente (alt. max. 147, diam. 38,5-42,5). La superficie si presenta molto dilavata, con scheggiature che interessano il testo epigra- fico. Sulla sommità sono praticati due incavi quadrati (5,5 x 5,5 x 3; 5 x 5 x 2,5), il primo dei quali collegato ad una scanalatura per la colatura di piombo (figg. 11-13). La superficie iscritta è molto rovinata, a causa del- l’abrasione e di varie scheggiature (per es. alla r. 2). Alt. lettere 5-3,7; interl. 6-2.

Im[p(eratori) Caes(ari)] d(omino) n(ostro) Fl(avio) C[l(audio)] Iul[i]an[o pio f]e[l(ici)?], sem[per] A[ug(usto)], p[o]nt(ifici) m[axi]= 5 mo, imp(eratori) [V]II, cons(uli)] III, bo[no rei] publ(icae) Fig. 10. Miliario cat. n. 2. Fac simile dell’iscrizione (C. [na]t[o], pa[tri] Tiussi). [pat]riae, [procon=] sul[i].

Crispo e a Costantino II. Tappe intermedie sono il Il degrado della superficie iscritta rende estrema- 326, quando, dopo l’assassinio di Crispo, rimasero mente difficile la lettura del testo epigrafico. cesari solamente Costantino II e Costanzo II, il 333, La struttura generale conferma che si tratta di anno della nomina a cesare di Costante I, infine il un’unica iscrizione, benché tra la r. 5 e la r. 6 inter- 335, quando fu designato cesare anche il nipote di corra uno spazio vuoto di 30,2 cm. Costantino, Delmazio15. Leggibili con sicurezza sono l’inizio delle prime Una datazione precisa al 326, anno in cui il titolo tre righe, che consentono di riconoscere il nome di fu appannaggio esclusivo dei due figli di Costantino Giuliano, e l’indicazione del terzo consolato alla menzionati nell’epigrafe, non è tuttavia proponibile r. 5, preceduta dai resti di due segni interpretabili con sicurezza, poiché non sono rari i casi in cui le come un numerale. La titolatura iniziale può essere iscrizioni sui miliari riportino solo alcuni dei nomi completata sulla base dei miliari di Giuliano della dei cesari in carica. Venetia20, mentre la sequenza ricostruita alla rr. 2-3, Stringente è il confronto con un miliario, con pio fel(ici), semper Aug(usto), trova confronto in un iscrizione identica, rinvenuto a Palazzolo sull’Oglio miliario di Nocera21; mancano invece gli attributi (Brescia), lungo la strada tra Bergamo e Verona, in victori ac triumfatori, anch’essi presenti su un gran cui tuttavia il nome di Costanzo II fu successiva- numero dei manufatti dedicati all’imperatore nella mente eraso16. Nella Venetia sono poi da ricordare Venetia22. Per quanto concerne l’indicazione del un miliario, purtroppo pesantemente mutilo, in terzo consolato, preceduta da quelle della settima cui sono ricordati probabilmente Costantino e tre acclamazione imperiale e della carica di pontefice dei cesari da lui creati durante il suo regno17; un massimo23, essa compare su sette degli otto milia- miliario proveniente da Ala (Trento) con il nome ri finora rinvenuti nell’Italia nord-orientale, quasi di Costantino II, forse eretto in occasione della sua tutti caratterizzati, con abbreviazioni diverse, anche elezione a cesare nel 31718; infine, un miliario a dalla sequenza finale bono rei publicae nato, patri Costanzo II, nob(ilissimus) Caes(ar), appartenen- patriae, proconsuli24. Attestata su un miliario della 291 Cristiano Tiussi 292

Fig. 12. Miliario cat. n. 3. Particolare della sommità (foto G. Comar).

Fig. 11. Miliario cat. n. 3 (foto G. Comar). Fig. 13. Miliario cat. n. 3. Fac-simile dell’iscrizione (C. Tiussi). 293 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 294

Dacia25, essa può essere dunque restituita anche sul miliario del Torre. Dal punto di vista semantico, il titolo di pater patriae è collegato con immediatezza proprio alla formula che lo precede, bono rei publi- cae natus26. La datazione del miliario è, grazie alla titolatura, piuttosto precisa. Il terzo consolato dell’imperatore si colloca nel 360 d.C., mentre la settima acclama- zione imperiale fu decretata il 6 novembre del 361. L’iscrizione fu dunque incisa dopo questa data e prima del 6 novembre del 362, quando Giuliano ottenne l’ottava acclamazione27.

4. Miliario cilindrico spezzato inferiormente e rastre- mato verso il basso (alt. max. 115,5; diam. 38-33) (fig. 14). Il margine superiore è smussato; la parte inferiore, destinata ad essere infissa nel terreno, è lavorata somma- riamente, con una serie di scanalature parallele raccordate da elementi di forma arcuata. Delle tre iscrizioni, la (a) e la (c) sono incise nella parte superiore e nello stesso senso, la terza (b) nella parte infe- riore e capovolta rispetto alle precedenti. Iscrizione (a): lettere di modulo e ductus irregolari (alt. 6-4,2) (fig. 15-16) Iscrizione (b): lettere incise con ductus trascurato e modulo non uniforme (alt. 6-3,3; interl. 3,5-0,5) e con andamento nettamente obliquo, in discesa da sn. a dx. (fig. 17-18). T con trattino dall’estremità inferiore del- l’asta verticale verso dx. rr. 3-4: triumfatori per triumpha- tori, molto frequente in età tardoantica e su quasi tutti i miliari di Gioviano28. Iscrizione (c): lettere con modulo abbastanza irregola- re (alt. 8-3,5; interl. 3-1). Seconda A di ARCADIO priva del trattino orizzontale. Punti di separazione triangolari, irregolari; in r. 4 il punto è posto all’interno della O di ARCADIO, probabilmente per un errore del lapicida (figg. 19-20).

a) D(omino) n(ostro) [Fl(avio)] Ioviano vic[tori ac?] triu[(mfatori?)], vi[ctori], sem[per Aug(usto)], b(ono) [r(ei) p(ublicae)] n(ato).

b) D(omino) n(ostro) Fl(avio) Ioviano triumfato= ri, semper 5 Augu(sto), b(ono) r(ei) p(ublicae) n(ato). IV (milia passuum). Fig. 14. Miliario cat. n. 4 (foto G. Comar). 295 Cristiano Tiussi 296

Fig. 15. Miliario cat. n. 4. Particolare dell’iscrizione (a) (foto Fig. 16. Miliario cat. n. 4. Fac-simile dell’iscrizione (a) (C. G. Comar) Tiussi).

c) D(ominis) n(ostris) (tribus) Se l’integrazione proposta per l’iscrizione (a) co- Valentiniano, glie nel segno, ci troveremmo di fronte a due iscri- Theodosio et zioni dedicate a Gioviano. Mentre nel secondo caso arcadio, perpetius (sic) (b) non sussistono dubbi di sorta, nel primo (a) la 5 Aug(ustis) (tribus), lettura è problematica, a causa dell’evidente scalpel- b(ono) r(ei) p(ublicae) n(atis). lattura del testo praticata in un’ampia zona, di for- ma lunata, subito dopo le prime lettere di ciascuna Il miliario costituisce un caso di vero e proprio riga. Il nome di Gioviano può essere integrato con palinsesto epigrafico, peraltro non raro nell’ambito sicurezza grazie alle due lettere iniziali, interamente di questa classe di monumenti29. conservatesi, alla r. 2; nella titolatura, sembrerebbe Benché molto rovinata, l’iscrizione (a) dovrebbe leggibile due volte la parola victori (rr. 2 e 4). Alle essere la più antica, considerando il fatto che è in- rr. 2-3 sarebbe ricostruibile, in particolare, la formu- cisa, come l’iscrizione (c), sicuramente posteriore la victori ac triumfatori, ammesso che la lettura del all’iscrizione (b), sulla parte alta del miliario, coe- secondo attributo sia corretta: esso sarebbe allora rentemente con la conformazione originaria di que- abbreviato, considerando il fatto che la scalpellatura st’ultimo. cui si faceva accenno è qui di larghezza più ridotta 297 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 298

Fig. 17. Miliario cat. n. 4. Particolare dell’iscrizione (b) (foto Fig. 18. Miliario cat. n. 4. Fac-simile dell’iscrizione (b). (C. C. Tiussi) Tiussi).

e non intacca la superficie della pietra dopo la V di di questo tipo sul miliario n. 5. Altri cinque miliari, triumfatori. In unione con il nome di Gioviano, que- uno dei quali dall’Annia, sono dedicati nella Venetia sta formula è spesso riscontrabile nella Venetia30. La a Gioviano e differiscono dal presente solo per alcu- cronologia è compresa tra il 27 giugno 363, quando ne varianti nel testo33. Gioviano fu eletto augusto, e il 17 febbraio 364, data Per spiegare la presenza di due iscrizioni dello della sua morte31. stesso imperatore sul medesimo miliario, si deve L’iscrizione (b) è ricavata sulla parte inizialmente probabilmente pensare ad un errore del lapicida destinata ad essere infissa nel terreno. Dal punto di nella stesura del primo testo, cui sarebbe seguita vista della titolatura, essa è perfettamente confronta- l’erasione parziale e quindi il capovolgimento del bile con quella di due miliari della via Annia, rinve- miliario e la realizzazione di una nuova iscrizione, nuti nei pressi di Torviscosa e di Terzo d’Aquileia, peraltro incisa in maniera molto affrettata e malde- il secondo dei quali successivamente riutilizzato per stra. È possibile che anche la ripetizione del termine una dedica a Valentiniano I, Valente e Graziano32. victori abbia contribuito all’esigenza di riscrivere Sotto l’iscrizione, perfettamente allineata con questa l’epigrafe. e incisa sulla superficie destinata in origine a rima- Va tuttavia osservato che il testo dell’iscrizione nere in vista, è leggibile l’indicazione miliaria IV (= (b) non è identico a quello dell’iscrizione (a), e 5,85 km), che risulta incompatibile con l’altra cifra anzi si differenzia proprio per l’assenza del termine 299 Cristiano Tiussi 300

Fig. 20. Miliario cat. n. 4. Fac-simile dell’iscrizione (c) (C. Tiussi).

no i nomi dei tre imperatori, ma le iscrizioni presen- tano una struttura leggermente diversa sia per la pre- senza del nomen Fl(avius), sia per la formula finale (victoribus ac triumfatoribus semper Augustis)39. Il fatto che questi quattro testi abbiano le medesime Fig. 19. Miliario cat. n. 4. Particolare dell’iscrizione (c) (foto caratteristiche e ripetano finanche i medesimi errori G. Comar). ha indotto a pensare che siano stati commissionati tutti per un’unica occasione, che Patrizia Basso individua, anche sulla base della formula victores ac triumfatores, nella vittoria di Teodosio su Massimo victori. La questione merita comunque un approfon- nel 38840. dimento in altra sede. In Italia, sono noti altri sei miliari con i nomi dei L’iscrizione (c), infine, è conseguente al ripristino tre imperatori, anch’essi lievemente diversi nella dell’assetto originario della colonna. Valentiniano titolatura: due provengono dalla regio XI, precisa- II fu nominato augusto il 22 novembre del 375 dal mente dal tratto stradale tra Milano e Piacenza41, fratellastro Graziano, e morì il 15 maggio 39234. Lo e quattro dalla Campania, in particolare dalla via stesso Graziano concesse il titolo di augusto anche a Appia42. Teodosio, il 19 gennaio 37935, mentre Arcadio, figlio di Teodosio, ottenne la nomina il 19 gennaio 38336. 5. Miliario cilindrico in pietra calcarea leggermente L’iscrizione è quindi databile tra il 19 gennaio 383 rastremato verso l’alto, con basamento di forma parallele- e il 15 maggio 39237, e forse più precisamente dopo pipeda rozzamente sbozzato, destinato all’infissione (alt. complessiva 206,5; diam. 58-65; basamento 60,5 x 66 x il 25 agosto 383, data della morte di Graziano, il cui 64); un piccolo frammento, rinvenuto a parte, è ricompo- nome non compare nell’iscrizione38. nibile con il fusto. Si conserva la sommità originaria del Nella Venetia, altri quattro miliari, provenienti monumento; alcune ampie scheggiature interessano la dalla via Annia nel tratto Altino-Concordia, riporta- parte superiore, dalla parte opposta rispetto all’iscrizione, 301 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 302

dove è evidente un processo di fessurazione della pietra. L’iscrizione è conservata in pessime condizioni, a Alcuni piccoli fori, distribuiti soprattutto nella parte causa della consunzione della pietra e della presenza di non iscritta, sono imputabili alle condizioni di giacitura scheggiature (figg. 23-24). Il testo superstite, tuttavia, non postantica del manufatto (fig. 21). sembra preceduto, nell’ampio spazio che lo separa dalla Alt. lettere 10,3. frattura superiore, da altre righe. Lettere con ductus rego- lare (alt. 5). Punto di separazione triangolare. VI (milia passuum). ------? Il manufatto, del tipo cilindrico con base paral- [bono rei] publ(icae) nato. lelepipeda ricavata dallo stesso blocco43, riporta un’indicazione miliaria (VI = 8,8 Km), incisa sulla La lettura è agevole solamente per il termine parte superiore del fusto. publ(icae), mentre quello seguente è ricostruibile dagli scarsi resti conservati. La formula, che non 6. Miliario cilindrico spezzato superiormente, con ba- è possibile stabilire se fosse preceduta o meno dal samento parallelepipedo rozzamente sbozzato, simile al nome di un imperatore, consente una datazione del precedente (alt. complessiva 223; diam. 51; basamento 74 manufatto al IV sec. d.C. (cfr. sotto, n. 9). x 58 x 61). Ampie scheggiature interessano il basamento e la superficie opposta rispetto a quella recante l’iscrizione, 7. Frammento di colonna in pietra calcarea, spezzata dove sono visibili piccoli fori. Il fusto è obliquo rispetto al superiormente e inferiormente (alt. 100, diam. 43). La basamento (fig. 22). superficie originaria è lavorata a gradina e a martellina;

Fig. 21. Miliario cat. n. 5 al momento del recupero (Archivio Fig. 22. Miliario cat. n. 6 al momento del recupero (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia). Giulia). 303 Cristiano Tiussi 304

Fig. 24. Miliario cat. n. 6. Fac-simile dell’iscrizione (C. Tiussi).

Fig. 23. Miliario cat. n. 6. Particolare dell’iscrizione (foto G. Comar).

ampie porzioni si presentano nettamente dilavate (fig. 25). Fig. 25. Miliario (?) anepigrafe cat. n. 7. Probabile frammento di miliario. Considerando lo stato di conservazione, è impossibile affermare se esso fosse in origine iscritto.

8. Due frammenti pertinenti a una colonna in marmo 9. Base parallelepipeda in pietra calcarea, ricomposta con screziature grigie (A: alt. max. 79; B: alt. 82), di cui si da due frammenti e ottenuta dal riutilizzo di un’ara votiva conserva parte del sommoscapo o dell’imoscapo a colla- o funeraria capovolta (alt. 102,5; largh. 61-52,5; sp. 47; rino (diam. 43). Sul piano superiore è presente un incavo largh. corpo 47) (fig. 27-28). quadrato (5,5 x 5,5 x 3,5), collegato ad una scanalatura Una profonda scheggiatura interessa la parte superiore per la colatura del piombo (fig. 26). e quella frontale, intaccando anche lo specchio epigrafico. Il coronamento originario, divenuto la superficie d’ap- poggio nel riuso, è articolato in un focus centrale con due I due frammenti non presentano tracce di iscrizio- pulvini laterali; al centro del piano vi è un incavo (12 x 4 ne. In considerazione del contesto di ritrovamento, x 4) e, più spostato verso il margine, un foro quadrato (3 x dovrebbe trattarsi di un miliario: non è raro, in 2,5) con resti di piombo, collegato ad una scanalatura per questa classe di manufatti, l’utilizzo di materiale la colatura del metallo (fig. 29). Il raccordo con il corpo marmoreo di provenienza orientale44. centrale è costituito da una semplice modanatura (gola ro- 305 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 306

Fig. 26. Miliario (?) anepigrafe cat. n. 8.

Fig. 28. Aretta-base cat. n. 9 dopo l’assemblaggio dei due frammenti (foto G. Comar).

