©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

FIORELLA PANSECCHI

SEBASTIANO CECCARINI TRA ROMA E PERUGIA

Sebastiano Ceccarini (Fano 1703-1783), noto to pisano ora citato è quello ptu stringente. Nella parte soprattutto come autore di ritratti anche recente­ destra della tela del Beato Gambacorti, infatti, la figura mente segnalati dalla critica, ') vorrei qui pubblicare del monaco, la natura morta in primo piano e l'albero alcune opere inedite di soggetto sacro, a cominciare dal dello sfondo hanno suggerito al Ceccarini, per i due Santi complesso di tele che decoravano la cappellina di San di Tor de' Specchi, un analogo rapporto tra figura e pae­ Michele nella chiesa di Santa Maria Liberatrice al Foro saggio ed una analisi altrettanto lucida dei particolari. Il romano, distrutta nel gennaio xgoo per lo scavo di Santa pittore fanese - qui al suo meglio - controlla abilmente Maria Antiqua. 2 l I dipinti sono conservati nel mona­ gli effetti patetici ed espressivi e si abbandona ad una stero delle Oblate di Tor de' Specchi, sistemati in un pittura libera e sciolta, tutta accordata in toni verde-bruni corridoio del piano superiore insieme ad altre " reliquie " e ruggine. della chiesa del Foro, che apparteneva alle Benedettine Nel monastero di Tor de' Specchi ho ancora identifi­ di questa Congregazione fin dalla metà del '500. cato come del Ceccarini un piccolo quadro ovale (fig. 5) 1 1 Si tratta di tre tele : una, centinata, con San Michele con Tobiolo e l'arcangelo ', 9) probabilmente destinato Arcangelo' (fig. x), e due rettangolari ad angoli smus­ a devozione privata, o forse un omaggio del pittore alla sati, con i Santi 1 Rocco ' (fig. 2) e 1 Antonio Abate ' Congregazione delle Benedettine per cui aveva tanto lavo­ (fig. 3). 3) Una fotografia eseguita alla vigilia della demo­ rato. Che del Ceccarini si tratti non v'è dubbio: basta lizione della chiesa 4J -i dipinti erano già stati staccati confrontare il grazioso viso del Raffaele dai grandi occhi - documenta l'aspetto della cappella di San Michele scuri con quelli dei bambini messi in posa a raffigurare (la prima a sinistra) che li ospitava (fig. 4); una targa 1 I cinque sensi ' nel bel dipinto pubblicato da A. Busiri alla sommità dell'arco con la dedica : " PRINCEPS GLORIO­ Vici, e datato 1748. Io) Che poi si possa risalire anche a SISS IME •.• " identifica con certezza l'ambiente; e le sago­ tipi ripetuti più volte da Francesco Mancini- perfino me delle cornici si adattano perfettamente alle tele ora nella notissima 1 Flora ' (Roma, ) in T or de' Specchi. Da una patetica descrizione della -non toglie nulla alla particolare gradevol~zza e feli­ '' defunta chiesa " sappiamo anche che ' 1 nella volticina cità inventiva dei due deliziosi personaggi, avvivati di [della cappella], tutta a stucchi, assai graziosi, era rappre­ rosso (la veste di Tobiolo e il nastro nei capelli dell'an­ sentato, a fresco, l'Eterno Padre"; e che sulla parete gelo) e celeste (la veste di Raffaele, con sciarpa ocra a sinistra era sistemato il 1 San Rocco ', mentre su quella righe marroni) mentre in primo piano spicca il pesce di destra si vedeva " un santo ignoto ", che è da rico­ argenteo, tutto " rifiessato " di colori e di luci. noscere nel ' Sant'Antonio Abate '. sJ Citata più volte dalle fonti come una delle commissioni Le tre tele non sono datate, ma possiamo riferirle ad più prestigiose del Ceccarini a Roma, e più volte data un periodo vicino agli anni 1748-49, quando il Ceccarini come perduta, la pala eseguita per la Cappella degli Sviz­ dipinse per la medesima chiesa di Santa Maria Libera­ zeri al Quirinale raffigura un 1 Miracolo del Beato Nicola trice il ' Miracolo del grano di Santa Francesca Roma­ di Fliie ', eremita quattrocentesco protettore della Sviz­ na'. 6l Tra il 1744 e il 1754, del resto, il pittore è docu­ zera, ed è ora esposta nella sezione settecentesca della mentato continuativamente a Roma; 7) ed i collegamenti Galleria Nazionale in Palazzo Barberini. uJ Datata soli­ che si possono stabilire tra le sue tele di T or de' Specchi tamente e genericamente al tempo del pontificato di ed opere di Francesco Mancini -la cui influenza, non Clemente XII (1730-40), si può precisarne l'atto di mscita esclusiva ma certo dominante, fu sempre presente in al 1735, se si tiene conto della notizia pubblicata dal Chra­ tutta la lunga attività dell'allievo- risultano più pun­ cas il 28 maggio: "Sabato mattina, Monsignor Gio. tuali proprio se riferiti ad opere manciniane del quarto Battista Gamberucci Arcivescovo di Amasia, benedì solen­ decennio o di poco posteriori. nemente la nuova Chiesa della Guardia Svizzera Ponti­ Il ricordo della vasta tela del Mancini per il Duomo ficia, esistente nel Palazzo Apostolico Quirinale, in onore di Pisa, rappresentante il ' Beato Gambacorti che costi­ del Beato Nicola de Flua Eremita Svizzero, e consagrò tuisce il suo Ordine ', 8J è presente sia nel 1 Miracolo del il nuovo altare della medesima ". 12l grano di Santa Francesca Romana ' della Galleria Nazio­ La paletta ceccariniana è impaginata molto semplice­ nale di Roma (il partito compositivo, l'atteggiarsi di alcune mente, con un buon risultato di immediata efficacia nar­ figure, il gusto nel descrivere i personaggi in costume, la rativa (anche se forse un numero eccessivo di braccia amabilità dei colori sono del tutto simili nei due dipinti), gesticolano al centro della scena). Nel tipo del santo il sia nei quadri conservati a T or de' Specchi. Se il ' San pittore ripete il San Rocco della tela eseguita a Roma Michele Arcangelo ' appare a prima vista creatura man­ nel 1732 per la città natale ( 1 La Madonna appare a San ciniana, aggraziata ed elegante (il giovane biondo-castano Rocco ', Fano, Pinacoteca Civica, fig. 6 : con quel gruppo è forse fin troppo agghindato tra corazza, mantello, ali, di Madonna e Bambino che è letterale derivazione man­ nastri, decorazioni) e se manciniana vi è la ricercatezza ciniana, per esempio da dipinti come 1 Il riposo in Egitto ' degli accordi cromatici- corazza azzurra, veste bianca, della Pinacoteca Vaticana). '3l manto lacca di garanza e ali grigio-brune - , per il 1 San Che il Ceccarini ritornasse spesso a schemi compositivi Rocco ' e il 1 Sant'Antonio Abate ' il riferimento al dipin- e a soluzioni già utilizzate nel suo primo periodo di atti- 6r ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

I - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI SEBASTIANO CECCARINI: SAN MICHELE ARCANGELO ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

2 - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI 3 - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI SEBASTIANO CECCARINJ: SAN ROCCO SEBASTIANO CECCARINI : SANT'ANTONIO ABATE

vttà, è testimoniato anche dal bell'ovaro appartenente secolo; 15) ma si ricorda anche di un suo quadro giovanile alla serie di tele collocate nelle navate laterali di Santa ('Madonna col Bambino e i Santi Protettori di Fano ', Maria Maggiore in occasione dei lavori di restauro e di Fano, Pinacoteca Civica), compiuto a Roma nel 1726. 16) abbellimento diretti dal Fuga. A competere con Costanzi Degli anni del ' San Leone Magno ' in Santa Maria e Pozzi, ma soprattutto con Masucci e Baroni (e con Maggiore è il dipinto con ' I Santi Urbano ed Eufemia F_rancesco Mancini che aveva dipinto la pala della ' Nati­ venerati dalle Clarisse ' , recentemente riconosciuto da VItà' per l'abside e che probabilmente gli aveva procu­ Liliana Barroero nelle collezioni del Museo di Roma rato la commissione), il Ceccarini pubblica nell'anno giu­ come l'opera di Sebastiano Ceccarini originariamente col­ bilar~ 1750 il suo ' San Leone Magno ' '' in atteggiamento locata sull'altare maggiore della distrutta chiesa di Santo d1vottssimo" l4) di fronte alla Vergine col Bambino (fig. 7). Urbano ai Pantani. 17) Un quadro notevole soprattutto ~el raffigurare il vecchio solennemente addobbato con per l'invenzione di quelle monache devote che nelle loro l sacri paramenti, il pittore sembra volersi in qualche pose sobrie ed eleganti sembrano, questa volta, addirit­ modo adeguare alla maniera più ampia e calibrata del tura riflettere suggestioni da Subleyras o da Batoni; men­ cos1ddetto " stile Benedetto XIV " intorno alla metà del tre il taglio compositivo generale, con il gruppo in primo ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

