Il romanzo del Sei nazioni 2013 – CENERENTOLA NON ABITA PIU’ QUI

Della stessa collana LA STORIA DEL SEI NAZIONI AZZURRO

Ideazione e coordinamento editoriale: Stefano Tamburini

Con il contributo di: Alessandro Cecioni e Fabrizio Zupo

Copertina e progetto grafico: Federico Deidda Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna

Foto: Ansa, Archivio Corbis e La Presse

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Finito di realizzare il 28 gennaio 2014 Il romanzo del Sei nazioni La nazionale di rugby e le sue avventure nel torneo più bello del mondo

2013 Cenerentola non abita più qui a cura di Stefano Tamburini

2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

INTRODUZIONE Non più ospiti ma protagonisti

uando un giorno l’Italia vincerà il Sei nazioni di rugby per capire come possa essere accaduto bisognerà Q tornare al 2013, l’anno in cui ha smesso di essere una squadra poco più che ospite di un Cinque nazioni allargato, quella che fa numero, quella che ogni tanto vince qualcosa ma tanto si sa che non è pericolosa più di tanto. Potranno dire, quel giorno di gloria e di inni alla gioia, che l’Italia partecipò per la prima volta al Sei nazioni che era l’anno 2000 ma poi ha cominciato a giocarlo davvero nel 2013: due vittorie e, soprattutto, quella sfiorata (almeno il pari sfiorato) nel tempio londinese di Twickenham con le facce degli spettatori impietriti, un silenzio irreale e una touche come rifugio per chiudere frettolosamente – e anche ignobilmente, secondo i codici del grande rugby – una partita che avrebbe potuto trasformarsi in un incubo. E poi i giornali inglesi che il giorno dopo titolavano “Italiani vincitori morali”. Ci sono cose, nello sport in genere e soprattutto in questo sport, che talvolta valgono quasi, come e talvolta più di una vittoria. Le abbiamo assaporate – quella di Twickenham certo lo è – in questo cammino che ogni anno è un po’ un romanzo e ve lo abbiamo voluto raccontare proprio come se lo fosse davvero, utilizzando le parole di quei giorni, senza cambiar niente. Certo, il finale lo conoscete già ma ripercorrere giorno dopo giorno le emozioni attraverso le parole di chi le ha vissute in diretta e le ha trasferite sul giornale di carta e sul sito web renderà questo racconto ancor più immerso nelle circostanze. Sembrerà di rivivere attimo per attimo e gustarselo di nuovo, questo romanzo che ha degli autori, certo, ma che in realtà finisce ogni volta per scriversi da solo. Di fatto è il Sei nazioni

5 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI che ogni anno scrive pagine dolci e amare, che hanno un fascino tutto loro, per certi versi inspiegabile. Non basta dire che questo è il torneo più bello del mondo, non basta dire che ha avvicinato al rugby appassionati di altri sport e che il Sei nazioni è qualcosa che va anche oltre il rugby. Il romanzo del Sei nazioni 2013 ci racconta anche di tre partite casalinghe degli azzurri con lo di Roma strapieno, quasi esaurito, cosa che non riesce più da tempo neanche per i derby del calcio fra Lazio e Roma. Ci racconta di un grande teatro dei sogni, quello dei sei stadi che ospitano sfide che possono ogni volta diventar leggendarie. C’era un prima con un attore che sul palcoscenico era con gli altri ma era come se non ci fosse, sembrava che fosse lì per caso. Poi a un certo punto è andato al centro della scena e ha cominciato a recitare. Poi, certo, gli altri sono lì da tempo e di quei legni del palcoscenico conoscono ogni piega. Ma sanno che prima o poi – certo non nel 2014 ma neanche chissà quando – dovranno fare i conti anche con quelli che erano lì, innocui quasi come soprammobili. Rigodiamoci quel momento, anzi quei momenti. Dolci e amari, ma stavolta finalmente più veri. (s.t.)

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PRIMA PARTE

La partenza che fa sognare

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GIOVEDÌ 31 GENNAIO Avvicinamento con speranza

Mancano pochi giorni al debutto azzurro, allo stadio Olimpico contro i francesi. Ci giochiamo anche la coppa Garibaldi, il trofeo che ogni anno viene consegnato alla fine di questa sfida fra cugini al di qua e al di là delle Alpi. Si comincia all’Olimpico, è l’anno delle tre partite in casa e c’è grande fiducia. Ci sarà anche una grande festa, con tutti gli ex azzurri a bordo campo.

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IL CT AZZURRO JACQUES BRUNEL

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L’Italia stavolta vuol stupire Domenica il debutto con la Francia: l’obiettivo è giocarsela alla pari con tutti di Fabrizio Zupo Sarà il 2013 l’anno della svolta del rugby azzurro? Domenica all’Olimpico, 24 ore dopo Galles-Irlanda e Inghilterra-Scozia che dopodomani danno il via al Sei nazioni, l’Italia misurerà le proprie ambizioni contro i bleus. E francese è il ct Jacques Brunel che ha cambiato mentalità degli azzurri con la parola d’ordine “osare”, facendoli giocare alla pari con quelli dell’emisfero Sud. Una vittoria non basta. Ora l’Italia vuol stupire e la solita vittoria sulla Scozia scaccia-cucchiaio di legno non basta. Nove vittorie (8 in casa) e un pari esterno su 65 incontri distesi su 13 edizioni – seppur poche – hanno tenuto vivo l’entusiasmo per il rugby con 85 anni di storia ma scoperta recente del grande pubblico. Fluttuare fra quinto e sesto posto, con un piccolo acuto al quarto nel 2007 quando siamo stati in gioco per il titolo, non può essere un obiettivo. Il pubblico c’è e se risponde così quando gli azzurri perdono, che succederà quando Parisse e compagni faranno della vittoria un possibile compagno di strada? La regola del 3. Il torneo sportivo più antico al mondo quando è nell’anno con il 3 finale, fa i conti con la sua storia perché un’altra decade inizia. Il 2013. A 190 anni dal 1823 quando questo gioco venne concepito nel collegio di Rugby nelle Midlands inglesi, a 130 da quando l’International championship è cominciato nel 1883; a soli a 20 da quando c’è una vera coppa da alzare e, non solo i giornali, hanno iniziato a stilare la classifica ufficiale che, in caso di parità, dica chi l’ha spuntata eliminando gli ex-aequo dall’albo d’oro. Come nel caso limite del 1973 quando il Cinque nazioni con partite pari da disputare permise con due vittorie a testa l’ex-aequo collettivo. La svolta del 2007. Ma dal 2000 il torneo, nato quando i nonni dei nonni di questa generazione di giocatori hanno disputato la

11 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI prima partita, si chiama Sei nazioni. Perché c’è l’Italia e domenica l’azzurro colorerà gli spalti dell’Olimpico di Roma coi suoi 60mila e rotti spettatori capaci di sfrattare il calcio della capitale al venerdì. Con Totti e De Rossi testimonial dell’evento. Un altro record mai immaginato nel 2000 quando anche il Flaminio con i suoi 20mila posti sembrava troppo. La svolta nel 2007 con la prima vittoria esterna in Scozia, il glamour dei Bergamasco brothers e l’accorgersi di uno sport che si gode mischiati con i tifosi avversari, nei giorni del calcio squassato dall’omicidio Raciti e dalla Juve in B per infamia sportiva. Rugby mania. Da lì il boom. E se nel 2012 la Fir ha incassato con due match 4,1 milioni di euro, Roma città ne ha raccolti 20 dall’indotto. Il Sei nazioni è lo spin-off di successo di un serial che in 130 anni e 112 edizioni s’è fermato solo al passaggio della “Storia”: stop nei due lustri delle Guerre mondiali; ritardi nel 2001 per l’epidemia di afta epizootica. Mai completato nel 1972 dopo i morti del 30 gennaio a Derry quando i militari inglesi spararono alla folla lasciando 14 giovani a terra: la “Bloody Sunday bloody” cantata dagli U2. Scozia e Galles che con l’Irlanda dividono il gaelico come lingua, avevano però i propri giovani nell’esercito britannico e non vollero giocare a Dublino. Ma qual è il fascino del rugby? Ci aiuta Willie McBride, ex capitano dei Lions: «Il rugby è trenta persone che rincorrono un sacco di vento».

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Lo show rude che dà lezioni al calcio di Stefano Tamburini Non è per caso che si riempie uno stadio come l’Olimpico di Roma. Il principale ingrediente dell’insalata di passione che coccola questo show chiamato rugby si chiama educazione. Parte tutto da qui, dalle fondamenta: in campo ci si picchia ma sempre dentro il recinto delle regole e poi alla fine sono solo strette di mano. Lo insegnano fin da piccoli a fare il terzo tempo (mangiare e bere con l’avversario dopo la sfida) e lo sanno fin dall’inizio i ragazzi che si avvicinano a questa disciplina che chi ha vinto fa il corridoio a ridosso dell’uscita per applaudire chi ha perso. E non ci sono simulatori, nel caso pagherebbero dazio prima di tutto ai propri sostenitori. Educazione, dicevamo. E anche rispetto. Per tutti, a partire dall’arbitro. Anche se si pensa che abbia sbagliato finisce lì, non vedrete mai le sceneggiate dei calciatori. Perché qui l’arbitro non fa parte della partita: è al servizio della sfida e gli vengono offerti tutti gli strumenti per sbagliare il meno possibile. In alto, in regìa, c’è un altro arbitro e se il collega in campo chiede aiuto, quello guarda i replay e poi gli dice cosa fare, senza segreti. Dopo, anche nei pochi casi che restano dubbi, si va avanti. Nel calcio no, continuano a dirci che non si può e che gli errori dell’arbitro sono come quelli di un portiere. No, la colossale bugia sta tutta qui: il gioco è fra le due squadre, tutto il resto dovrebbe incidere il meno possibile. Lo show rude che si gioca con la palla ovale ce lo dimostra ogni volta. Non ci sono curve e barriere a dividere, la sfida si vive fianco a fianco, nessuno osa fischiare un inno. E si può gioiosamente bere birra, prima, durante e dopo. Dunque non è solo perché il difensore più estremo qui ha il 15 sulle spalle e non il numero 1 che i due sport sono agli antipodi. Ci si può entusiasmare per entrambi, specie quando gli interpreti sono di prim’ordine. Ma uno solo, quello con la palla che ruzzola male, può offrire a quello che razzola peggio ciò che non sa trovare da solo: educazione e rispetto. Cioè il meglio.

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Brunel ci crede: vogliamo creare entusiasmo Il ct azzurro: saremo maturi quando vincere non sarà più considerata un’impresa di Fabrizio Zupo Quattro chiacchiere con Jacques Brunel, uomo del sud-ovest della Francia, legato alla terra e al vino che produce personalmente. Quell’area dove il rugby dei bleus pesca i suoi talenti migliori e l’Italia i suoi ct da Villepreux a Fourcade, da Coste a Berbizier, da Brunel che ha voluto con sé il vice Berot. Ma quali sentimenti si provano a giocare contro la Francia da ct azzurro? Per uno che è un uomo del sud come George Coste (nel 1997 battè a Grenoble la Francia del Grand chelem guidata da Villepreux, l’uomo che l’aveva consigliato a Dondi); come Berbizier che pareggiò un tempo a Parigi nel 2006 ma poi perse entrambe le occasioni contro i bleus di Laporte (il pack azzurro messo sotto dalla mischia allenata da lui, come il suo vice Berot che ha dichiarato tutta la sua emozione per l’evento). È un sentimento che può travolgere o che si riesce a tenere a bada? «Sarà una partita diversa da quella dell’anno scorso ma ugualmente difficile per noi. Stiamo crescendo, ma potremo dire di essere maturi quando battere la Francia non sarà più vista come impresa, ma come normale possibilità». Cosa si aspetta? «Punteremo a vincere il maggior numero di gare possibili, obiettivo normale per chi fa sport professionistico. Ma le vittorie arrivano in rapporto a quello che si fa vedere sul campo e questa per me è la cosa più importante. Nello scorso Sei nazioni e in novembre abbiamo fatto vedere di essere sulla strada giusta, sarà fondamentale confermarsi in una competizione lunga e difficile come il Torneo, un appuntamento che non ha pari». Qual è la foto migliore, quella più a fuoco, della Nazionale italiana?

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«Stiamo ancora cercando la partita di riferimento, la continuità lungo gli 80 minuti e lungo tutto il Torneo. È qualcosa che puntiamo ad ottenere». : exploit personale o il frutto del sistema delle franchige che aiutano i giovani, anche solo permit player, di confrontarsi con l’alto livello e crescere? «Minto è un ragazzo serio, gran lavoratore, sicuramente il confrontarsi costantemente con un livello di gioco superiore a quello a cui era abituato, come il Pro12, lo ha aiutato a raggiungere gli attuali livelli. Non è il solo, ci sono tanti ragazzi che dovrebbero trovare maggiore spazio in squadra per poter ritagliarsi lo spazio in Nazionale: penso ai vari Morisi, Esposito, Pratichetti che hanno bisogno di trovare maggiore spazio e più minuti». E più in generale, quanto è aumentata la concorrenza interna fra gli azzurri? Ricordo al proposito che Berbizier si lamentava di non aver scelte nei diversi ruoli. «Abbiamo una buona profondità in diversi ruoli, penso ai centri e alle terze e prime linee. In altri, come in seconda linea, la coperta è più corta». La recente vittoria della Benetton contro gli Ospreys, è indice dello stato di salute pure della Nazionale? «È importante che sia Benetton sia siano competitive e i giocatori abbiano la giusta attitudine alla vittoria. Treviso l’ha trovata, le Zebre sono sulla strada buona». Vista da fuori, secondo lei il pubblico italiano cosa cerca dal rugby? Un semplice risultato sportivo, delle vittorie? O solo lo spettacolo? «L’atmosfera e l’affetto che si respirano intorno alla squadra sono incredibili, credo che lo spirito che questa squadra sa dimostrare sul campo, la voglia di crescere e lottare, entusiasmi il pubblico».

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L’ingresso degli azzurri nel torneo Così 15 anni fa l’Italia riuscì a farsi dire sì dai maestri di Alessandro Cecioni Quindici anni fa un gallese aprì la porta del torneo sportivo più antico del mondo all’Italia, la fece entrare dove l’ultimo cambiamento – l’ingresso della Francia - era avvenuto 90 anni prima; dove i maestri inglesi, i sacerdoti della purezza della pallaovale, continuavano, e continuano, a dare più importanza alla Triple Crown , al battere tutte le altre anglosassoni, invece che alla vittoria del Torneo. Per aprire quella porta ci sono voluti anni di preparazione, una volontà di ferro e il coraggio di un gruppo di atleti, tecnici e dirigenti. Come andò lo racconta uno dei protagonisti, Giancarlo Dondi, oggi presidente onorario della Fir: «Certo che mi ricordo quel giorno, ha segnato la storia del rugby italiano, è indimenticabile». Dondi quel 16 gennaio 1998 era presidente della Federugby da due anni, lo sarebbe restato per altri 14, un monarca. L’Irb, l’International rugby board, il governo mondiale della pallaovale, è riunito a Parigi, nella sede della Federazione francese. Manca poco all’inizio del Cinque nazioni 1998. All’ordine del giorno c’è l’ampliamento del torneo all’Italia. «Mi aveva chiamato Vernon Pugh, il presidente dell’Irb, un paio di mesi prima. Sì, mi pare fosse stata la fine di novembre. Mi dice: “Ci siamo, alla prossima riunione propongo il vostro ingresso nel Torneo”. Io gli chiedo: ma quand’è? E lui: “A gennaio”. Non facemmo ferie di Natale, ci mettemmo al lavoro come matti per preparare il dossier, la brochure, un filmato che illustrasse lo sviluppo che aveva avuto il nostro rugby negli ultimi anni. Eravamo a una svolta della storia del nostro sport, non potevamo mancare l’occasione». Come stava andando il rugby italiano se n’erano accorti già da alcuni anni. Fra il 1995 e

16 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI il 1997 la nostra nazionale aveva battuto tre volte l’Irlanda, una a Dublino, e nel 1997, a Grenoble, nel primo test match giocato con la Francia, nella finale di Coppa Europa, l’aveva battuta 40 a 32. Nella coppa del mondo del 1995 eravamo andati fuori al primo turno dopo aver battuto l’ e perso di poco con l’Inghilterra (20-27). «La svolta era arrivata nel 1989. Fino ad allora la Federazione metteva il grosso delle sue risorse nell’attività di base, alla nazionale andava poco. Capimmo che occorreva puntare sul vertice per trascinare la base: istituimmo le borse di studio (rimborsi per i giocatori della nazionale che lavoravano o studiavano) e puntammo su tecnici di valore. Prima Bertrand Fourcade, poi Georges Coste. La nazionale decollò e con lei il sogno di entrare nel tempio del rugby, il Cinque nazioni». Da una parte i risultati sul campo, dall’altra i rapporti personali, la via diplomatica. «Ero entrato nell’Irb al posto del mio predecessore, Maurizio Mondelli, e avevo subito legato con Vernon Pugh – dice ancora Dondi – il problema era dimostrare, sul campo e con la politica sportiva, che eravamo affidabili, non “i soliti italiani”, come dicevano gli inglesi». E veniamo al 16 gennaio di 15 anni fa. «Arriviamo, facciamo la nostra presentazione per una quarantina di minuti, poi ci fanno uscire. “Aspettate fuori che decidiamo”, ci dice Pugh. Dopo due ore e mezzo la porta si apre e lui ci viene incontro: “Benvenuti”. Mi vengono ancora i brividi. La vuol sapere una cosa? Quando al Flaminio, due anni dopo (il 5 febbraio 2000), nel primo torneo alla prima partita abbiamo battuto la Scozia campione in carica (34-20) il più felice era lui, Vernon Pugh, seduto accanto a me. Anche lui, come noi, aveva vinto la sua scommessa».

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Parisse: noi, a viso aperto «Brunel ci chiede di osare di più e abbiamo già dimostrato di poterlo fare» di Alessandro Cecioni A settembre farà 30 anni, da 25 corre sui campi di rugby, da 11 veste la maglia della nazionale, esordio contro gli All Blacks, per iniziare bene. Nato in Argentina da genitori italiani, («aquilani», ci tiene a sottolineare), è figlio d’arte. Suo padre, Sergio come lui, nel 1967 vinse lo scudetto con L’Aquila Rugby, poi nel 1970 l’Alitalia lo spostò in Argentina dove si trasferì con la moglie Carmela. E lì nel 1983 è nato Sergio. Tornato all’Aquila di recente? Dopo il terremoto? «Sono tornato e questa settimana dovevo andare a trovare mio nipote Giovanni, gioca nelle giovanili dell’Aquila, numero 8 come me. A scuola aveva detto di essere mio parente, non ci credevano. Devo andare di persona per confermarlo, ma non c’è stato proprio tempo. Andrò prima della fine del Sei Nazioni». Che significa essere il capitano di una squadra di rugby, della nazionale? «Significa doversi prendere delle responsabilità durante la partita, fare delle scelte, anche decisive. Il capitano è il punto di riferimento di tutta la squadra e l’unico che può parlare con l’arbitro, e, soprattutto, è l’unico che viene ascoltato dall’arbitro. È un ruolo delicato, bisogna esercitarlo mettendo la minor pressione possibile all’arbitro sia che la squadra stia vincendo sia che sia sotto. Stessa cosa con i compagni, devo essere il loro sprone e il loro aiuto. Prima, durante e dopo la gara». Cosa ci dobbiamo aspettare dall’Italia in questo Sei nazioni? Quali sono gli obiettivi? «Dire se possiamo vincere una, due o tre partite non è possibile. Nessuno in un torneo come il Sei nazioni lo può dire prima. Quello che posso dire è che siamo pronti a continuare sulla strada che abbiamo intrapreso a novembre. Contro Nuova Zelanda, e abbiamo mostrato che siamo capaci di imporre un nostro gioco, di metterci al pari di squadre come All Blacks e Wallabies.

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Vogliamo farlo anche in questo Sei nazioni». Giochiamo tre partite in casa, la prima contro la Francia, battuta l’ultima volta che l’abbiamo incontrata in Italia. «La Francia nei test di novembre ha dimostrato di essere la squadra più in forma dell’emisfero nord. Ha vinto tutti gli incontri. È vero, due anni fa l’abbiamo battuta e questo ha fatto scattare nella loro testa un segnale d’allarme: l’Italia non è la squadra debole di cui ti sbarazzi facilmente, no, contro di noi si può perdere. Noi li affronteremo con la massima concentrazione. Sarà un bel match». Poi andiamo in Scozia. «Ecco la Scozia è più simile a noi come squadra. A novembre ha fatto male, ha perso anche contro Tonga che noi abbiamo battuto, e gli scozzesi sono la formazione che abbiamo sconfitto di più in questi anni. Ma vincere a Murrayfield non sarà affatto facile. L’ultima vittoria, unica, su quel campo risale al 2007, è passato molto tempo. Ce la giocheremo ma sarà, prevedo, un match molto duro, molto chiuso». Dicevamo che l’Italia affronta questo Sei nazioni con l’intenzione di continuare sulla strada di novembre. Cosa è cambiato in questa squadra con l’arrivo di Jacques Brunel al posto di ? «Nick e Jacques hanno due visioni diverse del gioco. Una più anglosassone, l’altra francese. Brunel chiede di osare di più, di dare più movimento al gioco, per essere più aggressivi. Contro Australia e Nuova Zelanda abbiamo dimostrato che siamo in grado di farlo, nonostante la differenza che c’è fra noi e loro. Questo è quello che è cambiato: facciamo più gioco, sfruttiamo più le nostre caratteristiche offensive. Jacques ha dato una visione più ambiziosa: imporre qualcosa all’avversario, creare più situazioni di pericolo». All’Olimpico si prevedono 180mila spettatori in tre partite. «Giocare davanti a 60mila persone è fantastico e in campo si sente l’apporto dei tuoi sostenitori. La gente ci apprezza, ci sostiene, possiamo contare su di loro. Ci auguriamo che ci siano tre esauriti e di ripagare con match bellissimi la passione di chi ci segue».

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L’Italia al bivio: solo applausi o protagonista? La parola d’ordine del ct Brunel è «equilibrio»: osare molto senza prendere troppi rischi di Fabrizio Zupo Ci sono quattro picchi di impegno massimo in una normale stagione di rugby in cui essere al clou della forma. E non è semplice, si fanno delle scelte. Domenica per gli azzurri inizia il più bello. Ma l’Italia di picchi ne vive tre (gli altri sono il tour di giugno e i test a novembre) e non il quarto perché – purtroppo – né i club in passato e né le franchigie adesso sono mai passate ai quarti dell’Heinken Cup: la Champions ovale che in parte oscura il successo del Sei nazioni con tutto esaurito negli stadi e record d’ascolto televisivi. C’è pure l’Amlin Cup ma meno decisiva. Calendario intenso. È come se nel calcio, gli azzurri di Cesare Prandelli dovessero giocare tutti gli anni un campionato europeo nel bel mezzo del calendario serie A e finali di coppe. Nell’era pro, questi conti il rugby li deve fare. Negli anni scorsi in paesi come l’Inghilterra si è arrivati allo scontro al calor bianco fra club e federazione della rosa. Delle sei nazioni del torneo, la Francia (3 club), l’Irlanda (2) e l’Inghilterra (3) sono interessate alla coppe e devono gestire i giocatori in condominio Nazionale-Club (che ha in libro paga l’atleta) armonizzandone il rendimento. Italia, Galles e Scozia sono fuori e questo può essere un piccolo vantaggio specie per gli azzurri che giocano tre turni su cinque in casa, davanti a un pubblico da brividi come quello dello stadio Olimpico di Roma e dove nessuno impone più voragini di punti. Le incognite. Ma il ct Jacques Brunel che nazionale servirà a tavola? Qual è la foto dello stato di salute azzurra più a fuoco di questo primo anno di gestione? L’Italia del debutto romano sotto la neve all’Olimpico frenata dalla la paura di vincere contro un’Inghilterra salvata dal “vecchio” Hodgson che sul

20 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI lento retropassaggio di Bortolami su Masi ha pressato e stoppato l’estremo trovando sul rimbalzo la meta spacca partita? L’Italia deludente nello stadio del ghiaccio di Parigi o nel nuovo di Dublino? L’Italia che dà tutta la paga ad avversari più debole come negli Usa e in Canada? O quella del primo tempo contro gli All Blacks a Roma per non dire dell’ultima a Firenze contro l’Australia con Barnes che spedisce la palla sugli spalti per far suonare la sirena andando poi a congratularsi con il coraggioso Orquera? L’equilibrio, parola d’ordine di Brunel insieme con Osare (dopo lo “spiritu” di Berbizier) si è visto solo a sprazzi fra mischia e trequarti lì al Franchi. Molto di più la voglia di osare fuori dal piano di battaglia studiato a tavolino. Garantita la difesa, quel pizzico di iniziativa personale che strappa il copione e mette dubbi all’avversario. Speranze da Treviso. Secondo noi la foto più a fuoco – speriamo – è quella dell’ultima meta vincente della Benetton (al cui pack manca solo capitan Parisse per confondersi con i titolari di Brunel) agli Ospreys (ultimo recente turno di Heineken). Non solo perché s’è trattato di una rimonta a partita già chiusa con due mete uscite dal cilindro, non solo per il killing instict, non solo per la freddezza di Minto in quell’ultimo passaggio dietro la schiena a Pratichetti che ha marcato allo scadere. Ma perché è arrivata in questo momento così a ridosso dei Sei nazioni quando il ritmo delle “gambe” è a regime (gli Ospreys sono mezzo Galles). I successi sono tutti belli ma a inizio stagione sono diversi: i big club con la testa a primavera partono a ritmo blando. I protagonisti dei test di novembre (Minto, Ghiraldini, Sgarbi) sono sembrati volare in Celtic nei match di dicembre e gennaio. Volare sulle ali di quell’esperienza portandola dall’azzurro alla franchigia e ora speriamo anche nel volo di ritorno. Con maggiore consapevolezza.

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I 31 convocati per la prima sfida con la Francia

Robert Barbieri (27) Valerio Bernabò (19) seconda linea Tommaso Benvenuti (23) centro-ala Tobias Botes (8) med mischia/ala Kristopher Burton (18) estremo/apertura Paolo Buso (1) estremo/apertura (77) centro/ala/estremo (91) pilone (16) pilone (4) pilone (16) lanker/n. 8 (16) flanker (6) seconda linea Gonzalo Garcia (25) centro (33) seconda linea (48) tallonatore (5) tallonatore (19) mediano di mischia Tommaso Iannone (1) mediano d’apertura (98) pilone (72) utility back Luke McKlean (41) estremo Andrea Minto (2) flanker/seconda linea (29) apertura Antonio Pavanello (13) seconda linea (5) pilone (23) centro/estremo (9) ala (10) n. 8/flanker (69) flanker/n. 8

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Mathieu, il gigante fragile Ecco i primi avversari La storia di Bastereaud, il 25enne di talento che promette e per ora non mantiene di Alessandro Cecioni Quando Philip Saint-André, il tecnico della Francia, ha letto la lista dei convocati per questo Sei nazioni che i francesi affrontano da grandi favoriti, la sorpresa è stata lui: Mathieu Bastareaud, tre-quarti centro del Tolone, 25 anni il prossimo settembre, origini in Guadalupe, nero come la paura che incute, sulla carta uno fra i tre-quarti più forti al mondo. Perché allora la sorpresa? Perché Mathieu è il classico caso del campione potenziale che si autodistrugge, che promette e non mantiene, che illude chi ha fiducia in lui. Storia quasi incredibile la sua. Bernard Laporte, allora tecnico della Francia, lo nota nelle selezioni giovanili e ne rimane colpito. Mathieu è un concentrato di potenza, velocità e muscoli, un cubo all’apparenza inarrestabile: 1,83 di altezza per 115 chili di peso. Impressionante quando si lancia contro le linee arretrate avversarie, un po’ meno quando, placcato, perché tutti possono essere placcati, deve passare il pallone. Ecco, lì, la tecnica non è delle migliori. Ma Laporte non si fa scrupoli a convocarlo, è il 2007, per una tournée in Nuova Zelanda. Il ragazzo ha solo 18 anni e non è ancora professionista. Caso più unico che raro. «È un ragazzo con un avvenire, ha la maturità di un venticinquenne e tutte le qualità per diventare un giocatore di alto livello», dice Laporte ai giornalisti che stupiti della scelta gli chiedono lumi. Sulla maturità, vedremo, il tecnico si sbaglia. Mathieu si infortuna a un ginocchio prima del tour e resta a casa. A settembre Coppa del mondo in Francia e lui non c’è. Per vederlo con i bleus bisogna aspettare il 2009, Sei nazioni, tre sostituzioni, nessuna meta. Il 2009 è l’anno buio di Mathieu. Va in Nuova Zelanda con la Francia a giugno. Una sera arriva in albergo con il viso ridotto a una maschera di sangue: «Mi hanno aggredito dei tifosi degli All

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Blacks». Incredibile per vari motivi, primo fra tutti perché in Nuova Zelanda il rugby è una religione e gli avversari sono più che rispettati e poi perché le aggressioni a Wellington si contano su una mano nell’arco dei decenni. Possibile? No, tutto falso, il ragazzone si è inventato tutto, prova a rimediare («sono caduto per le scale perché ero ubriaco»), poi la verità si fa strada, rissa, da ubriaco, con alcuni compagni di squadra. Federazione francese in grande imbarazzo, lui che tenta il suicidio. Ma nel 2010 rieccolo in nazionale, segna due mete nel Sei nazioni con la Scozia. Poi buio, niente mondiale in Nuova Zelanda, niente Torneo 2012, torna con l’Italia nella Francia superfavorita. «Ha recuperato velocità e forza», dice Saint- André augurandosi, dopo Laporte e Lievremont, di non essere il terzo tecnico di Francia a essere ingannato dal campione non ancora sbocciato.