Fig. 27. Aretta-base cat. n. 9 al momento del recupero (Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Fig. 29. Aretta base cat. n. 9. Incavi sulla faccia superiore Giulia). prima del riutilizzo (foto G. Comar). 307 Cristiano Tiussi 308

parte superiore interessi anche il testo epigrafico, sembra che questo si sia conservato integralmente, senza essere preceduto da altre righe, che avrebbero dovuto trovare posto sul coronamento. Nella prima parola, lo spazio corrispondente alla frattura sarebbe in realtà sufficiente a restituirvi più di una lettera ma, poiché l’integrazione è obbligata, si deve pen- sare o ad una spaziatura irregolare tra le lettere o ad un errore del lapicida. La formula, tipica della titolatura imperiale anche sui miliari, dove compare variamente abbreviata (spesso alle sole iniziali), è attestata a partire da una fase avanzata del regno di Diocleziano e Massimiano Fig. 30. Aretta-base cat. n. 9. Incavo sulla faccia superiore (293-305 d.C.) e si inserisce nel contesto dell’ideo- dopo il riutilizzo (foto G. Comar). logia tetrarchica46. vescia e listello), completamente scalpellata, al momento 3. La definizione del contesto. del reimpiego, sui lati frontale e destro; l’erasione pro- segue sulla faccia frontale del corpo anche oltre i limiti Una “postazione” di miliari della cornice, mentre è meno perspicua in corrispondenza dell’iscrizione. Lo zoccolo originario, che nel riutilizzo Come si è già accennato, l’eccezionale ritrova- costituisce la sommità del manufatto, si compone di un mento epigrafico effettuato nel greto del Torre sol- semplice plinto. Sulla sommità è presente un ampio e leva una serie di questioni di carattere archeologico profondo incavo di forma ovale, ma tendente al circolare che meritano un approfondimento in questa sede. (34,5 x max. 36 x 7: fig. 30). Il retro è sommariamente Il primo problema riguarda la definizione del con- sbozzato. Lo specchio epigrafico (70 x 47) occupa l’intera faccia testo di provenienza dei materiali. anteriore del corpo. L’iscrizione è centrata. Le lettere (alt. È evidente, da quanto si è detto a proposito della 6,5-5,8; interl. 2), dal ductus piuttosto irregolare, presen- situazione del ritrovamento, che i manufatti sono tano evidenti apicature. stati rinvenuti in giacitura secondaria. La quasi tota- lità dei pezzi (in particolare i nn. 3-7) mostra i segni Bo[n]o rei di consunzione per dilavamento e abrasione della publicae pietra tipici della permanenza in ambiente fluviale. nato. Una parziale eccezione è costituita dal miliario n. 2, che al contrario, evidenzia la perfetta conserva- La base deriva dal riutilizzo di un’ara votiva zione del testo iscritto, sebbene questo, al momento o funeraria più antica (II sec. d.C.?), dotata sulla del recupero, risultasse esposto alla corrente del superficie superiore originaria di un incavo per il fiume: non è da escludere, tuttavia, che, benché fissaggio di qualche elemento (urna?). È possibile molto pesante, esso sia stato ruotato dagli scopritori. che l’intervento di erasione riscontrabile anche sulla In generale, si è comunque indotti a pensare che i cornice della faccia anteriore abbia completamente reperti siano rimasti immersi nelle ghiaie del Torre cancellato l’iscrizione originaria. per un periodo piuttosto prolungato. È incerto, invece, se l’incavo ovale sulla super- Inoltre, si è già sottolineato come le indagini ficie opposta sia riferibile all’uso primario o al riu- effettuate nell’alveo fluviale e in prossimità dell’ar- tilizzo del monumento, anche se la seconda ipotesi gine sinistro, pur condizionate dall’esigenza di pro- pare la più plausibile45. In questo caso esso poteva cedere rapidamente al recupero dei reperti e quindi servire per l’alloggiamento di qualche oggetto necessariamente contenute nel tempo, non abbiano iconico. permesso di riconoscere una vera e propria strati- Il testo attualmente leggibile è quindi ricondu- grafia in posto che non fosse quella dei sedimenti cibile al riuso del monumento, capovolto rispetto alluvionali del Torre, costituiti da ghiaie intervallate al suo assetto originario. Benché la frattura nella da sottili livelli di limi e sabbie. 309 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 310

Una spiegazione possibile, e forse la più plau- poteva essere, ad esempio, il riutilizzo di manufatti sibile, è che il Torre, fiume notoriamente soggetto lapidei antichi per scopi diversi (rinforzo dell’argine a numerose divagazioni nel corso dei secoli, abbia del fiume?), senza però escludere spiegazioni in un eroso in tempi non meglio precisabili una parte certo senso più imbarazzanti, come quello di un della riva sinistra, intercettando in questo modo il ritrovamento inopportuno avvenuto durante lavori contesto archeologico cui erano pertinenti i materiali più o meno recenti in quest’area, non segnalato alle lapidei e provocandone la caduta all’interno dell’al- autorità di tutela e conclusosi con lo scaricamento veo: il luogo di ritrovamento non sarebbe, in questo dei reperti nel greto del fiume. A prescindere dalla caso, molto distante da quello della collocazione situazione conservativa, come si è detto imputabile primaria. ad una permanenza piuttosto prolungata tra le ghiaie In effetti, come diremo meglio a proposito del fluviali, questa terza ipotesi lascerebbe aperte molte quadro topografico del ritrovamento, molti indizi questioni, quale l’identificazione delle modalità, dei fanno ritenere che il corso del fiume nell’antichità tempi e dei responsabili di una simile operazione. fosse alquanto diverso rispetto all’attuale. Dalla car- In ogni caso, sia nell’ipotesi dell’erosione da parte tografia storica si evidenzia, del resto, come anche in dell’alveo del Torre di un deposito archeologico col- tempi recenti il quadro relativo al Torre sia in conti- locato sulle sue sponde, sia in quella di un’operazio- nua evoluzione. Tanto per fare un esempio fra i molti ne di scarico nel fiume di reperti provenienti da una possibili, la mappa allegata al lavoro di Giuseppe zona limitrofa, per una definizione sufficientemente Berini sul Timavo e sulla zona circostante47 (fig. 31) precisa del contesto primario appare significativa, testimonia che nei primi decenni dell’Ottocento il per non dire decisiva, l’assoluta omogeneità dal fiume aveva, prima della confluenza con l’Isonzo, punto di vista tipologico dei manufatti, tutti ricon- un percorso decisamente diverso rispetto all’attuale ducibili, con la sola, parziale eccezione della base (fig. 1). di reimpiego con iscrizione Bo[n]o rei publicae nato Tuttavia, non si può scartare a priori un’ipotesi (n. 9), alla classe dei miliari. diversa. Al momento del ritrovamento, l’accumulo La scoperta di più miliari, databili soprattutto tra di materiali antichi in un punto prossimo alla sponda la media e la tarda imperiale, nello stesso punto lun- sinistra del fiume aveva suscitato molte perplessità, go un percorso viario non è, infatti, un fenomeno tanto da indurre a pensare che questo derivasse da inusuale nel mondo romano, e anzi conta una serie un’azione operata in tempi recenti dall’uomo. Tale piuttosto nutrita di confronti48. Si tratta dei contesti indicati come “postazio- ni di miliari”, “Meilensteingruppe”, oppure, con definizioni più pittoresche, “nids de milliaires”49 o “boschetti di miliari” (“Meilenstein-Wäldchen”)50, formule che evocano la concentrazione nel medesi- mo sito di queste pietre, erette al margine di un trac- ciato viario, a non grande distanza l’una dall’altra. Casi interessanti, con un assembramento di un minimo di tre fino ad un massimo di ben diciannove miliari, sono attestati in varie regioni dell’impero. Nella penisola iberica, e in particolare in Galizia, si segnalano, ad esempio, quattro siti ubicati lungo la strada tra Bracara Augusta e Asturica Augusta51. Nella Gallia Lugdunense, si può ricordare alme- no il ritrovamento di Champlieu (Oise)52, mentre nella Germania Superior due postazioni di miliari sono state identificate ai margini della strada tra Vindonissa e il Reno53. Attestazioni provengo- no dalle province danubiane, come ad esempio Fig. 31. Carta storica del territorio di Villesse e del fiume la postazione di Celeia (Celje, Slovenia), sulla Torre (da Berini 1826) direttrice privilegiata di penetrazione in Italia dai 311 Cristiano Tiussi 312 valichi orientali54. Altri casi sono conosciuti in Nella postazione di tre miliari rinvenuta ad Abu Africa55, compreso quello scoperto recentemente Kammash (fig. 32), in Tripolitania, le colonne, ad Abu Kammash in Tripolitania (figg. 32-33)56. recanti le iscrizioni di Caracalla, di Diocleziano e Spostandoci nell’area del vicino Oriente, contesti Massimiano e di un imperatore sconosciuto (in que- simili sono stati individuati in Giudea, in particolare sto caso il testo doveva essere dipinto), si disponeva- sulla via tra Gerusalemme ed Emmaus57, e lungo la no in prossimità della strada che univa Alessandria a via Nova Traiana, costruita tra il 111 e il 114 d.C. a Cartagine, presso il cinquantaquattresimo miglio da presidio del limes Arabicus, nel tratto compreso tra Sabratha60. Accostati gli uni agli altri, i manufatti, Bostra e Philadelphia (Amman) (figg. 34-35)58. dotati di una base parallelepipeda, erano inseriti in Esempi notevoli sono documentati anche in un alloggiamento lapideo, connesso a delle lastre di Sardegna, sulla strada che collegava Karales a sottofondazione (fig. 33)61. Non sembra che nelle Olbia: nel caso specifico, i gruppi di miliari si carat- vicinanze siano stati rinvenuti i resti di altre strutture terizzano per il riferimento ricorrente a lavori di archeologiche. restauro eseguiti sotto la supervisione del governato- Nella provincia Arabia, al trentaseiesimo miglio re della Sardegna che agiva in nome dell’imperatore della via nova Traiana, dodici miliari, alcuni dei (o degli imperatori) di turno59. quali rinvenuti ancora in piedi sul proprio basamen- Nella maggior parte dei casi sopra citati, purtrop- to, si collocavano sul ciglio orientale della strada, la po, i dati di rinvenimento non aiutano a ricostruire, cui carreggiata fu messa in luce per un tratto signifi- con dovizia di particolari, le caratteristiche del cativo: le colonne erano allineate per una lunghezza contesto originario. Rimangono, infatti, quasi com- inferiore a sedici metri, ma anche in questo caso non pletamente sconosciuti le modalità di collocazione sembravano collegate ad apprestamenti più articolati in relazione al tracciato stradale (o ai tracciati stra- (fig. 35)62. dali), il rapporto reciproco tra i miliari, l’eventuale Piuttosto interessante, soprattutto per le circostan- collegamento con altre strutture archeologiche, in ze del ritrovamento apparentemente simili a quelle particolare con edifici e complessi architettonici. dei materiali del Torre, è anche il contesto di quat- Solo per alcune situazioni particolari disponiamo tro miliari rinvenuti lungo la di informazioni più articolate. nella Betica, presso la località de La Cerradura, nel

Fig. 32. Postazione di miliari rinvenuta ad Abu Kammash in Tripolitania (da Munzi, Zennati 2004). 313 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 314

letto del fiume Guadalbullón. Essi erano collocati all’aperto, uno accanto all’altro, ad una distanza variabile tra mezzo metro e un metro. Dei miliari, solo il più antico testimonia effettivamente l’ese- cuzione di lavori di restauro della via, da parte di Adriano, mentre gli altri tre furono eretti nel ridotto spazio di un ventennio, tra il 306 e il 326 d.C.63. Sulla base della casistica sopra riportata, per quanto solo parziale, non vi sono difficoltà nel con- siderare il gruppo di miliari di Villesse come un con- testo unitario ed omogeneo. Ne esce così rafforzata l’ipotesi che il luogo della collocazione originaria dei manufatti non fosse molto distante dal luogo di ritrovamento, e che le condizioni attuali di giacitura debbano essere imputate a eventi naturali intervenuti durante i secoli a mutare il corso del Torre piuttosto che ad altre cause. Tanto più che proprio in questo punto si suppone da tempo il passaggio di un trac-

Fig. 33. Fac-simile di due dei miliari di Abu Kammash con il sistema di fissaggio al suolo (da Munzi, Zennati 2004).

Fig. 34. Postazione di miliari al trentacinquesimo miglio Fig. 35. Rilievo della postazione di miliari al trentaseiesimo della via nova Traiana tra Bostra e Philadelphia, in Arabia (da miglio della via nova Traiana tra Bostra e Philadelphia, in Baouzou 1998). Arabia (da Baouzou 1998). 315 Cristiano Tiussi 316 ciato stradale, che, come vedremo diffusamente in manufatti. Se nel caso del miliario n. 1 vi è un unico seguito, è identificabile con la via Aquileia-Iulia e profondo foro centrale (fig. 5), nel miliario n. 4 Emona (Ljubljana). sono riscontrabili due incassi di forma quadrata, uno Il gruppo di manufatti rinvenuti nel Torre si con- dei quali collegato ad una scanalatura per la colatura figura, quindi, come una “postazione di miliari”, una del piombo (fig. 12). Come è stato evidenziato di delle poche accertate nella Venetia. Essa si aggiunge recente per i miliari della Cisalpina, l’esistenza di alle due ricostruibili nella zona del Piave (quattro simili incavi, sebbene di forme e dimensioni non miliari scoperti in località Bellesine di Musile di omogenee, costituisce un elemento ricorrente sugli Piave e due miliari rinvenuti a Calnova Fiorentina, esemplari di III e IV secolo67, e tuttavia la questione presso San Donà di Piave)64, e a quella costituita da della loro funzione ha trovato finora poco spazio tre colonne venute alla luce a Chiarisacco, presso negli studi su questa classe di monumenti. Se si San Giorgio di Nogaro65, tutte lungo la via Annia. prescinde dai casi, che pure possono essere esistiti, Dai manufatti superstiti, che potrebbero tuttavia di una rifunzionalizzazione postantica dei miliari o non corrispondere alla consistenzia originaria, si comunque di un riutilizzo di questi materiali, una evince come in pieno IV secolo, in un ristretto arco delle spiegazioni possibili è che gli incassi o i fori temporale di circa settanta-ottanta anni, la postazio- ricavati sulla sommità fossero utilizzati per sorreg- ne di Villesse vide continuamente incrementato il gere una rappresentazione iconica (statua, busto o numero dei miliari, a partire da quelli eretti durante ritratto) del personaggio (o dei personaggi) ricordati il regno di Costantino in onore dell’imperatore, tra nelle iscrizioni sottostanti, formulate, come è prassi il 312/315 e il 324 d.C. (n. 1), e dei cesari Costanzo in età tardoantica, al dativo68. Si tratta certamente di II e Costantino II, tra il 324 e il 335 (forse più pre- un’ipotesi assai suggestiva, ma ancora non suffraga- cisamente nel 326, n. 2), per proseguire con quelli ta da dati archeologici incontestabili. Va sottolineato innalzati al tempo di Giuliano (n. 3: 6 novembre che la prima proposta (statua intera) appare difficil- 361 - 6 novembre 362) e di Gioviano (n. 4a-b: 27 mente conciliabile con l’estensione piuttosto ridotta giugno 363 - 17 febbraio 364), e giungere infine al del piano d’appoggio fornito dalla sommità del miliario dei tre augusti Valentiniano II, Teodosio e miliario. Più plausibili appaiono le altre due opzioni, Arcadio (n. 4c: 383-392 d.C.), ottenuto dal riutilizzo cui aggiungerei anche quella del ritratto su erma: in del precedente. Non meglio databili sono invece i questo caso, non sembra inappropriato il richiamo due miliari, simili nella tipologia, nn. 5 e 6, il primo alle erme con raffigurazioni dei tetrarchi rinvenute recante solamente un’indicazione di distanza (VI), a Salona, che, secondo recenti dati di scavo, sareb- il secondo la formula [Bono rei] publ(icae) nato, e i bero collocabili lungo la prosecuzione del cardine nn. 7 e 8, per i quali lo stato di conservazione fram- massimo, all’esterno della porta sud-occidentale mentario impedisce di stabilire la presenza origina- della città ampliata in età tetrarchica, e in vicinanza ria di un’iscrizione, che non si può escludere fosse di un ponte69. semplicemente dipinta66. Evidentemente il problema rimane aperto e non Sulla scorta degli esempi sopra indicati, si può sono escluse ipotesi alternative: ad esempio, l’esi- immaginare che le colonne fossero infisse, l’una stenza di un coronamento lapideo sovrapposto al accanto all’altra, nel terreno ai lati della strada: solo fusto, forse a protezione dell’iscrizione. il miliario n. 2 sembra presupporre un sistema di Un discorso analogo riguarda anche l’unico monu- ancoraggio al suolo più articolato, come dimostra- mento, tra quelli rinvenuti nel greto del Torre, che si no i tre incavi per grappe posti alla base del fusto discosta dalla tipologia dei miliari, cioè la base con e il foro sulla superficie inferiore. Al momento, in l’iscrizione Bo[n]o rei publicae nato (n. 9; fig. 28). mancanza di ricerche estensive sulle due sponde del Innanzitutto, è opportuno premettere che anche Torre, non è possibile affermare se il contesto sia tale monumento, benché tipologicamente a sé stante, ricollegabile ad edifici o a complessi architettonici è facilmente riconducibile al medesimo contesto. posti nelle immediate vicinanze. Per questo proble- La formula stessa, qui riportata per esteso, assi- ma rimandiamo comunque al paragrafo relativo al mila immediatamente la base ai miliari, sui quali, quadro topografico complessivo. come è noto, essa si presenta in forma variamente Va rimarcata, infine, la presenza in almeno due compendiata, e spesso abbreviata alla sigla BRPN. casi di fori o incassi sulla superficie superiore dei Questo è il caso anche delle iscrizioni di Giuliano 317 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 318

