PosteItaliane SpA-Spedizione inabbonamento postale-70% - Aut.GIPA/C/RM/04/2013 (Luciano DeCrescenzo) e sifiniscecolcambiare icanali. Si cominciaconil voler cambiare ilmondo Rivoluzione, Riflessionee Televisione. La vita potrebbe essere divisain tre fasi: (Caparezza) reale. della vita è chelafiction siameglio mentalità della tua la verità davantial tuotelevisore, Scaldati incasa

NUOVA SERIALITÀ – L’INGREDIENTE SEGRETO. COSA È CAMBIATO NELL'IMMAGINARIO ITALIANO? maggio 2020 | numero 50 | anno VIII NELL'IMMAGINARIO ITALIANO? COSA ÈCAMBIATO L’INGREDIENTE SEGRETO. NUOVA SERIALITÀ Repubblica Ceca Il cinemanella FOCUS di ElioPetri cittadino.... Indagine suun a 50annida ANNIVERSARI Benvenuto MIAC! INNOVAZIONI primi bilanci Cinema elockdown: INCHIESTE n°50 | maggio2020|

€ 5,50 Sul prossimo numero in uscita a luglio 2020

L'ORA PIÙ BUIA Un numero monografico sugli effetti che l'emergenza sanitaria ha prodotto sul sistema cinema e sulle prospettive per il futuro.

50 volte cinema- 50 numeri- 50 cover 50 volte cinema- 50 numeri- 50 cover editoriale

L’ORA PIÙ BUIA

di GIANNI CANOVA

Questo numero di 8½, il 50° dalla fondazione della rivista nel dicembre 2012, va in stampa nel momento più critico del lockdown legato alla gra- vissima emergenza sanitaria che ci ha colpito. Quando l’abbiamo pro- gettato e abbiamo commissionato i pezzi ai vari collaboratori nessuno di noi immaginava neanche lontanamente quello che stava per succe- dere. Il tema che avevamo scelto – le nuove forme narrative e produttive della serialità italiana – si adatta bene, paradossalmente, all’imprevisto e preoccupante scenario del lockdown: con le sale cinematografiche chiuse, l’uscita dei nuovi film bloccata, le produzioni interrotte o sospe- se, tutti noi siamo diventati, volenti o nolenti, grandi consumatori casa- linghi di serialità televisiva. Ma quando il lockdown sarà finito, e l’emer- genza rientrata, quello che ci preoccupa è che ne sarà del cinema, come saprà reagire, come saprà trasformarsi e adeguarsi a esigenze e a stili di vita che inevitabilmente saranno diversi da prima. Nei giorni oscuri dell’isolamento e del #iorestoacasa gli uomini e le donne del cinema si sono inventati mille iniziative per tener vivo lo sguardo di chi di cinema si nutre e si è nutrito. Nel prossimo numero ne daremo conto: tutto il n.51 di 8½ sarà dedicato ad analizzare in profondità come abbiamo vis- suto il lockdown, ma anche e soprattutto a discutere e confrontare le nuove idee che si stanno mettendo in campo per il dopo. Per il cinema, non solo quello italiano, saranno mesi cruciali: se si faranno errori, se ci saranno ritardi, si rischia di non poter più rimediare. Per 50 numeri 8½ ha accompagnato il cinema italiano, l’ha analizzato, promosso e accompagnato, sempre con passione, dedizione e sincerità. Dal prossimo numero cercheremo di aiutarne, nel nostro piccolo, la ri- nascita e la ripartenza. sommario

EDITORIALE 22 Propensione al rischio 44 La chiave di volta CINEMA E... di Pedro Armocida sondaggio di Alice Bonetti 01 L'ora più buia CINEMA E MUSICA di Gianni Canova 24 Con il piede 46 La serie “geniale” 60 78 giri di complicità sull’acceleratore a cura della redazione di Nicole Bianchi di Gianmaria Tammaro Intervista EMERGENZA CORONAVIRUS 26 “S” come Sollima M° Vince Tempera (e Sorrentino) INNOVAZIONI 04 Non si interrompe di Stefano Locati un’emozione 48 MIAC, il museo CINEMA E ANIMAZIONE di Paola Casella 28 Il vero enigma che incanta 62 Le idee sono il nostro sono i millennial con la storia punto di forza, però di Elena Costa dell’audiovisivo mancano le risorse italiano di Nicole Bianchi PUNTI DI VISTA 30 Il mistero dei dati. di Valentina Neri Com’è difficile Intervista 06 Ritorno al cinema. intervistare Valentina Mazzola E le windows? i responsabili di Alessandra De Luca delle nuove società REPRINT di Claudio Fontanini CINEMA E FUMETTO 52 Aiutare e 64 Le avventure di Remo Interviste non condannare Starr il cinenauta SCENARI Felipe Tewes di Anna Garofalo Testi di Gugliemino/Fumasoli Georgia Brown da “Cinema”, n.141, Disegni di Farina 08 Ora le serie sono una Andrea Fabiano 25 settembre 1954, cosa seria. Anche da noi Elena Capparelli p.554 di Gianni Canova di Andrea Mariani CINEMA E CIBO 36 La qualità del prodotto 66 Federica di Giacomo: 10 Tutti a casa, tutto il giorno PRO l’ironia, il rispetto e la di Beatrice Fiorentino Una figata pazzesca mayonnaise al wasabi di Boris Sollazzo RACCONTI DI CINEMA di Andrea Gropplero 12 Annus streaming di Troppenburg di Ilaria Ravarino 37 CONTRO 54 Illuminazioni Una Casa di carta di Chiara Tozzi 14 Di chi è la serie? italiana. Dov’è? CINEMA E ISTITUZIONI di Stefano Sardo di Andrea Fornasiero 68 Un museo per connettere il passato con il futuro 16 La rivoluzione delle facce 38 Giancarlo Leone: ANNIVERSARI di Gianni Canova di Stefano Stefanutto Rosa “Audiovisivo in crescita. 20 milioni grazie 56 a 50 anni da Intervista Interviste alle piattaforme” Indagine su un Domenico De Gaetano Laura Muccino di Michela Greco cittadino al di sopra Antonia Fotaras di ogni sospetto Alessandro Borghi 40 Serie in FeSTA di Marina Pierri Il cinema politico 18 In principio fu Star Wars dopo il '68 di Riccardo Tozzi 42 Insieme è più bello. di Claudio Bisoni Quando le serie 20 L’algoritmo approdano in sala 59 Marina Cicogna: vince sempre… di Carmen Diotaiuti “Il più straordinario, d I. R. tecnicamente e visivamente, resta Petri” di C.B. SOCIAL MOVIE CINEMA ESPANSO GEOGRAFIE CONSTELLACTION!

70 Cinema itinerante, 86 Cosmologia tessile 98 Firenze, la peste 102 Giovinezza e sotto il segno di Hilary Tiscione e la bellezza (pro)creazione di Ettore Scola di Oscar Iarussi di Simon&TheStars di Margherita Bordino 88 Alberto Sordi: “La luce mi rovina Gemelli– Paolo Sorrentino i quadri” INTERNET Cancro– Alessandro Blasetti SCANNER di Fabrizio Corallo E NUOVI CONSUMI

72 L’impatto del COVID-19 90 L’orizzonte visivo 100 Benvenuti nel mondo 104 BIOGRAFIE sul cinema: della grande guerra (virtuale) di Twin Peaks dati di scenario e prime di Barbara Bracco di Carmen Diotaiuti misure di intervento pubblico 92 Fellini e il “quid” di Iole Maria Giannattasio, di Cristiana Paternò Monica Sardelli, Bruno Zambardino 94 Quel cappello da principe azzurro che sarebbe piaciuto FOCUS a Federico REPUBBLICA CECA di Sofia Gnoli

78 Onda su onda di Massimo Tria

84 La più piccola e il più grande di Karel Och

Progetto Creativo ½ 8 In Redazione 19novanta communication partners NUMERI, VISIONI Carmen Diotaiuti E PROSPETTIVE Andrea Guglielmino Creative Director DEL CINEMA ITALIANO Consuelo Ughi Coordinamento redazionale Bimestrale d’informazione DG Cinema Designer e cultura cinematografica Iole Maria Giannattasio Valeria Ciardulli, Martina Marconi, Coordinamento editoriale Stampa ed allestimento Iniziativa editoriale realizzata Nicole Bianchi Arti Grafiche La Moderna da Istituto Luce-Cinecittà Via Enrico Fermi 13/17 in collaborazione con ANICA Hanno collaborato 00012 Guidonia Montecelio (Roma) Paolo Altibrandi, Pedro Armocida, Claudio Bisoni, e Direzione Generale Cinema Alice Bonetti, Margherita Bordino, Barbara Bracco, Registrazione presso il Tribunale e Audiovisivo Paola Casella, Fabrizio Corallo, Elena Costa, di Roma n° 339/2012 Alessandra De Luca, Adriana Farina, Beatrice del 7/12/2012 Fiorentino, Claudio Fontanini, Andrea Fornasiero, Direzione, Redazione, Gianmarco Fumasoli, Iole Maria Giannattasio, Sofia Gnoli, Amministrazione Direttore Responsabile Michela Greco, Andrea Gropplero di Troppenburg, Istituto Luce-Cinecittà Srl Giancarlo Di Gregorio Oscar Iarussi, Stefano Locati, Andrea Mariani, Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Direttore Editoriale Valentina Neri, Karel Och, Marina Pierri, Ilaria Ravarino, Tel. 06722861 fax: 067221883 Gianni Canova Monica Sardelli, Simon&TheStars, Boris Sollazzo, [email protected] Stefano Sardo, Stefano Stefanutto Rosa, www.8-mezzo.it Vice Direttore Responsabile Gianmaria Tammaro, Hilary Tiscione, Chiara Tozzi, Cristiana Paternò Riccardo Tozzi, Massimo Tria, Bruno Zambardino Chiuso in tipografia il 27/04/2020 emergenza coronavirus NON SI INTERROMPE UN’EMOZIONE

Come il cinema reagisce al lockdown

di PAOLA CASELLA

Il cinema è fra i settori che prima e maggiormente hanno sofferto per Film Club, piattaforma di video l’equivalente di un biglietto idea- l’emergenza Coronavirus. Le sale cinematografiche, dopo un breve ten- on demand di Minerva Pictures, le. E il Cineclub Arsenale di Pisa si tativo di spaziare gli spettatori a due poltrone di distanza l’uno dall’al- ha messo a disposizione 100 film è inventato la rassegna “Il cinema tro, sono state chiuse quasi con la stessa velocità delle scuole. Anche da vedere gratuitamente in pol- in salotto”, con documentari e in- le produzioni cinematografiche, che comportano un “assembramento trona: “Questo possiamo fare e contri virtuali fra registi, attori e collettivo”, si sono dovute fermare: non solo quelle italiane ma anche questo stiamo facendo”, ha com- critici cinematografici. Poi ci sono le internazionali - si pensi al set veneziano di Mission: Impossibile 7, con mentato Gianluca Curti, ammini- le proiezioni sui muri delle case Tom Cruise barricato in un albergo della Laguna in attesa del fermo de- stratore delegato di Minerva. La di #cinemadacasa, l’iniziativa di finitivo decretato dalla Paramount. piattaforma Rakuten ha ampliato i Alice nella città che da Roma si è Ma il cinema è stato uno dei primi settori a reagire, anche prima che il suoi contenuti offrendo oltre 100 diffusa in altre città italiane. Ministero dei Beni Culturali annunciasse – il 16 marzo – all’interno del film gratis mentre il sito di cinema Anche i festival cinematografici Decreto Legge Cura Italia “le misure in aiuto al turismo e alla cultura”, MYmovies ha riaperto la sua sala sono scesi in campo: il Festival dei con il sostegno ai lavoratori e alle imprese tramite l’approvazione di un virtuale. Bim Distribuzione si è Popoli ha lanciato l’iniziativa so- fondo di emergenza da 130 milioni di euro per i settori cinema, spetta- inventata dei “percorsi di visione” cial #ipopolirestanoacasa, propo- colo dal vivo e audiovisivo, norme agevolative sotto il profilo fiscale, dei suoi titoli (compreso l’italiano nendo agli utenti un documenta- indennità straordinarie, ammortizzatori sociali e rimborsi via voucher Troppa grazia). rio al giorno da guardare gratis in per gli spettacoli annullati. Alcuni poli cittadini di aggrega- streaming, e l’Ischia Film Festival Il comparto si era già mosso autonomamente, concentrando i suoi zione cinematografica si sono ha offerto agli utenti del suo sito sforzi sull’opportunità di non interrompere il rapporto con il pubblico. uniti alla battaglia: sui canali i film che hanno partecipato alle Un fiorire di iniziative spontanee e gratuite per gli spettatori, che han- social della Casa del Cinema di passate edizioni. Il Ca’ Foscari no mostrato la capacità di far parte della propria comunità e di ricono- Roma, in adesione al program- Short Film Festival ha proposto scere il cinema come fonte di conforto e sostegno morale. Sotto l’egida ma #laculturaincasa, è partita ad una selezione di cortometraggi dell’hashtag #IoRestoaCasa, diventato poi il nome stesso del decreto esempio una programmazione delle sue passate edizioni sotto emanato dal Presidente del Consiglio Conte, il 13 marzo, Istituto Luce giornaliera. L’Anteo di Milano ha l’hashtag #IlMioMOndoNonSi- Cinecittà ha reso disponibile su tutti i suoi siti web “una grande offer- lanciato dal suo sito una raccol- Ferma, così come Cortinametrag- ta digitale di contenuti video, testuali, iconografici, dedicati a cultura, ta destinata al Fondo di Mutuo gio, diventato 2.0. spettacolo, informazione e didattica”. A cominciare dal Portale dell’Ar- Soccorso costituito dal Comune Alcuni film la cui uscita era sta- chivio storico Luce - 70.000 video d’archivio dagli Anni ’10 a oggi, più di Milano, donando l'ipotetico ta posticipata hanno optato per 400.000 fotografie e una selezione di 300 documentari muti. incasso di una giornata di attività un debutto virtuale: è il caso di Anche la Cineteca di Milano ha offerto gratuitamente in streaming la sua cinematografica (15.000 euro) e Emma, ennesimo adattamento library di oltre 500 titoli, fra cui molti capolavori del Cinema Muto. The chiedendo al suo pubblico di dare cinematografico del romanzo di coronavirus istituto luce cinecitta’ #iorestoacasa

contemporanee, usare la televi- sione come i vecchi e purtroppo scomparsi cinema d’essai o i ci- neforum”. Resta ora da chiedersi quanto di ciò che sta accadendo diventerà materia narrativa: lo stesso Sal- vatores ha intrapreso la regia di un documentario (sul modello del suo Italy in a Day) dal titolo Jane Austen, diretto da Autumn Viaggio in Italia, per cui sta racco- De Wilde, offerto in streaming gliendo, anche attraverso i social, sulla piattaforma Chili (il cui am- le testimonianze delle azioni ed ministratore delegato, Giorgio emozioni degli italiani costret- Tacchia, ha confermato altre an- ti in casa. “L’idea - affermano i teprime, comprese 4 firmate Uni- produttori Indiana e Rai Cinema versal), o di Dio è donna e si chia- - è quella di restituire un ritratto ma Petrunya, reso disponibile da a molte voci dell’esperienza che Teodora Film sulla piattaforma stiamo vivendo, attraverso il lin- co! CG Digital. Ma la possibilità che guaggio del cinema che ci appar- ani alcuni film italiani potessero tiene”. Anche Gabriele Muccino te p debuttare sulle piattaforme ha sta raccogliendo storie per un Nien suscitato opinioni contrastanti. progetto sul lockdown, mentre C’è chi, come Giovanni Veronesi, un consesso di cineaste sta la- teme l’affollamento di ottobre. vorando al documentario collet- E chi, come Francesco Bruni, si tivo Tutte a casa - donne, lavoro, lm dice contrario alle piattaforme a relazioni al tempo del COVID-19, uon fi pagamento “perché la visione in raccogliendo video-diari attra- B sala moltiplica le emozioni”. verso la sua pagina Facebook - un Sulla possibilità di rivedere i ca- progetto partecipato che darà polavori del cinema italiano in voce alle spettatrici, oltre che alle oacasa streaming invece sono stati tutti autrici. Se davvero l’emergenza #iorest d’accordo. In una lettera aperta Coronavirus è paragonabile a al mensile “Best Movies” Gabrie- una guerra, forse darà luogo ad le Salvatores ha detto: “Il mio un Neo Neorealismo come quel- consiglio è quello di tornare a ve- lo che ha seguito il Secondo con- dere i film del recente passato, in flitto mondiale. attesa di poter tornare nelle sale a goderci le nuove produzioni

4/5 punti di vista

RITORNO AL CINEMA. E LE WINDOWS?

di ALESSANDRA DE LUCA Fa discutere il ruolo della sala dopo l’emergenza e il boom della fruizione sulle piattaforme. Modificare le "finestre" che consentono lo sfruttamento dell’opera sui canali alternativi? Ne abbiamo parlato con Francesco Rutelli, Francesca Cima, Andrea Occhipinti e Lionello Cerri.

Cinema serrati nell’intera penisola dall’8 marzo, festival sospesi o cancellati, set rimandati. Tutti a casa, ingoiati da un lockdown che si prolunga di decreto in decreto. Ancora difficile valutare l’impatto della pandemia sull’economia del Cinema (e della Cultura in generale), ma alcuni protagonisti del settore ci aiutano – a inizio aprile - a riflettere sull’emergenza e i possibili scenari futuri. Francesco Rutelli, presidente Anica, commenta: “Oggi è difficile separare i ritardi nell’attuazione della pur ottima e sofisticata Legge cinema dai problemi di un’emergenza senza precedenti. Anica è una piattaforma vasta, la cui forza è nel rappresentare interessi molto di- versi, non di rado divergenti: stiamo usando questo momento di shut down per comporre gli interessi di tutta la filiera in un confronto pa- ziente, leale e trasparente. Dopo l’adesione di Chili e Tim Vision, ora dialoghiamo con , ma ho subito chiarito che Anica sarà al fianco degli esercenti per l’indispensabile ripresa delle sale. Abbiamo firma- to un accordo sottoscritto da Francesca Cima, Luigi Lonigro e Mario Lorini chiedendo una deroga al ‘decreto-esclusioni’, perché accedano ai benefici anche alcuni film italiani che non possono uscire in sala. Se dobbiamo garantire che una serie di prodotti non manchino l’ap- puntamento sul grande schermo, alcuni film potrebbero accedere direttamente alle piattaforme. Se poi l’estate ci consentisse il ritorno controllato a un minimo di convivialità, i comuni potrebbero offrire

punti di vista Sulla necessità di considera- re le sale insostituibili presidi culturali insite Lionello Cerri, produttore con Lumière & Co. e amministratore delegato di spazi dove realizzare delle arene Anteo Cinema, modello di eser- all’aperto a cura degli esercenti. cizio in Italia. “In Lombardia le Sogno poi che arrivino gli attesi sale sono chiuse dal 23 febbraio, finanziamenti per rendere più ma è necessario ribadire l’inso- moderne e accoglienti le sale, stituibile ruolo sociale, culturale anche quelle di comunità, che so- e urbanistico delle sale cinema- prattutto nei piccoli e medi centri tografiche, teatrali e musicali. In svolgono un cruciale ruolo socia- Italia nel secondo dopoguerra il le, economico e culturale”. taforme per poter condividere, neorealismo è nato anche per- “Viviamo un momento di soli- ricominciare e riaffrontare in ché c’era un’industria interessa- darietà professionale forte - dice modo diverso una nuova even- ta a produrre certe storie mentre Francesca Cima, produttrice tuale emergenza”. oggi nel nostro sistema cine- con Indigo Film e Presidente “Una delle conversazioni in matografico i finanziatori sono Sezione Produttori Cinemato- corso - dice invece Andrea Oc- per lo più broadcaster televisivi grafici Anica - e l’emergenza ha chipinti, produttore e ammini- che producono con finalità di dimostrato quanto il prodotto stratore delegato di Lucky Red - audience. Ma questo sistema audiovisivo abbia aiutato gli riguarda la necessità di trovare in può essere messo in discussione italiani costretti a casa. Immagi- questo periodo modalità alter- privilegiando valori culturali più nando una ripresa cerchiamo di native di sfruttamento dei film ampi, con una sorta di ‘rialfabe- creare un po’ di ordine perché sulle piattaforme con il coin- tizzazione’, dando spazio alle quando si ripartirà saremo tut- volgimento, attraverso TVOD, opere prime e ai nuovi talenti, ti allineati allo stesso blocco di delle sale, che possono così lavorando sugli incentivi sia per partenza. Sarà necessario pen- guadagnare e promuove i film il pubblico che per il privato. sare a un calendario per evitare sul proprio sito, anche per non Come Anteo poi lavoriamo da l’ingolfamento alla riapertura perdere il contatto con il pubbli- oltre un anno a una ‘sala virtuale’ delle sale e una successiva ca- co. Ma se le piattaforme stanno dando la possibilità al pubblico renza di film e vorremmo atti- avendo ora un grande benefi- di vedere alcuni film attraver- vare un patto di solidarietà tra cio, le sale saranno ancora più so piattaforme con il sistema varie associazioni, per aiutare importanti quando riapriranno. TVOD. I diritti di sfruttamento prima di tutto le produzioni già Grossi film anche italiani sono hanno una cronologia che va ri- partite. Dobbiamo poi capire slittati alla prossima stagione, spettata. Oggi alcuni film acce- come indirizzare gli investimen- ma preoccupa la possibilità che deranno subito allo streaming, ti che il governo mette a disposi- questo periodo di transizione ma al termine dell’emergenza, zione, non tanto per rimborsare possa prolungarsi. Nel frattem- se non vogliamo che tutto crolli, le perdite, ma per riprendere la po si dialoga con le piattaforme la finestra dei 105 giorni dovrà produzione. Vorrei poi utilizzare e si assiste a un’accelerazione essere ripristinata”. dei fondi per ampliare le coper- nel mondo digitale che potreb- ture assicurative nel caso di un be definitivamente modificare ulteriore blocco di produzione. alcuni scenari. Ci sarà un prima In Anica poi abbiamo industrie e un dopo Coronavirus e si rom- che lavorano con il digitale e ci perà quel braccio di ferro sulle sono già progetti di nuove piat- finestre tra esercizio e distri- buzione. Oggi, vista la velocità dello sfruttamento, la finestra italiana dei 105 giorni forse non ha più senso per una tipologia di prodotto ‘intermedio’ su cui ci dovrà essere più elasticità. Parlo di quei film che hanno una per- manenza molto più breve nelle sale e per i quali un passaggio più veloce, un altro tipo di sfrutta- mento, non perdendo i benefici della promozione della sala, sa- rebbe un vantaggio”.

6/7 scenari

ORA LE SERIE SONO UNA COSA SERIA. ANCHE DA NOI. di GIANNI CANOVA

Con ZeroZeroZero, tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, anche l’industria dell’entertainment italiana supera definitivamente l’esame di ammissione al club delle grandi produzioni seriali contemporanee. Ma il percorso era già iniziato molto prima. Test Quando un genio come Stephen King arriva a dire – e l’ha detto sul maestri del rango dell’argentino superato! suo profilo Twitter poco prima dell’esplosione della pandemia – che Pablo Trapero (Il clan, Il segreto quest’anno sarà difficile vedere qualcosa di più bello e di più forte di di una famiglia) e del danese Ja- ZeroZeroZero, allora vuol dire che ci siamo: la serialità di matrice italia- nus Metz (Borg McEnroe) - che na ha superato l’esame di ammissione al club delle grandi produzioni sa scandire con ritmo perfetto il seriali contemporanee. Gli aggettivi che l’autore di IT, Carrie e L’ombra dipanarsi delle azioni e la mes- dello scorpione ha usato per la serie ispirata dall’omonimo libro di Ro- sa a fuoco dei personaggi. Tre berto Saviano sono quanto mai eloquenti: bone-shaking, chilling, terri- Continenti, cinque Paesi, un cast fying, epic. Da far tremare le ossa, agghiacciante, terrificante, epico. In diviso linguisticamente tra Italia, effetti, la narrazione degli intrecci criminali legati al narcotraffico della USA, Messico e Marocco. Tre ‘ndrangheta, orchestrata com’è su tre storie intrecciate e parallele am- diverse storyline intrecciate tra bientate una a Monterey in Messico, l’altra in una Calabria arcaica e loro, tre timeline differenti. Un’i- barbarica, la terza in uno scenario planetario che va da New Orleans al dea potente anche sul piano del- Marocco, ha un respiro narrativo degno delle grandi produzioni inter- la scrittura, oltre che della pro- nazionali, e una regia – affidata alla supervisione di Stefano Sollima e a duzione. E la trovata coraggiosa, Ok! scenari La nuova serialità Ok! ORA LE SERIE

sul piano della sceneggiatura, di strutturare ogni episodio con un SONO UNA improvviso rinculo del racconto, che torna indietro o si sposta la- teralmente per far capire meglio quello che lo spettatore ha già visto accadere, la dice lunga su sione pandemica del COVID-19 COSA SERIA. come l’impianto narrativo pre- ha coinciso con un’abbondanza scelto sia ben lungi dall’adagiarsi di serie disponibili mai vista in su facili formule già collaudate precedenza: il moltiplicarsi di e sperimentate. Ma ZeroZeroZe- piattaforme e di produzioni fa ANCHE DA NOI. ro non segna solo l’ormai com- sì che il singolo spettatore abbia piuta maturità delle produzioni a disposizione ogni giorno un Catteya/Sky. Piuttosto si candida bouquet di narrazioni possibili anche a incarnare emblematica- di dimensioni quantitative dav- mente un modello coproduttivo vero impressionanti. Molte te- internazionale che la stessa Sky stimonianze pubbliche e private aveva già perseguito (da ultimo ci dicono che le serie sembrano con The Young Pope e The New Pope essere il consumo audiovisivo di Paolo Sorrentino) e che la Rai prediletto proprio in tempi di ha a sua volta sperimentato con pandemia: per la durata lunga produzioni come L’amica geniale o del racconto, per il distendersi anche Il nome della rosa. Niente più dell’arco narrativo in intervalli complessi di inferiorità, insomma. perfettamente consoni al tempo Niente sindromi da Cenerentole sospeso dell’isolamento, per la della serialità o da brutti anatroc- capacità di costruire personag- coli delle grandi narrazioni: l’Italia gi che possono fare compagnia ha imboccato la strada giusta e ha allo spettatore per un tempo un iniziato a percorrerla con convin- po’ più prolungato di quello di zione e determinazione. un film. Insomma: nel bene o nel Questo numero di 8½ vuole male, anche se involontariamen- esplorare, per l’appunto, il com- te, le serie si candidano ad essere Test plesso arcipelago della nuova se- davvero il prodotto epocale di rialità italiana. Vuole farlo adot- questi nostri giorni difficili. Del superato! tando, come di consueto, punti resto, si sa, ogni epoca storica di vista e approcci differenziati: ha saputo dotarsi, in un modo o non solo quello estetico e nar- nell’altro, dei propri attrezzi per rativo, ma anche quello socio- fantasticare: le serie tv sembra- logico, economico, produttivo no essere gli attrezzi giusti per e distributivo. La convinzione questi nostri tempi inquieti e che ci muove è che i confini che preoccupati. Che anche l’indu- separano e dividono i film dalle stria dell’entertainment italiana serie cosiddette televisive siano abbia saputo dotarsene per tem- sempre più labili e discutibili, e po, anche se in misura ancora che anche le differenti modali- inferiore alla domanda poten- tà di fruizione tendano sempre ziale, è un piccolo segno di luce più ad assottigliarsi. La grave e nell’orizzonte buio che abbiamo cupa emergenza sanitaria che di fronte. Ok! ha colpito il mondo con la diffu- 8/9 TUTTITUTTITUTTI AAA CASA,CASA,CASA, TUTTOTUTTOTUTTO ILILIL GIORNOGIORNOGIORNO

di BEATRICE FIORENTINO

Il consumo seriale in tempi di isolamento e quarantena: si superano le 5 ore medie davanti allo schermo.

scenari La nuova serialità 12 marzo 2020. Dopo i primi epi- sto “light” da reiventare di setti- sodi di contagio da COVID-19, mana in settimana in previsione l’Italia diventa per decreto mini- degli inevitabili ritardi nella pro- steriale un’unica grande “zona duzione, ma anche italiane (Don rossa”. È il giorno che per molti Matteo, Il Commissario Montalba- anni a venire ricorderemo come no, Il paradiso delle signore, L’amica l’inizio del lockdown. Per un tem- geniale) cliccatissime su RaiPlay. po imprecisato (in prima battuta Di certo provvidenziale per le per tre settimane, ma mentre si famiglie con bambini che da set- scrive non vi è ancora certezza timane non frequentano più par- allo schermo). Amazon ha persi- sulla fine della serrata), le fami- chi, asili e scuole, è stato l’arrivo no reagito ai primi segnali di epi- glie italiane si trovano di punto della piattaforma Disney + che il demia offrendo l’abbonamento in bianco costrette a modificare e dal digitale terreste. Secondo le 24 marzo è andata ad aggiungersi gratuito agli abitanti delle zone radicalmente le loro abitudini fonti Rai in pochi giorni il nume- all’offerta televisiva (5 milioni di rosse, salvo poi ritrattare una vol- quotidiane, chiuse in quarantena ro di spettatori seduti davanti al download in tutta Europa solo nel ta estesa la quarantena all’intero senza la possibilità di lasciare la televisore (ma anche il numero di giorno di lancio), destinata a di- Paese. Mentre il colosso Netflix, propria abitazione se non in po- visualizzazioni su RaiPlay è sulla ventare “tata digitale” nel periodo addirittura, risolleva le sue sorti chi circostanziati casi. Inevitabile stessa onda) sarebbe addirittura di emergenza. Tra i titoli più atte- a Wall Street approfittando del e quasi ovvio che un simile even- quadruplicato, con un incremen- si, all’interno dell’offerta Disney, clamoroso boom di abbonamenti to abbia un impatto anche sulle to significativo della platea anche l’ormai leggendario Mandalorian, che lo riporta in alta quota dopo modalità di consumo dei prodotti in quella fascia di giovani (tra i 15 spin-off della saga di Star Wars un momento di empasse. audiovisivi che, all’improvviso, e i 24 anni) solitamente attratta da che in molti, in verità, avevano Il futuro però non è privo di inco- diventano “essenziali” per far altre forme di consumo audiovisi- già scaricato illegalmente, senza gnite, dal momento che le produ- fronte a giornate ora lunghe e far vo. La platea del prime time oltre- tuttavia vanificare il successo del zioni sono state bruscamente in- passare il tempo, informarsi, in- passa ampiamente la soglia dei 30 titolo ancora gettonatissimo a terrotte in tutto il mondo. Persino trattenere i figli o magari recupe- milioni di spettatori e crescite al- giudicare dall’impennata di ven- Un posto al sole si è fermato dopo rare dalla propria watchlist quella trettanto significative riguardano dite del pupazzetto “Baby Yoda” 5475 puntate. Sul medio periodo si famosa serie di cui tutti parlano. il daytime. Un fenomeno che non durante la quarantena, pubblica- potrebbero avere ripercussioni su In che modo è cambiata la fruizio- si riscontrava in simili proporzio- mente annunciata dai vertici della ogni canale e piattaforma (man- ne di serialità televisiva durante la ni da almeno diciotto anni. Cresce Hasbro, che cura il merchandising cano molti finali di stagione), quarantena? In primis, in termi- il pubblico, cresce il tempo passa- della serie. Sky domina il parterre così come in molti casi ci si è già ni numerici. Tutti a casa, tutto il to davanti al piccolo schermo e il degli appassionati alle serie italia- dovuti arrendere alla seppur buo- giorno. Il piccolo schermo come consumo di video online. Infatti, ne originali (Gomorra, Suburra, na abitudine di vedere le serie in unica via di fuga. Con la prospet- l’aumento di traffico trova confer- 1994…), altrimenti irrecuperabili versione originale con sottotitoli, tiva di una lunga stagione senza ma anche nella decisione, da par- (neppure da torrent), ma si piaz- visto lo stop che interessa pure il concerti, partite di calcio, Olim- te di Netflix, YouTube e Prime za bene anche con nuove uscite, doppiaggio. piadi o eventi dal vivo di qualsiasi Video, di ridurre per trenta giorni come The Outsider, crime story Numeri alla mano, ma anche solo genere: un sentire confermato an- la qualità dello streaming in tutta tratta da Stephen King che ha da registrando la temperatura sui so- che dalla nascita di “Repubblica Europa, che si spiega nella volontà subito catturato l’interesse del cial, il dato certo è la fame di audio- Serie Tv”, sito dell’omonimo di non appesantire ulteriormente pubblico, come testimoniano le visivo. C’è voglia di serie, di fiction, quotidiano che, con MYmovies la Rete già intasata da smart wor- immediate reazioni sui social. di essere catturati e portati altrove. e il patrocinio dell’Università di king e didattica a distanza. Sem- Forti di molti contenuti originali e Della propria “bolla social”, ad Bologna, permette di orientarsi pre secondo le fonti Rai, quindi in esclusiva, Netflix, Prime Video, esempio, Andrea Fornasiero, cri- fra i titoli proposti dalle piattafor- dal punto di vista della tv genera- AppleTv, proseguono impassibili tico cinematografico e televisivo me streaming, dalle tv satellitari lista, il consumo di serialità (ma nella loro offerta on-demand. I espertissimo di serialità, anche lui anche di cinema) avverrebbe so- titoli preferiti si vedono o si rive- confinato, come tutti, tra le pareti prattutto nelle ore centrali della dono, anche in modalità “binge” domestiche, raccoglie soprattutto giornata, privilegiando invece, in visto il tempo a disposizione (si questo segnale: ci sono più per- prima serata, i telegiornali o i pro- superano le 5 ore medie davanti sone che chiedono consigli, più grammi di informazione e appro- persone in cerca di evasione e di fondimento. I prodotti di punta novità. E in breve tempo, a solo po- che di solito garantiscono buoni che ore dall’uscita delle fiction più ascolti in condizioni normali, si attese, ecco fioccare i commenti confermano i più seguiti anche in sulle pagine Facebook. In ansia questa circostanza “eccezionale”: da opinione, come sempre, ma in serie americane come NCIS: Los questi tempi di “distanziamento Angeles o Good Doctor, con le pun- sociale”, forse, anche per voglia di tate da centellinare in un palinse- condivisione.

10/11 ANNUS STREAMING

di ILARIA RAVARINO

Dopo Romanzo criminale e Gomorra tutto è cambiato. Chi produce e cosa nel mondo delle serie tv in Italia.