l'edificio fu " rimodernato " da Francesco Ferrari, il mede­ simo architetto della cappella di Santa Francesca Romana nella chiesa di Santa Maria Liberatrice. 2 5) Non privo purtroppo di danni e ritocchi anche recenti, il dipinto risulta ancora una volta una fedele- e qui, nel formato grande, quasi patetica - rielaborazione di opere del Man­ cini: dall'impianto generale della composizione, che ripete l'affresco nella voi ta del Santuario della Misericordia a Macerata (1736), fino a particolari desunti dal repertorio manciniano (i grandi angeli dei Santi Sergio e Bacco sem­ brano riduzioni da quelli nella volta del presbiterio del Duomo di Foligno, del 1723: un affresco del Mancini che Sebastiano ebbe ben presente anche nel decorare la cupoletta con la ' Gloria di San Paterniano ', nella omo­ nima chiesa di Fano). D'altra parte Sebastiano era stato non solo allievo di Francesco, ma anche suo aiuto proprio nell'esecuzione di grandi affreschi : quelli della cupola della Chiesa N uova di Perugia (1730); il che gli aveva fruttato più tardi­ nel 1736 -l'incarico di decorare la cappella del Croci­ fisso nel transetto sinistro della stessa chiesa. 26> Entro il 1737 Ceccarini, con l'aiuto di un nipote, affrescò nell'ar­ cone della cappella le scene di 1 Sansone e il leone' (fig. g) a sinistra e di 1 Caino che uccide Abele ' (fig. 10) a destra,

e nel centro l Angeli con i simboli della Passione '; ai

lati della finestra dipinse ancora il l Sacrificio di Abramo ' (fig. 11), a sinistra, e 1 Mosè e il serpente di bronzo ' (fig. 12) a destra. Sui ponti della Chiesa Nuova il Ceccarini dovette impe­ gnarsi a fondo per condurre a buon esito questo suo nuovo compito di decoratore in grande e di pittore " di storia ".

4- ROMA, CHIESA DI SANTA MARIA LIBERATRICE (DEMOLITA) CAPPELLA DI SAN MICHELE ARCANGELO DOPO LA RIMOZIONE DEI QUADRI

piano sistemato sui gradini in leggero sottinsù e la quinta architettonica parimenti scorciata, può indicare la cono­ scenza, da parte del Ceccarini, del dipinto di Placido Costanzi di cui resta finora soltanto il bozzetto della Col­ lezione Molinari Pradelli. t8) Di un'altra opera romana del Ceccarini degli anni '50 si sono veramente perdute le tracce. L'8 settembre 1753, secondo una notizia riportata dal Chracas (n. 5640), " nella Chiesa di S. Maria del Suffragio essendo stata eretta una Cappella ad onore del B. Giuseppe Calasanzio, che fu Confratello di quell' Arch., vi è stato ultimamente posto il Quadro sull'Altare, ed è pittura del Sig. Sebastiano Ceccarini " . '9) Citata nella collocazione originaria (seconda cappella a sinistra) dalle guide romane ottocentesche 20> e ancora in una descrizione della chiesa del Suffragio del 1919, 21> fu sostituita in epoca imprecisata da un'imma­ 22 gine di 'San Giuseppe e il Bambino '. ) Sull'altare della cappella il dipinto del Ceccarini raffigurava il Beato Giu­ seppe Calasanzio "con i fratelli vestiti dell'abito proprio della Compagnia ", 2 3) mentre sulle pareti laterali furono poi collocati due quadri- questi ancora esistenti- rap­ presentanti un miracolo e la morte del Calasanzio, opere del pittore Gaetano Sortini. 24) A Roma, Sebastiano Ceccarini lasciò anche un affresco: l" Assunta e angeli ' (fig. 8) nella volta della chiesa dei Santi Sergio e Bacco (o Santa Maria del Pascolo) che gli 5 - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI venne verosimilmente commissionato quando nel 1741 SEBASTIANO CECCARINI : TOB!OLO E L'ARCANGELO RAFFAELE ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte E tuttavia il risultato non appare certamente tra i suoi migliori: temi e misure non erano davvero congeniali al mite temperamento, ai modi pittorici discorsivi dell'arti­ sta fanese. Né gli giova, al confronto, la contiguità con gli impeccabili, raffinatissimi affreschi del Mancini nella vasta cupola. È vero che le due semilunette sono state sensibilmente diminuite da guasti e ritocchi; e che il riquadro sulla destra dell'arcone (' Caino che uccide Abele') ha subìto, sempre alla fine del secolo scorso, una ripresa e una ridipintura pressoché totali. 2 7l Ma anche la figurazione a sinistra (' Sansone e il leone'), che sem­ bra quasi intatta ed è senza dubbio apprezzabile nell'ef­ fetto modellante di un calcolato reticolo di pennellate, nella freschezza dello sfondo paesistico, nella semplicità della scelta cromatica, anch' essa non sfugge ad una certa impressione di fatica e insieme di forzatura espressiva nello schematismo della composizione e nella caricata resa anatomica delle figure. Quanto alla cultura di base, oltre la prevedibile razione di mancinismo, qui alla Chiesa Nuova appare più evidente che altrove l'attiva presenza di una composita ma decifrabile linea carraccesco-romana. Sempre a Perugia il Ceccarini fu chiamato a decorare, tra il 1745 e il 1750, la volta di una piccola camera al

