Fascicolo 28

Fascicolo 28

©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte FIORELLA PANSECCHI SEBASTIANO CECCARINI TRA ROMA E PERUGIA Sebastiano Ceccarini (Fano 1703-1783), noto to pisano ora citato è quello ptu stringente. Nella parte soprattutto come autore di ritratti anche recente­ destra della tela del Beato Gambacorti, infatti, la figura mente segnalati dalla critica, ') vorrei qui pubblicare del monaco, la natura morta in primo piano e l'albero alcune opere inedite di soggetto sacro, a cominciare dal dello sfondo hanno suggerito al Ceccarini, per i due Santi complesso di tele che decoravano la cappellina di San di Tor de' Specchi, un analogo rapporto tra figura e pae­ Michele nella chiesa di Santa Maria Liberatrice al Foro saggio ed una analisi altrettanto lucida dei particolari. Il romano, distrutta nel gennaio xgoo per lo scavo di Santa pittore fanese - qui al suo meglio - controlla abilmente Maria Antiqua. 2 l I dipinti sono conservati nel mona­ gli effetti patetici ed espressivi e si abbandona ad una stero delle Oblate di Tor de' Specchi, sistemati in un pittura libera e sciolta, tutta accordata in toni verde-bruni corridoio del piano superiore insieme ad altre " reliquie " e ruggine. della chiesa del Foro, che apparteneva alle Benedettine Nel monastero di Tor de' Specchi ho ancora identifi­ di questa Congregazione fin dalla metà del '500. cato come del Ceccarini un piccolo quadro ovale (fig. 5) 1 1 Si tratta di tre tele : una, centinata, con San Michele con Tobiolo e l'arcangelo ', 9) probabilmente destinato Arcangelo' (fig. x), e due rettangolari ad angoli smus­ a devozione privata, o forse un omaggio del pittore alla sati, con i Santi 1 Rocco ' (fig. 2) e 1 Antonio Abate ' Congregazione delle Benedettine per cui aveva tanto lavo­ (fig. 3). 3) Una fotografia eseguita alla vigilia della demo­ rato. Che del Ceccarini si tratti non v'è dubbio: basta lizione della chiesa 4J -i dipinti erano già stati staccati confrontare il grazioso viso del Raffaele dai grandi occhi - documenta l'aspetto della cappella di San Michele scuri con quelli dei bambini messi in posa a raffigurare (la prima a sinistra) che li ospitava (fig. 4); una targa 1 I cinque sensi ' nel bel dipinto pubblicato da A. Busiri alla sommità dell'arco con la dedica : " PRINCEPS GLORIO­ Vici, e datato 1748. Io) Che poi si possa risalire anche a SISS IME •.• " identifica con certezza l'ambiente; e le sago­ tipi ripetuti più volte da Francesco Mancini- perfino me delle cornici si adattano perfettamente alle tele ora nella notissima 1 Flora ' (Roma, Accademia di San Luca) in T or de' Specchi. Da una patetica descrizione della -non toglie nulla alla particolare gradevol~zza e feli­ '' defunta chiesa " sappiamo anche che ' 1 nella volticina cità inventiva dei due deliziosi personaggi, avvivati di [della cappella], tutta a stucchi, assai graziosi, era rappre­ rosso (la veste di Tobiolo e il nastro nei capelli dell'an­ sentato, a fresco, l'Eterno Padre"; e che sulla parete gelo) e celeste (la veste di Raffaele, con sciarpa ocra a sinistra era sistemato il 1 San Rocco ', mentre su quella righe marroni) mentre in primo piano spicca il pesce di destra si vedeva " un santo ignoto ", che è da rico­ argenteo, tutto " rifiessato " di colori e di luci. noscere nel ' Sant'Antonio Abate '. sJ Citata più volte dalle fonti come una delle commissioni Le tre tele non sono datate, ma possiamo riferirle ad più prestigiose del Ceccarini a Roma, e più volte data un periodo vicino agli anni 1748-49, quando il Ceccarini come perduta, la pala eseguita per la Cappella degli Sviz­ dipinse per la medesima chiesa di Santa Maria Libera­ zeri al Quirinale raffigura un 1 Miracolo del Beato Nicola trice il ' Miracolo del grano di Santa Francesca Roma­ di Fliie ', eremita quattrocentesco protettore della Sviz­ na'. 6l Tra il 1744 e il 1754, del resto, il pittore è docu­ zera, ed è ora esposta nella sezione settecentesca della mentato continuativamente a Roma; 7) ed i collegamenti Galleria Nazionale in Palazzo Barberini. uJ Datata soli­ che si possono stabilire tra le sue tele di T or de' Specchi tamente e genericamente al tempo del pontificato di ed opere di Francesco Mancini -la cui influenza, non Clemente XII (1730-40), si può precisarne l'atto di mscita esclusiva ma certo dominante, fu sempre presente in al 1735, se si tiene conto della notizia pubblicata dal Chra­ tutta la lunga attività dell'allievo- risultano più pun­ cas il 28 maggio: "Sabato mattina, Monsignor Gio. tuali proprio se riferiti ad opere manciniane del quarto Battista Gamberucci Arcivescovo di Amasia, benedì solen­ decennio o di poco posteriori. nemente la nuova Chiesa della Guardia Svizzera Ponti­ Il ricordo della vasta tela del Mancini per il Duomo ficia, esistente nel Palazzo Apostolico Quirinale, in onore di Pisa, rappresentante il ' Beato Gambacorti che costi­ del Beato Nicola de Flua Eremita Svizzero, e consagrò tuisce il suo Ordine ', 8J è presente sia nel 1 Miracolo del il nuovo altare della medesima ". 