Quando i giochi si sono fatti duri – ovvero dopo la pionieristica avventu- ra di Cattleya e Sky, con Romanzo criminale prima e Gomorra poi – i duri hanno cominciato a giocare. E lo hanno fatto nel 2017, annus streaming per eccellenza, a partire dal quale il mondo seriale in Italia ha cominciato per davvero a cambiare. Forte dell’esperienza pregressa nel crime, è nel 2017 che Cattleya ha prodotto, in collaborazione con Rai, il primo original Netflix italiano, Suburra, a due anni dall’omonimo film di Stefano Sollima. Il 6 ottobre 2017 le prime dieci puntate sono approdate sulla piattaforma, e già il 29 gennaio 2018 Netflix ne annunciava il rinnovo. Alla seconda sta- gione, disponibile dal 22 febbraio, seguirà una terza e ultima, le cui riprese erano in corso, quasi ultimate, poco prima dell’emergenza Coronavirus. Impegnata con Sky su Petra, la serie da Alicia Gimenez-Bartlett con Pa- ola Cortellesi (riprese terminate), e con Rai ne Il regno, l’adattamento di Sandro Petraglia dell’omonimo romanzo di Emmanuel Carrère, Cattleya ha prodotto recentemente - per Netflix - anche la love story Summertime, tratta dal romanzo Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia, per la regia di Lorenzo Sportiello e Francesco Lagi. Molto fortunata anche la collaborazione tra la Fabula Pictures di Marco e Nicola De Angelis e Netflix: è targata Fabula la serie italiana di maggior successo della piattaforma, Baby, nel 2019 tra i 10 titoli più popolari in Italia. Alle sei puntate della prima stagione, distribuite nel 2018 e firma-

scenari La nuova serialità “Madre” della versione italiana di SKAM, la cui quarta stagione approderà su Netflix nel 2021, e di alcuni fortunati progetti seriali Rai (Il cacciatore, Rocco Schiavone) la Cross Productions di Rosario Rinaldo è al lavoro su uno dei pro- getti più ambiziosi della prossima te da Andrea De Sica e Anna Negri, sono seguite lo scorso 18 ottobre le stagione: coprodotta con la tede- seconde sei, con Letizia Lamartire al posto di Negri. La serie avrà una sca Beta Film, la saga di Wolfsburg terza e ultima stagione entro la fine del 2020. Sempre a Fabula – che nel mette insieme horror sopranna- frattempo, secondo quanto annunciato da Rai allo scorso MIA, sviluppa turale, crime e storia d’Italia, per Dante, di Rita Monaldi e Francesco Sorti - è stata affidata la produzio- un progetto la cui preparazione e ne di Zero, serie Netflix ispirata al romanzo Non ho mai avuto la mia età postproduzione impegnerà tutto di Antonio Dikele Distefano: sceneggiata da Distefano con Menotti, è il 2021 (approdo ipotizzabile: piat- la storia di un ragazzo afroitaliano, cresciuto nella periferia di Milano, taforma RaiPlay). Legata a doppio dotato del superpotere di capire veramente cosa provino le persone. filo a Rai, per cui produce – tra le La serie, prevista su piattaforma entro la fine del 2020, ha dovuto inter- altre cose - l’eccellenza de Il Com- rompere le riprese in seguito al lockdown dello scorso marzo, e la sua missario Montalbano, Palomar ha in messa in onda potrebbe slittare nel 2021. sviluppo per il 2021 almeno tre se- E se Fandango resta in stand by per un’eventuale seconda stagione del rie internazionali: il western Quella fantasy Luna nera (ma è in lavorazione per Rai 2 L’alligatore, tratto dai sporca sacca nera in partnership romanzi di Carlotto, regia di Daniele Vicari ed Emanuele Scaringi), e con BRON, Il Conte di Montecristo Sky Studio lavora alla sua prima produzione italiana con la serie noir (in sviluppo) e la serie live action dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo (ciak nel 2021), sarebbero de Il Piccolo Principe in partnership “tre” i progetti che la Groenlandia di Matteo Rovere e Sydney Sibilia con ON Entertainment (in svilup- avrebbe messo in cantiere “per diverse piattaforme”: l’unica annuncia- po). Al lavoro per Rai anche Pico- ta ufficialmente però è la co-produzione con Cattleya di Romulus, dieci media, con l’adattamento seriale episodi per Sky sul mito e la nascita di Roma (riprese terminate). Alla del capolavoro di Elsa Morante La prima volta con Netflix, Indiana Productions ha in cantiere , serie Storia, scritta da Francesco Picco- soprannaturale di Ezio Abbate in sette episodi, diretta da Fabio Mollo e lo, Giulia Calenda e Ilaria Macchia, Lyda Patitucci, mentre Wildside si afferma giocando su più campi: per mentre in sviluppo con Compa- Rai lo scorso aprile con I Topi di Antonio Albanese e nel 2021 con la nuo- gnia Leone Cinematografica, tratta va stagione de L’amica geniale; per Sky con Anna di Niccolò Ammanniti dal best seller di Stefania Auci, ar- (in fase di riprese), la miniserie We Are Who We Are di Luca Guadagnino riverà nel 2021 la grande saga de I (in postproduzione) e l’annunciato progetto seriale su Francesco Totti leoni di Sicilia. (in preproduzione); per Amazon infine con Bang Bang Baby di Andrea di Stefano, primo original italiano per la company di Jeff Bezos. Dopo aver “battezzato” la Tao Due di Pietro Valsecchi con il progetto Made in Italy, otto episodi andati in onda anche su Mediaset ad aprile, Amazon mette al lavoro quest’anno la Filmauro di Aurelio De Laurentiis, con il progetto - tra documentario e realtà - Vita da Carlo, di e con Carlo Verdo- ne (in sviluppo). La Rainbow di Igino Straffi lavora, ancora per Netflix, a Fate The Winx Saga, serie live action basata sul cartone animato Winx Club, adattata in chiave young adult: a capo del progetto lo showrunner Brian Young, come produttori esecutivi, insieme a Straffi, anche Judy Counihan e Kris Thykier di Archery Pictures.

12/13 DI CHI È LA SERIE?

di STEFANO SARDO sceneggiatore e presidente 100autori

Gli sceneggiatori sono cruciali ma non sono a capo del processo, i registi sono relegati alla pura messa in scena, quindi la responsabilità ultima resta nelle mani degli executive delle case di produzione o dei broadcaster.

Chi sono gli autori delle serie tv europee? “Di chi è” una serie? La risposta è meno immediata di quanto possa apparire. Con un film la risposta è semplice. Il paradigma culturale introdotto da Bazin ha stabilito che il film è responsabilità di una figura au- toriale dominante, il regista. I film sono opera collettiva ma è ormai convenzione consolidata quel credit “un film di”, a cui fa seguito il solo nome del regista. Nel cinema arthouse europeo, poi, il regista spesso firma anche la sceneggiatura, occupando così tutte le caselle principali dell’au- torialità. Questa consuetudine di processo creativo è una delle cause che hanno spinto la produzione ci- nematografica continentale verso film ad alto tasso di riconoscibilità autoriale ma a basso tasso di origi- scenari La nuova serialità nalità dell’idea. In altre parole, ha ze di un processo industriale. Le spinto il sistema a dare meno valo- serie costano molto e chi investe re alla scrittura, vedendo in questa chiede un progetto ben definito, una componente subordinata alla una scrittura forte, ecco perché visione del regista. Questo stato di la lancetta della responsabilità cose ha subìto una scossa con l’e- creativa propende per la figura splosione della serialità, il cui pro- dello sceneggiatore. Il peso del- gressivo predominio – industriale la scrittura è diventato evidente e culturale - ha messo in crisi quel quando nel sistema tv europeo si paradigma dell’autorialità, per è introdotto – con l’arrivo delle una serie di ragioni. piattaforme – il germe della con- La prima è il tempo. Al tempo di correnza. Prendiamo l’Italia. Per fruizione più lungo della serie i vent’anni del duopolio “raiset”, deve corrispondere una struttura la fiction faceva grandi numeri sia narrativa in grado di agganciare il in termini di volume produttivo so maturate altrove (Gomorra, pubblico per molte ore. Ergo, la che di pubblico, ma dall’establi- L’amica geniale, o il Premio Oscar scrittura diventa predominante. shment culturale era considerata Sorrentino) e importate nella se- Ma il tempo è decisivo anche dal poco più di un sottoprodotto. Le rialità. Ma se basi le speranze di punto di vista produttivo: il set di cose sono cambiate negli ultimi 5 successo su eccellenze maturate una serie dura mesi e se il regista anni, quando si sono allargati sia in altre industrie - editoriale o si occupa delle riprese da solo – il bouquet della produzione che le cinematografica - non credi dav- impresa ai limiti del sostenibile sue ambizioni. Con l’arrivo di Sky, vero nelle potenzialità della tua, – non può contestualmente farsi Netflix, Amazon, Fox e le nuove di industria. Questa situazione è carico della scrittura, sicché vie- linee editoriali per Raidue, RaiTre dovuta anche da un aspetto gra- ne meno quell’equazione autore e Raiplay, il collettivo degli autori vissimo: gli autori italiani non = regia + scrittura, che è alla base si è confrontato con la sfida ine- guadagnano in proporzione al del cinema continentale. Il regista dita dell’originalità. Un’occasione successo delle loro opere. Se credi nelle serie diventa più regista e elettrizzante, che tuttavia ha mes- in un progetto e senti che potrà far meno autore, non per la volontà so in luce un problema: se vuoi decollare la tua carriera - qualora di qualcuno ma per le risultan- creare qualcosa di autenticamen- decidessi di investirvi tutto il tuo te originale hai bisogno di un pro- tempo rifiutando altri progetti - cesso creativo che non disperda questo rischio non ti sarà ripagato l’idea originaria lungo il percorso. neanche in caso di successo fina- L’originalità è un valore fragile che le, perché non partecipi agli utili. richiede più lavoro, dedizione, e Siamo sicuri che qualcuno inve- tempo: un tempo per l’ideazione e stirebbe tutto il tempo necessario un tempo per raggiungere la piena a inventarsi una cosa profonda consapevolezza delle necessità nar- e unica come Succession o Flea- rative del tuo racconto, più articola- bag sapendo che il suo compen- te e complesse di quelle di un film. so sarebbe solo quello iniziale? In Italia, però, non si è adottato il Difficile. L’audiovisivo italiano è sistema “all’americana”: quello un’industria che non dà valore ai che ha messo a capo lo sceneggia- suoi “brevetti”, le idee originali, tore in qualità di responsabile arti- tanto più necessarie per chi non stico del progetto, o showrunner. potrà mai competere col pro- È la figura che nelle serie america- duction value del prodotto USA. ne si legge nei titoli, dopo “created Ecco perché è difficile dire chi by”. Vince Gilligan è il creatore di sia l’autore delle serie in Italia e Breaking Bad, Matthew Weiner di in Europa, oggi. Gli sceneggiatori Mad Men, Benioff e Weiss di GOT: sono cruciali ma non sono a capo nel sistema americano gli artefici del processo, i registi sono relegati della storia si fanno artefici del alla pura messa in scena, quindi la prodotto, e questo accade per responsabilità ultima resta nelle varie ragioni, la più importante mani degli executive delle case di delle quali è perché all’industria produzione o dei broadcaster. E conviene. L’industria italiana ha infatti, in certi prodotti della no- imboccato un’altra strada, in cui stra serialità, è difficile riconosce- l’autore non è al centro di tutto, e re una voce, una firma. Una volta questa decisione industriale limi- saccheggiati i brand, bisognerà ta l’emergere di idee forti. Ci sono cominciare a porsene il problema. eccezioni eclatanti, ma spesso riguardano esperienze di succes-

14/15 LA RIVOLUZIONE DELLE FACCE di STEFANO STEFANUTTO ROSA Un’affermata casting director, Laura Muccino, un’attrice esordiente, Antonia (Nina) Fotaras, e un attore famoso, Alessandro Borghi: come la nuova serialità seleziona e circuita i volti dei protagonisti.

LAURA MUCCINO

casting director di Romanzo criminale, Suburra, Gomorra, Luna nera, ZeroZeroZero, L’amica geniale

C’è differenza tra il cinema e la serialità televisiva nell’occuparsi di casting?

Negli ultimi dieci anni ho fatto la nuova tv per i grandi network, da Gomorra a Suburra, e il mio pro- cesso creativo è rimasto identico e si attiene a criteri che sono al servizio del racconto, del regista e della sua visione. C’è invece una prima differenza lavorativa ed è nella durata e nel tenere in considerazione più interlocutori: oltre al regista, la produzione e so- prattutto il network che, essendo internazionale, spesso ha norme, anche di mercato, differenti da quelle del cinema italiano.

L’arrivo delle nuove piattafor- me ha modificato il suo lavoro?

Una regola che considero virtuosa è quella di avere una maggiore li- bertà nella scelta del casting. Non c’è la necessità di soddisfare il

scenari La nuova serialità botteghino cinematografico, fos- C’è stata una rivoluzione delle ALESSANDRO uscire in questi anni dal cinema. silizzato nella ricerca di attori fa- facce con la nuova serialità? Le mie prime serie avevano un mosi che facciano incasso. Nelle BORGHI linguaggio televisivo, mentre ora grandi produzioni internazionali Stefano Sollima, autore della nuo- la nuova serialità si sta sempre più di Netflix, HBO, non necessaria- va serialità, da Romanzo criminale 33 anni, attore delle serie tv avvicinando a un’idea cinemato- mente vengono impiegati grandi a ZeroZeroZero, mi ha dato queste Suburra, Diavoli grafica, si è innalzata a un profilo interpreti conosciuti, anzi spesso indicazioni di casting: cerchiamo più complesso per immagine e sono nomi nuovi. Anche le nostre lo storto, lo strano, il non con- “Per un attore la differenza prin- narrazione, non cadendo nell’erro- serie tv, adeguandosi a questo venzionale, oltrepassiamo i limiti. cipale tra il cinema e la serie tv sta re che da noi è stato fatto per tanti parametro, hanno puntato sulla Man mano che emergevano volti nella cura e nel tempo a disposi- anni: quello di sottovalutare il pub- libertà totale del casting e così è nuovi si evidenziava la possibili- zione. La serialità è diventata un blico invece di chiedergli sempre nata una nuova generazione di tà di utilizzare qualcuno che non po’ una catena di montaggio, e per di più, unico modo per uscire da attori che ora lavorano anche nel fosse necessariamente bello, ras- quanto si badi alla qualità ci sono determinati schemi e far parte di cinema. È l’algoritmo di Netflix a sicurante e famoso. Una scelta comunque dei tempi e delle con- un sistema internazionale”. prevedere una certa proporzione che è un valore aggiunto per la segne da rispettare che la rendo- tra nomi conosciuti e non, così produzione. In Gomorra la stessa no più un lavoro. Il cinema rimane come la parità di genere per etnia cosa. Per L’amica geniale accanto a invece la più alta espressione del e orientamento sessuale, laddove tanti interpreti giovanissimi sen- mestiere d’attore quanto a quali- ANTONIA il racconto lo rende possibile. za esperienza, perché bambini e tà, libertà, e tempo per parlare dei ragazzi, ci sono molti attori locali, personaggi e del progetto. (NINA) La serialità televisiva napoletani, di teatro, tv e cinema. La nuova serialità, penso a Subur- delle nuove piattaforme Un lavoro a tutto campo, molto ra, a Baby, ha provocato una ri- FOTARAS richiede un particolare realistico, che rispetta la lingua e voluzione delle facce. Con l’av- tipo di casting? il territorio. vento delle piattaforme Amazon, 21 anni, attrice delle serie tv Netflix, Sky non si è più preteso di Luna nera e Il nome della rosa In Luna nera (Netflix) tanti sono Quale è il limite di queste avere dei nomi famosi per le gran- i giovani interpreti, parecchi di nuove piattaforme? di serie americane perché costano “Negli ultimi anni le serie tv sono loro esordienti, mentre gli adul- troppo e difficilmente s’impegna- sempre più richieste soprattutto ti provengono soprattutto dal Avendo quasi sempre un parame- no in un progetto di anni. Così per dai giovani, molto s’investe sulla teatro, perché adatti a sostene- tro ‘americano’ è un po’ difficile tutti quegli attori giovani e nasco- loro produzione e noi giovani at- re il linguaggio antico del ‘600. farli svincolare da questo e far sti, e di talento, è arrivata la visibili- tori abbiamo più possibilità di la- Ugualmente in Suburra, anche se loro capire che quel parametro, tà, la possibilità di essere inclusi in voro. Ho partecipato a Luna nera c’è un equilibrio tra volti nuovi perché funzioni globalmente con un sistema che prima era impossi- prodotta da Netflix, che ha dato e non, perché trattandosi di una un prodotto locale, deve avere an- bile scardinare. Nella serialità del- ruoli importanti sia a volti nuovi delle prime produzioni Netflix che un’impronta locale, altrimen- la tv generalista c’erano sempre le e giovani, al loro debutto in una realizzate in Italia c’era l’esigenza ti ci si uniforma eccessivamente. stesse facce, garanti del successo serie tv, sia ad attori che avevano dell’algoritmo di avere qualche La forza sta nella libertà artistica commerciale del prodotto. già una carriera avviata. Inoltre, nome famoso. Del resto, Suburra ma con il rispetto della tipicità del Per i giovani attori è più facile la produzione Netflix, essendo era un’evoluzione dell’omonimo posto. È il caso de L’amica geniale, farsi conoscere grazie alla nuo- anche piattaforma, supervisiona- film, dove c’erano attori come HBO ha dato una fiducia totale a va serialità televisiva che al ci- va il girato in tempo reale e dava Alessandro Borghi, che nel frat- Saverio Costanzo, sono stati mol- nema. Probabilmente perché è subito delle indicazioni rispetto tempo si è affermato. to rispettosi del suo pensiero. maggiore l’offerta numerica del alle scelte artistiche. Ho lavorato prodotto televisivo e ci sono anche ne Il nome della rosa, andata più ruoli legati alle serie. Tutta- in onda su Rai 1, e non c’era questo via, i più grandi talenti li ho visti tipo di supervisione”.

16/17 IN PRINCIPIO FU STAR WARS

di RICCARDO TOZZI CATTLEYA

Abbiamo chiesto al produttore di Romanzo criminale e Suburra di raccontare la genealogia di questi fenomeni, nel passaggio da cinema a serialità televisiva: da Omero lo spunto per lo schema delle nuove serie tv, una sorta di racconto globale del terzo millennio, che in Italia si è concretizzato quando Sky ha deciso di aprire una linea di produzione seriale “nuova”.

Definire la nuova serialità non è semplice, ed esistono tesi non coincidenti. Personalmente ritengo che la sua matrice culturale prima risieda nella saga di Star Wars. Quel paradigma rivoluzionario, che ha inciso su tut- to il racconto per immagini, ha stabilito parametri fondamentali. Una forte narrazione orizzontale epica, in cui i singoli episodi sono inseriti come parti di un tutto; una marcata impronta di genere; personaggi che si muovono su figure archetipiche. Sappiamo che, in quell’opera, queste sono tutte scelte consapevoli, fondate sull’elaborazione di Campbell (e non a caso rintracciabili nei poemi omerici). A me pare di ritrovare que- sto schema in modo puntuale nelle nuove serie: è quello che ne fa una sorta di racconto globale del terzo millennio. Il messaggio di Star Wars fluisce lentamente nel linguaggio televisivo. Non trovo un conseguente salto evolutivo netto nella storia della seria- lità generalista, nonostante esempi di innovazione vi siano rintracciabi- li (Hill street, fra i primissimi). scenari La nuova serialità A me pare che la nuova serialità specifica. Un’esperienza che non si impianti essenzialmente sulla cessa di stupirmi, e di entusia- struttura della televisione a pa- smarmi, con la sua implicita allu- gamento, mezzo che ha bisogno sione a quella grande realtà che è la di una narrazione nuova, che la bottega artistico-artigiana italiana. smarchi dal generalismo. E sul Dopo Romanzo fiorisce una viva- ruolo di Netflix, al tempo in cui era ce attività di case di produzione solo un distributore video: l’idea italiane che si cimentano con di vendere cofanetti delle serie, e il successo con la nuova serialità. conseguente binge watching, indu- Che si affianca alla già robusta cono un racconto più orizzontale. produzione tradizionale per la Certo, qualche precedente gene- generalista, a sua volta non priva ralista c’è e, come si è detto, ha di successi internazionali (Mon- avuto un ruolo, ma il salto qualita- talbano, I Medici), oltre che di un tivo si compie con i nuovi media. invidiabile dominio del mercato In Italia avviene nel momento in interno. Inoltre, la Rai reagisce al cui Sky decide di aprire una linea nuovo fenomeno con un intelli- di produzione seriale “nuova”. gente processo di convergenza, Cattleya propone Romanzo Crimi- aprendo il suo spazio a stili seriali nale. Sky e Cattleya concordano innovativi, con risultati di grande di seguire i modelli della serialità rilievo, fra cui è obbligo citare il cable americana (Sopranos e The bellissimo esempio de L’amica wire). Nasce una serie che produ- geniale. Si genera, fra Rai, Sky e poi ce un salto di qualità e come tale Netflix e poi Amazon (e di recen- viene riconosciuta in Italia e all’e- te anche Mediaset), un insieme stero. È la prima “nuova serialità” di committenti diversificati, che in Europa continentale. bene interagisce con un’industria indipendente innovativa e un am- Il modello contiene lo “schema biente creativo vivace e propositi- Star Wars”: racconto romanze- vo. Dando luogo ad un’industria sco fortemente orizzontale, ra- altamente considerata ormai a dicamento nel genere (crime), livello internazionale, come di- conflitto archetipico (rivolta ge- mostrano gli investimenti esteri nerazionale) che guida gli eroi nel avvenuti e in corso. Un bell’esem- percorso epico. Qualcosa di com- pio di Made in Italy. pletamente lontano dalla nostra, peraltro nobile, tradizione gene- ralista, molto improntata al reali- smo o all’edificante. Ci mettiamo del nostro (italiano) una forte impronta cinematografica: una cura speciale nella costruzione dell’immagine, che è raro rintrac- ciare persino nella produzione americana. Questo modello viene perfezio- nato in Gomorra per quattro sta- gioni e poi in Suburra, ZeroZeroZe- ro, e via di seguito. Il processo di fabbricazione di questo tipo di serie è molto speci- fico. Ruota attorno ad un apparato editoriale della casa di produzio- ne, molto strutturato, che segue il processo integrandosi con la scrittura, che acquisisce un ruolo fondamentale, e coinvolge la re- gia, che entra nel processo presto e con voce in capitolo. Ne nasce una sorta di showrunner collet- tivo, un animale speciale, multi- forme ma con una sua impronta

18/19 L’ALGORITMO VINCE SEMPRE…

di I.R. Una formula magica. Una stregoneria digitale. La gallina dalle uova di silicio, che ha reso Netflix il re Mida virtuale. Ma cos’è davvero il famoso “algoritmo di Netflix”, e come funziona?

La relazione, come la definirebbe un altro gigante digitale, è di quelle complicate. L’algoritmo – che deve il suo nome a quello di un mate- matico persiano, l’inventore dell’algebra al-Khwārizmī – è un proces- so sistematico di calcolo: un sistema in grado di risolvere, passo dopo passo, un determinato problema. E il primo problema di Netflix, fin né presi in considerazione ai fini da quando nel 2000 entrò nel business del noleggio di DVD, è stato dei consigli. quello di comprendere i gusti dei propri clienti, per indirizzare e per- C’è poi un secondo campo nel sonalizzare al meglio le proposte. A questo serve l’algoritmo ribattez- quale il gigante dello streaming zato CineMatch, un sofisticato sistema in grado di elaborare i dati degli si aiuterebbe con un algoritmo: utenti per “servire” sulla piattaforma i titoli che potrebbero interessare la scelta dei prodotti da lanciare maggiormente: per arrivare alla versione odierna di CineMatch, capa- sul mercato. Non è un caso che ce di elaborare migliaia di raccomandazioni al secondo basandosi su in Italia, Paese storicamente di- più di 5 miliardi di “ratings”, ci sono voluti dieci anni (l’ultimo Netflix stratto nei confronti del pubblico Prize bandito per perfezionare l’algoritmo risale al 2010). I dati di cui si femminile, Netflix abbia svilup- serve CineMatch riguardano i prodotti già richiesti dall’utente attraver- pato la prima serie tv realizzata so il servizio, quelli guardati da persone con gusti compatibili ai suoi e il da uno staff di donne, Luna Nera, feedback, assegnato a film e serie attraverso il sistema del pollice dritto fantasy dal contenuto fortemen- o verso. Dati anagrafici o personali, età, etnia o sesso del cliente - come te female empowering. Non solo: specificano a 8½ i portavoce della piattaforma - non sono né richiesti sempre Netflix sviluppa in Ita-

scenari La nuova serialità lia Zero, la prima serie sulle storie degli afroitaliani, cittadini invisi- L’ALGORITMO bili nella televisione generalista, gli autori è il motivo per cui svi- e dopo Baby sottrae a TimVi- luppiamo storie”, “l’unica cosa sion Skam, serie contemporanee che ci interessa è che gli spettato- e “alternative” sui teenager ita- ri entrino in connessione con ciò liani. Fu l’algoritmo, del resto – che viene raccontato e si emo- come raccontò pubblicamente zionino”, sono i commenti che Steve Swasey, fino al 2012 VP del- ci sono grandi possibilità che rie- trapelano), e di cui gli stessi au- la Corporate Communications di sca a entrare in connessione con tori non parlano volentieri. Tutti VINCE Netflix – a “consigliare” al colos- il pubblico. Per esempio, non tranne Cary Fukunaga, regista so dello streaming l’investimen- eravamo sicuri di come avrebbe- della serie Maniac, che nel 2018 to nella versione americana della ro risposto gli utenti italiani a una raccontò su “GQ America” la sua serie House of Cards. Un impegno serie per teenager ambientata a esperienza. “Netflix è una data suggerito dalla combinazione di Roma. Poi, dopo che i ragazzi del company, sa esattamente cosa i tre fattori: l’alto numero di uten- collettivo GRAMS ci hanno illu- suoi utenti guardano, quando e ti che avevano visto The Social strato il loro desiderio di realiz- perché. Quindi possono pren- SEMPRE… Network di David Fincher, il gra- zare la serie che avrebbero voluto dere quello che scrivi e dirti che, dimento riscosso dalla versione vedere da liceali e non hanno mai basandosi sui loro dati, ciò che britannica di House of Cards, e il avuto, ci siamo convinti. E così è hai messo nel copione farà per- trend dei suoi spettatori, inclini nata Baby”. dere spettatori allo show. È una a guardare film con Kevin Spacey versione moderna delle vecchie o diretti da Fincher. “Avendo una C’è poi un terzo livello, il più note di produzione. Solo che pri- relazione diretta con i consuma- critico e meno esplorato, che ma tra autore e produttore c’era tori - disse Jonathan Friedland, riguarda l’uso dell’algoritmo in un dibattito, al termine del quale Una formula magica. chief communications officer, contesto creativo. L’applicazione vinceva chi aveva la meglio nella Una stregoneria digitale. prima di essere licenziato nel cioè di un processo matematico discussione. Ora c’è l’algoritmo. 2018 - ci aiuta a valutare il tipo di non tanto (non solo) per deci- E trattandosi di matematica, l’al- La gallina dalle uova di silicio, interesse che può riscuotere un dere del proseguimento o della goritmo vince sempre. Il punto è: che ha reso Netflix il re Mida virtuale. determinato prodotto, dandoci cancellazione di uno show, ma ci interessa di più rispettare la vi- la sicurezza che possa contare per intervenire nel contenuto sione di un autore o trattenere il Ma cos’è davvero il famoso “algoritmo di Netflix”, sul suo pubblico”. A domanda stesso – rendendolo più “adatto” pubblico davanti allo schermo?”. e come funziona? diretta sull’uso dell’algoritmo al pubblico di riferimento. Un nel contesto del mercato italia- uso dell’algoritmo che Netflix no, il director of original series per non conferma (“la creatività de- Europa ed Africa, Felipe Tewes, così risponde: “I nostri utenti ci aiutano a capire i loro gusti at- traverso la scelta di film e serie sulla piattaforma. Ma ciò che alla fine guida le nostre decisioni sui prodotti più giusti da produrre in Italia non è un calcolo matema- tico, ma la lucidità di visione e la passione degli autori. Se il team creativo possiede quei requisiti,

20/21 PROPENSIONE AL RISCHIO di PEDRO ARMOCIDA

Il controllo sugli autori e il final cut nel modus operandi delle piattaforme. Ce ne parlano il regista Andrea De Sica, il delegato di produzione Laura Buffoni e Domenico Procacci, fondatore della Fandango.

scenari La nuova serialità Anche per Domenico Procacci, fondatore di Fandango, “Netflix ha un modo di lavorare che li por- ta a essere presenti in tutte le fasi del processo creativo, ma con L’avvento degli investimenti delle grandi piattaforme di streaming nel competenza, e ho notato che la nostro Paese sta creando nuove opportunità e un fermento produttivo loro tendenza non era andare ver- come non si registrava da tempo. La particolarità però è che soggetti so la decisione più conservativa come Netflix e Amazon sbarcano in Italia forti di un’attività produttiva ma verso il rischio”. consolidata nel loro Paese, gli Stati Uniti, quasi decennale. È interessan- Quello che è certo è che c’è uno te dunque provare a capire in che modo operino in Italia, quale sia il loro scambio molto fitto di mail du- livello di coinvolgimento nella realizzazione delle serie o dei film e, so- rante la realizzazione di una serie, prattutto, che grado di controllo esercitino sui nostri autori. “l’impressione è che loro ti sfidino Per quanto riguarda Amazon forse è troppo presto per saperlo. Era solo con queste comunicazioni perché la fine di gennaio scorso quando il gruppo ha annunciato i nuovi proget- vogliono, ed è la scuola america- ti in cantiere con Cattleya, Wildside e Filmauro. Anche se gli addetti ai na, che tu un po’ li spinga anche lavori dicono già che il loro modo di lavorare è “più all’europea, un po’ indietro”, continua De Sica. Un come è capitato con Sky”. gioco delle parti per tirare fuori il Mentre invece la realtà di Netflix è legata a doppio filo agli Stati Uniti: massimo dagli artisti. Grazie a un “Loro hanno molto questa cosa di esser americani nel bene e nel male”, dialogo continuo che può anche ci dice Andrea De Sica, regista delle due stagioni di Baby (e della puntata far superare le sceneggiature di pilota della terza serie), che è rimasto colpito, in questi tempi di Coronavi- ferro su cui le serie poggiano per- rus, “perché mi hanno scritto per sapere come stavo”, per poi aggiungere: ché, dice De Sica, “mi sono preso “Lavorano puntando alla meritocrazia, cercano energie fresche, sguardi un sacco di libertà, loro alla fine non visti, sono i numeri uno in questo far fare cose a gente molto diversa, guardano la puntata e giudicano anche per età, Baby ad esempio è una serie fatta tutta da pischelli”. quello che hai fatto”. Un po’ come è capitato con Luna nera, la prima serie fantasy tutta italia- E se per il regista di Baby “si trat- na. Laura Buffoni, produttore delegato di Fandango spiega più in detta- ta sempre di tv dove il controllo glio come lavora il colosso statunitense: “Loro sono molto presenti, per è maggiore che al cinema”, per ogni progetto c’è un creativo che lo guida. Lavorano soprattutto con i giri Laura Buffoni “la sensazione è di ‘note’, sia per la scrittura che per l’editing. Tutto è ‘schedulato’ con un che sia questione, più che altro, di tempo stabilito per rispondere. Sono molto attenti ad alcune questio- entrare dentro un codice formale ni a cui tengono e che a noi sembrano molto ‘americane’ ossia le policy condiviso in cui basta rispettare generali sugli animali, sulle minoranze, sul #MeToo. Ma nel nostro caso un certo tipo di comunicazione loro sono stati molto poco impositivi anche perché hanno un bel modo e i tempi stabiliti. Poi, in realtà, ti di porsi e lo fanno attraverso le domande: ‘Sei proprio sicuro che questo lasciano molta libertà, comunque personaggio faccia così o che dica questa cosa?’. Così quando ti fanno die- non inferiore a quella che ti lascia ci domande su una stessa cosa, se non sei di coccio, lo capisci”. ad esempio la Rai”. Diverso ancora è il cinema dove spesso Netflix entra nella realizzazio- Un altro aspetto curioso, secondo ne dei film in un secondo momento, come racconta Francesco Lettieri, il produttore delegato di Fandango, che ha recentemente esordito con Ultras sulla piattaforma distribuita “è che hanno capito che devono la- in 190 Paesi: “Nel mio caso ho avuto la massima libertà sia da Indigo che vorare secondo il nostro metodo in da Netflix. Praticamente non c’è stata alcuna modifica alla sceneggia- cui c’è la centralità del regista che tura, ai dialoghi, al montaggio, nessun tipo di censura o anche solo un collabora anche alla sceneggiatura, consiglio sul cast”. diversamente dal sistema statu- Naturalmente quando si tratta di una serie originale le cose un po’ cam- nitense, con le dovute eccezioni biano e la presenza del colosso statunitense si fa pervasiva e inizia con come le produzioni HBO”. “un contratto di 60 pagine in cui dispongono di tutto - racconta Andrea Una linea che non potrà che es- De Sica - Poi ti affidano a un loro produttore esecutivo che ha il final cut sere confermata da Ilaria Casti- insieme a un altro referente, un produttore creativo di Netflix. A livello glioni assunta da Netflix, dopo editoriale sono molto presenti mentre invece latitano sul set ma guar- un passato in Indiana Production, dano molto i giornalieri”. per occuparsi delle produzioni italiane originali dai nuovi uffici che il colosso dello streaming ha annunciato di aprire nella Capita- le quest’anno.

22/23 CON IL PIEDE SULL’ACCELERATORE.

di GIANMARIA TAMMARO

I diversi stili di comunicazione delle nuove realtà: l’importante è esserci.

C’è un prima e c’è un dopo Netflix La verità, però, è un’altra. Nel no- nella comunicazione del piccolo stro Paese, Netflix non è mai stata schermo. E questo è un fatto. Pri- subito Netflix, e quindi non aveva ma ancora di avere un archivio quello che, per esempio, offriva degno di questo nome, prima nel Nord America (per fare qual- ancora di impegnarsi seriamen- che nome: House of Cards, qui da te nella produzione di titoli ori- noi, è stata distribuita da Sky At- ginali, Netflix era già Netflix: le lantic). E anche se è stata accolta serie a casa tua, quando vuoi e da un pubblico festante, in questi dove vuoi; la grande rivoluzione anni gli abbonati hanno superato i dello streaming, il futuro dell’in- 2 milioni. Ma, ecco, Netflix c’è. trattenimento. Quando è arriva- La segui sui social (Facebook, ta in Italia, Netflix è stata accolta Twitter, Instagram) anche se non come si accolgono i salvatori: ora sei abbonato; e la segui perché cer- sarà tutto diverso, ora anche noi chi consigli, perché ti fidi, perché saremo al passo con il resto del questo o quel post sono veramente mondo; finalmente tutte le serie di divertenti, e i tuoi amici lo condi- cui abbiamo sempre sentito parla- vidono, e anche tu ne vuoi ridere. re sono lì, a portata di click, pronte Netflix si è sempre data un obiet- per essere “bingewatchate”. tivo: esserci. Non battere i com-

scenari La nuova serialità petitor, non essere la migliore. Ma monopolizzare il tempo dei suoi clienti. Scherzando, Reed Hastings, il co-fondatore e CEO, ha detto: il nostro unico rivale è il sonno. La comunicazione di Netflix è continua, calibrata, perfetta per l’epoca in cui viviamo: scherza, ammicca, cita; se apri un social, qualunque esso sia, tra i post in alto nella tua homepage ce n’è uno di Netflix. Magari è un vi- deo, ed è uno di quei video che riescono, nel giro di poche ore, a diventare virali. Oppure è un’im- magine: e tutto diventa più im- mediato e intuitivo, senza il biso- gno di grandi post. Netflix risponde ai propri fan, dà suggerimenti, è una presenza co- stante, un punto di riferimento. E alla fine tu, spettatore, finisci per credere che Netflix ci sia sempre stata, che senza Netflix niente sa- rebbe più come prima. E quindi ecco che le altre realtà provano a mettersi in pari, che cercano ad appropriarsi di quello stesso lin- guaggio e modo di parlare. Imma- gini, battute, brevi video. La stessa HBO, dall’altra parte del mondo, ha copiato – pardon: preso ispirazione dal – modello Netflix. E l’esempio più significa- tivo è come negli ultimi mesi sta piattaforma, Apple Tv+, non ha utilizzando Twitter: ha una sua esagerato. Ha preso le misure, ha identità, come se fosse una per- curato un advertising preciso e sona vera; e scherza e annuncia intelligente, e ha fatto leva su trai- cose come le annuncerebbe un ler e video curati, perfettamente di Netflix, che ha dovuto faticare e amico (sempre spingendo l’acce- in linea con la sua comunicazio- investire somme considerevoli per leratore sull’eccitazione, sul co- ne di sempre, quella di computer essere vista come viene vista oggi, siddetto “hype”). E lo stesso, con e smartphone, e si è affacciata al Disney aveva già un biglietto da le giuste proporzioni, si può dire mondo. Ha scelto grandi volti, e visita pronto: una strategia a lungo di Amazon Prime Video. ha provato a ritagliarsi il suo po- termine da preservare, e non da Ma se la HBO è avvantaggiata, sto al sole: noi siamo Apple, non bruciare. perché è la HBO, perché ha più abbiamo bisogno di essere vostri Insomma, la guerra dello strea- di vent’anni di storia, perché ha amici; ci siamo sempre stati. ming, o se preferite: del picco- creato, di fatto, la serialità con- Diverso, invece, è il caso di Di- lo schermo, è una guerra che si temporanea con I Soprano e The sney: ha fatto tutto abbastanza gioca su promesse, su ammic- Wire, Amazon è più restìa, meno velocemente, per essere dispo- camenti, sulla giusta comunica- efficace, quasi in penombra: l’in- nibile il prima possibile; ha co- zione prima ancora che sui con- trattenimento è solo uno dei suoi struito la sua piattaforma, creato tenuti validi. Non ha senso avere tanti investimenti, e allora è me- i primi contenuti, e si è assicura- un bel titolo se non si sa vendere. glio aspettare; è meglio avere il ti- ta un archivio invidiabile, pieno Non ha senso impegnarsi se poi tolo giusto, dunque il contenuto a di serie e di film e di franchise, e la gente non sa chi sei. Vince chi sostegno del messaggio, prima di poi, piano piano, ha alzato l’asti- c’è senza esserci. Vince chi quan- darsi troppo alla comunicazione. cella della comunicazione. Prezzi do comunica, qualunque cosa E ci sta, ed è sacrosanto. bassi, la forza del proprio brand, comunichi, viene ripreso, rilan- Anche Apple, in un certo sen- l’onnipresenza sul mercato, e la ciato, applaudito dal pubblico. so, ha preso la stessa decisione. potenza di fuoco di saghe come A ragione o a torto non importa. Quando ha annunciato la sua Star Wars e Avengers. Al contrario L’importante è esserci.

24/25 “S” COME SOLLIMA (E SORRENTINO)

di STEFANO LOCATI

Paolo Sorrentino e Stefano Sollima sono i nomi chiave della rinascita della serialità tv italiana, anche se l’autorialità, in questo settore, è tutta da definire.