7 - ROMA, BASILICA DI SEBASTIANO CECCARINI: SAN LEONE MAGNO ADORA LA MADONNA COL BAMBINO

pianterreno di Palazzo D onini. 2Bl Affrescando m una stanza di limitate dimensioni, il pittore fanese dovette valorizzare al massimo le sue doti di disinvolto decora­ tore e di vivace colorista. L'uso dell'ipotetica, nel caso di Palazzo D onini, è giustificato dallo stato in cui è ridotto l'affresco ceccariniano, pulito recentemente ma ormai fruibile quasi soltanto nella " macchia " compositiva di insieme (fig. 13). E tuttavia viene spontaneo in mente, a guardare la figura principale, il ricordo dell' elegantis­ simo, femmineo arcangelo di Tor de' Specchi; sicché sembra davvero, a prima vista, di trovarsi di fronte ad una celebrazione dell'impresa di San Michele. 29) Ma ci si accorge subito che questa volta il protagonista è proprio femminile; e che il vecchio alato non rappresenta il D emo­ nio, bensì la figura allegorica del Tempo che putti volanti privano della falce e imbrigliano con catene d'oro. L'asta di guerra e lo scudo recante il " gorgoneo " tolgono infine ogni dubbio: si tratta di un'allegoria mitologica-' Pal- 1ade che vince il Tempo'- non senza probabili rap­ porti con i vanti della famiglia committente. I Donini, infatti, avevano conseguito ricchezza e nobiltà attraverso la manifattura e il commercio di sete e stoffe: e allora Pallade, divinità in armi ma anche dea delle arti civiliz­ zatrici, vincitrice di Aracne in una gara di tessitura, può 6 - FANO, PINACOTECA CIVICA - SEBASTIANO CECCARINI: ben rappresentare qui l'industriosità di famiglia che vince LA MADONNA COL BAMBINO APPARE A SAN ROCCO l'ignavia e l'oblio del Tempo. ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

modo e misura, in opere sia del Crespi, sia di Aureliano Milani e di altri ancora, per lo più di cultura bolognese­ romana ed operosi nella città papale. Per quest'ultimo aspetto appare significativa, ad esem­ pio, una tela come quella raffigurante il 1 Miracolo del Beato Nicola di Fliie che arresta un incendio ' e, ancor

più, il l Miracolo del grano di Santa Francesca Romana ' : dove, pur sul fondo della lezione manciniana, colpisce il gusto con cui il Ceccarini guarda attentamente l'attrez­ zeria contadina, il pavimento a lastroni di pietra, il gruppo ~on l~ figur~ femminile che chiude l'episodio sulla destra tn pnmo plano. Il piacere dell'aneddoto miracoloso richiama qui alla mente altri dipinti espressi dall'ambiente artistico romano di quel periodo. Si pensi al 1 Miracolo di San G iuseppe da Copertino ', nella stessa Galleria Nazionale in Palazzo Barberini, di Placido Costanzi (più freddo e disegnato, tuttavia, anche nelle figure di mendichi in secondo piano) ; o a dipinti dello Zoboli anche se classicisti e accademiz­ zanti come mai il Ceccarini. Al Benefial, al Milani e allo Zoboli ha già fatto cenno, del resto, Renato Roli, osser­ vando che in alcune tele narrative degli ultimi due artisti citati " il tema agiografico diventa pretesto per una sot­ tile evocazione di ambiente e di costume ", così da poter

