Emilia Romagna Festival 2021 a Forlì P R O P O S T a a R T I S T I C A
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Emilia Romagna Festival 2021 a Forlì P r o p o s t a a r t i s t i c a UTO UGHI violino - Elena Matteucci pianoforte Erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche. A soli 12 anni la critica scriveva: “Uto Ughi deve considerarsi un concertista artisticamente e tecnicamente maturo” voce - pianoforte GINO PAOLI DANILO REA “Due come noi che…” un concerto unico, a base di voce, pianoforte e improvvisazione. Un prezioso esempio di come due artisti assoluti possano interpretare in modo innovativo classici della storia della musica italiana e internazionale YURI BASHMET viola e direttore - MOSCOW SOLOISTS Chamber Orchestra “Senza alcun dubbio, uno dei massimi musicisti viventi” (The New York Times) “MICHAEL NYMAN PER ERF” I SOLISTI AQUILANI - MASSIMO MERCELLI flauto una residenza artistica dedicata a Michael Nyman e alla sua musica per omaggiare una delle più affascinanti e influenti icone culturali della nostra epoca KARIMA voce - Piero Frassi pianoforte Karima, una delle voci più potenti e significative nel campo della musica in Italia degli ultimi anni JÁNOS BALÁZS pianoforte “Quando ha suonato la Rapsodia ungherese di Liszt sono stato sopraffatto. Stavo ascoltando questo pezzo per la prima volta, cogliendone l’essenza con cui era stato concepito. Era audace, forse perfino arrogante, selvaggio, elegante e profondamente appassionato.” (W. Hunter Roberts, Huffington Post) ph Fernando Aceves ph Roberto Cifarelli UTO UGHI violino ELENA MATTEUCCI pianoforte In collaborazione con il Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini per un progetto sulla diffusione della musica UTO UGHI erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche. Uto Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia: all’età di 7 anni si è esibito per la prima volta in pubblico eseguendo la Ciaccona dalla Partita n° 2 di Bach ed alcuni Capricci di Paganini. Ha studiato sotto la guida di George Enescu, già maestro di Yehudi Menuhin. A soli 12 anni la critica scriveva: “Uto Ughi deve considerarsi un concertista artisticamente e tecnicamente maturo”. Ha suonato in tutto il mondo, nei principali Festival con le più rinomate orchestre sinfoniche diretto dai più importanti Direttori d’Orchestra. Uto Ughi è anche in prima linea nella vita sociale del Paese e si impegna soprattutto nella salvaguardia del patrimonio artistico nazionale. Ha fondato il festival “Omaggio a Venezia”, per raccogliere fondi per il restauro dei monumenti storici della città. Il festival “Omaggio a Roma” (dal 1999 al 2002) ne ha raccolto l’eredità, mirando alla diffusione del patrimonio musicale internazionale: concerti gratuiti e valorizzazione dei giovani talenti dei Conservatori italiani. Tali ideali sono stati ripresi nel 2003 dal festival “Uto Ughi per Roma” di cui è fondatore e direttore artistico. Il Consiglio dei Ministri lo ha nominato Presidente della Commissione incaricata di studiare una campagna di comunicazione per la diffusione della musica classica tra i giovani. Nel 1997 il Presidente della Repubblica l’ha nominato Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti artistici. Nel 2002 gli è stata assegnata la Laurea Honoris Causa in Scienza delle Comunicazioni. Intensa è la sua attività discografica con la BMG Ricordi S.p.A- e per Sony classical. Ultime incisioni sono: “Il Trillo del diavolo” (disco “live” dei più importanti pezzi virtuosistici per violino); il Concerto di Schumann diretto dal M° Sawallish con la Bayerischer Rundfunk; i Concerti di Vivaldi con i Filarmonici di Roma; la Sinfonia Spagnola di Lalo con l’Orchestra RAI di Torino e de Burgos; “Violino Romantico” (Sony Classical, 2013), una raccolta di pezzi emblematici del Romanticismo sul violino, con la partecipazione dell’Orchestra da Camera I Filarmonici di Roma. Nel 2013 ha pubblicato il libro “Quel Diavolo di un Trillo - note della mia vita”, edito da Einaudi: la storia di una vita incredibile, interamente dedicata alla musica. Suona con un violino Guarneri del Gesù del 1744 dal suono caldo e dal timbro scuro, uno tra i più bei Guarneri esistenti, e con uno Stradivari del 1701 denominato “Kreutzer” perché appartenuto all’omonimo violinista a cui Beethoven aveva dedicato la famosa Sonata. Il 2014 ha visto coinvolto il M° Ughi nel progetto europeo “all’insegna di ciò che può unire e non dividere”: nel luglio ha tenuto un concerto al Teatro Bolshoi di Mosca, in occasione dell’apertura del semestre italiano in Europa; l’1 ottobre, in occasione della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea e della Giornata Internazionale della Musica, l’Ambasciata della Repubblica Italiana in Romania, con l’Associazione Musica, Arte e Cultura e la Filarmonica George Enescu, ha organizzato un concerto del Maestro presso l’ateneo Romeno. In quella occasione l’Ambasciatore di Bucarest gli ha conferito una seconda Laurea Honoris Causa. Nel 2015 è stato invitato