Oggi è scontato pensare al regista come all’autore di un film, ma questa consapevolezza ha una lunga gestazione. Come riassume Guglielmo Pescatore ne L’ombra dell’autore, “l’individuazione di una figura auto- riale nel cinema e la sua assimilazione a quella del regista è il frutto di una gestazione durata qualche decennio lungo un percorso non privo di deviazioni, di vicoli ciechi, di scarti e discrasie tra le diverse cinema- tografie” (pag. 13). Nel cinema delle origini, prima che la posizione del regista si consolidi, vengono prese in considerazione altre figure, come quella del produttore, dello studio cinematografico, dello sceneggia- tore, addirittura dei divi. L’indissolubile unità regista-autore è frutto insomma di un lungo percorso non lineare, che inizia a cristallizzarsi solo con le avanguardie negli Anni ‘20 del Novecento. Nella serialità te- levisiva un dibattito analogo a quello degli albori del cinema è ancora in corso. Di volta in volta è stata data importanza ai creatori, ai produtto- ri, al regista, agli sceneggiatori o al network committente. Il panorama produttivo che deve distinguere tra televisioni generaliste, via cavo/ satellite, in streaming e le differenze ancora molto marcate tra i diversi mercati rendono ancora più difficile trovare una risposta univoca.

Nel panorama italiano, un elemento di novità è stato sicuramente in- trodotto dall’arrivo dei network internazionali, che possono più facil- mente puntare a un’esportazione del prodotto televisivo all’estero: lo

scenari La nuova serialità dimostra subito Boris (2007), in un territorio agguerrito e diffi- prodotta da Fox, che destruttura cile come gli Stati Uniti. La serie con acume le narrazioni seriali, buca l’immaginario popolare, pur rimanendo ancorata al con- tanto da garantire, caso davvero testo italiano. I due casi più evi- raro, una sorta di spin-off che ri- denti sono in primo luogo Sky, torna al cinema, con L’immortale poi Netflix, che hanno permesso (2019), che segue il personaggio quella spinta propulsiva ancora di Ciro, interpretato da Marco difficile da intravvedere sui cana- D’Amore, qui anche regista. li generalisti nazionali. In questo Il filone noir trova nuova linfa senso, esempi virtuosi come L’a- seriale nell’accordo tra Cattleya mica geniale (2018), prodotta da e Netflix per le due stagioni di Fandango e Rai Fiction (in colla- Suburra (2017), che riprendono il borazione, tra gli altri, con HBO), romanzo di Giancarlo De Cataldo sono ancora rari. La serie, ispirata e Carlo Bonini espandendone gli ai romanzi di Elena Ferrante, ha orizzonti foschi. Ma è soprattutto al vertice Saverio Costanzo, che con ZeroZeroZero (2020), di nuo- ha diretto e scritto quasi tutti gli vo Cattleya e Sky, che si ritrova episodi delle due stagioni finora slancio. La serie, sempre ispirata realizzate. La risposta molto po- a Roberto Saviano, con Stefano sitiva – anche all’estero – eviden- Sollima al vertice, è acclamata zia come il mercato italiano sia quasi all’unanimità. potenzialmente pronto a un ap- Se non dovessero bastare critici e proccio più maturo alla serialità, addetti ai lavori, ci pensa Stephen in cui una figura autoriale centrale King (che di endorsement se ne (Costanzo) gestisca e contrappesi intende) a cinguettare dal suo le diverse esigenze. Troppo spesso account Twitter: “Difficile cre- però la lavorazione rimane legata a dere che vedrò qualcosa di me- formule di coproduzione stempe- glio quest’anno. Da far tremare le rate, come il caso di Rai Fiction per ossa, terrificante, epico”. L’alchi- I medici (2016) o Il nome della rosa mia tra i diversi elementi (noir, (2019), ricche di un cast di richia- testo letterario, figura di autore in mo, ma con una personalità anco- grado di far coesistere le diverse ra poco pronunciata. esigenze) può ancora funziona- La formula al successo impiega- re a lungo, anche se non sempre ta da Sky, insieme a Cattleya, è variazioni sul tema si dimostrano invece ben rodata, a partire dal vincenti. È il caso, virato al fan- successo della serie di Romanzo ta-storico, di Luna nera (2020), criminale (2008), in due stagioni: dai romanzi di Tiziana Triana, per è una narrazione di genere, ispira- la regia di Francesca Comencini ta a un testo forte e riconosciuto, (già attiva in Gomorra), Susanna si avvale di un lungometraggio di Nicchiarelli e Paola Randi. La serie supporto (il film di Michele Pla- ha elementi inediti e originali, ma cido del 2005) e, non guasta, ha si disperde e arranca in una scrit- un regista riconoscibile. È in que- tura stentata. sto contesto che emerge in effetti In tutti questi casi, il successo la figura di Stefano Sollima, regi- sembra derivare da una propen- sta di tutti gli episodi della serie, sione collegiale di condivisione, che poi si conferma senza indugi mitigata da una guida autoriale anche al cinema, sempre nei ter- (su tutti, il caso di Sollima) con ritori del noir-thriller, con ACAB funzione di mediazione, più che (2012), Suburra (2015) e la pri- da un’istanza verticistica come si ma esperienza hollywoodiana di riscontra al cinema. L’autorialità Soldado (2018). Sollima è coin- evidente di Paolo Sorrentino, che volto anche nel caso, ancora più di The Young Pope (2016) e The eclatante, della serie di Gomorra New Pope (2020), prodotte da Sky (2014), sempre targata Cattleya insieme a HBO e Canal+, è indi- e Sky, ispirata al libro inchiesta di scutibilmente il responsabile pri- Roberto Saviano, che segue il film mo e ultimo, rimane un caso limi- di Matteo Garrone del 2008 e tro- te, se non proprio un’eccezione. va un consenso unanime anche

26/27 NETFLIX

MEDIASET IL VERO ENIGMA SONO I MILLENNIAL di ELENA COSTA

Come le piattaforme hanno cambiato la prassi e l’immaginario delle tv generaliste.

L’ingresso di Netflix e via via delle altre piattaforme OTT nel mercato italiano sembrava dovesse condurre alla definitiva defenestrazione della tv generalista. Ora la rivoluzione è compiuta e, nonostante la co- spicua perdita di spettatori avvenuta nel corso di questo decennio, Rai e Mediaset continuano ad esistere e raccogliere ben il 69% dei pubbli- ci televisivi in prima serata. Nella stagione 2018-19, L’altro capo del filo, un’avventura de Il Commissario Montalbano, serie storica di Rai 1, è stato il programma più visto con il 44,88% di share, e oltre 11 milioni di spetta- tori. È ancora presto per dare per spacciato un medium che arriva a una se nelle intenzioni, vorrebbe rivol- così larga fetta di ascoltatori e un genere, la fiction, ribattezzata seriali- gersi ai millennial, il vero enigma tà, nata sceneggiato, che altro non è che storia, racconto. E il mondo ha delle televisioni generaliste, quel bisogno di storie. Si sa. Storie complesse e avvincenti, ma anche storie pubblico giovane ed eversivo che semplici, basiche, con i protagonisti rassicuranti di sempre, poliziotti, non ha più nessuna dimestichez- medici, avvocati. za con il telecomando. Certo bisogna adattarsi, per non soccombere e, cosa che avviene in Diverse le strategie messe in atto tutta Europa, la tv commerciale come la tv pubblica non possono com- da Mediaset. L’estate scorsa, per battere sullo stesso terreno un nemico che ha più risorse economiche e il lancio della terza stagione di pubblici potenzialmente infiniti. Non resta quindi che allearsi con esso , Netflix ha coin- laddove possibile, sviluppando partnership per lo sviluppo di contenuti volto nella promozione Italia 1 originali, cercando poi, fuori dai confini nazionali, nuove sinergie. che, per un’intera giornata, ha La Rai ha messo in atto una strategia a più livelli. Nel 2017 co-produce la mandato in onda alcuni dei film prima serie di Suburra, con Netflix, per passare poi a stringere grandi al- cult degli Anni ’80, periodo in cui leanze produttive, per il co-sviluppo, co-finanziamento e coproduzione è ambientata la serie. Questa col- di serie drammatiche di alto profilo: L’amica geniale con la cable HBO, e laborazione, la prima al mondo ora Leonardo realizzata con France Television e la tedesca ZDF, grandi tra un servizio di streaming e una tv pubbliche europee. La Rai poi sfida gli OTT sul loro stesso terreno televisione generalista, ha aperto con Raiplay, la sua piattaforma in streaming gratuita dove, a partire da la strada a un’alleanza produttiva questo autunno, sono stati rilasciati due nuovi titoli creati e distribuiti tra il nostro colosso commerciale unicamente sull’on demand: il più tradizionale Liberi tutti e Passeggeri e Netflix che prevede la coprodu- notturni, un format di 13 minuti tratto dai racconti di Carofiglio che, for- zione di ben sette film, lanciati scenari La nuova serialità NETFLIX

MEDIASET

in anteprima online a cui seguirà E mai come adesso tutti noi abbia- la messa in onda sulla tv lineare. mo bisogno di racconto, che spie- Tuttavia Mediaset aveva già avuto ghi e dia un senso a questo mo- la sua “prima volta” con Amazon mento imprevedibile e imprevisto Prime, che ha investito sui diritti di di vita collettiva, dove ci troviamo prima visione di un contenuto se- costretti nelle nostre case con l’U- riale italiano con Made in Italy, data niverso a portata di mano, proprio in anteprima allo streaming dal 24 grazie alla Rete. Ci accontentiamo settembre 2019 in attesa del tradi- nibilità del prodotto) avrebbe oggi di una storia piccola, che ha zionale passaggio su Canale 5. Gli modificato il patto con lo spetta- il sapore della fantascienza, una effetti di queste operazioni sul pub- tore, creando un nuovo genere di sola frase e un arcobaleno “andrà blico generalista sono ancora un’in- racconto. Le nostre generaliste tutto bene”. Chissà se il bisogno di cognita che solo il risultato della pur inseguendo il pubblico delle condivisione che ci porta ad affac- messa in onda potrà sciogliere. piattaforme, non possono rinun- ciarci al balcone per intonare tutti Se, come abbiamo visto, le con- ciare ai tradizionali fruitori della insieme una canzone di Al Bano e tingenze hanno obbligato le tv ge- tv lineare notoriamente più an- Romina, potrebbe anche riportare neraliste a cambiare la loro prassi ziani, a cui parlare con canoni ras- in auge il caro vecchio palinsesto, produttiva, ridisegnando anche i sicuranti. Coesistono quindi più la pratica vetusta di collegarci criteri della messa in onda, è per linguaggi narrativi, spesso anche contemporaneamente alla tv non ciò che riguarda l’immaginario nello stesso prodotto seriale. Con solo per la partita della Naziona- che il discorso diviene più com- risultati altalenanti. Tuttavia, in- le, ma anche per una serie che ci plesso. Fin dal suo insorgere gli dipendentemente dal mezzo dove racconti che ce l’abbiamo fatta, esperti affermavano che la prati- verrà guardata, la sfida per broadca- che siamo guariti. Lo scopriremo ca del binge watching (la grande ster, produttori e sceneggiatori, sarà presto, alla prossima puntata. abbuffata nella visione delle serie sempre quella di raccontare nel consentita dall’immediata dispo- modo migliore una buona storia.

28/29 IL MISTERO DEI DATI

COM’È DIFFICILE INTERVISTARE I RESPONSABILI DELLE NUOVE SOCIETÀ

DI CLAUDIO FONTANINI

Tutto quello che avreste voluto a pagamento destinati alla Rete. sapere sulle nuove piattaforme. Così, alla bellezza e all’innovazione Potrebbe essere questo, parafra- di alcuni nuovi progetti che sando il titolo di un vecchio film coinvolgono attori e registi italiani di Woody Allen, il resoconto di di fama, disposti a mettersi in quella che si è rivelata una vera gioco sperimentando nuove e propria fatica giornalistica. formule, ecco - a far da contraltare Molte nuove società (non - la chiusura sui costi delle tutte per fortuna) si sono operazioni e sugli investimenti chiuse a riccio per quel che in gioco. Come se non si volesse concerne budget, investimenti accertare la scalata economica e programmi futuri. Un vero e e persino sociale (attraverso proprio mondo a parte, nell’era la fruizione di un prodotto si della comunicazione globale, che può anche scoprire lo stato di si scontra con l’idea di promozione un pubblico di riferimento) di e progettualità. O per mancanza prodotti destinati a cambiare di referenti o per strutture poco la vita della gente. Costretti alla lineari, ci si è trovati spesso di clausura in tempi di Coronavirus fronte ad un muro invalicabile. questi fenomeni assumono così Voler nascondere dati e alimentare ancora più valore in rapporto il mistero sembra la mission all’impossibilità - stavolta fisica aziendalista, in controtendenza - di poter accedere a spettacoli con la facilità di fruizione del artistici nei luoghi deputati prodotto destinata al pubblico quali cinema e teatri. L’esordio al casalingo. Un po’ come accade seriale televisivo di Carlo Verdone con quei film evento - nelle piuttosto che quello dei fratelli sale cinematografiche per D’Innocenzo (prima produzione qualche giorno - di cui non è in-house italiana di Sky Studios) dato sapere gli incassi prima avrebbero sicuramente meritato della destinazione privata. un maggior approfondimento da Peccato, perché sarebbe stato ogni prospettiva. interessante valutare la curva dell’andamento di investimenti dei contenuti d’intrattenimento

scenari La nuova serialità 30/31 FELIPE TEWES, DIRECTOR ORIGINAL SERIES PER EUROPA E AFRICA DI NETFLIX

Qual è il target di pubblico al il pubblico che lo guarda. Allo relazioni. I colleghi che seguono quale vi rivolgete? stesso tempo, il modo in cui le i film stanno lavorando su una persone guardano contenuti varietà di titoli italiani. L’Italia è Il nostro pubblico è molto su Netflix può essere diverso o ricca di grandi talenti e di storie diversificato perché diversificati unico, perché sono i consumatori da raccontare e il nostro obiettivo sono i contenuti che ama guardare. a decidere che cosa, come - su è quello di lavorare sempre più Il nostro obiettivo con i contenuti che supporto - e quanto guardare. strettamente con la comunità originali italiani è proprio quello Ed è per questo che cerchiamo di creativa italiana per portare le di creare una varietà di show che guidare i creatori che lavorano storie italiane al nostro pubblico raccontino una diversità di storie. con noi ad abbracciare un tipo di italiano e internazionale. racconto e a confezionare storie Quali sono i generi che che si sposino con queste nuove Quali le serie che hanno privilegiate? modalità e con questo concetto riscosso maggior successo? di libertà di consumo. Cerchiamo di creare una slate Al di là dei numeri, credo che variegata, e aperta a scommesse Quali sono i vostri prossimi la cosa davvero interessante su generi diversi. Spesso quello progetti? sia vedere come il pubblico che cerchiamo dipende da continui a sorprenderci su alcuni quello che già stiamo offrendo Stiamo realizzando diversi generi e quali storie creino una ai nostri abbonati. Ci sono alcuni nuovi show Made in Italy che reale connessione con loro. Da generi che i nostri consumatori saranno disponibili su Netflix Stranger Things a Sex Education, amano - un esempio su tutti, il quest’anno: in aggiunta a Luna da La casa di carta a Baby, il tratto genere ‘young adult’ - e proviamo nera, la serie fantasy in costume comune di questi show sono a innovare e a tentare strade che ha debuttato il 31 gennaio grandi personaggi e un punto di nuove in quell’ambito - ma in scorso, avremo Curon, un vista, un racconto fresco, inedito. linea generale, vediamo ogni intricato drama sovrannaturale Ed è altrettanto interessante show come un’opportunità per ambientato nell’iconico ed vedere come queste storie provare a realizzare qualcosa di affascinante villaggio di Curon - arrivino da ogni parte del mondo diverso per il nostro pubblico. provincia di Bolzano - sommerso e siano amate in Italia e ovunque, dall’acqua; Summertime, una segno che i grandi racconti in cui Quali le innovazioni tecniche moderna love story tratta le persone possano riconoscersi e narrative rispetto alle serie dall’opera letteraria Tre metri e rivedere la loro vita riflessa sullo delle tv generaliste? sopra il cielo di Federico Moccia; schermo non hanno confini. le nuove stagioni di Suburra - La Credo che alla fine tutti cerchiamo serie e di Baby. Zero, una serie la stessa cosa, ovvero grandi storie che creerà qualcosa di inedito ed e creatori appassionati della loro unico per l’Italia all’interno del visione, e speriamo che quella genere dei supereroi, e Fedeltà, un passione permetta di creare una drama basato sul libro di Marco reale connessione tra lo show ed Missiroli che esplora il tema delle

scenari La nuova serialità GEORGIA BROWN, DIRECTOR OF EUROPEAN AMAZON ORIGINAL SERIES

Quali sono i vostri progetti?

Per quanto riguarda le serie tv offriremo ai nostri abbonati la comedy Vita da Carlo con Carlo Verdone e Bang Bang Baby, la prima fiction italiana Amazon Original. Vita da Carlo, ambientata a Roma con l’attore e regista che interpreterà se stesso in versione romanzata accompagnato da alcune delle star italiane più famose, si compone di 10 episodi. Creata da Nicola Guaglianone, Menotti e lo stesso Verdone, la serie tv sarà in lavorazione già da quest’anno e sarà prodotta da Aurelio e Luigi De Laurentiis con Filmauro. Bang Bang Baby, creata da Andrea Di Stefano con riprese previste per i prossimi mesi, è invece un crime, ambientato a Milano alla fine degli Anni ‘80, che racconta la storia di Alice – interpretata dalla giovane Arianna Becheroni – un’adolescente timida e insicura che diventa il membro più giovane di un’organizzazione mafiosa, non per soldi, ambizione o desiderio di potere, ma per conquistare l’amore di suo padre. Abbiamo inoltre molte altre idee interessanti in fase di sviluppo con produttori, scrittori, registi ed interpreti talentuosi italiani. Stiamo lavorando a produzioni televisive di alta qualità e ce ne saranno molte altre nei prossimi mesi per mantenere il nostro impegno nell’investire in Italia.

C’è anche la prima serie non fiction italiana targata Amazon Original.

Celebrity Hunted-Caccia all’uomo è un real-life thriller in sei episodi nel quale otto personaggi famosi (Francesco Totti, Fedez, lo YouTuber Luis Sal, Claudio Santamaria, la giornalista e scrittrice Francesca Barra, Costantino della Gherardesca, e gli attori Diana Del Bufalo e Cristiano Caccamo) e un team di esperti per 14 giorni devono, con ogni mezzo, rendersi invisibili, fuggire dai propri cacciatori e far perdere le tracce su tutto il territorio nazionale. A disposizione dei fuggitivi solo una carta di credito prepagata con un budget limitato e un cellulare di prima generazione, mentre dal quartier generale i cacciatori seguiranno ogni movimento, coordinati da Alfredo Mantici, ex capo del Dipartimento Analisi strategica del Sisde.

Quali sono le vostre linee guida?

In Italia ci concentriamo sulla realizzazione di show originali per i clienti Prime locali e siamo entusiasti di annunciare queste nuove produzioni italiane originali di Amazon. Sappiamo che gli spettatori vogliono vedere storie uniche, autentiche e divertenti, in cui immedesimarsi, e ci stiamo impegnando affinché vengano prodotti un’ampia varietà di programmi di qualità che si dividano tra drama, reality, commedia, e ancora lifestyle e musica. Non esiste un genere o un argomento che non stiamo prendendo in considerazione. La squadra produttiva e il team creativo si stanno concentrando sulla realizzazione di spettacoli italiani di alta qualità, che soddisfino i desideri del pubblico italiano e al tempo stesso ottengano successo anche a livello internazionale.

32/33 ANDREA FABIANO, AMMINISTRATORE DELEGATO DI TIMVISION E RESPONSABILE MULTIMEDIA DI TIM

Quali serie trasmette la piattaforma TIMVISION?

Abbiamo deciso di puntare su alcuni titoli in anteprima, con grande potenziale di intrattenimento e innovazione narrativa, come Vikings. Storie importanti sulle anime vere dello spirito dei tempi, le donne, con mondi come The Handmaid’s Tale, The Good Fight e Killing Eve. Tra le serie in formato boxset, alcuni dei cult più apprezzati per varietà di genere e target, come Teen Wolf, The Royals, Fargo e Spartacus.

Qual è il target di pubblico al quale vi rivolgete?

Parliamo soprattutto alle famiglie che guardano la Tv insieme o singolarmente, sul divano e in mobilità, a seconda dei programmi o ai diversi momenti della giornata. La nostra offerta editoriale è completa, dal cinema ai cartoni per i bambini, passando per le serie, l’intrattenimento e lo sport. Questo è l’obiettivo che ci orienta nell’acquisto dei contenuti e nella scelta dei servizi da accogliere nel nostro TIMVISION hub: Netflix, Prime Video, DAZN, Now TV e altre novità in arrivo.

I programmi futuri e quali le differenze e le ambizioni narrative rispetto al seriale televisivo.

Ci consideriamo dei cacciatori di storie, che possano intrattenere, alleggerire e far riflettere su quello che succede intorno a noi. Cerchiamo nuove serie tv capaci di diventare i classici di domani. Stiamo muovendo i primi passi per essere protagonisti attivi nello sviluppo di progetti fortemente orientati al nostro Paese e vicini alle nostre passioni.

Qual è stata la serie italiana più vista e come cambia la fruizione dello spettatore in relazione ai nuovi mezzi tecnologici?

Il nostro pubblico ha apprezzato molto L’amica geniale e SKAM Italia, due serie che, nella loro diversità di temi e di target, ci raccontano molto di come sia versatile l’esperienza televisiva e i temi che il pubblico cerca, ma in ogni caso sempre più orientata verso la fruizione on-demand. SKAM ha riconosciuto, forse per la prima volta in tv, dignità narrativa alla vita degli adolescenti, che l’hanno seguita principalmente sugli smartphone. L’amica geniale è un prodotto coinvolgente che ha catturato soprattutto il pubblico che utilizza il TIMBOX, il decoder di TIM che trasforma il televisore di casa in una porta d’accesso quotidiano alle proprie passioni e al meglio dell’intrattenimento digitale.

scenari La nuova serialità ELENA CAPPARELLI, DIRETTORE RAIPLAY E RAI DIGITAL

Quante serie italiane avete nel vostro catalogo e quali le più seguite?

Attualmente sono presenti sulla nostra piattaforma oltre 170 serie tv, tra fiction Rai e serialità estera (statunitense in primis). Tra le più seguite del momento ci sono Il Commissario Montalbano, l’ultima stagione di Don Matteo, la seconda stagione de L’amica geniale, Il Paradiso delle signore (costantemente ai primi posti come visualizzazioni quotidiane, settimanali e mensili), L’allieva, Che Dio ci aiuti, Un medico in famiglia, Un posto al sole.

Ce ne sono alcune in esclusiva solo sulla vostra piattaforma?

Liberi tutti e Passeggeri notturni sono le esclusive della stagione, poi la seconda stagione di Topi 2, scritta e interpretata da Antonio Albanese, e, il 10 maggio, in concomitanza con la festa della Mamma, riproporremo in una nuova versione rieditata Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo.

Quali sono i progetti sulle serie italiane e quelle in lancio ora?

Stiamo lavorando con Rai Fiction a due serie in esclusiva per RaiPlay che dovrebbero essere online entro fine anno. C’è il tv movie Permette? Alberto Sordi, diretto da Luca Manfredi, con Edoardo Pesce nei panni dell’indimenticabile attore romano, e il terzo capitolo di C’era una volta Vigata, tratto dai romanzi di Andrea Camilleri: La concessione del telefono. Come serialità estera, per ora abbiamo acquisito Into The Dark-Nel buio (12x90’), una serie antologica horror composta da dodici film, prodotti dalla Blumhouse, la società americana specializzata nel genere con titoli di culto come The Purge, Sinister e Paranormal Activity. La distribuzione è Sony e ogni storia è incentrata su una ricorrenza particolare (Halloween, Natale, Capodanno, ecc.).

Qual è il target di pubblico al quale si riferisce RaiPlay?

Il target di riferimento dei nostri originals è quello dei cosiddetti Millennials 15-34, ma è evidente che una piattaforma come la nostra, che propone anche tutta l’offerta delle reti Rai, non si limiti solo a quel tipo di pubblico. È inevitabile dunque che allarghi il campo, fino a comprendere anche il pubblico di riferimento delle reti generaliste.

Quali le differenze col seriale delle reti generaliste?

La nostra offerta seriale originale ha l’obiettivo di andare a intercettare un pubblico molto giovane, che quello delle generaliste non copre, quindi i nostri titoli saranno complementari all’offerta Rai. Abbiamo già individuato altre serie che riteniamo perfette per il segmento di pubblico 15-34. Non posso svelare i titoli perché sono ancora oggetto di trattativa da parte dell’azienda, ma posso senz’altro dire che l’offerta degli originals si allargherà notevolmente nel corso dei prossimi mesi.

34/35 PRO E CONTRO LA QUALITÀ DEL PRODOTTO PRO UNA FIGATA PAZZESCA di BORIS SOLLAZZO

Gomorra, venduto e tradotto in decine di mercati televisivi esteri. Il miracolo, che ha vinto premi e riscosso il successo della critica interna- zionale. Suburra, prima serie italiana su Netflix. Far finta che non esista una nouvelle vague della serialità tricolore, intesa come rivoluzione di grammatica di linguaggio e produttiva, di visione e di prospettiva, è un errore oltre che un vezzo ostinato nel denigrare ciò che è italiano, stereotipo odioso di una fetta di pubblico che esclude a priori ciò che viene dai propri confini sul piccolo e grande schermo. Anzi, sfatiamo un mito: storicamente siamo dei pionieri nel campo. Perché non siamo solo Don Matteo e Il Maresciallo Rocca, Montalbano e Un posto al sole (e un giorno si dovrà riflettere a fondo su quanto sia professionale questa fetta di tv nazionalpopolare, pensate dalla penna di Francesco Bruni prestata a Camilleri, un matrimonio perfetto), ma siamo stati anche gli sceneggiati degli Anni ’70, sperimentali e lisergici (pensate ai lavori di Ugo Gregoretti, da Il circolo Pickwick al capolavoro Uova fatali), recu- perabili su RaiTeche e che avevano come unici rivali gli autori della tv britannica di allora. Di sicuro, poi, nell’ultima dozzina d’anni qualcosa è cambiato. Forse con Boris (2007), serie che ci ha regalato il talento tanto geniale quanto inespresso di Mattia Torre (e Ciarrapico e Vendruscolo) che sparigliò forma e sostanza della nostra serialità con un prodotto che prendeva in giro vizi e storture di fiction e soap nostrane. Da lì abbiamo scoper- to banalmente che sì, si potevano far cose egregie senza grandi nomi nel cast, ma con scritture solide, coraggiose e idee chiare. Se Boris era il seme, il primo albero è stato Romanzo criminale (2008) di Stefano Sol- lima, due stagioni per una narrazione di nuova generazione matura e innovativa. E lì abbiamo capito che tutto avrebbe ruotato attorno agli scrittori, agli showrunner, che fossero Cesarano, Petronio, Marchesi- ni e Valenti per la Banda della Magliana catodica o Rampoldi, Fabbri e Sardo per 1992, 1993 e 1994 o appunto quel gran genio di Ammaniti (con Bises, Manieri e Marciano) che ne Il miracolo decide di prendersi tutte le responsabilità. Di Torre e dei suoi “fratelli” abbiamo già detto. Le sceneggiature, di altissimo livello hanno costruito una grammatica televisiva tutta italiana - esattamente come accaduto alla Commedia all’italiana sul grande schermo -, aiutata da uomini simbolo (Mieli, Sollima, Placido, Accorsi che hanno “spinto” questo movimento, in- naffiandolo col loro talento e la loro influenza) e da un broadcast co- raggioso che ci ha creduto da tempi non sospetti, Sky, l’HBO italiano. Ci piaccia o no, parafrasando Fantozzi, le (nuove) serie tv italiane sono una figata pazzesca. scenari La nuova serialità CONTRO UNA CASA DI CARTA ITALIANA. DOV’È? di ANDREA FORNASIERO

“Una volta è un caso, due volte è una coincidenza, tre volte è l’azione del nemico”, scriveva Ian Fleming. È la questione dei tre indizi che fareb- bero una prova, e Netflix ormai tre serie le ha prodotte: Suburra, Baby e Luna Nera. Un trittico che sembra chiudere la questione sulle poten- zialità delle serie italiane da piattaforma, incastrate tra la tv di qualità di Sky e la fiction delle generaliste, con l’ambizione della prima ma i risultati delle seconde. In un momento in cui, per altro, le generaliste realizzano pure qualche buon prodotto come Il cacciatore o Il processo, certo superiori alla trinità italiana di Netflix. Ogni caso, comunque, ha le sue specificità e il più misterioso è quello di Suburra, che ha alle spal- le la produzione di Gina Gardini e sceneggiatori già rodati da Romanzo criminale. Cos’è mancato? La risposta più semplice sarebbe l’assenza di Stefano Sollima, ma a dar da pensare è anche la discutibile formula del prequel, che porta con sé una diminuita tensione – perché già sappia- mo chi vivrà e chi morirà - e fa sorgere il sospetto che si volesse andare incontro al target più giovane della piattaforma. Inoltre, non deve aver aiutato lo zampino Rai, che cerca di evitare controversie e qui si arriva al paradosso di non proferire la parola “fascista”, anche se di fascisti ce ne sono parecchi. Baby, nato come racconto di uno squallido caso di cronaca si è trasfor- mato - anche per via dell’esplosione del #MeToo - in una sorta di Teen Drama, ossia il filone ormai preferito da Netflix. Il risultato è deludente sia per chi si aspettava una serie che indagasse una realtà scabrosa, sia per chi voleva un Teen Drama puro. Infine, con Luna Nera, la peggiore delle tre, si arriva a una controstoria della stregoneria intrisa di fantasy. Anche qui siamo in un territorio di mezzo, a cui mancano sia la schiet- tezza della narrativa di genere, sia una prospettiva più rigorosa e storica. Ne viene uno Young Adult che ‘vorrebbe ma non può’, quasi fosse imba- razzato da se stesso, dove ad attori non proprio ineccepibili si aggiungo- no effetti speciali e coreografie deprecabili. Che siano allora i vaticini dell’oracolo, ossia dell’algoritmo, a porta- re in una palude di mezze scelte dove manca una visione forte? Certo in Inghilterra la situazione è diversa, ma lì ci sono ragioni linguistiche e di sistema, così come nella più vicina Spagna ha fatto la differenza il fenomeno de La casa di carta, che però (e forse non a caso) non è una produzione concepita da Netflix. Visti i rinnovi di Suburra e Baby si ha la sensazione che per Netflix il problema non sussista, quasi bastasse fare numero. Bisognerà attendere una Casa di carta italiana?

36/37 GIANCARLO LEONE: “AUDIOVISIVO IN CRESCITA. 20 MILIONI GRAZIE ALLE PIATTAFORME”

di MICHELA GRECO

I numeri dell’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) nelle parole del suo presidente: budget, ascolti, giorni di riprese, risorse impegnate.

cisa subito Leone, che ha fornito i dati a 8½ nel pieno dell’emer- genza COVID-19, quando i set, gli studi di post-produzione e, in pratica, tutto il settore audiovi- sivo erano fermi per rispettare le misure prese dal governo per il me streaming: i 20 milioni di euro contenimento del contagio. E se il in più tra il 2018 e il 2019 si devono “post-virus”, per il mercato audio- soprattutto agli investimenti di visivo nazionale, ha la forma di un Netflix e Amazon Prime Video”. grande punto interrogativo, i nu- Snocciolando alcuni tra i dati più meri della nuova serialità italiana rilevanti del II Rapporto sulla fino a marzo 2020 avevano invece produzione audiovisiva nazio- la forma di una nebulosa: i riscon- nale curato dall’Apa – Associa- tri in termini di visualizzazioni e “Nel 2019 si è registrato un in- zione Produttori Audiovisivi, il gradimento delle serie su piatta- cremento del valore produttivo suo presidente Giancarlo Leone forme Svod (Subscription Video dell’intera filiera audiovisiva, che passa l’evidenziatore su un dato On Demand) non sono infatti ac- ora supera il miliardo di euro. A che gli utenti delle piattaforme cessibili. “Abbiamo a disposizio- fare da traino è stata la serialità streaming hanno sotto gli occhi da ne dati di ascolto precisi per quel televisiva, passata dai 380 milioni tempo, ovvero da quando vedono che riguarda i prodotti rilasciati del 2018 ai circa 400 del 2019. L’in- comparire nuove produzioni ita- cremento è stato dettato non tan- liane original nei menù di accesso. to dalla quota media dei budget “Naturalmente questa crescita si impiegati nelle singole serie, ma riferisce all’epoca pre-virus”, pre- dal numero di produzioni, sensi- bilmente cresciuto nel corso del 2019 soprattutto sulle piattafor- scenari La nuova serialità GIANCARLO LEONE: “AUDIOVISIVO IN CRESCITA. 20 MILIONI GRAZIE ALLE PIATTAFORME”

anche delle grosse produzioni di questi ultimi anni? “Serie tv come Romulus e L’amica genia- le sono eventi straordinari per con fruizione lineare, mentre costi, budget, giorni di riprese, non c’è modo di ottenerli per il non certo la norma. Ma è vero sistema On Demand – conferma che una volta lo standard era- il presidente Apa - Non esiste in- no le miniserie in due episo- fatti un modello di certificazione di, mentre oggi si arriva quasi degli ascolti delle piattaforme ia se si contano figurazioni, attori sempre a 8 o 10”. Cambiamen- streaming e queste, ahimè, non li e indotto. The New Pope, firmata ti, come confermano gli studi diffondono per policy. Sappiamo da Paolo Sorrentino e prodotta Apa, dettati da vari fattori: tra solo che il numero degli abbonati da Wildside, ha avuto un budget questi l’apporto importante Netflix in Italia si aggira intorno ai totale di oltre 30 milioni di euro, del tax credit e la sempre mag- 2 milioni e mezzo e che quelli di con 22 settimane di riprese, più giore internazionalizzazione Amazon Prime Video sono un po’ di 9.000 fra protagonisti e figura- delle nostre serie tv. “I prodotti meno. I produttori, però, ci parla- zioni provenienti da 65 Paesi nel seriali italiani sono sempre più no del successo di molti di quei mondo. Stesso budget per un altro attraenti per il mercato estero prodotti, perché il feedback che progetto imponente come L’ami- grazie al formato, alla crescita hanno dalle piattaforme è spesso ca geniale, targato di nuovo Wild- delle co-produzioni, alla visi- decisamente positivo”. side e diretto da Saverio Costanzo bilità internazionale data dalle Con queste premesse, l’approc- e Alice Rohrwacher, ma realizzato piattaforme e alle storie di ta- cio ai numeri delle nuove serie tv per Rai e TimVision: 8 episodi da glio internazionale. I generi più italiane non può che somigliare 50 minuti costati oltre 30 milioni forti sono il crime drama e il all’osservazione di un iceberg, di euro, con l’impiego di 125 fra culturale: fiction come I Medi- che mostra informazioni inevi- attori principali e secondari e cir- ci, Leonardo, L’amica geniale va- tabilmente parziali e nasconde, ca 8.500 comparse maggiorenni lorizzano infatti la storia e la invece, proprio la parte di merca- e 860 minorenni. “Negli ultimi cultura nazionali”. Tutto que- to responsabile della crescita del due-tre anni il settore audiovisivo sto, come si diceva, nel mondo valore produttivo. Netflix ha in- è stato caratterizzato dalla piena pre-virus. “A metà marzo 2020 fatti creato e progettato ormai un occupazione. Altrove nel mondo si contano oltre 50 produzioni discreto numero di original italia- la tendenza dell’occupazione è in seriali e cinematografiche che ne e Amazon Prime Video e Tim- calo, da noi no: abbiamo 70.000 hanno interrotto le riprese, Vision la seguono a distanza. Sky, occupati diretti, con gli indiretti un numero ancora più alto si è dal canto suo, ha aumentato non arriviamo a 110-115.000”, sotto- fermato nelle fasi precedenti: è i progetti prodotti ma, spesso, il linea Giancarlo Leone. Merito un danno enorme per l’intero loro budget. Una serie come Ro- settore, che si può stimare in mulus, prodotta da Groenlandia circa 100 milioni al mese. Sarà con ITV, Cattleya e Sky, ha richie- fondamentale che le società sto un investimento di oltre due di produzione arrivino al mo- milioni di euro a episodio (per 10 mento della ripresa in una si- episodi), con 7 mesi di riprese e tuazione accettabile e che si or- una troupe di circa 300 persone, ganizzino al meglio gli aspetti ma gli occupati arrivano a miglia- assicurativi”, conclude Leone.

38/39 SERIE IN FeSTA di MARINA PIERRI direttrice artistica FeST

Il punto di vista di FeST - Il Festival delle Serie Tv, la cui seconda edizione si è tenuta in collaborazione con la Triennale di Milano a settembre 2019 (grazie a DUDE e BDC), e ha quindi “portato le serie tv al museo”.