influenzare Sebastiano nel suo l Miracolo del grano di Santa Francesca Romana ' . 3o) L 'osservazione è perti­ nente, ma solo entro questi limiti; i modi della pittura e del racconto sono invece, nel Ceccarini, sostanzialmente diversi. Mi sembra piuttosto da non trascurare uno dei dipinti ancora senza nome - e tra questi di gran lunga il migliore -della ben nota serie celebrativa dei fasti Chigi Zon­ dadari, commissionata intorno al ' 30 dal cardinale Anton Felice Zondadari a diversi pittori attivi a Roma, tra i quali sono stati riconosciuti Pietro Bianchi, e Placido Costanzi. 3•> Una delle tele tuttora ano­ nime (' Il cardinal Chigi visita gli appestati davanti a 8 - ROMA, CHIESA DEI SANTI SERGIO E BACCO Santa Maria del Popolo ') è stata puntualmente collocata SEBASTIANO CECCARINI : ASSUNTA E ANGELI da Italo Faldi "in quell'area di cultura neocarraccesca e preclassicistica che a Roma, all'epoca di esecuzione della serie dei dipinti Chigi Zondadari, ebbe i suoi maggiori Non vorrei che quanto ho detto finora sul rapporto Cee­ esponenti in Aureliano Milani e in Marco Benefial " . 32) carini-Mancini avesse l'effetto di confinare il pittore Vorrei solo aggiungere che dell'intera serie è questo l'u­ fanese in un ruolo di facile divulgatore e di ripetitore a nico dipinto che per immediatezza di stesura pittorica, basso livello della maniera del maestro. È vero che Fran­ per accordi cromatici e resa della luce, per possibilità, cesco Mancini si dimostra artista coltissimo e raffinato, infine, di riscontri particolari, stabilisce un rapporto più troppo consapevole, a volte, e perfino un po' freddo; su pertinente con il l Miracolo' ceccariniano. Un accosta­ questo piano il Ceccarini non poteva competere, special­ mento, questo, che non vuole essere interpretato se non mente quando si arrischiava in spazi per lui troppo vasti come un contributo ad una migliore comprensione della o in storie di tono drammatico. I grandi affreschi biblici cultura pittorica di Sebastiano Ceccarini: più complessa del transetto della Chiesa Nuova a Perugia ne sono, si e interessante, sembrerebbe, di quanto finora non si sia è visto, la dimostrazione. Ma nella stessa città, nel rac­ sospettato. colto spazio di un ambiente privato, l'allegoria di 1 Pallade che vince il Tempo ' poté riuscirgli una decorazione assai piacevole, di gusto ancora in parte rococò. Desidero ringraziare le Oblate di Tor de' Specchi per aver voluto Il meglio del Ceccarini - a parte la più che notevole cortesemente concedermi il permesso di fotografare e swdiare i dipinti produzione ritrattistica, della quale qui non si parla - conservati nel loro M onastero. è certamente da individuare là dove i soggetti sacri o profani gli permettevano di muoversi in un mondo, a r) A. BusiRI VICI, Ritratti di Sebastiano Ceccarini pittore fanese lui più consentaneo, di narrativa " minore" e accostante. a Roma, in Palatino, IV, 1968, 3, pp. 263-273 ; F. ZERI, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, vol. II, Baltimore 1976, p. 531; Ad esprimere questo mondo, allora, si rivelano perfetta­ catalogo vendita Christie's, Londra 6 luglio 1978, n. 16 ('Ritratto mente idonei la sua pittura tenera, gli accordi cromatici di cardinale '); S. RUDOLPH, La pittura del '700 a Roma, Milano delicati, le affabili caratterizzazioni e, infine, quella sorta 1983, fig. 15!. di " realismo " sotto tono che in molti particolari descrit­ 2) L. SERVOLINI (Sebastiano Ceccarini, Milano 1959, p. 54) le tivi fa venire in mente non tanto la " verità " altrimenti considera perdute; Busiri Vici (op. cii.) identifica uno dei laterali della cappella di San Michele con il dipinto di Ceccarini - che intensa e spregiudicata del Benefìal, quanto piuttosto certe pubblica per la prima volta- raffigurante il ' Miracolo del grano inclinazioni aneddotico-naturalistiche presenti, in vario di Santa Francesca Romana ', dal 1968 nella Galleria Nazionale 66 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