Fig. 36a-b. Ara funeraria da Pesaro riutilizzata per l’iscrizione Bono rei publicae nato (da Cresci Marrone, Mennella 1984).

dere, in questa sede, di esaurire l’intera casistica, è sufficiente segnalare la presenza di manufatti di questo tipo in varie regioni dell’impero, ad esempio in Britannia73 e in Spagna74, ma con una particolare concentrazione in Italia. Si possono qui ricordare le iscrizioni di Nola75, di Napoli76, di Avellino77, di Formia78, di Terracina79, di Fondi80 e di Pesaro (fig. 36a-b)81. Di notevole interesse, considerata la vicinanza geografica, è poi il caso del blocco paral- lepipedo rinvenuto a Hrušica, località moderna cor- rispondente al valico di Ad Pirum sulle Alpi Giulie, lungo la strada Aquileia-Iulia Emona (fig. 37)82. Riguardo a questa categoria di manufatti, sono (n. 3), di Gioviano (nn. 4a e 4b), di Valentiniano, opportune due considerazioni. La prima è che in Teodosio e Arcadio (n. 4c), così come della colonna alcuni casi appare evidente il riutilizzo di supporti su basamento parallepipedo n. 6, purtroppo mutila più antichi, con diversa destinazione originaria, così nella parte superiore. Come è stato evidenziato, la come avviene per l’ara del Torre: esempi di questo formula trae la propria origine dall’ideologia tetrar- tipo sono costituiti dall’ara funeraria di Pesaro (fig. chica, ed è attestata per la prima volta su una dedica 36a), risalente alla seconda metà del II sec. d.C.83, e a Diocleziano e Massimiano databile tra il 293 e il dal cippo funerario di Terracina84. 305 d.C.; da questo momento in poi, il suo utilizzo La seconda, ancora più significativa, riguarda godrà di grande fortuna lungo tutto il IV secolo, la provenienza dei materiali, naturalmente quando prolungandosi fino al V secolo70. Dal punto di vista siano noti, seppure in maniera sommaria, i dati di cronologico, dunque, la base n. 9 può essere agevol- rinvenimento. Spesso, infatti, è documentato il col- mente considerata coeva ai miliari. legamento con un tracciato stradale, come nei casi Degno di nota è il fatto che essa s’inserisca in un dell’iscrizione di Avellino85, del cippo di Terracina, gruppo piuttosto consistente di monumenti, finora, rinvenuto sulla via Appia presso un piccolo ponte85, a quanto mi risulta, mai indagato compiutamente71, forse della base di Pesaro87, e quasi sicuramen- costituito da blocchi cubici o parallelepipedi recanti te dell’epigrafe di Hrušica (Ad Pirum), che già un’iscrizione identica, i cui termini sono, nella mag- Alberto Puschi riferiva alla strada di collegamento gior parte dei casi, scritti per esteso72. Senza preten- tra Aquileia e Iulia Emona (fig. 37)88. 319 Cristiano Tiussi 320

Nel primo caso, non si può escludere, ad esempio, che il nome dell’imperatore, al dativo, fosse dipinto in qualche punto sulla pietra; ma ci si chiede se a chiarire il senso della formula non fosse piuttosto un oggetto sostenuto da questi monumenti, che assumo- no, come si è visto, l’aspetto di vere e proprie basi. Nel caso del manufatto di Villesse, si è riscontrata la presenza, alla sommità, di un ampio incavo di forma quasi circolare (largh. 34-36; prof. 7). È abbastanza naturale pensare che questo servisse all’alloggiamen- to di una raffigurazione iconica di un imperatore, probabilmente dotata di un plinto per l’inserimento92, ammesso ovviamente che esso sia stato realizzato proprio al momento della collocazione della pietra nel contesto della postazione dei miliari in pieno IV secolo93, quando si riadoperò un’ara (funeraria?) preesistente, se ne cancellò probabilmente l’iscrizio- ne, si capovolse il manufatto in modo tale che la base originaria ne costituisse la sommità e il coronamento la nuova superficie d’appoggio, e si incise l’epigrafe bono rei publicae nato.

4. Il quadro topografico del ritrovamento e la via Aquileia-Iulia Emona

Fig. 37. Basamento con iscrizione Bono rei publicae nato da Avvalorata, quindi, l’ipotesi della pertinenza dei Hrušica (Ad Pirum) (per concessione dei Civici Musei di Storia miliari e della base ad un contesto unitario ricolle- e Arte di Trieste). gabile ad un tracciato stradale di età romana, si pone ora il problema della sua identificazione. In questo senso, valutando la posizione del luogo di ritrova- mento nel quadro più ampio dell’assetto viario della Comune a tutti questi monumenti (e, come si è zona a nord-est di Aquileia, il maggiore indiziato è detto in precedenza, probabilmente anche alla base senza dubbio il percorso della strada che conduceva di Villesse) è la mancata indicazione del nome del da Aquileia a Iulia Emona. personaggio cui è rivolta la dedica, il quale, con- L’importante direttrice è ricordata nelle princi- siderata l’origine della formula bono rei publicae pali fonti itinerarie scritte (Itinerarium Antonini, nato, è certamente un augusto o un cesare89. E Itinerarium Burdigalense) e dipinte (Tabula Peut- d’altro canto, il carattere di stereotipo assunto nel ingeriana), che concordano sostanzialmente sulla corso del IV secolo dalla formula stessa, utilizzata sua lunghezza complessiva, pari a 76 o 77 miglia94. da quasi tutti gli augusti e dai cesari legittimi, ma Dibattuta è invece la questione, su cui non ci soffer- anche dagli usurpatori90, impedisce una più puntuale meremo in questa sede, della denominazione antica identificazione del personaggio cui essa si riferiva. della strada, da alcuni studiosi identificata con la via Sembrerebbe logico pensare che l’iscrizione fosse Gemina95 ricordata da due note epigrafi aquileiesi completata da qualche altro elemento presente sul che ne attestano il ripristino, a porta usque ad pon- monumento che ne rendesse esplicito il riferimento, tem, da parte di Massimino il Trace96. a meno che non si tratti semplicemente di “un codice A parte, ovviamente, il caput viae rappresentato non personalizzato, indipendente dalle contingen- da Aquileia, la prima tappa del percorso è diversa ze”, facilmente utilizzabile per necessità impreviste nelle tre fonti itinerarie: nella Tabula Peutingeriana, e in tempi rapidi91. essa è rappresentata dal ponte sull’Isonzo, con rela- 321 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 322 tiva mansio (Ponte Sonti), distante 14 miglia dalla In confronto alle altre due fonti itinerarie, la città (=20,7 km); nell’Itinerarium Burdigalense, dal- prima tappa indicata dall’Itinerario Antonino (Fluvio la mutatio ad Undecimum (=16,25 Km); nell’Iti- Frigido) è ubicata ad una distanza decisamen- nerarium Antonini, dalla stazione Fluvio Frigido, te maggiore da Aquileia, pari a 36 miglia. Nella situata a 36 miglia (=53,2 Km) da Aquileia. ricostruzione comunemente accettata del tracciato Il pons Sonti della Tabula Peutingeriana è iden- stradale dopo l’attraversamento dell’Isonzo, infat- tificato, in maniera ormai concorde, con i resti ti, la stazione Fluvio Frigido si localizza presso emersi a più riprese nell’alveo dell’Isonzo presso la l’attuale Ajdovščina/Aidussina, alla fine del tratto Mainizza, la cui distanza da Aquileia, pari a circa viario che risaliva il fiume Vipacco105. Numerosi 21,3 Km, corrisponde pressappoco a quella riportata dati archeologici consentono di avvalorare le indi- sulla Tabula97. Nei pressi del ponte furono rinve- cazioni fornite dagli Itinerari per questo settore della nuti consistenti resti di edifici, nei quali sono state via106. Alla località di Miren/Merna, ad esempio, riconosciute le strutture della mansio ricordata dalla Bosio riferiva un miliario, attualmente conservato stessa fonte itineraria98. a Gorizia, di Costanzo e Massimiano augusti e di Maggiori dubbi riguardano, invece, la mutatio ad Severo e Massimino cesari, poi riscritto da Licinio Undecimum, che dovrebbe tuttavia situarsi nei pressi augusto: l’indicazione delle miglia (XVII), sarebbe di Gradisca d’Isonzo99. Immediatamente a nord/ congrua alla distanza da Aquileia107. Un altro milia- nord-ovest della cittadina, si ha notizia del ritrova- rio con i medesimi nomi venne alla luce proprio mento, in più occasioni, di tratti dell’antica via100, il ad Ajdovščina /Aidussina108, da dove si iniziava la più consistente dei quali, con massicciata e lastrica- salita (inde surgunt Alpes Iuliae, ricorda icastica- to, sarebbe stato scoperto in loc. “Bruma” nel 1934, mente l’Itinerarium Burdigalense) verso il valico nei terreni dell’allora podestà Marizza, e nel 1935, delle Alpi Giulie, concordemente identificato con nei fondi Clocchiatti e nei fondi Movia, ad opera la località di Hrušica (l’Ad Pirum summas Alpes del medico locale e appassionato di antichità Ettore del Burdigalense, situato a 840 m s.l.m.)109. Qui fu Patuna. La massicciata in conglomerato di ghiaia, accertata ad una profondità di 0,5-0,6 m., sarebbe stata larga 7,5 m. e avrebbe avuto un rivestimento di lastre poligonali di arenaria, ritenuta proveniente dai vicini colli di Farra, che furono rinvenute in posto o in giacitura secondaria; secondo Patuna, il tracciato puntava verso est in direzione del monte Fortin, che sovrasta il ponte della Mainizza101. A questi ritro- vamenti si riferisce la descrizione fatta da Patuna a Giovanni Brusin in due lettere oggi custodite nell’archivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia102. Più recentemente, una colonna in pietra (probabil- mente un miliario anepigrafe, fig. 38) fu recuperata a 6 m. di profondità nel greto dell’Isonzo, immedia- tamente a valle dello sbarramento dal quale prende vita il Canale de Dottori (1905) e dunque poco più a nord dell’attuale ponte di Sagrado: secondo Luisa Bertacchi, esso potrebbe essere riferito all’antico tracciato verso il ponte della Mainizza, trovandosi all’incirca in corrispondenza del decimo miglio da Aquileia103, ma in realtà, considerando la posizione di ritrovamento, è più probabile una sua pertinen- za alla via che collegava la laguna del Timavo a Gradisca attraverso Redipuglia e Sagrado, seguendo Fig. 38. Colonna (miliario?) rinvenuta nel greto dell’Isonzo a 104 il ramo pedecarsico dell’Isonzo . monte del ponte di Sagrado (da Bertacchi 1978). 323 Cristiano Tiussi 324 rinvenuta l’interessante base con l’iscrizione Bono gressivamente al corso dell’Isonzo, che nel tratto rei p(ublicae) nato, già ricordata in precedenza110. successivo ne condiziona in maniera evidente il Nel tratto tra Col e Podvelb, nel giardino del castello percorso. di Trilek, venne alla luce un terzo miliario, recante, In questo settore, le tracce del passaggio della come il miliario n. 3 del Torre, un’iscrizione di strada sarebbero costituite da alcuni relitti topono- Giuliano111, mentre un quarto, di Valentiniano e mastici documentati nella zona di San Nicolò di Valente, è murato presso la chiesa di Senabor, loca- Ruda (Levata121 e, forse ancor di più, Cialzada122); lità non distante da Podvelb, ma discosta rispetto ma di grande importanza sono soprattutto alcuni ri- all’antico tracciato viario112. trovamenti effettuati nel territorio di Villesse123, in Superato il valico, a lungo considerato, a torto, particolare nella zona della chiesa di San Michele, punto di confine tra l’Italia e l’Illirico113, la strada all’interno del cimitero: un punto, questo, non di- si dirigeva verso Kalce (dove esisteva un miliario stante dal luogo di ritrovamento della postazione di di Traiano, ora perduto)114, Logatec (la mansio miliari (fig. 39). Longatico ricordata da tutte e tre le fonti itinerarie), I resti della massicciata sarebbero stati effettiva- Vrhnika (la Nauporto della Peutingeriana), Bresovice mente individuati a sud-ovest dell’edificio sacro nel (la mutatio ad Nonum del Burdigalense?115), rag- 1881124, mentre sulla base delle notizie d’archivio e giungendo infine Iulia Emona. dei rinvenimenti di superficie si suppone l’esistenza, Alla luce di questa sommaria descrizione del in questa zona, di una villa rustica, con pavimenti tracciato stradale, ritorniamo ora alla zona di ritro- musivi e forse annesso edificio termale125. Scavi ef- vamento dei miliari di Villesse. fettuati all’interno della chiesa di San Michele per la Appare evidente che, considerati su una scala definizione delle sue fasi edilizie, hanno documenta- territoriale più ridotta, e segnatamente per il tratto to la sicura frequentazione dell’area in età tardoan- fra Aquileia e Gradisca entro il quale ricade l’area tica, pur non avendo evidenziato strutture romane in della scoperta, sia le fonti itinerarie sia i documenti situ126. epigrafici finora noti non contengono alcun elemento Indagini recenti (2006-2008), eseguite più a est, utile a precisare l’andamento della strada per Emona. in via Cossuttis, quasi all’estremità orientale del- Abbastanza numerosi sono, invece, i dati archeologi- l’odierno abitato di Villesse (fig. 39) hanno porta- ci, che consentono di fissare, in maniera pressoché to alla luce un complesso di una certa ampiezza, sicura, il tratto iniziale della via116 (fig. 39). con una parte residenziale dotata di pavimentazio- A partire da Monastero, oltrepassati il grande ni musive, ed almeno due edifici a probabile de- ponte noto già nell’Ottocento e il bivio con la stinazione utilitaria, separati dal primo da un’area strada diretta a Tergeste, essa procedeva in dire- scoperta, con resti di una strutture produttiva (fig. zione nord-est, ricalcando pressappoco (ma non 40)127. Esso è ubicato a non grande distanza dalla precisamente) il lungo rettifilo dell’attuale SP 8 fornace scoperta nel 1899 nel fondo Fattorin, a est per Villa Vicentina fino all’incrocio con la SR 14. dell’odierna via Isonzo128, e non è dunque esclu- Diversi rilievi inediti, custoditi presso gli archivi sa una relazione tra i due siti. Rispetto alla via per del Museo di Aquileia mostrano l’andamento di Emona, il complesso di via Cossuttis verrebbe a questo tratto, denominato via Petrada117, lungo il trovarsi circa 200 m a sud del tracciato ricostruibile quale si sviluppava una delle principali necropoli in questo settore. della città nordadriatica118. Considerati nel loro complesso, i dati archeolo- In corrispondenza dell’attuale paese di Villa gici qui brevemente riportati rivelano dunque l’esi- Vicentina e a nord di questo le testimonianze del stenza, nell’area a est/nord-est dell’attuale Torre, di tracciato si fanno più incerte119. La ricostruzione insediamenti a carattere residenziale e produttivo, maggiormente accreditata120 (fig. 39) fa proseguire con ogni probabilità connessi allo sfruttamento di il rettilineo ricalcato dalla SP 8 oltre l’attuale incro- fondi agricoli, gravitanti sul percorso della via tra cio con la SR 14, fino alla località di San Nicolò di Aquileia ed Emona, in particolare nel tratto po- Ruda; a nord-est di Ruda, la strada descriverebbe sto tra il sesto e l’ottavo miglio. Per inciso, se la una leggera deviazione ad oriente, andando ad strada fosse davvero identificabile con la Gemina, intersecare il corso del Torre tra lo stesso abitato proprio in questa zona dovrebbe essere collocato il di Ruda e quello di Villesse, per poi accostarsi pro- praedium Mattonianum ubicato in miliario VI (VII? 325 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 326

Fig. 39. Il tratto iniziale della via Aquileia-Iulia Emona (al centro) tra Aquileia, Villesse e il ponte sull’Isonzo alla Mainizza (rielaborato da Tagliaferri 1986). A sinistra, la strada Aquileia-Forum Iulii, in basso la via Aquileia- Tergeste; a tratteggio la presunta prosecuzione della Aquileia “Stradalta” a est di Sevegliano. L’asterisco individua il luogo di ritrovamento dei miliari, il cerchietto vuoto il complesso di via Cossuttis a Villesse.