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Nigel Owens, l’arbitro gay e il coming-out

Nigel Owens è l’arbitro di Italia-Francia e ha debuttato nel Sei nazioni nel 2007 in Inghilterra-Italia a Twickenham. È stato giudice di linea alla finale del Mondiale in Nuova Zelanda. Gallese, 41 anni, nato a 10 chilometri da Llanelli, città tempio del rugby del Principato, quella degli , uno fra i pochi club con lo scalpo degli All Blacks. Ha provato a giocare a 16 anni ma ha seguito subito il consiglio dell’allenatore che l’ha bollato come inadatto e si è buttato nell’arbitraggio. Debutto internazionale nel 2001 ma Owens ha fatto parlare di sé nell’aprile 2007 subito dopo la “promozione” al Mondiale di Francia. Il primo arbitro del rugby a dichiararsi gay (un altro gallese, il giocatore l’ha poi seguito) ammettendo di avere sempre esitato a rivelarlo perché temeva per la sua carriera: «Fossi stato un giocatore forse sarebbe stato più facile per me. I tifosi li amano per quello che fanno in campo. Voglio dire, già di loro gli arbitri non sono certo popolari...». Lavora come presentatore televisivo e partecipa a sit-comedy gallesi. I guardalinee di domenica sono Barnes (Inghilterra) e Hodges (Galles). Tmo: Simmonds (Galles).

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LE AVVERSARIE/IRLANDA Re d’Europa coi club la vecchia guardia non brilla nel Torneo di Fabrizio Zupo Irlanda re di coppa. Sì la generazione di Brian O’Driscoll ama vincere l’Heineken Cup, la Champions ovale, con il proprio club-franchigia più del Sei nazioni con la maglia del Trifoglio e, badate bene, qui la dicotomia Federazione-club non esiste: le quattro province ovali dell’isola verde da cui pesca il ct Declan Kidney fanno capo a Dublino. Ed è per questo che nei giorni scorsi quando , l’apertura titolare di Leinster e Irlanda, ha annunciato di voler andare allo Stade Français di Parigi (ingaggio sopra il mezzo milione di euro) ha sconvolto il sistema che, dal 2000, garantisce risultati prima dimenticati. Nel biennio ’97-’98 i verdi persero tre volte contro gli azzurri: non è più successo. Un inizio di fuga che allinea i talenti irlandesi a quelli inglesi, italiani, neozelandesi e gallesi nel preferire i ricchi contratti francesi. La generazione-franchigia (nata per raggruppare le forze e giocare un campionato celtico a livello di quelli inglesi e francesi) ha fatto incetta di titoli con l’exploit nel 2012 di vedere Leinster Dublino campione in finale contro l’Ulster di Belfast: tre coppe in quattro anni a cui si aggiungono le due del Munster. In tutta questa gloria, solo un titolo del Sei nazioni centrato nel 2009. Altre volte sfiorato all’ultimo turno che casca spesso a Roma a San Patrizio e, pure stavolta, gli irlandesi vorrebbero festeggiare sotto casa del papa. Ora che le carriere di O’Driscoll (dopo nove anni lascia la fascia di capitano a ) e soci vanno sfumando, è difficile sapere come vivranno l’ultimo atto prima del cambio generazionale. Sei della rosa hanno saltato i test di novembre, e un leader come Paul O’Connell è fuori per infortunio. Per contro il ct ha chiamato ben 11 Wolfhounds (cani-lupo): gli emergenti che hanno perso venerdì scorso con i

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Saxons inglesi. Fra i promossi il centro del Connacht Dave McSharry e l’apertura dell’Ulster Paddy Jackson, mentre l’ala castiga-azzurri Andrew Trimble (Ulster) è stata esclusa. L’appetito aumenta con i risultati: primo turno in salita domani a co il Galles, poi riceverà l’Inghilterra e sarà tempo di tirar le somme. Se andrà male la testa potrebbe volare già ai quarti di Heineken (Munster, Ulster) e al tour dei Lions.

LA RO SA Avanti: Healy , R. Best, Ross, McCarthy, D. Ryan, O’Mahony, O’Brien, Heaslip (capitano), Cronin, Kilcoyne, Fitzpatrick, O’Callaghan, Henry, Ferris, Sherry, Tuohy. Trequarti: Kearney, Gilroy, O’Driscoll, D’Arcy, Zebo, Sexton, Murray, Reddan, O’Gara, Earls, Cave, McFadden, McSharry, Jackson.

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LE AVVERSARIE/INGHILTERRA Rifondata e vincente Dopo il ko agli All Blacks punta ad alzare il trofeo di Fabrizio Zupo Mai incarico a interim è stato più felice e sta pure lanciando la tendenza altrove: Stuart Lancaster, ormai ex ct inglese a cottimo (segue anche l’Inghilterra A), non ha più problemi da quando in novembre ha rovinato la festa di un anno irripetibile degli invincibili All Blacks di Richie McCaw colpiti a Twickenham prima dalla perizia balistica del giovane (il padre Andy assistant coach di Lancaster e già in Nazionale sino al 2007) e poi affondati al tentativo di rimonta con le mete di Barritt, Ashton e quella d’intercetto del samoano . Non servono i bookmaker che la danno vincente, per dire che l’Inghilterra questo Sei nazioni può solo perderlo. Rifondata dopo il deludente Mondiale 2011, condito da festini alcolici e scandali da gossip, l’Inghilterra è arrivata seconda nel 2012 cedendo solo al Galles, ma stentando con l’Italia all’esordio dell’Olimpico sotto la neve (ci mise una pezza Hodgson stoppando un rinvio di Masi e schiacciando, l’aiutò Brunel sperimentando un cambio di mediani a metà ripresa). Lancaster ha accelerato il ricambio e i suoi problemi sono solo due. Le polemiche degli esclusi che l’accusano dipreferire la legione straniera (i troppi eleggibili in rosa) in una nazione con mezzo milione di praticanti. Una diatriba che sembrava dieci anni fa appannaggio solo degli azzurri. Ci sono poi gli infortuni: , pilone italo-inglese, è tornato al club per i primi due turni sostituito da Thomas dal Sale Shark e alla vigilia perde Manusamoa detto Manu Tuilagi che non scenderà in campo domani contro la Scozia per la partita valida pure per la . Ma vediamo le scelte principali: il ct ha chiamato 33 giocatori fra cui i debuttanti (proprio al posto di Tuilagi) e . In tutto sette cambi rispetto al 2012: il

28 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI centro Twelvetrees è stato premiato per la sua forma impressionante con Gloucester, mentre per Clark scende in seconda squadra Mouritz Botha. (altro finalista al Mondiale Under 20 che “ruba” il posto a ), Tom Young (il tallonatore nato trequarti centro e fratello del mediano Ben), e Freddie Burns sono stati promossi sul campo dopo i test di novembre.

LA RO SA Avanti: Clark, Corbisiero, Cole, Croft, Hartley, Haskell, Johnson, Launchbury, Lawes, Marler, Morgan, Parling, Robshaw (), Vunipola, Waldrom, Wilson, Wood, T.Youngs. Trequarti: Ashton, Barritt, Brown, Burns, Care, Dickson, Farrell, Flood, Foden, Goode, Joseph, Strettle, Tuilagi, Twelvetrees, B.Youngs. Ultimi cambi: Thomas per Corbisiero, Tuilagi fuori per infortunio alla caviglia.

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LE AVVERSARIE/SCO ZIA Dopo il novembre nero il nuovo ct Johnson si riaffida a di Fabrizio Zupo Difficile ricordare un testacoda del genere. Nelle 11 partite giocate nel 2012 la Scozia allenata sino alle spontanee dimissioni di novembre dall’inglese infila di seguito cinque sconfitte al Sei nazioni con cucchiaio di legno guadagnato a Roma (ma mezza nazionale con la maglia della franchigia Edinburgo va subito dopo in semifinale di Heineken Cup) poi si presenta nell’emisfero Sud per i test match di giugno calando un tris in trasferta. Batte infatti in due settimane Australia, Figi e Samoa risalendo il ranking, causando l’invidia e le mire di molti (l’allenatore della mischia, l’italiano riceve offerte dall’Irlanda). Poi a novembre al Murrayfield si spegne la luce: Nuova Zelanda passa a rullo, sotto di 10 punti col Sudafrica ma perde anche con Tonga arrivata al tour in Europa con le spese di viaggio risolte grazie a uno sponsor di maglia bresciano e considerata la cenerentola (tanto che l’Italia batte gli isolani ma viene sommersa di critiche). Un tonfo, giù al 12º posto nel ranking tanto da spingere su pure l’Italia al 10º dove non si affacciava da un lustro. Robinson non aspetta di essere cacciato, e la federazione scozzese (l’unica con l’Italia a non aver vinto un Sei nazioni) sbanda e non sa che fare. Nick Mallett, ex ct azzurro, dopo aver presentato il curriculum per l’Inghilterra ci riprova con il XV del Cardo. Ma anche in questo caso viene scelto l’interim: contratto di 14 settimane, lo spazio del torneo, a Scott Johnson (con l’inglese Dean Ryan prelevato dalla panchina di Gloucester come assistente). Nonostante il novembre nero Johnson ha scelto di tenere il flanker Kelly Brown come capitano, ma nominerà anche due vice-capitani per avere un gruppo di leader in campo. Intanto ha anche scremato il gruppo portandolo da 35 a 27 in

30 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI vista della trasferta di domani a Twickenham (resta a casa Chris Fusaro di origini venete). Il bilancio contro gli azzurri è di 12 vinte e 7 perse. Nel 2007 la prima sconfitta a Murrayfield (tre mete nei primi sette minuti) lanciò la rugby mania in Italia. Come noi la Scozia non ha squadre impegnate nelle coppe di primavera ed è concentrata solo sul Sei nazioni. Battere la Scozia resta l’obiettivo minimo dell’Italia fin dalla partita d’esordio nel 2000, vinta al Flaminio.

LA RO SA Avanti: Dickinson, Grant, Hall, MacArthur, Ford, E.Murray, Cross, Low, Kellock, Gray, Hamilton, Gilchrist, Brown (capitano), Harley, Wilson, Beattie, Denton, Vernon, Strokosoch. Trequarti: Murchie, Hogg, Maitland, Seymour, S.Lamont, Visser, Evans,Scott, Dunbar, Horne, Weir, Jackson, Heathcote, Pyrgos, Kennedy, Laidlaw. Curiosità: debutta , ala ed estremo, neozelandese ma di padre samoano e madre scozzese.

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LE AVVERSARIE/GALLES Il Grande Slam 2012 poi la discesa lenta sino al tonfo con Samoa di Fabrizio Zupo Che succede al Galles? Si può sfiorare la finale mondiale 2011 di perdendo di un punto contro la Francia dopo aver giocato in 14 per un’ora senza capitan Warburton e tre mesi dopo alzare la coppa del Sei nazioni 2012 con tanto di Grande slam e poi festeggiare battendo i Barbarians di Mallett al Millenium Stadium e, dopo tutto questo bendidio (che ha fatto pensare a miti come – a proposito il 27 gennaio di 40 anni fa protagonista della meta e della partita del secolo vinta dai Barbarians sugli All Blacks – che il grande Galles era tornato) spegnere la luce di colpo. E del tutto. Da allora solo ko: tre in Australia (anche se l’ultimo solo di un punto) e quattro a Cardiff in venti giorni contro Argentina, Samoa (come nel 1991 uno shock), Nuova Zelanda e Australia. Certo gli amanti delle statistiche si attaccano al fatto che cinque partite di seguito in casa, il Galles non le perde dal 1991. Ma anche i record negativi sono fatti per essere battuti. Le prime due partite dei rossi sono domani contro l’Irlanda e sabato 9 a Parigi con “les bleus”. Vincerle significherebbe essere in corsa per il bis dello “slam”, perderle concentrarsi su altro. Rispetto agli avversari, il principato ha un vantaggio: le franchigie gallesi sono fuori dalla Heineken cup, come le scozzesi e le italiane e possono quindi pensare solo al Sei nazioni. , apertura degli Ospreys ha vinto la sfida su , collega di ruolo in forze al Perpignan. Più importante è che Adam Jones ha risposto presente, come i centri Jonathan Davies (mitica omonimia) e . Il Galles vive un altro tipo di turbativa. I Lions: è infatti , il ct gallese a essere stato scelto come selezionatore. E questo ruolo super partes l’ha costretto alla licenza dalla panchina scarlatta. L’incarico a interim è cascato sul vice, l’ex

32 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI mediano di mischia capitano del Galles del Mondiale di casa nel 1999, ma alla prima reponsabilità diretta (7 sconfitte su 7). Gatland ha già annunciato di voler vincere la serie del tour, anche rinunciando a selezionare giocatori da tutte e quattro nazionali coinvolte (la Scozia potrebbe non avere alcun Lions) e questa sirena richiama più del Sei nazioni.

LA RO SA Avanti: Jenkins, Rees, Jones, Coombs, Evans, Shingler, Warburton (cap), Faletau, Owens, James, Mitchell, Kohn e Tipuric. Sono della rosa anche: Andrews, Bevington, Hibbard, R.Jones, King, Turnbull, Navidi, Pretorius. Trequarti: Halfpenny; Cuthbert, Jonathan Davies, J.Roberts, North; Biggar, Phillips; L. Williams, Hook, S. Williams. Nella rosa anche Knoyle, Walker, Byrne.

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VENERDÌ 1° FEBBRAIO Il momento delle scelte

Due giorni al debutto, è il momento delle grandi scelte. Il ct Jacques Brunel ha scelto i quindici che affronteranno la Francia nella sfida inaugurale del torneo.

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GIOVANBATTISTA VENDITTI

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Ecco il XV azzurro anti-Francia

Luke McLean, Tobias Botes e Simone Favaro sono le tre novità, rispetto al test-match di novembre con l’Australia, nella formazione che l’Italia schiererà domenica a Roma contro la Francia nella prima giornata del Sei nazioni. Il ct Jacques Brunel ha ufficializzato il XV per il turneo inaugurale del torneo. Nello schieramento dell’Italia, il triangolo allargato vede le conferme di Andrea Masi a estremo e Giovanbattista Venditti all’ala destra, con McLean che sul lato sinistro del campo prende il posto dell’infortunato . Confermata la coppia di centri della Benetton Treviso Alberto Sgarbi-Tommaso Benvenuti, mentre in mediana Brunel rinnova la fiducia a Luciano Orquera ma affida a Botes la maglia numero nove di mediano di mischia con Ugo Gori che – rientrato con il gruppo negli ultimi giorni – parte della panchina. In terza linea, a numero otto è capitano degli azzurri per la quarantaquattresima volta in carriera, mentre Favaro fa il proprio esordio da titolare allo Stadio Olimpico e Alessandro Zanni gioca il suo quarantacinquesimo test-match consecutivo. Nessuna novità tra i primi cinque uomini, con Francesco Minto e Quintin Geldenhuys che conservano il posto in seconda linea, il vice-capitano Leonardo Ghiraldini che avvicina il traguardo dei cinquanta caps partendo tallonatore titolare e la coppia di piloni veterani con Martin Castrogiovanni sul lato destro della prima linea. Andrea Lo Cicero che festeggia la sua novantanovesima apparizione in azzurro a sinistra. Gli otto uomini della panchina sono il tallonatore Davide Giazzon, il pilone sinistro Alberto De Marchi pronto alla prima uscita di carriera nel Sei nazioni, Lorenzo Cittadini quale pilone destro, Antonio Pavanello seconda linea, Paul Derbyshire flanker, una seconda mediana formata da Gori, Kristopher e Burton e Gonzalo Canale come utility back.

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Italia e Francia si affrontano per la trentaquattresima volta e il bilancio è ampiamente favorevole agli ospiti, vittoriosi in trentadue occasioni contro le due affermazioni degli Azzurri l’ultima delle quali nel 2011 al Flaminio.

La formazione dell’Italia: 15 Andrea Masi, 14 Giovanbattista Venditti, 13 Tommaso Benvenuti, 12 Alberto Sgarbi, 11 Luke McLean, 10 Luciano Orquera, 9 Tobias Botes, 8 Sergio Parisse, 7 Simone Favaro, 6 Alessandro Zanni, 5 Francesco Minto, 4 Quintin Geldenhuys, 3 Martin Castrogiovanni, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lo Cicero. A disposizione: 16 Davide Giazzon, 17 Alberto De Marchi, 18 Lorenzo Cittadini, 19 Antonio Pavanello, 20 Paul Edward Derbushire, 21 Edoardo Gori, 22 Kristopher Burton, 23 Gonzalo Canale.

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Brunel: «Abbiamo lo spirito giusto»

«Siamo ancora convinti di essere sulla strada giusta, e che abbiamo la capacità non solo di sfidare la Francia, ma di imporle qualcosa. Non so se vinceremo, ma se avremo questo spirito domenica possiamo batterli». Il ct dell’Italrubgy, Jacques Brunel, a due giorni dalla sfida di esordio nel Sei nazioni con la Francia, non si dà sconfitto in partenza. Due anni fa, al Flaminio, gli azzurri si imposero a sorpresa contro i Coqs, ma il tecnico preferisce non pensarci troppo. «Io non ho mai parlato di due anni fa – rileva il ct -. I giocatori hanno conosciuto questo periodo ma da allora sia la Francia che l’Italia hanno cambiato gruppo, staff, obiettivi. Sicuramente sarà un ricordo importante per qualche giocatore, ma dobbiamo cercare di non pensarci troppo. I francesi ci pensano ancora? Ne hanno parlato di più che noi perché sarà la loro prima volta a Roma dopo quella sconfitta e avranno la voglia di rivincita». Tra le principali novità nella formazione annunciata oggi c’è Tobias Botes al posto di Edoardo Gori: «Abbiamo preferito chi fisicamente sta meglio in questo momento – spiega Brunel -. A novembre Gori era avanti, ma ora è un po’ in ritardo sul piano fisico, dopo un infortunio, e ho preferito di mettere Botes. Chi vincerà il Sei nazioni? Tutti, ma gli italiani non ancora. Vediamo».

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SABATO 2 FEBBRAIO Grande attesa per la festa degli ex

Ultimo collaudo per gli azzurri allo stadio Olimpico di Roma in vista della sfida di domani contro la Francia. Ma c’è anche grande attesa per la cerimonia di consegna dei caps a tutti gli ex azzurri, cerimonia che precederà di poche ore la partita ma che avrà un grande valore simbolico.

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L’ALLENAMENTO DEGLI AZZURRI PRIMA DI ITALIA-FRANCIA

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Domani la consegna dei caps

Una cerimonia senza precedenti nella storia del rugby italiano, un omaggio che la Fir vuole rendere a tutti coloro che hanno indossato la maglia azzurra negli anni pionieristici del movimento italiano e in quelli che hanno reso possibile l’ingresso dell’Italia nell’elite del rugby internazionale. Domani mattina, alle 10, il salone d’onore del Coni accoglierà circa quattrocento azzurri, di tutte le età e provenienti da ogni angolo del Paese, e spetterà al presidente federale Alfredo Gavazzi – affiancato dal presidente onorario Giancarlo Dondi e dal vice-presidente vicario Nino Saccà – consegnare a tutti loro il cap azzurro con il rispettivo numero di matricola: una tradizione di lungo corso tra le home unions, inaugurata a sua volta dalla Fir nel recente passato con la consegna dei primi caps la scorsa estate, in occasione della partenza per il tour estivo nelle Americhe, agli atleti convocati dal ct Brunel. Tra due giorni toccherà invece a quasi quattrocento dei 627 giocatori ad aver vestito l’azzurro dal 1929 a oggi, farsi calcare in testa il segno d’appartenenza alla ristretta cerchia di atleti ad aver rappresentato la Nazionale in un test-match ufficiale, mentre saranno una ventina i caps ritirati per conto di Azzurri non più in vita. «Il cap – ha dichiarato Gavazzi – è uno fra i simboli del mondo del rugby ed è per me motivo di grande orgoglio poter annoverare anche l’Italia tra i Paesi che celebrano questo rito. Abbiamo istituito di recente la consegna del cap, adesso vogliamo regalare un momento indimenticabile a tutti coloro che hanno avuto l’onore di vestire la maglia della nostra Nazionale, offrendo loro un riconoscimento ancor più importante della maglia stessa, un segno d’appartenenza alla ristretta elite di coloro che hanno giocato al più alto livello». «La partita con la Francia – ha aggiunto il massimo dirigente federale – rappresenta uno fra gli appuntamenti storici del

43 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI nostro rugby, una delle rivalità più sentite, e pertanto ci è parso il momento ideale per far respirare l’atmosfera del Sei nazioni a chi, avendo vissuto negli anni pionieristici o di sviluppo, non ha avuto la possibilità di farlo. Prima del calcio d’inizio, infatti, tutti i giocatori insigniti nel corso della mattinata di domenica del cap ufficiale saranno a bordo campo per cantare insieme con gli Azzurri sul campo l’inno nazionale. Sarà un momento estremamente toccante per tutti, un abbraccio ideale tra gli atleti del passato e quelli di oggi secondo quel senso della tradizione tipico del nostro splendido sport».

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L’Italia si prepara al gran giorno di Fabrizio Zupo Un vero allenamento più che la solita rifinitura quello andato in scena questa mattina allo Stadio Olimpico per la Nazionale di rugby che domani alle 16 affronta la Francia per il match d’esordio del Torneo delle Sei nazioni valido anche per il trofeo Garibaldi in palio ogni anno fra le due compagini latine. Dopo la conferenza stampa di ieri, il ct Jacques Brunel ha lasciato il microfono a capitan Sergio Parisse, l’uomo che l’ultima volta a Roma aveva sollevato la scultura a forma di “G” scolpita nel 2007 da Jean Pierre Rives, una fra le terze linee più grandi in tutta la storia del rugby. Oggi i francesi vengono per far capire che fu un incidente: skipper di giornata la seconda linea Pascal Pape cui il ct Saint André ha affidato la fascia di capitano preferendolo al flanker rientrante Thierry Dusuatoir. Gli intrecci. Pape è compagno di squadra nello Stade Français di Sergio Parisse, i due “capitani” hanno giocato venerdì scorso assieme interrompendo – come tutti gli internazionali in forze al club parigino – il raduno con la Nazionale. Due giorni fa scherzando Parisse aveva detto «Sono contento di giocare contro Pascal, sarà la prima volta che lo vedo in faccia. In genere gli sto dietro le chiappe». E ieri ha precisato «Sono contento per Pascal perché è un bravo ragazzo e a novembre ha giocato molto bene ma in campo sarà solo un francese in più e io penso alla mia squadra». Rispetto a quella vittoria del 2011 come sono cambiate le aspettative? «Sono cambiate molto, come sono cambiate le domande che ci fanno tutti ora. Allora tutti parlavano già della sfida successiva con la Scozia quale obiettivo minimo per salvare la stagione, dando scontata una batosta con la Francia. Invece abbiamo vinto contro di loro e perso poi a Edimburgo. Siamo una squadra in crescita, detto questo sappiamo che la Francia è più forte». Meglio il terreno pesante. Oggi giornata di pioggia, meglio

45 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI per l’Italia il terreno pesante? «Fino a sei-sette anni fa avrei detto di sì, per rallentare il gioco. Oggi se la palla è più veloce è meglio anche per noi. Pioggia o non pioggia cercheremo il nostro gioco». Come a certificare: l’Italia non è più forte solo in mischia ma anche nel gioco aperto. È questa l’eredità dei test di novembre, dell’osare di Brunel? «Novembre – conclude Parisse – ci ha lasciato molte certezze. Un modo di giocare che diverte di più anche a noi. In queste due settimane di raduno, in allenamento ci siamo ritrovati, anche se io ho dovuto star via tre giorni con il club, e per come ci siamo allenati, posso dire che siamo in forma e pronti». La festa con gli ex azzurri. Domani l’inizio sarà strano, con tutti gli ex nazionali attorno a cantar l’inno, oltre quattrocento arrivati in città per la consegna del “cap” (il berretto) azzurro: evento cui il Sunday Times ha dedicato mezza pagina seguito dal francese L’Equipe. «È un’iniziativa molto bella – dice Parisse – molti di loro non hanno avuto la possibilità di giocare in uno stadio così bello. In squadra ne abbiamo parlato anche se stiamo concentrando i nostri pensieri solo sulla partita». Il gm troiani in doppia veste. Fra gli ex in campo a cantare prima di risalire in tribuna a fianco di Brunel, anche l’aquilano Gino Troiani , il general manager: «Voglio ringraziare l’ex presidente Giancarlo Dondi (presente alla conferenza stampa per presentare il nuovo sponsor Peugeot, ndr) perché è stato lui ha dare il via a questa tradizione, una fra le più antiche del rugby. Molti miei ex compagni mi hanno chiamato in questi giorni per ringraziare. Molti mi hanno detto Sarà come esordire di nuovo». La formazione. Questo il XV azzurro:15 Masi, 14 Venditti, 13 Benvenuti, 12 Sgarbi, 11 McLean, 10 Orquera, 9 Botes, 8 Parisse, 7 Favaro, 6 Zanni, 5 Minto, 4 Geldenhuys, 3 Castrogiovanni, 2 Ghiraldini, 1 Lo Cicero. A disposizione: 16 Giazzon, 17 De Marchi, 18 Cittadini, 19 Pavanello, 20 Derbushire, 21 Gori, 22 Burton, 23 Canale.

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I 400 ex azzurri che saranno in campo

Una cerimonia senza precedenti nella storia del rugby italiano, un omaggio che la Federazione italiana rugby vuole rendere a tutti coloro che hanno indossato la maglia azzurra negli anni pionieristici del movimento italiano e in quelli che hanno reso possibile l’ingresso dell’Italia nell’elite del rugby internazionale. Domani mattina il Salone d’Onore del Coni accoglierà circa quattrocento azzurri, di tutte le età e provenienti da ogni angolo del Paese, e spetterà al presidente federale Alfredo Gavazzi – affiancato dal presidente onorario Giancarlo Dondi e dal vice- presidente vicario Nino Saccà – consegnare a tutti loro il cap azzurro con il rispettivo numero di matricola: una tradizione di lungo corso tra le home unions, inaugurata a sua volta da Fir nel recente passato con la consegna dei primi caps la scorsa estate, in occasione della partenza per il tour estivo nelle Americhe, agli atleti convocati dal Ct Jacques Brunel. Toccherà invece a quasi quattrocento dei 627 giocatori ad aver vestito l’azzurro dal 1929 a oggi farsi calcare in testa il segno d’appartenenza alla ristretta cerchia di atleti ad aver rappresentato la Nazionale in un test-match ufficiale, mentre saranno una ventina i caps ritirati per conto di Azzurri non più in vita. «Il cap – ha dichiarato il presidente della Fir, Alfredo Gavazzi – è uno dei simboli del mondo del rugby ed è per me motivo di grande orgoglio poter annoverare anche l’Italia tra i Paesi che celebrano questo rito. Abbiamo istituito di recente la consegna del cap, adesso vogliamo regalare un momento indimenticabile a tutti coloro che hanno avuto l’onore di vestire la maglia della nostra Nazionale, offrendo loro un riconoscimento ancor più importante della maglia stessa, un segno d’appartenenza alla ristretta elite di coloro che hanno giocato al più alto livello». «La partita con la Francia – ha aggiunto il massimo dirigente federale – rappresenta uno fra gli appuntamenti storici del nostro rugby, una delle rivalità più sentite, e pertanto ci è parso

47 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI il momento ideale per far respirare l’atmosfera del 6 Nazioni a chi, avendo vissuto negli anni pionieristici o di sviluppo, non ha avuto la possibilità di farlo. Prima del calcio d’inizio, infatti, tutti i giocatori insigniti nel corso della mattinata di domenica del cap ufficiale saranno a bordo campo per cantare insieme agli Azzurri sul campo l’inno nazionale. Sarà un momento estremamente toccante per tutti, un abbraccio ideale tra gli atleti del passato e quelli di oggi secondo quel senso della tradizione tipico del nostro splendido sport». Questi gli azzurri che ritireranno il cap domenica mattina alle 10.00 al Salone d’Onore del Coni e che, successivamente, saranno sul campo per cantare l’inno nazionale insieme a Sergio Parisse e compagni:

Atleta – Azzurro n. ABBIATI, Ettore – Azzurro n. 227 AGUIARI, Adriano – Azzurro n. 214 AIO, Evelino – Azzurro n. 308 ALACEVICH, Ausonio – Azzurro n. 69 ALDROVANDI, Nicola – Azzurro n. 460 ALFONSETTI, Massimo – Azzurro n. 467 ALTIGIERI, Anacleto – Azzurro n. 283 AMBRON, Vittorio – Azzurro n. 191 ANCILLOTTI, Bruno – Azzurro n. 341 ANDINA, Emilio – Azzurro n. 134 ANGELOZZI, Concetto – Azzurro n. 348 ANGRISANI, Andrea – Azzurro n. 353 ANNIBAL, Stefano – Azzurro n. 357 APPIANI, Claudio – Azzurro n. 322 APPIANI, Sergio – Azzurro n. 393 ARANCIO, Orazio – Azzurro n. 457 ARMELLIN, Domenico – Azzurro n. 200 ARTUSO, Giuseppe – Azzurro n. 329 AUGERI, Erasmo – Azzurro n. 189 AUTORE, Angelo – Azzurro n. 188 AVIGO, Lucio – Azzurro n. 179 AZZALI, Andrea – Azzurro n. 369

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BACCHETTI, Andrea – Azzurro n. 601 BARALDI, Franco – Azzurro n. 296 BARALDI, Romano – Azzurro n. 260 BARATTIN, Andrea – Azzurro n. 484 BARBA, Stefano – Azzurro n. 387 BARBINI, Gianfranco – Azzurro n. 340 PONCHIA, Ivano – Azzurro n. 150 DAGNINI, Giorgio – Azzurro n. 108 BARBINI, Matteo – Azzurro n. 546 BARBINI, Nando – Azzurro n. 137 BARGELLI, Franco – Azzurro n. 350 BARILARI, Sergio – Azzurro n. 100 BASEI, Jean Louis – Azzurro n. 349 BATTAGLINI, Francesco – Azzurro n. 87 BATTAGLINI, Mario – Azzurro n. 75 MALOSTI, Giancarlo – Azzurro n. 136 BELLINAZZO, Enzo – Azzurro n. 173 BENATTI, Andrea – Azzurro n. 535 BENETTIN, Alberto – Azzurro n. 623 BENTIVOGLIO, Crescenzio – Azzurro n. 330 BERGAMASCO, Arturo – Azzurro n. 289 BERNABO’, Pierluigi – Azzurro n. 249 BERNi, Franco – Azzurro n. 386 BERTOLI, Dalmazio – Azzurro n. 220 BERTOLOTTO, Vincenzo – Azzurro n. 53 BETTARELLO, Ottorino – Azzurro n. 172 BETTARELLO, Romano – Azzurro n. 138 BETTARELLO, Stefano – Azzurro n. 342 BIMBATI, Massimo – Azzurro n. 419 BIRTIG, Michele – Azzurro n. 496 BLESSANO, Fiorenzo – Azzurro n. 309 BOCCALETTO, Lucio – Azzurro n. 236 BOCCAZZI, Stefano – Azzurro n. 392 BOCCONCELLI, Maurizio – Azzurro n. 221 BOLLESAN, Marco – Azzurro n. 193 BONAITI, Luca – Azzurro n. 346 BONETTI, Salvatore – Azzurro n. 271