9- PERUGIA, CHIESA NUOVA- SEBASTIANO CECCARlNI: I O - PERUGIA, CHIESA NUOVA - SEBASTIANO CECCARINI: SANSONE E IL LEONE CAINO UCCIDE ABELE d'Arte Antica, che si trovava invece in un'altra cappella di Santa 8) G. SESTIERJ , Profilo di Francesco Mancini, in Storia dell'Arte, Maria Liberatrice, quella dedicata, appunto, alla Santa, nella testata rg77, 2g, p. 71 e fig. 8; RunoLPH, op. cit., fig. 41g. del transetto destro. L. VINELLA (Sebastiano Ceccarini, voce del g) Cm 54 45· Dizionario B iografico degli Italiani, XXIII, Roma 1g7g, p. 213) afferma che i dipinti, perduti, erano stati eseguiti per una cappella ro) BusiRI VICI, op. cit., p. 264 e fig. 3· Se questo dipinto fos­ della chiesa di Santa Francesca Romana. F. Trn, Descrizione delle se lo stesso " rappresentante ritratti della famiglia Maresconi, di pilture sculture e archileuure esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, Sebastiano Ceccarini " , esposto aUa mostra del 1750 nel portico P: 205, cita come del Ceccarini solo i quadri laterali della cappella del Pantheon e allora appartenente al conte Marescorti, si sarebbe dt San Michele; ma già il MoRONI, Dizionario di erudizione storico giunti all'identificazione dei cinque nobili fanciulli fin qui anonimi. ecclesiastica, vol. XLVIII, Venezia 1848, p. 203, gli riferisce "tutti Nella stessa mostra il Ceccarini presentava, tra l'altro, anche un t quadri della cappella ". Sulle vicende della demolizione del1a chiesa 'Eremita ', che potrebbe essere stato in qualche rapporto con il cfr. R. ARnou, La chiesa di S. Maria Liberatrice, in Cosmos Catho­ 'Sant'Antonio Abate' ora a Tar de' Specchi. Può essere interes­ licus, Il, 1goo, 3-4, pp. 81-g6. sante annotare che Francesco Mancini esponeva "un (quadro] piccolo, rapp. la Pinura " : probabilmente quello (' Allegoria della 3) 'San Michele ', cm 242 13g; ' San Rocco' e 'Sant'An- Pittura ', cm 74 61,5) deUa vendita Sotheby's, Londra 13 luglio tonio Abate', cm 217 II4. 1g77, n. 23. 4) Foto G .F.N., negat. n. C 704. Ringrazio l'architetto Armando Schiavo per avermi cortesemente agevolato la consultazione dell'Indice del/i quadri antichi, e moderni 5) ARTIOLI, op. cii., p. gr. Esposti nella mostra fatta nel Porlico eli S. Maria ad M arlyres dal­ 6) In data 30 marzo 1748 (CHRACAS, Diario Ordinario ... , Roma, l'Ins igne Congregazione di Terra Santa deua de' Virtuosi, in occa­ n. 4788) soltanto i quadri laterali mancavano ancora alla decorazione sione della Festa solennizzata nel corrente anno I 750 ad onore del della cappel1a dedicata a Santa Francesca Romana, che è descritta glorioso Patriarca S. Giuseppe, Roma MDCCL, conservato nell'Ar­ m tutte le sue parti il 13 settembre 174g (CHRACAS, n. 5016): archi­ chivio della Congregazione dei Virtuosi nel Pantheon. tettura di Francesco Ferrari, stucchi di Giacinto Ferrari, affreschi II) Vedine l'illustrazione in RUDOLPH, op. cit., fig. 148. e tela dell'altare di Stefano Parrocel, quadri laterali di Sebastiano Ceccarini e di Lorenzo Grarniccia. 12) Riporto per esteso il testo del Chracas (n. 2780) perché la notizia non è fra quelle trascritte da N. A. MALLORY in Bolleuino 7) Vinella (op. cit.) ricostruisce su base documentaria i soggior­ d'Arle, 1g74. 3-4; 1g76, 1-2; 1g82, 13, 15, 16. ni romani del pittore e della sua famiglia e i suoi spostamenti in altre città. Dopo un primo soggiorno a Roma dalla fine del 1724 13) Illustrato in SESTIERI, op. cit., fig. 17, e in RUDOLPH, op. al maggio 172g con il suo maestro Francesco Mancini, il Cecca­ cit., fig. 420. Sestieri (op. cit, pp. 73 e 78) riferisce il ' San Rocco ' rini fu di nuovo a Roma dal febbraio 1731 al marzo 1735. Compiuto di Fano, opera documentata di Ceccarini (cfr. SERVOLINJ, op. cit., un viaggio a Pesaro, Urbino, Perugia, Bologna, Venezia, si fermò p. 33), a Francesco Mancini. a Firenze dove sposò nel 1738 una nobile romana. Documentato 14) A. V ALENTlNI, La Patriarcale Basilica Liberiana, Roma 183g, a Roma come parrocchiano di dal 1744 p. 50. Il dipi.nto- col1ocato sul primo altare della navata sirtistra al 1754, dal 1755 alternò i soggiorni di lavoro romani con quelli -è firmato a destra in basso: "Sebastianus Ceccarini Pin1 A o nella città natale, Fano, dove morì nei 1783. ]u/Ji I750 " . Degli altri ovati della serie il solo firmato e datato ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