dal Sistema venezuelano del Maestro Abreu per commemorare il Maestro Claudio Abbado nel primo anniversario della sua morte. Nel 2015 l’Università di Palermo gli ha conferito la laurea magistrale ad honorem in Scienze pedagogiche. GINO PAOLI e DANILO REA DUE COME NOI CHE... Danilo Rea pianoforte Gino Paoli voce Prosegue il successo dal vivo di Gino Paoli e Danilo Rea, ed il loro spettacolo “Due come noi che…”, un concerto unico, a base di voce, pianoforte e improvvisazione. Un prezioso esempio di come due artisti assoluti possano interpretare in modo innovativo alcuni classici della storia della musica italiana e internazionale, con una scaletta aperta che spazia tra le canzoni più amate di Gino, chicche dei cantautori genovesi, l’omaggio alla musica napoletana e a quella francese. Il concerto sarà anche l’occasione per gli spettatori di avere anche un assaggio dal vivo dell'ultimo lavoro discografico di Paoli e Rea, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sperimentazioni musicali: Gino e Danilo sono infatti al terzo capitolo della loro avventura musicale in duo - dopo i fortunati “Due come noi che” e “Napoli con amore”, è di ultima uscita “3”, dedicato ai capolavori della musica francese. Il loro live ha già collezionato numerosi sold out nei concerti sui palcoscenici più prestigiosi in Italia e all’estero, incantando ed emozionando il pubblico ogni volta. Un successo che di certo non stupisce dato il calibro degli artisti on stage: la voce e il carisma di Paoli, uno dei più grandi autori e interpreti della canzone nostrana, affiancata da uno dei più lirici e creativi pianisti riconosciuti a livello internazionale come Danilo Rea. Anche per la prossima stagione i due saranno impegnati con un ricco calendario di concerti a base di voce e pianoforte, con una scaletta che si rinnova di spettacolo in spettacolo con le canzoni più amate di Gino, da “Averti addosso” a “Il cielo in una stanza”, da “Vivere ancora” a “Perduti” passando per “La gatta” e “Come si fa”, insieme a chicche dei cantautori genovesi, che per Gino sono gli amici di una vita: “Canzone dell’amore perduto” e “Bocca di rosa” di De André, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi, “Vedrai Vedrai” di Tenco e “Se tu sapessi” di Bruno Lauzi. Tutti lo credono genovese, e in un certo senso lo è, GINO PAOLI, il cantautore che ha scritto alcune tra le più belle pagine della musica italiana di questo secolo. Ma, di fatto, l'autore di "Senza fine" e di "Sapore di sale" è nato il 23 settembre 1934 a Monfalcone. Ma è a Genova, dove si è trasferito da bambino, che Gino Paoli debutta come cantante da balera, per poi formare un band musicale con gli amici Luigi Tenco e Bruno Lauzi. Finché la gloriosa casa Ricordi, che aveva tenuto a battesimo Bellini e Donizetti, Verdi e Puccini, decise di estendere la propria attività alla musica leggera e scritturò questo cantante dalla strana voce miagolante. Nel 1960 realizza "La gatta", un pezzo rigorosamente autobiografico: parlava della soffitta sul mare dove Gino viveva. Il disco vendette 119 copie, poi scomparve e infine tornò tramutandosi, inaspettatamente, in un successo da 100 mila copie la settimana. Intanto era nata la love story con Ornella Vanoni che convinse il cantautore genovese a scrivere per lei "Senza fine", il pezzo che la rese famosa. Quindi Mina incise "Il cielo in una stanza", con l'esito che tutti sappiamo. Seguono "Sassi", "Me in tutto il mondo" (1961), "Anche se" (1962), "Sapore di sale", "Che cosa c'è" (1963), "Vivere ancora" (1964) tutti brani divenuti dei classici e tradotti in molte lingue. Gino Paoli assieme a suoi "quattro amici" dà vita, a Genova, alla canzone d'autore, forma di espressione musicale rivoluzionaria che mira ad esprimere sentimenti e fatti di vita reale con un linguaggio non convenzionale; la canzone, insomma, cessa di essere puro intrattenimento e abbandona l'oleografia per diventare forma d'arte a tutti gli effetti. L'anno prima c'era stato il boom di "Sapore di sale", arrangiata da Ennio Morricone con gli interventi al sax di Gato Barbieri. Ma con il crescere della popolarità subentrerà nell'uomo Paoli una crisi che lo porterà fuori dalla scena musicale per alcuni anni di riflessione. Il gran ritorno di Paoli avviene con due album coraggiosi e anarchici, nei quali soprattutto il mondo giovanile si riconosce. Il primo, pubblicato a metà degli anni '70, ha un titolo emblematico, "I semafori rossi non sono Dio", ed è stato realizzato su musiche del catalano Jean Manoel Serrat. Il secondo esce nel 1977, tre anni dopo, e si intitola "Il mio mestiere". Entrambi parlano di libertà, democrazia, emarginazione, diversità. Questa maturazione continua a segnare tutti i suoi dischi dei successivi vent'anni. Nel 1986 esce "Senza contorno, solo... per un'ora", un live di brani del suo repertorio riadattati in chiave jazz, con gli inediti "Senza contorno" e "La bella e la bestia", cantata da Gino con la figlia Amanda Sandrelli e tratta dalla colonna sonora dell'omonimo film Disney.