La rivoluzione digitale ha tessuto le serie nella nostra routine, e ora possiamo guardarle su un autobus mentre andiamo al lavoro o in qual- siasi angolo della nostra casa dal telefono, oltre che dal divano. Gli show fanno parte della nostra quotidianità, della nostra identità, di quello che a FeST definiamo un “ecosistema” che include e trasforma tanto chi produce quanto chi fruisce. Da spettatrici e spettatori siamo tutt’altro che passivi; contribuiamo attivamente alla vita delle narrati- ve televisive divertendoci e, allo stesso tempo, ragionando. Per questo, da sempre, il Festival si muove su un asse parallelo: l’intrattenimento da un lato, e la cultura dall’altro. In prima battuta, siamo consapevoli che sia fondamentale pensare alla dimensione “ludica” della serialità sotto diversi punti di vista. I personaggi e gli attori che li interpretano, talvolta per molti anni, si fondono nell’immaginario individuale e col- lettivo finendo per divenire un’entità unica; per questa ragione nostro obiettivo è sollecitare la partecipazione dei broadcaster per offrire a chi partecipa a FeST – gratuitamente – un’occasione di incontro con i gran- di protagonisti della ribalta e delle quinte delle produzioni più amate assieme ad altri volti noti. “Giochiamo” con le serie che amiamo e ci piace sollecitare l’immaginazione di chi guarda. D’altra parte, la chiave di volta di FeST sta anche nel considerare che i prodotti per il piccolo Il magazine di cinema schermo dialogano con la realtà: offrono spunti e riflessioni sui temi chiave della contemporaneità serpeggiando lungo numerosi ambiti contigui (il design, l’arte visiva, la filosofia, la psicoterapia, il mondo che ti raggiunge dove vuoi. videoludico e naturalmente la letteratura). Le ibridazioni ci affascina- no. Non ultimo, FeST vuole celebrare la diversità e la buona rappresen- tazione che contribuisce al progresso della società e all’accettazione dell’Altro. Partiamo dall’idea che sia un momento di grande fioritura per l’industria della serialità televisiva, e l’Italia non sia esclusa da que- sta piccola grande festa. I tempi sono maturi per valicare le frontiere Vai sul sito miabbono.com e sottoscrivi il tuo abbonamento. con i titoli Made in Italy, e proprio nella commistione tra locale e globa- le intravediamo un punto di forza e un’occasione di avvicinamento su Riceverai 8½ dove vuoi tu ad un prezzo speciale. un pianeta che oggi, più che mai, somiglia a una comunità.

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di CARMEN DIOTAIUTI

Un trend di successo inaugurato nel 2017 da Gomorra, che ha presentato in anteprima due episodi della terza stagione sul grande schermo, registrando un vero e proprio record di trentamila spettatori nella sera del debutto, con un incasso di 261mila euro.

scenari La nuova serialità A fare da apripista è stata, nel patisce una, spesso disastrosa, non ancora tutte chiuse, è stata 2017, Gomorra. Giunta alla ter- carenza di pubblico. Grazie alla prorogata per un’altra settimana, za stagione, la serie tv oggetto grande attesa generata nei fan dal- a sostegno dell’esercizio cinema- di una crescente attenzione che la stagione precedente, e anche tografico provato dal naturale po- l’ha osannata e messa in grado di alla collaborazione del cast che sticipo di numerose uscite film, competere sul mercato con le più si è prestato ad essere presente abbinato alla chiusura di molte blasonate serialità americane, ha in alcune sale nei due giorni di sale a seguito di specifiche ordi- fatto il grande passo: due episodi programmazione, l’evento ha re- nanze regionali. “Abbiamo deciso (il primo e il terzo) sono usciti in gistrato un vero e proprio record di uscire al cinema per dare la pos- anteprima al cinema, il 14 e il 15 di trentamila spettatori nella sera sibilità agli affezionati e ai cultori novembre con Vision Distribu- del debutto, che cadeva di marte- di Montalbano, di vederselo, que- tion, per, poi, approdare sulla pay dì, con un incasso di 261mila euro. sta volta, grande, in pace, ma so- tv di Sky dopo sole quarantott’o- “L’anteprima di Gomorra al cine- prattutto in una visione non solo re. L’operazione ha coinvolto ben ma, con il suo straordinario suc- familiare ma anche collettiva”, ha trecento sale; una pianificazione cesso di pubblico, conferma un spiegato il fondatore e presidente strutturata in cui Gomorra, per principio fondante della nostra di Palomar, Carlo Degli Esposti. due giorni, è stata la programma- industria: al cinema vince chi sa “Tengo molto a questa iniziativa, zione “normale”, con un regolare proporre grandi storie ed emozio- perché il passaggio dalla televisio- biglietto d’ingresso. Qualcosa di ni”, ha commentato Nicola Mac- ne al cinema e dal cinema alla te- ben diverso da un paio di tentativi canico, AD di Vision Distribution. levisione è, secondo me, la chiave sparuti fatti in passato, i quali ave- Così, quello che è partito come un con cui si evolverà il prodotto au- vano coinvolto soltanto un paio tentativo distributivo avviato nel diovisivo nei prossimi anni”. Un di cinema. Una trovata distribu- segno della sperimentazione, si naturale approdo, dunque, il gran- tiva che ha abbattuto gli steccati è rivelato una chiave di successo de schermo, per una serie di qua- tra cinema e tv che avevano fino e un nuovo modo di sfruttare la lità come quella del commissario a quel momento dominato l’in- programmazione in sala nell’arco di polizia più amato d’Italia? Non dustria audiovisiva. “Qualcosa in dell’intera settimana, attraverso il è di questa opinione Luca Zin- contraddizione con tutte le co- meccanismo delle uscite-evento. garetti, che di questi ultimi epi- siddette regole del mercato che sodi, oltre che interprete, è anche si basano sull’idea, secondo me Una nuova modalità distributiva regista: “Io penso che Montalbano completamente errata, che tele- che ha sperimentato anche la se- sia un prodotto fatto per la televi- visione e cinema siano alternativi rie Rai tratta dai romanzi di Elena sione, e non condivido il senso di e in competizione”, aveva sottoli- Ferrante, L’amica geniale. Difatti, inferiorità della tv nei confronti neato Andrea Scrosati, all’epoca per tre giorni, sono arrivate due del cinema. Abbiamo, ormai, tutti responsabile di tutta la program- puntate in anteprima sul grande capito che la televisione, in certi mazione non sportiva di Sky Ita- schermo, sia della prima che della casi, offre storie più interessanti”. lia nonché presidente di Vision seconda stagione, uscite, rispet- Distribution. “Oggi, molte delle tivamente a ottobre 2018 e a fine persone che lavorano a Gomorra gennaio 2020. La prima è stata - registi, sceneggiatori e interpre- un vero successo: miglior media ti - non hanno alcun imbarazzo a sala nella giornata d’esordio con passare tra un linguaggio e l’altro, 121mila euro d’incasso; più tiepi- anzi da ciascuno traggono benefi- da, ma comunque positiva, l’ac- cio. La cosa incredibile è che que- coglienza della seconda, che ha sto beneficio, sfruttato dal mondo chiuso la giornata d’esordio con creativo, per qualche inspiegabile 43mila euro al box office. motivo non è stato finora messo al servizio dei sistemi distributi- Ultima ad approdare in prima vi. Se l’esperimento funziona, visione sul grande schermo, la dimostra che c’è tutta una po- fiction dei record dedicata al tenzialità, anche di valorizza- commissario Montalbano, tra- zione, che finora non è stata smessa in sessantacinque Paesi esplorata”. nel mondo, e vista in tv da oltre un miliardo di persone. L’ultimo I vantaggi si sono dimostrati reali episodio, Salvo amato, Livia mia - e valevoli per entrambi: la pro- il trentacinquesimo della serie e grammazione al cinema ha pro- primo ad essere presentato senza mosso la messa in onda televisi- i papà Camilleri e Sironi - doveva va e viceversa; inoltre, è stata in inizialmente arrivare nei cine- grado di portare spettatori in sala ma solo per tre giorni. Tuttavia, durante la settimana, momento l’uscita, avvenuta in piena emer- in cui l’esercizio cinematografico genza Coronavirus ma con le sale

42/43 LA CHIAVE DI VOLTA

sondaggio di ALICE BONETTI Quali " sono i titoli Siamo nell’età dell’oro della serialità italiana. Che le si segua o meno, è innegabile che le serie tv siano oggi la chiave di volta di un processo di trasformazione del sistema mediale. Ma cosa ne pensa il pubblico? che secondo Le serie tv italiane sono apprezzate tanto quelle straniere? E i giovani le guardano? Abbiamo intervistato 50 persone - 25 studenti under 30, e 25 lavoratori over 30 – per conoscere le loro serie tv preferite e scoprire il pubblico quelle ritenute più significative e rivoluzionarie degli ultimi dieci anni. Tra i 5 serial italiani preferiti dagli under 30 troviamo, in pole position, Gomorra, seguito da Suburra, 1992 (e i sequel), SKAM Italia e Baby. Per hanno gli over 30, invece, a troneggiare è Il Commissario Montalbano seguito da Gomorra, Il cacciatore, L’amica geniale e L’ispettore Coliandro. Diversa- mente dai più giovani - che hanno quasi come unico riferimento il mon- segnato do delle pay tv e dello streaming – sembrerebbe che gli over 30 guardino ancora molta televisione tradizionale e che apprezzino di più le serie Rai rispetto a quelle firmate Mediaset. Se è vero, però, che più del 40% la serialità dei giovani intervistati ha dichiarato di seguire in modo irregolare e di- scontinuo le serie tv italiane (al contrario degli over 30 che si dimostra- no invece spettatori più attenti e indulgenti nei confronti dei prodotti italiana audiovisivi nostrani), è anche vero che sono proprio loro, gli under 30, a essere i più curiosi e interessati ai nuovi modelli di format e racconto seriale, che spesso e volentieri nascono proprio dalle produzioni delle negli ultimi discusse pay tv. Ma quali sono i titoli che secondo il pubblico hanno segnato la seria- " lità italiana negli ultimi 10 anni? Il 90% dei nostri intervistati ha infatti 10 anni? indicato Gomorra come la serie più influente di questa decade. Lo show Sky ha generato un nuovo standard qualitativo per la televisione nazionale, ma non solo. Ha fatto impazzire gli americani, infiammato gli utenti della Rete e tenuto incollati allo schermo un numero record di spettatori. Più di 1 milione solo per la prima puntata della IV stagione. Tra le serie tv indicate come le più significative degli ultimi anni trovia- mo anche The Young Pope (e il suo seguito The New Pope). L’opera che Paolo Sorrentino ha firmato per Sky Atlantic è un prodotto sui generis, ostico, a tratti meravigliosamente nonsense e irriverente. Una vera ri- voluzione in campo seriale, qualcosa di unico e di completamente dif- scenari La nuova serialità ferente da tutto quello che eravamo abituati a vedere. The Young Pope è un autentico miracolo audiovisivo anche per l’aspetto produttivo che lo caratterizza, che segna un salto di qualità indiscutibile nelle pratiche dell’industria italiana. La serie è stata venduta e vista in oltre 110 Paesi nel mondo e rappresenta il primo caso italiano in cui un budget tanto grande - circa 45 milioni di euro - e composto per la maggior parte di capitali stranieri (HBO, Canal +, Sky), trova un investimento totale in Italia. Oggi The Young Pope è la serie italiana più amata dagli ameri- cani. Ebbene sì, ha superato Gomorra *. Altro esperimento interessante citato nel sondaggio, è SKAM Italia. " Dopo una cancellazione improvvisa, lo show firmato da Cross Pro- ductions e TimVision ha trovato nuova vita a casa Netflix grazie ai nu- merosi appelli della nutrita comunità di spettatori. SKAM Italia, creata e diretta da Ludovico Bessegato, è il remake della webserie norvegese SKAM. Composta da quattro stagioni, ognuna incentrata su un perso- naggio diverso, è diventata un vero e proprio fenomeno di culto tra gli adolescenti di tutto il mondo. Questo grazie alle tematiche affrontate e al realismo dei suoi protagonisti, ma anche al format, molto vicino al mondo teen di oggi. È infatti un vero e proprio esperimento crossmedia- le che, all’interno dei singoli episodi, mescola foto di Instagram e scre- enshot di conversazioni WhatsApp. Tra le diverse serie tv citate dai nostri intervistati tra le più influenti del decennio (da Montalbano a 1992, da In treatment a I medici passando per " ZeroZeroZero – recentissima fatica di Stefano Sollima - e… Don Matteo), forse L’amica geniale merita qualche parola in più. Basti pensare che la prima stagione ha inchiodato davanti allo schermo più di 7 milioni di spettatori. Un boom di ascolti per la rete nazionale. Ciò significa, molto probabilmente, che anche il pubblico più smaliziato (e il nostro son- daggio lo conferma) delle piattaforme alternative si è lasciato conqui- stare dalla fiction firmata da Saverio Costanzo in collaborazione con HBO Entertainment. Un plauso sincero alla Rai quindi, per l’audacia con cui ha intrapreso questo cammino verso l’innovazione e l’interna- zionalizzazione che ora, finalmente, comincia a dare i suoi frutti. Ma se Le 5 serie tv preferite dagli under 30: questa serie è piaciuta tanto al pubblico non è “solo” per la regia sofi- 1 Gomorra?? (Sky) sticata di Costanzo, le interpretazioni impeccabili delle attrici protago- 2 Suburra (Netflix) niste, le splendide musiche strumentali e le ambientazioni pittoresche. 3 1992 (Sky) L’ingrediente segreto della serie è il grande romanzo – scritto da Elena 4 SKAM Italia (Tim Vision/Netflix) Ferrante - da cui è tratto. La maggior parte delle serie di maggior suc- 5 Baby (Netflix) cesso sono tratte proprio da opere letterarie. Montalbano, I bastardi di Seguono: The Young Pope/The New Pope, Braccialetti rossi, Il cacciatore, Pizzofalcone, Rocco Schiavone, L’allieva. Oggi la serialità italiana guarda e L’amica geniale, I delitti del BarLume, In Treatment, Il processo, Romanzo s’ispira sempre di più al romanzo. E se le serie tv di successo attingono criminale alla letteratura, gli autori dell’audiovisivo sono naturalmente spinti a creare storie che somiglino ai romanzi per profondità, tridimensiona- Le 5 serie tv preferite dagli over 30: lità dei personaggi, ambientazioni e contenuti. Storie capaci di prende- 1 Il Commissario Montalbano (Rai) re perfettamente la forma di quel recipiente che somiglia sempre più a 2 Gomorra (Sky) un libro. Quell’invenzione geniale delle piattaforme in streaming che 3 Il cacciatore (Rai) ci permette di poter ricominciare a guardare un episodio esattamente 4 L’amica geniale (Rai) dal punto in cui l’abbiamo interrotto... Non vi ricorda qualcosa? Cari, 5 L’ispettore Coliandro (Rai) “vecchi” libri, è proprio così. Di voi, per fortuna, non potremo mai fare Seguono: L’onore e il rispetto, Rocco Schiavone, In treatment, Il processo, a meno. R.I.S, Rosy Abbate, Don Matteo, Squadra antimafia, Romanzo criminale, Scomparsa, I delitti del cuoco, Una grande famiglia, Un passo dal cielo

*fonte: classifica realizzata da Parrot Analytics per il ‘Corriere della Sera’, riferita al periodo 19 Classifica generale delle serie più significative dicembre 2019-20 gennaio 2020 e basata sulle Demand Expressions. degli ultimi 10 anni: 1 Gomorra 2 Il Commissario Montalbano 3 The Young Pope 4 1992 5 L’amica geniale Citate anche: SKAM Italia, I medici, ZeroZeroZero, Don Matteo, In treatment, Rocco Schiavone, Il cacciatore

44/45 LUNA NERA GOMORRA LA SERIE “GENIALE”

L'AMICA GENIALE

Il giudizio di 10 critici e giornalisti

BORIS

a cura della REDAZIONE ROMANZO CRIMINALE

Marina Fabbri ti, commuove. Nei suoi eccessi Valentina Ariete Il cacciatore maggiori, trova una “miracolosa” Boris È scritta benissimo. coerenza fra presunzione autoriale Nonostante gli stessi protagonisti affermino il contrario, dopo Boris Luna nera e fragilità del respiro dando corpo un’altra televisione è stata possibile: la sit-com ha saputo raccontare in È una novità, un prodotto tutto di a un’immagine della condizione modo brillante (come pochi altri in questi ultimi 13 anni) il nostro Pae- donne ed è fatto molto bene. post-umana davvero sconcertan- se. Poco dopo sono arrivate Romanzo criminale e Gomorra, che hanno The New Pope te nella sua precisione. E la Grazia cambiato l’industria seriale italiana e sono diventati prodotti interna- È cinema ad alto livello (anche se giunge a sorpresa quando l’imma- zionali, ma tutto è cominciato con René Ferretti e soci. i dialoghi a volte sono discutibili). gine sembra perduta nei meandri dell’abiezione. Misteri della Fede (e Fulvia Caprara Andrea Guglielmino del cinema, o di quel che ne resta). L’amica geniale Ho guardato due puntate di Go- Nella versione televisiva della quadrilogia di Elena Ferrante, il regista morra guidato dal film L’Immor- Cristina Piccino Saverio Costanzo tenta la difficilissima strada di coniugare una cifra tale, qualcosa de L’amica geniale, L’amica geniale 2 – Storia del autoriale forte e ben definita con l’andamento inevitabilmente diluito soprattutto perché presentato alla nuovo cognome di una narrazione lunga e complessa. È il tentativo di dare un'impron- stampa durante i festival, e Ro- Rispetto alla prima stagione, que- ta diversa al linguaggio delle serie. E questo, non sul piano dell'inven- manzo criminale. Con una bim- sta nuova immersione nell’uni- zione personale (magnifica, s'intende, come quella di Sorrentino in The ba piccola, a casa mia si guardano verso di Elena Ferrante ha saputo Young Pope e in The New Pope), ma attenendosi al binario di una materia soprattutto Bing e Peppa Pig. intrecciare con intelligenza le sto- già molto popolare, ovvero un best seller di successo planetario. rie personali delle due protagoni- Giona A.Nazzaro ste, Lila e Lenù, e quella collettiva Maurizio Di Rienzo The Young Pope / The New Pope dell’Italia negli Anni ‘60, dei suoi L’amica geniale – stagione 1 e 2 Ambiziosa, smisurata, inconteni- cambiamenti, dei suoi sobbalzi, Della prima stagione colpiscono: realismo analitico e appassionato, au- bile e sovente fuori misura, kitsch dell’insofferenza generazionale, torialità essenziale nell’ambientazione calibrata e nelle interpretazioni (tantissimo...), eppure intima, osa della scoperta della politica. di simmetrica coralità, per narrativa orchestrata dallo sguardo netto, affrontare questioni maiuscole Il desiderio di indipendenza del- sensibile, originale di Costanzo. Della seconda: apertura di orizzonti (fede, politica, sessualità) con un le due giovani donne attraversa di sofferta emancipazione per le due protagoniste in bilico fra legami piglio arrembante che corteggia le immagini, anche nel dolore violenti, strappi naturali, precoci intime maturità, orizzonti marcati da o rischia il disastro ma indovina dei tradimenti, e questi passaggi regia che cresce e vive di complementare continuità nei due snodanti anche gag grottesche di sapore emozionali e sociali vengono raf- episodi diretti da Alice Rohrwacher; così il racconto – spiccano le ne- addirittura ferreriano. Dovrebbe forzati dalla duplice regia, con la oattrici Girace e Mazzucco - diventa metronomico quanto palpitante, risultare inguardabile, invece crea vacanza a Ischia che si fa anche vi- evocativo quanto avvolgente, inquadrando umanità oltre l’alveo di dipendenza e in momenti scel- sivamente cesura. E se il romanzo quella Napoli.

scenari La nuova serialità THE NEW POPE

BABY MADE IN ITALY

SUBURRA IL CACCIATORE

è sempre il riferimento di parten- o Suburra (forse la migliore, za, i due registi si prendono libertà seppure di poco) sono tentativi cinematografiche di invenzione. di replicare la cosiddetta peak tv SKAM ITALIA in cui però manca il peak, il picco Federico Pontiggia d’eccellenza. Molto meglio invece The New Pope fanno, paradossalmente, piatta- Sorrentino eleva al soglio pon- forme legate a canali istituzionali tificio stravaganza estetica e tra- come RaiPlay o TimVision, che sgressione poetica: papale papa- realizzano produzioni originali o le, dà pieni poteri all’immagine e ibride tra tv classica e nuova fru- all’immaginazione. E il Cardinale izione web, come Il cacciatore e Voiello di Silvio Orlando non lo si L’amica geniale. La migliore per dimentica. qualità, intelligenza produttiva e capacità di cogliere segmenti di Angela Prudenzi spettatori attraverso lo spirito del Luna nera tempo è Skam Italia. THE YOUNG POPE La serie ha pregi e difetti, ma ha il grande merito di aver abbandona- to le narrazioni alla Gomorra per entrare nel territorio di un gene- re, il fantasy, poco frequentato in Italia. Una serie importante an- che per lo sguardo sulle donne, descritte secondo modelli anche questi per nulla usuali.

Emanuele Rauco Credo che Netflix o PrimeVideo non abbiano ancora trovato la chiave per portare il loro marchio in un processo qualitativo che possa competere con l’estero. Baby, Luna nera, Made in Italy

46/47 innovazioni MIAC, IL MUSEO CHE INCANTA CON LA STORIA DELL’AUDIOVISIVO ITALIANO di VALENTINA NERI

Ospitato negli Studi di Cinecittà, ripercorre in modo interattivo e multimediale l’arte delle immagini in movimento lungo 120 anni di Storia, regalando un’immersione totale nelle arti che hanno segnato e accompagnato la vita del Belpaese e dei suoi abitanti.

innovazioni MIAC Caleidoscopio@ErmaPictures

Spettatore. Sostantivo italiano maschile con cui s’intende chi assista a un evento o una manifestazione senza prendervi parte ma limitandosi a osservare, azione sottintesa dalla parola che deriva dal latino spectare, guardare. Guardare il cinema, guardare la televisione, guardare fotogra- fie, ma anche ampliare quel momento di fruizione includendo l’ascolto della radio e dei suoni che gli schermi rimandano assieme alle immagi- ni. È racchiusa qui la ragion d’essere del MIAC, il nuovissimo Museo Ita- liano dell’Audiovisivo e del Cinema che parla allo spettatore-visitatore con un allestimento multimediale, immersivo, espositivo. Un luogo che vuole esplicitare e riproporre al visitatore quelle dinamiche di fruizione che lui stesso adotta davanti a cinema, radio e tv.

Ospitato in un’area di 1650 mq, nell’ex Laboratorio di Sviluppo e Stam- pa della Pellicola all’interno degli Studi di Cinecittà, il Museo, che è l’u- nico del Paese a parlare di audiovisivo e cinema solo italiani, e a farlo in modo esperienziale, nasce da un’intuizione del ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini durante la visita alla mostra L’im- maginario italiano, che ripercorreva 90 anni di Storia audiovisiva d’Ita- lia. L’esposizione al Vittoriano fece nascere nel Ministro il desiderio che la città di Roma dovesse dotarsi di un museo che celebrasse la Storia d’I- talia e dell’audiovisivo italiano, mettendo insieme principalmente due grandi custodi della memoria collettiva: l’Archivio storico del Luce e le Teche della Rai. Era il 2014. Un anno dopo, l’Unesco designava Roma tra le Creative City of Film, anche grazie al progetto inserito come punto qualificante della candidatura, poiché il MIAC rappresentava per Roma, e l’intero gruppo delle città creative Unesco, un modello esemplare d’intervento in chiave economica, sociale, culturale e simbolica. Senza dimenticare la sua vocazione creativa al servizio del rilancio di una di- mensione urbana, come nel caso del quartiere di Cinecittà. Divenuto una realtà a dicembre 2019, il Museo è stato finanziato dal MiBACT e realizzato da Istituto Luce Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazio- ne con Cineteca di Bologna, AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movi- mento Operaio e Democratico, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca del Friuli, Mediaset, con il Pa- trocinio di SIAE. Uno dei curatori, lo storico dei mass media e docente universitario Enrico Menduni, paragona la genesi di questa compa- gine a “una sorta di rivisitazione del Quarto Stato, il celebre dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo in cui ILC è il capofila, la figura maschile in primo piano, dietro alla quale la gente s’incammina compattandosi e facendosi massa critica. Ma parliamo ancora di un primo pool perché speriamo si aggiungano piccole e grandi tv private che renderanno il racconto più avvincente e ci imporranno un avventuroso lavoro di ar- cheologia del presente visto che molte non esistono più e che i conte- nuti saranno complicati da trovare”. Che forma dare quindi allo scrigno destinato a conservare e rappresen- tare un materiale tanto vasto e impalpabile? “L’idea iniziale che tutti condividevamo su come realizzare il MIAC era quella di organizzare gli ambienti per aree tematiche trasversali - spiega un altro curatore, il regista e direttore della redazione del sito dell’Archivio storico del

48/49 MIAC EmozionedellImmaginario@AndreaMartella

Luce, Roland Sejko. Il criterio di selezione dei contenuti non punta all’esaustività ma a resti- tuire l’energia e la ricchezza di un patrimonio che ha posto l’Italia ai vertici della produzione audiovi- suale mondiale. L’idea cronologi- ca è rimasta solo nella Timeline, il corridoio che attraversa tutto il Museo e che funge da cartina di tornasole, riportando date e avve- nimenti essenziali per lo sviluppo dell’audiovisivo in Italia”. Si tratta di una parete di oltre 30 metri che grazie a un graffito ani- mato permette di ripercorrere 120 anni di Storia dal Pre-Cinema a oggi. Il secondo elemento che accompagna la visita è il rullo ori- ginale che per decenni ha traspor- sempre dietro l’angolo. Così se un tato in tutto l’edificio le pellicole tema importante quale il rapporto dallo sviluppo alla lavorazione tra letteratura e cinema non ha fino alla sala proiezioni. Ora ri- trovato spazio in questa versione 0 convertito in Tavolo interattivo, del Museo è probabile che la deci- permette agli ospiti di rispondere sione venga rivista col tempo. a domande sul cinema o di dar “In fondo – spiega il terzo cura- corpo, con la parola, a delle sug- tore, lo storico del cinema, gior- gestioni. A fine tour chi si cimenta nalista e docente universitario può portarsi a casa le risposte che, Gianni Canova – vale per tutti i scritte sulla tastiera touch screen, musei che hanno a che fare con il viaggiano sul rullo fino a una teca contemporaneo i quali, non aven- dove arrivano stampate e posso- do valori auratici da conservare, no essere raccolte e portate via devono invogliare a tornare per come souvenir di visita. Oltre alla vedere percorsi differenti che Anteprima, un foyer dove, tra Timeline, il MIAC conta 12 am- consentano al visitatore di ap- insegne di famose sale cinema- bienti che ospitano i temi scelti: procciarsi in modo diverso col tografiche, si avvicendano suoni L’emozione dell’immaginario, At- momento che sta vivendo”. Il e jingle familiari allo spettatore; tori e attrici, Storia, Lingua, Pote- tesoro custodito in questo stra- Caleidoscopio, spazio ricoperto re, Maestri del cinema, Paesaggio, ordinario edificio è fatto di oltre di specchi, privo di riferimenti di- Eros, Commedia, Merce, e Musi- 400 film, decine di filmati di ar- mensionali, in cui scie luminose ca, che dopo una lunga riflessione chivio, e poi documenti, fotogra- dialogano con una colonna video dà finalmente il giusto tributo ad ar- sono risultati i più azzeccati per fie, interviste, sigle, backstage, al centro. A ricordarci che il futuro tisti come Iginio Lardani, che nella fare da contrappunto al percorso grafiche, estratti radiofonici che è il modo in cui si guarda ad esso. sua carriera ha collaborato con Ser- immaginato dai curatori e realiz- possono essere visti, letti, con- E la saletta di proiezione dedicata gio Leone, Bruno Corbucci, Gillo zato dal collettivo artistico NONE sultati non solo sui grandi scher- interamente ai titoli di testa dei Pontecorvo, Luigi Comencini. Collective, il quale ha ideato, pro- mi presenti nelle sale, ma anche film italiani per rammentare che Presto ad aggiungersi alla lista gettato e curato l’allestimento attraverso i tanti monitor inte- l’emozione di un film comincia delle rarità saranno anche le sale del museo. Scelte architettoniche rattivi e i totem che permettono quando s’illumina lo schermo adibite allo sviluppo e alla stampa pensate anche per essere rimo- di vedere e ascoltare in modo e che quelle aperture servono a della pellicola: ambienti laborato- dulate e riviste nel tempo. Perché approfondito sequenze e pillole farci immergere nella storia a cui riali, ripristinati proprio nel luogo il MIAC è un Museo del XXI Se- di programmi tv e radio. stiamo per assistere. Non esiste che per decenni ha dato vita al colo che guarda a un futuro che è Tra le chicche da non mancare: solo Saul Bass insomma e il MIAC supporto su cui i registi di tutto il innovazioni MIAC MaestridelCinema@AndreaMartella

cinema italiano hanno impresso il loro lascito artistico. Qui si forme- ranno e lavoreranno i tecnici che conoscono i segreti della cellu- loide dalla nascita al restauro. Un luogo d’eccellenza all’interno di di vedere o rivedere dei film, ma un Museo che non si limita a con- la giusta percezione del valore e servare e rappresentare ma a ogni dell’importanza dell’inventiva ita- metro ci ricorda anche la crescita liana che è riuscita nei decenni a tecnologica dell’Italia, un Paese in sopperire ai maggiori mezzi e bu- cui spiccato ingegno e forte creati- dget di quello che è considerato il vità sono sempre stati gli assi nella cinema più in vista, quello ameri- manica che hanno fatto fronte alla cano, che non solo ha stregato in mancanza di una solida industria un periodo storico preciso come cinematografica e reso il cinema quello della Hollywood sul Teve- italiano uno tra i più importanti e re, ma che ha saputo e sa battere suggestivi del mondo. quanto a caratura artistica e per- Come sostiene anche il quarto sonaggi”. A cominciare da Federico curatore del museo, lo storico Fellini, il maestro a cui il MIAC re- MIAC Storia@ErmaPictures della fotografia e docente di studi gala l’omaggio più grande recando, visuali Gabriele D’Autilia, sve- sulla facciata accanto all’ingresso, lando cosa spera lasci agli ospiti la una sua memorabile frase: “L’unico visita al MIAC: “Non solo la voglia vero realista è il visionario”.

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Aiutare e non condannare di Anna Garofalo da “Cinema”, n.141, 25 settembre 1954, p.554 di ANDREA MARIANI

Il tempo nuovo della ricostruzione italiana del dopoguerra è una po- della Resistenza, comune a molti tente occasione di modernizzazione, così icasticamente riflessa dal di essi – non aveva conosciuto al- neorealismo in tutte le sue manifestazioni plurali; è una moderniz- tro che la dittatura fascista, ne era zazione accompagnata dall’imperativo della trasformazione cultu- stata alimentata ed è stata, infine, rale che porta con sé una diffusa e inquieta volontà di scoperta, inda- amnistiata su proposta di Togliat- gine, conoscenza. Nella pubblicistica nazionale il genere d’inchiesta ti nel 1946, proprio in virtù del fat- giornalistica esplode come nuovo strumento di indagine della re- to che “era pressoché impossibile altà e della società (Luca Malavasi, “Ogni curiosità va soddisfatta”, distinguere coloro che avevano in Cinema e storia, 1, 2016). Su Reprint proponiamo – come, ahinoi, aderito al Pnf per quieto vivere troppo raramente accade in questa rubrica – una voce femminile da quanti avevano sinceramente d’eccezione: Anna Garofalo. Insieme a Oriana Fallaci è tra le poche creduto nel fascismo” (Luca La donne ad aver raggiunto, nei primi anni del dopoguerra, una posizio- Rovere, Eredità del fascismo, 2008, ne di assoluta preminenza nel giornalismo italiano. Anna Garofalo p. 90). L’indagine della Garofalo è una giornalista di formazione liberale, appassionata voce dell’e- non è semplice testimonianza di mancipazione femminile in Italia e intellettuale consapevole. Tra acume sociologico, ma dolorosa il settembre 1944 e il dopoguerra la sua voce si fa sentire via radio, espressione di un impegno anti- nella rubrica dal titolo “Parole di una donna” emessa dagli america- fascista, consapevole della com- ni della Psychological Warfare Branch (organismo anglo-americano plessa e controversa condizione che controllava i mezzi di comunicazione di massa italiani). In que- di un paese che sconta colpe che sta rubrica – poi passata sotto il controllo RAI – trattava da un punto nessuna amnistia potrà davvero di vista femminile temi come il rapporto uomo-donna, il divorzio, sanare, colpe che manifestano l’adulterio, la prostituzione, il voto alle donne, la libertà sessuale, ferite sempre più visibili nel tes- il lavoro femminile, in coraggiosa autonomia rispetto agli schiera- suto sociale nazionale, proprio in menti comunisti o cattolici. La passione dell’indagine e l’analisi at- quelle generazioni che sono le più tenta dei fatti caratterizzano il suo approccio alla conoscenza della esposte al lavoro di ricostruzione società italiana, lontano da ogni ideologia. Come pubblicista trovò e trasformazione culturale del accoglienza ne Il Mondo, diretto Mario Pannunzio. Su Cinema, alla paese. Eppure il suo è un appello sua terza serie, ritroviamo testimonianza di un’inchiesta sul mondo di speranza: “occorre anche ave- giovanile e il cinema, che fin dal titolo invoca la necessità di studio, re fiducia di questi ragazzi”. Nelle conoscenza e comprensione, prima dell’ammonizione morale. sue parole c’è anche la madre che La questione giovanile tracciata da Garofalo si intreccia a una più ge- ha avuto il figlio in guerra e ha te- nerale questione generazionale, che si riflette nella complessa transi- stimoniato la sua straziante espe- zione del dopoguerra e nel difficile superamento dei danni del perio- rienza nel libro In guerra si muore do fascista. Garofalo mette in luce il disorientamento morale di una (Universale Editoriale, 1945). generazione lunga, che include i più che trentenni, protagonisti della L’odio per il trascorso vergogno- ricostruzione, ma anche gli adolescenti nati durante le ristrettezze del so di un paese non le impedisce periodo bellico e si interroga sui caratteri della loro irrequietezza, in di invocare una rinnovata fiducia anticipo sui tempi delle straordinarie sequenze che Nicholas Ray de- in quella generazione: “I film che dicherà alla “gioventù bruciata”. noi aspettiamo, quelli che fare- La gioventù al centro dell’indagine di Anna Garofalo è in gran parte la ge- mo, dovranno parlarci delle loro nerazione cresciuta sotto il fascismo, la generazione del Littorio, quella fatiche, del loro strenuo corag- che – negli anni dell’immediato dopoguerra – era oggetto di un diffuso gio per farsi strada in una società sospetto: come un nascente stato democratico poteva fidarsi di una ge- matrigna, per ottenere una equa nerazione di giovani nati ed educati in seno alla cultura fascista? È una retribuzione, per resistere allo generazione di giovani che – prima della guerra civile e dell’esperienza sconforto, per farsi una famiglia”.

reprint 52/53 racconti di cinema

La famiglia ILLUMINAZIONI

di CHIARA TOZZI

Fino a casa, non fece che parlare lui. Lei gli sedeva accanto in macchina e a volte ascoltava, a volte no. Lui si disse contento per essere riuscito a trascinarla finalmente a ve- dere un film italiano, tipologia che di solito lei disdegnava. Era fiero di averla convinta ad accompagnarlo a quella retrospettiva di Scola. E si chiedeva se anche lei avesse trovato ineffabile quell’affresco genera- zionale, tutto raccontato in uno spazio interno come dentro le pagine di un libro, con il tempo cadenzato da sorrisi e pianto, nascita, morte e amore. E tradimenti - aveva sottolineato lei. Lui aveva fatto un gesto di noncuranza, perché per lui il tradimento era solo uno sfondo opaco, una nebbia che svapora rapidamente sotto la tagliente e luminosa lama del ragionamento. Chi ama, non tradisce. Dunque il protagonista di quel film, Carlo, non è un traditore?, aveva chiesto lei. Lui si era stretto nelle spalle e aveva risposto che quella definizione era riduttiva, visto lo spessore del racconto. E poi, che tradimento è quello di chi sacrifica una passione accecante alla felicità familiare, come per altro sosteneva anche Tolstoj? Così erano arrivati a casa, con lui che s’interrompeva e poi si riaccalo- rava. La questione del tradimento aleggiava come una vespa ronzante racconti di cinema pronta a pungere. Lei aveva scoperto, per due volte, i suoi tradimenti. Lui si era irrita- to, disperato, scusato. Aveva giu- rato e spergiurato che erano state solo avventurette, roba da one night stand, come bere un bic- chiere d’acqua perché hai sete, niente più. L’aveva coperta di regali, pro- messe, rassicurazioni. Dopo qualche mese di dolore, Quella notte. rabbia e rifiuto, lei aveva deciso Quella lunga notte. di capitolare. Tutto quel che era passato attra- E così avevano ripreso. In quelle verso i loro corpi, le loro parole, i stanze dove ora stavano rientran- un’estate calda in una città del loro baci, il contatto di fiato, sudo- do, accendendo una luce dopo Nord, e le biciclette sfrecciavano re, pelle e perfino lacrime, allora l’altra - ingresso, corridoio, came- velocissime rasentando i marcia- come ora avevano mostrato sia a ra, bagno - prima di andare a letto. piedi dove loro camminavano lei che a lui che non si trattava di Mentre lei stava entrando nella raccontandosi, commentando, un’avventuretta, roba da one ni- doccia, lui si era affacciato, e sen- ridendo. Lui era così diverso da ght stand e tanto meno di un bic- za prestare alcuna attenzione al suo marito. Timido, esitante, ma chier d’acqua che colma la sete. suo corpo nudo, aveva esclamato sempre, sempre presente. Atten- Per questo avevano deciso di non trionfante: “Avevo ragione o no to nel ricordare ogni suo gusto, vedersi più, così. Di non cercarsi a dire che questo film ti avrebbe problema, preferenza, dolore, più, così. emozionato? L’ho visto sai, che gioia, delusione e desiderio. Ma lui le aveva detto: “io atten- ti sei commossa!”. Ed era uscito Anni e anni a lavorare sugli stessi derò, sappilo. E se deciderai che senza attendere riposta. progetti, aiutandosi, compen- vale la pena, ci sarò. Sempre”. Sotto il getto d’acqua bollente, sandosi, esplorando e scoprendo Così, mentre ora usciva dalla lei ammise. Durante la visione assieme. Lunghe ore di confiden- doccia avvolta in un accappatoio del film, in diversi momenti ave- ze nei bar o nella lobby degli ho- bianco, proprio come quello del- va faticato a trattenere le lacrime. tel, a volte perfino nelle rispettive la protagonista del film memora- Perché quel film, che suo marito camere, come compagni di scuo- bile, lei ebbe una illuminazione: il credeva fosse per lei assoluta- la in gita. tempo. Il tempo si dilata e si ac- mente nuovo, lo conosceva inve- Quella sera di agosto nella città corcia a seconda dell’uso che ne ce fin troppo bene. nordica, dopo una interminabile fai, a seconda delle occasioni che Era accaduto tanti anni fa. passeggiata lungo il fiume si era- cogli, che perdi. Lei e il suo annoso amico e col- no ritrovati nell’ampia camera Per questo afferrò il suo smar- lega si erano ritrovati come capi- di lui. Era stato mentre apriva tphone, e al buio digitò le poche tava spesso, ad un congresso. Era una bottiglia di birra, che lui le ma preziose parole che aveva te- aveva raccontato la trama di quel nuto dentro di sé in tutti quegli film sulla famiglia, concludendo anni. E pigiò senza esitazione il che più la conosceva, più realiz- tasto invio. zava una somiglianza fra lei ed Restò sveglia a lungo. Adriana, la protagonista. Lei era Suo marito le dormiva accanto uscita nel balcone per restare con il consueto e inconsapevole nel vento fresco di quella notte. sorriso che accompagnava il rit- E come sarebbe questa Adriana?, mato sibilo del suo lieve russare. aveva chiesto. Imprevedibile, E a notte fonda, nel buio della appassionata, misteriosa ma an- stanza, lo smartphone si illuminò. che dura, schietta, impietosa e a Per qualche istante uno spicchio volte suscettibile. Insomma, mi di luce mise in evidenza un nome stai dicendo che sono insoppor- e un messaggio, e il sorriso di una tabile!, aveva commentato lei al- donna che assomigliava alla pro- lungando la mano verso la birra. tagonista di un film italiano. Lui aveva trattenuto la bottiglia con un moto di contrarietà. “Non hai capito un bel niente.” L’aveva fissata, mormorando: “Niente di niente.” Poi l’aveva stretta a sé, e l’aveva baciata.

