Agenzia DIRE – Emilia Romagna 26 Aprile 2010 Intervista Al Sindaco Di
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Agenzia DIRE – Emilia Romagna 26 aprile 2010 Intervista al sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio di Mattia Caiulo Delrio a tutto campo, tra Governo, Pd e "orgoglio emiliano" Intervista al sindaco di Reggio Delrio REGGIO EMILIA - Intervista a 'cuore aperto' al sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio (Pd), tra la crisi interna al Pdl ("Se il Governo non attua il programma, è giusto che vada a casa", le strategie del Partito democratico per rilanciarsi a livello nazionale ("Riparta dai territori con tre coordinamenti, a nord, centro e sud"), la giunta Errani ("Reggio meritava due assessori"). E sul Pd provinciale lancia un appello ai quarantenni per una "scelta condivisa" sul post Fantuzzi. Sindaco Delrio, come commenta la crisi in atto nel Pdl? "Il Governo deve durare se è in grado di portare avanti il programma per cui è stato votato, altrimenti è giusto che vada a casa. Dell'applicazione del programma non abbiamo traccia, nel senso che non c'è traccia né di federalismo, anzi sono stati presi provvedimenti centralistici, non c'é traccia di sviluppo perchè parliamo di crescite minori rispetto ad altri Paesi e rispetto a un anno orribile in cui c'è stato un decremento enorme (dire che cresciamo dell'1% rispetto all'anno scorso quando l'anno scorso siamo caduti del 10% è ridicolo), non c'è riduzione delle tasse e non c'è sostegno alle famiglie. Insomma, io spererei che l'esecutivo continuasse a governare se questo servisse al Paese. Il Governo stia in carica se se la sente di fare le riforme: per adesso è stato fermo". Lei pensa davvero che il governo, se dura, possa fare il federalismo? "No. Il Governo non è in grado perchè non ha fatto i conti veri, lo stesso Tremonti ammette di non aver mai fatto i conti di quanto costi il federalismo fiscale vero. Ad oggi l'unica cosa che abbiamo osservato è che sono diminuiti i gradi di autonomia dei territori. E' un federalismo alla rovescia. E il fatto che non abbiano fatto i conti bene indica che anche tutte queste leggi che sta producendo il ministro Calderoli, dalla carta delle autonomie alle altre, sono chiacchiere. Si stanno producendo solo chiacchiere. Non la vedo positiva la questione del federalismo fiscale: quella che noi auspichiamo non sta nemmeno cominciando". Alle ultime elezioni sono avanzati Grillini e Lega che fanno politica "sul territorio". Come deve rispondere il Pd? "I partiti che operano sul territorio, soprattutto in Emilia-Romagna, sono il Pd che ha preso percentuali importanti, come a Reggio del 46%. E quando un partito raggiunge tali risultati, vuol dire che sul territorio è molto più radicato di partiti che hanno preso il 13%, tanto per dire le cose di 'monsieur Lapalisse'. Poi va ricordato, invece, che i flussi elettorali analizzati dall'Istituto Cattaneo ci dicono che una parte dell'elettorato del Pd, della sinistra tradizionale e della sinistra, si è spostato prima su Di Pietro e poi sui grillini, cioè una specie di migrazione verso il radicalismo. E' un effetto di reazione anche al leghismo e al berlusconismo, ed è anche però un segnale per i partiti maggiori, Pd e Pdl, che devono semplificare il loro linguaggio e dire parole più chiare e più nette su molti argomenti". Come sindaco non sente la "palla che le scotta", cioè non pensa che è dalle città che si debba costruire una alternativa politica? Il sindaco di Reggio Delrio "Sì, ne siamo convinti: è molto che diciamo a Roma che c'è molto più bisogno di collegamento con i territori, di far partire alcune politiche dai territori. Cioè, le parole d'ordine della politica nazionale devono partire dai territori perchè è lì che la gente dice che c'è un problema sull'assistenza agli anziani, che c'è una grande battaglia da fare sulla riduzione del carico fiscale alle famiglie, o una battaglia civile per dotare il Paese di un trasporto pubblico efficace. Queste sono le cose che riguardano la vita quotidiana della gente e queste parole d'ordine devono nascere dai territori. Ma ci vuole poi qualcuno a Roma che le assuma come battaglie, non come battaglie di un giorno, ma di anni di lavoro. Quando ciò avviene, la gente poi si identifica con il partito che ha voluto la sanità pubblica o la scuola aperta il pomeriggio: a quel punto il tema identificativo si semplifica e diventa più legato ai bisogni della gente". Quali sono queste parole d'ordine? "Per quello che può essere il contributo di Reggio, l'abc è per noi l'efficienza amministrativa, ma soprattutto il senso di comunità. Dire che noi viviamo in città che devono organizzarsi per aiutare la gente a incontrarsi e ristabilire relazioni di fiducia, aiutare la gente a costruire una città, un ambiente e