VIII?) via Gemina [e]untib[us] (?), come ricorda un acque dell’Isonzo qualche centinaio di metri a valle cippo aquileiese, che ne attesta anche la vendita a del luogo di recupero dei miliari. Claudia Semne, personaggio dell’entourage di Ne- Se non vi sono motivi validi per dubitare della rone129. corrispondenza del fiume Torre con il Turrus citato Per completare il discorso sull’assetto topografico da Plinio il Vecchio130, tutt’altro che assodata è la della zona, un cenno va riservato alla questione rela- coincidenza del percorso attuale del fiume con quel- tiva al corso antico del Torre, che oggi si getta nelle lo di età romana, per lo meno nel tratto che solca la 327 Cristiano Tiussi 328

andava ad alimentare il complesso portuale della cit- tà romana. Tutto lascia supporre, quindi, che nella zona a nord di Aquileia il Torre, unito con il Natisone, man- tenesse un percorso più occidentale rispetto a quello odierno, in un certo senso inquadrato dalle vie diret- te rispettivamente a Forum Iulii e a Iulia Emona134: quest’ultima non avrebbe dunque avuto necessità di valicare il corso d’acqua. L’estrema rarefazione delle testimonianze antropiche di età romana nell’ampia fascia compresa tra le due strade, ad eccezione delle aree ad esse più prossime, potrebbe avvalorare que- sta ipotesi (fig. 39)135. Se queste premesse sono valide, la defluviazione del Natisone-Torre verso oriente e la sua “cattura” da parte dell’Isonzo risalirebbero al periodo post- antico136. Bisogna registrare, tuttavia, che il recen- te lavoro di Isabelle Siché sulle trasformazioni del sistema Natisone-Torre-Isonzo propone una tappa intermedia in questo processo di migrazione: già nel II secolo d.C. il Natisone-Torre si sarebbe spo- stato da Aquileia verso est, senza ancora confluire nel corso dell’Isonzo ma andando a interferire con la via Aquileia-Iulia Emona, in un punto collocato a sud-est dell’attuale abitato di Ruda137. In entram- bi gli scenari proposti, la zona di ritrovamento dei miliari non doveva comunque trovarsi sulle sponde dell’antico Torre, ma ad una distanza variabile, e nel primo caso considerevole, a est delle stesse. Tracciato sommariamente il quadro relativo alla zona a nord-est di Aquileia e riassumendo gli ele- Fig. 40. Pianta del complesso residenziale-produttivo di via Cossuttis a Villesse. Linea continua: strutture accertate; tratteg- menti emersi, si può facilmente comprendere la gio: strutture supposte; tratto-punto: limiti delle trincee di scavo straordinaria rilevanza documentaria assunta dai mi- (rielaborazione di C. Tiussi da Mandruzzato, Gomezel 2008). liari di Villesse anche dal punto di vista dell’assetto topografico della zona, in particolare in rapporto al percorso della strada Aquileia-Iulia Emona: il luo- bassa pianura friulana. Anzi, non mancano indizi per go di ritrovamento dei miliari cade esattamente in supporre che esso fosse affatto diverso. corrispondenza dell’intersezione tra il tracciato, fi- La stessa descrizione pliniana, secondo la quale il nora solamente presunto, della via romana e l’attuale Torre e il Natisone, dopo la loro confluenza (Natiso corso del fiume Torre (fig. 39). Anche in questa pro- cum Turro), lambivano la colonia di Aquileia (prae- spettiva, si può concludere che, pur in mancanza di fluentes coloniam Aquileiam), è evidentemente in un contesto stratigrafico ben definito, essi non siano contrasto con la situazione idrografica attualmente stati rinvenuti a grande distanza dal luogo di colloca- riscontrabile131. I corsi d’acqua nominati da Plinio zione originaria, afferente ad una direttrice di traffico sono ormai comunemente identificati con il fiume di primaria importanza, come la strada Aquileia-Iu- che, eventualmente arricchito dall’apporto del paleo- lia Emona. Una conferma in questo senso potrebbe Isonzo132, scorreva immediatamente a est di Aquileia essere costituita da una delle due indicazioni milia- ed era valicato dal grande ponte di Monastero, ri- rie riscontrate sui manufatti lapidei del Torre, quella cordato in precedenza133. A sud di questo manufatto, apposta sulla poderosa colonna con basamento n. 5. dopo aver descritto una doppia, ampia curva, esso La distanza riportata, 6 miglia, corrisponde effetti- 329 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 330 vamente agli 8,8 chilometri che separano Aquileia miliari (fig. 39)142. Sarebbe interessante verificare, dal punto in cui sono stati recuperati i miliari. Essa inoltre, se i resti segnalati nei pressi della chiesa di non coincide, tuttavia, con la seconda indicazione di San Michele, dunque poco più a nord-est del sito in distanza, decisamente più problematica, incisa sotto questione, siano veramente attribuibili ad un com- la dedica di Gioviano sul miliario n. 3b e recante la plesso residenziale-produttivo e non piuttosto ad una misura di 4 miglia (=5,85 km)138. stazione di sosta collocata lungo il tracciato viario, È difficile, allo stato attuale delle nostre conoscen- anche se la ridotta distanza da Aquileia potrebbe co- ze, spingersi oltre in merito agli aspetti topografici stituire un ostacolo ad un’ipotesi di questo tipo143. dell’area in cui i miliari erano inseriti. Da quanto si è detto finora sul corso del Torre nell’antichità, pare di poter concludere che la postazione di miliari non 5. Considerazioni conclusive fosse direttamente collegata al corso del fiume e quindi, tanto meno, alla presenza di un ponte, cioè Giunti alla conclusione di questo lavoro, sono ad un punto di passaggio obbligato che, in termini opportune alcune considerazioni riassuntive. generali, sarebbe stato sicuramente adatto ad attrarre I manufatti rinvenuti nel Torre sono attribuibili apprestamenti di questo tipo139. Un esempio di que- ad una “postazione” di miliari, eretta ai margini del sto genere potrebbe essere costituito dai tre miliari di tracciato stradale antico Aquileia-Iulia Emona, a sei Chiarisacco, come si è detto forse pertinenti ad una miglia di distanza dal centro sorto sul Natiso, in un postazione situata lungo la via Annia nel punto di at- punto che, forse per la prossimità dell’incrocio con la traversamento del fiume Corno140. Un altro possibile prosecuzione della “Stradalta” (a est di Sevegliano) caso è quello dei quattro miliari rinvenuti lungo la e/o di un complesso architettonico, in cui non è via Claudia Augusta nella Betica, nel letto del fiume escluso si possa identificare una villa rustica o una Guadalbullón, ammesso ovviamente che quest’ulti- stazione di sosta lungo la via, doveva essere assidua- mo sia rimasto immutato fino ad età moderna. mente frequentato, e dunque particolarmente adatto Va tuttavia rilevato che, dalla casistica finora nota a collocarvi una concentrazione di monumenti di riguardante le postazioni di miliari, è difficile iden- questo tipo. Sulla base di ciò che possiamo ragio- tificare fattori ricorrenti di carattere topografico che nevolmente ricostruire del percorso del Torre in età possano giustificare il loro assembramento in un romana, sembra da escludere, invece, che la posta- punto particolare di un tragitto stradale. Eclatante è, zione fosse ubicata nei pressi di un attraversamento a questo proposito, il caso della via nova Traiana, del medesimo (ponte o guado). Forse fu proprio a in Arabia, dove in corrispondenza di ciascuna delle seguito delle sue avulsioni e delle frequenti divaga- cinquantuno miglia che intercorrono tra le due loca- zioni che il fiume, in precedenza caratterizzato da un lità di Bostra e Philadephia si riscontrano fitte po- percorso più occidentale, intercettò, in un momento stazioni di miliari, con un minimo di due fino ad un non meglio precisabile, il contesto archeologico, massimo di dodici esemplari141. trascinando i miliari nelle ghiaie del suo greto. È tuttavia ragionevole pensare che determinate Tutti i miliari del Torre, compresa la base n. 9, si condizioni topografiche, e di carattere viario in par- datano al pieno IV secolo e sono anzi ascrivibili ad ticolare, favorissero l’allestimento di queste posta- un arco temporale di circa settant’anni, compreso zioni di miliari, soprattutto in luoghi di frequente tra il medio regno di Costantino (312/315-324) e la passaggio di persone. correggenza di Valentiniano II, Teodosio e Arcadio Nel caso specifico, un ruolo di primaria importan- (383-392). Non è possibile stabilire se originaria- za poté svolgere la vicinanza dell’incrocio tra la stra- mente della postazione di miliari facessero parte da Aquileia-Emona e la via proveniente da Quadru- altri manufatti, che non sono stati rinvenuti ma che vium (successivamente ricalcata dalla “Stradalta”), potrebbero giacere ancora tra le ghiaie del fiume. che, se si accetta l’ipotesi di una sua prosecuzione a Dal confronto con la situazione della X Regio, si est dell’importante sito di Sevegliano sulla direttrice evidenzia come i miliari inquadrabili nel IV secolo Aiello del Friuli-Cavenzano-Villesse-Cassegliano, siano di gran lunga i più numerosi, con picchi di pre- fino al ponte romano scoperto a Ronchi, avrebbe senze sotto Costantino I, durante i regni, brevissimi, intersecato la strada Aquileia per Emona pressappo- di Giuliano e di Gioviano, e infine nel periodo della co in corrispondenza del luogo di ritrovamento dei dinastia dei Valentiniani144. Tutti questi imperatori 331 Cristiano Tiussi 332 sono significativamente rappresentati nella postazio- stradali più importanti, che è riscontrabile anche ne di miliari di Villesse. nell’Italia settentrionale151. Di tale mutazione gene- Dal punto di vista più squisitamente archeolo- tica, le cosiddette postazioni di miliari, erette un gico ed epigrafico, essi costituiscono un’ulteriore po’ dovunque nel mondo romano lungo i principali testimonianza della trasformazione intervenuta in tracciati stradali, rappresentano ancora una volta una età tardoantica in questa classe di manufatti, che delle manifestazioni più icastiche. si allontanano dalla funzione primaria di indicatori Giustamente è stata rilevata, inoltre, la somiglian- delle distanze stradali145. Non è un caso che sola- za tra i testi dei miliari tardoantichi e quelli apposti mente due dei miliari del Torre riportino il numero sulle basi onorarie, che talvolta possono anche inge- delle miglia, verosimilmente computate da Aquileia nerare confusione nell’assegnazione dei monumenti e peraltro non compatibili fra loro: su uno di questi, all’una o all’altra classe152. Questa contaminazione cioè quello che appare più congruo alla distanza reciproca è evidente nell’ara del Torre riutilizzata dalla città del punto in questione (n. 5), la cifra è come base (n. 9), in cui l’intento celebrativo nei incisa da sola sulla parte alta del fusto146. confronti dell’anonimo imperatore è reso con una In età tardoimperiale viene meno anche il rappor- formula standard tipica dei miliari (Bono rei publi- to tra l’erezione di miliari e l’esecuzione di lavori di cae nato)153. manutenzione, ripristino o di restauro delle strade. Rimane da considerare, infine, il possibile colle- La mancanza, nella maggior parte dei miliari di IV gamento dei miliari del Torre con gli avvenimenti secolo, di qualsiasi accenno ad una motivazione storici che ebbero come teatro Aquileia e le regioni di questo genere è in tal senso assai significativa; circostanti durante il IV secolo. altrimenti, considerata la frequenza con cui i miliari In termini generali, la questione è stata recente- venivano collocati e talvolta riscritti, si dovrebbe mente affrontata nell’ottimo contributo di Christian ammettere che i lavori di riatto fossero in questo Witschel, dove il problema metodologico è sostan- periodo insolitamente numerosi e ravvicinati147. Nel zialmente delineato già nel titolo (Meilensteine als caso della strada Aquileia-Iulia Emona, qualora si historische Quelle? Das Beispiel Aquileia)154. In accettasse l’identificazione con la via Gemina, i estrema sintesi, Witschel riconosce appieno l’impor- ripristini più recenti finora attestati, dei quali vi sia tanza dei miliari rinvenuti nel territorio di Aquileia un esplicito riferimento, sono quelli ricordati sulle quale fonte storica, ma appare piuttosto restio a due stele gemelle di Massimino il Trace148. Il col- stabilire una relazione diretta tra la loro erezione e legamento tra l’erezione di miliari e l’esecuzione di la storia evenemenziale della città e più in generale opere stradali è per evidenti motivi ancor più tenue della regione altoadriatica (in particolare con gli epi- nel caso di una postazione come quella scoperta nel sodi bellici e con i soggiorni imperiali); preferisce fiume Torre: anche qui, comunque, le iscrizioni non invece interpretarli come il segno di un significativo contengono alcun riferimento a lavori di manuten- cambiamento nella cultura epigrafica in età tardoan- zione stradale, segnatamente della via Aquileia-Iulia tica, soprattutto per quanto riguarda le iscrizioni in Emona149. onore dell’imperatore, il cui messaggio celebrativo Come è stato puntualmente osservato, ciò che viene ora affidato non tanto (o non solo) ai monu- invece uniforma i miliari negli ultimi secoli del- menti eretti nel luogo politico per eccellenza della l’Impero è il carattere onorario e celebrativo delle città, vale a dire il foro, bensì proprio ai miliari, col- iscrizioni nei confronti degli imperatori, subito evi- locati sugli assi viari più importanti e più frequentati dente per l’uso del dativo, la loro trasformazione in in uscita dal centro urbano155. formidabili strumenti propagandistici in senso lato, Le conclusioni dello studio di Witschel sono in adatti cioè a trasmettere, ad un numero elevato di buona parte condivisibili: e tuttavia, sulla scorta persone, messaggi di carattere politico e ad orga- dei miliari di Villesse pare opportuno fare alcune nizzare il consenso nelle forme volute dall’impe- precisazioni. ratore e/o indotte, in maniera più o meno evidente, Per quanto riguarda il miliario di Costantino (n. nelle comunità locali, come segno di lealismo nei 1), così come per il suo quasi gemello di Palazzolo suoi confronti150. Ne sono una conseguenza diretta dello Stella, sulla via Annia, l’ampiezza dell’arco l’aumento esponenziale e la diffusione capillare, in cronologico in cui esso si colloca (tra il 312, o età tardoantica, di questi manufatti lungo gli assi l’estate del 315, e l’autunno del 324) rende effettiva- 333 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 334 mente difficile il collegamento con un avvenimento L’elegantissimo miliario di Costantino II e Costanzo storico ben preciso. La stessa datazione vale per altri II cesari (n. 2), collocato solo pochi anni più tardi sei miliari della Venetia, leggermente diversi nella (326 d.C.?), può essere letto proprio in relazione al titolatura ma compresi da Witschel nel medesimo perdurare di una attenzione particolare da parte della gruppo156: essi risultano dislocati tra Desenzano, dinastia regnante nei confronti di Aquileia. Verona, Montecchio Maggiore (Vicenza), Dolo e Per quanto riguarda il miliario di Giuliano (n. 3), Concordia, questi ultimi, dunque, posti anch’essi è innanzitutto interessante ribadire che esso si inse- sulla via Annia157. risce in un gruppo di sette esemplari rinvenuti nella In questo lasso di tempo, Costantino soggiornò ad Venetia, attribuibili in particolare ai tratti stradali Aquileia dal maggio al luglio del 318158, ma, come Bergamo-Verona e Verona-Vicenza () rilevato da Witschel, non è dimostrabile che vi sia e accomunati dalle indicazioni del terzo consolato una relazione tra l’erezione dei due miliari, collocati e della settima acclamazione imperiale, che ne con- ad una certa distanza dalla città e in due punti topo- sentono una datazione precisa tra il novembre 361 graficamente assai significativi, e la permanenza e il novembre 362 d.C.169. Benché a rigore non si dell’imperatore nel centro altoadriatico; in questo possa parlare di una serie omogenea, considerate caso, essi potrebbero rappresentare semplicemente le pur modeste differenze nella titolatura iniziale, un atto d’omaggio più o meno di “routine” nei suoi sembra difficile non ricollegare l’erezione di questi confronti159. miliari con il passaggio in zona di contingenti fedeli È necessario aggiungere che la collocazione cro- a Giuliano, in particolare di quello che, al comando nologica del secondo e del terzo gruppo individuati di Giovino, attraversò l’Italia settentrionale diretto da Witschel nell’ambito dei miliari di Costantino a Sirmium, per ricongiungersi con l’imperatore170. della Venetia è più puntuale, grazie alle indicazio- Tuttavia, mi sembra possibile stabilire un nesso ni della tribunicia potestas, del consolato e delle ancora più stretto con l’episodio della ribellione acclamazioni imperiali che consentono di attribuirli delle due legioni inviate da Giuliano in Gallia, che rispettivamente al 327-328 d.C. (due esemplari si erano asserragliate ad Aquileia, dove avevano tro- sicuri da Rodengo, Brescia, e da Quarto d’Altino, vato l’appoggio di alcuni membri dell’aristocrazia Venezia)160 e al 329-330 d.C. (un esemplare sicuro locale; la città, assediata tra l’estate del 361 e, pro- da Sirmione, Brescia)161. Anche per il secondo e per babilmente, l’inizio del 362, si era dovuta arrendere il terzo gruppo è stata avanzata l’ipotesi di un colle- proprio alle truppe agli ordini di Giovino che, ormai gamento con i passaggi di Costantino ad Aquileia162, giunto a Emona, aveva ricevuto l’ordine di tornare che tuttavia avvennero con sicurezza nel 326 e indietro per fronteggiare la rivolta171. La volontà, dubitativamente nel 333163: incerto, per quanto detto da parte di Giuliano, di ribadire la legittimità del sopra, è che essi stiano a dimostrare la realizzazione suo ruolo di augusto, proprio nei momenti imme- di un vasto programma di manutenzione della rete diatamente successivi alla morte di Costanzo II (3 stradale attuato dall’imperatore nel nord-Italia164. novembre 361)172 e nei dintorni dell’unica città che Ma, a completare questo quadro, è opportuno gli si era ribellata, potrebbe costituire il presupposto evidenziare che nuove fonti epigrafiche forniscono per l’erezione di questo gruppo di miliari. con sempre maggior evidenza i segni concreti della Il miliario di Gioviano (nn. 4a e 4b) rientra nel- presenza di Costantino ad Aquileia165, in particolare l’ampio novero di manufatti della stessa classe a in rapporto alla realizzazione di imprese edilizie di lui dedicati in Italia settentrionale, che è ancor più carattere monumentale. È il caso della costruzione del degno di nota se rapportato alla brevità del regno complesso delle Thermae felices Constantinianae, dell’imperatore (un anno, 363-364) e alla relativa ricordata su una base di statua rinvenuta al suo inter- scarsità di miliari recanti il suo nome nel resto d’Ita- no e databile, in maniera non meglio circoscrivibile, lia173. A Gioviano, infatti, furono dedicati, oltre a tra il 312 e il 330 d.C.166, e quello del restauro di quello di Villesse, altri tre miliari lungo la via Annia, un altro edificio (termale?) operato dall’imperato- due dei quali nei pressi di Aquileia174; sette vennero re167. Tale aspetto è ora ulteriormente confermato eretti invece sul tratto stradale Milano-Vicenza175. dal ritrovamento di cinque bolli CONSTANTINI / L’estemporaneità dell’iscrizione di Villesse, cui VICTORIS nei livelli di abbandono del foro, che si sembrerebbe di poter ricondurre l’evidente impe- collocano, in virtù dell’epiteto, dopo il 324 d.C.168. rizia con la quale fu realizzata la seconda dedica, 335 Cristiano Tiussi 336 peraltro comune alla maggior parte delle iscrizioni terpretazione in senso trionfale dei tituli, e compaia di Gioviano176, e il fatto di comparire sulla parte del invece un più generico perpetui Augusti. È pratica- fusto in origine destinata ad essere interrata, è forse mente certo che Teodosio, dopo essersi visto aprire solo apparente. Per motivi che sono al momento le porte di Emona e aver attraversato i valichi delle poco chiari, la dedica all’imperatore fu infatti incisa Alpi Giulie, abbia raggiunto senza ulteriori problemi due volte sul miliario, con titolature in parte diverse Aquileia, dove Massimo si era rifugiato182, percor- fra loro; la prima fu quindi cassata, il miliario fu rendo proprio l’asse stradale in questione. L’erezione capovolto e la seconda dedica venne realizzata, per del miliario in un punto già profondamente conno- l’appunto, sulla parte inferiore del fusto. tato dal punto di vista della propaganda imperiale è Per spiegare la ricorrente presenza di iscrizio- assai significativa, e potrebbe anche derivare da un ni di Gioviano nell’Italia nord-orientale, Alfredo atto di lealismo da parte della comunità aquileiese Buonopane ha recentemente addotto la volontà nei confronti del vincitore: ciò spiegherebbe anche dell’imperatore di creare un clima di consenso nei l’estemporaneità dell’atto, evidente nel reimpiego riguardi della pace raggiunta con il re sasanide di un miliario già presente nello stesso sito. Un atto Shapur II (luglio 363 d.C.), che imponeva la gra- ulteriormente rafforzato dall’aggiunta dell’indica- vosa rinuncia ad alcune città in territorio partico. zione invic(tis) Aug(ustis) (tribus) sul preesistente In particolare, la concentrazione lungo l’asse viario miliario di Costantino, se, come pare possibile, Aquileia-Milano si giustificherebbe con il passaggio essa intendeva accomunare proprio i tre imperatori del suocero di Gioviano, Lucilliano, del notarius Valentiniano, Teodosio e Arcadio al nome del loro Procopio e del tribuno militare Memorido, prove- insigne predecessore. nienti da Sirmium e diretti a Milano proprio allo Da quanto si è detto nelle righe precedenti, sem- scopo di far fronte ad una situazione molto delicata bra emergere, dunque, una correlazione decisamente e di ribadire personalmente l’esito favorevole della più concreta tra l’erezione dei miliari nella postazio- spedizione partica177. In quest’ottica, il miliario di ne di Villesse e gli avvenimenti storici che segna- Villesse costituirebbe finora la testimonianza più rono questa regione nel IV secolo. Estremamente orientale nella Venetia dell’intento propagandistico significativa è, inoltre, la collocazione topografica connesso al viaggio di Lucilliano, che nella sua a ridosso della strada Aquileia-Iulia Emona, in un discesa verso l’Italia dovette senza dubbio percorre- punto non troppo distante da Aquileia: proprio que- re la strada Iulia Emona-Aquileia178. sto tracciato viario rappresentò l’asse privilegiato di Rimane da esaminare, infine, l’iscrizione di penetrazione in Italia, attraverso i valichi delle Alpi Valentiniano Il, Teodosio e Arcadio ricavata dal Giulie, dalle regioni illiriche, che in età tardoantica precedente miliario di Gioviano (cat. n. 4c). La giocarono un ruolo fondamentale nello scacchiere menzione dei tre imperatori ne fa, come è stato strategico-militare dell’impero. osservato per altri esemplari, l’iscrizione miliaria La postazione di Villesse costituisce, quindi, più tarda della Cisalpina179, databile genericamente assieme ad altri contesti simili individuati nell’at- 183 tra il 383 e il 392: nella Venetia, essa si aggiunge tuale Slovenia , un ulteriore segno della vitalità di ad una serie di quattro iscrizioni dai caratteri omo- questa direttrice e della sua naturale prosecuzione genei rinvenute lungo la via Annia, nel breve tratto verso ovest che, ripercorrendo parzialmente il trac- compreso tra Meolo e San Donà di Piave180. Patrizia ciato della via Annia e della via Postumia, collegava 184 Basso ha convincentemente collegato queste ultime Aquileia ad un centro importante come Milano . all’episodio della vittoria dei tre augusti sull’usur- patore Massimo, avvenuta nel 388 d.C. proprio ad Aquileia, in considerazione della presenza degli Addendum attributi victores ac triumfatores: l’analogia testuale e di redazione tra le quattro epigrafi ha spinto la studiosa a ricondurle alla stessa minuta e ad una Il presente contributo è stato consegnato per la medesima officina lapidaria181. L’ipotesi può essere pubblicazione nel novembre 2009. Nelle more di considerata valida anche per il miliario del Torre, stampa, si è potuto tenere in considerazione solo una benché in questo caso sia assente la formula victores minima parte degli aggiornamenti bibliografici sui ac triumfatores, decisiva secondo Basso per un’in- temi qui trattati. 337 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 338