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BONOMI, Massimo – Azzurro n. 405 BORDON, Stefano – Azzurro n. 430 BORSETTO, Luciano – Azzurro n. 331 BORSETTO, Vittorio – Azzurro n. 88 BORTOLAMI, Marco – Azzurro n. 532 BOTTACCHIARI, Alessandro – Azzurro n. 436 BRAGA, Massimo – Azzurro n. 174 BRUNELLI, Alessandro – Azzurro n. 241 BRUNELLO, Massimo – Azzurro n. 411 BUSSON, Giancarlo – Azzurro n. 168 CACCIA DOMINIONI, Filippo – Azzurro n. 48 CAIONE, Carlo – Azzurro n. 471 CALIGIURI, Rocco – Azzurro n. 244 CALUZZI, Aldo – Azzurro n. 251 CAMISCIONI, Pierluigi – Azzurro n. 312 CANAVOSIO, Pablo – Azzurro n. 573 CAPITANI, Luigi – Azzurro n. 414 SESENNA, Daniele – Azzurro n. 438 CAPUZZONI, Massimiliano – Azzurro n. 454 CARANCI, Alessandro – Azzurro n. 418 CARLI, Maurizio – Azzurro n. 151 CARPENTE, Danilo – Azzurro n. 562 CASAGRANDE, Carlo – Azzurro n. 336° CASAGRANDE, Tiziano – Azzurro n. 328 CASELLATO, Umberto – Azzurro n. 426 CASTELLANI, Andrea – Azzurro n. 464 CATOTTI, Luciano – Azzurro n. 343 CECCHIN, Gianmatteo – Azzurro n. 245 CECOTTI, Giancarlo – Azzurro n. 265 CESELIN, Enrico – Azzurro n. 416 CHECCHINATO, Carlo – Azzurro n. 427 CHECCHINATO, Giancarlo – Azzurro n. 297 CICCIO’, Tito – Azzurro n. 439 CINELLI, Roberto – Azzurro n. 223 CIONI, Franco – Azzurro n. 216 COLELLA, Antonio – Azzurro n. 376 COLLODO, Oscar – Azzurro n. 332

50 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

COLOMBINI, Savino – Azzurro n. 261 COMIN, Alberto – Azzurro n. 145 CONFORTO, Umberto – Azzurro n. 201 COPPO, Fabio – Azzurro n. 446 CORVO, Roberto – Azzurro n. 385 COSSARA, Umberto – Azzurro n. 255 COTTAFAVA, Edano – Azzurro n. 279 DALDOSS, Donato – Azzurro n. 344 PICONE, Simon – Azzurro n. 557 DE JAGER, Benjamin – Azzurro n. 578 DEL BONO, Gianni – Azzurro n. 116 DE ROSSI, Andrea – Azzurro n. 505 GRIFFEN, Paul – Azzurro n. 554 ERASMUS, Jaco – Azzurro n. 594 FEDRIGO, Adriano – Azzurro n. 273 FEDRIGO, Paolo – Azzurro n. 280 FILIZZOLA, Gabriel – Azzurro n. 449 GAETANIELLO, Fabrizio (Fabio) – Azzurro n. 315 LORIGIOLA, Fulvio – Azzurro n. 352 MANDELLI, Roberto – Azzurro n. 558 MANNATO, Antonio – Azzurro n. 570 BEZZI, Cristian – Azzurro n. 549 MARCATO, Andrea – Azzurro n. 580 MARCHETTO, Manrico – Azzurro n. 276 MASTRODOMENICO, Luca – Azzurro n. 522 MODONESI, Alberto – Azzurro n. 10 MODONESI, Luciano – Azzurro n. 210 MORETTI, Andrea – Azzurro n. 488 PAOLETTI, Paolo – Azzurro n. 267 PERSICO, Aaron Ronald – Azzurro n. 514 PERUGINI, Salvatore – Azzurro n. 517 PRATICHETTI, Matteo – Azzurro n. 568 PRESUTTI, Pasquale – Azzurro n. 306 MARTINI, Giuseppe – Azzurro n. 196 MARTINI, Roberto – Azzurro n. 181 SPAGNOLI, Antonio – Azzurro n. 287 VACCARI, Paolo – Azzurro n. 435

51 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

ZAFFIRI, Maurizio – Azzurro n. 524 ZANOLETTI, Cristian – Azzurro n. 537 COVI, Corrado – Azzurro n. 406 CREPAZ, Faustino – Azzurro n. 263 CRISTOFOLETTO, Walter – Azzurro n. 437 CROCI, Giambattista – Azzurro n. 428 CUCCHIARELLI, Loreto – Azzurro n. 211 CUCCHIELLA, Giancarlo – Azzurro n. 305 CUTTITTA, Marcello – Azzurro n. 397 CUTTITTA, Massimo – Azzurro n. 423 D’ANNA, Vittorio – Azzurro n. 456 D’ORAZIO, Raffaele – Azzurro n. 237 DAL MASO, David – Azzurro n. 521 DAL SIE, Mauro – Azzurro n. 447 DALLAN, Denis – Azzurro n. 499 DALLAN, Manuel – Azzurro n. 487 DE BERNARDO, Renato – Azzurro n. 360 DE BIASE, Carlo – Azzurro n. 404 DE CARLI, Giampiero – Azzurro n. 476 DE JOANNI, Luigi – Azzurro n. 377 DE MARCO, Hector – Azzurro n. 448 DE MARIGNY, Roland – Azzurro n. 556 DE STEFANI, Mosè – Azzurro n. 420 DEL FAVA, Carlo Antonio – Azzurro n. 559 DELLA VALLE, Claudio – Azzurro n. 228 DELLI FICORILLI, Giancarlo – Azzurro n. 243 DI CARLO, Fulvio – Azzurro n. 310 DI COLA, Berardino – Azzurro n. 302 DI COLA, Giovanni – Azzurro n. 268 DI MAURA, Francesco – Azzurro n. 256 DI ZITTI, Antonio – Azzurro n. 176 DOLFATO, Raffaele – Azzurro n. 384 DOMINGUEZ, Diego – Azzurro n. 434 DOTTO, Francesco – Azzurro n. 257 FALANCIA, Antonio – Azzurro n. 313 FALIVA, Gianluca – Azzurro n. 503 FALTIBA’. Giuliano – Azzurro n. 452

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FANTON, Giorgio – Azzurro n. 345 FARINELLI, Piermarcello – Azzurro n. 78 FATTORI, Tommaso – Azzurro n. 55 FAVARO, Roberto – Azzurro n. 407 FESTUCCIA, Carlo – Azzurro n. 550 FINOCCHI, Maurizio – Azzurro n. 235 PIGNOTTI, Fernando – Azzurro n. 229 FRANCESCATO, Bruno – Azzurro n. 336 FRANCESCATO, Nello – Azzurro n. 274 FRANCESCATO, Rino – Azzurro n. 321 FRANCESCHINI, Gianni – Azzurro n. 314 FRATI, Filippo – Azzurro n. 525 FRELICH, Franco – Azzurro n. 154 FUSCO, Alessandro – Azzurro n. 374 FUSCO, Elio – Azzurro n. 185 GABRIELLI, Piero – Azzurro n. 103 GAETANIELLO, Fabio – Azzurro n. 362 GALEAZZO, Antonio – Azzurro n. 388 GALLETTO, Mario – Azzurro n. 266 GALON, Ezio – Azzurro n. 529 GANZERLA, Renzo – Azzurro n. 290 GARGIULLO, Fabio – Azzurro n. 275 GARGIULLO, Paolo – Azzurro n. 295 GARGIULO, Franco – Azzurro n. 213 GERARDO, Adolfo – Azzurro n. 231 GEREMIA, Guglielmo – Azzurro n. 163 GEROSA, Mario – Azzurro n. 465 GHEZZI, Cesare – Azzurro n. 66 GHINI, Alessandro – Azzurro n. 368 GHIZZONI, Serafino – Azzurro n. 323 GIANI, Gastone – Azzurro n. 209 GINI, Massimo – Azzurro n. 224 GIOVANELLI, Massimo – Azzurro n. 422 GIUGOVAZ, Ettore – Azzurro n. 202 GIULIANI, Rodolfo – Azzurro n. 119 GOTI, Massimo – Azzurro n. 429 GRESPAN, Giovanni – Azzurro n. 415

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GRITTI, Andrea – Azzurro n. 478 IANNONE, Claudio – Azzurro n. 366 INNOCENTI, Marzio – Azzurro n. 370 LANZI, Giuseppe – Azzurro n. 491 LARI, Giorgio – Azzurro n. 278 LAZZARINI, Elio – Azzurro n. 246 LEVORATO, Umberto – Azzurro n. 156 LIJOI, Andrea – Azzurro n. 333 LIMONE, Gianluca – Azzurro n. 351 LORANZI, Carlo – Azzurro n. 294 LUCHINI, Gilberto – Azzurro n. 285 LUISE, Luigi – Azzurro n. 147 LUISE, Roberto – Azzurro n. 180 LUPINI, Tito – Azzurro n. 399 MANCINI, Gennaro – Azzurro n. 133 MARIANI, Paolo – Azzurro n. 318 MARTIN, Luca – Azzurro n. 486 MASCIOLETTI, Massimo – Azzurro n. 324 MATTAROLO, Luigi – Azzurro n. 291 BOTTACIN, Giuseppe – Azzurro n. 162 MATTEI, Mauro – Azzurro n. 222 MAZZANTINI, Matteo – Azzurro n. 515 MAZZANTINI, Franco – Azzurro n. 203 MAZZARIOL, Francesco – Azzurro n. 469 MAZZI, Gianpiero – Azzurro n. 495 MAZZUCATO, Nicola – Azzurro n. 473 MAZZUCCHELLI, Ivo – Azzurro n. 197 MENAPACE, Piergiorgio – Azzurro n. 480 PIOVENE, Matteo – Azzurro n. 472 MICHELON, Elio – Azzurro n. 242 MIELE, Andrea – Azzurro n. 232 MOLINARi, Fabio – Azzurro n. 292 MONFELI, Pietro – Azzurro n. 252 MONTAURIOL, Jean Francois – Azzurro n. 600 MORELLI, Giancarlo – Azzurro n. 371 MORELLI, Giorgio – Azzurro n. 317 MORELLI, Giulio – Azzurro n. 412

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MOSCARDI, Alessandro – Azzurro n. 450 MURARO, Andrea – Azzurro n. 526 NAVARRINI, Giancarlo – Azzurro n. 169 NISTI, Armando – Azzurro n. 11 ONGARO, Fabio – Azzurro n. 527 ORLANDO, Silvio – Azzurro n. 555 OSTI, Alberto – Azzurro n. 363 PACIFICI, Pierluigi – Azzurro n. 238 PAGANELLI, Franco – Azzurro n. 270 PALMER, Scott – Azzurro n. 548 PASSAROTTO, Eusebio – Azzurro n. 316 PATRIZIO, Enrico – Azzurro n. 587 PAVAN, Riccardo – Azzurro n. 598 PAVANELLO, Enrico – Azzurro n. 547 PAVIN, Mario – Azzurro n. 361 PEDRAZZI, Roberto – Azzurro n. 533 PEENS, Gert – Azzurro n. 541 PELLICCIONE, Luca – Azzurro n. 379 PERCUDANI, Mario – Azzurro n. 135 PERRINI, Franco – Azzurro n. 152 PERRONE, Fausto – Azzurro n. 120 PERTILE, Javier – Azzurro n. 463 PERZIANO, Leonardo – Azzurro n. 451 PERZIANO, Massimiliano – Azzurro n. 528 PESCE, Vittorio – Azzurro n. 413 PESCETTO, Paolo – Azzurro n. 157 PETRALIA, Giovanni – Azzurro n. 381 PIAZZA, Antonio – Azzurro n. 432 PICCININI, Franco – Azzurro n. 195 PIETROSANTI, Francesco – Azzurro n. 401 PILAT, Corrado – Azzurro n. 489 PIOVAN, Mario – Azzurro n. 281 PIOVAN, Riccardo – Azzurro n. 481 PIRAS, Ettore – Azzurro n. 262 PISANESCHI, Mario – Azzurro n. 115 PITORRI, Marco – Azzurro n. 293 PITORRI, Fulvio – Azzurro n. 105

55 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

PIVETTA, Giancarlo – Azzurro n. 347 PLATANIA, Marco – Azzurro n. 468 PONZI, Ennio – Azzurro n. 298 PORCELLATO, Guido – Azzurro n. 417 PORZIO, Guido – Azzurro n. 247 POSSAMAI, Corrado – Azzurro n. 248 POZZEBON, Walter – Azzurro n. 530 PRATICHETTI, Carlo – Azzurro n. 409 PREO, Giacomo – Azzurro n. 500 PROPERZI – Azzurro n. CURTI, Franco – Azzurro n. 424 PROSPERINI, Carlo – Azzurro n. 212 PUCCIARIELLO, Federico – Azzurro n. 509 PUGLISI, Giuseppe – Azzurro n. 259 PULLI, Marco – Azzurro n. 226 QUAGLIO, Isidoro – Azzurro n. 253 QUAGLIO, Mauro – Azzurro n. 383 QUARTAROLI, Roberto – Azzurro n. 604 QUEIROLO, Manuel – Azzurro n. 520 RAINERI, Giovanni – Azzurro n. 497 RAISI, Giovanni – Azzurro n. 158 RAMPAZZO, Roberto – Azzurro n. 483 RAVAZZOLO, Massimo – Azzurro n. 455 REALE, Pietro – Azzurro n. 402 REATO, Tommaso – Azzurro n. 590 RICCI, Giampiero – Azzurro n. 218 RICCIARELLI, Giorgio – Azzurro n. 192 RIGO, Stefano – Azzurro n. 444 RINALDO, Andrea – Azzurro n. 326 RISTA, Walter – Azzurro n. 234 RIVARO, Marco – Azzurro n. 513 ROBAZZA, Claudio – Azzurro n. 339 ROBERTSON, Kaine – Azzurro n. 561 SOLE, Josh – Azzurro n. 572 ROCCA, Antonio – Azzurro n. 288 ROMAGNOLI, Stefano – Azzurro n. 375 BONATI, Genesio – Azzurro n. 67

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ROSSI, Guido – Azzurro n. 367 ROSSI, Nino – Azzurro n. 299 ROSSINI, Enrico – Azzurro n. 96 ROUYET, Ignacio – Azzurro n. 597 RUBINI, Giulio – Azzurro n. 602 RUSSO, Alvise – Azzurro n. 396 SACCA’, Diego – Azzurro n. 552 SAETTI, Riccardo – Azzurro n. 170 SAETTI, Roberto – Azzurro n. 410 SALSI, Loris – Azzurro n. 258 SALVADEGO, Francesco – Azzurro n. 390 SALVAN, Raffaello – Azzurro n. 300 SALVATI, Luigi – Azzurro n. 403 SARTORATO, Ferdinando – Azzurro n. 159 SAVI, Mario – Azzurro n. 564 SAVIOZZI, Stefano – Azzurro n. 490 SBARAGLINI, Franco – Azzurro n. 603 DELLAPE’, Santiago – Azzurro n. 538 SCAGLIA, Diego – Azzurro n. 466 SCANAVACCA, Andrea – Azzurro n. 506 SCIACOL, Romano – Azzurro n. 204 SCRENCI, Fiore – Azzurro n. 337 SELVAGGIO, Andrea – Azzurro n. 286 SEMENZATO, Fabio – Azzurro n. 613 SESSI, Giuseppe – Azzurro n. 84 SGORLON, Andrea – Azzurro n. 453 SGUARIO, Pietro – Azzurro n. 178 SILVESTRI, Uriele – Azzurro n. 219 SINTICH, Fabrizio – Azzurro n. 358 SORO, Francesco – Azzurro n. 205 SPEZIALI, Eugenio – Azzurro n. 206 SPRAGG, Warren – Azzurro n. 585 STOCCO, Simone – Azzurro n. 494 TARTAGLINI, Silvano – Azzurro n. 106 TAVEGGIA, Andrea – Azzurro n. 144 TEBALDI, Daniele – Azzurro n. 391 TINARI, Claudio – Azzurro n. 359

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TOMMASI, Mauro – Azzurro n. 425 TONIOLATTI, Giulio – Azzurro n. 599 TORRESAN, Claudio – Azzurro n. 356 TRAVAGLI, Pietro – Azzurro n. 567 TRENTIN, Fabio – Azzurro n. 354 TREVISIOL, Moreno – Azzurro n. 408 TRIPPITELLI, Massimo – Azzurro n. 355 TRONCON, Giorgio – Azzurro n. 190 VALIER, Franco – Azzurro n. 233 VAN ZYL, Casparus Cornelius – Azzurro n. 614 VENE’, Oreste – Azzurro n. 208 VENTURI, Edgardo – Azzurro n. 378 VEZZANI, Pietro – Azzurro n. 301 VICARIOTTO, Vittorio – Azzurro n. 99 VILLAGRA, Lisandro – Azzurro n. 523 VINCI, Eugenio – Azzurro n. 15 VINCI, Francesco – Azzurro n. 16 VINCI, Paolo – Azzurro n. 17 VISENTIN, Angelo – Azzurro n. 254 VISENTIN, Tommaso – Azzurro n. 475 VITELLI, Crescenzo – Azzurro n. 282 VITTADELLO, Filippo – Azzurro n. 389 VITTORINI, Italo – Azzurro n. 240 WAKARUA, Rima Noema – Azzurro n. 553 WILLIAMS, Federico – Azzurro n. 474 ZANELLA, Alessandro – Azzurro n. 327 ZANELLA, Narciso – Azzurro n. 319 ZANON, Gianni – Azzurro n. 364 ZINGARELLI, Mauro – Azzurro n. 304 ZORZI, Sergio – Azzurro n. 395 ZUCCHELLO, Arturo – Azzurro n. 161 ZUIN, Loredano – Azzurro n. 338

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DOMENICA 3 FEBBRAIO Subito gioia Apoteosi azzurra

Un grande inizio, un trionfo. Vince l’Italia, la Francia si inchina e il pubblico dell’Olimpico è in delirio. È un grande inizio, è l’Italia che bussa alla porta dei grandi. Un pomeriggio che entrerà nella storia del rugby azzurro. Commovente il prepartita con tutti gli ex azzurri a bordo campo a cantare l’inno insieme con i giocatori che stanno per affrontare la Francia. Da brividi.

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CAPITAN PARISSE ZITTISCE IL PUBBLICO DOPO LA PRIMA META

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Allez azzurri! Per i francesi è una batosta La Nazionale più bella di sempre entusiasma i 60mila dell’Olimpico e ora sogna in grande di Fabrizio Zupo Nella domenica della storia inizia il grande futuro del rugby azzurro. Quello che non torna più indietro. C’era un prima e ci sarà un dopo 2013 nel Sei Nazioni. Uno schiaffo alla Francia vicecampione del mondo iniziato con la rasoiata di Orquera nel campo nemico a lanciare Parisse in meta e chiuso spingendo fuori dal campo l’ala Fall per permettere a Nigel Owens di fischiare un minuto e 8’ dopo l’80’. E ora si apre un Sei Nazioni inedito, con la Scozia sabato e due partite in casa possibili. Ambizioni da confermare. Ma l’Italia è cambiata nella testa. La spinta degli ex. Spinti dai 366 ex nazionali col berretto numerato calcato in testa a cantare l’inno a bordo campo davanti ai 57.457 dell’Olimpico, Parisse e compagni vestiti del bianco di cortesia verso il bleu, non hanno fatto altri favori agli ospiti e si sono presi, perso e ripresi un vantaggio piccolo ma sempre più incolmabile per le risorse mentali avversarie. Vittoria spartiacque, al pari del solco creato a Grenoble 15 anni fa sempre con una Francia allora campione d’Europa. Certifica il ct Saint’André con il suo tweet a caldo post partita: «Con questa vittoria gli italiani sono diventati una grande nazione del rugby» e ribadito in conferenza stampa: «Hanno meritato tutto». Gli ospiti: ko meritato. Una partita aperta, in cui è stato chiaro che l’Italia partiva dal finale di Firenze contro l’Australia per dimostrare che quel meno 3 non era un caso e che il limite fra sconfitta e successo a questo livello è questione di dettagli. Allora un calcio, stavolta un paio di drop segagambe siglati da Orquera e Burton. Ma soprattutto come all’Olimpico come al Franchi l’Italia ha mostrato di non essere solo una grande mischia, di non aver giocatori che eseguono un compitino senza

61 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI prendere iniziative, e la parola nuova è responsabilità. Quella che si assume ogni giocatore di Brunel nell’inventare una sorgente di gioco, qualcosa che metta dubbi o difficoltà agli avversari. Forse per questo alla domanda a Brunel sul perché non sia arrivato prima il ct ha risposto: «Perché era questo il momento giusto». Ha iniziato al 5’ Orquera, l’uomo che sinora ha avuto un feeling con la sfortuna, a provare il cambio di passo ma gli è aperto il mare è ed schizzato fin sotto i pali quando s’è accorto che davanti a lui c’era un francese, ma di fianco Parisse e Benvenuti in sovrannumero pronti a raccogliere: scarico e compagno in meta. Parisse si alza e fa il segno del silenzio: «Era per i miei compagni per dire non gasiamoci, siamo all’inizio». Lo stadio, una bolgia. Vien giù lo stadio, Brunel viene inquadrato sullo schermo con un labiale di giubilo poco francese. Ma inizia la paura di sempre. Picamoles mostra la sua forza, quando Michalak indovina lo spazio fra i centri e lancia la terza centro che scivola in meta con appesi Parisse e Masi, quasicome fosse nulla. Allora è ancora Orquera a mettere distanza con un drop da trenta metri. La Francia non ci sta e sfonda in meta ma il Tmo ci salva per una volta. Però son lì e la cavalleria danza col pallone fino all’ala Fall per la meta che li porta in vantaggio alla pausa. La svolta nella ripresa. Il clou nella ripresa che trova ancora Orquera profeta: palla ricevuta vicino alla ruck e invece di allargare affonda e pur placcato da due francesi si divincola con le braccia e alza la palla verso quella nuvola di capelli che avanza: è Castrogiovanni e quell’ultimo metro lo fa di slancio. Burton trova il drop del più 5 che costringe la Francia a giocare perché una punizione non basta. È il momento di soffrire e il pubblico lo sente, iniziando a cantare: al 79’ Italia in 14 per giallo e mischia francese. Ghiraldini in panchina col ghiaccio sulla caviglia destra deve rientrare a spingere. L’ultima spinta per portare l’Italia nel futuro.

Italia-Francia 23-18 (primo tempo 13-15) Italia: 15 Masi, 14 Venditti, 13 Benvenuti, 12 Sgarbi, 11

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McLean, 10 Orquera, 9 Botes, 8 Parisse (c), 7 Favaro, 6 Zanni, 5 Minto, 4 Geldenhuys, 3 Castrogiovanni, 2 Ghiraldini, 1 Lo Cicero. Cambi: S.t. 5’ Giazzon, De Marchi, Gori per Ghiraldini, Lo Cicero e Tobias Botes, 22’Cittadini per Castrogiovanni, 23’ Derbyshire por Favaro, 24’ Burton por Orquera, 31’ Pavanello e Canale per Benvenuti e Geldenhuys. Francia: 15 Huget, 14 Fofana, 13 Fritz, 12 Mermoz, 11 Fall, 10 Michalak, 9 Machenaud, 8 Picamoles, 7 Ouedraogo, 6 Dusautoir, 5 Maestri, 4 Papé (c), 3 Mas, 2 Szarzewski, 1 Forestier. Cambi: s.t. 12’ Kayser e Vincent Debaty per Szarzewski e Yannick Forestier, 19’ Taofifenua per Papé, 22’ Parra per Machenaud e Bastareaud per Fritz, Ducalcon per Mas, 29’ Chouly per Picamoles, 33’ Trinh-Duc perr Huget. Marcature: p.t.: 4’ Parisse (meta, trasformata da Orquera), 12’ Picamoles (m.n.t.), 14’ Orquera (Drop), 18’Orquera (c.p.), 28’ Michalak (c.p.), Benjamin (meta, trasformata da Michalak (F). s.t.: 9’ Michalak (c.p.), 17’ Castrogiovanni (meta trasformata da Orquera ), 29´ Burton (drop). Arbitro: Nigel Owens (Galles). Ammonito: 39’ st Giazzon (Italia).

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Così l’Italia ora è anche dei rugbisti di Stefano Tamburini Stavolta non è andata come al cinema: quella sporca ultima meta i francesi non l’hanno segnata ed è giusto così, perché quelli buoni eravamo noi. Diciamo noi, perché ci sentivamo un po’ tutti in campo, anche quelli che erano davanti al televisore e che si sono lasciati trascinare da questa passione straripante per la palla ovale. E soprattutto lo erano quelli che erano allo stadio, prima di tutti i 366 ex azzurri che in mattinata avevano ricevuto i l cap a testimonianza dei loro trascorsi e prima della partita hanno cantato l’inno insieme con quelli che poi l’avrebbero giocata. Metteva i brividi, quella scena: occhi lucidi dietro ogni sguardo fiero di aver fatto parte di questa storia proprio nel giorno in cui stava per scriversi la pagina per ora più bella: quella che ricorderà come l’Italia sia diventato anche un Paese di rugbisti. Oggi comincia infatti la nostra quattordicesima partecipazione al Torneo delle 6 Nazioni ma prima di questo show eravamo poco più che ospiti: il nostro obiettivo era evitare l’onta dell’ideale cucchiaio di legno destinato a chi resta a secco, il massimo della vita era stato nel 2007 con due vittorie che valsero il quarto posto. Invece ora è tutto diverso: la Francia battuta oggi era la favorita insieme con l’Inghilterra. Certo, non è il caso di addentrarsi nei meandri dei facili entusiasmi: negli sport di squadra – e il rugby lo è più di tutti gli altri – motivazioni ed equilibrio spesso fanno la differenza e perdere il senso della misura può essere pericoloso. Però è bello per una sera vedere l’Italia al primo posto, guardare gli altri dall’alto e sapere che non è un caso. Sabato a Murrayfield, in Scozia, un’altra vittoria potrebbe aprire, spalancare, nuovi orizzonti lungo il cammino di uno sport che è anche orgoglio, appartenenza, oltreché educazione e rispetto. I francesi alla fine ci hanno applaudito e con la morte nell’animo si sono inchinati. Scene così aprono il cuore e la fantasia. E

64 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI l’Italrugby non è più solo allegria e simpatia da stappare come un aperitivo. Ora è una squadra vera: e gli altri ora son lì a darci il benvenuto nel 6 Nazioni dei grandi.

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Brunel: «Questa vittoria frutto del lavoro di anni» Parisse: meglio di così... Il ct: momento chiave nella ripresa di Alessandro Cecioni Jacques Brunel ci mette un momento a rispondere. «Ma non poteva venire due anni prima ad allenare l’Italia?», gli hanno appena chiesto. «Potevo, sì, ma il momento era questo, perché prima c’è stata una crescita importante». Significa che l’Italia di oggi, l’Italia che travolge la Francia nel gioco, nella testa, nella grinta, è il frutto del lavoro di anni. «Abbiamo dato una bella immagine del nostro rugby e del nostro carattere», aggiunge. Poi però entra nel dettaglio l’allenatore azzurro, sollecitato spiega come è stata preparata questa sfida, la vittoria. E nella preparazione del match c’è tutto il nuovo corso del rugby italiano: «Abbiamo lavorato su di noi, ci siamo disinteressati degli avversari. Abbiamo guardato le loro ultime partite, certo, ma non ci abbiamo lavorato, non le abbiamo studiate prevedendo contromosse. No, abbiamo impostato il lavoro sul nostro gioco, su quello che volevamo fare in campo. Fare la partita noi, questo era l’obiettivo. E ci siamo riusciti, non completamente, ma per lunghi tratti dell’incontro». «Muovere il pallone con i tre quarti e con gli avanti – spiega Alessandro Zanni, arrivato al cap numero 70, una certezza della squadra, sempre in campo da 45 partite – questo è quello che ci ha detto Jacques. I test di novembre hanno mostrato che potevamo fare qualcosa di importante. Il cambiamento è stato mentale, sì, eravamo convinti di poter vincere. A novembre abbiamo giocato i primi sessanta minuti alla pari con gli All Blacks, con l’Australia un grande secondo tempo. Qui dovevamo essere ad alto livello per tutti gli ottanta minuti: ci siamo riusciti». «Merito della Celtic League, siamo al terzo anno e i frutti cominciano a vedersi, soprattutto per grinta, determinazione, intensità e durata», dice Ugo Gori, mediano di mischia azzurro

66 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI entrato a dar verve all’attacco. «L’inizio del secondo tempo è stato il momento chiave del match – spiega Brunel – siamo rientrati con un atteggiamento diverso, loro erano passati davanti, ma eravamo di nuovo padroni del gioco. Ogni volta che siamo andati in attacco siamo stati efficaci, abbiamo fatto punti, i drop di Orquera e Burton ne sono la riprova». «Vincere il Sei Nazioni? – Brunel sorride – Ho detto che verrà quel momento, ma non è ancora il tempo. Ora dobbiamo avere la consuetudine alla vittoria, è un passaggio mentale, un atteggiamento diverso. Il nostro prossimo obiettivo è vincere a Edimburgo sabato prossimo. Ma sarà difficilissimo, perché loro sono una squadra giovane, determinata, perché in casa non vogliono perdere». «Perché sono feriti dopo la sconfitta con l’Inghilterra», dice Francesco Minto che si è superato nel ruolo di apriscatole e rompi gioco. «Meglio di così non poteva andare», chiosa il capitano Sergio Parisse, autore della prima meta dell’incontro, seguita dal gesto di zittire i suoi, tenere i piedi per terra.

