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SIRIO 10 Dello stesso autore 1. Fabrizio Natalini, Don Giovanni e il cinema 2. Fabrizio Natalini, Ennio Flaiano. Una vita per il cinema Fabrizio Natalini UN AMORE A ROMA DAL ROMANZO AL FILM © Copyright 2010 Editoriale Artemide s.r.l. Via Angelo Bargoni, 8 - 00153 Roma Tel. 06.45493446 - Tel./Fax 06.45441995 [email protected] www.artemide-edizioni.com Copertina Lucio Barbazza IN COPERTINA Alberto Sughi, Ragazza col giradischi, 1959, olio su tela, 130x100, per gentile concessione dell’autore L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali titolari di diritti su immagini e testi riprodotti. Finito di stampare nel mese di giugno 2010 da Digital Print Service, Via Torricelli, 9 - Segrate (MI) ISBN 978-88-7575-115-9 Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Beni Culturali, Musica e Spettacolo Facoltà di Lettere e Filosofia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” È vietata la riproduzione – anche parziale e con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la copia fotostatica – senza la preventiva autorizzazione scritta della Casa Editrice. TITOLO 5 INDICE 7 Un amore a Roma negli anni Sessanta del cinema italiano 19 L’Archivio Centrale dello Stato 47 Un amore a Roma dal romanzo al film 179 Fellini, Risi, Antonioni, Patti e… Flaiano 191 APPENDICE Risi, la critica e Un amore a Roma 1111 Bibliografia 6 FABRIZIO NATALINI Ennio Flaiano, Ercole Patti, Mario Cecchi Gori ed Elsa Martinelli, di fronte al centro cinemato- grafico della Incom, nell’agosto del 1960. Servizio fotografico dell’Agenzia Dial-Press. Si ringrazia Cinecittà Luce per la concessione di materiale fotografico dell'Archivio storico Luce. 7 UN AMORE A ROMA NEGLI ANNI SESSANTA DEL CINEMA ITALIANO «L’indimenticabile 1960», era all’incirca l’incipit col quale Morando Morandini in un convegno sul tema Per un nuovo corso del cinema italiano, tenuto nei primi di luglio del 1961 al Circolo della Stampa di Milano, consegnava al mito l’anno cinematografi- co da poco concluso. In effetti c’erano parecchi motivi per definire indimenticabili i dodici mesi che avevano inaugurato il nuovo decennio. È stato Callisto Cosulich, nel saggio Produzione e mercato nell’Italia che si modernizza1, a ricordare le parole di Morandini, per definire il clima di quell’«indi- menticabile 1960» del nostro cinema, anno in cui sono distribuiti L’avventura, La dol- ce vita e Rocco e i suoi fratelli. Nel novembre del 2007 l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza ha dedicato a quel periodo la sua ventottesima rassegna di cinema e storia: Millenove- cento60. Il cinema italiano del 1960 2, definendolo «anno grandissimo per il cinema italiano con 139 film prodotti più 32 coproduzioni»: Tutti insieme in una sorta di miracolo creativo troviamo i grandi capolavori di Fellini, Visconti, Antonioni e poi quelli di Rossellini, Pontecorvo, Bolognini, De Sica, Maselli, Lattuada, Vancini, Comencini, Pietrangeli. Straordinario anche in quantità e qualità il lavoro degli attori. Una stagione irripetibile, piena di fermenti, accesi dibattiti, spinte in avanti verso un mondo diverso, aperto e nuovo, ma anche di ottuse frenate reaziona- rie3. Fra le trentadue coproduzioni figura anche Un amore a Roma di Dino Risi, un film anomalo nella carriera del regista, una malinconica storia d’amore che tocca le sue corde più autunnali, entrando a buon diritto a far parte della sua produzione “romantica”, lontana dai successi più conosciuti, assieme a titoli quali La stanza del vescovo o Anima persa, entrambi del 1977, e Fantasma d’amore, del 1981. Nel 1960 Risi è in una fase di evoluzione della sua carriera: passato il periodo del Neorealismo rosa, sta andando verso la Commedia all’italiana. Un amore a Roma non appartiene più all’uno e non è ancora parte dell’altra. La conseguenza è che il film risulta essere di limitato rilievo nella vita artistica del regista, se si considera che, nell’importante volume della Scuola Nazionale di Cinema, oltre ad essere ricordato da Cosulich, in una lunga lista dei molti film realizzati nel 1960, Un amore a Roma torna solamente nel saggio di Maurizio Porro, Gli attori italiani e stranieri in Italia, a proposito della presenza nel cast di Mylène Demongeot4. 