54/55 anniversari

a 50 anni da... Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto IL CINEMA POLITICO DOPO IL '68

di CLAUDIO BISONI 50 Indagine su un cittadino al di sopra ze occupate dai manifestanti e la di ogni sospetto ha attraversato la polizia in difficoltà, lasciassero anni fa... cultura italiana in modo intermit- circolare Indagine su un cittadino tente e tortuoso. Quando il film di al di sopra di ogni sospetto, ispirato, Petri esce, a inizio del 1970, il con- così sembrava, da quanto accade- testo politico-sociale italiano è va proprio in quei giorni”. Quindi incandescente. Il secondo gover- l’attenzione dell’opinione pub- no Rumor si trova ad affrontare i blica e l’immenso successo della postumi del Sessantotto e l’avvio pellicola, che debutta a Milano e della strategia della tensione. La poco dopo a Roma in un clima di strage di piazza Fontana e la morte curiosità e attesa, preservano la dell’anarchico Pinelli sono even- libertà d’espressione: il film circo- ti di pochi giorni prima. Mentre la senza reali problemi. Non solo. monta la campagna contro il com- Vince prestigiosi riconoscimenti: missario Calabresi, identificato il Premio Speciale della Giuria a dall’opinione pubblica progres- Cannes; il Premio della Stampa sista come simbolo dello Stato Cinematografica Internazionale autoritario, il regista e i produttori per il coraggio civile, la qualità del film temono provvedimenti di della sceneggiatura e la ricerca sul censura. Infatti, con gesto quasi linguaggio cinematografico; due preveggente, un episodio del plot David di Donatello, per il Miglior riguarda proprio un attentato di- Film e il Miglior Attore Protago- namitardo in Questura. Ugo Pirro nista; l’Oscar per il Miglior Film ricorda: “In attesa della decisione Straniero. Poi, dopo il rinnovato del magistrato, che pochi prono- successo de La classe operaia va Le foto della sezione ‘Anniversari’ sono state gentilmente concesse sticavano a noi favorevole, la ressa in paradiso (1971), per un certo dall’archivio fotografico © ai botteghini aumentò e continuò periodo, il silenzio e la rimozio- Si ringraziano anche quando la Procura dichiarò ne sembrano avvolgere Indagine dott. Marcello Foti, direttore Cineteca Nazionale; il non luogo a procedere […] A tan- assieme alle successive opere dott.ssa Daniela Currò, conservatore della CN; ta distanza di anni mi chiedo […] del regista, da La proprietà non è dott.ssa Viridiana Rotondi, responsabile Archivio fotografico della CN; come […] fu possibile che in quel- più un furto (1975), a Todo modo dott. Alessandro Andreini, ricerca e elaborazione immagini Archivio la situazione pesante, con le piaz- (1976) e Buone notizie (1979). Petri fotografico della CN. anniversari a 50 anni da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto appare improvvisamente dimen- liziesco a essere al centro dell’a- ticato. Ma una ripresa d’interes- nalisi portata avanti dal film. In- se si sviluppa dal 2006 in avanti, dagine è un film sul potere e i suoi con la pubblicazione di un DVD abusi. La società messa in scena è dedicato al cineasta, preceduto divisa in modo asimmetrico. Da di un anno da una monografia su un lato si trovano i normali citta- La decima vittima (1965), seguito dini, sempre inquisibili, spiabili, da altre numerose pubblicazioni. punibili. Il potere poliziesco fun- Successivamente, nel 2013, Inda- ziona come una forza autoritaria gine riesce in sala e in Blu-Ray, in che tratta i cittadini alla stregua versione restaurata, imponendosi di bambini capricciosi e indisci- di nuovo al ricordo.Nel corso del plinati: “Il popolo è minorenne, 1970, oltre al favore del pubblico, la città è malata. Ad altri spetta il Elio Petri il film conquista la critica dei gran- compito di curare ed educare. A di quotidiani e settimanali. Ma ha noi, il dovere di reprimere”, scan- agguerriti avversari nelle schiere disce il commissario. In quest’a- 1970 della cinefilia militante e politi- rea di riflessione si collocano i cizzata. Petri, cineasta provenien- momenti - che oggi, in Epoca di te da una formazione di Sinistra, si sorveglianza digitale diffusa e trova messo sotto tiro proprio da tracciabilità integrale delle nostre chi lo supera a sinistra del PCI. Da vite, possono apparire un po’ da- un lato viene accusato di fare un tati - in cui vediamo gli apparati di Cinema cinema commerciale, pagato con spionaggio delle forze dell’ordine: i soldi del grande Capitale e com- si pensi alle sequenze ambientate promesso con il Potere. Dall’altro, nell’archivio della polizia e nel- Politico i cinefili più radicali lo accusano la sala intercettazioni. Dall’altro di fare un cinema dai contenuti lato, il potere dello Stato si incar- apparentemente progressisti ma na nell’uomo di Legge. È intera- dalla forma autoritaria, ridondan- mente concentrato nelle mani te, manipolatoria nei confronti dell’apparato che per suo tramite dello spettatore, sostanzialmente si esprime. L’ideologia alla base all’opposto del loro modello ide- della concentrazione del potere ale di impegno cinematografico nelle mani delle forze di polizia (rappresentato soprattutto dai emerge al meglio nel discorso film di Godard successivi al 1968). d’insediamento del commissario nel ruolo di capo dell’ufficio po- Concepita a ridosso della conte- litico: “Nella città che ci è stata stazione sessantottina, la pellico- affidata in custodia sovversivi e la incorpora riferimenti continui criminali hanno già steso i loro fili al clima di quegli anni, pur essen- invisibili che spetta a noi di reci- do fortuito l’effetto-richiamo ai dere”. Ma questo potere prevede fatti di piazza Fontana: quando di essere inattaccabile anche se la bomba esplode, la lavorazione a tentare l’attacco è uno dei suoi del film è terminata. Gli spettatori più severi servitori. Il film inizia dell’epoca potevano rintracciare con un delitto. Il colpevole è su- con agio i richiami alla quotidia- bito noto agli spettatori: il com- nità tramite la figura del commis- missario di polizia ha ucciso l’a- sario di polizia autoritario e altri mante Augusta Terzi. È stato visto dettagli. Non mancano frecciate dal vicino di casa Antonio Paci, al già proverbiale frazionismo del- giovane studente ribelle, ragazzo le forze di sinistra. Ma soprattutto passionale, avversario politico del l’esprit du temps si ritrova nella commissario e a sua volta aman- messa in scena, tutt’altro che re- te di Augusta. L’uomo di Legge, ticente, di varie situazioni incre- non contento, semina prove della sciose: detenzioni senza valido propria colpevolezza sulla scena motivo, interrogatori illegali in del crimine. Fa di tutto per attira- assenza di difensori d’ufficio, uso re ulteriori sospetti sulla propria di infiltrati, intercettazioni non si persona minacciando colleghi e sa quanto autorizzate, schedatura blandendo superiori. Il finale va- e controllo di chiunque la polizia gamente onirico non deve sviare. ritenga sospetto. È soprattutto la La provocazione lanciata da Pirro logica alla base del controllo po- e Petri è chiara: il commissario

56/57 deve - perché lo costringono i suoi La detection viene dall’intreccio superiori - confessare la propria tra la linea narrativa principale innocenza pur essendo palese- dell’indagine poliziesca e la storia, mente colpevole. Non gli è possi- affidata a una serie di flashback, bile lasciare traccia della propria della relazione tra Augusta e il colpevolezza. Non può firmare commissario. Perché in Indagine il delitto anche se vorrebbe far- il discorso politico sul potere è lo. Non può farlo perché è un condotto attraverso un linguaggio commissario letteralmente sen- cinematografico che non rinun- za nome. E perché la sua sfida al cia ai piaceri del racconto e alla potere condotta dall’interno del ricerca stilistica. Mentre il plot potere non può far altro che raf- mescola piccole dosi di erotismo forzare il potere stesso.Allo stesso (alcune sequenze con al centro tempo il film trasgredisce la pro- Augusta Terzi/Florinda Bolkan) pria vocazione rivolta all’analisi e satira deformante dei caratteri dell’attualità politica offrendo nazionali (i colleghi e sottoposti una contro-narrazione con al cen- del commissario), la messa in tro il commissario e la sua vittima/ scena viene modellata da un uso amante. Il rapporto tra l’annoiata espressionista dell’illuminazione Augusta e il commissario è il vero e del colore grazie alla fotografia retroscena della maschera del di Luigi Kuveiller (come avviene potere. Sotto le lenzuola il com- nella sequenza dell’interrogato- missario è chiamato a fare l’in- rio dell’ex-marito di Augusta); quisitore ma il rapporto perverso oppure da una macchina da presa viene controllato da Augusta. È lei formidabilmente mobile e conci- che decide come e quando man- tata, capace di restituire gli scatti, dare avanti il gioco. Lei è - come i cambiamenti d’umore, i sussulti avrebbe detto Alberto Moravia - la corporei, il gioco di maschere che nevrotica erotomane ed eversiva servono a Gian Maria Volontè per che paga con la morte il capriccio scolpire una delle sue interpre- del desiderio. Ma prima di mori- tazioni giustamente più celebri. re ha tutto il tempo di umiliare il Tra le tante qualità che contribu- commissario mentre gli spettatori iscono a fare di Indagine un film vedono come l’uomo, nella vita eminente della Storia del cinema privata, perde la dignità, diventa italiano, probabilmente le scelte capriccioso, viene sconfitto dal di regia legate ai movimenti della suo rivale che, non a caso, sulla macchina da presa - con soluzioni scena politica, è un giovane rivo- talvolta innovative (le inquadra- luzionario. Non sarebbe del tutto ture ravvicinate da dietro la nuca in errore chi volesse vedere nel dei personaggi) - sono tra quelle movente dell’omicidio non tanto più capaci di conferire al film un (o non solo) il tentativo di dimo- aspetto visivo tanto esuberante strare l’inattaccabilità del potere quanto funzionale al racconto: poliziesco quanto piuttosto una uno stile che tornerà a rappre- vendetta architettata dal com- sentare un modello di ispirazione missario ai danni di una donna quanto meno ideale per quella che lo ha tradito e del suo giovane linea del cinema contemporaneo amante. Del resto, il nodo tra eros – espressa, per esempio, da film e politica è consueto nel cinema come Il divo (2008) e Loro (2018) d’impegno civile italiano. Se guar- di Paolo Sorrentino - che coniuga diamo bene, al centro di Indagine, l’analisi della dimensione politi- troviamo un sotto-plot erotico: co-sociale italiana con la speri- questioni sentimentali di gelosia e mentazione formale. tradimento.Tutto ciò però lo sco- priremo solo nel corso della nar- razione. Indagine inverte la strut- tura standard del giallo. L’omicida è noto dall’inizio. Alla fine, scopri- remo i suoi moventi e l’impossi- bilità del commissario di essere riconosciuto come colpevole.

anniversari a 50 anni da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto Cinema MARINA CICOGNA: Ricordi... “IL PIÙ STRAORDINARIO, TECNICAMENTE E VISIVAMENTE, RESTA PETRI” di C.B. Poi il film è pronto ed esce pochi giorni dopo piazza Il ricordo della produttrice. Fontana. Gira la voce che lei abbia organizzato, a scopo precauzionale, una proiezione Come ha deciso di produr- Eppure, Ugo Pirro per le alte cariche della polizia. re Indagine su un cittadino ricorda tensioni sul set, È così? al di sopra di ogni sospetto? dovute a comportamenti scostanti di Volontè… No. Non è esatto. Ho organizzato La Euro Film International era dell’amante come in un mondo una proiezione privata per alcune partita come società di distribu- No. La verità è che all’epoca, in avulso dalla propria quotidiani- persone che volevo vedessero il zione. Quando ho cominciato ad quel mondo politico di estrema tà. Quindi, per esempio, non an- film, tra le quali Gian Luigi Ron- occuparmene personalmente mi Sinistra per me poco comprensi- dava bene un’attrice, pur carina di. Ma io non andai in censura. E sono resa conto che la distribu- bile, c’erano forti disaccordi tra e brava, come Annie Girardot, a censura non ci fu. Io sono sempre zione nazionale era un orizzon- Pirro e Volontè. Ma soprattutto in cui pensava Pirro, se non ricordo stata piuttosto distaccata dai pro- te un po’ ristretto. Quindi, con i una fase successiva, con La classe male. Ci voleva qualcuno di più blemi politici portati al cinema. guadagni dei film di successo che operaia va in paradiso. Con Indagi- particolare. Era difficile trovare In quegli anni, per dire, mi occu- avevo distribuito, ho deciso di ne ero quasi sempre sul set e non un personaggio di quell’età, con pavo anche di Fratello sole, sorella passare alla produzione. Di fatto ricordo tensioni. Quando gira- una caratterizzazione un po’ eso- luna. Non ero particolarmente in- Indagine è stato prodotto dalla rono in spiaggia – io quel giorno tica. Florinda Bolkan mi è parsa teressata all’uso politico dei film, Euro tramite l’intermediazione non ero con la troupe, vidi però perfetta. Petri fu quasi subito d’ac- anche se dopo piazza Fontana po- iniziale di Daniele Senatore. Sena- il girato - Petri si divertì anche a cordo. Per gli abiti ci rivolgemmo teva sembrare che Indagine avesse tore proponeva delle cose, ma poi fare qualche scherzo a Gian Ma- alla Sartoria Tirelli, per trovare fatto da precursore. Infatti, Rondi eravamo noi alla Euro a prenderle ria. Ma non ho mai visto Volontè cose non scontate. Augusta si mi disse ‘Siete degli incoscienti, in carico. In quel periodo volevo tranquillo e collaborativo come vede pochissimo in esterno. Negli avrete dei problemi’. Forse io sono trovare registi già promettenti, in quella occasione: sempre di ot- interni domestici non la volevo sempre stata un po’ incosciente… ma non ancora glorie nazionali timo umore. Petri, dal canto suo, vedere in vestaglia. Quindi veste come Visconti o Fellini. Andai a assieme a Luigi Kuveiller, lavorava queste specie di palandrane in Il film poi va molto bene vedere A ciascuno il suo e mi piac- in modo impeccabile. Se non sba- stile Fortuny. Il compito del pro- e vince l’Oscar al Miglior que molto. Quindi chiesi a Sena- glio, il film fu terminato con un duttore è proprio di far funzionare Film Straniero. tore di portarmi la sceneggiatura giorno d’anticipo rispetto al piano meglio i dettagli, renderli più cre- di Indagine. di lavorazione. Ho avuto a che fare dibili, intervenire sul cast. Anche Il film a Cannes avrebbe dovuto con tanti grandi registi. Per me il come spettatrice, per me il cast vincere il Grand Prix du Festival. Ha sempre detto che più straordinario tecnicamente e è una delle cose più importanti. Ottenne invece solo il Premio la lavorazione procedette visivamente resta Petri. Un’altra cosa che ci ha dato qual- Speciale della Giuria. Quando fu senza intoppi. Conferma? che problema è stato il finale. nominato agli Oscar, se mi aves- Fu lei però a suggerire molti sero chiesto quante chance aveva Se devo pensare a un film la cui re- elementi del personaggio Se non sbaglio ne avevate di vincere da uno a dieci, avrei alizzazione non ha dato problemi, di Augusta Terzi e a proporre previsti tre… detto zero. A Hollywood ci sarem- questo è Indagine. Con Petri sia- Florinda Bolkan per la parte. mo potuti andare io e Senatore. O mo diventati amici. Volontè aveva Esatto. Poi quello che piaceva a me Florinda. Non certo Petri o Pirro, rotto un contratto con la Euro per Una delle poche cose su cui avevo fu quello scelto da Petri, con l’ipote- che non avrebbero mai avuto il fare Metti, una sera a cena. Aveva perplessità con Elio era la caratte- si del sogno che rende più ambigua visto. Ma un po’ non ce l’aspetta- quindi firmato un’esclusiva per rizzazione del personaggio della la confessione finale. Non ricordo vamo, un po’ avevamo tutti molto fare altri film con noi. Dunque, vittima. In partenza il commissa- con esattezza i due finali scartati. da lavorare. Insomma, ci fu una cercavo qualcosa da fare anche rio aveva un’amante imprecisata. Ricordo che l’ipotesi onirica era as- specie di incoscienza collettiva… con Volontè e il film di Petri cade- A me sembrava che il commis- sente e il commissario veniva arre- una cosa un po’ da cretini. E così va a fagiolo. sario dovesse entrare nella casa stato in modo più realistico. nessuno andò a ritirare il Premio.

58/59 cinema e musica

NOI SIAMO LE COLONNE 78 GIRI DI COMPLICITÀ intervista al M° Vince Tempera

di NICOLE BIANCHI

Curatore e direttore d'orchestra del concerto dedicato al centenario di Federico Fellini a Rimini, il Maestro milanese riflette sul regista e il suo rapporto con la musica, in una ampia panoramica sullo stato di salute delle colonne sonore del nostro cinema.

Maestro, un concerto dedicato a Fellini ‘mettendo in fila’ le sue più celebri colonne sonore potrebbe sembrare una cosa semplice, ma così - s’intende - non può essere: quali sono i criteri con cui lo ha assemblato per la messa in opera?

Il presupposto è che la musica, per un film, sia la sua anima, quel- la che rimane nei decenni. Ed è quella che dà l’emozione: noi pos- siamo anche dimenticarci le facce degli attori, ma la musica ti rima- ne, crea un’emozione. Per questo concerto ho quindi sfruttato mol- to le partiture di Nino Rota, fratello artistico di Fellini, mettendole in progressione, dai film più antichi ai più recenti – da La strada a Giulietta degli spiriti, da Cabiria a 8½, fino al Casanova, film strano e sperimen- tale per Rota: lui scrive la musica come i sogni di Federico Fellini.

cinema e... cinema e musica - noi siamo le colonne La musica, più del cinema, forse perché impalpabile e non visibile, sembra avere molto a che fare con il sogno: pensando alle musiche di Rota e Fellini, cosa individua in queste che si può definire C’è un film italiano recente ‘felliniano’, tanto quanto di cui le è rimasta impressa l’aspetto visionario la parte musicale? e narrativo? Non mi sovviene nulla, al mo- Qui ci ricolleghiamo alla gioventù mento. Ma impregnato di Rimi- di Fellini a Rimini: era prima del- ni, e dell’atmosfera felliniana, la Guerra, quando c’era tutta la Cos’hanno le musiche dei film considero Andrea Guerra uno musica americana vietata. E, nel- di Fellini di tale efficacia degli autori che ha dato un po’ di le parti musicali che poi Rota ha da restare perennemente fantasia al cinema. Purtroppo, è la scritto, si sente quell’eco: sa, i re- nella memoria collettiva, televisione che sta ammazzando la gisti sono loro che comandano, e al di là dell’essere – o meno – colonna sonora, per motivi com- ti dicono ‘vorrei una musica così’, appassionati di cinema? merciali, per cui devi riempire la e ti danno il 78 giri di Benny Good- puntata della fiction con più musica man o di Gershwin, e tu musicista Una volta i compositori di cinema possibile, ‘per prendere più SIAE’, riecheggi in queste partiture gli scrivevano un tema e il tema stava ma questa musica a volte è inutile, esempi musicali suggeriti. Ogni esattamente in una scena di due/ o utile a coprire l’assenza di rumori, tanto Rota, nei suoi arrangiamen- tre minuti: molti registi chiede- perché farli a volte costa un turno, ti, mette insieme partiture ‘all’a- vano ai compositori di registrarle allora si risparmia sul rumorista, a mericana’, con passaggi alla De- prima, poi facevano muovere gli favore di ‘tre violini in più’. bussy, che rappresenta ‘il sogno’. attori su quel suono, e questo ri- Senza dimenticare che il teatro te- mane, perché sono temi studiati Domanda fantasiosa, desco ha avuto una forte influenza ad hoc, e non fasce musicali ano- ma trattandosi di Fellini su Rota: se si esamina La dolce vita nime, come adesso. ci è concessa. Se lei oggi avesse sembra Mackie Messer. l’opportunità di fare Lei, Maestro, è anche una chiacchierata con lui, Lei ha intuito dove risiedeva compositore di musiche c’è un tema, di qualunque la complicità personale, da grande schermo: natura, di cui le piacerebbe e artistica, di Fellini e Rota? com’è la musica da film disquisire con lui? in Italia in questo momento? La complicità stava proprio nel Se ci fosse Fellini vivo, mi piace- 78 giri. Mediocre. È una musica di routi- rebbe ascoltarlo quando parla, ne. Manca la composizione: com- stando io zitto. E senza musica di Fellini, successivamente, porre non è facile, certo, bisogna sottofondo, perché coprirebbe la ha scelto Bacalov e Piovani: essere ispirati, ma molti composi- sua ‘vocina’, che invece andrebbe sono cambiate le musiche? tori attuali scrivono come è stato ben sentita. insegnato loro in conservatorio, Sono un po’ più sfumate, c’è stata più sono molto standard. Manca quel applicazione ‘di mestiere’: con Rota, ‘fattore X’ in più che dà l’originalità. invece, c’era un tocco originale.

60/61 cinema e animazione

LE IDEE SONO IL NOSTRO PUNTO DI FORZA, PERÒ MANCANO LE RISORSE

di NICOLE BIANCHI

Intervista a Valentina Mazzola sceneggiatrice

Nata a Bergamo nel ‘72, si forma in filosofia a Bologna, e in scrittura alla Scuola Holden di Torino: dopo qualche anno come redattrice di volumi didattici, copywriter per agenzie pubblicitarie e attività di uf- ficio stampa per eventi d’arte, iniziare a lavorare come autrice e sce- neggiatrice, collaborando con Bruno Bozzetto per i soggetti e le sce- neggiature de I Cosi, Psicovip, Bruno the Great, tra gli altri. È autrice e/o co-sceneggiatrice di film e serie tv, soprattutto dedicati al pubblico dei più piccoli: La Stella di Andra e Tati, Topo Tip (serie 1, 2, 3), Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi, Mini Ninjas, Max & maestro, Nefertina.

Qual è lo stato di salute soprattutto con quest’ultima, e sappiamo non essere eque, cose dell’animazione italiana? se sono – ad esempio – direttrice che non permettono di lavorare Sta bene da una parte, forse non di scrittura su una serie, c’è poi la appieno con la serenità che si do- benissimo dall’altra: sta bene mia corrispettiva francese, che è vrebbe avere, soprattutto quan- perché è produttiva, ci sono molto più pagata, e quindi può do si lavora con l’animazione tante idee, noto sicuramente permettersi di seguire un’unica per l’infanzia. Io, che sono molto ‘bellissime teste’ connesse ad al- serie tv all’anno, dunque può es- attenta a come si comunica per i trettanta bellissima creatività, e sere molto più attenta e dedicata. bambini, ai loro desideri di visio- tanta voglia di fare; meno bene, Non significa che sia più o meno ne, e al panorama internazionale, secondo me, sul fronte delle capace, ma di certo è più agevo- percepisco un po’ di paura nell’o- poche risorse, rispetto ad altre lata, mentre – spesso - io e i miei sare fare di più, ma perché non nazioni. Ho l’opportunità di la- colleghi italiani ci troviamo a fare c’è la possibilità di fare troppo, lo vorare a co-produzioni interna- le cose di corsa, con poche risor- so, e forse proprio per la mancan- zionali, con Canada o Francia, se, dovendo accettare cifre che za di risorse. cinema e... cinema e animazione Cosa potrebbe fare l’animazio- Le istituzioni sono presenti a ne italiana per rafforzare una sostegno dell’animazione? Qua- vera credibilità internazionale? li sono gli appuntamenti nazio- Potrebbe essere un po’ più or- nali - e non - in cui il settore rie- gogliosa: abbiamo grandi autori sce ad avere un’efficace vetrina? e, veramente, belle idee, invece Per il mio mestiere di scrittura, noto sempre un po’ di sudditanza quello istituzionale non è un am- rispetto all’estero, sudditanza psi- bito con cui ho contatto diretto, cologica. Nella scrittura, quando ma so che esistono parecchi ban- capita di confrontarsi con qual- di e qualche produzione sta pren- cosa scritto da un americano, si è dendo buoni fondi da investire. subito tentati dal dire: ‘ah, dev’es- Per quanto riguarda, invece, le sere bellissimo!’. Questo perché associazioni di settore, si stanno è americano appunto, o inglese battendo molto, io stessa faccio o francese. E invece non è vero, parte di ASIFA – l’associazione piuttosto sarebbe fondamentale che riunisce gli autori e i profes- credere un po’ più in sé stessi: gli sionisti dell’animazione italiana: italiani sono bravi e creativi, lo sia- per gli autori, si cerca di essere mo sempre stati nel mondo, quin- Qual è il valore aggiunto del no- attenti alle esigenze della cate- di dovremmo smetterla di adulare stro settore animato, in ottica goria e di prodigarsi in tal senso, per forza gli stranieri, perché non mondiale? C’è un’eredità che la compatibilmente alla lentezza è sempre così a prescindere, ma- nuova generazione ha saputo della macchina burocratica. Gli gari loro hanno più risorse ma, raccogliere dai maestri? appuntamenti significativi sono Un titolo italiano (recente), e detto questo, noi siamo altrettan- Noi abbiamo il guizzo di genio e Cartoons on the Bay – posticipato uno internazionale, che reputa to capaci. il saper creare anche laddove si a dicembre per l’emergenza Co- di alta qualità e perché. hanno tanti paletti o pochi sol- ronavirus, poi Annecy, ma anche La famosa invasione degli orsi in di, che però non ci limitano nel la Bologna Children’s Book Fair, Sicilia di Mattotti è una specie di riuscire a cavarcela bene: l’idea è seppur per noi scrittori queste si- dono: l’ho trovato davvero bello, il nostro punto di forza, sempre. ano situazioni un po’ distanti dal ben realizzato sotto tutti i punti di La capacità di raccogliere l’eredi- nostro lavoro. vista, lascia aperte delle doman- tà dei maestri c’è stata e c’è, ma a de, dopo averlo guardato continui differenza loro, per esempio, non La stampa di settore come re- a riflettere. Mi ha colpito per l’ele- riusciamo più a fare lungometrag- cepisce e tratta l’animazione ganza, la bellezza, ma anche per il gi, salvo rari casi, come La famosa italiana? C’è sinergia, valoriz- messaggio perché, per il mio lavo- invasione degli orsi in Sicilia, un zazione, o l’attenzione è cata- ro di scrittura, tendo soprattutto a prodotto bellissimo eppure senza lizzata dalle produzioni colos- recepire la forza della storia e del il successo sperato. Prosaicamen- sali americane? racconto. Pensando all’estero, UP te: è sempre un problema di dena- Per quello che posso notare e mi rimane nel cuore, ma anche ro. Posso assicurare di aver visto, sapere, non mi pare di vedere Lilo & Stitch, un film con un bel- già scritti e pronti, lungometraggi grande interesse da parte della lissimo messaggio: ultimamente, d’autore, che pure non si riescono stampa. Pensando anche a no- poi, le eroine diventano sempre a realizzare, progetti che potreb- stre serie tv animate, apprezzate più belle, da Frozen in là sono bero essere ottimi film se non anche all’estero, non mi pare di tutte molto belle; alcuni di questi capolavori, e spesso non capisco rilevare che se ne parli come di un film hanno una scrittura un po’ come si possa non voler produrre orgoglio italiano, non ho mai letto più blanda, perché si dà più nutri- film del genere; c’è anche il fattore o sentito granché. mento agli occhi o all’intratteni- della distribuzione da includere mento, mentre altri, come appun- nel discorso, laddove in Italia l’a- to UP e Lilo & Stitch hanno anche nimazione è sempre e solo consi- una sceneggiatura molto, molto derata per i bambini, e in più i co- bella. Come anche Nemo. lossi con cui ti trovi a concorrere sono giganteschi: se esce un film Pixar, un ottimo prodotto italiano finisce, purtroppo, per fare un po’ la parte de ‘il figlio della serva’.

62/63 cinema e fumetto

E va bene, è rigore, ma lo batti tu e lo paro io! Adesso ti faccio vedere!

Ti sto ipnotizzando eh, Nasino. Rigore già parato!

Testi: Guglielmino/Fumasoli Disegni: farina

Beh? Che sta suc- E allora? cedendo? ‘sto rigore? Lo battiamo o no? h hhh hhh sss fss

ma da dove è spuntato questo tizio?!?

cinema e... cinema e fumetto boooom!!!

Oh mio Dio!

Ma che diavo- io…io non so lo sta succe- perché succeda dendo? tutto questo. Ma voi chi siete, dove mi trovo?

h Ma sarà morto Direi di si ma poi che ci hh quello sul- frega, Meglio così. Con hhh l’aereo? la guerra in corso po- sh teva anche essere ss un nemico… fss

Oh no, non è possi- bile! Non di nuovo!

… continua…

A cura di Bugs Comics 64/65 cinema e cibo

FEDERICA DI GIACOMO: L’IRONIA, IL RISPETTO E LA MAYONNAISE AL WASABI

di ANDREA GROPPLERO DI TROPPENBURG

Parla di ‘tempi’, quanto sono importanti i tempi di cottura del suo cinema e quali sono ma alcuna direzione agli eventi, gli altri tempi importanti questi si svolgono esattamente nella realizzazione di un film? per come li ho scritti. Credo che Federica, lei è spezzina vero? Qual è la sua cucina preferita e, questo sia energia pura, che passa, se si dovesse immaginare come una cuoca nel suo lavoro Certamente c’è il tempo di rice- che risuona tra le persone. Poi c’è il cinematografico, quali sono gli ingredienti che sente più vicini zione di una storia. Lavorando montaggio, che è la fase di rielabo- al suo cinema? con il reale tra l’identificazione di razione di tutta l’esperienza del film. una storia, l’entrata nel profondo Io da spezzina amo il pesce in tutte le sue forme. Questa metafora, per il dell’essere umano che la interpre- Quale è il momento in cui cinema che faccio io, è assolutamente azzeccata, il mio è un cinema arti- ta, e la realizzazione del film, passa sente che sta davvero gianale che pesca in ciò che ho intorno, il cui ingrediente fondamentale un tempo solitamente abbastanza cucinando tutti gli elementi sono gli esseri umani. Quando incontro una vicenda che mi affascina, lungo. Una storia deve risuonare del piatto? che mi piace, dietro c’è sempre un essere umano con la sua storia unica. dentro di me per poterla raccon- Un altro elemento è l’imprevedibilità. Proprio questo mi porta ad essere tare, poi c’è il tempo dell’osserva- Il momento in cui decido di fare più vicina al cinema del reale che alla finzione. Nella finzione mi sembra zione, in cui ho una visione e uso un film è il momento in cui ho di mettere in scena qualcosa che ho imparato, qualcosa di noto, a me la tecnica dell’osservazione visiva avuto una sensazione fortissima invece piace scoprire qualcosa di nuovo e questo ha a che fare con un e delle ripetizioni e poi l’ascolto, nei confronti di una storia o di un altro elemento: il tempo. Si tratta di aspettare che le cose succedano ed che per me, che vengo dal teatro personaggio. Poi, come ho detto, essere pronti in quel momento. Ecco l’imprevedibile che avviene, quan- danza, è fondamentale. È il suono comincia la lunga osservazione e do meno te lo aspetti. Un altro elemento è l’ironia, cioè la possibilità per della parola, la sua musicalità che scrittura, ma è nella fase delle ri- l’autore e lo spettatore di ribaltare il punto di vista. Per me l’ironia è una spesso fa risuonare dentro di me la prese che ho davvero la percezio- filosofia di vita che ci dice che tutto è relativo e temporaneo. L’ironia si storia. Dopo questa fase comincio ne che il film ci sia. Poi nel mon- avvicina al grottesco, puoi soffrire e il momento dopo ridere, l’ironia ci a scrivere il progetto e questa fase taggio, affini questa esperienza, dice che non c’è un solo punto di vista, una sola canzone, un solo stato può durare anche uno o due anni, componi il piatto. Sicuramente d’animo e in questo a mio avviso consiste un pezzo importante del cine- poi inizio le riprese. La magia che per me è la ripresa la fase fonda- ma del reale che faccio. succede è che senza che io impri- mentale della cucina. cinema e... cinema e cibo FEDERICA DI GIACOMO: L’IRONIA, IL RISPETTO E LA MAYONNAISE

AL WASABI Tonno fritto agli agrumi e menta, con mayonnaise al wasabi

Ingredienti per 4 persone 500 gr. di tonno fresco, a cubetti di 2 centimetri per lato 100 gr. di scorze di arance e limoni (senza succo) 100 gr. di soia Usa delle tecniche di cottura particolari, nei suoi film? 100 gr. di menta Per la mayonnaise al wasabi Sicuramente una certa propensione all’ascolto e un’assoluta assenza 2 uova sgusciate della fretta. Questo non solo nella fase di osservazione, ma soprattutto 10 gr. di wasabi nella fase delle riprese. È fondamentale non avere fretta di dare lo stop. olio di semi Anzi, per me questa è ormai una tecnica consolidata, continuare le ri- olio di oliva prese anche dopo la risposta, è proprio nel momento in cui le persone succo di un limone credono di non essere osservate dalla camera che dicono le cose più im- sale portanti, più intime. Ci vuole molto rispetto delle persone ed io vengo percepita come granitica dalle persone che racconto, è proprio questa percezione di me a far sì che questi si scordino della mia presenza a lun- Preparazione go andare, e i miei collaboratori hanno il divieto assoluto di interrom- pere le riprese di immagini e suono senza prima chiedermelo, è proprio Marinare 500gr di tonno fresco nel fuoriscena che avvengono spesso le cose più significative. Il rispetto a cubetti in soia, scorze di agru- non è semplicemente una qualità etica, è la misura della distanza con il mi e menta, per quattro ore. Poi, soggetto, è una posizione che non giudica, che capisci lì per lì istintiva- passare nel pangrattato e cuocere mente, e se non lo senti c’è un problema. Il rispetto è qualcosa che poi nell’olio di semi per 30 secondi. vedi sullo schermo. A parte, preparare una mayon- naise con wasabi, e aggiungere Secondo lei, qual è il suo tocco particolare? al tonno.

Sicuramente c’è una passione per il lato surreale delle cose, una pas- sione per il mistero e gli ultimi, che elaborano una strategia precisa di sopravvivenza.

Mi dà una ricetta?