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Orquera: così ho cacciato la sfortuna

Man of the match: non male per un piccoletto che esperti come Paul Ackford hanno dichiarato troppo minuto per il rugby moderno. Luciano Orquera ha messo a posto i conti con la sfortuna di sempre: quella del calcio del pari fallito a novembre a Firenze, quella del piazzato per il sorpasso sempre con l’Australia a Padova nel 2008 quando Mallett lo riportò in azzurro dopo anni di invisibilità. Ieri il suo mix di coraggio e perizia balistica ha commosso e ora può iniziare a dedicare alla sua futura bambina delle vittorie incredibili: «Spero di sì, che la sfortuna sia finita. Sulla meta di Parisse ho visto uno scalino e mi sono infilato. Di Castro invece avevo visto solo i capelli, mi avevano placcato e ho provato a passare».

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Che emozione la sfilata degli ex! Prima la consegna dei “cap”, poi l’inno a bordo campo di Alessandro Cecioni Hanno un lampo felice negli occhi questi 366 rugbisti venuti a prendere un cappellino azzurro di panno, con un pon-pon dorato che sa di tradizione antica e fin qui sconosciuta all’Italia del rugby. Chi si chiede perché in questo sport si dica “caps” al posto di “presenze” ha qui la risposta: chi gioca prende un cappellino, uno per ogni volta che scende in campo con la maglia azzurra. «Giocavo nella giovanile della Lazio, mediano, in prima squadra c’era Piola, capisce? Un giorno vedo che nel campo accanto si allenano a rugby, tocco la palla, faccio un passaggio. Non ho più giocato a calcio». Silvano Tartaglini, classe 1923, 90 anni, si mette il cappellino, ride, il «meno giovane» a riceverlo. Ha giocato estremo una vita, anche in nazionale, il club era la Rugby Roma degli scudetti, poi andò all’Aquila. «Mi vide Tommaso Fattori, l’allenatore (oggi lo stadio dell’Aquila porta il suo nome, ndr) e mi disse: vieni da noi. Mi pagavano, 10-20mila lire a partita. Allora erano soldi. Sono stato il primo professionista». Soldi, negli anni 50-60, nel rugby: una bestemmia. «Avevano fatto una filastrocca su di me: Tartaglini, Tartaglini, gioca solo pe’ li quattrini. Quando la Roma venne all’Aquila mi lessarono di botte. Ma quante se ne presero poi, i miei compagni dell’Aquila mi difesero e fui aquilano per sempre». Scorrono davanti ai presidenti Dondi e Gavazzi formazioni mitiche e sfortunate, quelli come Dominguez e Properzi Curti, come Troncon e Giovannelli, che a Grenoble annichilirono la Francia nella finale di Coppa d’Europa spianando la strada verso il Sei Nazioni.

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L’Equipe: disastro romano

«Disastro romano, atto Secondo»: l’edizione on line de l’Equipe titola così la sconfitta della Francia contro l’Italia (23-18) nel torneo 6 Nazioni di rugby. «Tutto è cominciato come un sogno per gli italiani e si è concluso con l’apoteosi dei 60mila spettatori», scrive il giornale francese, che per il titolo si ispira alla sconfitta subita dai francesi due anni fa con gli azzurri, allo . «La sconfitta di oggi, la seconda della Francia a Roma segna l’avvento di una grande nazionale di rugby, l’Italia, e mette in crisi la squadra di Philippe Saint-Andr‚ che prima della prossima sfida – sabato prossimo allo contro il Galles – deve trovare rimedi in parecchi reparti, a cominciare dall’attacco e dalle touche».

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LUNEDÌ 4 FEBBRAIO Gli infortuni preoccupano

Il giorno dopo è ancora grande gioia ma preoccupano gli infortuni. L’Italia, in vista della seconda sfida in Scozia, perde Alberto Sgarbi e guadagna una posizione nel ranking mondiale.

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Ranking e infermeria: il punto azzurro di Fabrizio Zupo La vittoria azzurra sulla Francia fa scendere i galletti dal quarto al quinto posto nel ranking mondiale del rugby, scavalcati dall’Inghilterra, ma soprattutto – e il calcolo era più semplice – fa salire l’Italia al nono posto alle spese del Galles che scende al decimo. Un po’ più alti siamo andati solo una volta nel 2007 quando le due vittorie con Berbizier alla guida tecnica portarono per un pugno di mesi l’Italia all’ottavo gradino. Poi per cinque anni siamo oscillati fra quota 11 e 12 già essere al decimo era una novità sporadica. Una vertigine che non deve ubriacare gli azzurri. Terzo Tempo. Così come non è successo domenica sera dopo il Terzo tempo ufficiale, il banchetto con la Francia ospitato nientemeno che a Palazzo Colonna. Dimenticate le serate in discoteca come quella della “discussione” fra Chabal e Castrogiovanni. Tutti a nanna diretti nell’hotel di Monte Mario quartier generale. Non c’è il tempo di distrarsi per festeggiare come si deve un trionfo del genere. Fra quattro giorni gli azzurri saranno a Edimburgo per il secondo turno contro la Scozia che deve subito recuperare per evitare un disastro. Infermeria. Si attendono controlli alle caviglie di Sgarbi (sinistra) e Ghiraldini (destra), per le distorsioni riportate domenica. Il tallonatore padovano aveva dovuto rimettersi la scapetta e rientrare in campo negli ultimi convulsi due minuti per il giallo a Giazzon: «È stato un flash – dice – quando sono entrato per fare l’ultima mischia, mi sono ricordato che era accaduto anche due anni fa allo stesso minuto e stessa zona del campo. Mi ha dato forza». Buone notizie per Mirco Bergamasco che a giorni farà il controllo decisivo a Padova con il dottor Giron che l’ha operato a Firenze il giorno di Italia-Australia quando si fratturò la rotula. Con semaforo verde scenderà in campo per i primi movimenti la prossima settimana. Parigi non sarà però più il suo club, la stampa francese riporta voci di

72 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI mancato rinnovo di contratto, con destinazione forse l’Inghilterra. Il Gira e i premi partita. Novità per gli azzurri anche dal punto di vista professionale. Dopo l’accordo della Union Inglese con i giocatori per la quantificazione delle presenze, martedì scorso anche la delegazione della Nazionale azzurra ha avuto un incontro con il presidente Gavazzi. Perché, diversamente dal passato, in cui la trattativa era condotta dal capitano, magari con i senatori, stavolta Sergio Parisse ha delegato il neonato sindacato dei giocatori “Gira” per tutte le questioni economiche. Il gettone presenza a un turno di Sei Nazioni è stato ritoccato circa sui 6.500 euro (erano 5.000 un lustro fa) e aumentano a seconda delle vittorie centrate. Scozia senza Strokosch. Sfortuna scozzese: la forte terza linea ha riportato una sospetta frattura dell’orbita dell’occhio destro. Niente Italia e Torneo a rischio.

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Azzurri: Sgarbi la Scozia

Il centro della Nazionale italiana di rugby e della Benetton Treviso Alberto Sgarbi è stato sottoposto a radiografia e risonanza magnetica alla Casa di Cura Villa Stuart di Roma a seguito del trauma distorsivo alla caviglia sinistra riportato domenica nella prima giornata del 6 Nazioni 2013. Gli esami strumentali hanno escluso lesioni ossee di tibia e perone e hanno evidenziato un trauma distorsivo del compartimento esterno con interessamento del legamento astragalo-peroneale anteriore. Il giocatore inizierà quanto prima le terapie del caso con lo staff medico della Nazionale e la sua situazione verrà rivalutata in vista della terza giornata del Torneo. Il centro dello Stade Rochelais Gonzalo Canale è stato sottoposto a ecografia muscolare e risonanza magnetica alla coscia sinistra a seguito di un trauma contusivo riportato contro la Francia: gli esami hanno escluso lesioni muscolari e l’atleta svolgerà nei prossimi giorni allenamenti collettivi con il gruppo e sedute di terapia personalizzate. La sua situazione verrà rivalutata nelle prossime quarantotto ore.

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MARTEDÌ 5 FEBBRAIO Ormai c’è già profumo di Scozia

Gli azzurri cercano di dimenticare la vittoria con la Francia e si concentrano sulla seconda sfida in Scozia. Vincere è difficile, confermarsi lo è ancor di più. Il ct Jacques Brunel richiama questo concetto in continuazione. C’è comunque un clima di pacata fiducia.

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Già fatta la Scozia anti-Italia

È già fatta la Scozia anti-Italia, per il match di sabato a Edimburgo valido per la seconda giornata del 6 Nazioni. Il ct ad interim Scott Johnson ha deciso di inserire nel XV iniziale il 22enne flanker Robert Harley, alla prima presenza da titolare e la seconda in assoluto (all’esordio contro Samoa andò subito in meta, dopo essere subentrato dalla panchina), che prenderà il posto dell’infortunato Alasdair Strokosch. L’altro cambiamento rispetto alla formazione che ha perso contro l’Inghilterra nella sfida che valeva anche per la Calcutta Cup è anche la scelta del tallonatore al posto di . «L’Italia contro la Francia ha meritato di vincere – ha detto Scott Johnson – e non mi ha sorpreso. Quello di sabato sarà un match molto duro e avremo bisogno di tutto il sostegno, soprattutto vocale, del pubblico del Murrayfield». Questa la formazione della Scozia che giocherà contro l’Italia: 15 , 14 Sean Maitland, 13 , 12 , 11 , 10 , 9 , 8 John Beattie, 7 Kelly Brown, 6 Robert Harley, 5 Jim Hamilton, 4 Richie Gray, 3 , 2 Ross Ford, 1 . A disposizione: 16 Dougie Hall, 17 , 18 , 19 , 20 , 21 , 22 , 23 .

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MERCOLEDÌ 6 FEBBRAIO Gli azzurri ci credono

Si avvicina il momento della partenza per la Scozia. Gli azzurri lanciano segnali rassicuranti.

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Canale: «Pronti per la Scozia»

«Abbiamo fatto una bellissima partita contro la Francia, ma l’abbiamo lasciata dietro e cominciamo a pensare alla Scozia, senza nessuna paura sapendo la loro forza e che sarà una partita tosta. Andremo a sfidarli e cercheremo di dare il massimo». La storica vittoria dell’Olimpico sulla Francia è alle spalle e Gonzalo Canale, tre quarti centro dell’Italrugby, punta il prossimo avversario degli azzurri nel Sei Nazioni: la Scozia, sconfitta all’esordio dall’Inghilterra. Ma la trasferta di Edimburgo non sarà una gita per gli uomini di Jacques Brunel, impegnati sabato al . «Sappiamo il nostro potenziale e siamo cresciuti moltissimo anche grazie all’esperienza della Celtic League. Ora cerchiamo di prendere le cose positive di domenica, ovviamente cercando di sfruttare anche tutto l’entusiasmo che abbiamo. Però non bisogna sottovalutare assolutamente la Scozia – avverte il toscano di Cecina, Paul Derbyshire al termine dell’allenamento svolto all’Acqua Acetosa di Roma – perché quando gioca in casa si trasforma e diventa una fra le squadre più forti del mondo. Sono dei leoni». Un’impresa che riuscì nel 2007, quando gli azzurri di Berbizier centrarono la prima e unica vittoria italiana in trasferta nel torneo di rugby più antico del mondo. E Canale è uno dei quattro reduci di quel gruppo. «È un bellissimo ricordo – aggiunge il giocatore de La Rochelle -, una vittoria storica con tanta fortuna. È stato l’anno dove abbiamo fatto due vittorie, me lo ricordo bene perché siamo arrivati quarti nel torneo. In 7 minuti realizzammo 3 mete, ma non pensiamo a quella partita, pensiamo al presente e sappiamo che sarà una partita durissima». «Con la Francia abbiamo fatto una bellissima partita e dobbiamo confermarci. Vogliamo vincere ma le cose non sono scontate», conclude il rugbista azzurro.

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GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO Il ct cambia solo un giocatore

Siamo già al momento delle scelte. Il ct Jacques Brunel dà fiducia ai giocatori che hanno battuto la Francia. Cambia solo un giocatore, Alberto Sgarbi che è infortunato.

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Brunel: ecco il XV anti-Scozia

Jacques Brunel, commissario tecnico della Nazionale italiana di rugby, ha ufficializzato la formazione che sabato alle 14.30 locali (15.30 in Italia), al Murrayfield Stadium di Edimburgo, affronterà la Scozia nella seconda giornata del 6 Nazioni 2013. L’incontro verrà trasmesso in diretta da Sky Sport 2 e in differita dalle 18.00 su La7. Il ct azzurro, dopo la vittoria di domenica contro la Francia, conferma quattordici quindicesimi del gruppo che ha centrato il successo sulla formazione transalpina: l’unica novità, nella linea dei centri, è Gonzalo Canale che rileva dall’infortunato Alberto Sgarbi la maglia numero dodici mentre Gonzalo Garcia va in panchina. Due gli atleti in campo dal primo minuto a tagliare un importante traguardo, entrambi in prima linea: a trentasei anni, il pilone sinistro Andrea Lo Cicero entra nella ristretta elite mondiale dei ventiquattro giocatori che hanno rappresentato il proprio Paese in almeno cento test-match ufficiali, raggiungendo il tallonatore neozelandese Mils Muliaina e il pilone gallese dei Lions . Il Barone, che ha al proprio attivo quattro e dodici Sei Nazioni, celebrerà il traguardo facendo il proprio ingresso solitario nello stadio di Murrayfield prima del fischio d’inizio di Scozia-Italia per ricevere il tributo del rugby mondiale. Dopo (101 caps), Lo Cicero è il secondo italiano a tagliare il traguardo delle cento presenze. Leonardo Ghiraldini, ventottenne tallonatore padovano della Benetton Treviso, nel gruppo azzurro dall’estate del 2006, conquista invece a Murrayfield il suo cinquantesimo cap e scenderà in campo, come Lo Cicero, con una speciale maglia celebrativa. Il test-match di sabato è il ventesimo tra l’Italia e la Scozia, in vantaggio per 12-7 negli scontri diretti.

Questa la formazione dell’Italia: 15 Andrea MASI ( Wasps, 73 caps), 14 Giovanbattista VENDITTI (Zebre Rugby, 10 caps),

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13 Tommaso BENVENUTI (Benetton Treviso, 24 caps), 12 Gonzalo CANALE (La Rochelle, 78 caps), 11 Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 42 caps), 10 Luciano ORQUERA (Zebre Rugby, 30 caps), 9 Tobias BOTES (Benetton Treviso, 9 caps), 8 Sergio PARISSE (Stade Francais, 92 caps), 7 Simone FAVARO (Benetton Treviso, 17 caps), 6 Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 70 caps), 5 Francesco MINTO (Benetton Treviso, 3 caps), 4 Quintin GELDENHUYS (Zebre Rugby, 34 caps), 3 Martin CASTROGIOVANNI (, 92 caps), 2 Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 49 caps), 1 Andrea LO CICERO (Racing-Metro , 99 caps). A disposizione: 16 Davide GIAZZON (Zebre Rugby, 6 caps), 17 Alberto DE MARCHI (Benetton Treviso, 5 caps), 18 Lorenzo CITTADINI (Benetton Treviso, 17 caps), 19 Antonio PAVANELLO (Benetton Treviso, 14 caps), 20 Paul Edward DERBYSHIRE (Benetton Treviso, 17 caps), 21 Edoardo GORI (Benetton Treviso, 20 caps), 22 Kristopher BURTON (Benetton Treviso, 19 caps), 23 Gonzalo GARCIA (Zebre Rugby, 25 caps).

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Brunel: «A Edimburgo sarà dura»

Il ct azzurro Jacques Brunel non cade nel tranello del facile entusiasmo in vista del secondo impegno azzurro nel Sei Nazioni, sabato a Edimburgo contro la Scozia: «Non sarà una gara facile, quella di sabato, perché è chiaro che per la Scozia si tratta di un appuntamento chiave nell’economia del Torneo, è una gara che loro hanno messo nel mirino come fondamentale da vincere per non chiudere all’ultimo posto e quindi saranno veramente determinati a portare a casa il risultato». «Noi – prosegue il ct – abbiamo dalla nostra l’entusiasmo per la vittoria di domenica, dobbiamo confermarci sui livelli della prima giornata, confermare e migliorare l’immagine che abbiamo dato all’Olimpico». Il ct ha quindi parlato delle scelte di formazione e della partita che attende l’Italia sabato. «Dopo la vittoria di domenica contro la Francia – ha rilevato – avevamo due opportunità, fare quattro-cinque cambi per dare freschezza alla formazione o confermare il gruppo che ha conquistato la vittoria. Non era facile togliere qualcuno dei protagonisti della vittoria, abbiamo deciso di confermare il blocco di titolari». Unico cambio a primo centro, dove Canale ha preso il posto dell’infortunato Sgarbi: «Alberto – ha detto Brunel – ha fatto una grande partita la settimana scorsa, sia in attacco sia in difesa: il primo centro è un punto di riferimento, da la direzione di gioco e organizza la nostra difesa. In più Sgarbi ha una potenza fisica che a questo livello lo rende un uomo importante, ma andiamo a sostituirlo con un giocatore come Canale, che ha caratteristiche diverse ma una grande esperienza e sono sicuro che farà il suo lavoro senza problemi, non cambierà gli equilibri dei nostri trequarti». «In rapporto alla nostra prestazione di domenica scorsa – ha proseguito Brunel – abbiamo visto dall’analisi del match che possiamo migliorare in fase di conquista, che non è stata perfetta, e anche sulla continuità:

82 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI all’Olimpico, alla fine del primo tempo, abbiamo un po’ abbassato la nostra intensità, permettendo alla Francia di rimontare. Anche sul fronte della disciplina dovremo migliorare, specialmente in trasferta: abbiamo preso dieci calci contro, la Francia solo quattro, a Murrayfield non potremo concedere tanto. In linea di massima posso dire che dobbiamo ancora migliorare in quasi tutte le aree del gioco e questo sarà uno dei nostri obiettivi per la gara di sabato». «Dobbiamo ancora trovare un equilibrio ideale nel nostro gioco – ha detto Brunel – e avere una costanza di rendimento a questo livello. Questi sono i nostri due obiettivi principali. La Scozia ha qualità, velocità e potenza tra i trequarti, una grande seconda linea che probabilmente non ha eguali al mondo ed in estate ha fatto un cammino eccezionale. È vero, in autunno hanno avuto problemi, ma non possiamo permetterci di dimenticare il vero potenziale di questa squadra. Da assistente della Francia ho giocato a Murrayfield tre volte, sono sempre state partite molto dure, dal punteggio incerto, abbiamo sempre fatto fatica. Lo spirito scozzese è un punto di forza, gli highlanders non cedono mai ed il pubblico può avere davvero un impatto importante sulla gara». «Andrea Lo Cicero, come è tradizione quando si raggiungono i cento caps internazionali avrà una particolare celebrazione: abbiamo richiesto a Scottish di modificare il cerimoniale pre-partita per consentire ad Andrea di fare il proprio ingresso da solo sul campo per ricevere il tributo di tutto il mondo del rugby. Gli facciamo le congratulazioni per questo prestigioso traguardo», ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione del match contro la Scozia, il manager , riferendosi ai traguardi raggiunti da Andrea Lo Cicero e Leonardo Ghiraldini, che sabato raggiungeranno rispettivamente le cento e le cinquanta presenze in Nazionale.

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VENERDÌ 8 FEBBRAIO Tutti vogliono fare il bis

Siamo alla vigilia della sfida in Scozia. Solo sei giorni fra la prima e la seconda sfida, pochi, forse troppo pochi. Ma tutti credono al bis. Sarebbe la consacrazione definitiva per gli azzurri. È il grande giorno per Andrea Lo Cicero, che taglierà il traguardo delle cento presenze e avrà l’onore di entrae in campo da solo per raccogliere l’applauso di tutto lo stadio.

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ANDREA LO CICERO SULL'AEREO DIRETTO IN SCOZIA

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L’Italia vuole il grande sogno Azzurri a Edimburgo (domani alle 15,30) Brunel: «Sarà dura, gli scozzesi daranno tutto» di Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo) Silenzio: il suggerimento di Sergio Parisse, piedi per terra. «Gli scozzesi non mollano neppure sotto la doccia» recita un vecchio adagio rugbistico dei bei tempi dilettantistici andati. In ogni caso domani alle 15.30 sul campo di Murrayfield sarà battaglia perché gli scozzesi dopo lo svarione del 2007 (17-37 per gli azzurri) non ci stanno a far del loro stadio terreno di conquista azzurra, dopo che i romani pur di non aver nulla a che fare con gli highlander fecero quel vallo di Adriano che sega in due la cartina geografica da costa a costa per 120 chilometri. E pochi ricordano che, senza quei sette minuti di follia, il match che cambiò il destino del rubgy nei restanti 73 minuti ebbe un parziale di 17-16 per la Scozia. Ma godiamoci gli aerei dall’Italia nuovamente pieni di tifosi. Scozia, ultima spiaggia. I ragazzi del Cardo perdono dall’estate scorsa: dopo tre successi nel tour nel Pacifico sono arrivati quattro ko di seguito, tre in casa con dimissioni d’onore di Andy Robinson. Il quinto ko sarebbe il default. Una vittoria azzurra invece spianerebbe orizzonti mai neppure percepiti se si pensa che alle 17 a Parigi va in scena il derby dei delusi: Francia e Galles, con i galletti che perdono Pape, il neo capitano, ma ritrovano Dusautoir con la fascia di skipper e non possono permettersi altri passi falsi. E fra due settimane il Galles arriva a Roma. Dopodomani il matct-clou. Il clou del week-end è però dopodomani alle 16 quando Irlanda e Inghilterra prenderanno le misure delle rispettive ambizioni nel torneo. Si giocano molto. Si aspettano molto dalle individualità messe in competizione dal tour dei Lions in avvicinamento. Un esempio: la prestazione del divino Bod (Brian O’Driscoll) al rientro dopo mesi, nell’azione magistrale in cui ha lanciato Zebo in meta. Chi era il più caldo a

87 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI spellarsi le mani? Warren Gatland selezionatore Lions ma pur sempre ct in aspettativa del Galles che Bod stava infilzando per staccare il biglietto verso l’Australia. Un Sei Nazioni a caccia di leader e l’inglese Owen Farrell è già indicato come uno al top a inseguire il mito Wilkinson senza timori. Oggi sarà sfida da dentro o fuori con il collega avversario di ruolo Sexton. I Lions sono un fremito sotterraneo, uno tsunami di ambizioni che affiora in campo e decide partite. Un sale di cui altre edizioni peccavano, sempre per quell’esigenza di preservarsi un po’ per le coppe dei club. La maglia rossa tocca corde profonde. Azzurri concentrati. E l’Italia? Squadra che vince non si cambia, a parte infortunati. Oggi dopo un volo charter diretto di tre ore gli azzurri sono arrivati a Edimburgo fra la meraviglia dei tifosi presenti all’aereoporto. Poi in campo per la rifinitura mentre in conferenza Johnnie Beattie dichiarava «Stavolta i favoriti sono loro». «Non credo – risponde Parisse – sinora non abbiamo fatto nulla di speciale. Tutti gli anni abbiamo vinto una partita, una sola volta due. Anche la Francia non è la prima volta che la battiamo. E poi ci sta di perdere qui a Murrayfield. Solo con un successo potremmo dire che per l’Italia si apre un Sei Nazioni diverso e unico». Anche il ct Jacques Brunel raffredda gli animi: «La Scozia quando ha visto il calendario ha detto: quest’anno per non avere il cucchiaio di legno dobbiamo battere l’Italia. Per noi sarà molto dura perché loro daranno tutto. Abbiamo giocato veramente bene con la Francia, ora dobbiamo avere continuità allo stesso livello. Questa è la difficoltà da superare, soprattutto se si gioca all’estero».

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La partita che può aprire nuovi scenari di Stefano Tamburini È un confine sottile sottile, quello che divide un sogno a occhi aperti da un brusco, amaro risveglio. Quel confine oggi passa dallo stadio di Murrayfield, a Edimburgo. Sono passati appena sei giorni dal magico pomeriggio del trionfo con la Francia che ha trasformato l’Italia del rugby da comparsa a protagonista del Sei Nazioni. Domani in Scozia, dove hanno conquistato l’unica vittoria in trasferta (nel 2007), gli azzurri hanno la possibilità di regalarsi e offrire un grande sogno: due vittorie in altrettante sfide a ridosso di una terza abbordabile a Roma col Galles. Insomma, pensare in grande, così in grande che solo l’idea ha già fatto scattare la corsa al biglietto: a oggi sono già più di 50mila quelli venduti per una partita che si giocherà fra 14 giorni. A casa e sugli spalti potremo permettercelo di fantasticare, in campo ovviamente no. Il ct azzurro Jacques Brunel già un minuto dopo la vittoria con la Francia era lì a frenare gli entusiasmi, ben sapendo che questa per la Scozia è la partita della vita. Sarà dunque una sfida tutta da vivere e che regalerà momenti speciali ancor prima del via. Su tutti l’ingresso solitario di Andrea Lo Cicero, il pilone alla presenza numero 100 con tutto il pubblico in piedi a festeggiarlo. Inimmaginabile nel calcio: pensate che Fabio Cannavaro la presenza numero 100 l’ha raggiunta il giorno della finale Italia-Francia a Berlino nel Mondiale 2006 e una celebrazione così sarebbe stata un distillato di fantascienza. Qui è invece un segno di civiltà, qui tutti sanno come onorare i propri eroi e, soprattutto, quelli degli altri. È anche per questo che il grande sogno da vivere con i rugbisti darebbe forza al messaggio da recapitare anche nelle ideali caverne dove vivono ancora quelli che hanno in mano il calcio. Un messaggio che dice semplicemente che un altro sport è possibile. Al di qua e anche al di là di quel confine sottile sottile che apre grandi scenari e, soprattutto, il cuore alla gioia.

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Le cento volte del Barone senza paura Esordì nel 2000, domani l’omaggio di Murrayfield In campo da solo per un applauso infinito di Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo) Andrea Lo Cicero Vaina, il Barone siciliano che punta, come un nobile di inizio 900 a eccellere in più discipline – nel mirino c’è la vela nell’Olimpiade di Rio – si conferma incontenibile e unico nell’esuberanza dialettica, in un rugby italico ancora povero di glamour sportivo. Domani taglierà il traguardo delle 100 presenze: una vetta altissima: fra gli azzurri Alessandro Troncon fino a oggi aveva l’esclusiva e si è fermato a 101 “cap”. E sono solo sei i giocatori dei Sei Nazioni ad avercela fatta; non si va molto più in là (19) in tutto il mondo. Un tal Richie McCaw, per citare, ci è arrivato dopo un decennio pazzesco soltanto nel 2011. A quote spaziali c’è , australiano nativo dello Zambia a 139 “cap”. L’onore della passerella. Dunque onore ad Andrea Lo Cicero che nella sua carriera, pur avendo mancato l’azzurro due anni (nel biennio 2009-2010 per scelta tecnica di Nick Mallett) può ora sprintare e superare Tronky già nel torneo. Domani avrà l’onore di mettere la freccia nel tunnel di Murrayfield, superare capitan Parisse, ed entrare da solo in campo per un applauso infinito di tutti gli spettatori. Per lui scarpette, calzoncini e manica con la cucitura speciale “100 barone”. Cucitura di maglia per i 50 cap anche per il padovano Ghiraldini. E non è l’unico record per il pilone del Racing Parigi: Lo Cicero è rimasto l’unico giocatore azzurro presente già nell’edizione inaugurale del 2000. Non partì titolare all’inizio, lo fu nelle ultime tre partite. Le prime due furono appannaggio di Massimo Cuttitta, un signore che in coppia con creò la leggenda dei piloni italiani da esportazione e oggi avversario sulla panchina scozzese.

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L’orgoglio del Barone. Lo Cicero è giustamente orgoglioso: «Questo traguardo significa che per 100 volte, e potevano essere di più, ho rappresentato il mio Paese. A questo punto non ho nessun sassolino da togliermi, quelli li ho schiacciati tutti». Troppo facile il riferimento, ma Lo Cicero deve a uno dei suoi critici la sua seconda giovinezza. Leggendario un suo scambio con l’allora ct nel 2007 che gli preferiva Perugini, Castro e Chiango Nieto e allevava Staibano. Si lamentava di essere considerato il quarto del gruppo e l’altro lo fulminò: «Non guardare avanti, ma occhio al quinto dietro le spalle». Poi il tecnico lo chiamò a Parigi con il Racing e, nel lasso di mesi, arrivò il titolo di miglior pilone di Francia e la riconvocazione in azzurro. «Entrando in campo ci sarà tanta emozione, perché gioco da una vita ma ancora la sento come la prima volta quando suona l’inno perché sono orgoglioso di essere italiano». Il debutto. E la prima volta? «Contro l’Inghilterra ero teso, non dormii tutta la notte. Il discorso del ct Brad Johnstone? “Sei pronto?”, “Sì”, “Ciao”. Indimenticabile. E poi in campo: primo tempo a sinistra, secondo a destra. Accanto Massimo Cuttitta, il mio idolo. Il massimo». Le delusioni. Il momento peggiore? «Quando con il Racing ho preso una ginocchiata terrificante e ho fatto tre giorni di rianimazione». Rugbista per caso. Cento volte e oggi l’incontro con la storia del rugby: e pensare che da ragazzo faceva canoa, lotta grecoromana, pallanuoto e cominciò per caso con la palla ovale. Il futuro. E dopo, cosa farà? «Alla fine del Sei Nazioni comunicherò sul mio sito ciò che sarà della mia carriera. E risponderò alle domande sul futuro. Ma tornerò in Italia, anche se all’estero è vista come una barzelletta. Siamo il paese delle prostitute e degli scandali. Ma a chi mi dice di rimanere in Francia perché si vive meglio, io dico che invece bisogna tornare». Unico, incontenibile Barone.