I I -PERUGIA, CHIESA NUOVA- SEBASTIANO CECCARINI: SACRIFICIO DI ABRAMO

sembra essere quello di Agostino Masucci rappresentante la ' Sacra la scheda relativa al quadro di Ceccarini (e una fotografia a colori del Famiglia ' che reca la data I 723: e non I 743 come ha letto A.M. dipinto) in AA.VV., Via dei Fori Imperiali, Roma 1983, p. 188 e CLARK (A. Masucci: A Conclusion and a Reformation of the Roman fig. 33i il pittore aveva eseguito per Sant'Urbano anche altre opere Baroque, in Essays presented lo R. Wittkower, 1967, vol. II, p. 259 come testimoniano le fonti; le fotografie pubblicate da L . Barroero e nota 7), il quale pure registra la discordanza di tale data taida a p. 183 (nn. 26 e 27) documentano l'aspetto dell'interno della con la testimonianza del Pio (le sue Vite furono terminate nel I724) chiesa prima della demolizione: sopra la porta d'ingresso è visibile che parla di un quadro che il Masucci stava preparando per Santa l'affresco raffigurante 'Sant'Urbano ', mentre ai lati dell'altaie mag­ Maria Maggiore. Lo stile neocinquecenresco del dipinto di Masucci giore (dove si intravede la paletta ora al Museo di Roma) si scor­ è del resto più in accordo con il gusto della pittura romana degli gono le immagini di ' San Francesco ' e • Santa Chiara '. anni venti che con quella degli anni quaranta. Curioso invece è il fatto che Agostino Masucci venne compensato (o pagato una 18) La Raccolta Molinari Pradel/i. Dipinti del Sei e Settecento, seconda volta?) insieme agli altri pittori degli ovati (e più degli catalogo della mostra, Bologna 1984, p. I32 (scheda di E . SAMBo, altri: 300 scudi, mentre Baroni, Costanzi e Pozzi ebbero 250 scudi con riferimento cronologico alla fine degli anni trenta). e a Sebastiano Ceccarini toccarono solo 150 scudi) solo negli anni I9) La notizia non è fra quelle pubblicate dalla Mallory (op. cit.). 174'>- I753 (cfr. Archivio di Stato in Roma, Camerale I, 1556. Conto dell'E•no, e R •ìio Card.le Pro Magg.mo p. il denaro pervenuto/i in mano 20) G. MELCHIORRl, Guida metodica di Roma e suoi contorni, p. erogarlo nelle Fabbriche dell'Altare Magg.re nella Chiesa di S. Roma I834, p. 409 (e III ed. Roma 1856, p. 427); A. NIBBY, Roma Appolinare, Basilica di S. Paolo Pavimento nella Basilica di S. Ma­ nell'anno 1838, Roma I839, parte prima moderna, p. 485; E. PI­ ria Maggiore, et altro, cc. 14 e 15). STOLESI, Descrizione di Roma e suoi contorni, Roma I84I, p. 551. 15) CLARK, op. cit., p. 263; SESTIERI, op. cit., pp. 68 e 74· 21) T. SANTOPADRE, Istoriografia di Santa Maria del Suffragio, 16) SERVOLINI, op. cit., p. 33 e fig. a p. 9· Roma 1919, p. 38. 17) L. BARROERO, Guide rionali di Roma, Rione I, M onti, parte 22) Che si continua a confondere con l'opera di Sebastiano Cee­ III, Roma 1982, p. I8 e fig. a p. 19; cfr. anche, della stessa autrice, carini (SERVOLINI, op.cit., p. 48; Busmr Vtcr, op.cit., p. 270, n. 3i 68 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