Com’era lecito presagire (cfr. supra, cc. 315 e Mediolanum-Iulia Emona: a Verdello (Bergamo), 330), non inaspettata è giunta la recentissima sco- a Bedizzole (Brescia, due esemplari), Desenzano perta di un nuovo miliario nelle ghiaie del Torre, del Garda (Brescia), a Chiarisacco (Udine, sulla via poche decine di metri a valle dal punto di ritro- Annia, assieme ad un altro miliario dei medesimi vamento del 2008. Il manufatto è stato recuperato imperatori, ma con formulario diverso) e infine a il 1° dicembre 2011, e grazie all’autorizzazione Senabor, presso Col, in Slovenia188. del Soprintendente, Luigi Fozzati, se ne danno Il nuovo miliario rinvenuto nelle ghiaie del Torre alcune anticipazioni, in attesa della pubblicazione rappresenta quindi un ulteriore tassello (forse non completa che troverà spazio nel Notiziario della l’ultimo) per la ricostruzione della postazione di Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Villesse, e aggiunge tre presenze imperiali inedite Venezia Giulia. nell’importante contesto. Il nuovo miliario, in pietra calcarea reca tre iscri- Sulla base del documento appena scoperto, si può zioni. La più antica (a) è scarsamente conservata, in anticipare la collocazione di miliari nel sito posto quanto obliterata dal secondo testo epigrafico, con lungo la strada diretta da Aquileia a Iulia Emona la conseguenza che sopravvivono esclusivamente almeno all’età tetrarchica, come mostra l’iscrizione la prima o le prime due lettere delle righe superiori (a). L’iscrizione (b) costituisce invece una conferma e, anch’esse assai rovinate, le ultime righe: tuttavia, della consistente presenza di personaggi della fami- ciò che rimane è sufficiente a ricostruire all’inizio il glia di Costantino nella postazione di Villesse (e gentilizio Au[r(elio)] e, nelle ultime righe, il nome verosimilmente ad Aquileia), già testimoniata dalle Gal(erio) Val(erio) cesare. L’iscrizione è riferibile, iscrizioni di Costantino stesso (n. 1) e di Costantino quindi, alla prima tetrarchia (il gentilizio appartiene II e Costanzo II cesari (n. 2). tanto a Diocleziano che a Massimiano) ed è databile La terza iscrizione (c), di Valentiniano e Valente, tra il 293, quando Costanzo Cloro e Galerio furono segue cronologicamente i due miliari di Giuliano (n. eletti cesari, e il 305, quando i due augusti abdica- 3) e di Gioviano (nn. 4a-4b), contribuendo a com- rono185. pletare, all’interno della postazione, la sequenza dei La seconda iscrizione (b) è dedicata ai tre cesa- sovrani succedutisi tra il 361 e il 367. ri Crispo, Costantino II e un terzo personaggio il Proprio la concentrazione lungo la direttrice cui nome fu successivamente cancellato, ma che è Iulia Emona-Milano dei miliari di Valentiniano e identificabile con Liciniano Licinio. Come nel caso Valente, eretti, come quello di Villesse, dalla devo- di altri due miliari della Venetia186, essa si data pro- ta Venetia, nonché la presenza di altri cippi dedicati babilmente al 317, quando i due figli di Costantino sempre ai due imperatori ma recanti un testo dif- il Grande, Crispo e Costantino II, furono nominati ferente189, confermano ulteriormente il ruolo stra- cesari assieme a Liciniano Licinio, figlio del collega tegico svolto dall’itinerario che dai valichi alpini di Costantino: la scalpellatura del nome nella nuova orientali raggiungeva la nuova capitale. Il tenore iscrizione del Torre si deve riferire al 326, anno della delle dediche apposte dal governo provinciale nel sua morte187. suo complesso lasciano intravedere, come è stato La terza iscrizione (c), sul lato opposto rispetto giustamente sottolineato, uno stretto collegamento alle altre due, fu collocata dalla devota Venetia con un avvenimento ben preciso, individuabile nel in onore di Valentiniano e Valente, divini fratres viaggio di Valentiniano da Sirmium, dove aveva semper Augusti in carica dal 364 al 367. Una serie lasciato il fratello nell’autunno del 364, verso di testi identici attesta l’omaggio alla coppia impe- Milano190. Il viaggio ebbe luogo proprio lungo la riale da parte della provincia della Venetia (non strada sopra indicata, lungo la quale sorgeva la viene citato l’altro ambito territoriale compreso postazione di Villesse, e dovette rappresentare l’oc- nella suddivisione amministrativa, l’Histria). Essi casione propizia per un atto di lealismo politico da sono dislocati significativamente lungo l’asse viario parte della Venetia verso i due sovrani. 339 Cristiano Tiussi 340

Nel 2008, nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) sono stati rinvenuti nove manufatti lapidei, tra i quali sei mi- liari e una base di reimpiego. I miliari formavano in origine un contesto unitario, la cosiddetta “postazione di miliari”, essendo collocati insieme in un unico punto lungo un tracciato stradale, nella fattispecie la via Aquileia-Iulia Emona. Le iscrizioni sono relative ad imperatori del pieno IV secolo: Costantino (n. 1), i figli Costanzo II e Costantino II cesari (n. 2), Giuliano (n. 3), Gioviano (nn. 4a e 4b) e Valentiniano II, Teodosio e Arcadio (n. 4c). Due miliari riportano una indicazione miliaria (VI: n. 5) e un testo forse mutilo (n. 6); due frammenti di colonne, infine, sono prive di iscrizioni. Anche la base, riportante solo la formula Bono rei publicae nato, tipica dei miliari tardoantichi, si può riferire al mede- simo complesso.

Parole chiave: miliari, strade, imperatori, tardoantico.

In 2008, nine stone objects were discovered in the river Torre near Villesse (Gorizia), six milestones and a basement re- employed. Originally, the milestones formed a unitary context, the so-called “postazione di miliari”, because they stand in a single place along a Roman road, precisely the road between Aquileia and Iulia Emona (Ljubljana). The inscriptions relate to the emperors of IV century A.D.: Constantinus (n. 1), his sons Constantius II and Constantinus II caesares (n. 2), Iulianus (n. 3), Iovianus (nn. 4a and 4b) and Valentinianus II, Theodosius, Arcadius (n. 4c). Two milestone contain a mile indications (VI: n. 5) and a text maybe incomplete (n. 6); two fragments of columns have no inscription. The basement, on which only the formula Bono rei publicae nato, typical of the late Roman milestones, is inscribed, can be referred to the same complex.

Key words: milestones, roads, emperors, late antiquity.

