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L’oro della Superba. Quando alle Olimpiadi si parlava zeneize di Francesco Abondi 20 Agosto 2016 – 15:08

Genova. Immagini sbiadite, quando perfino le foto in bianco e nero sapevano di dipinto ad olio. Memorie di un tempo in cui i protagonisti assumono i contorni della leggenda, fino ad arrivare al recente passato, fatto di video, di colore, diOlimpiadi sempre più documentate, minuto per minuto, da ogni angolazione possibile. E’ il viaggio che si compie ricercando gli atleti genovesi che fanno parte di quegli immortali 200 e oltre, vincitori di una medaglia d’oro, massimo coronamento della carriera di ogni sportivo.

Non si può non iniziare con Anversa. E’ il 1920, la prima guerra mondiale è finalmente finita e “l’importante è partecipare” inizia a riacquistare senso. E’ forse l’Olimpiade più bella per gli atleti genovesi. E’ quella dellaSampierdarenese , che fornisce alla nazionale italiana ben quattro componenti della spedizione che si gioca la medaglia di Ginnastica a squadre. Finisce in un trionfo per Fernando Bonatti e Giovanni Tubino, nati a Sampierdarena, Romualdo Ghiglione e Luigi Cambiaso, di Rivarolo, i fratelli Carlo e Luigi Costigliolo e Roberto Ferrari, tutti di Genova. Ci sarà il bis, solo quattro anni più tardi, ai Giochi di Parigi con Tubino e il più giovane genovese Mario Lertora. E, ancora, Los Angeles 1932: sempre Lertora e il rivarolese Oreste Capuzzo, sempre medaglia d’oro a squadre.

Anversa 1920 è però anche l’Olimpiade del sollevamento pesi. Filippo Emanuele Bottino,

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genovese di nascita e sestrese di adozione, 11 volte campione italiano, è il primo italiano a vincere la medaglia d’oro nella categoria pesi massimi, alzando 265 kg in tre sollevamenti. Pierino Gabetti, anche lui di Sestri Ponente, gli succederà ai giochi di Parigi 1924 e sarà anche medaglia d’argento ad Amsterdam 1928.

Il salto successivo è di 12 anni. Berlino 1936, la tempesta dietro l’angolo e lo spoggio di potenza della Germania di Hitler. Sono cinque ivelisti , tutti genovesi, che sfidano i flutti e arrivano primi, medaglia d’oro nella classe 8 metri: Bruno Bianchi, Domenico Mordini, Giovanni Reggio, Luigi e Massimo Enrico Poggi.

L’invasione della Polonia spazza via tutto e consegna un mondo nuovo, anche nello sport. La ripresa è a Londra 1948, con le ferite del conflitto ancora ben visibili, mentre l’inizio della Guerra Fredda comincia a trasformare le gare in una lotta all’ultimo sangue tra superpotenze. Tra le 8 medaglie d’oro dell’Italia c’è anche quella della pallanuoto: della squadra fanno parte Mario Majoni e il recchelino Geminio Ognio. Nasce proprio allora il Settebello.

Aureliano Bolognesi, di Sestri Ponente, si impone quattro anni più tardi aHelsinki e diventa così campione olimpico di pugilato nella categoria leggeri. Otto anni dopo tocca all’Italia del boom che inizia, è Roma ’60, è il Caimano. La leggenda Eraldo Pizzo porta ancora una volta sul gradino più alto la pallanuoto italiana, con lui Franco Lavoratori da Recco.

Trascorrono trent’anni, fino a Barcellona 1992, e ancora il Settebello trionfa. Questa volta i genovesi sono tre: Giovanni Averaimo, Alessandro Bovo e Ferdinando Gandolfi. In finale è 9-8 dopo i supplementari contro i padroni di casa della Spagna.

Prima di loro, c’è spazio per Giuseppe Ravano di Rapallo, cavaliere iridato alle Olimpiadi di Tokyo ’64 nel concorso di equitazione a squadre. E poi c’è Roby Zucchi, che forse ottiene la medaglia più particolare. E’ Monaco 1972, la strage e il terrorismo ai giochi olimpici. Per la prima e unica volta arriva in gara losci nautico, si tratta di un evento dimostrativo. Tra tanti americani c’è anche un genovese, primo nello slalom.

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