12 - PERUGIA, CHIESA NUOVA - SEBASTIANO CECCARINI: MOSÈ E IL SERPENTE DI BRONZO

W. BUCHOWIECKI , Handbuch der K irchen Roms, Wien 1974, Ili, Ordinario 1760-1785, in S toria dell'A rte, 1982, 46, pp. 217-277: p 184) forse a causa dell'omonirnia dei due Santi. si tratta deUa partecipazione del pittore marchigiano alla decora­ zione della Basilica Vaticana per la beatificazione del Cardinale 23) L. P rcANYOL, L'Eco dei nostri centenari, Supplemento di Gregorio Barbariga, con un dipinto raffigurante un miracolo del Ephemerides Calasanctianae, 1948, p. 85. nuovo Beato. Il Chracas scrive "Gaetano Ceccarini ", ma che si 24) L 'autore dei due dipinti laterali è indicato nella notizia del tratti probabilmente di una svista può confermarlo- a parte la Chracas del 6 settembre 1783, n. 906, relativa ai restauri e abbel­ inesistenza di un pirtore di questo nome, od anche di un parente di limenti della cappella. Sulla scorta della guida del Santopadre (op. Sebastiano- il fatto che nell'inventario dei beni di Sebastiano cit., p. 38), P . Mancini attr ibuisce anche i quadri laterali a Seba­ Ceccarini, esistenti presso il di lui figl.io Giuseppe, sono elencati stiano Ceccarini (S . M aria del Suffragio, in Alma Roma, 1978, " Due bozzetti rap.ti alcuni fatti del B. Barbadigo con cornici 5-6, p. 20). Per Gaetano Sortini, alle opere citate in U. T HlEME­ dorate" (cfr. SERVOLINI, op. cii., p. 26). F. BEcKER (Allgemeines Lexikon der bildenden Kiinstler, XXXI, 25) Tnt, op. cit., p. 270i R. VENUTI, A ccurata, e succinta Descri­ Leipzig 1937) si aggiunga la copia del Maratta di Sant'Andrea al z ione topografica, e istorica di Roma moderna, Roma 1766, p. 37· Quirinale (' Madonna col Bambino e San Stanislao Kotska '), fu­ La chiesa, già dei basiliani ruteni, oggi è Parrocchia Nazionale mata e datata 1756, in San Salvatore a Fol.igno (L. BARROERO, V. Ucraina. CASALE, G. FALCIDIA, F. PANsECCHI, B. T oscANo, Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria 2, Treviso 1980, n. 507) i e la pala d'al­ 26) Si vedano i documenti pubblicati da E. Rrccr, La chiesa tare, finora anonima, nella prima cappella a sinistra di San Carlo dell'i mmacolata Concezione e di S. Filippo Neri (Chiesa Nuova) in ar Catinari a Roma, rappresentante 'San Paolo e il Beato Alessan­ Perugia, Perugia 1g6g, pp. 35, 39, 131- 134. Cfr. anche B. 0RSIN1, d!o Sauli ', sicuramente riferibile al Sortini sulla fede d i una noti­ Guida al fo restiere per l'augusta città di Perugia, Perugia I 784, p. 282 i Zia del Chracas del 12 aprile 1760, n. 6672. Dal Chracas (26 sertem­ S. SIEPI, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Peru­ bre 1761, n. 6goo) apprendiamo anche un'ultima notizia relativa gia r822, vol. Il, parte II, pp. 855 e 856. al Ceccarini, e non compresa fra quelle pubblicate da V. HYDE 27) Gli affreschi hanno subito interventi e rifacimenti durante MINOR, References to Artists and Works of Art in Chracas' Diario un restauro generale della chiesa nel 1895i in particolare l'affresco 6g ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

13 - PERUGIA, PALAZZO DON INI - SEBASTIANO CECCARINI : PALLADE VINCE IL TEMPO (PARTICOLARE)

con · Caino e Abele fu integrato e ridipinto da Ulisse Ribustini nuto ne corso dell'arte italiana del Rinascimento, per evidente (cfr. RICCI, op. CÌC., p. 133 n. I). traslato dal mito antico a quello cristiano. Cfr. in proposito A. 28) Altre stanze del palazzo, a pianterreno e al piano nobile, GoNZALES-PALACIOS, Un capolavoro della plastica napoletana barocca, furono affrescate da Francesco Appiani, Giacinto Boccanera, Anto­ in Antologia di Belle Arei, n.s., 1984, nn. 21-22, pp. II 1-126 (in nio Bibiena, Pietro Carattoli e dall'ornatisra Nicolò Giuli, al quale particolare pp. I I g-I 2 I). ultimo si devono anche le cornici prospettiche nella volta figurata 30) R. Rou, Occo disegni di Giacomo Zoboli per la " M arce di dal Ceccarini. Cfr. 0RSINI, op. cic., pp. ror-104; Str:PI, op. cic., Pompeo" (1731), in Paragone, XXXII, I981, 377, p. 48. vol. II, pp. 6ss-66o; O. GURRIERI, Il Palazzo Donini in Perugia, Perugia I982 (dove- p. 49 e relativa tavola a colori- si attribui­ 31) A. M. CLARK, lntroduction to Piecro Bianchi, in Paragone, sce al Ceccarini anche la volta della stanza adiacente, invece di altra XV, 1964, I6g, p. 43 e ss. mano). 32) I. FALDI, Galleria N azionale d'arce antica. A cquisri 1970- 29) Il Gurrieri (op. cil., p. 49) propone proprio questa inter­ 72, catalogo della mostra, Roma 1972, p. 70. pretazione; " lotta dell'Arcangelo Michele con Lucifero fra uno sciame di angioletti ". Il complesso dell'allegoria esclude che si sia verificato anche qui, nella volta di Palazzo Donini, un caso di Referenze fotografiche: G.F.N . (fig. 4); Soprintendenza B.A.S., trasferimento del " gorgoneo " dallo scudo di Pallade a quello di Urbino (fig. 6); foto Vasari, Roma (figg. 1-3, 5, 7, 8); foco Fedeli, San Michele Arcangelo: come talora, effettivamente, era già avve- Spoleco (jigg. 9-13).