8 FABRIZIO NATALINI Un film rimosso, secondario, apparentemente un’opera minore nella lunga car- riera di Risi, su cui si è espresso positivamente forse il solo Enrico Ghezzi, che lo definisce «bellissimo» in una conversazione con Silvio Danese5. Lino Miccichè, ne Il cinema italiano degli anni ‘60, lo definisce «dignitoso»6, Paolo Mereghetti valuta il film come «una delle opere meno consuete di Risi, lonta- na dai temi delle commedie di costume e dalla satira sociale e più attenta ai risvolti psicologici personali»7 e Claudio Carabba, nel volume dedicato a Una vita difficile, considera Un amore a Roma – e il successivo A porte chiuse (1961) – due film «inquieti e non troppo fortunati»8, nella produzione del regista. Dino Risi, però, intervistato da Marco Giusti, alla domanda: «Rileggendo la sua fil- mografia, pensa che i suoi film migliori sono sempre quelli o ci sono delle sorpre- se?», aveva risposto: «Ci metterei anche certi miei piccoli film, che trovo belli. Un amore a Roma con Mylène Demongeot è uno dei miei preferiti»9. Un amore a Roma di Dino Risi nasce dall’omonimo romanzo di Ercole Patti, pub- blicato nel 1956 nella collana «I delfini» della Bompiani10. Il libro, lontanamente auto- biografico11, racconta una storia di amore e disamore in ambiente romano, fra case patrizie e periferia urbana, set cinematografici e gite a Capri. Il consenso dei lettori nei confronti del romanzo, già tradotto nel 1958 in Francia e in Inghilterra12, conti- nua negli anni, tanto che nel 1959 l’autore ne trae una commedia13 con lo stesso tito- lo, messa poi in scena al Teatro Parioli con la regia di Luciano Lucignani14 e l’inter- pretazione di Valeria Moriconi, mentre Lori Sammartino pubblica nel 1960 un libro fotografico intitolato Amore a Roma, con un’introduzione dello stesso Patti15. Come molti intellettuali del suo tempo, Ercole Patti è stato anche sceneggiatore e, occasionalmente, attore cinematografico. Trasferitosi giovane a Roma dalla natia Catania, Patti, dopo aver iniziato la carriera letteraria come giornalista, debutta “cine- matograficamente” nel 1935, a trentadue anni16. Dopo anni di intense collaborazio- ni, lo scrittore si allontana dal mondo del cinema a metà degli anni Cinquanta: le sue partecipazioni a quell’ambiente saranno assai più rarefatte, limitandosi per lo più alla concessione dei diritti delle sue opere, ma senza prevedere un impegno in prima persona. È l’attività di giornalista e soprattutto di scrittore a prendere il sopravvento subito dopo il successo del romanzo Giovannino, pubblicato nel 1954, cui hanno fatto seguito Un amore a Roma, del 1956, La cugina, del 1965, Un bellissimo novem- bre, del 1967, Graziella, del 1970, nonché diversi volumi di racconti e diari. Patti si era trasferito a Roma a soli diciassette anni, conseguita la maturità classi- ca, in contrasto col padre avvocato che avrebbe voluto rimanesse a Catania, per dedicarsi agli studi di giurisprudenza. L’auspicato arrivo nella Capitale aveva portato lo scrittore, seppur giovanissimo, a stringere amicizia con i più noti artisti, come Massimo Bontempelli, Ardengo Soffici, Emilio Cecchi, Orio Vergani, Antonio Baldini, Anton Giulio Bragaglia e Luigi Pirandello, mentre i suoi articoli e le sue novelle usci- vano sui giornali e le riviste più importanti. Nel 1925, conseguita la laurea, un ritor- no forzoso a casa per lavorare nello studio paterno non riuscì a trattenerlo, sicché l’anno successivo poté tornare a Roma, dove il quotidiano «Il Tevere», diretto da Telesio Interlandi, gli offrì un impiego stabile. In quella redazione Patti conobbe il conterraneo Vitaliano Brancati, e da quell’incontro nacque una lunga amicizia. Dalla sua esperienza di inviato speciale per diverse testate nascono invece i diari di viag- UN AMORE A ROMA NEGLI ANNI SESSANTA DEL CINEMA ITALIANO 9 gio. Patti si recò in Cina, Giappone, Russia, Polonia, Turchia, Egitto e da queste cro- nache nacque il suo libro Le ragazze di Tokyo, del 1934. Nel 1940 la pubblicazione di Quartieri alti17 – libro da cui, nel 1945, Soldati avrebbe poi tratto l’omonimo film, collaborando con lo scrittore – mostra un altro aspetto del suo stile, per la descrizio- ne disincantata della povertà culturale della borghesia romana, tra falsi titoli nobilia- ri e nuovi patrimoni di dubbia provenienza. Una Roma amata e odiata, “amara e dol- ce”, come suona il titolo di un suo libro, che torna nell’introduzione al volume del- la Sammartino del 1960 e in due raccolte di memorie, le Cronache romane18 del 1962 e Roma amara e dolce: vita di giovane scrittore19 del 1972, nonché, naturalmen- te, in Un amore a Roma. Ne L’avvenire appariva pieno di speranze, ultimo capitolo di Roma amara e dol- ce20, narrando «il lungo e struggente dopoguerra romano»21 Patti scrive: «Insieme a Giuseppe Marotta nel 1944 fondammo il settimanale cinematografico “Star” del qua- le io fui direttore. In quel giornale che fu il primo ad uscire dopo la liberazione ripre- sero a lavorare gli scrittori italiani che la guerra e le persecuzioni fasciste avevano disperso o messo a tacere»22. Anche Flaiano era fra questi, avendo pubblicato su «Star» alcuni articoli, fra cronaca e cinema, dall’agosto al settembre del 194423. Esperienze che si fondono, tra redazioni, salotti e caffè: Patti e Flaiano, quasi coe- tanei, il primo ha sei anni più del secondo, già a metà degli anni Trenta sono due ambiziosi provinciali a Roma che cercano, fra letteratura, giornali e poi il mondo del cinema, di costruirsi un avvenire. Nel 1935 Flaiano scrive per «Quadrivio», il settima- nale artistico-letterario de «Il Tevere». Anche questa rivista era diretta da Interlandi, il catanese che, dieci anni prima, aveva dato un posto di lavoro stabile a Patti.