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Scozzesi al bivio: battere l’Italia oppure il disastro di Fabrizio Zupo «Scottish rugby in a state of shock» campeggiava nelle locandine dei giornali di Edimburgo nel febbraio di sei anni fa quando, per la prima e sinora unica volta, il XV Cardo perse contro “The Azzurri squad” e fece scoprire all’Italia la pallaovale. Un incidente di percorso per il gioco in “contropiede” di Bergamasco e soci. Di quel match resistono quattro reduci. Nel presente per l’australiano ct Scott Johnson c’è la consapevolezza che l’Italia «ha ben meritato contro la Francia, non mi ha sorpreso». Non paura ma la certezza che, dopo il novembre nero e il 38-18 subito a Londra, l’incontro di oggi sia decisivo. In questo momento la Scozia ha dei punti forti, la solita disciplina, ma poco amalgama pur avendo il gruppo di Glasgow secondo in Celtic League. I blu si puntellano davanti con l’emergente pilone Ryan Grant opposto a Castro mentre al tallonaggio è stato richiamato Ross Ford; a svettare in touche una delle Seconde migliori al mondo, Richie Gray che nel 2009 da solo fece riatterrare gli azzurri; in fondo il meglio visto a Londra: l’ala Sean Maitland (nella foto), All Blacks iridato under 20 ed eleggibile per via del padre (se era più forte giocava in Nuova Zelanda) che divide le sue folate con l’estremo Hogg.

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Cuttitta, il prof del pack Cercato da Irlanda e Italia, resterà fino al 2015: «Qui si sta bene» di Alessandro Cecioni (inviato a Edimburgo) Domani a Murrayfield ci sarà un italiano che canterà l’inno scozzese, che si esalterà se la Scozia batterà gli azzurri, che si sentirà soddisfatto ogni volta che Sergio Parisse e compagni perderanno una touche o una mischia. È Massimo Cuttitta, 46 anni, l’allenatore degli avanti scozzesi. Una vita data al rugby italiano, lui e il fratello gemello Marcello, grande tre-quarti ala. Ha giocato in nazionale 69 volte, ha vestito la maglia dell’Aquila, della Mediolanum Milano, del Calvisano, del Bologna, della Rugby Roma, della Leonessa. All’estero ha vestito la maglia degli Harlequins. Ma da allenatore la squadra che gli ha dato la chance maggiore è la Scozia, qui dal 2009 allena gli avanti. «È la vita. Certo che mi piacerebbe allenare l’Italia, ma ora sono qui, ora sono loro la mia squadra, e il progetto che portiamo avanti è bello, importante. Sono restato qui perché volevo raccogliere i frutti del mio lavoro». Mozione degli affetti. Restato qui, dice. L’Italia lo aveva cercato, certo, i vecchi compagni di squadra Troncon e Checchinato, ma era come fosse solo una mozione degli affetti: sei italiano, hai vestito la nostra maglia, devi allenare qui. Non proprio il riconoscimento per la qualità del lavoro svolto. Cosa che invece ha fatto l’Irlanda offrendogli la guida del pack dei verdi. «Sono restato qui perché ho un contratto fino a dopo il mondiale 2015, il progetto è importante, sono un uomo di parola». Massimo Cuttitta viene da un rugby diverso, dalle ultime propaggini del dilettantismo, ma deve traghettare la Scozia nel gioco moderno degli avanti. Non è facile in una nazionale dove il gioco dei tre-quarti è sempre stato considerato più importante. «La mischia resta decisiva, anche se oggi in un incontro se ne fanno 20-25, la metà di quelle che facevamo un tempo. Ma porta gli avversari in meta da una mischia a cinque

93 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI metri e poi vediamo se contano più i tre-quarti». Orgoglio di pilone. «Qui c’erano prime e seconde linee contate, oggi abbiamo scelta, giocatori ottimi sia in campo sia in panchina, sia in prima sia in seconda linea, reparti super completi». Contro l’Italia che partita sarà? «Molto dura per noi, l’Italia può contare su gente come Castrogiovanni e Lo Cicero, anche in panchina ha giocatori che mi hanno impressionato. Lo Cicero poi oggi fa 100 caps. Un traguardo strameritato, lo ammiro molto». «Italia favorita». L’Italia ha battuto la Francia. «Non è da tutti, credetemi. Da domenica scorsa nessuno può più sottovalutare gli azzurri, prenderli sottogamba». Beatty, terza centro scozzese, lo ha appena detto, con un filo di voce, vergognandosi quasi: «Oggi i favoriti sono loro, non noi». Battere la Francia. Massimo Cuttitta quando c’è stata la prima vittoria sui transalpini, a Grenoble nel 1997, c’era, lui era fra quelli che hanno alzato la Coppa europa. Cosa è cambiato da allora in mischia, qual è stata la grande novità tecnica di questi anni rispetto a quelli in cui Cuttitta vestiva l’azzurro? «Prima andavamo in campo e ci misuravamo con gli avversari alle prime mischie. Potevi averli visti giocare in tv, ma di loro sapevi ben poco. Oggi i miei piloni quando andranno giù davanti a Lo Cicero e Castrogiovanni, sapranno tutto di loro, la spinta, il modo di entrare in mischia, lo spostamento dei piedi, delle spalle, non avranno segreti. Questa preparazione così precisa è la vera novità». Gli arbitri. Resta però la fase di gioco nella quale più spesso ci sono decisioni arbitrali discutibili. «È vero, qui l’arbitro commette degli errori, ma non è colpa sua. Quando vedo la mischia che crolla, che gira, che si stappa (tutti che spingono verso l’alto e le prime linee si trovano in piedi, ndr) io so benissimo cosa è successo e chi ha commesso il fallo. Perché io ho giocato in prima linea, nessun arbitro ha giocato pilone, e alcune cose possono mal interpretarle».

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SECONDA PARTE

Il brusco risveglio

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SABATO 9 FEBBRAIO La Scozia è amara

È amara la campagna di Scozia. L’Italia sognava il secondo successo consecutivo per cominciare a pensare in grande e invece si ritrova a fare i conti con una sconfitta “senza se e senza ma”. Nessun dramma, certo. Ma è comunque un momento difficile. A Murrayfield arriva la peggior sconfitta dal 2000.

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L’AMAREZZA DI CAPITAN PARISSE

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Doccia scozzese e l’Italrugby torna sulla terra A Murrayfield la peggior sconfitta dal 2000 Gli azzurri osano e sono puniti in contropiede di Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo) «Ridicoli». Dopo il «Silenzio», Sergio Parisse marchia così a caldo dai microfoni Sky la peggior sconfitta dell’Italia subita contro la Scozia in 14 anni di Sei Nazioni. “From hero to zero” come dicono qui, dalle stelle alle stalle per tutto il gruppo e per l’uomo simbolo dell’Olimpico, Luciano Orquera, chestavolta a Murrayfield le sbaglia tutte sia da solo sia nelle scelte in coppia con Tobias Botes. Di più. Nel momento magico in cui buca la difesa e sembra bissare la perfomanceromana scaricando un limpido assist finale per Tommaso Benvenuti trova invece Stuart Hogg in agguato per l’intercetto, perfetto nel contrattacco più letale del rugby con volo fra i pali. È il 7’ della ripresa. Partita chiusa. Ci si rivede fra due settimane col Galles galvanizzato dalla vittoria a Parigi. Azzurri molli. Gli azzurri scendono in campo quasi fosse il terzo tempo contro la Francia, osando (tentando stavolta) su ogni pallone e, così facendo, distraendosi un po’ nel coprire il territorio. Più giocatori sono coinvolti nel possesso (70 per cento azzurro nella ripresa) più la coperta difensivasi accorcia ai lati. Gli scozzesi invece giocando per una volta loro all’italiana, aspettando l’errore e affondando in contropiede, hanno capitalizzato ogni occasione, anche oltre ogni merito. Lotta al limite del regolamento in mischia (mani sul pallone ma se l’arbitro lascia fare diventa quasi un merito)e trequarti sull’altare. Mentre si profetizzava una partita di mischia lo score recita: ala, due centri e l’estremo in meta. Cominciando dallo slalom dell’olandese Tim Visser, al buco di Matt Scott propiziato dall’offload del neozelandese Sean Maitland fino all’intercetto con galloppata di Stuart Hogge all’intuizione di Sean Lamont

99 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI lasciato libero di raccogliere un pallone vagante e pure lui bravo a dimostrare doti di sprinter su 70 metri di corsa e di ovazione. Troppi errori. Partita brutta su terreno pesante, persa mentalmente dagli azzurri già nei primi minuti quando errori marchiani (Venditti e Orquera pasticciano al piede) hanno seminato dubbi. Come la fiducia di Orquera: il primo piazzato della gara fischiato al 7’, l’ha tirato debolmente e s’è poi stampato sul palo. Segno che non era giornata. Poco dopo sbaglierà una rimessa dal centro senza fare i 10 metri e regalando così l’ovale alla Scozia. Da depressione. L’Italia in sostanza – pur tra tanti errori – ha giocato ma non ha concretizzato punti e, soprattutto, non ha avuto la forza di cambiare tattica, di ripararsi. Possesso e territorio dicono le statistiche sono state dominate dall’Italia che ha fatto la partita. Altro indice: 58 placcaggi azzurri contro 146 scozzesi. Ed è evidente chi attaccava e chi è rimasto in trincea a difendere. «Avevo detto una sola cosa ai miei – ha rivelato capitan Kelly Brown– il rugby alla fine è lotta. Lottiamo. Ora misento orgoglioso». Reazione timida. Il primo tempo è illuminato dalle gambe dell’ala Visser lanciato da Ruaridh Jackson che Parisse cerca di abbattere disperatamente con una francesina. Al rientro subito l’affondo: l’apertura Jackson inventa l’attacco e trova l’ala chiusa Maitland bravo a inserirsi in sovrannumero e trovare smarcato Scott per il tocco in meta. Non è ancora il peggio. Tre minuti dopo l’incubo: Masi imposta l’attacco per Orquera in un lungo affondo nei 22 scozzesi che però poi lancia Hogg in contromano. È lo sbando: neppure il cambio di mediana Gori- Burton può raddrizzarlo. Anzi, da una ruck azzurra esce l’ovale ma Gori non fa la guardia. Lamont non ci pensa due volte: salta la montagna di uomini, raccoglie palla davanti all’arbitro che allarga le braccia per dire «È fuori», il centro allunga con un rasoterra, raccoglie con calma e lo sprint infiamma i 50.247 presenti. C’è spazio anche per Zanni, dopo tre mischie chiuse sui cinque metri crollate e ripetute. All’ultima Parisse si stacca, ovale inmano, passa all’interno dietro la schiena a Zanni (un classico) che segna.

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Scozia-Italia 34-10 (primo tempo 13-3) Scozia: 15 Hogg (32’ st Evans); 14 Maitland, 13 Lamont, 12 Scott, 11 Visser; 10 Jackson, 9 Laidlaw (35’ st Pyrgos); 8 Beattie, 7 Brown (29’ St Denton), 6 Harley; 5 Hamilton (26’ st Kellock), 4 Gray; 3 Murray (29’ st Cross), 2 Ford, 1 Grant (17’ st Low). A disposizione: 22 Weir. Allenatore: Johnson. Italia: 15 Masi; 14 Venditti, 13 Benvenuti, 12 Canale, 11 Mclean; 10 Orquera (9’ st Burton), 9 Botes (9’ St Gori); 8 Parisse, 7 Favaro (27’ st Derbyshire), 6 Zanni; 5 Minto, 4 Geldenhuys (17’st Pavanello); 3 Castrogiovanni (23’ st Cittadini), 2 Ghiraldini (17’ St Giazzon), 1 Lo Cicero (17’ st De Marchi).A Dispozione: 23 Garcia. Allenatore: Brunel. Marcatori: pt 15’ cp. Laidlaw (3-0); 25’ cp. Laidlaw (6-0); 29’ m. Visser tr. Laidlaw (13-0); 39’ cp. Orquera (13-3); s.t. 3’ m. Scott tr. Laidlaw (20-3); 7’ m. Hogg tr. Laidlaw (27-3); 29’ m. Lamont tr. Laidlaw (34-3); 34’ m. Zanni tr. Burton (34-10). Arbitro: Peyper (Sudafrica) Note: spettatori: 50.247. Calciatori: Laidlaw (Scozia) 6/6, Orquera (Italia) 1/2, Burton (Italia) 1/1.

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Ora bisogna far tesoro degli errori di Stefano Tamburini Salire sulle nuvole e poi trovarsi all’improvviso su un prato fangoso, caduti come in mezzo a un brutto temporale. Capita: capita a chi sulle nuvole della gloria non è abituato a viverci. È capitato all’Italia del rugby dentro l’unico stadio, quello scozzese di Murrayfield, dove avevano già conosciuto la gioia di un successo esterno. Ci erano arrivati volando a una quota supersonica, mai raggiunta prima grazie al pomeriggio da favola con la Francia vicecampione del mondo. Era appena domenica scorsa, era il giorno più bello della palla ovale azzurra e in così poco tempo non può cambiare il mondo. Ma è da situazioni come queste che passa la differenza fra una grande squadra e una che può diventarlo: mantenere tale intensità in due sfide così ravvicinate purtroppo non è ancora cosa per noi. Aveva messo le mani avanti, il ct Jacques Brunel, a chi faceva già ipotesi di filotto (Francia, Scozia e poi Galles) e anche qualcosa in più. Sapeva che c’era il rischio di una giornata così. Ma solo chi ha già vissuto esperienze simili sa come evitarle. L’Italia no, lo sta capendo sulla propria pelle. Il ct, dopo la batosta, ha semplicemente aggiunto: «Dobbiamo imparare dai nostri errori». Ecco, adesso non ne va fatto un altro, quello di abbattersi. L’Italia ha già dimostrato di potersela giocare con tutte, a patto che sia una squadra. Oggi era solo una somma di singoli. E gli azzurri lo hanno compreso ancor prima di uscire dal campo, senza tirare in ballo gli errori dell’arbitro sudafricano Jaco Peyper. In uno stadio del calcio lo avrebbero assediato fin dalle prime scelte discutibili, qui no. Qui si pensa ai propri errori, al fatto che la prova dell’uomo del match di Roma – Luciano Orquera – stavolta è stata la peggiore fra tante insufficienti. Aver capito è già un primo passo per tornare sulle nuvole della gloria. Magari già contro il Galles.

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Parisse: «Ridicoli!» Il ct Brunel: «Non siamo stati capaci di reagire» Aria mesta nello spogliatoio azzurro ma c’è già voglia di ripartire di Alessandro Cecioni (inviato a Edimburgo) La frase la capta la radio collegata al microfono dell’arbitro, quella che tutti possono acquistare davanti allo stadio: «Ragazzi, forza nei punti di incontro ca...». La voce è quella di SergioParisse, capitano azzurro, il minuto il 15’ la Scozia è appena passata in vantaggio. Ottanta minuti dopo sempre Sergio Parisse, a bordo campo, prima di uscire, dice: «Siamo stati ridicoli. La mediana non ha fatto le scelte giuste, ma non solo per colpa loro. Noi timidi fin dall’inizio, punteggio duro, ci fa male, abbiamo preso una lezione dalla Scozia». Non c’è molto da aggiungere. Jacques Brunel ha la faccia tirata, stringe le mascelle: «Non abbiamo saputo adattarci al contesto. Dovevamo pensare al territorio più che alla palla. Abbiamo giocato troppo alla stessa maniera, ed è quello che ci siamo detti alla fine del primo tempo. Loro sono una bella squadra, lo avevo detto prima dell’inizio del torneo, visto quello che avevano fatto nel tour estivo (Australia, Fiji e Samoa battute in casa loro ndr)». L’Italia che vuol giocare a ogni costo e che rimane vittima di questo nuovo spirito? «È vero dovremo pagare un prezzo per percorrere questa strada. Con la Scozia ne abbiamo pagato uno molto alto, credo che non dovremo pagarne un altro così». Il salto di mentalità che Brunel dava come condizione per un vero passo in avanti non c’è stato. Ricordando a Parisse la frase intercettata dalla radio dell’arbitro si aggiunge che la squadra è apparsa moscia. «No, moscia no. Ma nei punti di incontro loro ci hanno sovrastato. Hanno messo spesso le mani sul pallone, i piedi. Giocando al limite del regolamento e forse anche oltre. Ma siamo noi che non abbiamo saputo reagire».

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Qualcuno provoca. Gli azzurri si erano montati la testa? «Se dite questo allora non conoscete questo gruppo. Siamo dispiaciuti per questa sconfitta pesante, cercheremo di digerirla, di metabolizzarla, ma non siamo entrati in campo prendendola alla leggera, tutt’altro. La sconfitta è venuta in parte per nostri errori e in parte per la loro bravura». Alessandro Zanni, autore dell’unica meta azzurra, è anche più severo. «Secondo me abbiamo avuto fretta, alla fine del primo tempo c’erano 10 punti da recuperare, era una cosa possibile. Ci siamo fatti prendere dalla frenesia, e abbiamo sbagliato le scelte di gioco. Ora analizziamo il match e prepariamo bene la partita con il Galles». «Quanto è difficile rialzarsi da una sconfitta come questa?», chiede impietoso un cronista scozzese. «Una settimana al club per sgombrare la mente, una settimana per recuperare lo spirito giusto in nazionale», dice Parisse. Con chi ci sarà. Il 16 nuove convocazioni per gli ultimi tre match. Unica notizia positiva da Edimburgo che l’infermeria azzurra è vuota.

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Orquera distrutto: che errori! Alessandro Zanni: «Gli scozzesi ci hanno sovrastato» di Alessandro Cecioni (inviato a Edimburgo) «Ho fatto una quantità di errori incredibile, non posso dire molto altro». Luciano Orquera esce dallo spogliatoio abbacchiato. Parisse ha detto che ci sono stati pochi palloni di qualità per i mediani, che insomma giocare oggi non era facile. «Forse è anche vero, ma quando ti fai intercettare un pallone in un’azione da meta e vanno in meta loro c’è poco da aggiungere. Dovevo tenerla, ma lo posso dire con il senno di poi. Lì, quando Hogg si è infilato fra me e Benvenuti ho solo pensato: ecco, questa è la goccia che fa traboccare il vaso». Game over, dopo un pallone battutogli sullo stinco e finito fuori, dopo calci di liberazione sbagliati o intercettati, palle aperte e non calciate. Il pallone finito sul palo all’inizio dell’incontro è sfortuna e, forse il segnale di una giornata che nasce sotto cattiva stella. «Sono dispiaciuto per la sconfitta e per la mia prestazione. Non ho scusanti. È dura vincere contro la Francia facendo una buona partita (Orquera a Roma era stato man of the match ndr)», dice ancora l’apertura azzurra. Fuori, circondato dai tifosi, c’è Alessandro Zanni: «Sì, segno poco lo so. Gli scozzesi? Ci hanno sovrastato nei punti di incontro, non abbiamo saputo reagire, adattarci alla situazione. Abbiamo preso mete su episodi che loro hanno saputo sfruttare bene, un calcetto a seguire, un intercetto. Partita molto fisica, con loro che giocavano al limite del regolamento. Come facevamo noi un tempo. Ma avremmo dovuto cambiare atteggiamento e non lo abbiamo fatto».

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DOMENICA 10 FEBBRAIO Azzurri, resta la fiducia

Dopo la sconfitta, il giorno dopo è quello dei bilanci e dei propositi. Una piccola pausa, una nuova lista dei convocati in arrivo che sarà molto simile a quella vecchia. Il ct Jacques Brunel sa che niente è perduto e prova a far tesoro degli errori.

107 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Italia: martedì la lista dei convocati

La Nazionale di rugby ha fatto rientro in patria questo pomeriggio, all’indomani della sconfitta esterna contro la Scozia subita ieri a Edimburgo: rompete le righe all’aeroporto “Valerio Catullo” di Verona, dove il volo charter ha scaricato gli atleti di Benetton Treviso e Zebre Rugby. Martedì il commissario tecnico Jacques Brunel annuncerà la lista dei convocati per la terza giornata del Torneo, in calendario allo Stadio Olimpico di Roma sabato 23 febbraio contro il Galles, che ieri ha espugnato lo Stade de France lasciando la Francia all’ultimo posto in classifica. La Nazionale tornerà a radunarsi domenica 17 febbraio al Centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” di Roma per preparare la sfida ai Dragoni gallesi.

108 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Italia: il racconto del volo di ritorno di Fabrizio Zupo (inviato a Edimburgo) Volando con gli azzurri si scopre un gruppo di ragazzi alle prese con l’entusiasmo dei tifosi sorpresi di vederli al ritiro bagagli dell’aeroporto, con le ragazze scozzesi che li riconoscono e vogliono la foto ricordo e un’aurea che la vittoria sulla Francia ha dato e il ko con la Scozia non ha tolto. L’alzatacciaall’alba dopo una serata di rompete le file nel centro di Edimburgo, ha visto un gruppo pronto al rientro nei club dove qualcuno giocherà nel prossimo weekend (turno di riposo del torneo). La novità della Fir targata Gavazzi è di far conoscere l’Italia da vicino a sponsor, presidenti di club come Zambelli del Rovigo, Comitati regionali, accogliendoli nel volo charter. Al ritorno sull’aereo sono saliti alcuni dell’Under 20, dopo che il loro volo è stato cancellato. E così il piloncino sinistro Panico, 19 anni, ha potuto conoscere il suo omologo Andrea Lo Cicero centro cap in tasca e la voglia di dar consigli: «Gioca tutte le partite che puoi». E se Gori legge il Don Chisciotte, Minto chiede lumi su un romanzo appena scoperto, iniziato da poche pagine: “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez. Alle 8 di mattina come dei secchioni primi della classe, Ghiraldini con Zanni e Orquera stanno ripassando il match puntando gli occhi sull’iPad, isolati su divanetti in attesa dell’imbarco. L’apertura ha già letto i giornali e accettato pure gli sberleffi del Sunday Telegraph : “Mister Bean va a Murrayfield”. È il primo a non sapersi spiegare del testacoda personale cinque giorni dopo il titolo di man of the match. Fioccano le cuffie stereo per la musica a palla e i tablet accesi. Un bel gruppo, consapevole di aver fatto un successo e di averne buttato via un altro. Un gruppo che vuole pigliarsi altre soddisfazioni. Arriveranno.

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110 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

LUNEDÌ 11 FEBBRAIO La voglia di riscatto

È giornata di riposo per gli azzurri ma già cova una gran voglia di riscatto, anche se c’è la consapevolezza che la terza sfida, quella casalinga contro il Galles, può risultare molto più ricca di insidie di quanto possa sembrare.

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Il punto sul torneo e sugli azzurri di Fabrizio Zupo A quattro punti l’Inghilterra a zero la Francia e in mezzo tutte le altre a due: al secondo turno la classifica del Sei Nazioni non scioglie il mistero di questo torneo capace di rinascere ogni febbraio e neppure segna una tendenza se non quella della solidità dell’Inghilterra. Lo stretto 6-12 fatto di calci sotto la pioggia di domenica a Dublino diventa un abisso se si pensa che gli ultimi sei punti, quelli della differenza, l’Inghilterra li ha segnati nei dieci minuti giocati in 14 per il giallo ad Haskell. E questo la dice tutta sulla durezza dello scontro in mischia, dato che meteo e pallone viscido non permettevano altro che lo spostarsi per il campo a forze di calci lunghi e up and under. Sconfitta simbolo per Irlanda ora in ansia per l’infortunio muscolare dell’apertura Sexton che fra l’altro ha perso la sfida personale con Owen Farrell in prospettiva Lions in tournée a giugno. In coda aria di epurazione fra i bleus al secondo ko: oggi Philippe Saint’André diramerà già i convocati che dopo il turno di pausa affronteranno sabato 23 a Twickenham l’Inghilterra per la sfida cruciale. Quella inizialmente attesa come decisiva per i titolo fra chi aveva vinto tutti i test di novembre e chi perso due atti e vinto contro gli All Blacks. Sotto accusa la mediana (Machenaud 9 e Michalak 10 che gioca 9 nel club), materiale di cui Sant’André abbonda se si pensa che i vicecampioni del mondo nella finale di ottobre 2011 ci sono arrivati con la coppia Yachvili (9) e Parra (10, ma solo perché Skrela jr. si infortunò alla mano in avvio di Coppa) ed entrambi intercambiambili nei ruoli e ha pure Trinh-Duc in rosa mentre Beauxis resta fuori perché la lista gara ha un limite. I francesi non possono più vincere il torneo, ma trovarsi dopo Londra ancora a zero punti in lizza per il cucchiaio di legno basterebbe a far saltare il banco della nazione dove si gioca il campionato più ricco e importante per i talenti che i club catturano ogni anno (il

112 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI prossimo è Sexton per circa un milione di euro). Il Galles detentore del titolo con la lode del , dopo otto gare in cui le ha prese da tutti e per la prima volta sotto la direzione del poco carismatico Rob Howley (ct ad interim perché il Galles ha prestato Gatland ai Lions) si ricorda come si fa a vincere. Ed è un botto perché a Parigi, con sabato, hanno vinto quattro volte in 40 anni. Questa vittoria esterna dopo il ko casalingo con l’Irlanda ridimensiona non la bellezza del successo azzurro sulla Francia (il più limpido di sempre) ma la sua portata in questa edizione. La prova del 9 a Roma fra due settimane quando il Galles scenderà all’Olimpico. Sabato con una meta straordinaria sulla fascia (volando in meta sfiorando con i piedi di centimetri la linea dell’out) e il piede di Halphpenny hanno suggellato una partita di straordinario equilibrio e durezza. Passando all’Irlanda che domenica ha perso pezzi per strada (Zebo, Sexton), va detto che non ha trovato soluzioni con O’Driscoll immolatosi in varie occasioni e con O’Gara senza la solita precisione del cecchino. Ora dovrà andare ora a Edimburgo a confrontarsi con la rinata Scozia. Fallosa quest’ultima, sempre al limite, ma che ha battuto l’Italia nella lotta e nella voglia di vincere e di respingere gli azzurri nei punti di incontro. Una regola non scritta è saper giocare con l’arbitro che, a seconda della giornata, può essere più o meno severo in alcune situazioni di gioco. Come il gioco sporco delle mani in ruck o delle guardie attorno alle mischie alte al limite del fuorigioco. Il sudafricano Peyper, semiesordiente, al suo quinto cap ha arbitrato quattro volte la Scozia i pochi mesi (tutte vittorie). Che significa? Che gli scozzesi hanno letto i suoi difetti e hanno giocato fin dove sapevano di poterselo permettere. Sono gli azzurri (62% di possesso in entrambi i tempi) a non aver avuto la capacità di adattarsi, non diciamo di punire con una rissa le scorrettezze, ma di cambiar copione: rallentando le azioni e fissando dei paletti per il campo in continue ripartenze. C’è poi il fattore Massimo Cuttita, l’ex capitano azzurro ora coach della mischia, che ha insegnato a «Strappare il cuore del gioco italiano, la mischia», disinnescando l’efficacia della prima linea. Non torniamo sugli

113 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI errori e i lisci al piede di Venditti e Orquera(oltre agli intercetti). Domani il ct azzurro Jacques Brunel (che ieri le tre ore di volo sul charter azzurro le ha passate a rivedere il match) diramerà i convocati. Si attendono ritorni e forse un turno di pausa per qualcuno.

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MARTEDÌ 12 FEBBRAIO L’ora dei convocati Un solo nome nuovo

Il ct Jacque s Brunel dirama la lista dei 30 convocati per la terza sfida del Sei nazioni. Un solo nome nuovo, quello di . Il Galles invece ha già scelto i 15 titolari.

115 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Galles, già scelto Il XV anti-Italia

Nessuna prettatica in vista della partita di Roma di sabato 23 febbraio. Il ct ad interim della nazionale gallese di rugby, Rob Howley, ha annunciato oggi che per il match contro l’Italia valido per la terza giornata del Torneo delle Sei Nazioni confermerà lo stesso XV che, sabato scorso, è andato a vincere sul campo della Francia, primo successo dei gallesi a Parigi dal 2005 a oggi. «I miei ragazzi meritano tutti la conferma – ha spiegato Howley – visto l’impegno e la fede in se stessi che ci hanno messo. Quindi abbiamo deciso che contro l’Italia cominci il match lo stesso XV di Parigi. È un premio per la loro prestazione». Questo, quindi, il Galles anti-Italia: 15 ; 14 , 13 Jonathan Davies, 12 Jamie Roberts, 11 George North; 10 Dan Biggar, 9 Mike Phillips; 8 Gethin Jenkins, 7 , 6 Adam Jones, 5 Andrew Coombs, 4 , 3 , 2 , 1 Toby Faletau.

116 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Italia: 30 convocati, Morisi la novità

Jacques Brunel, commissario tecnico della Nazionale italiana di rugby, ha ufficializzato oggi la lista dei trenta giocatori convocati per la terza giornata del Sei Nazioni che sabato 23 febbraio, allo Stadio Olimpico di Roma, vedrà gli azzurri capitanati da Sergio Parisse affrontare il Galles campione in carica. Dopo il successo interno sulla Francia e la sconfitta di Murrayfield di sabato scorso, il ct conferma il blocco di atleti protagonista delle prime due giornate del Torneo. L’unica novità è costituita dal centro della Benetton Treviso Luca Morisi (2 caps) che prende il posto dell’infortunato Alberto Sgarbi: Morisi rientra in Nazionale dopo aver fatto parte del gruppo per l’ultima volta in occasione dei Cariparma Test Match di novembre, senza però venire mai utilizzato. La Nazionale si radunerà a Roma domenica 17 febbraio alle ore 19.00 per iniziare la preparazione alla partita di sabato 23 contro il Galles.