12l grano di Santa Francesca Romana ' della Galleria Nazio­ La paletta ceccariniana è impaginata molto semplice­ nale di Roma (il partito compositivo, l'atteggiarsi di alcune mente, con un buon risultato di immediata efficacia nar­ figure, il gusto nel descrivere i personaggi in costume, la rativa (anche se forse un numero eccessivo di braccia amabilità dei colori sono del tutto simili nei due dipinti), gesticolano al centro della scena). Nel tipo del santo il sia nei quadri conservati a T or de' Specchi. Se il ' San pittore ripete il San Rocco della tela eseguita a Roma Michele Arcangelo ' appare a prima vista creatura man­ nel 1732 per la città natale ( 1 La Madonna appare a San ciniana, aggraziata ed elegante (il giovane biondo-castano Rocco ', Fano, Pinacoteca Civica, fig. 6 : con quel gruppo è forse fin troppo agghindato tra corazza, mantello, ali, di Madonna e Bambino che è letterale derivazione man­ nastri, decorazioni) e se manciniana vi è la ricercatezza ciniana, per esempio da dipinti come 1 Il riposo in Egitto ' degli accordi cromatici- corazza azzurra, veste bianca, della Pinacoteca Vaticana). '3l manto lacca di garanza e ali grigio-brune - , per il 1 San Che il Ceccarini ritornasse spesso a schemi compositivi Rocco ' e il 1 Sant'Antonio Abate ' il riferimento al dipin- e a soluzioni già utilizzate nel suo primo periodo di atti- 6r ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte I - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI SEBASTIANO CECCARINI: SAN MICHELE ARCANGELO ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte 2 - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI 3 - ROMA, MONASTERO DI TOR DE' SPECCHI SEBASTIANO CECCARINJ: SAN ROCCO SEBASTIANO CECCARINI : SANT'ANTONIO ABATE vttà, è testimoniato anche dal bell'ovaro appartenente secolo; 15) ma si ricorda anche di un suo quadro giovanile alla serie di tele collocate nelle navate laterali di Santa ('Madonna col Bambino e i Santi Protettori di Fano ', Maria Maggiore in occasione dei lavori di restauro e di Fano, Pinacoteca Civica), compiuto a Roma nel 1726. 16) abbellimento diretti dal Fuga. A competere con Costanzi Degli anni del ' San Leone Magno ' in Santa Maria e Pozzi, ma soprattutto con Masucci e Baroni (e con Maggiore è il dipinto con ' I Santi Urbano ed Eufemia F_rancesco Mancini che aveva dipinto la pala della ' Nati­ venerati dalle Clarisse ' , recentemente riconosciuto da VItà' per l'abside e che probabilmente gli aveva procu­ Liliana Barroero nelle collezioni del Museo di Roma rato la commissione), il Ceccarini pubblica nell'anno giu­ come l'opera di Sebastiano Ceccarini originariamente col­ bilar~ 1750 il suo ' San Leone Magno ' '' in atteggiamento locata sull'altare maggiore della distrutta chiesa di Santo d1vottssimo" l4) di fronte alla Vergine col Bambino (fig. 7). Urbano ai Pantani. 17) Un quadro notevole soprattutto ~el raffigurare il vecchio solennemente addobbato con per l'invenzione di quelle monache devote che nelle loro l sacri paramenti, il pittore sembra volersi in qualche pose sobrie ed eleganti sembrano, questa volta, addirit­ modo adeguare alla maniera più ampia e calibrata del tura riflettere suggestioni da Subleyras o da Batoni; men­ cos1ddetto " stile Benedetto XIV " intorno alla metà del tre il taglio compositivo generale, con il gruppo in primo ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte l'edificio fu " rimodernato " da Francesco Ferrari, il mede­ simo architetto della cappella di Santa Francesca Romana nella chiesa di Santa Maria Liberatrice. 2 5) Non privo purtroppo di danni e ritocchi anche recenti, il dipinto risulta ancora una volta una fedele- e qui, nel formato grande, quasi patetica - rielaborazione di opere del Man­ cini: dall'impianto generale della composizione, che ripete l'affresco nella voi ta del Santuario della Misericordia a Macerata (1736), fino a particolari desunti dal repertorio manciniano (i grandi angeli dei Santi Sergio e Bacco sem­ brano riduzioni da quelli nella volta del presbiterio del Duomo di Foligno, del 1723: un affresco del Mancini che Sebastiano ebbe ben presente anche nel decorare la cupoletta con la ' Gloria di San Paterniano ', nella omo­ nima chiesa di Fano). D'altra parte Sebastiano era stato non solo allievo di Francesco, ma anche suo aiuto proprio nell'esecuzione di grandi affreschi : quelli della cupola della Chiesa N uova di Perugia (1730); il che gli aveva fruttato più tardi­ nel 1736 -l'incarico di decorare la cappella del Croci­ fisso nel transetto sinistro della stessa chiesa. 26> Entro il 1737 Ceccarini, con l'aiuto di un nipote, affrescò nell'ar­ cone della cappella le scene di 1 Sansone e il leone' (fig. g) a sinistra e di 1 Caino che uccide Abele ' (fig. 10) a destra, e nel centro l Angeli con i simboli della Passione '; ai lati della finestra dipinse ancora il l Sacrificio di Abramo ' (fig.

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