Rivista N. 06.1.1995
A mio padre Te ne sei andato sconfitto da quel consentivano di gioire delle grandi vittorie maledetto male, che hai saputo affrontare ma anche delle piccole, come quando con quel coraggio battagliero, che ti vincesti un girone della serie B, consentiva di giocartela sempre fino entusiasmandoti come fosse stata la tua all’ultima carta, con la dignità di chi, prima competizione; e nell’ultima, a cosciente, sa di disputare una partita Stoccolma, rimasi colpito dalla tua impari. Abbiamo commentato, appena umanità, quando, sentendo il boato dei poco tempo prima, i bollettini di tifosi italiani che affollavano il bridgerama Salsomaggiore che avevi voluto per per l’avvenuto sorpasso a poche mani dalla essere partecipe, anche se non presente, fine, sei stato vittima dell’emozione, all’evento bridgistico di quel momento; nonostante la tua non più giovane età proprio così, il bridge era la tua vita, il tuo avrebbe dovuto far pensare alla saggezza modo di essere, l’avevi nel sangue, tanto ed alla freddezza di chi non aveva ormai che il tuo istinto ti faceva talvolta sfidare più nulla da dimostrare. il calcolo delle probabilità. Ricordo quel tuo pianto dirotto, la tua Non me lo hai mai detto, ma forse, disperazione... ma ora sorridi, papà, le leggendo il tuo nome su quei bollettini persone a cui sei caro non ti ricorderanno come C.n.g. della squadra, hai capito che solo tra “gli immortali del bridge”, ti era finita. ricorderanno soprattutto come uomo; Ho sempre stimato in te l’umiltà, la per me sei stato un padre esemplare che si è passione, la trasparenza, che ti solo allontanato dal tavolo..
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