Questo l’elenco dei convocati: Piloni Martin CASTROGIOVANNI (Leicester Tigers, 93 caps) Lorenzo CITTADINI (Benetton Treviso, 18 caps) Alberto DE MARCHI (Benetton Treviso, 6 caps) Andrea LO CICERO (Racing-Metro Paris, 100 caps) Michele RIZZO (Benetton Treviso, 5 caps) Tallonatori Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 50 caps) Davide GIAZZON (Zebre Rugby, 7 caps) Seconde linee Joshua FURNO (Narbonne, 6 caps)* Quintin GELDENHUYS (Zebre Rugby, 35 caps) Francesco MINTO (Benetton Treviso, 4 caps) Antonio PAVANELLO (Benetton Treviso, 15 caps)

117 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Flanker/n.8 (Benetton Treviso, 27 caps) Paul Edward DERBYSHIRE (Benetton Treviso, 18 caps) Simone FAVARO (Benetton Treviso, 18 caps)* Sergio PARISSE (Stade Francais, 93 caps) – capitano Ratu Manoa Seru VOSAWAI (Benetton Treviso, 10 caps) Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 71 caps) Mediani di mischia Tobias BOTES (Benetton Treviso, 10 caps) Edoardo GORI (Benetton Treviso, 21 caps)* Mediani d’apertura Kristopher BURTON (Benetton Treviso, 20 caps) Luciano ORQUERA (Zebre Rugby, 31 caps) Centri/Ali/Estremi Tommaso BENVENUTI (Benetton Treviso, 25 caps)* Paolo BUSO (Zebre Rugby, 1 cap) Gonzalo CANALE (La Rochelle, 79 caps) Gonzalo GARCIA (Zebre Rugby, 26 caps) Tommaso IANNONE (Benetton Treviso, 1 cap)* Andrea MASI (London Wasps, 74 caps) Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 43 caps) Luca MORISI (Benetton Treviso, 2 caps)* Giovanbattista VENDITTI (Zebre Rugby, 11 caps)*

* è stato membro dell’Accademia FIR “

Nota: i giocatori Tommaso Iannone, Luca Morisi, Michele Rizzo, Manoa Vosawai (Benetton Treviso), Paolo Buso e Gonzalo Garcia (Zebre Rugby) sono disponibili, su indicazione del CT Brunel, per l’utilizzo da parte delle rispettive Società per la quindicesima giornata del RaboDirect Pro12 del 15-17 febbraio.

118 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO Maxi-squalifica per un irlandese

In casa dell’Italia giornata di calma piatta. A tenere viva l’attenzione è una maxi-squalifca in casa irlandese.

119 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Cinque settimane al pilone calpestatore

Cian Healy, pilone dell’Irlanda, è stato sospeso cinque settimane per aver calpestato un avversario. Sarà quindi costretto a saltare i prossimi due incontri del Sei Nazioni, in Scozia e contro la Francia. Il giocatore, che non potrà tornare in campo prima del 10 marzo, può presentare appello contro la decisione del Comitato del Sei Nazioni. Healy (25 anni, 37 selezioni), è stato riconosciuto colpevole di aver calpestato la gamba di un avversario inglese, domenica scorsa, nella sconfitta subita a Dublino (12-6). Quarta nel torneo (una vittoria e una sconfitta), l’Irlanda deve affrontare la Scozia in trasferta (24 febbraio), ricevere la Francia (9 marzo) e recarsi in Italia (16 marzo).

120 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

GIOVEDÌ 14 FEBBRAIO Martin, dalla mischia al palcoscenico

La settimana di pausa, sabato e domenica prossima non si giocherà, permette agli azzurri di trovare un minimo di relax. E, nel caso di Martin Castrogiovanni, anche di un po’ di passerella a Sanremo.

121 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Castrogiovanni ospite a Sanremo

L’abbiamo visto in versione cuoco mentre spezza l’odiato cucchiaio di legno davanti agli chef di un talent show. Poi nella veste di conduttore di un programma dedicato agli animali in prima serata. Dopo aver danzato con le farfalle della ritmica e aver indossato la ciambella per allenarsi con il Settebello, Martin Castrogiovanni è pronto per salire sul palco di Sanremo nella serata finale, quella che proclamerà il vincitore del 63esimo Festival della canzone italiana. Sarà infatti Castro a rappresentare il mondo del rugby per la prima volta in un contesto così prestigioso: la palla ovale non è più solo fango e sudore, l’obiettivo è quello di far conoscere il rugby al grande pubblico e promuovere questa realtà a 360 gradi. «È arrivata questa possibilità – spiega il pilone della nazionale italiana – e non potevo non accettare. Quello di Sanremo è un palcoscenico davvero importante. Nel rugby ci vuole coraggio, lo stesso che serve ai cantanti per esibirsi davanti alla platea. Ci tengo a far conoscere l’ambiente della palla ovale perché è una casa aperta a tutti, da noi ognuno trova il suo ruolo. Ed è emozionante vedere che le persone apprezzano quello che metti in campo». Appuntamento per sabato 16 febbraio 2013 su Rai1 a partire dalle 20.40.

122 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

VENERDÌ 15 FEBBRAIO Castrogiovanni tiene banco

Martin Castrogiovanni, pilone azzurro già noto al grande pubblico per numerose campagne pubblicitarie, tiene banco. C’è grande attesa per la sua partecipazione a Sanremo. Certo, non dovrà cantare ma il grande successo della squadra azzurra di rugby sta avvicinando il grande pubblico ai giocatori.

123 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Fabio Fazio: «Io e Castrogiovanni»

Fabio Fazio, il conduttore del Festival di Sanremo, si lascia andare a qualche battuta sulla presenza all’Ariston, sabato sera nella serata conclusiva di Martin Castrogiovanni, pilone della Nazionale di rugby impegnata nel Sei Nazioni. «Cosa farò con lui? Certamente non lo farò arrabbiare…». Questi gli altri ospiti d’onore: Birdy, la cantautrice e pianista inglese che a sedici anni è già un fenomeno anche sul web, Andrea Bocelli, Claudio Bisio, Bianca Balti, il ballerino Lutz Forster e il maestro Daniel Harding.

124 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

SABATO 16 FEBBRAIO Castrogiovanni e la piccola Luciana

Castrogiovanni fa la parte del gigante buono a Sanremo, recita la parte con la presentatrice Luciana Littizzetto, piccola di suo, ancor di più accanto a lui. Una ventata di simpatia che non fa male a tutto il movimento.

125 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Castrogiovanni: «Temo la Littizzetto»

Per la prima volta un campione di rugby è presente al Festival di Sanremo, il pilone Martin Castrogiovanni, punto di forza nella nazionale azzurra protagonista del prestigioso Torneo Sei Nazioni, in particolare con una clamorosa vittoria sulla Francia allo stadio Olimpico di Roma. Sul palco dell’Ariston stasera Castrogiovanni non canterà: «Se canto io dopo 60 anni non si fa più Sanremo! Se volete ballo ma a cantare sono negato». Martin Castrogiovanni non nasconde una certa preoccupazione: «Ho tanta paura della Littizzetto, è una che può mettere in difficoltà molto più degli avversari. In settimana ho seguito il Festival, mi è piaciuto. Che vinca il migliore!». «Se io sono un sex symbol – scherza – vuol dire che siamo messi molto male… Io sono più simpatico che bello«. Castrogiovanni attribuisce un ruolo preciso nel rugby ai due presentatori del Festival: «La Littizzetto sarebbe un mediano di mischia, nelle squadre la persona più piccolina, anello tra gli avanti e i tre quarti, con più personalità. Fazio lo vedrei bene come un estremo, che deve avere una buona visione del campo e contrattaccare». Martin Castrogiovanni si sofferma poi sull’ottimo momento della squadra azzurra di rugby: «L’Italia è cresciuta molto in questi ultimi anni, il pubblico ci segue tanto. Il nuovo allenatore vuole arrivare al Mondiale prossimo, passare questo benedetto turno. Quest’anno abbiamo saputo anche attaccare, con la Francia abbiamo fatto molte mete. Da novembre c’è stato questo cambiamento. Anche in quella partitaccia contro la Scozia l’identità della squadra c’era, bisognava usare la testa. La lotta e la voglia di fare la guerra in questo sport non deve mai mancare. L’unica spiegazione di questo passaggio dalla vittoria sulla Francia alla sconfitta in Scozia è che abbiamo un pò abbassato la guardia dopo una vittoria». Il suo idolo calcistico è Diego Armando Maradona: «È il più grande giocatore di calcio, Diego è Diego e non si tocca». In

126 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI campo musicale è un fan di Vasco Rossi: «Il mio artista preferito in Italia è Vasco Rossi. Sono uno molto scaramantico, la canzone che devo sentire prima di entrare in campo è “Generale” di Vasco Rossi. Mi piacciono anche i Rolling Stone ed Elvis». E conclude: «Se sono qui non è merito mio, io rappresento un movimento, quello del rugby italiano. Nel rugby hai bisogno di 14 compagni accanto a te, non basta un fenomeno in questo sport. Fino alla fine non molliamo mai anche se si perde, penso sia questo che ha fatto appassionare la gente. È un onore essere qui, vuol dire che il nostro sport dopo anni di sacrificio sta crescendo tanto».

127 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

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DOMENICA 17 FEBBRAIO Scoppia la grana Parisse

Una tranquilla domenica di pausa regala prima un giallo e poi una vera e propria grana. Nel primo pomeriggio arriva la convocazione a sorpresa di , un giocatore di esperienza che si aggiunge all’elenco. Poi si scopre che la chiamata è motivata dalla possibile squalifica di Sergio Parisse, legata a un’espulsione rimediata nel campionato francese, dove è impegnato con lo Stade Francais. Una brutta storia di offese all’arbitro che imbarazza l’ambiente ancor più della squalifica. Parisse fin dal primo momento si dichiara innocente. Più avanti la spunterà ma la partita con il Galles dovrà saltarla.

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SERGIO PARISSE

130 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Castrogiovanni: «Brunel decisivo»

«L’Italia è cresciuta tanto con il nuovo allenatore Jacques Brunel», ha detto ieri il pilone azzurro Martin Castrogiovannia Sanremo dove è stato ospite alla finale del festival. «Lui vuole arrivare al prossimo mondiale passando quel turno che non siamo mai stati capaci di raggiungere. Quest’anno abbiamo saputo attaccare molto di più, realizzando tante mete. Da novembre si è fatto un gran cambiamento. Anche contro la Scozia l’abbiamo dimostrato», ha aggiunto Martin che come pilone della squadra ha sottolineato l’importanza nel rugby di «usare anche un po’ la testa. Può non sembrare ma anche in un sport come questo serve».

131 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Azzurri: c’è anche Mauro Berganasco

Sono trentuno gli atleti convocati da questa sera al Centro “Giulio Onesti” di Roma dal ct dell’Italrugby Jacques Brunel in preparazione alla terza giornata del Sei Nazioni 2013 che sabato 23, allo stadio Olimpico di Roma, opporrà gli azzurri al Galles campione in carica. Rispetto alla lista precedentemente ufficializzata dal ct dopo i primi due turni del Torneo si aggiunge all’elenco degli atleti da questa sera in raduno nella Capitale il flanker delle Zebre Mauro Bergamasco, 93 caps al proprio attivo dal 1998 a oggi, l’atleta italiano di più lunga esperienza internazionale tra quelli in attività. La decisione del ct dell’Italrugby Jacques Brunel di convocare Mauro Bergamasco in vista del match di sabato prossimo contro il Galles è stata presa anche per cautelarsi in vista di una possibile squalifica di Sergio Parisse. Ieri infatti il capitano azzurro era stato espulso nel corso di una partita di campionato francese fra il suo club, lo Stade Francais, contro il Bordeaux- Begles. Al 36’ pt l’arbitro Cardona aveva espulso Parisse sostenendo di essere stato insultato dal numero 8 dello Stade. Parisse aveva reagito rivolgendo queste parole a Cardona: «È un grave errore, lei sta commettendo un grave errore, è una vergogna, questo non è rugby». Via Twitter il giocatore si era poi scusato con compagni e tifosi, ma aveva ribadito la propria innocenza. Ora però deciderà il giudice sportivo, al quale il referto arbitrale sarebbe già arrivato. Il capitano azzurro rischia una squalifica da 40 giorni in su, che gli farebbe saltare tutto il resto del 6 Nazioni. Questo l’elenco dei giocatori convocati: Piloni: Martin Castrogiovanni; Lorenzo Cittadini; Alberto De Marchi; Andrea Lo Cicero; Michele Rizzo. Tallonatori: Leonardo Ghiraldini; Davide Giazzon. Seconde linee: Joshua Furno; Quintin Geldenhuys; Francesco Minto; Antonio Pavanello.

132 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Flanker/n.8: Robert Barbieri; Mauro Bergamasco; Paul Edward Derbyshire; Simone Favaro; Sergio Parisse; Ratu Manoa Seru Vosawai; Alessandro Zanni. Mediani di mischia: Tobias Botes; Edoardo Gori. Mediani d’apertura: Kristopher Burton; Luciano Orquera. Centri/Ali/Estremi: Tommaso Benvenuti; Paolo Buso; Gonzalo Canale; Gonzalo Garcia; Tommaso Iannone; Andrea Masi; Luke Mclean; Luca Morisi; Giovanbattista Venditti.

133 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Capitan Parisse a rischio squalifica

La decisione del ct dell’Italrugby Jacques Brunel di convocare Mauro Bergamasco in vista del match di sabato prossimo contro il Galles è stata presa anche per cautelarsi in vista di una possibile squalifica di Sergio Parisse. Ieri infatti il capitano azzurro era stato espulso nel corso di una partita di campionato francese fra il suo club, lo Stade Francais, contro il Bordeaux- Begles. Al 36’ pt l’arbitro Cardona aveva espulso Parisse sostenendo di essere stato insultato dal numero 8 dello Stade. Parisse aveva reagito rivolgendo queste parole a Cardona: «È un grave errore, lei sta commettendo un grave errore, è una vergogna, questo non è rugby». Via Twitter il giocatore si era poi scusato con compagni e tifosi, ma aveva ribadito la propria innocenza. Ora però deciderà il giudice sportivo, al quale il referto arbitrale sarebbe già arrivato. Il capitano azzurro rischia una squalifica da 40 giorni in su, che gli farebbe saltare tutto il resto del Sei Nazioni.

134 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

LUNEDÌ 18 FEBBRAIO Apprensione per Parisse

Ufficialmente nessuno lo ammetterà mai, ma l’avvicinamento alla partita con il Galles non è stato certo all’insegna della massima concentrazione. L’attesa per il verdetto e per la possibile squalifica di capitan Sergio Parisse ha finito col portar via energie preziose.

135 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Troiani: «Concentrati per il Galles»

Primo giorno di allenamento per l’Italrugby, da ieri sera in raduno al “Giulio Onesti” di Roma in preparazione alla terza giornata del Sei Nazioni che sabato all’Olimpico metterà gli azzurri di Jacques Brunel di fronte al Galles, campione in carica e reduce dalla vittoria esterna di Parigi. Dei trentuno atleti presenti al raduno, ventiquattro hanno lavorato sul campo iniziando a preparare il piano di gioco per l’appuntamento di sabato pomeriggio, mentre gli atleti impegnati in RaboDirect Pro12 nel fine settimana hanno lavorato separatamente in mattinata per poi riunirsi al gruppo per la seduta pomeridiana. All’ora di pranzo, come ogni lunedì, è stato il manager azzurro Luigi Troiani a incontrare la stampa presente in raduno, inevitabilmente concentrata sull’espulsione del capitano dell’Italia Sergio Parisse sabato sera nell’incontro di Top14 tra Stade Francais e Bordeaux. «Abbiamo visto le immagini, parlato con il giocatore e sappiamo cosa ha riportato l’arbitro nel suo referto – ha detto Troiani – Il club di Parisse ha fatto richiesta per anticipare a mercoledì 20 febbraio la data dell’udienza. Allo stato attuale possiamo solo attendere l’evolversi degli eventi, sino a nuove comunicazioni non possiamo che considerare il giocatore non disponibile per la gara di sabato. Detto questo, non possiamo preparare una gara difficile come quella che ci aspetta sabato contro il Galles pensando alla situazione di un singolo, anche se sicuramente l’assenza di Parisse sarebbe molto pesante. Penso che, in primis, sia nostro compito rimanere concentrati e lavorare in settimana per scendere in campo sabato con l’obiettivo di battere il Galles». «Ritroviamo un atleta di esperienza e carisma come Mauro Bergamasco, la cui presenza è certamente importante per il gruppo – ha detto poi il dirigente aquilano dell’Italrugby – e sono sicuro che sabato all’Olimpico ritroveremo lo spirito battagliero mostrato contro

136 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI la Francia». «Contro la Scozia – ha concluso Troiani – non sono mancati gli spunti positivi ma forse un poco di aggressività. Il Galles è una squadra solida, dovremo usare tutte le nostre armi per poter portare a casa il risultato perché loro vorranno confermarsi dopo aver espugnato Parigi ma sono sicuro che faremo una grande partita».

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Parisse, mercoledì il verdetto

Sarà mercoledì il giorno del giudizio per Sergio Parisse, il capitano azzurro espulso sabato nell’incontro di campionato con il suo club, lo Stade Francais di Parigi. I dirigenti azzurri confidano in un verdetto soft ma è abbastanza probabile almeno lo stop per un turno legato al cartellino rosso mostrato al numero 8 azzurro. In caso di forzata rinuncia a Parisse, sabato all’Olimpico contro il Galles il ruolo di capitano andrebbe a Leonardo Ghilardini.

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MARTEDÌ 19 FEBBRAIO Gli azzurri si caricano

In attesa della possibile squalifica di Parisse – sotto sotto non c’è grande ottimismo nelle giornate di avvicinamento alla sentenza – gli azzurri provano a caricarsi in vista della terza sfida del torneo contro il Galles.

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Galles: ecco il XV anti-Italia

Il ct ad interim del Galles, Rob Howley, ha confermato oggi in conferenza stampa che sabato 23 febbraio sarà la stessa squadra che ha espugnato lo Stade de France a scendere in campo all’Olimpico di Roma contro l’Italia nella terza giornata del Sei Nazioni. «Avevamo già detto che avremmo premiato la squadra che ha battuto la Francia confermando loro la piena fiducia per la trasferta di questo fine settimana», ha detto Howley. «La squadra è in forma, pronta, e abbiamo inserito in panchina Warburton e che hanno recuperato dagli infortuni e potranno dare molto alla squadra», ha aggiunto. «In Francia i giocatori hanno mostrato grande determinazione in campo e ne avremo bisogno nuovamente a Roma, l’Italia ha già dimostrato in questo Torneo di cosa può essere capace e noi sappiamo quale sfida ci attende sabato», ha detto ancora il tecnico gallese. Questa la formazione del Galles, mentre l’annuncio del XV italiano è previsto per le ore 14 di giovedì: Leigh Halfpenny; Alex Cuthbert, Jonathan Davies, Jamie Roberts, George North; Dan Biggar, Mike Phillips; Toby Faletau, Justin Tipuric, Ryan Jones (cap); Ian Evans, Andrew Coombs; Adam Jones, Richard Hibbard, Gethin Jenkins.

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Zanni: «C’è voglia di riscatto»

Per l’Italrugby lavoro sul campo e in palestra, iniziando il conto alla rovescia verso la sfida di sabato all’Olimpico contro il Galles, giro di boa del Sei Nazioni 2013. Gli szzurri, dopo la vittoria all’esordio contro la Francia, hanno incassato una netta sconfitta contro la Scozia a Edimburgo e Alessandro Zanni, uno fra i veterani del gruppo di Jacques Brunel, non nasconde la voglia di riscatto. «Stiamo lavorando – ha detto l’avanti friulano – per migliorare dove siamo stati deficitari, sono sicuro che sabato saremo pronti a fare una grande partita. Contro la Scozia siamo stati incapaci di reagire alla loro pressione sui punti d’incontro e questo più di ogni altra cosa ha condizionato la nostra performance ma dobbiamo ripartire dallo spirito positivo e dalla voglia di giocare che abbiamo dimostrato anche a Edinburgo». Con il capitano Sergio Parisse impegnato domani nell’udienza della Lnr a seguito del cartellino rosso di sabato sera in Top14, Zanni è una delle possibili alternative per la maglia numero otto: «Ho già sostituito Sergio nel 2010, ma sono scelte che nel caso dovrà fare il ct. Derbyshire, Barbieri e Vosawai giocano tutti in quel ruolo a Treviso, le soluzioni non mancano. Certo speriamo che Sergio possa essere in campo con noi, è il nostro capitano, un vero leader ed un giocatore molto importante per noi. Una sua assenza sarebbe pesante, ma sono sicuro che nel caso sapremo dare più del 100 per cento e sopperire alla sua assenza». Se Zanni è una presenza fissa nel giro dell’Italrugby dal 2005 a oggi, il ventiduenne centro Luca Morisi – due caps all’attivo – è rientrato nel gruppo dopo non essere stato selezionato per i primi due turni: «C’è una splendida atmosfera, è sempre piacevole e interessante stare qui. Il match contro il Galles sarà importante per capire realisticamente a cosa questo gruppo può ambire in questo Sei Nazioni. Il Galles? Una grande squadra, completa, con trequarti che se lasciati fare possono essere davvero pericolosi».

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MERCOLEDÌ 20 FEBBRAIO Una mazzata per Parisse

Trenta giorni di squalifica. Dunque Sei nazioni finito per Sergio Parisse. Una mazzata per lui e anche per tutta la squadra azzurra, si cominciano a cercare alternative per la maglia numero 8 ma si capisce che non potrà più essere la stessa cosa. Si comincia a valutare la possibilità di presentare ricorso. E, soprattutto, di capire con quali speranze di riuscita.

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Sei Nazioni finito per il capitano

Sei Nazioni finito per Sergio Parisse. Il capitano dell’Italia è stato squalificato per 30 giorni dalla commissione disciplinare della lega francese dopo l’espulsione in campionato di sabato scorso al 36’ pt della sfida tra Stade Francais e Bordeaux per insulti all’arbitro. La squalifica è valida anche a livello internazionale. Parisse potrà tornare in campo dal 18 marzo, quindi non potrà giocare nei match contro Galles (sabato), Inghilterra (10 marzo) e Irlanda (16 marzo).

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Zanni o Minto per la maglia numero 8 di Fabrizio Zupo Un mese di squalifica, il Sei Nazioni finito per Sergio Parisse. La sentenza parigina è una ghigliottina sul progetto azzurro del ct Jacques Brunel che attorno al capitano ha costruito quella squadra equilibrata di cui andava parlando. Parisse è uno di quei valori aggiunti, uno dei pochi fuoriclasse azzurri della sua generazione che l’ha fatto diventare protagonista della Nazionale e del francese. Se nel 2003 a vent’anni vinse il referendum del giocatore più bello del Mondiale, nel 2008 era nella cinquina dei più forti del pianeta all’Oscar del rugby Irb. Lo si è visto contro la Francia: quando Parisse funziona la squadra si esalta e suona la carica. Una crescita imperiosa fermata solo due volte: nel 2009 per un infortunio nei test di novembre che gli fecero saltare il primo match vittorioso su Samoa e l’intero Sei Nazioni 2010 e ieri. La Nazionale si deve reinventare nel fulcro del gioco: tre anni fa fu Alessandro Zanni a prendersi la maglia numero 8 e Ghiraldini la fascia di capitano (sono 7 i caps in questo senso). Il tallonatore padovano ha dimostrato doti da leader non solo con la fascia ma è uno dei punti di riferimento in campo, una delle teste pensanti, quello che fra i primi ha assorbito la lezione di gioco di Brunel. Ora si apre per lui un nuovo Sei Nazioni da capitano, con molte più responsabilità da prendersi di quanto già non faccia. Una squadra è anche il carattere del suo capitano. Meno plastico e visibile il suo rugby rispetto quello di Parisse, ma decisamente più pragmatico: scuola petrarchina dove s’è formato. Inoltre l’Italia di questi tempi è quasi sovrapponibile al suo Treviso, specie nel pack le persone a cui rivolgersi sono le stesse. Diversa la questione del ruolo. Chi sceglierà domani Brunel per vestire la maglia di terza centro da sabato col Galles e poi contro Inghilterra e Irlanda? Verrebbe da dire Zanni. Una scelta sicura che non dà scosse. Perché? Fu Zanni a sostituirsi a Parisse nel 2009/2010, ha vestito l’8 anche nel suo club ed è dentro nei

145 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI meccanismi del reparto che peraltro con Favaro, Barbieri (altro candidato), Derbyshire e Vosawai mutua quello della rosa della Benetton. Una scelta conservativa. Aiutata dal fatto che di flanker alle ali della terza linea c’è abbondanza. Un numero otto potrebbe essere anche Manoa Vosawai. L’altra ipotesi riguarda l’italo- canadese Robert Barbieri sparito dalla scena nel giro di un paio settimane: dalla vittoria in Celtic con rimonta contro l’Ospreys all’esordio mancato contro la Francia per un problema al polpaccio che l’ha messo in pausa. Come sta Barbieri? Era l’uomo fra i più attesi dopo i test di autunno (i match contro Australia e All Blacks) e il ruolo di metamen con Treviso in Heineken Cup e in Celtic. Rispedito al club è sceso in campo il giorno dopo Scozia-Italia ma è stato subito sostituito. Il suo impiego è legato al recupero dall’infortunio e al responso di una risonanza. Probabilmente non verrà rischiato. C’è un’ultima ipotesi: Francesco Minto. È l’uomo del momento. Una terza linea convertita a seconda per riuscire a trovare posto a Treviso dove di terze ce n’è un esercito. Un apriscatole efficace nelle mischie aperte e in ruck, intelligente e senza paura. Sembra predestinato ma più probabilmente è solo bravura. Cresciuto nelle finestre internazionali di novembre e di febbraio-marzo quando lo spogliatoio Benetton si svuota per la Nazionale non ha mancato un solo appuntamento. Brunel non l’ha sperimentato durante l’estate fra Argentina, Canada e Usa. L’ha buttato dentro al suo primo cap contro gli All Blacks. Ora è inamovibile, dopo soli 5 cap. Detto che nei ruoli non ci si inventa nulla ed esperimenti così sono delicati, Minto e il suo istinto di terza potrebbero essere la chiave di quel gioco in avanzamento che gli azzurri hanno dimostrato di voler giocare. Un azzardo. Ma spesso nel rugby succede così che nascono carriere impreviste. E Minto potrebbe avere la chance che sogna molto presto. Se c’è una differenza fra questa Nazionale e quelle del recente passato, sono le doppie scelte in molti ruoli. Un regalo della Celtic che mette a disposizione molti giocatori atleticamente preparati ad un debutto internazionale. Domani si capirà dove penderà l’ago dell’equilibrio di Jacques Brunel.

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GIOVEDÌ 21 FEBBRAIO Brunel costretto a cambiare

La squalifica di capitan Parisse e, soprattutto, alcuni dubbi affiorati durante la fase di avvicinamento alla sfida, costringono il ct azzurro Jacques Brunel a numerosi cambi nella formazione anti-Galles. Saranno ben quattro.

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IL CT AZZURRO JACQUES BRUNEL

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Italia: quattro cambi per il Galles

Il ct dell’Italrugby, Jacques Brunel, ha ufficializzato la formazione che sabato 23 febbraio alle 15.30, affronterà il Galles campione in carica allo Stadio Olimpico di Roma nella terza giornata del Sei Nazioni 2013. L’incontro verrà trasmesso in diretta da Sky Sport 2 e in differita dalle 17.55 su La7. Quattro cambi nella formazione titolare dopo la sconfitta subita dagli Azzurri a Edimburgo lo scorso 9 febbraio nella seconda giornata del Torneo: Brunel conferma interamente la linea dei trequarti vista in Scozia, con Masi,Venditti e McLean a formare il triangolo allargato e la coppia di centri composta da Benvenuti e Canale - quest’ultimo all’ottantesimo cap – mentre in mediana il Ct dà spazio dal primo minuto, per la prima volta nel Torneo 2013, a Kristopher Burton come mediano d’apertura e a Edoardo Ugo Gori come mediano di mischia. Squalificato dalla commissione giudicante della lega francese Sergio Parisse, Brunel affida la maglia numero otto di timoniere della mischia a Manoa Vosawai, alla sua undicesima apparizione internazionale, rinnovando la fiducia alla coppia di flanker Favaro-Zanni. Avvicendamento in seconda linea dove Francesco Minto conserva il posto e trova questa volta a dividere i compiti in rimessa laterale il suo capitano alla Benetton Treviso, Antonio Pavanello, per la prima volta in carriera titolare in un incontro del Sei Nazioni. Confermata integralmente la prima linea vista sia nella vittoria interna contro la Francia che nella trasferta scozzese, con Martin Castrogiovanni che rileva da Parisse i gradi di capitano dopo la fortunata esperienza del tour estivo nelle Americhe (100% di vittorie con i gradi per il numero 3 dei Leicester Tigers), Leonardo Ghiraldini tallonatore e Andrea Lo Cicero che, sul lato sinistro, conquista il centunesimo cap raggiungendo Alessandro Troncon in vetta alla classifica degli azzurri più

149 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI presenti di sempre. In panchina conferme per il tallonatore Giazzon, i piloni De Marchi e Cittadini, il flanker Derbyshire e il trequarti Garcia, con Geldenhuys e la mediana di riserva Botes- Orquera a completare la lista dei ventitré azzurri chiamati a sfidare i Dragoni. Dirige il francese Romain Poite, alla sua quinta volta come arbitro di un test dell’Italia.

Questa la formazione dell’Italia: 15 Andrea Masi, 14 Giovanbattista Venditti, 13 Tommaso Benvenuti, 12 Gonzalo Canale, 11 Luke Mclean, 10 Kristopher Burton, 9 Edoardo Gori, 8 Manoa Vosawai, 7 Simone Favaro, 6 Alessandro Zanni, 5 Francesco Minto, 4 Antonio Pavanello, 3 Martin Castrogiovanni, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lo Cicero. A disposizione: 16 Davide Giazzon, 17 Alberto De Marchi, 18 Lorenzo Cittadini, 19 Quintin Geldenhuys, 20 Paul Edward Derbyshire, 21 Tobias Botes, 22 Luciano Orquera, 23 Gonzalo Garcia.