Il primo approccio che ho avuto con la cucina è stato grazie a mia nonna, che mi ha fatto amare la farina di castagne. Mio nonno era partigiano e lei si rifugiò nelle grotte della Lunigiana, e l’unica cosa che c’era erano le castagne e la loro farina. Quindi io vengo dalle castagne, poi mi sono trasferita in Sicilia e li ho trovato questa ricetta:

66/67 cinema e istituzioni UN MUSEO PER CONNETTERE IL PASSATO CON IL FUTURO

di GIANNI CANOVA

Da qualche mese direttore del Museo del Cinema di Torino, Domenico De Gaetano espone in questa intervista la strategia e la visione a cui intende ispirare il suo operato una volta cessata l’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19.

54 anni, un curriculum da studioso di cinema e organizzatore di proget- ti artistici ed eventi multimediali con registi, compositori e architetti come Peter Greenaway, Atom Egoyan, Michael Nyman, Brian Eno, Emir Kusturica, David Cronenberg e Daniel Libeskind, da qualche mese Do- menico De Gaetano è il nuovo direttore del Museo del Cinema di Tori- no. Abbiamo dialogato con lui nei giorni difficili di chiusura del Museo per l’emergenza legata alla diffusione del COVID-19, nella convinzione che proprio nei momenti più bui sia necessario avere la forza per pensa- re al dopo e per progettare il futuro.

Il Museo del Cinema di Torino è uno dei musei più visitati d’Italia e si è conquistato negli anni una reputazione molto solida sia presso gli addetti ai lavori che presso il grande pubblico. Con che spirito e con che progetti ne ha assunto la direzione?

Io parto da un’idea molto semplice: proiettare il Museo nel futuro. Nel 2020 il Museo del Cinema compie 20 anni: vorrei che questo anni- versario fosse non solo una ricorrenza da festeggiare ma anche un’oc- casione per pensare a come sarà, e a come potrebbe essere, il Museo fra altri 10 anni. cinema e... cinema e istituzioni Cambierà anche le modalità di accesso al Museo?

Sfruttando la posizione strategi- ca nel centro della città, intendo aprire la Mole a tutti i cittadini, trasformando la hall di ingresso e il giardino annesso in una sorta di ‘piazza’multimediale accogliente, liberamente fruibile tutto l’anno dai visitatori. Un luogo friendly, uno spazio social in tutti i sen- si, con riviste e libri di cinema in consultazione sui tavolini della caffetteria, merchandising perso- nalizzato in vendita al bookshop, installazioni e opere d’arte nel giardino, terminali touch screen per l’acquisto dei biglietti, totem In questi ultimi 20 anni il cinema digitali informativi, e così via. e tutto l’universo della comuni- cazione audiovisiva hanno cono- Oggi, ad esempio, lo spettatore Fin dalla sua nomina, Continuerà la politica sciuto una trasformazione epo- che accede all’Aula del Tempio, ha sempre insistito molto delle mostre temporanee? cale. Forse è venuto il momento il cuore spettacolare del Museo, sulla centralità del rapporto di ripensare anche all’impianto si sdraia su una chaise longue e con il pubblico… Senz’altro e vorrei che fossero museale disegnato a suo tempo: osserva le immagini proiettate su grandi mostre internazionali, ma- lo scenografo svizzero François schermi tradizionali. Tutto ciò va Un Museo è vivo solo se ha un gari coprodotte con alcune delle Confino aveva disposto delle sce- bene, ma non ci si può fermare rapporto con il pubblico mol- principali istituzioni museali eu- nografie all’interno della Mole per qui: ormai il nostro rapporto con to stretto. Il pubblico cinéphile ropee. Dopo la mostra prevista accompagnare il pubblico in spazi le immagini è cambiato, io sogno ormai è consolidato, dobbiamo per il prossimo autunno su Dario diversi che favorissero la cono- di fare dei video mapping sulla ora allargare verso pubblici più Argento, che quest’anno compie scenza delle varie fasi o dei vari cupola della Mole, chiamando a vasti, non necessariamente spe- 80 anni e che a Torino ha girato generi della Storia del Cinema. farli artisti come – che so – Chri- cialistici, e dobbiamo fare tutto il alcuni dei suoi capolavori, nei Credo siano maturi i tempi per stopher Nolan, Michel Gondry. possibile per farci capire anche da mesi e negli anni successivi sono un percorso di rimodellazione, o Chi viene a visitare il Museo deve quelli che hanno visto solo Harry in programma 'Green' (sulla rela- di ripensamento. Anche e soprat- avere la sensazione di aver fat- Potter, i supereroi o le serie tv, e zione fra uomo e natura attraverso tutto per connettere la storia del to un’esperienza unica, e di aver non hanno la più pallida idea di il cinema, dai Lumière a Avatar), cinema, il passato che abbiamo visto cose che solo qui poteva cosa sia Cabiria. Sono convinto 'Heroes' (sulle figure dei supere- alle spalle, con il presente tecno- vedere. Come è noto, il Museo che la missione di un museo non roi, da Maciste alla Marvel), 'Egit- logico-digitale e con il futuro. possiede una collezione incredi- sia e non possa essere solo quella tohollywood' (che ha l’ambizione bile e inestimabile di pezzi legati della conservazione e della nobi- di far dialogare le due collezioni Cosa significa questo al Pre-Cinema: lanterne magiche, litazione del passato. Un museo del Museo del cinema e del Museo nel concreto? zootropi, kinetoscopi, e così via. deve anche essere un dispositivo Egizio) e infine una grande mostra Può fare qualche esempio? Per me sono un po’ come i dino- di interrogazione del presente di su Tim Burton, probabilmente in sauri dei nostri nuovi sistemi di esplorazione e di ricerca continua. collaborazione con il MoMA di Vorrei un Museo più immersivo. E visione. Vorrei riuscire a collegare New York. Una volta usciti dall’e- più capace di riconnettere il pas- questo patrimonio ‘archeologico’ mergenza che ci attanaglia, vorrei sato con le forme contemporanee con il nostro tempo, quasi produ- che il Museo diventasse sempre di produzione e fruizione di im- cendo un cortocircuito fra la lanter- più innovativo, interattivo e inter- magini in movimento. na magica e l’iPhone. nazionale.

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CINEMA ITINERANTE, SOTTO IL SEGNO DI ETTORE SCOLA

di MARGHERITA BORDINO

Cinemovel raccontato dai fondatori, Elisabetta Antognoni e Nello Ferrieri, e dal project manager, Vincenzo Bevar: da qui, la nascita di altre esperienze, quali Libero Cinema in Libera Terra, che proietta film sui beni confiscati e restituiti alla legalità, e Schermi in classe.

Come nasce Cinemovel? Nasce dalla passione per il cinema, i viaggi, l’avventura e per l’Africa. Alla fine degli Anni ‘90, durante un viaggio in Madagascar, ci siamo tro- vati di fronte a diverse persone riunite in un vecchio cinema coloniale, circa seicento spettatori, che guardavano un film davanti a un monitor Cinemovel ha un percorso inter- televisivo. Ci siamo chiesti come mai, in un Paese così, fosse impossi- nazionale ma uno anche italiano. bile proiettare film, e di autori africani, e perché non farlo all’aperto. Da La nostra idea iniziale era che questo viaggio inizia una ricerca di cinema e autori che ci porta nel 2001 Cinemovel si occupasse solo di in Mozambico a realizzare il primo progetto di quello che poi diventerà Africa, poi nel 2006 abbiamo in- Cinemovel, il cinema itinerante: una carovana di cineasti mozambica- contrato la cooperativa ‘Placido ni e un gruppo di italiani che per quattro mesi allestiscono tutte le sere Rizzotto – Libera Terra’ e con uno schermo, con delle casse e un proiettore, in diverse parti del Paese, loro è nata l’esperienza di “Libe- incontrando migliaia di persone, che non avevano mai visto un film, e il ro Cinema in Libera Terra”, pro- cinema itinerante è stato anche lo strumento per una campagna di co- iettando film sui beni confiscati municazione sull’Aids. e restituiti alla legalità. Da questa esperienza abbiamo scoperto che Cosa succede durante queste proiezioni itineranti? in Italia molte città sono prive di Di tutto. Ci sono situazioni in cui le persone si esaltano per la storia che sale cinematografiche, così abbia- è raccontata nel film perché non l’hanno mai incontrata; ci sono dibat- mo deciso di entrare un po’ di più titi che vanno oltre la serata stessa e proseguono nei giorni. Il cinema ha nel vivo del nostro Paese ed è nato da sempre questa capacità, quella di scatenare nelle persone curiosità 'Schermi in classe'. e interesse. social movie attorno a un tema, a una storia, a un film. Con “Schermi in classe” sono nate tante attività che riguar- dano sempre la visione in quanto ci siamo resi conto che è diffici- le mettere le nuove generazioni davanti a un film senza un’attiva di preparazione, senza costruire un modello didattico per entrare dentro quelle storie.

Come avviene la selezione dei film che portate nelle scuole o nelle piazze? C’è una sorta di ‘modello di Ci- nemovel’, che è quello di andare Il Coronavirus ha stravolto la alla scoperta di alcuni titoli – gra- nostra società. Come immagi- 'Schermi in classe' appartiene zie, anche, all’aiuto di Fabrizio nate il futuro di Cinemovel? a un progetto molto più ampio, Grosoli, che spesso è consulente Il cinema è un’espressione della a Cinemovel Campus. alle programmazioni dei progetti società di relazione, è l’arte più Dentro Cinemovel Campus con- italiani - che sono appena stati razionale che conosciamo. Avre- fluiscono le esperienze di forma- ai festival o che sono usciti dalla mo voglia di tornare come prima zione e di didattica promosse in sala, e poi ci confrontiamo con le a fare festa o saremo cambiati? Da Italia e all’estero. Con 'Schermi in esigenze delle realtà che raggiun- questo punto di vista l’esperienza classe' abbiamo iniziato in Italia giamo, nel caso delle scuole, con di andare nei luoghi, di misurarci dal 2010, sempre rispondendo a gli insegnanti e con i ragazzi stessi. con il pubblico nelle periferie, nei un incontro, in questo caso vir- La scelta del film è una parte del giardini pubblici, per noi è sempre tuale, con alcuni insegnanti che percorso e del progetto! stato un termometro per misurare iniziavano a chiederci se fosse la temperatura del nostro rappor- possibile portare il cinema anche to con lo spettacolo, speriamo di nelle scuole. I dati oggi sono spie- Ettore Scola figura come presi- poter tornare a farlo. tati, la distanza di una scuola da dente onorario. Come mai que- una sala cinematografica è attor- sta scelta? Perché il cinema non deve no ai 30/40km, in alcune aree del È una scelta che va oltre l’amo- smettere di essere itinerante? nostro Paese, quindi la visione di re per il suo cinema. In primis Perché le immagini in movimen- un film per una scuola che deci- perché Riusciranno i nostri eroi a to raccontano di qualcosa che de di andare al cinema spesso si ritrovare l’amico misteriosamente non è statico, che non è possibile configura come una vera e propria scomparso in Africa? di Scola è il fermare. Questa dinamicità del- gita scolastica. L’idea è stata quel- film che ancora oggi sa raccontare le immagini la ritroviamo anche la di riallestire sale cinematogra- benissimo il rapporto dell’Italia nella visione, nella possibilità di fiche all’interno delle scuole, di con l’Africa, e poi perché quando proiettare un film che magari non permettere a queste di creare un lo abbiamo incontrato, ancora ha avuto una distribuzione, di far momento di attività interclasse prima di ipotizzare che diventasse condividere a pubblici diversi, presidente onorario, ha racconta- lontani tra di loro, quell’esperien- to che il primo film che ha visto lo za, e poterla misurare in diretta. ha visto a Trevico, il suo paese d’o- Il cinema itinerante crea collega- rigine, grazie al cinema itinerante, menti, rapporti tra le persone, e a un film di Stanlio e Ollio. Il suo questo aspetto non si può rinun- imprinting non poteva non incon- ciare. Davide Barletti, regista de trare la nostra esperienza. La guerra dei cafoni, è venuto con noi in Costa d’Avorio e lì i ragazzi di una scuola lo hanno intratte- nuto per ore con domande su un film che è tra i pochi a raccontare per bene l’adolescenza. Davide è tornato da quel viaggio con tan- tissime idee, proprio perché la qualità dell’esperienza che c’è al centro del cinema itinerante è un motore sia per la creatività sia per la comunità.

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L’IMPATTO DEL COVID-19 SUL CINEMA: DATI DI SCENARIO E PRIME MISURE DI INTERVENTO PUBBLICO

DI IOLE MARIA GIANNATTASIO, MONICA SARDELLI, BRUNO ZAMBARDINO

re il Coronavirus (DPCM 9 marzo deciso di seguire la stessa strate- 2020). Il provvedimento segue gia. Coraggiosamente, il rilascio alcune forti limitazioni all’assem- di uno dei titoli italiani più attesi bramento di individui in luoghi di della stagione, Volevo nasconder- intrattenimento collettivo. Pro- mi di Giorgio Diritti, Orso d’ar- prio la chiusura delle sale in alcu- gento a Elio Germano nei panni ne regioni e province d’Italia, con- del pittore Ligabue, era previsto siderate zona rossa, aveva portato per il 27 febbraio, poi posticipato alcune produzioni e distribuzioni al 4 marzo. Il film è simbolo della a posticipare l’uscita dei propri situazione di profondo rosso in film. Tra questi, Si vive una volta cui è improvvisamente precipita- sola, ultima fatica di Carlo Verdo- to il nostro cinema: uscito quan- ne, prodotto da Filmauro e inter- do già gran parte delle sale, in pretato dallo stesso Verdone con particolare al Nord, erano chiuse Rocco Papaleo, Anna Foglietta e e alle altre era fatto obbligo di Max Tortora, la cui presenza in mantenere la distanza di sicu- sala, prevista per il 26 febbraio, è rezza tra gli spettatori, il film ha stata spostata a data da destinar- avuto una vita cinematografica di si. Altra “vittima” dell’emergenza soli 4 giorni (prima della serrata epidemiologica COVID-19, l’atte- delle sale), guadagnando al box sissimo venticinquesimo capitolo office 115.906 euro. In generale, Italia del cinema della saga James Bond, No Time to l’ultimo week end di apertura dei in profondo rosso Die diretto da Cary Fukunaga, la cinema ha fatto registrare al box cui produzione per la prima volta office un incasso complessivo di Una misura senza precedenti ha ha toccato il Sud Italia, con ripre- 439mila euro, -79% rispetto ai 2 interessato le sale cinematografi- se, tra l’altro, a Matera e Gravina milioni di euro dell’infausto week che italiane, chiuse su tutto il ter- in Puglia. L’uscita del film, con end precedente, uno sconfortante ritorio nazionale dall’8 marzo al 3 Daniel Craig per l’ultima volta nei -95,41% sul 2019. Dall’inizio dell’e- aprile (al momento in cui scrivia- panni di 007, era prevista ad aprile mergenza si contano 100 film mo non possiamo prevedere gli ma è stata rimandata al prossimo bloccati che potrebbero aumen- ulteriori eventuali sviluppi) a cau- novembre. tare se le misure di emergenza do- sa delle disposizioni per contene- Non tutti i film hanno tuttavia vessero estendersi ulteriormente.

scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema e Audiovisivo I record 2019 un lontano ricordo

E pensare che il 2020 era partito decisamente in discesa. Fino al 20 di ricavi e i 6,7 milioni di ingressi al cinema non sono infatti minima- febbraio, e dunque prima dell’emergenza Coronavirus, il botteghino mente avvicinabili alle cifre del 2019 (con riduzioni di oltre il 15%) e italiano aveva mostrato un incremento del 25% rispetto ai primi mesi soprattutto del 2018 (con perdite superiori al 33%). La chiusura delle del 2019. Sul buon andamento dei ricavi al cinema aveva sicuramente sale a marzo ha infine comportato perdite in ricavi e biglietti dell’ordi- influito il cosiddetto “effetto Zalone”, in sala a Capodanno con Tolo ne dell’85% sui due anni precedenti. tolo, la sua opera prima da regista, la quinta in totale, che ha incassato più di 46 milioni di euro per 6,7 milioni di biglietti staccati, circa un Il buon inizio del 2020 era stato la ciliegina sulla torta di un 2019 altret- terzo degli incassi e biglietti totali nel primo trimestre 2020. L’intero tanto positivo per l’Italia, che aveva fatto registrare la crescita percen- box office di gennaio aveva fatto registrare poco meno di 104,3 milioni tuale maggiore in Europa in termini di presenze – e aumenti di incassi di euro di ricavi, rispettivamente il 34% e il 32% in più rispetto al 2019 e e presenze dell’ordine rispettivamente del 15,3% e 14,2% – grazie anche 2018. I biglietti totali venduti a gennaio sono stati 15,75 milioni, il 34% agli sforzi promozionali congiunti dell’intera industria che ha sostenuto e 30% in più rispetto allo stesso periodo nei due anni precedenti. La iniziative come Moviement, e la conseguente apertura dei cinema e l’u- situazione è decisamente precipitata a febbraio: i 42,5 milioni di euro scita di titoli di rilievo nei mesi estivi.

Biglietti e incassi del cinema in Italia gennaio-marzo 2020-1018 (M e M€)

BIGLIETTI INCASSI 30,4M 197,1M 174,8M 27,1M 148,73M 22,78M 15,75M 104,26M 12,1M 78,9M 77,79M 11,78M 10M 65,89M 7,9M 7,8M 50,11M 49,6M 42,49M 7,4M 46,9M 6,69M 1,90M 0,32M

GENNAIO FEBBRAIO MARZO TOTALE GENNAIO FEBBRAIO MARZO TOTALE

2020 2019 2018

Fonte: elaborazioni su CineNotes-Cinetel

72/73 Variazione delle presenze al cinema per Paese in Ue

ITALIA 14,2% La situazione italiana preceden- GERMANIA 12,6% te all’emergenza sanitaria è stata REPUBBLICA CECA 12,1% un riflesso del buon andamento del settore cinematografico in CIPRO 11,7% tutto il Continente nel 2019. Gli SLOVACCHIA 9,5% spettatori nei cinema europei LETTONIA 7,9% sono infatti aumentati di oltre ROMANIA 7,1% il 4,5% e sono stati staccati 1,34 AUSTRIA 6,7% miliardi di biglietti secondo Ci- CROAZIA 6,6% neNotes-Cinetel. PAESI BASSI 6,4% FRANCIA 6,0% DANIMARCA 6,0% PORTOGALLO 5,0% SPAGNA 4,7% FINLANDIA 3,8% BELGIO 3,8% BULGARIA 2,4% GRECIA 2,1% POLONIA 1,5% ESTONIA 1,5% UK -0,5% SVEZIA -2,8% LITUANIA -3,1% IRLANDA -4,2% SLOVENIA -9,4% MALTA n.d. LUSSEMBURGO n.d. UNGHERIA n.d.

2018 2019 (STIME)

Fonte: elaborazioni su Osservatorio Europeo dell’audiovisivo

Miliardi di biglietti staccati in Europa (paesi UNIC) 2005-2019 Si stima che il box office in Euro- (28,8%). L’Italia si attesta tra i Pae- pa abbia superato, nel 2019, gli 8,5 si con una quota superiore al 20%. miliardi di euro, in crescita rispet- 1,33 1,34 to agli 8 miliardi del 2018. Nei soli Anche le stime 2019 dell’Osser- Stati Ue gli incassi avrebbero rag- vatorio Europeo dell’Audiovisi- 1,3 giunto i 7,1 miliardi di euro, contro vo sono state più che positive: i 1,25 1,28 i 6,8 del 2018. 52,6 milioni di presenze in più, 1,21 1,21 Il numero medio di visioni in un ovvero +5,5% sul 2018 nell’U- 1,2 1,19 anno per abitante tra i Paesi UNIC nione europea (superando il è 1,5, stabile rispetto agli anni pre- miliardo), rappresentano, dopo 1,17 1,18 cedenti, con dato più alto registra- due anni di decrescita, il miglior 1,09 1,13 to in Irlanda (3,3) e Francia (3,2), risultato dal 2004. 1,09 mentre la classifica delle quote 1,04 di mercato di cinema nazionale sono guidate dalla Turchia (54%), 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 seguita da Francia (35%) e Polonia

Fonte: CineNotes-Cinetel

scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema e Audiovisivo Presenze al cinema in Ue, 2010-2019 (mln, stime) L’aumento delle presenze ha riguardato 19 dei 25 Stati Ue (dove i dati sono disponibili), mentre 5 Stati hanno registrato una tendenza inver- sa e per uno Stato la situazione è rimasta invariata rispetto all’anno 1.007 precedente. 992 985 Nello specifico, la crescita è stata guidata dalla forte ripresa di Germa- 978 nia (+13,3 milioni, + 12,6%), Italia (+13,1 milioni, + 14,2%), Francia (+12,1 964 968 949 milioni, +6,0 %) – che ha registrato la seconda migliore performance dal 1966 – e Spagna (+4,7 milioni, + 4,7%). Dei cinque principali mercati 954 dell’Ue, solo il Regno Unito ha registrato un calo delle presenze cine- matografiche rispetto al 2018 (-9,0 milioni, -2,2%) con un totale di 176,1 911 milioni di biglietti venduti. Tuttavia, nonostante il calo, quello del 2019 906 è stato il secondo miglior risultato in termini di presenze al cinema nel Regno Unito dagli Anni ‘70, dopo il primato del 2018. Le presenze hanno 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 raggiunto livelli importanti in Polonia (+0,9 milioni, + 1,5%), Paesi Bassi (+2,3 milioni, +6,4 %), Repubblica Ceca (+2,0 milioni, + 12,1%) e Roma- Fonte: Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo nia (+1,0 milioni, + 7,1%). Al di fuori dell’Ue, il mercato russo ha nuovamente superato la so- glia dei 200 milioni, registrando un totale di 219,4 milioni di ingressi nel 2019 (+ 9,5% rispetto all’anno precedente). Questo stabilisce un nuovo record nella storia recente e conferma la posizione della Rus- sia come il più grande mercato cinematografico europeo in termini di presenze al cinema, davanti alla Francia. Al contrario, la Turchia ha registrato un calo delle presenze cinematografiche, da 70,4 milioni nel 2018 a 59,4 milioni nel 2019.

Un problema mi due mesi dell’anno. Disney ni internazionali si allineeranno l’impossibilità dell’uscita nelle globale ha rimandato l’uscita di Mulan invece alle nuove pianificazioni sale che costituisce l’elemento (prima solo sul mercato cinese, decise negli Stati Uniti e nel resto cardine per i sostegni ai film. Re- È ormai evidente che nel 2020 poi in tutto il mondo) mentre del mondo, mentre un 30-40% di sterà la necessità per i produttori non assisteremo alle ottime per- successi pluripremiati come Jojo piccole e medie produzioni in- e distributori di prendere accordi formance dello scorso anno. Il ci- Rabbit, 1917 e Piccole donne sono ternazionali salteranno l’uscita al con le varie piattaforme, che d’al- clone Coronavirus sta infatti toc- usciti dalla programmazione. cinema e anticiperanno il rilascio tro canto, pur potendo avvantag- cando anche il resto del mondo A sottolineare la gravità della si- in televisione o sulle varie piatta- giarsi di una potenziale maggiore con effetti un po’ ritardati rispetto tuazione, in Europa è stato rinviato forme on demand. Si tratta di pro- disponibilità di tempo da parte all’Italia, primo Paese occidentale l’evento più atteso della stagione ci- duzioni che in molti casi sono già dei fruitori confinati in casa, si in cui si è manifestata l’emergen- nematografica, il Festival di Cannes. da tempo sui mercati esteri e un trovano anche a dover cancellare za, tuttavia è già possibile descri- eventuale slittamento dei tempi le lavorazioni delle loro produzio- vere alcune evidenze. Il box offi- di uscita penalizzerebbe i distri- ni originali che per ragioni di sicu- ce internazionale del 2019 aveva Le iniziative butori indipendenti italiani che rezza sanitaria non possono esse- raggiunto la cifra record di 31,1 per far fronte ne hanno acquistato i titoli. re realizzate, e quindi a rischiare miliardi di dollari su un totale di all’emergenza Più complicata la questione delle una carenza di nuovi contenuti 42,5 miliardi. Solo gli USA avevano medie produzioni, quelle per le nel prossimo futuro. incassato nel 2019 più di 11 miliar- quali si prevedeva un incasso al Per far fronte all'emergenza, lo di di dollari. Ma il recente stop del Come si è già detto, la chiusura box office inferiore ai 2 milioni di scorso 20 marzo Netflix ha an- mercato cinese prima ancora di delle sale ha bloccato l’uscita di euro, per i quali si sta pensando nunciato la creazione di un fondo quello italiano ed europeo si è tra- 100 film che dovevano essere rila- ad uno slittamento differenziato di 100 milioni di dollari per il sup- dotto in svariati milioni di dollari sciati entro fine aprile, un numero bypassando le sale. Ciò natural- porto dei lavoratori dell’audiovi- di mancati incassi per Hollywood. destinato ad aumentare se si dila- mente interverrebbe sulla defi- sivo: ne usufruiranno soprattutto i Il confronto tra questo periodo e teranno i termini delle disposizio- nizione di opera a destinazione lavoratori delle produzioni Netflix il 2019 è impietoso: Onward, fan- ni governative. Le vite di questi cinematografica, normata dal italiane e del resto del mondo col- tasy di animazione della Disney/ film seguiranno necessariamente decreto del MiBACT che diffe- pite dall’emergenza, mentre 15 Pixar, ha ottenuto al botteghino strade differenti: alcuni, tra i qua- renzia, su questa base, quali opere milioni di dollari sono destinati, 40 milioni di dollari, piazzandosi li il già citato Volevo nascondermi possano avere accesso ai benefici nei Paesi in cui Netflix ha un’am- al primo posto nel fine settimana e altre commedie come il film di come film e quali ai benefici più pia base produttiva, ad iniziative dell’8 marzo, un quarto rispetto Verdone e Ritorno al crimine di limitati destinati agli altri audio- con terze parti ed associazioni per ai 153 milioni di Captain Marvel Massimiliano Bruno, torneranno visivi. Viste le straordinarie circo- sostenere le maestranze dell’in- nello stesso week end dello scor- nelle sale al termine dell’emer- stanze, anche queste disposizioni dustria audiovisiva nel suo com- so anno. In Cina, con 70mila sale genza. Impossibile non seguire saranno derogate (con modalità plesso. Un milione di euro, gestito chiuse, si stimano perdite per questo iter a causa degli obblighi a non ancora note al momento del- da Italian Film Commissions, sarà due miliardi di dollari nei pri- cui sono sottoposti. Le produzio- la scrittura di questo articolo) per destinato, in Italia, alle figure pro-

74/75 fessionali più colpite, come elet- Showtime, HBO, Amazon, Disney 18, che all’articolo 89 istituisce Le prime misure tricisti, montatori, truccatori. avevano in programma sopral- il Fondo emergenze spettacolo, in Europa luoghi per la produzione di serie cinema e audiovisivo. Il Fondo per far fronte L’ora più buia del cinema italiano tv, CBS era in procinto di girare a ha una dotazione di 130 milioni all’emergenza non si limita al comparto distribu- Firenze una serie sui ladri d’arte. di euro, di cui 80 milioni di euro zione, ma nasce infatti più a mon- Si stimano almeno 40 set italiani di parte corrente e 50 milioni per te. Sono diverse le produzioni chiusi sebbene, a causa delle di- gli interventi in conto capitale. Un Creative Europe che hanno deciso di sospendere verse fasi della lavorazione, non successivo decreto ministeriale • Valutare l’effetto del Corona- o rimandare le riprese sul territo- sia semplice dare numeri precisi. stabilisce, entro 30 giorni dalla virus sull’attuazione di ogni rio italiano, prime tra tutte quelle Le sale chiuse, le riprese riman- conversione in legge del decre- schema del sottoprogramma internazionali. La più clamorosa date, la postproduzione neces- to-legge, la ripartizione e le mo- MEDIA: adeguamenti e flessi- rinuncia riguarda Mission Impossi- sariamente ferma (si pensi al dalità di assegnazione di queste bilità ogniqualvolta richiesto e ble, settimo capitolo della saga di doppiaggio dei film stranieri), i risorse che sono destinate a tutti giustificato, nell’ambito del fra- Ethan Hunt interpretato da Tom numerosi festival e rassegne an- gli operatori del comparto. Inol- mework Europa creativa 2020. Cruise, che ha annullato le riprese nullate o sospese in attesa di ri- tre, al di fuori del Fondo di 130 mi- • Cambiamenti più sostanziali, previste a Venezia e a Roma con programmazione, si traducono lioni, il decreto-legge prevede la che richiedono una modifica del grave danno sia per il comparto in molti lavoratori del cinema e sospensione dei versamenti delle programma di lavoro, dovranno che per il mancato ritorno di im- dell’audiovisivo a casa senza che ritenute, dei contributi previden- essere discussi e approvati dal magine. Alla Paramount si sono siano loro garantite tutele. Tra ziali e assistenziali e dei premi per Programme Committee e dal aggiunti Netflix, che ha rinviato le soluzioni messe in campo, il l’assicurazione obbligatoria per College. le riprese della serie Zero e annul- Consiglio dei Ministri ha adotta- gli esercenti e l’utilizzo di vou- • In contatto con EIF al fine di uti- lato la produzione del film Notice to immediate misure di sostegno cher di rimborso per l’acquisto di lizzare settori della cultura e cre- con buona pace per i 50 milioni economico alle imprese con il biglietti per proiezioni che non è ativi per garantire al massimo le di investimenti previsti in Italia. decreto-legge 17 marzo 2020, n. stato possibile effettuare. possibilità per mitigare gli effetti negativi della pandemia. • Assicurarsi che le industrie cre- ative possano beneficiare di qualsiasi sostegno intersetto- riale orizzontale istituito dalla Commissione per attenuare le conseguenze economiche e oc- cupazionali dell’epidemia.

Eurimages • Applicazione della clausola di “forza maggiore” nei contratti, vale a dire che l’ultima rata di pagamento può essere effettua- ta anche in assenza di un rilascio cinematografico. • Possibilità di applicare le firme La rivincita dello streaming elettroniche sui contratti tenen- do conto dell’interruzione dei In una fase storica in cui limitare i rapporti sociali e i contatti umani è d’obbligo, è lo streaming, in tutte le servizi postali. sue componenti, a prendersi una rivincita. Così, per passare il tempo in casa, sono tante le iniziative pro- • Delibera del Board da remoto mosse sul web: la Cineteca di Milano – prima grande città italiana ad essere colpita dall’emergenza – mette in modo da non interrompere il a disposizione il proprio archivio di circa 500 titoli tra film e documentari, in continuo aggiornamento, che processo decisionale sul soste- diviene consultabile gratuitamente grazie al servizio di streaming online. Circa 30mila utenti si sono iscritti gno ai progetti al servizio in poche settimane, dall’Italia, Europa, Stati Uniti e America Latina, con picchi di 70mila visite • Pagamento della prima rata del quotidiane. Una iniziativa simile, quella della Cineteca del Museo del Cinema di Torino, che mette a dispo- contributo anche se le ripre- sizione 250 film per la fruizione gratuita in streaming. Anche il Portale dell’Archivio storico del Luce, già se sono state interrotte per via consultabile gratuitamente con i suoi oltre 70.000 filmati, si arricchisce, proprio nei giorni dell’emergenza dell'emergenza. sanitaria, di 300 documentari muti con filmati rari dal 1927 al 1931. Le piattaforme di streaming stanno vivendo una vera esplosione di consumi. Ad esempio, dallo scoppio Austria dell’emergenza COVID-19, i consumi della piattaforma T-VOD Chili sono raddoppiati. La società, 40 milioni • Sforzi per ricevere un budget di euro di ricavi a fine 2019 e 3,6 milioni di clienti a marzo 2020, è attiva in Italia, Polonia, Regno Unito, Germa- speciale dal governo per com- nia e Austria ed ha già pronta – secondo quanto dichiarato dal CEO Giorgio Tacchia – una piattaforma in grado pensare i costi aggiuntivi delle di promuovere i film in uscita, dalla comunicazione alla distribuzione, per far fronte alla peculiare situazione produzioni posticipate o inter- e aiutare il comparto prima che i film possano tornare in sala. rotte e le perdite per i distributo- ri a causa della chiusura di tutti i cinema.

scanner dati e tendenze del mercato audiovisivo a cura di DG Cinema e Audiovisivo Belgio (comunità francese) Paesi Bassi • Film belgi di lingua francese per i quali l’uscita è stata posticipata o in- • Implementazione del film fund. terrotta dalla chiusura dei cinema andranno direttamente sui servizi • Dilazione di pagamenti, anticipi, consegne dei progetti già sostenuti. TVoD locali. Il CCA (Fondo cinematografico nazionale) promuove la • Attuazione di misure aggiuntive per contrastare gli effetti della sospen- campagna “Le Cinéma belge à la maison” al fine di pubblicizzare que- sione e/o della cancellazione di progetti, anche nella pre-produzione. sti rilasci e informare le persone su dove trovare i vari contenuti nelle • Coordinamento tra i rappresentanti del settore, con particolare atten- piattaforme belghe. Si tratta di una misura temporanea. Il regime di zione alla vulnerabilità finanziaria dei liberi professionisti. sostegno al cinema sarà adattato per coprire i costi della distribuzione • Istituzione di un fondo di assistenza supplementare per eventi, festi- online. Dopo la crisi, i cinema potranno distribuire i film o spostare val annullati. l’attenzione su altri film. • Preoccupazioni relative al tax shelter a causa delle difficoltà che gli in- Portogallo vestitori privati avranno nell’investire. • ICA manterrà le date di chiusura previste per le call su cinema e soste- • Sarà pubblicata una nuova legge per posticipare le scadenze dei vari gno audiovisivo nel 2020. schemi e renderli più flessibili. • L’ICA manterrà e, ove possibile, accelererà le procedure relative alla concessione dei sostegni a cinema e audiovisivo. Danimarca • Situazioni verranno analizzate caso per caso, privilegiando azioni pro- • DFI e cinema chiusi fino al 27 marzo. tezionistiche per i candidati e flessibilità nell’applicazione di alcuni • Rimedi per produzioni ferme, festival, training etc. requisiti formali. • Incentivi a iniziative di distribuzione alternative. • Flessibilità nell’esecuzione dei piani di distribuzione e di esposizione • Governo annuncia 3 programmi di compensazione che includono au- sostenuti nell’ambito dei programmi di supporto cinematografico diovisivo e intrattenimento. dell’ICA e nelle regole di sostegno per la realizzazione di festival cine- matografici sul territorio nazionale. Francia • Mantenimento obblighi generali per i beneficiari del sostegno, in par- • Misure di cash flow per i cinema e maggiore sostegno ai settori più col- ticolare remunerazione nei confronti del personale creativo, artistico piti quali cinema e distribuzione. o di qualsiasi altro lavoratore coinvolto nell’attuazione del progetto. • Misure più protettive per i cinema per contenere la diffusione del virus. • Possibilità per le opere cinematografiche di sfruttamento in televisio- • Incentivi per mantenere invariate le date di rilascio dei film. ne o sui servizi on demand. • Adozione di una legge che permetta maggiore flessibilità per il rilascio • Sospeso per tutto il mese di marzo, e fino a ulteriore comunicazione, di film online. l’obbligo per gli espositori di trattenere al pubblico il 7,5% del prezzo di • Accelerazione delle assegnazioni di incentivi ai cinema Art et Essai. vendita dei biglietti del cinema. • Accelerazione dei pagamenti dei supporti selettivi di marzo per le so- • Modifiche ai regolamenti dei programmi di sostegno al fine di aumen- cietà di distribuzione. tarne la flessibilità. • Sospensione della scadenza prevista per marzo 2020 per TSA. • Rapida adozione di una misura che consenta a espositori, distributori Spagna e produttori di mobilizzare anticipatamente i loro fondi di sostegno. • In programma adozione di piano governativo a sostegno di tutti i set- • Pagamento di sussidi previsti per eventi annullati per motivi di salute. tori economici, compreso quello audiovisivo. • Fondo di solidarietà alle imprese e garanzie per le banche per i prestiti concessi. Slovenia • Misure orizzontali per cinema e distribuzione in emergenza per chiu- Germania sura, cancellazione, sospensione attività. Esempio: dal Ministero • Differimento pagamenti imposte per i cinema. dell’Economia possibile esenzione dai contributi sociali e sanitari per • Differimento dei rimborsi per le produzioni sospese causa pandemia. i dipendenti interessati. Il fund valuterà caso per caso in base alle esi- • Fondo di aiuto istituito da FFA. Approccio comune da parte delle genze individuali delle società se applicare alcune misure (ad esempio agenzie di finanziamento statali e federali per le liquidità urgenti. ammissione di determinate spese anche quando un evento viene an- • Massima flessibilità per abbreviare le finestre di rilascio. nullato o spostato, rinvio di pagamenti per prestiti o prelievi, prestiti • Sostegno finanziario a istituzioni e operatori culturali. specifici a breve termine ai piccoli cinema). • Per le produzioni: flessibilità nell’adeguamento dei progetti, compre- Irlanda se tempistiche e rinvio di pagamenti dei prestiti. • Anticipo finanziamento del 90% sui prestiti per sviluppo e produzioni • Attività di finanziamento proseguirà con diverse limitazioni (incluso fino al 31 maggio 2020. il rinvio delle presentazioni dei progetti davanti alle commissioni, la • Supporto a marketing e distribuzione per il rilascio di film irlandesi in flessibilità amministrativa nella presentazione delle domande, la ri- questo periodo. chiesta di sostegno). • Opportunità di sviluppo delle competenze per i professionisti del set- • Possibili altre misure da adottare in futuro in base a come evolverà la tore. Screen Skills Ireland svolgerà alcune delle attività pianificate per situazione. il 2020 online gratuitamente nelle prossime 6-10 settimane. Regno Unito Italia • Creazione di una task force di settore. • Misure governative straordinarie (130 milioni di euro) in aiuto al set- • Massimo sostegno e flessibilità attraverso gli accordi di finanziamento tore (vedi paragrafo: Le iniziative per far fronte all’emergenza). esistenti.