Note

1 Per una prima sintesi dei ritrovamenti vedi Maselli 4 Progetto coordinato da Anne Kolb. Scotti, Tiussi 2008; un accenno in Maselli Scotti, Oriolo, 5 Le misure sono indicate in centimetri. Abbreviazioni: dx. = Ventura 2009. Si coglie l’occasione per ringraziare il Comune destro/a; sn. = sinistro/a; alt. = altezza; largh. = larghezza; diam. di Villesse per il contributo finanziario alle ricerche, il sig. = diametro; r. = riga; interl. = interlinea. Un ringraziamento par- Gianfranco Valenti, autore della segnalazione fatta all’ispettore ticolare va a Fulvia Mainardis, con la quale ho discusso lunga- onorario della Soprintendenza Vinicio Tomadin, il sig. Moreno mente sui pezzi e alla quale debbo numerosi suggerimenti circa Weffort, per aver messo a disposizione i mezzi per il trasporto. la lettura delle epigrafi più degradate (in particolare la lettura Un ringraziamento doveroso va anche ai volontari del Gruppo dell’iscrizione n. 4a e della parte inferiore del testo del miliario Archeologico “Natiso cum Turro” per la preziosa collabora- n. 3). zione. La documentazione e il recupero sono stati effettuati 6 Witschel 2002, pp. 357 segg., in part. p. 358, sulla base di dagli archeologi della ditta Arχe s.n.c. di Trieste il 15 ottobre Grünewald 1990, p. 180. 2008. Le fotografie del recupero e dei reperti sono pubblicate 7 Witschel 2002, p. 357. su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali- 8 Basso 1987b, p. 181, n. 84; Basso 2000, p. 62, n. 1; Wit- Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia schel 2002, p. 385, n. 12. Giulia (prot. n. 3047 del 12/05/2010). È vietata l’ulteriore ripro- 9 Basso 1987b, pp. 41 seg., n. 15 (Desenzano, Brescia), 71 duzione e duplicazione con ogni mezzo senza l’autorizzazione seg., n. 29 (Verona), 124 seg., nn. 55-56 (Montecchio Maggiore, della Soprintendenza. Vicenza), 164, n. 73 (Dolo, Venezia, sulla via Annia), 179 seg., 2 Witschel 2002. n. 84 (Concordia, Venezia, sulla via Annia). Il miliario di Nuvo- 3 Progetto coordinato da Christian Witschel e da Claudio lento (Brescia), pesantemente mutilo, si data in maniera ancora Zaccaria. più generica tra il 306 e il 337 (Basso 1987b, p. 55, n. 24). Dopo 341 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 342 il 315 è inquadrabile il miliario, anch’esso mutilo, di Concordia 36 Kienast 2004, p. 338. (Basso 1987b, p. 179, n. 83). 37 Cfr. Banzi 1999, pp. 236 segg., n. 45b. 10 Basso 1987b, pp. 29 s., n. 8 (Rodengo, Brescia), 126 seg., 38 Basso 1987b, p. 175. n. 57 (Vicenza: esistenza dubbia), 167, n. 76 (Quarto d’Altino, 39 Basso 1987b, pp. 175 segg., nn. 79 e 80; Basso 1996, pp. Venezia). 153 seg., nn. 1 e 4 (da Meolo e San Donà di Piave, Venezia); 11 Basso 1987b, pp. 47 seg., n. 19, e 50 seg., n. 21 (Sirmione, Basso 2006b, pp. 407 segg. Brescia). 40 Basso 1996, p. 156, con la proposta alternativa del soggior- 12 Basso 1987b, p. 46, n. 18 (Sirmione, Brescia). no aquileiese dei tre imperatori nel 391 d.C. quale occasione per 13 Basso 2000, p. 62. la realizzazione della serie; Basso 2006b, p. 417. Sulla serialità 14 Kienast 2004, pp. 310 e 314. vedi anche Grossi 2003, pp. 193 e 195. 15 Cfr. anche Basso 2006, p. 431. 41 Banzi 1999, pp. 236 segg., nn. 45-46. 16 Basso 1987b, pp. 24 segg., n. 5. 42 Basso 2006b, p. 413, con bibliografia. 17 Basso 2006b. 43 dal punto di vista tipologico, cfr. gli esemplari di Pavia 18 Basso 1987b, pp. 76 seg., n. 34. (Banzi 1999, p. 197, n. 3), di Vercelli (con misure molto simili: 19 Tiussi 2001, cc. 207 segg. e fig. 6: la datazione ivi indicata Banzi 1999, pp. 211 seg., n. 19), di San Genuario (Banzi 1999, (324-361) va naturalmente circoscritta secondo quanto riportato p. 212, n. 20), di Chambave (Aosta: Banzi 1999, p. 228, n. 40). sopra, tenendo cioè presente la nomina a cesare di Costanzo II Inoltre Basso 1996, p. 153, n. 2 (da Musile di Piave, sulla via nel 324 e le successive assunzioni del titolo da parte di altri mem- Annia). bri della famiglia di Costantino. Sul miliario è incisa un’altra 44 Cfr., ad es., Basso 1987b, pp. 15, n. 1, 67, n. 26, 161, n. 71, iscrizione dedicata a Magno Massimo e al figlio Flavio Vittore. ecc. Sul tema dei materiali impiegati per i miliari dell’area vene- 20 Vedi bibliografia a nt. 24. In generale vedi Arce 1979, p. to-friulana, tra i quali compaiono anche marmi d’importazione 325. orientale (caristio e cipollino), vedi Grossi 2003, p. 196, tab. 1. 21 CIL X, 6955 (ringrazio F. Mainardis per la segnalazione). 45 Ammettendo un uso primario come ara funeraria e rima- Sembra da escludere, per motivi di spazio, la presenza di un suc- nendo in ambito aquileiese, si può osservare che le are funerarie cessivo victori ac triumfatori, anche abbreviato, che è riscontra- erano spesso dotate di un incavo adatto a ricevere l’urna cinera- bile quasi sempre nei miliari dell’Italia nord-orientale, per i quali ria, in particolare alla sommità (ad esempio Inscr.Aq. 517, 601, vedi la nt. 24. 603, 845, 1526, 1543, ecc.), più raramente, per evidenti motivi 22 Cfr. Arce 1979, pp. 325 segg. di funzionalità, alla base (ad esempio Inscr.Aq. 1587: in questi 23 Cfr. Ruggeri 1999, pp. 319 segg. casi, esso risulta più difficile da esaminare). Nel secondo caso, 24 Basso 1987b, pp. 26, n. 6 (Palazzolo sull’Oglio, Brescia), tuttavia, l’incavo è decisamente più profondo rispetto a quello 37 seg., n. 12 (Bedizzole, Brescia), 44, n. 17 (riutilizzato a Sir- riscontrabile sull’ara di Villesse. In altri casi, quando l’ara fune- mione), 77 seg., n. 35 (nei pressi di Trento), 128, n. 59, 130, n. raria è composta da più parti indipendenti, l’incavo per il cinera- 60 (Verona). Lievemente diverso è un altro miliario conservato rio risulta praticato nello spessore di un basamento, quest’ultimo a Verona (Basso 1987b, p. 108, n. 43: solo patri patriae). Nel destinato ad essere sormontato dal dado con funzione evidente- miliario di Col, in Slovenia, è invece indicato il quarto consolato mente anche di coperchio (vedi per esempio Inscr.Aq. 497). in unione con la settima acclamazione (Basso 1987b, p. 216, n. 46 Bellezza 1996, in part. p. 89, con ulteriore bibliografia. 99; Šašel-Kos 1997, pp. 471 segg., n. 177): sul problema cro- 47 Berini 1826. nologico Witschel 2002, pp. 359 seg. Sul miliario di Villesse il 48 Sul fenomeno cfr. König 1973, pp. 425 seg.; Kuhoff 1993, termine proconsuli sarebbe scritto per esteso come su quello di pp. 168 seg.; Witschel 2002, p. 331, nt. 31; Kolb 2004, p. Col. 149. 25 CIL III, 12333. 49 Sillières 1990, p. 46. 26 Sulla quale vedi Bellezza 1996, in particolare p. 88. 50 Kolb 2004, p. 149; Kolb 2006, p. 578. 27 Arce 1979. Cfr. Basso 1987b, p. 26; Banzi 1999, p. 196. 51 Galizia: Rodríguez Colmenero, Ferrer Sierra, Alvarez Vedi anche Witschel 2002, pp. 359 segg. Asorey 2004, nn. 312-326; 330-346; 347-365; 366-380; cfr. an- 28 Buonopane 2003b, p. 123. che Kolb 2006, p. 578. Un altro caso nella Betica: Silliéres 29 In generale Kolb 2004, pp. 152 segg. 1990, p. 46: vedi infra. 30 Basso 1987b, pp. 115, n. 48 (Tregnago, Verona), 121, n. 52 Grenier 1934, pp. 60 segg.: quattro miliari anepigrafi nel 53 (Altavilla Vicentina, Vicenza), 127 seg., n. 58 (Verona), 130 riempimento che aveva ricoperto la strada antica. seg., n. 61 (Verona), 172 seg., n. 78 (Musile di Piave, Venezia). 53 Lopodunum-Leidenburg: CIL XVII/2, nn. 631-635 (miliari Inoltre Buonopane 2003b, pp. 121 segg. (da Peschiera del Gar- di Gordiano III, Filippo l’Arabo [?], Decio [2 volte], Valeriano e da, Verona). Gallieno); Heidelberg: CIL XVII/2, nn. 636-643 (miliari di Elaga- 31 Kienast 2004, p. 327. balo, Severo Alessandro, Massimino il Trace e Massimo, Gordia- 32 Basso 1987b, pp. 189 segg., nn. 89 e 90a; Inscr.Aq. 2896 e no III, Filippo l’Arabo e Filippo iunior, Decio [2 volte], Valeriano 2895; Basso 2000, p. 63, nn. VI-VII; Witschel 2002, pp. 381 e Gallieno: tutti sono collocati dalla Civitas Ulpia Sueborum Ni- segg., nn. 2 e 5. cretum e riportano la medesima distanza, 4 leghe, da Lopodunum). 33 Basso 1987b, pp. 26 segg., n. 7b (Erbusco, Brescia), 121, Cfr. Kolb 2004, p. 149, nt. 53; Rathmann 2004, p. 178. n. 53 (Vicenza), 127 seg., n. 58 (provenienza sconosciuta), 130 54 CIL XVII, 4, 1. segg., n. 61 (provenienza sconosciuta), 172 seg., n. 78 (Musile 55 Salama 1951, p. 24. di Piave): gli ultimi quattro riportano la formula victori (ac) triu- 56 Munzi, Zennati 2004. mfatori. Sui miliari di Gioviano nella Venetia vedi Buonopane 57 Fischer, Isaac, Roll 1996, pp. 289 segg., in part. p. 292 2003b, pp. 124 segg. per la postazione di dieci miliari sulla strada Gerusalemme-Em- 34 Kienast 2004, p. 335. maus, al quattordicesimo miglio. Cfr. anche Kolb 2006, p. 579, 35 Kienast 2004, p. 337. con bibliografia. 343 Cristiano Tiussi 344