un futuro più sostenibile". Cosa vuol dire in concreto? "Ricostruire i legami di comunità vuol dire aiutare il protagonismo della società civile quindi promuovere- come abbiamo fatto con l'iniziativa 'I reggiani per esempio'- tutte le buone pratiche di volontariato e di collaborazione con la pubblica amministrazione, rendere protagonisti i giovani con la Leva giovani. Declinare la comunità vuol dire fare in modo che aumenti il protagonismo dei cittadini nella scuola- qui abbiamo i consigli infanzia-città- e poi basare tutto sull'educazione. L'educazione è la chiave per ricostruire il senso di comunità e il senso del Paese, e quindi un elemento su cui bisogna investire fortementete è il tema della scuola". Cosa ne pensa della battaglia portata avanti da alcuni sindaci leghisti, come Flavio Tosi, per modificare gli statuti delle Fondazioni bancarie? "Ho sempre avuto una posizione diversa da quella del sindaco Flavio Tosi e cioè che l'autonomia degli enti come le fondazioni, cioè gli enti cosiddetti secondari che non appartengono né alle istituzioni, né al volontariato, vadano lasciati ad un controllo misto. Perché altrimenti avviene la lottizzazione. Tosi e la Lega rivogliono la lottizzazione delle banche, mettere geometri a fare i finanzieri basta che siano loro amici, e occupare militarmente luoghi che sono vitali per la società civile e che vanno invece lasciati crescere al di fuori del controllo politico. Questo non vuol dire che le Fondazioni non debbano avere un legame fortissimo col territorio, tendo però ad essere un po' stupito quando vedo che quando io ho fatto una proposta alla Fondazione Manodori di maggior legame col territorio, pur non esprimendo come candidati alla presidenza persone legate al Comune o politici, ma dicendo che si poteva ragionare insieme per fare delle alleanze e per trovare delle persone del mondo imprenditoriale, c'è stata una grande levata di scudi da parte di tutti come se io volessi occupare la Fondazione. Invece noto un grande silenzio sia da parte delle autorità ecclesiastiche, che di solito sono molto sensibili al tema, sia di altri, come se questa cosa si potesse fare. Io penso che sia invece molto pericolosa, l'occupazione delle banche e di questi enti locali che la Lega propone. Per quanto mi riguarda, penso che contare di più significa che le Fondazioni decidano con gli enti locali in maniera più concertata. Non vuol dire che gli enti locali possano avere la maggioranza di uomini, che magari non hanno un lavoro, da piazzare nei consigli di amministrazione". Che cos'è il Pd del Nord? "Nella proposta di Chiamparino, con cui però non ho avuto modo di parlare in profondità, mi pare che ci sia un passo avanti rispetto a come il Pd è strutturato attualmente. Ora abbiamo una struttura in federazioni regionali, la sua idea e quella di Cacciari è invece quella di rendere questa strutturazione più legata all'area geografica territoriale vasta del Nord. Questo significa indubbiamente una forma di indebolimento del partito nazionale e su questo Bersani ha ragione. Ma io credo che la soluzione era ed è a portata di mano e risiede in un forte coordinamento delle regioni del nord, un coordinamento di cui noi cominciammo a parlare con Chiamparino, Cacciari e Cofferati, già due anni fa a Milano, con sindaci, presidenti di Regione e di Provincia, ma a quella riunione non ha fatto seguito nulla. Basta riprendere quel filo. Se si fa un coordinamento politico forte, questo è sufficiente da un lato a non svuotare il senso nazionale del partito e dall'altro lato a garantire ai territori di poter dare delle parole d'ordine forti come si diceva prima. Servono tre coordinamenti al Nord, al Centro e al Sud". Prodi ha proposto che il segretario nazionale del Pd venga eletto da quelli regionali. Lei che ne pensa? "Questa proposta non ha avuto molto successo, ma credo che il senso che Romano volesse dare sia stato quello di dire: c'è bisogno che sia la periferia a determinare la politica romana e non il contrario". D'Alema continua a insistere su alleanze a sinistra ma anche al centro. Lei (Delrio si è schierato con Franceschini, ndr) che ne pensa? "I dati elettorali ci consegnano un'altra sfida da cogliere subito: dal 2008 ad oggi il Pd ha perso circa 4 milioni di elettori. Veltroni ha portato il Pd ad avere un tot di elettori. Nelle ultime elezioni abbiamo avuto una riduzione di quattro milioni. Al di là dei cicli, ciò indica una certa disaffezione e il fatto che i nostri elettori non vadano a votare lo dimostra. Non è vero che c'è un travaso di voti dal Pd alla Lega o al Pdl. I nostri elettori o stanno a casa o votano di Pietro. Allora se il problema è che i cittadini stanno a casa, il nostro problema non sono le alleanze perché non è per quello che l'elettore vota, ma bensì per il progetto che hai.