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Brunel: «Castrogiovanni capitano»

«Penso che possiamo vincere questa partita anche senza Parisse. La sua squalifica è un’ingiustizia, ma dobbiamo andare avanti e affrontare il Galles senza pensare all’assenza di Sergio». Il ct dell’Italrugby Jacques Brunel non si nasconde,e, annunciando la formazione che sabato allo stadio Olimpico affronterà il Galles campione in carica nella terza giornata del Sei Nazioni, confessa di voler bissare il successo all’esordio con la Francia anche senza il capitano. «Sono tanti i giocatori che hanno un’influenza sul gioco, Parisse è sicuramente un elemento importante, ma non l’unico. Non possiamo essere una squadra dipendente solamente da un giocatore». Stavolta il capitano sarà Martin Castrogiovanni: «Lo abbiamo scelto come capitano la scorsa estate – prosegue Brunel – e ha fatto bene il suo lavoro. Abbiamo vinto due partite con lui capitano la scorsa estate (contro Canada e Stati Uniti, ndr) e se mantiene queste statistiche andiamo a vincere il torneo». Il ct Brunel ha poi parlato della vicenda Parisse. «Ho visto la partita in cui è stato espulso Parisse e il primo pensiero, dopo il cartellino rosso, è stato che avesse fatto qualcosa di grave. Oggi sono convinto che Sergio non abbia detto nulla che non fosse strettamente collegato alla situazione di gioco, più precisamente ha chiesto che Bordeaux venisse sanzionata con un giallo». «Siamo convinti – continua il ct – che Parisse non abbia insultato l’arbitro e che questi abbia sbagliato, per motivi che ignoro. Adesso speriamo che il ricorso che Parisse presenterà insieme al proprio Club evidenzi che non c’è stato insulto all’arbitro. Noi oggi possiamo solo prendere atto di questa situazione, è successo tutto nel Top14, non possiamo intervenire». Con Parisse squalificato, la maglia numero 8 andrà a Manoa Vosawai, che gioca in questo ruolo a Treviso, così come Robert

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Barbieri e in misura minore Paul Derbyshire. «Zanni, per quanto ho avuto modo di vedere – prosegue il ct – non gioca mai numero otto a Treviso: Barbieri non è ancora al 100%, per questo abbiamo puntato su Vosawai, con Derbyshire in panchina come possibile sostituto e anche come alternativa in rimessa laterale». In seconda linea, Antonio Pavanello è preferito a Quintin Geldenhuys: «Antonio ha grandi qualità nella gestione delle rimesse laterali e può essere davvero importante per noi in questa fase di gioco. Facciamo gli auguri a Geldenhuys – ha detto Brunel – che questa notte è diventato papà e ha chiesto un giorno di permesso per poter essere vicino alla famiglia». Infine, il Ct ha spiegato la scelta di modificare interamente la mediana sostituendo Botes e Orquera con Gori e Botes: «Tobias e Luciano hanno fatto una grande partita contro la Francia, mentre in Scozia sono stati spesso in difficoltà nelle scelte di gioco, come del resto tutta la squadra, e per questo abbiamo deciso di cambiare».

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Per Lo Cicero il cap numero 101

Quella di sabato contro il Galles sarà una partita speciale per il pilone Andrea Lo Cicero che conquisterà il centunesimo cap raggiungendo Alessandro Troncon in vetta alla classifica degli azzurri più presenti di sempre. Lo Cicero aveva festeggiato la centesima presenza sabato 9 in Scozia entrando per primo e da solo a Murrayfield salutato dall’applauso di tutto lo stadio.

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Parisse: «Grazie di cuore»

Sergio Parisse ha affidato a un tweet il suo pensiero dopo la squalifica di 30 giorni che ha chiuso in anticipo il suo Sei Nazioni. Ha usato l’hashtag #graziedicuore per un messaggio in tre lingue: «Non ho parole per ringraziare tutti voi, che credete in me, e che sapete che non mi permetterei mai di insultare un arbitro!». Il nuovo capitano Martin Castrogiovanni, bersagliato di messaggi di congratulazioni e di incoraggiamento in vista dell’impegno di sabato all’Olimpico di Roma contro il Galles, ha avuto un pensiero solo per Parisse: «Grazie tutti per gli sms ma c’è solo un capitano, thanks for all the message but is just one Capitan @sergioparisse».

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VENERDÌ 22 FEBBRAIO Il momento più difficile

È il momento più difficile per gli azzurri. Una vittoria contro il Galles potrebbe aprire le porte della storia del torneo e anche di una classifica impensabile, si tratta di dare continuità a quanto di buono fatto vedere nella prima uscita contro la Francia. Ma il momento è delicato, la squalifica di Parisse ha tolto energie ed è qui che si vede la differenza fra una squadra già grande e una che può solo diventarlo o sperare di diventarlo. Capitano, al posto di Parisse, sarà Martin Castrogiovanni.

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L’ALLENAMENTO DEI GALLESI SUL PRATO DELL’OLIMPICO DI ROMA

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L’Italia vuol far meta alla storia A Roma (15,30) c’è il Galles: la vittoria vale il definitivo ingresso fra i grandi di Fabrizio Zupo (inviato a Roma) Sergio Parisse, capitano sospeso ritwitta l’intera e orgogliosa conferenza stampa tenuta ieri alla vigilia da Martin Castrogiovanni che, fascia al braccio, entrerà comunque e al solito per ultimo (per scaramanzia) domani all’Olimpico (15.30) nella sfida di apertura del terzo turno di Sei Nazioni. È un piccolo modo di aiutare i compagni, di mostrare l’unità della squadra decapitata dal leader per un mese e le cui speranze di vederlo almeno negli ultimi due incontri si affievoliscono. Lunedì o martedì al massimo l’appello francese deciderà sulla riduzione di una pena che non sembra in discussione: la parola dell’arbitro Laurent Cardona (a sua volta sospeso un turno per gli errori commessi nella stessa gara) fa legge. Se l’insulto c’è stato nulla da dire, altrimenti va in letargo quello che sembrava il Sei Nazioni della maturità di Parisse e del mix di senatori e giovani su cui poggia il progetto Brunel. Sfida alla storia. Se il piatto forte viene servito alle 18 da Londra con il match Inghilterra capolista contro Francia a quota zero, per l’Italia si gioca oggi la prova di maturità. Due vittorie in torneo? Solo una volta nel 2007. Fu un exploit. Domani potrebbe essere la terza di fila giocata all’Olimpico (contando la Scozia in coda 2012) e farebbe dello stadio romano una vera fortezza, nonché regalare agli azzurri l’ingresso nella storia del rugby. Italia e Galles si trovano dopo aver battuto la Francia: ma eravamo in crescita noi o in calo i galletti?, è la domanda alla quale domani potremo dare risposta. Diciamo che l’Italia ha giocato come non mai alla prima del torneo è che non s’è confermata contro la Scozia. Il possesso non dice molto se non si concretizza in punti. Castrogiovanni è stato preciso sul punto e contro il Galles si doseranno gli attacchi per conquistare più campo possibile. E poi tornare indietro con dei punti nel

157 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI canestro. I cambi. Tolta la pressione al piccolo Orquera, vedremo una regìa che punterà sul piede specie se la pioggia dovesse ripresentarsi anche oggi dopo aver bagnato il captain’s run , l’ultimo collaudo di oggi. Non si sa cosa dirà il nuovo capitano ai suoi, ma certe volte basta poco: Martin Johnson capitano inglese nella finale vinta di coppa del mondo 2003 al rientro dalla pausa si limitò a guardare i suoi e a ruggire un «Diamoci dentro!». Crediamo che la bonomia e l’ironia del pilone azzurro lasceranno spazio a quella grinta che l’ha reso decisivo molte volte. Brunel s’è garantito in touche con un terzo saltatore, ha scelto un blocco- Treviso nel cuore del gioco perché quei giocatori sono abituati a soffrire assieme. I numeri. Le statistiche dicono che l’Italia al terzo turno ha centrato tre volte la vittoria ma sempre con la Scozia; che il Galles ha vinto gli ultimi tre match esterni ma non infila un poker dal 1977; e che se l’Italia ha vinto tre volte con il Galles, ha perso gli ultimi cinque incontri. Inoltre i dragoni hanno violato l’Olimpico nel 1996 quando coach Rob Howley giocava 9 dietro la mischia. Il clou a Londra. Ma il clou per gli appassionati è a Londra: il match più atteso ogni anno che spesso ha deciso per il titolo. Stavolta gli inglesi trovano una Francia ferita e pericolosa. Il terzo ko potrebbe aprire il baratro. Il ct Saint’Andrè ha ripescato in mediana Morgan Parra (soprannome merde). Fra i centri l’atteso autoscontro fra Bastareaud, francese della Guadalupe e Manu Tuilagi, il samoano d’Inghilterra. Un po’ del mistero di questo Sei Nazioni sarà oggi svelato. Sarà già tempo di bilanci, e dopodomani ci sarà da godersi alle 15 Scozia-Irlanda.

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Cosa insegna la squalifica di Parisse di Stefano Tamburini Ha usato l’hashtag #graziedicuore e poche parole, quelle di un tweet in tre lingue: «Non ho parole per ringraziare tutti voi, che credete in me, e che sapete che non mi permetterei mai di insultare un arbitro!». Sergio Parisse, il capitano azzurro costretto a uscire di scena in anticipo dal Sei Nazioni per un rosso rimediato con il suo club, lo Stade Français, non sa darsi pace e con lui quelli che lo conoscono bene, compreso il tecnico azzurro Jacques Brunel. È una storia amara che – al di là dei danni per gli azzurri – aiuta a comprendere come nulla può essere al di sopra di un comandamento semplice e chiaro: le regole sono sacre. Non c’è spazio, insomma, per quelli che ogni mattina fanno colazione a pane e dietrologie. Riguardatevi il filmato dell’espulsione e noterete che la protesta di Parisse dopo il rosso è espressa con toni civili, come nessun suo compagno si avvicini all’arbitro per fare pressioni. Poco importa se ci possano essere i presupposti della cantonata, che l’insulto possa essere di un altro giocatore. I dirigenti della squadra di Parisse faranno ricorso; nel frattempo si va avanti, senza vittimismo e isteria. Provate a pensare a tutto questo calato intorno a Josè Mourinho, Antonio Conte o Adriano Galliani (sarebbe bastato un solo nome ma, per evitar dietrologie, quando si parla di pallone è meglio allargare il campo) oppure a quelle volte in cui Francesco Totti non le mandò a dire agli arbitri Nicola Rizzoli e Carmine Russo. Nel primo caso se la cavò con un giallo, nel secondo con un rosso e una giornata di squalifica: acqua fresca o poco più in un mondo dove le parole educazione, rispetto e regole fanno fatica a farsi largo. Al contrario, nella pallaovale il solo fatto di avere a che fare con una vicenda come quella di Parisse viene considerata una

159 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI sconfitta. Per quelli dei complotti invece non c’è speranza: a questo punto della lettura avranno già appallottolato il giornale. Altro che sconfitta, con loro è una partita persa in partenza.

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Il poker del ct per ridare slancio all’Italia Due cambi legati allo stop forzato di Parisse Una scelta invece la rivoluzione in mediana di Fabrizio Zupo (inviato a Roma) Una Nazionale a trazione posteriore made in Treviso: dietro ai piloni cinque uomini abituati a giocare assieme da tre anni di Celtic League e fuori la cerniera di trasmissione che torna a essere quella benettoniana in purezza. Il cuore del gioco è verde. Il ct azzurro Jacques Brunel ha deciso che l’equilibrio della squadra stavolta si ottiene completando il calco in azzurro della rosa veneta. I quattro cambi: due per motivi tattici e due per la contingenza legata alla squalifica di Sergio Parisse (serviva un numero 8 e anche un direttore di touche, figure che il capitano riassume da solo), riprongono una sequenza più volte esibitasi al Monigo di Treviso. Ci piace l’opportunità per la prima volta dal primo minuto concessa ad Antonio Pavanello, il capitano “rodigino” di Treviso che rischiava di passare alla storia solo come recordman di presenze nell’Italia A (ben 24). Leader al Monigo poi in panca o davanti alla tivù a guardare i compagni di club in azzurro. Uno fra gli atleti più umili e più caparbi viste le difficoltà per il suo ingresso stabile in Nazionale, nelle mani pochi cap a otto anni dal suo debutto con Berbizier ct. Al via della Celtic, dimenticata la questione altezza (due cm in meno della media), Mallett a domanda diretta lo mette in pole per i test invernali del 2010 poi non lo convoca. Pavanello si infortuna nel club e sta fuori, ma negli stesi giorni gioca con l’Italia A contro Tonga a Biella. Anche quest’anno in avvio un infortunio muscolare poi il semaforo verde. Brunel da lui cerca le doti di “architetto” (è laureato) della touche, il terzo saltatore e quel qualcosa in più dell’amalgama del Monigo dove si vincono le partite in rimonta: un secondo “capitano” in campo dietro Castrogiovanni. E un senso di riscossa c’è pure per Manoa Vosawai, il principe figiano, equiparato dopo anni di militanza a Parma. Anche in

161 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI questo caso un’idea di Berbizier che lo promuove al mondiale 2007 dopo solo un test estivo con il Giappone dove gli avversari gli rimbalzano addosso. Non un grande mondiale, anzi le critiche sono impietose. Si scopre solo in tempo di Celtic che stava male ma voleva giocare, un peccato veniale per un giocatore diventato ben presto un beniamino di una piazza difficile come Treviso. Gli schiocchi dei suoi impatti contro gli avversari si sentono in tribuna causando boati, certe volte troppo deciso da prendersi un rosso. Ma per un numero 8 avere davanti un Parisse in Nazionale o un Barbieri inamovibile da tempo nel club la vita non è facile. Se Favaro è un mastino nel gioco senza palla, lui lo è palla in mano. Di fronte troverà Faletau, un tongano arrivato con il padre in Galles nel Mondiale 1999 e lì rimasto. Una sfida nella sfida. Resta poi il cambio più atteso: quella della mediana. Luciano Orquera osannato all’Olimpico con la Francia e poi crollato a Edimburgo parte dalla panchina e in regià torna Kristopher Burton come all’esordio del Sei Nazioni 2012 con l’Inghilterra. Più freddo, più preciso nel gioco al piede e nell’alternanza col gioco alla mano, Burton (terza scoperta Berbizier dalle file dell’Orleans in Francia) garantisce di più una tattica di gestione del possesso ovale.Quanto mancato in Scozia, meno genio e più tranquillità. A cercare i guizzi attorno al pack ci penserà quel furetto di Edoardo Ugo Gori che torna skipper: talento puro con qualche discontinuità che Brunel come Smtih nel club cercano di gestire.

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I riconoscimenti di Club Italia e Federazione

Così come accaduto prima della partita casalinga del Sei Nazioni contro la Francia, con la consegna dei cap azzurri, anche in questo secondo incontro all’Olimpico contro il Galles, la mattinata del mondo della pallaovale avrà un appuntamento con la sua storia. La Federugby e il Club Italia amatori rugby consegneranno, infatti, gli annuali riconoscimenti tramite i due presidenti Alfredo Gavazzi e Pier Giuseppe Cerrini. Tra i vari premiati si segnalano: presidente onorario Fir Giancarlo Dondi; Benemerenze Fir: Pier Giuseppe Cerrini, Alessando Manzoni, Mario Spotti, Franz Mauthe Von Degerfeld; Ovali d’iro con fronda d’alloro (40 anni dedicati al rugby): Giuseppe Ballardini (Piemonte); Roberto Pegoiani, Nevio Passotti, Angelo Zanetti (Lombardia); Franco Bernini (Emilia Romagna); Fabrizio Zucchi (Toscana); Egiziano Ploenziani (Umbria); Ernesto De Fazi, Mario Navarra e Vincenzo Ferrazza (Lazio). Premi Ciar 2011- 12. Dirigente: Gennaro De Falco; giornalista professionista “ premio Fadda”: Stefano Semeraro giornalista pubblicista “premio Tognetti”: Umberto Piccinini; tecnico: Pasquale Presutti; società: Rugby Club i Cavalieri Prato; Giocatore: Maurizio Zaffiri; arbitro: Claudio Passacantando. Targa Franco Chiaserotti “una vita per il rugby” Alfredo Gavazzi, Elio De Anna, Mario Percudani, Renato Puggelli; trofeo Aldo Invernici “miglior azzurro 2011-12” Andrea Masi; premio speciale Ciar Giancarlo Dondi, Mauro Bergamasco.

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Martin, orgoglio da gigante Gli spot, Sanremo... domani solo un obiettivo: «Dar tutto, sarà dura ma possiamo farcela» di Alessandro Cecioni «L’Italia ha solo un capitano, Sergio Parisse. Oggi sarò io a guidare la squadra contro il Galles, ma spero riducano la squalifica a Sergio e contro l’Inghilterra ci sia di nuovo lui». Martin Castrogiovanni accoglie sotto le sue braccia un gruppo di giornalisti iraniani venuti a fare uno stage all’Adnkronos e felici di incontrare il gigante del rugby italiano. Foto, sorrisi, Castrogiovanni che in inglese spiega il suo ruolo. A Sanremo. Lo hanno visto sabato scorso a Sanremo, sul palco, sollevare Luciana Littizzetto e portarla in braccio avanti e indietro e prima ancora si era fatto notare per gli spot spiritosi su Sky negli improbabili panni del danzatore o del nuotatore. «Quando i miei amici hanno saputo che Sergio Parisse era squalificato mi hanno detto: “E che problema c’è? Non avete Castrogiovanni? – racconta un giornalista – Martìn che ne pensi?”». «Che i tuoi amici non capiscono niente», è la risposta data con un sorriso. Poi si fa serio, vorrebbe parlare della partita, ma tutti insistono sul suo ruolo, sul peso dei gradi, in campo, sul discorso che farà prima di entrare sul terreno dell’Olimpico, al momento della consegna delle maglie, un rito nello spogliatoio del rugby. «Andiamo per ordine. Sono nato in Argentina, è vero, ma devo tutto a questo paese rugbisticamente parlando. Sono italiano per nonni e per quello che sento. Il discorso? Non cambia molto per me, sono sempre l’ultimo a parlare prima di entrare in campo. Volete sapere cosa dirò? Adesso, davanti alle tv? Scordatevelo. Vi accenno l’argomento principale: l’orgoglio. Di indossare la maglia azzurra, di essere all’Olimpico, di affrontare un avversario come il Galles da pari a pari. Bisogna uscire dal campo dopo aver dato tutto, se l’avversario sarà stato più forte gli stringeremo la mano». Far tesoro degli errori. Vuole parlare della partita, di come è stata preparata, di quello che dobbiamo aspettarci. Alla fine ci riesce. «Abbiamo rivisto all’inizio della settimana il match contro

164 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI la Scozia. Capito i nostri errori. Siamo stati sovrastati nella battaglia, nei punti di incontro. In più non ci siamo adattati all’avversario e questo è stato il nostro errore più grande, continuare ad attaccare a tenere il pallone, nonostante tornassimo indietro». E qui svela un po’ il piano di gioco previsto da Brunel. «Conquista dello spazio, avanzare. E difesa, tanta attenzione alla difesa, una difesa avanzante», dice Castrogiovanni. «Dobbiamo essere capaci di cambiare l’interpretazione della partita durante il suo svolgimento. Adattarci. Questa è la sfida di oggi contro il Galles». Quale Galles sarà? Il Galles ha perso la prima, con l’Irlanda, e vinto la seconda, in trasferta a Parigi. L’anno scorso ha vinto il Sei Nazioni con il grande slam, poi, nei test di novembre, non è andato bene. Qual è il vero Galles? «Quello del secondo tempo con l’Irlanda e della partita di Parigi – dice Castrogiovanni – una squadra potente, che ci darà filo da torcere. Mi chiedete che partita sarà? Bè il fatto che ci sia un pilone come capitano la dice lunga, non credete? Partita molto fisica, molto dura». Lui e i compagni. Il capitano è il mediatore con l’arbitro, e con i compagni. Se il piano di gioco non dovesse essere rispettato che farà Castrogiovanni, che dirà ai compagni? «Mediazione? Io li prendo a schiaffi se ripetiamo gli errori di Edimburgo», sorriso, ma non proprio dolce. Castrogiovanni è già stato capitano nel tour estivo. Ai mondiali in Nuova Zelanda, nel 2011, contro gli Usa diventò capitano per una manciata di minuti, all’uscita i campagni ironizzarono: «Ogni volta che poteva chiedeva mischia, non si è più calciato un pallone». «Mi divertivo», rispose. L’Italia vinse. Oggi calciare il pallone sarà una delle opzioni, non a caso in mediana c’è Burton al posto di Orquera, meno invenzione, più sostanza. Con un occhio al meteo, il pallone bagnato potrebbe rallentare l’azione dei tre-quarti gallesi. «Il tempo mi interessa fino a un certo punto, quello che conta è il cuore, l’orgoglio, il coraggio», dice il capitano azzurro. La scaramanzia. Che oggi, per non perdere l’abitudine entrerà comunque per ultimo camminando: «Come sempre, non scherziamo, sono troppo scaramantico». L’orgoglio del gigante è anche questo.

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SABATO 23 FEBBRAIO Il Galles ci fa male

Finisce male la terza sfida del Sei nazioni. La mischia azzurra si rivela fragile e di fatto non c’è quasi partita. Ma non c’è scoramento fra gli azzurri, anzi. Nel dopopartita si colgono già i segnali di voler voltare pagina al più presto. Anche nelle circostanze avverse il modo di reagire può diventare fondamentale. Da segnalare in negativo le lamentele in stile calcistico, fortunatamente poi subito rientrate, del dopopartita.

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L’USCITA DAL CAMPO DI UN DELUSISSIMO MARTIN CASTROGIOVANNI

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Mischia fragile: il Galles sfonda e l’Italia affonda Una meta fortunata apre la strada ai Dragoni Poi il giallo a Castrogiovanni chiude l’incontro di Fabrizio Zupo (inviato a Roma) Martin Castrogiovanni, capitano di giornata sotto l’acquazzone romano, abbandona per giallo la nave nel momento in cui stava cercando di riprendere il largo e per l’Italia rimasta in 14 trenta secondi dopo è subito naufragio, speronata dall’inserimento verticale fra mediano e centro dell’ala “chiusa” Cuthbert dritto in meta, già disalberata dal piede di Halphpenny e infine spiaggiata con tutto il pack mai visto così sottomesso in prima linea. Conto pesante. Il finale 9-26 è un conto pesante, un passo indietro che allinea la gestione Brunel al passato recente, e però arrivato dopo un primo tempo brutto ma equilibrato, preso a calci perché l’ovale scivoloso impediva un gioco qualsiasi. Ma il problema era già evidente. Il marchio di fabbrica dell’Italrugby, il più grande punto di forza del rugby azzurro completamente in bambola: per anni terreno pesante e mischia italiana protagonista in fase statica erano stati un binomio d’acciaio. Da oggi, o se volete dalla sfida in terra di Scozia, tutto questo è in discussione. Il nostro gioco clonato. Si materializza tutto lì nei crolli e nei contestati e fischiati angoli di ingaggio in prima linea, il bancomat di piazzati dove il Galles ha ritirato il contante nel punteggio. Il nostro gioco clonato dal dragone che sputa fuoco anche sotto l’acqua. Una gestione del pallone della mediana azzurra in parte corretta ma sicuramente imprecisa e non efficace. Ma alla pausa siamo ancora lì sul 6-9 e in avvio di ripresa, dove non arrivano le gambe dei trequarti ci riesce il piede di Burton a scavalcare la difesa con un calcetto perfetto a rotolare a tre metri dalla meta: Benvenuti in vantaggio arriva primo, forse è disturbato senza palla, ha comunque la chance di segnare però compie istintivamente il gesto tecnico più difficile.

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Cerca di raccogliere con mani l’ovale in corsa invece di toccarlo col piede, basterebbe un rasoterra, un put come nel golf, per guadagnarel’area e poi tuffarsi sopra senza rallentare la corsa. Invece, palla che casca in avanti e il «Mano!! perché??» di Brunel sul megaschermo riassume il pensiero di un intero stadio riempito da 59.725 tifosi paganti. La svolta. L’idea piace anche agli avversari che replicano lo schema tre minuti dopo dalla parte opposta del campo: è il 44’ e sullo sviluppo di un campanile si forma un raggruppamento, ovale in uscita per MikePhillips che scavalca la difesa con un calcetto alto ma corto. Sul punto di caduta vanno i due mediani, nessuno raccoglie l’ovale che rimbalzando scavalca Gori e inganna Burton, in compenso l’apertura compie un velo sul compagno che non può difendere su Jonathan Davies pronto a dar lezione indisturbato: puntone sul pallone e tuffo plastico in meta. In tribuna si sbraccia il suo omonimo, apertura da leggenda degli anni 80 in versione telecronista. Siamo al 52’ e sul 9-19 la partita si può ancora recuperare. Perché se loro ci fanno soffrire in mischia, gli azzurri hanno letto bene le touche e ne rubano tre, Pavanello gestisce e vince e chiamate. Masi ha un lampo e trova al piede una touche lunghissima a cinque metri dall’area gallese. Owens lancia lungo, e l’ovale arriva a Vosawai a far l’ariete. Il giallo che chiude la sfida. Si avanza ma la difesa rossa regge e sulla mischia che ne segue l’arbitro Poite decide che ne ha abbastanza di come Castrogiovanni entra nell’ingaggio ed estrae il giallo. Smarrimento. Neppure il tempo di capire e il Galles in superiorità numerica sa far funzionare per una volta la touche nell’azione che Cuthbert chiude in meta, calando il sipario sulla partita. Martin il leone si mette le mani sui capelli, lo inquadrano per far capire che la disfatta è inevitabile. Ci sarebbe lo spazio per reagire ma non c’è la testa. E allora il tempo scorre e la rotta azzurra è dritta verso gli scogli.

Italia-Galles 9-26 (primo tempo 6-9) Italia: Masi, Venditti, Benvenuti, Canale (24’ st Garcia), McLean, Burton, Gori (25’ st Botes), Vosawai (25’ st Cittadini,

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29’ st Vosawai), Favaro (29’ st Derbyshire), Zanni, Minto (15’ st Geldenhuys), Pavanello, Castrogiovanni (31’ st Cittadini) Ghiraldini (15’ st De Marchi), Lo Cicero (15’ st Giazzon). (A disposizione: 22 Orquera). All.: Brunel. Galles: Halfpenny, Cuthbert, Davies, Roberts (31’ st S. Williams), North, Biggar (29’ st Hook), Phillips (24’ st L. Williams), Faletau, Tipuric, R. Jones (29’ st Warburton), Evans, Coombs (12’ st A.W. Jones), A. Jones (34’ st Mitchell), Hibbard (12’ st Owens), Jenkins. (A disposizione: 17 James). All.: Gatlland. Arbitro: Poite (Francia) Marcatori: nel pt 8’ Halfpenny c.p., 10’ Burton c.p., 16’ e 20’ Halpenny c.p., 30’ Burton c.p.; nel st 5’ Davies meta, trasf. Halfpenny, 10’ Burton c.p., 14’ Halfpenny c.p., 21’ Cuthbert meta, trasf. Halfpenny. Espulsioni temporanee: “giallo” a Castrogiovanni al 14’ st.

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Se affiorano i vizietti del calcio di Stefano Tamburini Certo che fa male, questa sconfitta. Fa male perché riporta il Sei Nazioni azzurro su dimensioni diverse da quelle sperate dopo la cavalcata trionfale contro i francesi al debutto. Ma fa male anche per qualcosa che è a margine della sfida, un momento apparentemente isolato ma che rappresenta una tendenza alle recriminazioni che non fa parte di questo mondo. Un qualcosa che è stato stoppato al volo da un generoso cronista di Sky Sport che ha allontanato il microfono dal capitano di giornata azzurro, Martin Castrogiovanni chiosando con un «fermiamoci qua altrimenti ti squalificano». A caldo, il numero 3 stava cominciando a prendersela con il gioco a suo dire irregolare dei gallesi in mischia e, di riflesso, con le valutazioni dell’arbitro che hanno penalizzato gli azzurri fino al giallo che li ha costretti a giocare in 14 nel momento chiave della sfida. Castrogiovanni, poco dopo, nella pancia dello stadio ha chiarito che non voleva mettere in discussione il ruolo dell’arbitro, rendendosi conto che c’era il rischio di non fare un bel servizio a questo sport che anche oggi ha portato 60mila persone all’Olimpico e che sta lasciando insegnamenti positivi con la speranza che possa contagiare anche mondi ormai minati dalla cultura del sospetto e dalle dietrologie. La palla ovale non può permettere che i vizi peggiori del calcio si facciano strada attraverso spifferi come questi: la dichiarazione a caldo in tv si presta a più interpretazioni e il rischio che resti quella sbagliata c’è. Il ct Jacques Brunel, del resto, lo ha detto chiaro e tondo che l’Italia ha perso a causa di un gioco approssimativo. E, aggiungiamo, anche poco bello da vedere. Il confronto con lo show successivo tra Inghilterra e Francia in questo senso è stato impietoso. L’Italia ha fretta di scrollarsi di dosso l’etichetta di sesta squadra del torneo. Ed è giusto, dopo ogni passo avanti, aggiungere ambizione ad ambizione. Con un occhio al gioco e un altro, doverosamente, anche a bordo campo.

172 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Il ct Brunel: «Tanti errori ma la sfida era aperta» Zanni: «Troppo slegati» di Alessandro Cecioni Come spesso accade è Alessandro Zanni a dare la lettura più lucida dell’accaduto. Soprattutto nel comprendere perché gli azzurri sono sembrati senz’anima.«Abbiamo giocato slegati – dice la terza linea azzurra che oggi, per una ventina di minuti, è stato anche capitano – eravamo disuniti, non sapevamo quello che avrebbe fatto il compagno». E ancora: «Mancava un punto di riferimento». Jacques Brunel, ct azzurro, nella sua analisi è stato freddo, quasi distaccato. «Siamo mancati sulla mischia, abbiamo preso otto penalità, nove punti del Galles sono nati da calci presi dai nostri avanti – abbiamo sbagliato il gioco al piede. Ma alla fine del primo tempo eravamo sul 9-6, la partita poteva ancora essere nostra». Poteva. «In apertura di ripresa abbiamo avuto un buon calcio dietro le loro linee – dice ancora Brunel – ma non lo abbiamo sfruttato al meglio (clamoroso avanti di Benvenuti che ha provato a raccogliere invece di spingere il pallone in meta con i piedi e schiacciare ndr). Poi tre minuti dopo i gallesi, su un’azione simile hanno fatto la scelta giusta e sono andati in meta». Loro la scelta giusta, noi la peggiore possibile. A rivivere il momento decisivo dell’incontro è Kris Burton, mediano di apertura azzurro. «C’è stato un calcio gallese e sul punto di caduta c’eravamo io e Gori. Ho chiamato il pallone, ma non l’ho preso, ha fatto un rimbalzo strano e Jonathan Davies lo ha prima calciato in avanti poi raccolto segnando». Sulla gestione del pallone, sui calci poco azzeccati (non i piazzati nei quali Burton ha segnato il 100%, tre su tre), l’apertura italiana si prende le sue responsabilità. «Non ho saputo gestire il pallonecome si doveva, soprattutto al piede, a volte pensavo di aprire e poi calciavo, non sono stato lucido». Brunel non è d’accordo con chi ha visto nell’Italia una mancanza di capacità di reazione, un deficit di personalità.