58 Baouzou 1998, pp. 110 segg. e fig. 8. Vedi anche Cuntz 1902, p. 148 (che lo definisce erro- 59 Vedi, ad esempio, Meloni 1992, p. 517. Cfr. Rathmann neamente miliario); Puschi 1903, p. 119. Ringrazio la dottoressa 2004, pp. 199 seg. Marzia Vidulli per l’autorizzazione alla pubblicazione della fo- 60 Munzi, Zennati 2004. Le colonne, rovesciate, emergevano tografia del pezzo, oggi conservato ai Civici Musei di Storia e da un piccolo tell sabbioso. Arte di Trieste (inv. 13592). 61 Munzi, Zennati 2004, pp. 124 e 126, fig. 5. 83 Bibliografia a nt. 81. 62 Baouzou 1998, pp. 123 segg. Solo due miliari recano iscri- 84 Bibliografia a nt. 79. zioni di imperatori, Commodo (dopo il 181 d.C.) e Pertinace 85 CIL X, 1119: Ab Abellino secundo lapide in via consulari (193) sul primo, Vaballathus augusto (271-272) sul secondo Neapolim versus. 63 Silliéres 1990, pp. 46, con ulteriore bibliografia, e 79 86 Bibliografia a nt. 79. segg., nn. 15-18: i personaggi citati sono Massimino, Costantino 87 Bibliografia a nt. 81. e Crispo. 88 Cfr. Puschi 1903, p. 119. Su Hrušica/Ad Pirum vedi infra, 64 Loc. Bellesine: Basso 1987b, pp. 172 segg., nn. 78 (Giovia- cc. 322 seg. no) e 79 (Valentiniano II, Teodosio e Arcadio), Basso 1996, pp. 89 Bellezza 1996, p. 85. 153 seg., n. 3 (Massenzio) e Basso 2006b (Costantino e altri per- 90 Bellezza 1996, pp. 92 seg. sonaggi non meglio determinabili). Calnova Fiorentina: Basso 91 Bellezza 1996, pp. 93 seg. (a p. 94 la citazione). 1987b, pp. 154 seg., nn. 4 (Diocleziano e Massimiano augusti e Co- 92 In generale, cfr. Alföldy 1984, pp. 51 segg., in part. p. 55: stanzo e Galerio cesari) e 5 (Valentiniano II, Teodosio e Arcadio). lo studioso osserva che le basi di statua dedicate ad imperatori 65 Witschel 2002, pp 331, 366 con nt. 279, e 384 seg., nn. e collocate nei fori e in altri ambiti pubblici raggiungono nella 8-10: due miliari di Valentiniano e Valente (cfr. Basso 1987b, maggior parte dei casi l’altezza di un metro circa. Sul problema pp. 183 segg., n. 86-87; Inscr.Aq. 2897-2898) e uno di Magnen- dei possibili elementi iconografici collegati ai miliari vedisupra , zio (cfr. Basso 1987b, p. 187, n. 88; Inscr.Aq. 2900). Witschel cc. 315 seg. aggiunge tra le postazioni di miliari, ma con cautela, anche il 93 Vedi supra, nt. 45. caso dei due esemplari di Giuliano e della coppia Valentiniano e 94 edizioni di riferimento: per gli itinerari Miller 1916; per Valente, forse collocati a Col (bibliografia a nt. 24). la Tabula, Segmenta III, 5; IV, 1. Sugli itinerari antichi riferi- 66 Vedi infra, cc. 329 3 nt. 146. ti a questa via cfr. Cuntz 1902; Puschi 1903, in part. pp. 111 67 Basso 2006b, pp. 436 segg. segg. e 125 (tavola sinottica); Calzolari 2000, p. 32. Sul tratto 68 Basso 2006b, p. 437. Emona-Longaticum cfr. Müllner 1879, pp. 38 segg. Vedi anche 69 Jeličić- Radonić 2009. Devo la segnalazione di questo in- Bosio 1970, pp. 187 seg.; Mirabella Roberti 1990, p. 61; Bo- teressante confronto a Monika Verzár, e ad un suo contributo sio 1991, pp. 201 seg. Da ultimo Magnani, Banchig, Ventura (Verzár 2009) rimando per una trattazione più puntuale delle 2005, cc. 83 segg.; Zanier 2009, pp. 14 segg. erme. Degne di nota sono anche le raffigurazioni di erme-ritratto 95 Sulle possibili spiegazioni del nome cfr. Sticotti 1938, pp. sulle balaustre delle tribune imperiali nell’arco di Costantino e 9 s. (via con due diramazioni? strada con larghezza doppia del nell’obelisco di Teodosio. consueto, cioè 40 piedi? via “consorella della Postumia”? per- 70 Magioncalda 1991, p. 88; Bellezza 1996, p. 89. corso realizzato dalla legio XIII Gemina?) e l’efficace sintesi in 71 Ne fa cenno Bellezza 1996, p. 90. Šašel 1973 (denominazione derivata da Fufius Geminus, legato 72 In generale cfr. Bellezza 1996, p. 90 e nt. 50. Legittima- di Ottaviano a Siscia nel 35-34 a.C.? tracciamento della strada mente Alfredo Buonopane (2003a, pp. 350 seg.) si chiede se, nel in due momenti diversi? riferimento all’opera della legio XIII caso di materiali rinvenuti lungo un tracciato stradale e registrati Gemina?). Identificano la via Gemina con la via per Tergeste tra i miliari, ma al momento non reperibili, non si possa in realtà Gregorutti 1891a, pp. 170 segg.; Mirabella Roberti 1990, identificare manufatti di tipologia diversa: è il caso della basis in part. pp. 62 seg.; Prenc 2000, pp. 47 seg.; Witschel 2002, p. quadrata scoperta assieme ad un miliario a Chivasso, sulla qua- 379. In questo senso anche Bosio 1963-1964: lo studioso, tutta- le è incisa una dedica a Costantino terminante con la formula via, finì poi per ricredersi e propendere per l’identificazione con bo[no] [r]ei pub(licae) nato (CIL V, 8070); l’iscrizione è esclusa la strada per Emona (Bosio 1977, p. 21; Bosio 1991, p. 203). dal recente repertorio sui miliari della Regio XI (Banzi 1999). Per l’identificazione con la via per Emona, oltre a Bosio (cfr. 73 AÉ 1971, p. 80, n. 221 (Vindolanda, oggi Chesterholm): supra), vedi Cluverio (riportato da Gregorutti 1891a, p. 172); base di statua? Datazione costantiniana o postcostantiniana. Brusin 1955-1956, p. 283; Šašel 1973, p. 901; Basso 1987b, 74 AÉ 1997, p. 297, n. 866 (Aturum, oggi Castro de Avelãs): pp. 216 seg.; Inscr.Aq. II, pp. 994 seg.; Strobel 2003, pp. 256 blocco cubico di granito con incavo superiore (14 x 13). H lette- seg.; Cencigh, Franceschin, Buora 2004, pp. 86 seg. Ricono- re 7,5-4,3. scono nella via Gemina tanto la via per Tergeste quanto la via 75 CIL X, 1248. per Emona Sticotti 1938, p. 9 (ma con partenza dalla località 76 CIL X, 1678. di Papariano, circa 5 Km a nord-est di Aquileia) e Brusin (Inscr. 77 CIL X, 1119. Aq. II, p. 994), secondo il quale la denominazione si riferirebbe 78 CIL X, 6080 (supporto sconosciuto). proprio ad una “duplicità” del tracciato; più dubbioso a questo 79 CIL X, 6320 e 6845; Longo 1983-1984, pp. 322 seg., n. 8; proposito Šašel 1973, p. 902. Identificazione con la via Aqui- AÉ 1986, p. 37, n. 128 (cippo parallelepipedo in calcare locale: leia-Forum Iulii: Magnani 2007, pp. 135 seg., sulla base di fonti 88 x 63 x 63). seicentesche e settecentesche, tuttavia probabilmente fraintese 80 CIL X, 6222 (basis magna et integra). dallo studioso. 81 Mennella, Cresci Marrone 1981, p. 86, n. 3; Cresci 96 CIL V, 7989=ILS 487=Inscr.Aq. 2893a e CIL V, 7990=Inscr. Marrone, Mennella 1984, pp. 250 seg., n. 61 (non anteriore al Aq. 2893b. Vedi Brusin 1955-1956, pp. 283 seg., 289, nn. 1-2 e IV secolo). tav I, fig. 1; Blason Scarel 2000. 82 Kandler 1855, p. 53, n. 526; Müllner 1879, pp. 246 seg., 97 Cfr. già Puschi 1903, p. 112. Prima di lui, Gregorutti nega- n. 95; CIL III, 4613=11313; MCC 16, 1890, pp. 264 seg., n. 199 va recisamente l’esistenza del ponte, benché fonti seicentesche 345 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 346 ne riportassero già notizia, cfr. Gregorutti 1890, soprattutto p. 103 Bertacchi 1978, cc. 34 seg. e fig. 1 (misure: h 118, diam. 290. Sul ponte romano vedi Bosio 1963-1964; Bosio 1970, pp. 45). Cfr. Strazzulla 1979, p. 328; Perini 1984, p. 37. 191 seg.; Bosio 1977, pp. 13 segg.; Strazzulla 1979, p. 328; 104 Su questa strada e in generale sul ponte di Ronchi vedi ora Tagliaferri 1986, I, p. 210; Bosio 1991, pp. 203 segg., con Zanier 2009, in particolare p. 20, con bibliografia precedente. ulteriore bibliografia. Particolarmente importanti i risultati dei 105 Sul percorso di questo tratto della strada vedi Müllner 1879, sopralluoghi e delle nuove scoperte di materiali epigrafici effet- pp. 109 segg.; Cuntz 1902; Puschi 1903; Sticotti 1938, pp. 4 tuati nel 2003: Magnani, Banchig, Ventura 2005. seg.; Stucchi 1948; Basso 1987b, pp. 217 segg.; Bosio 1991, 98 Bosio 1977, pp. 21 segg. pp. 201 segg.; Witschel 2002, pp. 377 seg.; Magnani, Banchig, 99 Cfr. già Cuntz 1902, c. 147, e Puschi 1903, p. 125. Più Ventura 2005, cc. 83 segg. Il Frigidus è identificato da Bosio recentemente Bosio 1970, pp. 190 seg.; Tagliaferri 1986, I, 1991, p. 207, con il fiume Hubelj, affluente del Vipacco. p. 210; Bosio 1991, p. 203; Witschel 2002, p. 377. Sui ritrova- 106 Stucchi 1948; Bosio 1970, pp. 191 segg.; Bosio 1991, p. menti a Gradisca vedi anche Ciliberto 2001, cc. 25 segg. 206. Su questo tratto doveva sorgere anche la mutatio ad Fornu- 100 Tagliaferri 1986, pp. 349 segg., da ovest verso est i siti los del Burdigalense, la cui localizzazione precisa è però discus- GR 968 (ritrovamento 1922), 966 (rinvenimento del 1957), 967 sa: Bosio 1991, p. 206; Magnani, Banchig, Ventura 2005, c. (ritrovamento 1935). 86, nt. 29. 101 E. Patuna, La scoperta di una strada romana a Gradi- 107 Il luogo di provenienza è ignoto. Bosio 1970, p. 192, ripre- sca, “Il Piccolo”, 16 aprile 1935, p. IV. Cfr. anche Tagliafer- so da Basso 1987b, pp. 214 seg., n. 98; cfr. anche Bosio 1991, ri 1986, pp. 349 segg., n. GR 967, con bibliografia precedente p. 206; Basso 2000, p. 64, n. IX. Meno convinto dell’ipotesi è (conglomerato di ghiaia con lastre di arenaria bruna, a 0,6 m di Witschel 2002, pp. 385 seg., n. 13. profondità) e tav. 29; Bosio 1991, p. 203; cfr. anche Magnani, 108 Inscr.It. X, 4, 379 (cfr. Zaccaria 1992, p. 238); Šašel Kos Banchig, Ventura 2005, c. 86. Sul toponimo e sui ritrovamenti 1997, pp. 469 segg., n. 176; Witschel 2002, p. 386, n. 14. Sul alla “Bruma” vedi Patuna 1931, pp. 35 seg. Strazzulla 1979, sito in età tardoantica vedi Marcone 2004, pp. 355 seg. p. 328, collega alla strada per Emona i resti rinvenuti, assieme 109 La Tabula Peutingeriana ricorda anche una mansio In Alpe ad un pozzo, nell’alveo dell’Isonzo due chilometri a valle del Iulia, che Bosio (1991, p. 209) identificava con l’odierna Kalce. ponte moderno di Sagrado, all’altezza della chiesa di S. Maria Vedi anche Müllner 1879, pp. 123 segg. Su Ad Pirum/ Hrušica di Fogliano. Sul pozzo, cfr. Gardis’cia 1977, fig. a p. 29; Perini vedi Marcone 2004, pp. 344 e 356, e supra, c. 318. 1984, p. 33 e fig. a p. 39. 110 Vedi supra, nt. 82. 102 Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia 111 Müllner 1879, p. 247, n. 96; CIL III, 11315; Puschi 1903, (pos. 17, Gradisca d’Isonzo). Lettera di Ettore Patuna a Gio- p. 119; Inscr.It. X, 4, 381 (cfr. Zaccaria 1992, p. 238). Edizioni vanni Brusin, 18 agosto 1934: “(La strada) non fu scoperta in un recenti: Basso 1987b, p. 216, n. 99; Šašel-Kos 1997, pp. 471 punto solo, ma in parecchi siti per una lunghezza di oltre cento segg., n. 177; Witschel 2002, pp. 361 seg. (problema cronolo- metri. Sotto il mantello di lastrico c’è la massicciata molto dura gico) e 386 seg., n. 15. Cfr. anche Bosio 1991, pp. 207 seg. e ben battuta. Parecchie lastre furono tolte e molte messe in 112 Inscr.It. X, 4, 382 (cfr. Zaccaria 1992, p. 239); Basso opera in muri”. I risultati del sopralluogo precedentemente ef- 1987b, pp. 216 seg., n. 100. L’originaria collocazione è dibat- fettuato da Brusin il 2 agosto 1934 sono riportati in una minuta tuta: Gregorutti 1892, pp. 56 seg., lo assegna per l’appunto autografa in calce ad una lettera inviata dalla Soprintendenza a Podvelb; Zaccaria 1992, p. 239, riporta invece la possibile di Padova al cav. Marizza, proprietario dei fondi: in essa, Bru- provenienza da Divača/Divaccia, molto più a sud rispetto al trac- sin riferisce dell’esistenza di pezzi di lastre, in arenaria locale ciato romano. Cfr. anche Bosio 1991, p. 209. dei colli di Farra, non in situ, calcolando in 6 m la larghezza 113 Stante la scoperta dell’iscrizione di confine tra i territori di della strada e accertandone il proseguimento in direzione est Aquileia ed Emona, evidentemente appartenenti entrambi al- verso il ponte sull’Isonzo (cioè il ponte della Mainizza). Suc- l’Italia, nel fiume Ljubljanica a Bevke, località situata a 13 km cessivamente, in una lettera a Brusin del 20 marzo 1935, Patu- da Emona: Šašel-Kos 2002a; Šašel-Kos 2002b. na aggiunge ulteriori dati, dopo l’esecuzione di altri saggi non 114 Bosio 1970, p. 196; Bosio 1991, pp. 209 seg. Sul miliario meglio localizzati, ma probabilmente identificabili con quelli cfr. CIL III, 4614; Müllner 1879, p. 246, n. 94; Puschi 1903, p. nei fondi Clocchiatti (cfr. Tagliaferri 1986, p. 350): “A una 140. profondità che varia dai 60 ai 50 ed anche ai 40 cm dal suolo at- 115 Bosio 1991, p. 210. Vedi anche Müllner 1879, pp. 109 tuale esiste veramente una massicciata composta da ghiaia com- ss. pressa (…) così da formare un conglomerato resistente ai colpi 116 Cuntz 1902, c. 147; Puschi 1903; Sticotti 1938, p. 9; Ta- del piccone (…). Tale massicciata è lievemente inclinata per gliaferri 1986, I, p. 210; Basso 1987b, p. 218; Bosio 1991, p. lo scolo delle acque. (…) Sembra che l’inclinazione vada ver- 203; Magnani, Banchig, Ventura 2005. so la linea mediana della strada anziché verso i margini (…). I 117 In particolare, è significativo il rilievo in scala 1:2000 di margini sono nettamente identificabili e li seguimmo per alcuno Giacomo Pozzar del 9 agosto 1891, s. n. d’inv., in cui è segna- poco: un secondo saggio a una trentina di metri dal primo diede to a matita l’allineamento della via Petrada: rispetto alla strada anche a evidenza i margini della strada (…). La sua larghezza, moderna per Villa Vicentina, essa si mantiene dapprima a ovest, misurata alla buona, dà 7,5 metri. La strada era certamente rico- quindi la interseca all’altezza della località Colombara, per pro- perta da lastre poligonali irregolari di una grossezza di circa 10 seguire a est della stessa in località Sant’Egidio. cm (…) Ma non ne troveresti più una sul posto, perché furono 118 Presso il bivio con la strada per Tergeste, vecchie indagini tutte levate e buttate in un fosso del vicino”. Circa trent’anni misero in luce parte della superficie in acciottolato, larga addirit- dopo, Brusin si disse tuttavia perplesso su questo ritrovamento, tura 67 piedi (20 m): Maggi, Oriolo 2004, p. 642, con ulteriore in particolare sul lastricato lapideo: “Ma ahimé, recatomi sul bibliografia. posto, constatai che le supposte pietre non erano altro che degli 119 Come riconosce Bosio 1991, p. 203. Cfr. Strazzulla 1979, agglomerati considerevoli di galestro (scisto argilloso, n.d.a.) e p. 327, che giustamente ritiene non probanti a tal fine i materiali nulla più”: Brusin 1964, p. 98. archeologici presenti a Ruda e a Villa Vicentina. 347 Cristiano Tiussi 348