Fonte: EFAD (European Film Agency Directors Association) – Informazioni e dati aggiornati al 20 marzo 2020.

76/77 FOCUS REPUBBLICA CECA

Nome : Repubblica Ceca

Lingua ufficiale: Ceco

Capitale: Praga

Forma di governo: Repubblica parlamentare

Superficie: 78 866 km2

Popolazione 10 553 843 ab.

Valuta Corona ceca

focus Repubblica Ceca ONDA SU ONDA di MASSIMO TRIA

Parlando di cinema ceco, dovremo necessariamente ricordare che fino al 1993 esso era inquadrato in un più ampio contesto statale cecoslo- vacco, anche se (con le dovute eccezioni) il versante praghese ha quasi sempre avuto una rilevanza maggiore rispetto a quello di Bratislava. Il cinema ceco(-slovacco) vero e proprio nasce insieme con lo Stato che univa le due nazioni (e diverse minoranze, in primis quella numerosis- sima tedesca), ossia alla fine della Grande Guerra. Se da un lato nelle terre ceche fra i due conflitti mondiali si rilevano an- che alcuni esperimenti d’avanguardia (Zet Molas, Alexander Hacken- schmied), buona parte della produzione è dedicata ai generi di sicuro richiamo per un pubblico medio, come la commedia o il dramma sto- rico sul passato nazionale. Come spiegano Francesco Pitassio ed Eva Zaoralová, fra i massimi esperti del campo ai cui testi attingiamo per questo articolo, se all’inizio la creazione cinematografica del Paese fu altalenante per qualità e spesso derivativa, verso la metà degli Anni ‘20 i cechi cominciarono a dar vita ad una propria produzione più autono- ma e significativa, di modo che si cominciarono ad evidenziare alcune personalità autoriali e, poco tempo dopo, anche un piccolo sistema di- vistico. L’identità artistica e culturale del Paese nei primi decenni ha degli imprescindibili punti di riferimento storico-letterari, che diventano fon- te di ispirazione anche per lo schermo: il secolare processo di conquista dell’indipendenza dagli Asburgo, la narrativa “risorgimentale” dell’800 che fa tesoro della nuova lingua nazionale, la rappresentazione della na- tura e dei nuovi confini territoriali. Per lo meno fino all’arrivo del sono- ro, il cinema girato da autori cechi rimane dunque legato a trasposizioni letterarie che sottolineino caratteri autoctoni e tendenzialmente autore- ferenziali, e che non si distinguono troppo dalla progressione strutturale della pagina scritta, con d’altro canto anche una buona fetta della produ- zione che dà la sua preferenza a vicende domestiche piccolo-borghesi ispirate alle nuove classi produttive e imprenditoriali. Gli inizi sono dunque segnati dalla definizione di un territorio di imma- gini rivolto in prevalenza verso la dimensione locale, sia come pubbli- co che come progettualità ideale, con la predilezione di narrazioni che siano anche strumento di divulgazione e condivisione della nuova co- scienza nazionale. Si vedano alcuni film dedicati alla guerra mondiale che ha portato alla nascita dello Stato, altri basati sui classici del rea- lismo sentimentale ottocentesco, come La nonna di Thea Červenková o La croce presso il ruscello di Jan Stanislav Kolár, o, dello stesso Kolár, il colossal religioso San Venceslao, dedicato qualche anno più tardi al mar- tire e patrono nazionale. Ma, seppure in misura minore, sono presenti anche esempi di più attenta coscienza estetica e drammaturgica o di maggiore impegno sociale, come Battaglione di Přemysl Pražský.

78/79 Ciò non esclude che ci si confron- Ciò significò un fruttuoso contri- tasse con l’estero, soprattutto dagli buto dato al cinema da intellet- Anni ‘30 in poi: i modelli e i tenta- tuali che andavano da posizioni tivi di dialogo con le cinematogra- di generico antifascismo fino fie straniere erano pur presenti, all’appartenenza diretta al Partito foss’anche solo in senso opposi- Comunista Cecoslovacco. Que- tivo, se consideriamo ad esempio sta interazione del cinema con lo strapotere della distribuzione le altre arti in ottica progressista americana nei primi anni della Ce- o anche con spiccate ispirazioni coslovacchia indipendente, contro ideologiche vede fra i suoi pro- il quale l’elemento autoctono pro- tagonisti alcuni dei più grandi vò a destreggiarsi arrivando anche scrittori del periodo, come Vladi- a misure protezionistiche, come del slav Vančura o Vítězslav Nezval, o resto avvenne in altri Paesi. Ciò non ancora l’originale coppia di attori vuol dire però che già nel muto non teatrali formata da Jan Werich e iniziassero a distinguersi dei nomi Jiří Voskovec (che nel dopoguerra più originali, come Karel Lamač o avrà anche una notevole carriera Gustav Machatý, che sarà autore attoriale negli USA). degli “scandalosi” Seduzione ed Il periodo dell’invasione nazista Estasi, o alcuni autori di Sinistra che (1939-1945) ovviamente influì in recepiscono i modelli e dialogano modo violento e innaturale sull’e- con esempi sovietici e tedeschi. voluzione dell’arte ceca, ma è an- Fra i principali elementi di novità che vero che il popolo ceco riuscì degli Anni ‘30 bisogna ricordare a mettere in atto dei meccanismi l’avvento del sonoro (fra i primi di difesa “esopici” e simbolici, di Tonka del patibolo di Karel Anton, modo da limitare il collaborazio- in origine nato come film muto) e nismo cinematografico e dar vita il conseguente maggiore uso fun- d’altro canto ad opere che, attra- zionale della musica, una mag- verso una nuova esaltazione dei giore apertura alle coproduzioni paesaggi nazionali e dei semplici internazionali, e nel ’33 l’avvio di rapporti umani, facessero nascere quelli che diventeranno gli studi nella popolazione oppressa dei di riferimento di tutta la Storia comprensibili sentimenti di ap- del cinema ceco a venire, i gloriosi partenenza e di opposizione all’in- Barrandov, situati sull’omonima vasore. Ad ogni modo, sconfitto il collina di Praga. A questo punto si Nazismo, la spartizione geopoliti- iniziano a rilevare figure attoriali ca dell’Europa ebbe anche come di richiamo, le prime “star” dello prevedibile reazione un forte avvi- schermo ceco come Nataša Gol- cinamento di Praga e dintorni ad lová o Hedy Lamarr, che rimar- ispirazioni e modelli sovietici. La ranno nella Storia per il proprio nazionalizzazione dell’industria appeal interpretativo ma anche fu però realizzata prima dell’ano- per motivi più tragici (pensiamo a malo “colpo di stato” comunista Lída Baarová che divenne amante del 1948, e l’orientamento su ispi- di Goebbels), mentre per alcune razioni sociali e socialiste non fu pellicole dell’epoca potremmo solo frutto del diktat estetico di trovare consonanze con i nostri Mosca, ma la concretizzazione di “telefoni bianchi”. È il momen- una forte consonanza culturale to in cui si impongono definiti- radicata nei decenni precedenti. vamente alcuni altri registi che Purtroppo, però, negli Anni ‘50 segneranno l’epoca prebellica o anche la più sincera ispirazione rimarranno sulla scena da padro- ideale degli intellettuali cechi di ni per decenni, attraversando in- Sinistra fu imbrigliata in massima denni i vari regimi (Otakár Vávra parte nel cinema di regime, sche- su tutti, Martin Frič). Fra l’altro matico nei suoi presupposti ide- non dobbiamo dimenticare che la ologici, poco fruttuoso dal punto cultura di Sinistra giocò un ruolo di vista estetico, in quanto schiavo tutt’altro che secondario nella del sistema censorio di controllo Cecoslovacchia interbellica, che politico e della prevalenza delle era uno dei pochi Paesi liberali e sceneggiature preventivamente pluralisti in un’Europa centrale “blindate”. Al di là di qualche buo- dominata da regimi autoritari. na commedia in costume di Frič focus Repubblica Ceca o del cinema d’animazione, fra ne o tanti altri nomi meno famo- prevedibili intrecci spionistici ed si, ma sicuramente degni di nota. entusiasmo edificatore della nuo- Se dunque ricordiamo almeno va “libertà” socialista, il cinema si ancora un Pavel Juráček grotte- trascina poco ispirato fino alla se- sco e metaforico (Un caso per un conda metà degli Anni ‘50, quan- boia principiante), un Ivan Passer do alcuni autori danno vita ad solo apparentemente “minore” opere dallo sguardo leggermente (Illuminazione intima) o un Karel più problematico sulla realtà. Non Vachek che dimostra come anche a caso film socialmente critici il cinema documentario possa es- come Tre desideri di Elmar Klos e sere grimaldello di rottura degli dello slovacco suo collaboratore schemi, non possiamo che con- Ján Kadár o La scuola dei padri di cludere che la gamma di approcci Ladislav Helge furono fra quelli era così tipologicamente vasta da sottoposti a reprimenda ufficiale, non potersi racchiudere in una perché si discostavano anche solo scuola stilistica o in un’unica ti- di poco dagli schemi interpretati- pologia di riferimento. vi imposti. Questi esempi positivi Una piccola deviazione: fuori da smuovono le acque di una fine de- schemi, gruppi e cronologie, non cennio non proprio entusiasman- possiamo che menzionare alme- te, ma è solo con i primi Anni ‘60 no i maestri della gloriosa anima- che la qualità e l’originalità sono zione ceca, da uno Jiří Trnka che gradualmente corroborate dalla per i suoi pupazzi in stop-motion quantità e diversità degli approc- si affida spesso a testi classici (da ci. Quella che nella seconda metà Shakespeare a vari autori slavi), a del decennio diventerà la tanto Karel Zeman che si distingue per decantata “Nouvelle Vague ceco- la tecnica mista per esempio in slovacca”, o Nová Vlna, ha infatti Viaggio nella preistoria, mentre un dei prodromi e delle motivazioni genio a se stante, che flirta sem- piuttosto sfaccettate che hanno pre fruttuosamente con il surre- poco di miracoloso o di magico: la alismo e non guarda in faccia né ovvia maggiore libertà derivante a regimi né a condizionamenti dalla destalinizzazione (che a Pra- sociali è Jan Švankmajer, che fin ga si fa sentire un po’ più tardi che dagli Anni ’70 - sia con i suoi corti a Mosca), la conseguente esplo- che con i lungometraggi (Lezione sione della letteratura finalmen- Faust, Pazzia fra gli altri) - conti- te liberata dalla censura (i vari nua a mettere meravigliosamente Kundera, Hrabal, Škvorecký, che in crisi le coscienze spettatoriali e a vario titolo collaborarono con il i canoni tipologici. cinema), la riorganizzazione pro- E poi una precisazione: per quan- duttiva, che permette maggiori to concerne gli Anni ‘60 sarebbe spazi di manovra ai fondamentali ingiusto e riduttivo limitarsi alla “gruppi creativi”, il fruttuoso in- sola Nová Vlna, in quanto l’ab- terscambio fra generazioni (alcu- bondanza stilistica del decennio ni solidi artigiani più anziani furo- abbraccia battitori liberi o registi no insegnanti della nuova nidiata di generazioni precedenti che di “enfant prodige” alla FAMU, la danno comunque il meglio di sé, Facoltà di Studi Cinematografici foss’anche con una singola ope- praghesi). E, ça va sans dire, fra i ra che si eleva sulla media. Fra motivi di quell’esplosione c’era la tutti spiccano i contributi visiva- qualità intrinseca dei nuovi talen- mente audaci di František Vláčil, ti. Il tutto sfociò in una costella- che riesce a infondere sangue e zione fortemente diversificata di vita anche a testi letterari molto visioni e approcci all’arte filmica, complessi (il formidabile Marketa che spaziava dalla fenomenolo- Lazarová), o anche alcuni picchi gia di Forman (Asso di picche) ai creativi che affrontano coraggio- rovelli morali di Evald Schorm (Il samente il dramma della collet- coraggio quotidiano), alle aderenze tivizzazione forzata (Tutti i miei surrealiste di Jan Němec (I marti- buoni compaesani di Vojtěch Jasný ri dell’amore), senza dimenticare o Cerimonia funebre di Zdenek il femminismo anarchico della Sirový), nonché quell’Orecchio migliore Chytilová di Margheriti- (il riferimento è alle cimici-spia

80/81 piazzate nei domicili) di Karel Per rivedere qualche barlume di Kachyňa che rimase uno degli luce autoriale o commedie meno ultimi frutti della stagione di li- banali bisognerà aspettare la metà bertà, e fu una delle numerose degli Anni ‘80, con qualche solido pellicole che per il suo contenuto mestierante non del tutto privo di controverso finì per lungo tem- qualità, ma che poi si è purtrop- po sotto chiave nei depositi del po perso per strada (Vít Olmer, neo-instaurato regime post-‘68. Zdeněk Troška). Il periodo va co- Tanto più tragico e triste fu dun- munque letto e inquadrato come que il ritorno al grigiore real-so- fase interlocutoria precedente cialista imposto dai carri armati alla reale novità, produttiva ed del Patto di Varsavia, che non estetica, che verrà solo con la ca- misero fine solo al promettente duta del regime. Le cose cambia- esperimento politico della Prima- no davvero solo qualche tempo vera di Praga dubčekiana, ma di- dopo la incruenta “Rivoluzione strussero un potenziale artistico di Velluto” del 1989: la prima mo- irripetibile (e finora infatti irripe- difica sostanziale è rappresentata tuto) fra i registi cechi. Dopo il ‘68 dai processi di privatizzazione diversi talenti furono più o meno che fanno sparire il sostegno eco- invitati a sloggiare, non foss’altro nomico statale garantito (ma per perché impossibilitati a lavorare, fortuna anche il connesso con- e se a qualcuno ciò aprì la strada trollo ideologico), di modo che i per carriere importanti (Forman registi cechi, nuovi o vecchi, rima- su tutti, ma anche Passer), altri si sti sempre a casa o tornati final- dovettero barcamenare all’este- mente dall’esilio, devono impara- ro con risultati alterni, o cambia- re una cosa fondamentale: come re mestiere. E in Patria? In Patria, finanziare le proprie idee. A inse- come purtroppo avviene sempre gnare le dure leggi del commercio in periodi di compromessi e sog- dà una mano la Tv (come concor- gezione ideologica, salirono alla rente ma poi anche come co-pro- ribalta registi che chiamare poco duttrice), intervengono nel gioco talentuosi è forse un eufemismo. anche dei complessi industriali Si trattava spesso di artigiani più con annessi e prevedibili scandali, o meno capaci, ma politicamen- ma è ovvio che tutte le regole de- te inerti o sottomessi, che soste- vono mutare e che il cinema ceco nevano la propaganda post-sta- deve guardarsi intorno e dialogare linista con rievocazioni storiche con il mercato più che con le belle adeguate o denunce dei “pericoli ed eroiche tradizioni idealistiche. occidentali”, oppure distraeva- Nascono i primi autentici produt- no il popolo intimorito con il tori privati, che devono gettare un “panem et circenses” di comme- occhio alle cifre e magari un altro diole spesso insulse o di favole ai modelli d’Oltreoceano, per por- cinematografiche che recupera- tare in sala masse di spettatori che vano le tradizioni meno perico- diventano sempre più smaliziati. lose della cultura ceca popola- È da qui che sorgono esperimenti re. Ma oltre a ligi servitori della interessanti come road-movies, pacificazione estetica come Ol- lo pseudo-western di Vladimír dřich Lipský, Jiří Sequens o An- Michálek Bisogna uccidere Sekal, tonín Kachlík (che però ha al suo ma anche gli esempi più deleteri attivo anche dei buoni film), qua di scimmiottamenti a stelle e stri- e là possiamo rilevare qualche sce (ivi compresa una versione raro lampo d’interesse artistico. boema di Scuola di polizia…), e una Fra coloro che erano emersi con certa tendenza alla commedia la “nuova ondata” e rimasero giovanile facilona per il pubblico invece in Patria, invischiandosi interno senza particolari pretese in varia misura in compromessi (David Ondříček, figlio del gran- estetici con il potere, continua- de d.o.p. Miroslav, si eleva giusto no a lavorare anche la Chytilová un po’ sopra la media), mentre la e Menzel, quest’ultimo prose- combinazione di modelli stranieri guendo nella sua messinscena con l’humor locale dà vita anche equilibrata e rasserenante dei ad opere farsesche simili ai nostri libri di Hrabal. “Cinepanettoni” (Troška docet). focus Repubblica Ceca Nascono nuove strutture di soste- ti del Vecchio Continente, trait gno alla produzione e alle collabo- d’union fra Europa occidentale e razioni internazionali, il pubblico centro-orientale, ma anche pas- acquista e invece la critica perde serella non scontata per lo star sy- un po’ del suo potere, mentre più stem internazionale. Nelle sue più che i grandi Maestri dell’epoca recenti edizioni vi hanno transitato d’oro (più o meno fuori dai cir- anche quelle che sono le ultimissi- cuiti che contano) si afferma pian me promesse del cinema nazionale: piano una pattuglia di nuovi auto- Václav Kadrnka (suo il bressoniano ri, senza però che si possa parlare Il piccolo crociato, in coproduzione di una “nuova Nová Vlna”, per la con l’Italia), Adam Sedlák, Josef quale mancano strutture unifi- Tuka, Michal Hogenauer, ma anche canti come furono la FAMU dei un autore ormai affermato come ‘60 o la letteratura coeva. Di Filip Bohdan Sláma, che è fra i pochissi- Renč ricordiamo un durissimo mi che hanno fatto capolino nella dramma giovanile (Requiem per distribuzione italiana, con Una cosa una fanciulla), di Saša Gedeon il chiamata felicità. quasi dostoevskiano Ritorno dell’i- Proprio la presenza limitata nei diota, di Ivan Fíla l’intenso dram- circuiti distributivi internaziona- ma femminile Lea, ma purtroppo li, compreso il nostro, è una delle per vari motivi questi autori pro- spie dello stato di salute migliora- mettenti non sempre si sono con- bile del cinema ceco, che neces- fermati nel tempo, mentre hanno sita forse di personalità autoriali superato con discreto successo più costanti e maggiormente rico- la barriera del nuovo millennio noscibili non solo per il pubblico i “nuovi classici” della cinema- di casa, e che stenta ad imporsi tografia ceca post-comunista: nei festival “di serie A”: da Berlino Jan Hřebejk con il suo cinema a ricordiamo forse solo l’ottimo Io, metà fra la rievocazione storica Olga Hepnarová degli esordienti e la commedia impegnata è stato Petr Kazda e Tomáš Weinreb, da candidato ceco all’Oscar (Divisi si cui attendiamo conferme, ma an- perde, ma sono diversi i suoi tito- che a Venezia è piuttosto raro, e li validi), Petr Zelenka con il suo la recente coproduzione interna- approccio a volte meta-narrativo zionale L’uccello dipinto di Václav (L’anno del diavolo, I Karamazov su Marhoul ha suscitato reazioni tutti) cerca la continuità, ma è poi controverse. L’ultimo padre nobi- Jan Svěrak a riportare a Praga l’A- le ancora in vita è il buon Menzel, cademy Award con Kolja (ma altri molti autori validi ci sembrano un suoi film sono più coraggiosi). po’ discontinui, e i migliori nomi C’è poi una serie di nomi femmi- nuovi sono purtroppo ancora nili da seguire con attenzione, poco conosciuti a chi non fre- Alice Nellis, Irena Pavlásková, quenta regolarmente la stupenda Olga Sommerová e soprattutto cultura ceca. Le speranze e i talen- Helena Třeštíková, documentari- ti ci sono, le professionalità tecni- sta assolutamente originale, che che (direttori della fotografia, at- con i suoi film d’osservazione “a tori, produttori) pure, le strutture lungo termine” guida una varie- organizzative sono ottime, per cui gata e valida pattuglia di autori noi non possiamo che scommet- che si discostano dalla fiction tere e sperare in una nuova rinfre- tradizionale: Miroslav Janek, Filip scante onda di cinema ceco. Remunda e Vít Klusák, noti per il loro mockumentary Il sogno ceco, o ancora Robert Sedláček che alter- na la ricostruzione documentale ai film di finzione, la Tv (Il secolo ceco) al grande schermo (Palach). Questi e altri nomi sono spesso protagonisti del principale Festi- val cinematografico ceco, quello di Karlovy Vary, che da una decina d’anni ormai si è affermato come una delle kermesse più importan-

82/83 LA PIÙ PICCOLA E IL PIÙ GRANDE

di KAREL OCH direttore artistico del festival di Karlovy Vary

“Come è messo il cinema ceco?” è la domanda che ho sentito più spesso negli ultimi dieci anni durante i miei viaggi per i festival internazionali. In tempi di vacche magre faccio spallucce, un po’ mestamente, in altri momenti mi sforzo di evidenziare i notevoli successi (anche se non troppo noti) raccolti da alcuni film cechi nei festival stranieri. Conside- ro, poi, uno dei maggiori punti di forza della nostra cultura cinemato- grafica l’ascesa piuttosto energica dei giovani produttori cechi avvenuta proprio nell’ultimo decennio: questi non solo coltivano i rapporti con gli autori di casa, che spesso sono i loro vecchi colleghi delle varie scuo- le di cinema (la ben nota FAMU, ma anche le istituzioni di formazione cinematografica con sede a Zlín o a Písek), ma al giorno d’oggi prendo- no anche parte come coproduttori minoritari alla nascita delle opere di importantissimi autori europei (Radu Jude, Agnieszka Smoczyńska, Olivier Assayas o ancora Christophe Honoré). Filo diretto da Praga Il punto di vista critico. Questi produttori li vedrete impegnati in amichevoli conversazioni con i colleghi stranieri in tutti i principali festival del Vecchio Continente, il che invece non si può dire dei loro “fratelli d’armi”, ossia dei registi cechi. Nelle file dei nostri registi e delle nostre registe solo un esiguo gruppetto frequenta attivamente le manifestazioni culturali al di fuori della Repubblica Ceca e si impegna nell’aggiornamento personale per quel che concerne la produzione cinematografica contemporanea, an- che nel cosiddetto “networking”, pratica grazie alla quale possono farsi conoscere maggiormente all’interno del circuito filmico europeo.

La concorrenza è grande, e per guadagnare campo sul radar dei selezio- natori dei festival serve un’“ondata” compatta di film di successo che si protragga per alcuni anni, cosa che il cinema ceco dopo la Rivoluzione di Velluto sta ancora aspettando. Chi si occupa di cinema in Cechia non si può nomefocus rubricaRepubblica Ceca peraltro lamentare di una mancan- za di supporti finanziari, grazie an- che all’esistenza del Fondo statale per il sostegno e lo sviluppo della cinematografia ceca, e grazie a un sistematico contributo da parte del- la Televisione Ceca, che fin dal 1992 ha contribuito alla nascita di più di duecento pellicole. L’ambiente cinematografico ceco è pieno di personalità interes- santi, manca però un elemento unificante che possa permettere di guardare ai vari gruppi come a una comunità i cui membri si so- stengano a vicenda, collaborino in modo non così sporadico, vivano, insomma, la situazione seguendo il ben noto slogan degli Anni ‘60 del secolo scorso: “il successo di Proprio il film d’animazione con uno è un’occasione per l’altro”. pupazzi, La figlia (15’ di durata), girato da Daria Khashcheeva (ori- Ad ogni modo, il mio moderato ginaria del Tadžikistan, ma ormai sconforto rispetto alla reputazio- stabilitasi in Cechia), l’anno scor- ne di cui oggi gode il cinema ceco so ha guadagnato alla Repubblica all’estero – che è indubbiamente Ceca i più grandi riconoscimenti: dovuto anche a una certa irriso- oltre a tutta una serie di premi fe- lutezza tipica della nostra indole stivalieri ha ottenuto lo Student nazionale e da un punto di vista Academy Award e la nomination pratico alla mancanza di un feno- all’Oscar tradizionale. Fra i pa- meno come una cinematografia radossi che testimoniano della low-budget più flessibile e vivace disomogeneità difficilmente – riguarda solo il cinema di finzio- inquadrabile della nostra scena ne. Sarebbe infatti imperdonabile cinematografica c’è poi da con- non menzionare qui i successi siderare che il secondo film ceco notevoli e costanti non solo del di maggior successo internazio- nostro cinema documentario, ma nale del 2019 è stato - al contrario anche dell’animazione. - quello decisamente più lungo di tutti, il suggestivo adattamen- to del famoso romanzo di Jerzy Kosinski, L’uccello dipinto (quasi tre ore di durata). Il film s’è fatto strada non solo fino al concorso principale del più vecchio festi- val cinematografico del mondo, ma anche nella selezione dei die- ci film non in lingua inglese, dai quali poi si sceglie la cinquina delle nomination per il già citato Academy Award americano. Sulla mappa cinematografica ceca il suo autore Václav Marhoul rappre- senta una personalità eccezionale sotto diversi punti di vista, prima di tutto per il suo impegno tota- lizzante (qualità di cui abbonda, e che purtroppo invece a molti suoi colleghi manca), oltre che per un vigore quasi impetuoso, una pas- sione totale per il materiale su cui lavora, un’ammirevole autodisci- plina e un’energia inesauribile.

84/85 cinema espanso COSMOLOGIA TESSILE

di HILARY TISCIONE

La Sartoria Annamode, che ha consacrato il corredo di molte produzioni cinematografiche nazionali e internazionali, è protagonista al Museo Nazionale del Cinema di Torino. Una mostra visitabile anche in forma virtuale.

Sono dame? Streghe? Mecenati? Cavalieri? La Sartoria Annamode ha consacrato il corredo vestiario di molte produzioni cinematografiche nazionali e internazionali, adoperando la complessa cosmologia tessi- le prima di tutto nella narrazione dell’uomo in un esemplare assetto di elementi sartoriali di taglio vitale nella Storia del cinema. L’esposizione “Cinemaddosso. Da Cinecittà a Hollywood i costumi di Annamode” all’interno del Museo Nazionale del Cinema di Torino, curata da Elisabetta Bruscolini e programmata – prima dell’emergenza sanitaria – fino al 15 giugno 2020, esibisce i costumi – come opere d’arte – realizzati in settant’anni di Storia, legando l’iniziativa alla celebrazione di “Torino città del cinema 2020”. Il fascino del cinema e dello spettacolo si riverbera senz’altro sull’im- presa di Annamode, che glorifica le produzioni al punto da dover neces- sariamente constatare che non ci sarebbe la buona riuscita di un film senza l’ausilio lampante di un lavoro sui costumi. E la bellezza, eccola, a servizio di tutti in un circolo talentuoso di dettagli leggendari. Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica, Robin Hood di Ridley Scott, Guerra e Pace di King Vidor, Marie Antoinette di Sofia Coppola e Anna Ka- renina di Joe Wright, sono solo alcuni film dei quali vengono messi in mostra i costumi.

cinema espanso zione nelle mise dall’indole me- dievale dotate del loro peso, dei tessuti bronzei, dell’asperità dei mantelli; si rispettano gli strati di biancheria delle dame, la minu- ziosità nei dettagli dei busti, gli abiti in taffetà cangiante e la strut- tura delle gonne ampie, ma anco- ra lo studio accurato delle opere d’arte che ritraggono gli artisti di un’altra epoca, per poi approdare anche alla lavorazione dei velluti nei terreni congiunti al Fantasy e l’espansione delle sete nelle vedu- te gotiche dei mondi oscuri. Nulla è predisposto al trucco, tut- to è devoto alla scrupolosità meti- colosa e al dogma dell’autenticità. La sartoria romana fin dagli Anni La figura levigata di Sophia Lo- ’50 lavora con il cinema, lo fian- ren coperta di seta color corallo cheggia e lo rappresenta. Ha inco- mentre abbraccia Marcello Ma- raggiato una stirpe di artefici della stroianni in Matrimonio all’italia- disciplina e ha reso le interessanti na avrebbe avuto lo stesso effetto tensioni creative dei costumisti visivo se non fosse stato per le li- italiani, manufatti che vitalizzano nee dinamiche di quella specie di la cultura del nostro paese anche scissioni chiare nello stampo? E in momenti difficili come quello le paillettes che coprivano il corpo che stiamo attraversando: infatti di Charlotte Rampling ne Il por- la vetrina di testimonianze sarto- tiere di notte, il modo in cui appare riali condivide le sue creazioni an- con addosso una coltre rilucen- che online nei giorni in cui il Mu- te come una grande manciata di seo Nazionale del Cinema deve schegge imprigionate in una tela necessariamente restare chiuso di vetri ardesia, avrebbe catturato per l’emergenza sanitaria. allo stesso modo lo sguardo del Non manca neppure – sul finire portiere in quell’albergo di Vien- - la tensione all’elemento tradi- na? E il nostro? E l’abito di un avo- zionalista con un omaggio al ge- rio rilucente indossato da Scarlett nio di Federico Fellini, nell’anno Johansson ne Le seduttrici non ha che festeggia il centenario dalla forse reso l’estrosità della situa- sua nascita, con l’esibizione dei zione un susseguirsi di figurazioni costumi creati da Piero Tosi in persuasive? collaborazione con Annamode L’importanza degli abiti è assolu- in occasione dell’episodio Toby ta: è l’addobbo necessario e volu- Dammit tratto dal film collettivo tamente chiassoso che determina Tre passi nel delirio girato insieme il compiacimento dell’occhio e il a Louis Malle e Roger Vadim. trionfo della fotografia. È un modo, questo, per mantene- Si tratta di un percorso suggestivo re eretto anche il fermento pre- caratterizzato non solo dall’espo- zioso verso la matrice, la tensione sizione degli abiti – 100 costumi al mito, con un occhio vigile nei per 40 pellicole - ma anche di confronti della coscienza nazio- musiche, immagini, colori, fram- nale, del Made in Italy, ma anche menti di lungometraggi, curiosità, delle origini all’interno di luoghi riprese delle lavorazioni, citazioni e tradizioni appartenenti a tempi e pannelli touch che permettono antichi e dissimili. al pubblico – grazie all’allestimen- to immersivo firmato da Maria Te- resa Pizzetti - di interagire e bene- ficiare di un’esperienza fasciante. Si diffonde l’eccellente introdu-

86/87 ALBERTO SORDI: “LA LUCE MI ROVINA I QUADRI” di FABRIZIO CORALLO autore del documentario Siamo tutti Alberto Sordi?

La villa romana di via Druso in cui l’attore ha vissuto dal ‘58 al 2003 diviene Casa Museo grazie alla Fondazione Museo Alberto Sordi: imminente la mostra sull’uomo pubblico e privato, “Il Centenario-Alberto Sordi 1920-2020”, curata da Alessandro Nicosia, Vincenzo Mollica e Gloria Satta.

La splendida villa rosa affacciata sulle Terme di Caracalla in cui Alberto tempo l’amico e maestro Vitto- una sorta di nido protettivo in cui, Sordi visse dal 1958 fino alla sua scomparsa nel 2003 diventerà presto rio De Sica perché fu più rapido lontano dalla frenetica attività una Casa Museo grazie alla Fondazione Museo Alberto Sordi, istituita a concludere la trattativa. Vi si professionale, ritrovava la certez- nel 2011 da sua sorella Aurelia, che ne divenne l’erede universale, per stabilì un anno dopo insieme alle za della serenità familiare e dell’a- coltivarne il ricordo. Nella casa/fortezza di via Druso, la Fondazione sta- adorate sorelle maggiori, Savina e giatezza finalmente raggiunte. va per varare “Il Centenario-Alberto Sordi 1920-2020”, una ricca mostra Aurelia, con cui fino ad allora ave- Carlo Verdone, uno dei pochi ami- sul Sordi pubblico e privato promossa con Roma Capitale, Regione La- va condiviso un appartamento nel ci autorizzati a frequentare la villa, zio e altri enti, curata da Alessandro Nicosia, Vincenzo Mollica e Gloria cuore di Roma: erano “carne della grazie al felice rapporto instau- Satta. Quando verrà inaugurata, in data – al momento - da destinarsi, l’e- sua carne” come lo era l’altro fra- ratosi fin dai primi Anni ‘80 per il sposizione ricostruirà la vita e il lavoro dell’attore/regista simbolo della tello, Giuseppe, a lungo suo fidato film In viaggio con papà, la raccon- romanità e dell’italianità, spaziando tra infanzia, famiglia, esperienze amministratore, e come lo erano ta così: “Questa casa mi metteva in teatro, radio, tv e cinema e testimonianze inedite delle attività e dei stati i genitori Pietro e Maria, alla molta soggezione, era l’esatto sentimenti filantropici che ne hanno sempre guidato in segreto la vita, a guida di una famiglia piccolo bor- contrario di quello che Alberto ap- dispetto della fama di persona parsimoniosa. ghese tradizionale, molto cattoli- pariva in pubblico, dove si mostra- Sordi si era innamorato a prima vista della villa progettata nel 1930 ca e particolarmente unita. Per Al- va sorridente e magnetico ed era dall’architetto Clemente Busiri Vici e l’acquistò nel 1957, battendo sul berto la nuova casa rappresentava l’espressione del buonumore. Era cinema espanso ridiano di Alberto, arriveranno in seguito nella barberia, un tipico salone d’epoca con sedia girevole, luci e specchi simile ad un came- rino teatrale: qui l’attore, appena sveglio, si affidava al suo trucca- tore che gli applicava un leggero fondotinta sul viso e ripassava le battute da recitare durante il giorno. Sullo stesso piano, ultima tappa in una sala da pranzo con una tavola sempre apparecchiata per soli sei posti e grandi piatti di onice e di ottone su cui troneggia un enorme ritratto di Alberto sor- ridente. “Nel 1972 con la morte dell’amatissima sorella Savina si fermano i ricevimenti, i cocktail e le proiezioni e a governare la casa, occupandosi di ogni detta- glio, con la sua forte personalità e godendo della fiducia incondi- zionata del fratello, sarà Aurelia, che ne diventerà l’unica vestale”, spiega Luca Verdone, consulente artistico della Fondazione Museo. “Alberto all’esterno appare sem- pre allegro e scoppiettante per il suo pubblico e nasconde qual- siasi malinconia o tristezza, ma quando rientra in casa organizza al suo interno un’esistenza severa nare documenti, copioni inediti, e rigorosa, una condizione questa album fotografici, ritagli di gior- che si accentuerà anni dopo con nale e agende e riconoscere tanti l’improvvisa scomparsa di suo abiti e oggetti di scena di celebri fratello Giuseppe”. una specie di ‘museo dei ricordi’ set che il padrone di casa catalo- Rivela infine Carlo Verdone: dove tutto era allestito all’insegna gava meticolosamente. “Quando andavo a trovarlo non di ordine e disciplina, l’arreda- L’accesso al piano superiore, at- mi rassegnavo all’idea che la vil- mento antico e severo mi faceva no terra in un imponente salone traverso una scala di marmo, li la con le finestre sempre chiuse percepire la sua vera natura che con ceramiche, porcellane, pre- condurrà all’austero studio in sembrasse occultata in una pe- era rigorosa, introversa, anche un ziosi quadri d’epoca e oggetti di legno pregiato, in cui Sordi esa- renne penombra, all’insegna di po’ austera. Diceva spesso, scher- antiquariato: Sordi era diventato minava i vari copioni che gli arri- un’austerità quasi monacale. Una zosamente, di avere sempre evita- nel tempo un esperto collezioni- vavano. Quando una sceneggia- volta presi coraggio e cercai di to il matrimonio perché non vole- sta di arte del ‘600 e del ‘700. Si tura non era di suo gradimento la spronarlo: ‘ma Alberto hai di fron- va ‘mettersi un’estranea in casa’, trasferiranno quindi nella vicina gettava bruscamente per terra, e il te le terme di Caracalla, la Roma ma io credo che in fondo avesse sala del cinema/teatro dai soffitti tonfo che ne seguiva era il segnale degli imperatori, di Respighi, alza- sposato la famiglia, le sorelle, il affrescati con bassorilievi a forma convenuto per i domestici che si le queste serrande...’. Lui mi rispo- lavoro, il culto della sua persona, di pellicola, che fu a lungo sede di affrettavano a salire per recupe- se: ‘No, perché la luce dà fastidio se stesso…”. proiezioni e spettacoli per amici, e rarla e disfarsene. Superata una ai quadri, me li rovina’. Secondo I visitatori della Mostra entrando arriveranno poi nella stanza della tradizionale camera da letto, sede me lo faceva per alzare ancora di nella villa si ritroveranno al pia- segreteria, dove potranno visio- di un immancabile riposo pome- più il muro della privacy…”.

88/89 L’ORIZZONTE VISIVO DELLA GRANDE GUERRA di BARBARA BRACCO

La guerra cieca. Esperienze ottiche e cultura visuale nella Grande Guerra di Gabriele D’Autilia.