120 Vedi già MCC 7, 1881, pag. LXXII (corrispondenza del di una residenza di uno dei coloni o di una stazione intermedia conservatore de Bizzarro). Quindi Puschi 1903, p. 112; Straz- per i carri, bensì di una dimora estiva di un ricco aquileiese. Ad zulla 1979, fig. 1 fuori testo; Buora 1984, pp. 14 e 16, fig. una certa distanza vennero alla luce i resti di una costruzione 1; Tagliaferri 1986, pp. 207 segg.; Bosio 1991, p. 203; Inscr. più modesta, ma probabilmente collegata all’edificio principa- Aq. II, p. 994; Prenc 2000, p. 48; Magnani, Banchig, Ventura le. Cfr. Tagliaferri 1986, I, p. 210; II, pp. 338 seg., n. 794 2005. Per certi versi innovativo è il quadro fornito, sia nel punto (probabile villa rustica con pavimenti attribuiti al II sec. d.C.), specifico sia in generale sulla viabilità del Friuli sud-orientale, in 340, n. 893 (resti di ipocausto e di mosaici e un dito di statua Cencigh, Franceschin, Buora 2004, pp. 86 s., dove si opta per marmorea), 342, n. 970 (affioramento di materiali edilizi); III, un tracciato a linea spezzata del primo tratto della via per Emona tav. XXVIII. Cfr. anche De Franceschini 1998, p. 383, n. 334 all’altezza di Ruda. Tuttavia, la mancanza di un’adeguata base (probabile villa con parte residenziale). documentaria e di puntuali argomentazioni non consente di va- 126 Ventura, Borzacconi 2000. lutare compiutamente le ricostruzioni proposte. 127 Ventura, Mian 2006; Mian, Ventura 2007; Mandruz- 121 Levata (o Jevada) designa un tratto stradale in uso nel Me- zato, Gomezel 2008. Il complesso è tuttora in fase di scavo. Va dioevo tra San Nicolò di Ruda (dove esisteva l’hospitale S. Ni- evidenziato che l’orientamento delle strutture (170° ovvero N cholai in Levata ricordato in un documento del 1211) e Caven- 10°W) non sembra assecondare in questo caso né l’andamento zano con direzione quasi perfettamente sud-nord, denominato della strada, né quello dei due sistemi centuriati rilevati nella anche “Strada Granda”: cfr. Puntin 2001, pp. 66 seg. Almeno il zona (Prenc 2002, tav. 31). primo tratto è considerato appartenente all’età romana in Cen- 128 Eco del Litorale, 17 marzo 1899 (E. Maionica); Buchi cig, Franceschin, Buora 2004, pp. 85, fig. IB, e 87, ma sen- 1979, p. 450 e fig. 12; Strazzulla, Zaccaria 1983-1984, pp. za elementi probanti. Inoltre, come giustamente evidenziato in 169, app. V, 15, e 151; Perini 1984, pp. 30 seg. Inoltre Taglia- Calzolari 1995, p. 42, il toponimo non può essere considerato ferri 1986, p. 338, n. 790. un indizio sicuro dell’antichità della strada. 129 Gregorutti 1891a, pp. 175 seg., n. V; Inscr.Aq. 2901: L. 122 Cialzada è un toponimo attestato per dei terreni situati a est Novius / Culicio / vendedit (sic) praedium / Mattonianum /5 di San Nicolò e a sud-est di Ruda (Puntin 2001, pp. 56 segg. e Claudiae Semne / in miliario V[I vel II vel III] / via Gemina fig. a p. 57), proprio sul tracciato della via per Emona qui deli- [e]untib[us] / ------. Su Claudia Semne Wrede 1971. neato: secondo lo stesso Puntin, assieme alle forme simili Cal- 130 Plin., N. H., III, 18, 126: Sequitur decima Regio Italiae zada e Cauzada, significativamente attestate in zone attraversate Hadriatico mari adposita, cuius Venetia, fluvius Silis ex monti- da strade romane (rispettivamente a Ioannis, sul prolungamento bus Tarvisanis, oppidum Altinum, flumen Liquentia ex montibus orientale della Stradalta, e tra Fiumicello e San Canzian d’Ison- Opiterginis et portus eodem nomine, colonia Concordia, flumina zo, lungo la via Aquileia-Tergeste), esso rimanda al latino (via) et portus Reatinum, Tiliaventum maius minusque, Anaxum quo calceata o calciata, nel senso di “(strada) lastricata con pietre Varamus defluit, Alsa, Natiso cum Turro, praefluentes Aquileiam calcaree” e sarebbe alla base del francese “chaussée”: cfr. Pun- coloniam XV m. a mari sitam, amnis Timavus. Si tratta dell’uni- tin 1995. ca menzione antica del fiume Torre. Cfr. Vedaldi Iasbez 1994, 123 Perini 1984, pp. 27 segg., con notizie orali ormai non più p. 178. controllabili; Tagliaferri 1986, II, pp. 338 segg. 131 Stando alle denominazioni attuali, il Natisone è considerato 124 Perini 1984, pp. 36 s.; Tagliaferri 1986, p. 344, n. 1102. un affluente del Torre, nel quale si getta nei pressi di Medeuzza: Ci si riferisce agli scavi del 1881 di de Bizzarro, Conservatore tuttavia, già Comel (1932, cc. 32 segg.), sulla base di osserva- dei monumenti della Contea di Gorizia, da lui stesso descritti in zioni chimiche, evidenziava come fosse più corretto in un certo MCC 7, 1881, p. LXXII e nel manoscritto dal titolo “Die Strasse senso capovolgere il rapporto e ritenere il Natisone “corso prin- von Aquileia ad Pontem Sonti und die Ausgrabungen bei Vil- cipale o per lo meno di non subordinata importanza rispetto il lesse” (Biblioteca Provinciale di Gorizia, ms. 266A, doc. r). Le Torre”. Ciò spiegherebbe sia la preminenza che il Natiso assume tracce della strada sarebbero state trovate sia presso il cimitero di nella descrizione pliniana nei confronti del Turrus, sia il fatto Villesse sia, tramite sondaggi, sul medesimo allineamento fino che gli altri autori antichi ricordino il solo Natiso/Νατίσων qua- ai confini con il comune di Gradisca: interessante l’osservazione le fiume di Aquileia (in particolare Strab., 5, I, 8; Pomp. Mela, che le tracce della strada tra Villesse e la Mainizza sarebbero sta- Chorogr. 2, 61; Amm., 21, 12, 8). te cancellate dalle rotte dell’Isonzo nel VI secolo. Dal canto suo 132 Sulla questione, ancora in corso di valutazione, vedi Carre Tagliaferri (1986, II, p. 344, n. 1102) aggiunge la segnalazione 2004, p. 203, con ulteriore bibliografia. Vedi anche, da ultimo, dell’affioramento di ghiaie e sassi in scie rettilinee nella zona a la sintesi idrogeologica di Marocco 2008, pp. 9 segg.; Siché sud-ovest della chiesa. 2008, pp. 238 segg., che esclude l’apporto dell’Isonzo. Dal pun- 125 Gli scavi fatti nel 1881 da de Bizzarro (vedi nt. preceden- to di vista archeologico Zanier 2009, pp. 8 segg. L’idea risale te) sono ripresi in forma sintetica da Perini 1984, pp. 29 seg.: già agli eruditi ottocenteschi: cfr., per uno sguardo d’insieme, all’interno del cimitero vennero alla luce un mosaico e il re- Perini 1984, pp. 17 segg. lativo muro di chiusura, mentre in superficie vennero recupe- 133 Cfr. da ultimo Carre 2004, p. 203. Non considero in questa rati monete del II secolo (soprattutto di Antonino Pio), lastre sede l’ipotesi (Cencigh, Franceschin, Buora 2004, p. 82), di di marmo di rivestimento, laterizi bollati: cfr. MCC 7, 1881, per sé assai improbabile, che uno dei due fiumi (il Natiso o il p. LXXII; Strazzulla, Zaccaria 1983-1984, p. 170, app. VI, Turrus?) sia identificabile con il canale che si unisce al corso 6 (bolli F. TITI.AVIT, Q.CLODI.AMBROSI, C.IVLI.AFRI- principale immediatamente a nord del porto fluviale, lambendo CANI, L. PETRONI.AVIT, C.PR.CASSIANI, L.ST.IVSTI, il settore nord-orientale della città, dove è valicato da due ponti. C.T.HERMETIS). Strazzulla, Zaccaria 1983-1984, p. 170, 134 Concordo, in questo senso, con le ricostruzioni proposte pensano ad un deposito (?) collegato con la fornace del fondo in Buora 1984, p. 15 e Furlan 1988, p. 16. Cfr. anche Prenc Fattorin, che tuttavia si trova ad una distanza considerevole dal 2000, p. 45, fig. 1. Vedi ora le conclusioni sull’evoluzione del sito del cimitero (vedi infra). Secondo de Bizzarro (MCC 7, sistema idrografico nella piana di Aquileia in Siché 2008, pp. 1891, p. LXXII) ci troveremmo in presenza non semplicemente 240 segg. e fig. 8.21. A riprova di un progressivo spostamento 349 Un ritrovamento di miliari nel greto del fiume Torre a Villesse (Gorizia) 350 del letto del fiume da ovest verso est, recenti indagini effettuate 152 segg.; Basso 2006a, pp. 414 seg.; Basso 2008, pp. 70 a Cervignano del Friuli, lungo la SR 14, hanno evidenziato la seg. presenza di cospicui depositi naturali ghiaiosi, riferibili con ogni 147 Su questo aspetto, con riferimento ad Aquileia, vedi Wit- probabilità ad un antico alveo del Torre, sicuramente databile schel 2002, pp. 332 e 366 seg.; Basso 2008, pp. 71 seg. ad età preromana (circa 4.000-5.000 anni fa): i depositi limosi e 148 Bibliografia a nt. 96. Se si escludono i frammenti di altre limo-sabbiosi soprastanti sono incisi, infatti, dalle fondazioni di due iscrizioni analoghe, relative alla via Annia ma di difficile un edificio della prima età imperiale, cfr. Pessina, Tiussi, Fon- collocazione temporale (Inscr.Aq. 2894a-b; forse poste da Mas- tana 2006, cc. 246 s. senzio, vedi Witschel 2002, p. 348), si tratta dell’ultima, espli- 135 Cfr. Tagliaferri 1986, III, tavv. 28 e 30; Furlan 1988, tav. cita attestazione epigrafica di un ripristino della rete stradale a p. 16. Cfr. anche le osservazioni relative alle piene del 1920 intorno ad Aquileia, cfr. Witschel 2002, pp. 333 e 229 segg. riportate da Rigo 1953-1954, c. 20. 149 Se si dovesse pensare ad una relazione automatica tra l’ere- 136 Carre 2004, p. 203, che parla di fenomeni tettonici all’ori- zione dei miliari e gli interventi di restauro delle vie, dal contesto gine di questa diversione. Cfr. anche Comel 1932, cc. 40 segg. di Villesse, in cui compaiono miliari di Costantino e dei suoi 137 Siché 2008, pp. 238 segg. e figg. 8.22 e 8.23. figli, di Giuliano e di Gioviano, si dovrebbe ammettere che essi 138 Vedi supra, c. 297. furono ravvicinati nel tempo anche per la strada Aquileia-Iulia 139 Cfr. i casi dei miliari singoli di Costantino presso il ponte Emona. della via Annia a Palazzolo dello Stella e del miliario di Gio- 150 Tra i contributi più recenti vedi Basso 1987a; Basso 1987b, viano vocono al ponte della stessa strada sul fiume Aussa: Wit- p. 227; Bellezza 1996; Banzi 1999, passim; Witschel 2002, schel 2002, p. 331, con bibliografia relativa. pp. 329 seg.; Buonopane 2003a, pp. 344 segg.; Kolb 2004, pp. 140 Bibliografia a nt. 65. Cfr.W itschel 2002, p. 331. 148 segg.; Basso 2004, p. 284; Basso 2008, pp. 71 segg. 141 Baouzou 1998, pp. 110 segg. 151 In generale, Kolb 2004, p. 139. Per l’Italia settentrionale da 142 Su questo tracciato vedi già Gregorutti 1891a, in par- ultimo Basso 2008. ticolare pp. 168, 176, 196 segg.; Gregorutti 1891b, pp. 363 152 Buonopane 2003a, pp. 349 segg. segg. (tratto da San Canzian verso est); Gregorutti 1892, pp. 153 Bellezza 1996. 38 segg. (tratto dal ponte di Ronchi verso il Timavo); Quarina 154 Witschel 2002. 1942, pp. 4 seg.; da ultimo Prenc 2000, p. 45, fig. 1; Cencigh, 155 Witschel 2002, pp. 369 segg. Sulle trasformazioni del foro Franceschin, Buora 2004; Furlan 2004, passim (tratto Seve- tardoantico di Aquileia vedi soprattutto Zaccaria 2000. gliano-Aiello); Zanier 2009, in particolare pp. 18 e 69 segg., 156 Witschel 2002, p. 357. in relazione alla problematica del ponte romano di Ronchi nel 157 Bibliografia a nt. 9. quadro più ampio dell’assetto topografico del territorio nord- 158 Sui soggiorni di Costantino ad Aquileia vedi Bonfioli orientale di Aquileia. Bosio, pur considerando sicura l’esistenza 1973, pp. 132 segg.; Riess 2001, p. 268; Sotinel 2005, pp. 47 in età romana della “Stradalta” a ovest di Sevegliano, preferisce segg. Inoltre Buora 2008, p. 155 (318-319). Sulla questione del- verso est un tragitto diverso, che avrebbe collegato Sevegliano l’esistenza di un palatium aquileiese vedi ora l’ottima sintesi in a Gradisca e incrociato, nei pressi della mutatio Ad Undecimum, Mian 2006. la via Aquileia-Emona: Bosio 1977, p. 23; Bosio 1991, pp. 147 159 Witschel 2002, p. 359. e 203.Vicino a Gradisca la “Stradalta” è attiva con questo nome 160 Per i miliari del secondo gruppo vedi supra, ntt. 10-11. ancora nel XVI secolo: Gardis’cia 1977, fig. a p. 129. 161 Vedi supra, nt. 12. 143 La stessa alternativa tra villa rustica e stazione di sosta per 162 Basso 2000, p. 62; Basso 2004, p. 294. i resti di Villesse era già stata posta da de Bizzarro (MCC 7, 163 Bonfioli 1973, pp. 132 segf.; Riess 2001, p. 268, che con- 1881, p. LXXII), anche se da lui risolta a favore della prima sidera incerto il soggiorno del 333. ipotesi. La distanza da Aquileia sembrerebbe in ogni caso adat- 164 Grünewald 1990, pp. 146 seg. Witschel 2002, p. 358. tarsi meglio ad una statio o ad una mutatio piuttosto che ad un 165 Riess 2001. Per una sintesi sullo sviluppo architettonico di complesso più articolato come la mansio (sulle differenze vedi Aquileia nella prima metà del IV secolo vedi Tiussi 2009, pp. 77 Calzolari 2000, pp. 23 segg.). Sul collegamento tra stazioni di segg. Cfr. anche Zaccaria 2008. sosta ed erezione di miliari nei dintorni di Aquileia vedi Wit- 166 Riess 2001, pp. 271 segg. (l’integrazione del nome di Co- schel 2002, pp. 331 e, in generale, 371. Sulla durata del viaggio stantino rispetto a quelli dei suoi figli è considerata preferibi- e sulla distanza delle tappe indicate nelle fonti itinerarie vedi le, poiché la titolatura di questi ultimi mal si adatterebbe allo Calzolari 2000, p. 28, il quale nota come nel Burdigalense esse spazio della lacuna); Rebaudo 2004, cc. 299 seg.; Rebaudo siano poste in media a distanze più brevi (dalle 6, o dalle 3, alle 2006, pp. 464 segg. Sulla base, mutila, sicuri sono la presenza 15 miglia) in confronto a quelle riportate nell’Itinerarium Anto- dell’attributo Maximus, assegnato a Costantino nel 312, e l’as- nini e nella Tabula Peutingeriana. senza di triumphator, concessogli nel 330; incerta è invece la 144 Witschel 2002, pp. 332 segg., con il confronto delle Regio- restituzione di invictus o victor (quest’ultima preferita da Riess nes XI, VI e VIII e delle province limitrofe. I miliari del IV seco- e da Rebaudo), che sarebbe decisiva per assegnare l’iscrizione lo sono in tutto 84: di questi, 15 sono collocabili sotto il regno di a prima o dopo il 324 (cfr. supra, cat. n. 1). Sul complesso e Costantino, 8 sotto quello di Giuliano, 9 durante il breve impero sulle indagini tuttora in corso vedi Lopreato 2004 (a p. 372 di Gioviano, 17 nel periodo dei Valentiniani. Vedi anche Basso una lettura fuorviante dell’iscrizione di Costantino); Rebaudo 2008, p. 72, fig. 3, per i dati complessivi della Cisalpina. 2004; Rebaudo 2006. 145 Evidente anche nell’omissione del numero delle miglia: 167 Riess 2001, pp. 272 segg. (datazione ritenuta più probabile Witschel 2002, pp. 329 seg.; Buonopane 2003a, pp. 345 seg. tra il 324 e il 330). La restituzione di thermas alla r. 3 mi pare Da ultimo Basso 2008, p. 70. tuttavia incerta. 146 Anche se non si può escludere che l’indicazione miliaria 168 Maselli Scotti 2006, p. 66, fig. 4; Tiussi 2009, p. 80 e fosse aggiunta con il colore, è più probabile che essa fosse del fig. 16. Essi potrebbero provenire da qualche edificio collocato tutto assente. Cfr. Buonopane 2003a, p. 346; Kolb 2004, pp. nell’ambito forense, ma non escluderei la possibilità che vi siano 351 Cristiano Tiussi 352

stati trasportati dall’area della Grandi Terme o delle mura. Vedi 177 Buonopane 2003b, p. 127. La prima formulazione di questa anche Buora 2008, p. 153, nt. 14, per il riferimento ad altri due ipotesi di deve a Franzoni 1973, pp. 484 seg. esemplari del bollo, uno da Aquileia, l’altro da Trivignano Udi- 178 In questo senso anche Witschel 2002, p. 362. nese. 179 Basso 1987b, p. 203; Banzi 1999, pp. 188 seg. 169 Vedi supra, c. 297, anche per quanto concerne il problema 180 Bibliografia a nt. 39. del miliario di Col, in Slovenia (Witschel 2002, pp. 359 s.). 181 Basso 2004, pp. 295 seg. Basso 2006a. Sulla guerra civile 170 Amm., 21, 8, 3. In questo senso Basso 1987b, p. 146. Sulla del 388 vedi la puntale ricostruzione in Bratož 2003, pp. 484 permanenza di Giuliano a Sirmium vedi Berranger-Auserve segg. 2007. 182 Sulla vicenda, tra i contributi più recenti, Sotinel 2003, pp. 171 Amm., 21, 11-12. Sull’episodio vedi ora Conti 2002. Soti- 388 segg.; Sotinel 2005, pp. 59 segg. Cfr. Pan. Lat. 12, 40: nel 2005, pp. 55 segg., fornisce per l’episodio una data diversa An ego (= Theodosius), cum ab Alpibus Iuliis otioso feriatoque (360 d.C.). ferro non proelium fuisse videam, sed triumphum. 172 Secondo Tantillo (2001, p. 71) l’assedio si sarebbe pro- 183 Mi riferisco alla postazione nei pressi di Celeia: vedi sopra, tratto fino alla notizia della morte di Costanzo. Conti (2002, p. nt. 54. 16), invece, pone la resa della città nel febbraio del 362. 184 Basso 2004, pp. 285 s. e 292 ss.; Basso 2008, pp. 68 s. Cfr. 173 Witschel 2002, p. 361; Buonopane 2003b, pp. 124 segg.; anche Magrini 2000, p. 1. Basso 2004, p. 295. 185 Cfr. ad esempio Basso 1987b, pp. 26 segg., n. 7a. 174 Basso 1987b, pp. 172 s., n. 78 (Musile di Piave, Venezia), 186 Basso 1987b, pp. 71, n. 29, e 119, n. 50b, rispettivamente 187 segg., n. 89 (Ponte Orlando presso Terzo d’Aquileia, Udi- da San Pietro in Cariano e da Colognola ai Colli, Verona. ne), 189 seg., n. 90a (loc. Seiuzze di Terzo d’Aquileia, Udine). 187 Kienast 2004, p. 296. Cfr. Basso 2004, p. 295. 188 Vedi Witschel 2002, pp. 364 segg.; Vavassori 2003, pp. 175 Basso 1987b, pp. 21 seg., n. 4 (Asola, Mantova), 26 segg., 273 segg.; Basso 2008, p. 73, nt. 22, con riferimenti bibliografi- n. 7b (Erbusco, Brescia), 47 seg., n. 19 (Sirmione, Brescia); ci e notizia del ritrovamento di un nuovo esemplare dalla stessa 121, n. 53 (Maiolo, Vicenza), 127 seg., n. 58, 130 segg., n. 61 via; per l’iscrizione di Senabor, cfr. anche supra, nt. 112. (custoditi a Vicenza). Inoltre Buonopane 2003b, pp. 121 segg. 189 Vavassori 2003, pp. 280 segg. (Peschiera del Garda, Verona). 190 Basso 1990, pp. 129 segg.; Witschel 2002, p. 366; Vavas- 176 Buonopane 2003b, p. 125. sori 2003, p. 285.

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Cristiano Tiussi Vicolo Santa Maria in Vineis 7/1 33052 Cervignano del Friuli (UD) e-mail: [email protected]