In tempi di “guerra” contro un nemico invisibile, sarà forse utile ri- cordare che i conflitti sono la più importante “esperienza visiva” della Storia. Vedere e raccontare per immagini la battaglia, il nemico, gli eroi, sembra essere stata ed è ancora prerogativa dell’uomo. Lo è almeno dalle civiltà classiche quando, con le rappresentazioni artistiche dei loro miti guerrieri, l’evento bellico diventa fatto storico ed epico con la sua narrazione ottica. Ma è con la società contemporanea, quella di massa, con la sua necessità di spiegare e giustificare il sacrificio di milioni di uomini, che più urgente è diventato il bisogno di significare la guerra at- traverso le immagini.

Ce lo ricorda un ponderoso e interessante volume di Gabriele D’Auti- lia che, indagando l’orizzonte visivo della Grande Guerra, va all’origine delle esperienze percettive della modernità, svelando tutte le insidie e gli inganni della società contemporanea che pretende di svelare la propria anima attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica o di una cinepresa. Preceduto in parte dalla guerra di Crimea e dalla guerra civile americana, quello del 1914-18 è il vero primo conflitto mediatico della Storia; i milioni di documenti fotografici e filmici conservati in archivi pubblici o privati di tutti i Paesi belligeranti rappresentano un vero e proprio monumento di celluloide all’esperienza bellica. Un di- luvio di narrazioni ottiche rese possibili dalla disponibilità di dispositi- vi fotografici agili come la famosa Leica. E allora perché definire, come recita il titolo del volume di D’Autilia, il conflitto 1914-18 una guerra

cinema espanso del conflitto; se proprio devono comparire, la morte, la sofferen- za, la distruzione, il macchinismo infernale delle armi, devono es- sere ricomposti in un quadro di maniera molto rassicurante.

E anche laddove non opera di- rettamente la mano di governi e stati maggiori è la stessa società (sia militare che civile) a restitu- ire, a restituirsi, un’immagine fal- sata dell’apocalisse bellica; come nelle corrispondenze scritte dei combattenti, anche nelle foto- grafie scattate al fronte o nelle rappresentazioni belliche della società civile agisce il bisogno psicologico di offrire a se stessi e agli altri una visione tranquil- lizzante dell’esperienza bellica, con i suoi momenti di svago, le ciali più alti in grado, pur avendo imponenti mitragliatrici, i pa- a disposizione dispositivi capaci norami, insomma una guerra di allungare lo sguardo fino alle ricalcata sulla rappresentazione linee nemiche, non riuscivano di altri conflitti e altre epoche. ad avere una visione complessiva Non saranno neanche i molti “cieca”? Lungo una ricostruzione del campo di battaglia. documentari e i film girati negli assai documentata e avvincente, Rispetto al panorama delle guer- anni di guerra, e soprattutto del l’autore individua le ragioni di re napoleoniche o dei conflitti dopoguerra, ispirati a paradigmi questo strano paradosso in vari solo di qualche anno prima, che narrativi tradizionali, a restituire elementi. si offrivano quasi nella loro inte- la realtà del fango e delle trincee; rezza agli occhi dei combattenti, sarà solo dopo la seconda guerra Il primo – elementare ma non nel ‘14-18 lo “spettacolo” belli- mondiale, la fine dei regimi totali- meno fondamentale – è legato ai co si presenta come uno spazio tari e la Shoah, che si rivelerà – an- limiti oggettivi dello spazio visivo angusto, soffocante e dal punto che grazie a opere cinematografi- a disposizione dei militari, cioè di di vista sensoriale terrificante. Pa- che di rottura, come Orizzonti di chi era al fronte di una guerra che radossalmente la guerra moder- gloria di Stanley Kubrick - il vero sfuggiva a una lettura ottica glo- na, industriale e di massa, è per i volto della battaglia della guerra bale. Per il soldato della Grande combattenti (con la sola eccezio- ‘14-18 e il suo ruolo di snodo nella Guerra l’orizzonte era limitato a ne dei romantici “cavalieri dell’a- apocalisse novecentesca. pochi metri (se non centimetri) ria”, i piloti) un’esperienza ottica di una trincea dove a dominare molto limitata, un’apparizione è la visione del fango, dei pochi frammentaria e per questo anco- supporti difensivi, dei morti, dei ra più traumatizzante. parassiti. Più che la vista, a essere sollecitato sono l’udito e l’olfatto Ma vedere e raccontare visi- del combattente; la guerra è il ru- vamente la guerra non è solo more delle artiglierie enormi, po- questione tecnica, è anche e so- tenti e lontane che colpiscono o prattutto un fatto culturale. E l’odore dei cadaveri lasciati sulla politico ovviamente. Il conflitto terra di nessuno. Persino gli uffi- più fotografato della Storia (fino ad allora) venne infatti oscurato dalla censura e dall’autocensura; il bisogno di tenere alto il morale dei combattenti come del fronte interno spinse i vertici militari e civili a espungere dall’orizzon- te visivo i tratti più drammatici

90/91 FELLINIFELLINI EE ILIL “QUID”“QUID” di CRISTIANA PATERNÒ

Il maestro riminese raccontato da Oscar Iarussi in un alfabeto felliniano documentato come un saggio e avvincente come un romanzo.

Era difficile se non impossibile, alla vigilia di un centenario tanto anti- l’utile bibliografia finale. Fellini cipato, di una corsa matta alle celebrazioni, scrivere qualcosa di nuovo, ne esce meno “felliniano”. Se a stimolante e coinvolgente, su Federico Fellini. Ci ha provato – con un quell’aggettivo si toglie il surplus certo successo – Oscar Iarussi nel suo Amarcord Fellini. L’alfabeto di Fe- di grottesco (“Mio padre voleva derico (il Mulino, 239 pp., 16 €). Un agile alfabeto che fa del riminese il che facessi l’ingegnere, mia madre centro di una galassia centrifuga e centripeta, diventa Storia del Cinema il vescovo, e io sono diventato un italiano e d’Italia, attraverso cartoline e scorci, guaches, con lo stile a cui aggettivo. Non so cosa voglia dire il giornalista e saggista barese, anche collaboratore di 8 ½ ci ha abituato. ‘fellinesque’, immagino si riferi- Una scrittura che gioca sull’assonanza e sull’associazione di idee, sulla sca a qualcosa di opulento, strava- digressione e la divagazione, girovagante e incessante, per questo tanto gante, onirico, bizzarro, anormale, più “felliniana”. patologico, nevrotico, fregnac- ciaro… Sì, forse fregnacciaro è la Dalla A di Amarcord alla V di Vitelloni, alla Z di Zampanò, passando per cosa che mi sembra corrisponda la E di Ekberg e la G di Giulietta, la P di Paparazzo e la R di Rex, senza di più”). Conviene invece restare dimenticare la T di Teatro 5 Cinecittà, capitolo questo che si apre rievo- silenziosamente al cospetto della cando l’avventura dell’ultimo film di Ettore Scola Che strano chiamarsi complessità di un artista che dia- Federico (2013). Del resto, è lo stesso maestro nato a Rimini il 20 gennaio logò incessantemente con la vita 1920, a dichiarare così, epigrammaticamente, le sue generalità: “Sono e con la morte. Lasciar emerge- nato, sono venuto a Roma, mi sono sposato e sono entrato a Cinecittà. re il lato oscuro, l’esoterismo, la Non c’è altro”. passione per l’iChing, le simpatie junghiane. Il Quid di Fellini? “Un Nell’abecedario che si legge come un romanzo, luoghi e personaggi ac- certo che di incantevole e pur quistano vivida presenza: Rimini (meglio il Borgo) e Roma, Giulietta sempre sfuggente nei suoi film, Masina e Anita Ekberg, Sordi e Mastroianni. Tanto spazio ce l’ha, giu- dove la felicità e l’angoscia sono stamente, il sogno, pur in un testo coeso e documentato come dimostra le braccia di un unico amplesso”. cinema espanso FELLINIFELLINI EE ILIL “QUID”“QUID”

92/93 QUEL CAPPELLO DA PRINCIPE AZZURRO CHE SAREBBE PIACIUTO A FEDERICO

di SOFIA GNOLI

Fellini amava disegnare di suo pugno i personaggi,a suo modo era anche stilista. Viceversa si sentono registi Jean Paul Gaultier, Alessandro Michele – direttore creativo di Gucci - o la maison Moschino, che di recente ha sfilato proprio al Teatro 10 di Cinecittà.

cinema espanso QUEL CAPPELLO DA PRINCIPE AZZURRO CHE SAREBBE “Non sono un designer di giac- che e gonne. Lavoro come un regista, come chi dirige un film, PIACIUTO i vestiti sono come i costumi di un film”. A parlare così è Ales- sandro Michele, il designer ro- mano dal 2015 direttore creativo A FEDERICO di Gucci. Non stupisce che per l’Autunno-Inverno 2020 abbia concepito una sfilata che è un vero e proprio spettacolo. Su una pedana circolare che gira come una giostra, prima del sottofon- do sulle note del Bolero di Ravel che incalzano senza sosta, si sen- te la voce di Federico Fellini: “Il cinema era proprio questo, era suggestione ipnotica, ritualistica, c’era qualche cosa di religioso. Si usciva di casa, si parcheggiava la macchina in qualche posto, poi ci si incolonnava tutti insieme in un riturale, il biglietto, la tenda che si apriva, la mascherina (…). Poi questa luce che si attenua, lo schermo che si accende e co- mincia la rivelazione, il messag- gio. Mentre vengono vestiti, in diretta, modelle e indossatori stanno immobili come belle sta- tuine. Un rituale antichissimo, di sempre, che ha cambiato forma e modi, ma era sempre quello: sei lì per ascoltare”. Al di là di questa performance, molti tratti dello stile di Alessandro Michele po- trebbero far pensare a Fellini e al suo gusto che deforma la realtà attraverso la lente dell’onirico, del paradosso, e regala l’illusione di un sogno fantastico. “Quando ero bambino - racconta Michele - mia madre, che lavora- va nel cinema, per Carnevale mi faceva dei vestiti meravigliosi. Ricordo ancora che il mio cap- pello da principe azzurro aveva

94/95 una vera piuma di struzzo. Però poi mi chiedevo perché arrivasse un giorno dell’anno in cui quel vestito fosse di nuovo destinato alla carta. Forse volevo andare a scuola con il cappello da princi- pe azzurro anche durante l’anno, in fondo non c’è un divieto. Io così mi sentivo meglio. Abbiamo tutti il diritto di essere quello che vogliamo essere. Non è banale rappresentarsi, è qualcosa che co- munica all’esterno chi sei. Essere strani è stupendo. Se da grande ho aiutato qualcuno di una scuo- la di periferia a sentirsi a suo agio e mettersi il cappello da principe azzurro, sono felice”. Principe azzurro o no, per Fellini, come per Michele, anche se in ambiti e contesti diversi, molto forte è l’attrazione per la diversi- tà, per il fantastico e per il mera- viglioso. Molte protagoniste dei film di Fellini, dalla prostituta alla clocharde, dalla signora so- fisticata alla donna sensuale fino alla donna-madre, sono entrate nell’immaginario collettivo. E con i loro modi di essere, discinti o pacchiani, classici o dagli eccessi barocchi, hanno fissato dei codici. È il caso di Gradisca e del suo abito rosso, di Cabiria e della sua pelliccetta spelacchiata, di Gel- somina col cappotto oversize indossato sulla t-shirt marinara e di Anita Ekberg, indimenticabi- le Sylvia de La dolce vita. Difficile dimenticarla con il clergyman per la visita al Vaticano fatto realiz- zare da Pietro Gherardi – che per questo film ottenne l’Oscar ai co- stumi - di cui le Sorelle Fontana rivendicavano l’ispirazione (nel 1956 avevano realizzato il famoso “pretino” sfoggiato da Ava Gard- ner). Ma quando si parla di moda e immaginario cattolico, non può non affiorare alla memoria Roma (1972). In questa presentazione satirica, con la leggendaria sfilata “ecclesiastica”, Fellini, affiancato dal grande costumista Danilo Do- nati, ha esplorato i paralleli tra le classiche sfilate di moda e le pro- cinema espanso cessioni liturgiche ispirando una sfilata dedicata ai più famosi per- quantità di designer a venire. Da sonaggi del regista. Dolce & Gabbana (Autunno-In- Al contrario di molti colleghi che verno 1997-98) a John Galliano affidavano il guardaroba diretta- per Dior (haute couture Autun- mente al costumista, Fellini ha no-Inverno 2000-01). Al di là del- sempre dato una grande impor- le atmosfere ecclesiastiche a Fel- tanza all’abbigliamento. Amava lini si sono rifatti nel tempo molti disegnare di suo pugno i perso- altri designer. Da Etro a Gianfran- naggi, con tanto di abiti e acces- co Ferrè, fino a Jean Paul Gaultier. sori. Diceva che per lui era “un Il trasgressivo designer francese modo di cominciare a guardare un

che ha dedicato al maestro roma- film in faccia”. Così, ha raccontato gnolo la sua sfilata haute couture Vincenzo Mollica, “furono creati Autunno-Inverno 2013, ha con- la mantellina da soldato di Gelso- fessato: “ho fatto lo stilista per mina, la sua maglietta a strisce e il fare cinema, è la mia vera passio- giaccone massiccio di Zampanò, ne. Lavoro alle sfilate come fossi ma anche la bombetta schiacciata un regista e naturalmente Fellini del matto. Tutti quanti nati prima è il mio mito. Posseggo anche un dalla matita e dal colore”. A partire suo disegno originale di Casano- da quello che è forse il suo abito va, meraviglioso, quel corsetto più famoso, quello dal profondo che indossava Donald Sutherland décolleté immaginato per Sylvia/ mi ha ispirato”. Tra i marchi che Anitona nella scena del bagno nel- hanno fatto dello stile di Fellini la Fontana di Trevi. Il disegno ave- una ricorrente fonte di ispirazione va tanto di note esplicative: “abito sin dagli Anni ‘80 c’è poi Moschi- blu notte con una spirale vertigino- no. Anche Jeremy Scott, attuale sa di stelline come la Via Lattea”. direttore creativo della maison, per Via Lattea o no (nella versione l’Autunno-Inverno 2019 ha presen- finale dell’abito la galassia è assen- tato a Roma, all’interno dello Stu- te), l’allusione ai seni era esplicita. dio 10 di Cinecittà, una visionaria E la Ekberg entrò nel mito.

96/97 geografie

FIRENZE, LA PESTE E LA BELLEZZA

di OSCAR IARUSSI

Un viaggio nella Toscana del Decamerone dei Taviani, e dintorni. Il dramma della peste e il sublime della bellezza, tematiche che, in tempi di Coronavirus, paiono drammaticamente attuali e tutt’altro che cinematografiche.

“Quale è il mistero dei tetti di Firenze?” - si chiede Giorgio La Pira, “sin- daco santo” della città tra gli Anni 1950 e i ‘60. “Provatevi a guardarli, meditando, da Piazzale Michelangelo e da San Miniato: è vero o non è vero che essi formano, attorno al duplice centro della Cupola di Santa Maria del Fiore e della Torre di Palazzo Vecchio, un ‘tutto’ armoniosa- mente unito, quasi un sistema di proporzioni geometriche ed architet- toniche che esprimono, come il ‘sistema stellare’, ordine, bellezza, pre- ghiera, riposo e pace?”. Già, quando la bellezza fa testo, Firenze è la sua bussola e rifulge tanto più nel disastro. Così è fin dal ‘300 di Dante, esule sdegnato eppur no- stalgico dell’Arno. E nel Decameron tornato sugli scudi a causa del terri- bile Coronavirus e sugli schermi non tanto tempo fa - era il 2015 - grazie a Maraviglioso Boccaccio degli ultraottuagenari fratelli Paolo e Vittorio Taviani (il secondo scomparso nel 2018). I due registi toscani, a lungo campioni dell’impegno brechtiano e dell’affabulazione comunistica, cercano nella matrice letteraria un antidoto alle miserie del presente, come del resto poco prima Mario Martone che, ne Il giovane favoloso (2014), rinverdisce l’800 del Leopardi ascetico e ribelle. Affiora alla ri- balta una radicale delusione per la politica che asseconda la deriva di ciò che è, avendo rinunciato a ogni utopia, a qualsivoglia visione e rac- conto del mondo. Ma la delusione, per Martone come per i Taviani, non equivale al pessimismo, anzi, si traduce in un impulso a sovvertire le condizioni date, attingendo alle fonti della identità italiana ed europea. In Maraviglioso Boccaccio, per esempio, non v’è alcunché di “boccac- cesco”, nel senso di licenzioso. I Taviani implicitamente smentiscono geografie no soprattutto nello stile dei due anziani autori e nella geografia profondamente italiana del film: l’ondeggiare “rosselliniano” dei prati verdissimi al vento sui colli toscani (o dell’Alto Lazio), le “car- rellate” della macchina da presa nei chiostri, nelle gigliate dimore pre-rinascimentali e poi in quelle campestri, il galoppo di Federico degli Alberighi verso il castello della donna adorata che continua a deluderlo… Merito anche delle musiche di Giuliano Taviani (fi- Un viaggio nella Toscana glio di Vittorio) e di Carmelo Tra- del Decamerone dei Taviani, e dintorni. via, e del montaggio del sodale di sempre Roberto Perpignani. Il dramma della peste e il sublime Il film inneggia all’amore e alla della bellezza, tematiche che, purezza della rinascita sotto la pioggia catartica del finale, e al in tempi di Coronavirus, tempo stesso pare costituire una summa del cinema dei Taviani, paiono drammaticamente attuali della resistenza agli orrori alle e tutt’altro che cinematografiche. spalle e di quelli a venire. Come se Boccaccio fosse già al loro (e no- stro) fianco contro i nazi-fascisti in La notte di San Lorenzo (1982) e venisse in soccorso oggi che di “peste in giro ce n’è tanta”. In tal senso, Maraviglioso Boccaccio non il Decameron popolare e “napo- schiettamente, come una delle non perdona gli amanti), e infine è meno politico del Decameron di letano” di Pier Paolo Pasolini molle principali dell’iniziativa il tragico episodio di un nobile che Pasolini, frutto però di una delu- (1971), restituendo Boccaccio alla umana” (Ugo Mursia ed., 1963). per passione perde tutto, persino sione più profonda verso la politi- borghesia mercantile fiorentina Spirito e senso, dunque, per i dieci il falcone rimastogli quale unico ca e di una riscoperta della bellez- che gli fu propria e, volendo, a giovani (sette donne e tre uomini) bene, sacrificato per un malinteso. za come unica salvezza. quell’ottimismo della razionalità che nella Firenze del 1348 fuggono I novellatori del film sono inter- Ha scritto il filosofo Sebastia- contro i tempi bui simboleggiati dalla pestilenza, si rifugiano in preti ancora sconosciuti ai più. I no Maffettone a proposito della dalla peste. Perciò i personaggi dei una villa collinare e colà decido- protagonisti delle novelle, invece, pandemia del Coronavirus che Taviani sono infinitamente meno no di ingannare il tempo (leggi: la hanno i volti di alcuni fra gli attori “da Tucidide a Boccaccio la con- corporei e sfacciati di quelli paso- morte), raccontando storie fan- più popolari del nostro cinema, nessione tra l’arrivo del contagio liniani (l’unica novella in comune tastiche eppur plausibili. Tra le e, sebbene con risultati impari e il precedente comportamento tra i due film, se ben ricordiamo il cento novelle dei dieci giorni del tra loro, contribuiscono a offrire malvagio delle persone è eviden- primo, è la suora con l’amante). Decameron, i Taviani ne scelgono sostanza spettacolare e sugge- te. Senza arrivare a tanto, non si Resta illuminante quanto scrisse cinque. Oltre alla suora libertina stioni contemporanee al film. In può pensare che abbiamo troppo un grande filologo, Cesare Segre, (invero più d’una è peccatrice fra particolare, menzioniamo Kasia trascurato quello che Habermas nella sua introduzione alle Opere le sorelle), vi sono la storia maca- Smutniak dal fascino enigmatico, ha chiamato ‘il mondo della vita’, di Boccaccio: “L’amore, spingen- bra ed elegiaca di una “risurrezio- e il suo innamorato Michele Rion- preoccupati come siamo dalle dosi da un lato ad atteggiamenti ne” grazie alla fedeltà amorosa, dino, l’ottimo interprete che era questioni economiche e tecni- stilnovistici, dall’altro a rozza ma extraconiugale; il ritratto del Ranieri ne Il giovane favoloso, Ric- che?”. Una questione di etica sensualità, più spesso si presen- credulone Calandrino; il legame cardo Scamarcio e Jasmine Trinca. pubblica anche nelle sue nette ta nella vibrante compresenza tra una splendida vedova e il ser- Tuttavia la bellezza e l’energia di corrispondenze con l’estetica. di spirito e di senso, e si rivela, vo prediletto di suo padre (che Maraviglioso Boccaccio si palesa- Firenze lo sa.

98/99 internet e nuovi consumi

BENVENUTI NEL MONDO (VIRTUALE) DI TWIN PEAKS

di CARMEN DIOTAIUTI

“Benvenuti a Twin Peaks. Popolazione: 51.201 abitanti”, recita il segnale stradale più conosciuto della Storia del cinema. Era il 1990 e, a trent’anni di distanza, la madre di tutte le serie tv torna a stupire con un affascinante viaggio in realtà virtuale sotto forma di gioco, Twin Peaks VR. Un tour immersivo, che permette di esplorare, in soggettiva e nei panni dell’agente Dale Cooper, il misterioso mondo creato da David Lynch.

Torna a stupire e a sparigliare le carte la madre di tutte le serie tv, Twin Peaks, realizzata negli Anni ’90 da nel quale deve affrontare il mal- uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo, David Lynch, che diventa ora un vagio mutaforma BOB che appa- affascinante viaggio in realtà virtuale sotto forma di gioco, Twin Peaks VR, sviluppato dalla software house re in una bolla; la stanza viola; il Collider Games, che l’ha progettata in collaborazione con lo stesso regista e il suo team di lavoro. Insieme vecchio vagone del treno abban- hanno dato vita a un universo pieno di contenuti nascosti e riferimenti a tutte e tre le stagioni della serie culto donato, in cui è stata assassinata che ha fatto scuola. Più che un semplice gioco, Twin Peaks VR è, infatti, un tour immersivo, con tanto di visori Laura Palmer. Trova sul luogo del VR, nel singolare e misterioso mondo creato da David Lynch e Mark Frost. È possibile esplorare in soggettiva delitto la collana d’oro con il pen- i luoghi più iconici, nei panni dell’agente Dale Cooper, entrando dalla pozza oleosa del Glastonbury Grove, dente a forma di mezzo cuore, si per finire nella famigerata Red Room: la sconcertante sala d’attesa con il suo ipnotico pavimento bicolore e le avvicina alla famigerata scatola di brillanti tende rosse che la delimitano, emblematico simbolo di passaggio. vetro posizionata in un grattacielo di New York, rappresentata così L’esperienza combina diversi generi ludici - dal thriller, al gioco d’avventura, all’Escape Room- sfidando i gio- come appare nel terzo episodio catori a risolvere enigmi man mano che proseguono nella loro esplorazione degli ambienti, dettagliatamente della serie. Ripercorre, pertanto, riscostruiti. Il viaggio inizia tra gli alberi di sicomoro del bosco di Ghostwood; il giocatore si tuffa, poi, nella alcune delle sequenze fondamen- Sala Rossa, dopo aver assistito alla manifestazione del cavallo bianco, una delle rappresentazioni più iconi- tali, ma lo fa questa volta in prima che di Twin Peaks, presagio di morte incombente. Attraversa diversi ambienti: l’ufficio dello sceriffo Truman, persona e non mediato da uno internet e nuovi consumi schermo. Attraverso un io virtuale 2015 - celebrato da diversi anni il viene rafforzato il personale sen- 24 febbraio, giorno di inizio inda- timento dell’esserci all’interno gini per l’agente Cooper, con una della storia, così come il senso di giornata di maratone televisive e immedesimazione e coinvolgi- pellegrinaggi nelle location della mento all’interno di un tessuto serie - è stato lanciato un evento narrativo ritenuto rilevante. online con l’hashtag #TwinPeak- sDay, a cui ha partecipato anche Il valore del progetto, in ogni lo straordinario interprete Kyle modo, non sta tanto nel realismo MacLachlan. Lo stesso attore, della grafica o nella capacità di quest’anno, sempre in occasione riprodurre più o meno fedelmen- della ricorrenza, ha aperto un pro- te gli spostamenti del soggetto filo TikTok e lanciato il suo pri- nello spazio (entrambi gli aspetti mo e divertente video che ricrea la sono abbastanza basilari e poco storica scena del suo arrivo nella raffinati per gli attuali standard cittadina di Twin Peaks, esatta- VR), quanto nell’offrire alla vasta mente trent’anni dopo e con qual- schiera di fan della serie un’espe- che capello grigio in più. L’audio rienza di viaggio intrigante e ina- è quello originale, con l’attore in spettata: la possibilità di entrare primo piano che incide sul suo dentro un sogno, giungere fino registratore portatile il primo dei al cuore pulsante del misterioso tanti messaggi destinati alla sua mondo di Twin Peaks, sulle orme segretaria Diane. Questa volta, di un agente speciale. Twin Peaks però, l’agente non è al volante di VR è attualmente disponibile su una Dodge Diplomat del 1981, ma Steam, compatibile con i visori di una cyclette, e dal finestrino Oculus Rift, Oculus Rift-S, HTC non si intravede la fila di possenti Vive e HTC Vive Cosmos. A breve abeti che scorre, ma uno sfondo di arriveranno anche le versioni per cartapesta con gli alberi disegnati. Oculus Quest e PlayStation VR. Contestualmente alla pubblica- zione del video, Kyle MacLachlan Non è la prima volta che la serie ha invitato i fan a interagire, tag- e i suoi protagonisti sfruttano le gandolo e duettando con lui nella opportunità offerte dalle nuove scena, attraverso video di rispo- tecnologie per rilanciarsi e co- sta, di cui ha condiviso, sul suo municare al grande pubblico. In profilo, i più divertenti e riusciti. occasione del Twin Peaks Day

100/101 constellaction!

GIOVINEZZA E (PRO)CREAZIONE

di SIMON&THESTARS

Il Gemelli Paolo Sorrentino e il Cancro Alessandro Blasetti

Il Cinema e lo Zodiaco hanno molto in comune. Sono due potenti macchine narrative: dentro il cerchio zodiacale sono inscritte tutte le storie che l’uomo può raccontare, proprio come dentro i 16:9 del grande schermo. I 12 segni dello Zodiaco sono “personaggi” straordinari. Esprimono i dodici aspetti fondamentali che si fondono nella creazione di una personalità che possa dirsi completa. D’altro canto, ci vogliono dodici cavalieri per fare la Tavola Rotonda, dodici apostoli per portare il Messaggio nel mondo, dodici fatiche per concludere il cammino iniziatico di Ercole, e dodici archetipi astrologici per comporre quel caleidoscopio che chiamiamo “personalità”. Raccontiamo il cerchio dello Zodiaco attraverso dodici registi, uno per segno, che incarnano al meglio il relativo “insegnamento” astrologico.

constellaction! Paolo Alessandro Sorrentino Blasetti

I Gemelli segnano il primo incontro con l’elemento dell’Aria, espres- Con il Cancro, entra in scena nello Zodiaco anche l’Acqua, l’elemento sione del regno mentale di idee e concetti. L’Aria è mobile per natura, delle emozioni. Quella del Cancro infatti è l’acqua primigenia del sac- tende spontaneamente a “circolare”, a stabilire contatti, a comunicare co amniotico, che ci contiene e protegge prima di venire al mondo. È e cercare sponda negli altri. I Gemelli esprimono magistralmente que- l’acqua che ci nutre attraverso le radici, i legami, gli affetti. Ecco perché sta vocazione, e rappresentano a tutti gli effetti il segno della comunica- nel lessico astrologico la casa, la famiglia, la Patria, le tradizioni e, pri- zione. Per afferrare il senso simbolico della loro missione astrologica, ma ancora, il senso di appartenenza sono tutti valori che ricadono sotto basta pensare al comportamento della natura nel loro mese (giugno): i l’ombrello simbolico del Cancro. Per metterne bene a fuoco l’archetipo, venti impazzano, spingendo i pollini più lontano possibile. Così facen- dobbiamo pensare al senso materno. Da un lato, è l’istinto di protezione do, permettono all’informazione genetica di raggiungere orizzonti più della mamma gatta, che se ne sta in disparte, timida e mansueta, a nu- vasti. I Gemelli fanno esattamente lo stesso. Osservano ciò che li cir- trire i suoi cuccioli. Pronta però a trasformarsi in una belva se qualcuno conda con una curiosità vorace e lo riferiscono, facendo circolare così attenta alla loro incolumità. Ma il Cancro, ancor prima di proteggere le informazioni. È l’archetipo del “bardo” (o del “pettegolo”, diremmo le proprie creature, le mette al mondo. È infatti un segno “cardinale”, oggi), perfettamente espresso da giornalisti, reporter, e da chiunque la- espressione di intraprendenza e spirito di iniziativa. Un’intraprendenza vori nel campo della comunicazione. Per queste ragioni, in rappresen- che si comprende fino in fondo solo pensando proprio alla “(pro)crea- tanza del segno dei Gemelli, ho scelto Paolo Sorrentino. Concettua- zione”. Alla capacità cioè di tradurre il proprio mondo interiore in “ope- le, mentale, figurativo ai limiti del surreale, non sempre di immediata re” di senso compiuto, a partire dai figli fino ad arrivare ad ogni forma comprensione. Esprime perfettamente una visione della realtà che, di creatività. Quindi è certamente attaccato alle radici, agli affetti, alle per così dire, va più alla testa che al cuore: asciutta, sagace, distacca- tradizioni. Ma ancor prima, ha una forte vocazione a crearne di nuove. A ta, senza troppe sbavature emotive. Per non parlare, poi, del costante reinventarle affinché non siano retaggi di un tempo perduto (a proposito: legame del suo cinema con la realtà attuale. Come dicevo, infatti, i Ge- anche Proust era Cancro), ma sappiano rinnovarsi insieme alla struttu- melli sono grandi narratori, ma non sono attratti dall’astrazione della ra che sostengono. Ecco perché in rappresentanza del segno del Cancro pura fantasia. La loro attenzione si concentra su ciò che realmente li ho scelto Alessandro Blasetti, apripista fino al punto da meritare per circonda: lo osservano, lo rielaborano e lo mettono in scena. Ed ecco Tullio Kezich gli onori di “padre fondatore del moderno cinema italia- che nella filmografia di Sorrentino troviamo due statisti, due Papi, e no” (e, guarda caso, torna la genitorialità tipica del segno). Nazionalista uno spaccato di “Dolce vita 2.0”. Certo, poi ci sono anche This must al punto da esser considerato insieme a Camerini il massimo esponente be the place e Youth, più simbolici e rarefatti, ma la tendenza è sempre del cinema di propaganda fascista. Ma allo stesso tempo capace di spa- quelle di attingere dal reale per renderlo manifesto del possibile. Sono ziare e sperimentare attraverso l’intero spettro dei generi, dall’epopea il segno del logos, utilizzano la parola con l’agilità audace e scattante storica alla commedia sentimentale. Fino a “partorirne” di nuovi: il fan- di un ballerino. Tant’è che Dacia Maraini, commentando l’incursione tasy, ad esempio, ed il film ad episodi. E ancora: ha sperimentato per letteraria di Sorrentino con Hanno tutti ragione, ne sottolinea il “lin- primo il sonoro nel 1930, il colore nel 1938, e sfidato il più grande tabù guaggio originale, usato con grande libertà inventiva, in modo speri- proponendo le prime nudità del cinema italiano nel 1941/42. Ma forse la mentale e spesso sferzante, spericolato”. Ma ciò che rende davvero sua creatività cancerina raggiunge l’apice nell’aver “dato vita” alla cop- unici i Gemelli è l’ironia leggera, la capacità di non prendersi troppo pia artistica Loren-Mastroianni e nell’aver rilanciato Vittorio De Sica sul serio. Perché, per usare le parole di Sorrentino, “se cominci a dare nei panni dell’attore brillante. Perché è proprio qui che si vede la vera un senso alle cose, significa che stai invecchiando”. E loro, al contra- intraprendenza del Cancro: nella capacità di tenere a battesimo realtà che rio, sono il segno de La giovinezza. hanno grandi orizzonti di vita davanti.

102/103 biografie CHIARA TOZZI

Psicologa, scrittrice, sceneggiatrice e docente di sceneggiatura e psico- logia, affianca l’attività di scrittrice a quella clinica di Psicologa analista, di didatta e supervisore AIPA (Associazione Italiana Psicologia Anali- SOFIA tica) e IAAP (International Association for Analytical Psychology). È autrice di racconti, romanzi, soggetti e sceneggiature per cinema, tea- GNOLI tro, radio e televisione. In qualità di docente di psicologia analitica e di sceneggiatura, tiene corsi e conferenze in Italia e nel mondo. È artistic director del “Mercurius Prize to Films of particular Psychological Signi- Studiosa di moda, docente universi- ficance and Sensitivity to Human Rights” con sede a Zurigo. Dal 2018 è taria e giornalista. Scrive sul “Vener- referente del Comitato Direttivo AIPA per i contatti internazionali con dì” e su “La Repubblica”. Curatrice e la IAAP, al fine di scambi culturali e organizzazione di eventi. consulente scientifica ha collaborato con il Victoria and Albert Museum per la mostra “The Glamour of Italian Fashion 1945-2014”. Esperta di heri- tage, ha curato gli archivi di Valextra, Luisa Spagnoli e di Federico Forquet. Tra le sue pubblicazioni: L’alfabeto della moda (Carocci, 2019), Eleganza RICCARDO fascista (Carocci, 2017), The Origins of Italian Fashion 1900-1945 (V&A Pu- blishing, 2014). TOZZI

Riccardo Tozzi, romano, è laureato in Economia internazionale alla Sapienza. Inizia la sua carriera cinematografica alla SACIS, consociata della Rai per il mercato internazionale, di cui diventa direttore commer- ciale. Collabora con Sergio Silva, nella fase di creazione della nuova se- rialità della Rai, a partire dalla Piovra. Nel 1985 diviene responsabile del- la produzione di Mediaset. Nel 1997 fonda Cattleya. Sotto la sua guida la società produce 70 film, fra cui La bestia nel cuore (Oscar nomination), Benvenuti al Sud, Mio fratello è figlio unico, Non ti muovere, Tre metri sopra STEFANO il cielo, Romanzo criminale, Educazione siberiana, L’immortale. Nell’ul- timo decennio Cattleya si orienta anche sulla produzione seriale, con SARDO titoli come Romanzo criminale, Gomorra, Suburra, ZeroZeroZero, Bella da morire. È stato per due mandati presidente dell’Anica.

Nasce a Bra, vive a Roma, scrive per cinema e televisione. Con Alessan- dro Fabbri e Ludovica Rampoldi è creatore della serie Sky 1992, 1993 e 1994. Con loro ha firmato anche l’adattamento italiano di In treatment e, per il cinema, La doppia ora, Il ragazzo invisibile e il suo sequel. Da solo, MASSIMO o con altri autori, ha firmato copioni di film (Tatanka, Workers – pronti a tutto, I milionari, Monolith) e serie tv (La nuova squadra, Il tredicesimo apostolo, Il sistema). Attualmente lavora come head writer per progetti TRIA seriali per Indigo (Nemesis, Il ragazzo invisibile - la serie) e Cross Pro- duction (Wolfsburg), di cui sarà lo showrunner. Nel 2013 ha diretto il do- Professore di Lingua e Letteratura Russa cumentario Slow Food Story, presentato alla Berlinale e a Telluride. Ha all’Università di Cagliari, membro del pubblicato L’America delle Kessler e i due romanzi de Il ragazzo invisibile, Sindacato Critici SNCCI, scrive per “Ca- ispirati al film. biria – Studi di cinema” e “Cineforum”. È stato selezionatore per la SIC-Settima- na Internazionale della Critica alla Mo- stra di Venezia, collabora con il Trieste Film Festival, il Bergamo Film Meeting e il Premio Fiesole ai Maestri del cinema. biografie Sul prossimo numero in uscita a luglio 2020

L'ORA PIÙ BUIA Un numero monografico sugli effetti che l'emergenza sanitaria ha prodotto sul sistema cinema e sulle prospettive per il futuro.

50 volte cinema- 50 numeri- 50 cover 50 volte cinema- 50 numeri- 50 cover PosteItaliane SpA-Spedizione inabbonamento postale-70% - Aut.GIPA/C/RM/04/2013 (Luciano DeCrescenzo) e sifiniscecolcambiare icanali. Si cominciaconil voler cambiare ilmondo Rivoluzione, Riflessionee Televisione. La vita potrebbe essere divisain tre fasi: (Caparezza) reale. della vita è chelafiction siameglio mentalità della tua la verità davantial tuotelevisore, Scaldati incasa

NUOVA SERIALITÀ – L’INGREDIENTE SEGRETO. COSA È CAMBIATO NELL'IMMAGINARIO ITALIANO? maggio 2020 | numero 50 | anno VIII NELL'IMMAGINARIO ITALIANO? COSA ÈCAMBIATO L’INGREDIENTE SEGRETO. NUOVA SERIALITÀ Repubblica Ceca Il cinemanella FOCUS di ElioPetri cittadino.... Indagine suun a 50annida ANNIVERSARI Benvenuto MIAC! INNOVAZIONI primi bilanci Cinema elockdown: INCHIESTE n°50 | maggio2020|

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