173 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

«Abbiamo mal gestito l’occupazione del campo e il possesso», insiste. Le statistiche gli danno ragione: l’Italia ha avuto il pallone più del Galles (56%contro 44%) ed è stato in territorio avversario di più (58% contro 42%) costringendo i gallesi a fare molti più placcaggi (132 contro gli 80 italiani). «Questa squadra – ammette – ha difficoltà a gestire il contesto, loro sono stati efficaci, noi no. Noi sotto pressione siamo in difficoltà. Guardando a quello che è stato nelle ultime partite, dagli AllBlacks all’Australia, alla Francia, devo dire che in attacco siamo molto migliorati, che facciamo gioco, ma dobbiamo imparare a metterci al passo del contesto, dell’avversario». Unica cosa positiva della giornata la rimessa laterale. «Antonio Pavanello è stato bravissimo a leggere la rimessa avversaria e a chiamare le nostre», dice.

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L’amarezza di Castrogiovanni Prima accusa l’arbitro, poi ci ripensa: colpa nostra di Alessandro Cecioni Martìn Castrogiovanni, primo ciak: «Ognuno deve fare bene il proprio mestiere. In mischia? Qui nel rugby certe cose non si possono dire». L’incontro è appena finito, lui ancora sul campo. È chiaro a tutti che ce l’ha con i gallesi ma anche con Romain Poite, arbitro francese dell’incontro. A una settimana dalla squalifica di Sergio Parisse per offese all’arbitro nel campionato francese non è un bel segnale. Castrogiovanni se ne rende conto. Dieci minuti dopo, in conferenza stampa, secondo ciak, si torna nell’alveo della tradizione rugbistica. «Non è di questo sport criticare l’arbitro. Se noi avessimo fatto bene il nostro lavoro non ci sarebbe stato bisogno delle sue decisioni. Siamo noi, io per primo, che non abbiamo gestito bene la mischia. Se sei superiore e non ti fai mettere in difficoltà dall’avversario, non c’è niente da sanzionare». Leonardo Ghiraldini, tallonatore azzurro, non vuol sentire parlare dell’arbitro, è ben consapevole che la mischia italiana ieri ha sofferto più del dovuto contro i gallesi. «La soluzione? Lavorare molto su questo, avevamo cercato di prepararci al loro modo di entrare in mischia, ma durante l’incontro non siamo riusciti a prendere le contromisure, l’arbitro ha sanzionato quello che ha visto». Castrogiovanni si sente mortificato anche per il cartellino giallo che ha lasciato gli azzurri in 14 contro 15: «Come mi sento? Io non ci sto a perdere nemmeno alla playstation, figurarsi sul campo. Mi sento onorato di essere il capitano di questa squadra e cercheremo di tornare i più forti già da Londra, anche se sappiamo che non sarà facile».

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DOMENICA 24 FEBBRAIO Gli azzurri al bivio

Non è un bel momento. Due sconfitte dopo l’avvio trionfale, una sorta di bivio per dare un vero significato a questa 14esima partecipazione azzurra al Sei nazioni. Restano due sfide, quella all’apparenza quasi impossibile in Inghilterra e l’ultima, più abbordabile, in casa contro l’Irlanda. Il ct Brunel pensa a cambiare ancora qualche pedina.

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Azzurri, Brunel pensa ad altri cambi di Fabrizio Zupo L’hanno rifatto. Contro l’Irlanda stavolta. Nella stessa maniera con cui hanno intrappolato l’Italia. Oggi gli scozzesi nel match che chiudeva il terzo turno del Sei Nazioni e valido per il Centenary Quaich (trofeo a parte messo in palio ogni anno fra Irlanda e Scozia) hanno battuto 12-8 con 4 punizioni centrate da Laidlaw la banda verde di O’Driscoll che pur ha dominato la partita. Le percentuali statistiche sembrano fotocopiate dal match di 15 giorni fa con gli azzurri, in certe voci addirittura più schiaccianti a favore dell’Irlanda: 70% di possesso, 77% di territorio, 124 palloni portati in attacco contro 35, 4 break contro 0, 7 offloads contro 1, 106 mischie aperte vinte contro 29, 44 placcaggi contro 128 (chi attacca placca di meno, stesso divario che contro l’Italia) e infine l’unica meta della giornata marcata da Craig Gilroy. Eppure l’Irlanda ha perso. Son bastati 4 falli trasformati al piede. Così il XV del Cardo sale a 4 punti in classifica (6 Inghilterra, 4 Galles, 2 Irlanda e Italia, 0 la Francia) dopo aver aspettato tutta la partita gli errori degli altri; non costruendo ma rompendo il gioco altrui. Che succede al rugby, sport che non mente mai? Un Sei Nazioni dove la miglior difesa vince e il destino che passa per i piedi buoni di un calciatore? Pare di sì. Intanto la lezione scozzese va presa sul serio visti i risultati. Concretezza e cinismo. E ora dopo la pausa Kelly Brown, capitano balbuziente ma non nel trascinare il gruppo, porta il XV del Cardo al Millenium di Cardiff per un primo momento della verità. Mentre i gallesi ora sognano di arrivare vincenti all’ultimo turno – quando ospiteranno l’Inghilterra – per giocarsi una sorta di finale che varrebbe il bissare il titolo del 2012. E l’Italia? Aspettiamo martedì per comprendere gli effetti della scorsa settimana. Quelli legati a Sergio Parisse espulso per 30 giorni in attesa di conoscere l’esito del suo ricorso sull’episodio

178 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI legato all’insulto all’aribtro Cardona. E quelli legati alla sconfitta di sabato: martedì – ha annunciato il team manager Troiani – saranno diramati i 30 nomi dei convocati per le ultime due partite del Torneo. Brunel taglierà delle teste? Rischierà qualche nuovo inserimento? La storia di questo Sei Nazioni dice che mancano dei protagonisti dell’ultimo scorcio di 2012 visto nel trittico impossibile contro l’emisfero Sud. A partire da Robert Barbieri, flanker strepitoso in Nazionale e numero 8 metamen con la Benetton in Heineken Cup, fermato il primo febbraio da un polpaccio che fa i capricci. E poi Sgarbi tra le sicurezze per cui s’è chiusa la stagione. Terza pedina il capitano. Se gli azzurri pensavano di avere una coperta più lunga, di cambi all’altezza o almeno di una possibilità di scelta per Brunel, i fatti dimostrano il contrario. Parisse ha un valore specifico come giocatore ma il campo dice anche come leader: nelle parole di Zanni la radiografia della sconfitta «Siamo stati slegati tutta la partita». Deficit di leadership, giocatori che mancano l’appuntamento e rispetto al ko in Scozia molta confusione in più specie in mediana. C’è molto da radrizzare e sulla cerniera 9 e 10 poco da inventare. Se non tornare alla scelta iniziale con Orquera. Dopo la pausa si va a Twickenham dove dagli All Blacks in poi sono caduti tutti e i tifosi attendono come una festa ogni appuntamento. Specie quello contro gli azzurri che sarà l’ultimo in casa per loro prima di un possibile Grande slam da celebrare.

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LUNEDÌ 25 FEBBRAIO L’Italia perde di nuovo terreno

Arriva il responso del ranking mondiale. Dopo la vittoria contro la Francia gli azzurri erano saliti fino al nono posto, adesso sono scivolati al 12esimo. L’Inghilterra ha già pronta la lista dei convocati per la sfida casalinga contro l’Italia.

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Inghilterra: i convocati per la sfida con l’Italia

Il ct dell’Inghilterra di rugby Stuart Lancaster ha ufficializzato una lista di 31 giocatori che in tarda serata si raduneranno al Pennyhill Park di Bagshot in preparazione alla partita del quarto turno del Sei Nazioni di domenica 10 marzo, che vedrà il XV della Rosa ospitare l’Italia a Twickenham. Questi i convocati: (Saracens), (Saracens), (Harlequins), (Harlequins) (Leicester Tigers), () Alex Corbisiero (), Owen Farrell (Saracens), (Leicester Tigers), (Northampton Saints), (Saracens), (Northampton Saints), (London Wasps), Matt Kvesic (), Joe Launchbury (London Wasps), (Northampton Saints) (Harlequins), (Gloucester), (Leicester Tigers), (Harlequins), David Strettle (Saracens), (Saracens), Manusamoa Tuilagi (Leicester Tigers), Billy Twelvetrees (Gloucester), Mako Vunipola (Saracens), (London Wasps), David Wilson (Bath), (Leicester Tigers), (Northampton Saints), (Leicester Tigers), (Leicester Tigers).

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Ranking: Italia al 12° posto

L’Italia da oggi è al 12° posto scavalcata anche da Tonga come primo effetto della sconfitta di sabato all’Olimpico contro il Galles che, a sua volta, scala una posizione scavalcando l’Irlanda e piazzandosi al 7° posto. Non male per una nazionale uscita dai test di novembre con le ossa rotte. La Scozia pur vincendo non si muove dalla decima piazza. Ecco la nuova classifica (tra parentesi la posizione precedente) 1 (1) NUOVA ZELANDA 90.08 2 (2) SUD AFRICA 86.94 3 (3) AUSTRALIA 86.87 4 (4) INGHILTERRA 85.30 5 (5) FRANCIA 81.20 6 (7) GALLES 80.74 7 (6) IRLANDA 79.28 8 (8) SAMOA 78.71 9 (9) ARGENTINA 78.71 10 (10) SCOZIA 78.19 11 (12) TONGA 76.10 12 (11) ITALIA 74.93

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MARTEDÌ 26 FEBBRAIO L’Italia spera ancora in Parisse

Arriva la lista dei convocati per la partita nel tempio di Twickenham. Il ct Brunel conferma tutti e mette in lista - formalmente come invitato – anche capitan Parisse, confidando in un ricorso che è stato presentato per cancellare o quantomeno ridurre la squalifica.

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Convocati: Brunel conferma tutti

Jacques Brunel, commissario tecnico della Nazionale italiana di rugby, ha diramato la lista dei trenta giocatori convocati per gli ultimi due impegni della squadra azzurra, il primo dei quali contro la capolista Inghilterra capolista domenica 10 marzo a Twickenham. L’Italia chiuderà il torneo allo stadio Olimpico di Roma sabato 16 contro l’Irlanda. Il gruppo dei convocati si ritroverà a Roma, al Centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” dell’Acqua Acetosa, domenica 3 marzo alle 19. La partenza per l’Inghilterra è prevista nella giornata di sabato 9 marzo, con rientro in Italia in vista dell’ultima partita nella tarda serata di domenica 10 marzo. Tutti confermati gli azzurri che hanno partecipato al raduno pre-Galles. Sergio Parisse parteciperà al raduno, invitato dallo staff tecnico, in attesa di evoluzioni sullo stato della sua squalifica. Ecco l’elenco dei convocati: Piloni Martin CASTROGIOVANNI (Leicester Tigers, 94 caps) Lorenzo CITTADINI (Benetton Treviso, 19 caps) Alberto DE MARCHI (Benetton Treviso, 7 caps) Andrea LO CICERO (Racing-Metro Paris, 101 caps) Michele RIZZO (Benetton Treviso, 6 caps) Tallonatori Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 51 caps) Davide GIAZZON (Zebre Rugby, 8 caps) Seconde linee Joshua FURNO (Narbonne, 6 caps) Quintin GELDENHUYS (Zebre Rugby, 36 caps) Francesco MINTO (Benetton Treviso, 5 caps) Antonio PAVANELLO (Benetton Treviso, 16 caps) Flanker/n.8 Robert BARBIERI (Benetton Treviso, 27 caps) Mauro BERGAMASCO (Zebre Rugby, 93 caps) Paul Edward DERBYSHIRE (Benetton Treviso, 19 caps)

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Simone FAVARO (Benetton Treviso, 19 caps) Ratu Manoa Seru VOSAWAI (Benetton Treviso, 11 caps) Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 72 caps) Mediani di mischia Tobias BOTES (Benetton Treviso, 11 caps) Edoardo GORI (Benetton Treviso, 22 caps) Mediani d’apertura Kristopher BURTON (Benetton Treviso, 21 caps) Luciano ORQUERA (Zebre Rugby, 31 caps) Centri/Ali/Estremi Tommaso BENVENUTI (Benetton Treviso, 26 caps) Paolo BUSO (Zebre Rugby, 1 cap) Gonzalo CANALE (La Rochelle, 80 caps) Gonzalo GARCIA (Zebre Rugby, 26 caps) Tommaso IANNONE (Benetton Treviso, 1 cap) Andrea MASI (London Wasps, 75 caps) Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 44 caps) Luca MORISI (Benetton Treviso, 2 caps) Giovanbattista VENDITTI (Zebre Rugby, 12 caps)

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MERCOLEDÌ 27 FEBBRAIO Parisse, attesa senza fine

La decisione sulla squalifica di Parisse slitta, tenendo tutti in apprensione nel gruppo azzurro. L’attenzione, al di fuori del gruppo, è più su questo che su questioni tecniche. Il ct Brunel è molto bravo a tenere la barra dritta all’interno del gruppo. Un atteggiamento che finirà con il dare i suoi frutti.

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Parisse: la decisione slitta a martedì 5 di Fabrizio Zupo Sergio Parisse deve attendere sino a martedì 5 marzo il destino sul suo futuro prossimo: è il giorno fissato per discutere il suo ricorso sulla squalifica che, attualmente, lo vede fuori dai giochi sino al 18 marzo a Torneo Sei Nazioni scaduto. Se gli verrà invece concesso uno sconto sui 30 giorni comminati potrebbe tornare subito a disposizione di Jacques Brunel per la partita a Londra o al peggio per l’ultima sfida del Torneo a Roma il 16 marzo contro l’Irlanda. La notizia arriva dalla Lnr (Ligue nationale de rugby) direttamente al giocatore: la lega francese non ha scarsa politica riguardo le comunicazioni ufficiali, preferisce informalmente avvisare i “naviganti” via Twitter. E come non era precisa la comunicazione sul giorno della decisione di oggi (il rinvio si sarebbe dovuto decidere lunedì o ieri al massimo), ora par di capire che l’audizione potrebbe slittare di 24 ore a mercoledì 6. Sul caso Parisse s’è scatenata un po’ di stampa estera: c’è chi è più complottista e dietrologico di un italiano, arrivando a suggerire una vendetta per la sconfitta dei galletti, ma anche chi ragiona non sul capitano azzurro ma sulla necessità di uno stop a comportamenti definiti da footballer, da pallonari appunto. Il propagarsi cioè delle continue contestazioni alle decisioni arbitrali che fanno da contrasto all’orgoglioso stile dei rugbisti in 190 anni di storia sportiva. Uno stop, viene detto, doveva essere messo. Peccato che il fulmine sia stato scaricato su un giocatore italiano rovinando anche il Sei Nazioni azzurro. Vedremo se avrà l’efficacia eventualmente ricercata.

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GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO Gli inglesi guardano oltre

Oggi si parla soprattutto degli inglesi che ci tengono a poter scegliere fra tutti i possibili titolari. Per loro la partita contro l’Italia appare quasi come un fastidio, sanno che dovranno giocarsi il trofeo nell’ultima partita contro il Galles e contro l’Italia l’obiettivo è farsi meno male possibile.

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L’Inghilterra vuole recuperare Farrel

Il ct inglese Stuart Lancaster sta cercando di recuperare l’apertura Owen Farrel in vista della partita contro l’Italia di domenica 10 marzo a Twickenham. «Attualmente – dice il ct inglese – ci sono buone possibilità, le chanche di vederlo in campo sono intorno al 50 per cento». Owen Farrel era stato costretto a dare forfait contro i francesi ma la prossima settimana tornerò a correre. «Il problema – aggiunge Lancaster – è calciare. Se ci saranno dubbi sulla sua tenuta non lo rischieremo». Il ct inglese si è cautelato non facendo rientrare al club la naturale alternativa, Toby Floyd. Come riserva, in caso di rinuncia a Farrel, potrebbe esserci il giovane Freddie Burns.

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VENERDÌ 1° MARZO Tifosi azzurri, grande entusiasmo

Non si è ancora giocata la partita in terra d’Inghilterra, che dai tifosi azzurri arriva una grande dimostrazione di fiducia e di entusiasmo: già esauriti i biglietti di curva per la sfida finale all’Olimpico contro l’Irlanda.

193 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

I TIFOSI AZZURRI DEL RUGBY ALLO STADIO OLIMPICO DI ROMA

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Italia-Irlanda: già esaurite le curve

Mancano poco più di due settimane all’ultima giornata del Sei Nazioni 2013: il 16 marzo allo stadio Olimpico di Roma gli azzurri del ct Jacques Brunel affronteranno l’Irlanda. Un appuntamento per il quale i tifosi dell’Italrugby si stanno mobilitando in massa come testimonia il picco di vendita registrato da Federazione negli ultimi giorni e che ha portato al tutto esaurito, con sedici giorni d’anticipo, per le due curve dell’Olimpico. Per i sostenitori azzurri, oltre che per le migliaia di irlandesi che caleranno nella Capitale alla vigilia di San Patrizio, sarà l’occasione per salutare il Torneo e i propri beniamini che – dopo la finestra internazionale di giugno nell’Emisfero Sud – torneranno a calcare i campi di casa solo a novembre, in occasione dei Cariparma Test Match contro Argentina, Australia e una tra Samoa e Fiji. Dopo aver accolto circa centoventimila persone sugli spalti dell’Olimpico e al Terzo tempo Peroni village, il Parco del Foro Italico sembra destinato a essere palcoscenico di un grande turno di chiusura del Torneo e, per offrire ai propri appassionati un pomeriggio da ricordare, la Federazione italiana rugby sta sviluppando una serie di nuove iniziative per rendere sempre più unica e coinvolgente la giornata del 16 marzo. La prevendita, esauriti i settori di curva, prosegue in tutti gli altri settori dell’Olimpico attraverso i canali abituali della Fir: online su listicket.it, nei centri autorizzati Lis (elenco su listicket.it) o tramite Call Center 892.982 con meno di diecimila biglietti ancora disponibili, nei vari settori, per l’ultima uscita degli azzurri nel Torneo 2013. Questi i prezzi dei biglietti singoli per Italia-Irlanda: tribuna Monte Mario bassa 80 euro (intero), 64 euro (ridotto); tribuna Tevere bassa e media 70 euro (intero), 56 euro (ridotto); tribuna Monte Mario media 60 euro (interno), 48 euro (ridotto); tribuna

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Tevere alta 50 euro (interno), 40 ridotto); tribuna Monte Mario alta 40 euro (intero), 32 euro (ridotto); tribuna Tevere parterre 40 euro (interno), 32 euro (ridotto); distinti 25 euro (intero), 25 euro (ridotto); curve (già esaurite) 15 euro (intero), 12 euro (ridotto). Ulteriori informazioni sulla biglietteria sono disponibili sulla pagina ufficiale ticket.federugby.it.

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DOMENICA 3 MARZO Tutti concentrati per l’Inghiterra

Comcincia l’operazione Twickenham. Il gruppo azzurro va in ritiro a Roma. Trenta i convocati, con il 31esimo, l’“ospite” capitan Parisse che continua a essere il più atteso, legato come è al verdetto sul ricorso presentato contro la sua squalifica.

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Cominciato il raduno degli azzurri

Il torneo delle Sei Nazioni 2013 entra nella propria fase finale e l’Italrugby si raduna questa sera a Roma in vista delle ultime due giornate del Torneo che porteranno gli uomini del ct Jacques Brunel ad affrontare l’Inghilterra capolista domenica 10 marzo a Twickenham e l’Irlanda il 16 marzo, vigilia di San Patrizio, allo stadio Olimpico di Roma. Dopo la settimana di pausa che ha fatto seguito alla sconfitta interna contro il Galles, i trenta azzurri convocati dal ct si ritroveranno in serata al Centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” e da domani inizieranno a lavorare in vista della trasferta contro il XV della Rosa, unica squadra europea mai battuta dall’Italia in passato. Gli inglesi, che guidano la classifica a punteggio pieno e sono in corsa per titolo e Grand Slam, si sono ritrovati a Bangor già all’inizio della scorsa settimana dopo il successo interno colto contro la Francia. Al raduno azzurro di questa sera, in qualità di invitato prenderà parte anche Sergio Parisse, per ora squalificato ed in attesa del ricorso avverso lo stop comminatogli dalla Lega francese nei giorni precedenti la partita con il Galles: l’udienza per il numero otto e capitano dell’Italia è fissata per mercoledì 6 marzo a Parigi. Questo l’elenco dei convocati. Piloni: Martin Castrogiovanni, Lorenzo Cittadini, Alberto De Marchi, Andrea Lo Cicero, Michele Rizzo. Tallonatori: Leonardo Ghiraldini, Davide Giazzon. Seconde linee: Joshua Furno, Quintin Geldenhuys, Francesco Minto, Antonio Pavanello. Flanker/n.8: Robert Barbieri, Mauro Bergamasco, Paul Edward Derbyshire, Simone Favaro, Ratu Manoa Seru Vosawai, Alessandro Zanni. Mediani di mischia: Tobias Botes, Edoardo Gori. Mediani d’apertura: Kristopher Burton, Luciano Orquera.

198 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Centri/Ali/Estremi: Tommaso Benvenuti, Paolo Buso, Gonzalo Canale, Gonzalo Garcia, Tommaso Iannone, Andrea Masi, Luke McLean, Luca Morisi e Giovanbattista Venditti.

199 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

200 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

LUNEDÌ 4 MARZO Entusiasmo in ritiro

La doppia sconfitta in Scozia e in casa contro il Galles sembra ben assorbita. Due sedute di allenamento in un giorno e massima concentrazione nel ritiro azzurro.

201 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Doppio allenamento per gli azzurri

Subito due allenamenti sul campo per l’Italrugby che, al “Giulio Onesti” di Roma, prepara la sfida di domenica a Twickenham all’Inghilterra capolista, nel match valido per la quarta e penultima giornata del Sei Nazioni 2013. Tutti gli atleti convocati dal ct Jacques Brunel hanno lavorato regolarmente in mattinata, alternando il campo con le riunioni di video-analisi. «Ritroviamo una squadra in condizioni fisiche molto buone, la quasi totalità dei ragazzi ha riposato nel fine settimana e possiamo da subito focalizzarci sulla sfida contro gli inglesi», ha detto il manager degli azzurri, Luigi Troiani. L’Italia prepara la gara contro il XV della Rosa ma, intanto, attende l’esito dell’appello di Sergio Parisse, il cui ricorso contro la squalifica comminatagli nei giorni precedenti la partita contro il Galles verrà dibattuto mercoledì a Parigi: «Siamo ottimisti su quello che potrà essere l’esito rispetto a quanto emerso nel primo grado di giudizio – è stato il commento di Troiani -. Confidiamo che possano esserci delle modifiche rispetto alla prima sentenza ma, intanto, pensiamo a preparare la gara di Twickenham, dove andremo a sfidare una squadra in forma, che mira al Grande Slam. Sappiamo che sarà un match molto impegnativo, ma dovremo andare in campo senza paura e affrontare la gara in modo corretto, con la voglia di imporre il nostro gioco anche in vista dell’ultima giornata del torneo che ci vedrà in casa, il 16 marzo contro l’Irlanda, davanti al nostro pubblico». E proprio per la sfida contro gli irlandesi alla vigilia di San Patrizio, giorno di festa nazionale per il popolo verde che calerà in massa a Roma (è prevista la presenza di diecimila sostenitori), c’è grande attesa, testimoniata dal forte incremento nelle vendite registrato nel fine settimana. Sono infatti oltre duemila i tagliandi staccati nello scorso week-end per la sfida al XV in maglia verde, un quantitativo che – dopo il tutto esaurito per i

202 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI settori di curva raggiunto la settimana passata – riduce a circa seimila i biglietti ancora disponibili sugli spalti dell’Olimpico per l’ultima giornata del Sei Nazioni.

203 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

204 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

MARTEDÌ 5 MARZO L’Inghilterra ci snobba

Il ct inglese Stuart Lancaster ci snobba. Pensa già all’ultima sfida contro il Galles, quella dove si giocherà il titolo, e contro gli azzurri pensa di dare spazio a molte riserve Ma dal ritiro azzurro, prima ancora delle news da Londra, circolano delle indiscrezioni su una possibile scelta “a specchio” del ct azzurro, con qualche esclusione eccellente in vista.

205 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Inglesi con le riserve contro l’Italia

Il ct della nazionale inglese di rugby, Stuart Lancaster, sta pensando a un ampio turnover per la partita di domenica (ore 16) a Twickenham contro l’Italia. Ieri il ct ha allargato a 36 (inizialmente erano 31) l’elenco dei convocati e ha ufficializzato che Owen Farrell e Ben Morgan quasi certamente non ci saranno. Nel gruppo entra , la terza linea del Leicester City (la squadra di Martin Castrogiovanni) al suo primo raduno stagionale con la nazionale della Rosa. «Morgan e Farrel difficilmente saranno recuperabili», dice il ct Lancaster e poi lascia capire che quasi certamente Toby Flood farà parte del XV iniziale. E non pare questa l’unica novità. Dando per scontata la vittoria contro gli azzurri, gli inglesi si preparano a far rifiatare alcuni titolari in vista dell’incontro decisivo della settimana successiva al Millenium stadium di Cardiff contro il Galles. «Le indicazioni emerse dallo scorso week-end – dice Lancaster – suggeriscono che sia ancora un po’ presto per Tom Croft per essere impiegato nel Sei Nazioni. Ma dopo aver giocato nel club, ha avuto il via libera dagli specialisti del Leicester e dai nostri medici. Ho fatto una bella chiacchierata con Richard Cockerill (il tecnico dei Tigers, ndr) e lui è soddisfatto della sua forma e si vede chiaramente che sta giocando bene. Quel che più importa è che Tom si sente pronto ed è bello averlo in gruppo. Abbiamo concorrenza in tutti i reparti e soprattutto in terza linea c’è molta competizione e avere a disposizione anche Tom ne aggiunge ancora. Così non vedo l’ora di capire che succederà in questi giorni in campo. Stiamo provando anche Calum Clark, vogliamo tenerlo coinvolto durante il suo recupero (da un infortunio alla spalla,ndr)”.» Anche Alex Corbisiero (London Irish), Owen Farrell (Saracens) e Ben Morgan () continueranno il loro recupero fisico in campo con la Nazionale e non con i club.

206 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Ecco l’elenco dei convocati a Pennyhill Park: Chris Ashton (Saracens) Brad Barritt (Saracens) Mouritz Botha (Saracens) Mike Brown (Harlequins) Freddie Burns (Gloucester Rugby) Danny Care (Harlequins) Calum Clark (Northampton Saints) Dan Cole (Leicester Tigers) Tom Croft (Leicester Tigers) Lee Dickson (Northampton Saints) Alex Corbisiero (London Irish) Owen Farrell (Saracens) Toby Flood (Leicester Tigers) Ben Foden (Northampton Saints) Alex Goode (Saracens) Dylan Hartley (Northampton Saints) James Haskell (London Wasps) Matt Kvesic (Worcester Warriors) Joe Launchbury (London Wasps) Courtney Lawes (Northampton Saints) Joe Marler (Harlequins) Ben Morgan (Gloucester Rugby) Geoff Parling (Leicester Tigers) Chris Robshaw (Harlequins) David Strettle (Saracens) Henry Thomas () Joel Tomkins (Saracens) Manusamoa Tuilagi (Leicester Tigers) Billy Twelvetrees (Gloucester Rugby) Mako Vunipola (Saracens) Billy Vunipola (London Wasps) David Wilson () Thomas Waldrom (Leicester Tigers) Tom Wood (Northampton Saints) Ben Youngs (Leicester Tigers) Tom Youngs (Leicester Tigers).

207 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Italia: esclusioni eccellenti in vista di Fabrizio Zupo Cittadini al posto di Castrogiovanni e Rizzo al posto di Lo Cicero dal primo minuto domenica a Londra? E anche qualche altro cambio? Qualche spiffero dal raduno azzurro all’Acqua Acetosa indica questa soluzione in prima linea come quella che sarà scelta da Jacques Brunel per il match contro un’Inghilterra lanciata verso il suo Grande Slam a dieci anni dall’ultima volta. Nel giro di due giorni sapremo se l’indiscrezione reggerà, non appena il ct leggerà la formazione dei 23 convocati (15 titolari e sette riserve). E si capirà se altre “seconde linee” rispetto ai titolari sin qua preferiti dal ct saranno in campo al fischio arbitrale. Perché è interessante questa strategia? Perché fa parte di logiche non proprio in linea con lo spirito del rugby ma entrate di prepotenza con lo strutturarsi di impegni e campionati. E cioè tenere a riposo (relativo, perché entrerebbero nella ripresa) i punti di forza azzurri nel match considerato impossibile per averli più tonici nell’ultimo match, quello di Roma, contro l’Irlanda considerata un obiettivo del torneo e che arriva sei giorni dopo Londra (un giorno di riposo in meno che ha consigliato lo staff azzurro di volare in Italia subito dopo la fine della partita). È una filosofia pragmatica, per alcuni versi anche giusta, ma lo scalino c’è con l’idea dei più forti sempre in campo. È successo altre volte senza gli esiti previsti, ma attenti alle sorprese. Nel 2003, mondiali di Australia, l’Italia di Kirwan vede sulla strada dei quarti il Galles battuto sei mesi prima a Roma e il ct azzurro decide che nel match d’apertura contro gli All Blacks giocano i “secondi” quindici con Checchinato a far da capitano chioccia a martiri spediti al fronte. Non servì a molto: fu mattanza di mete per la Nuova Zelanda mentre i quindici “riposati” dopo aver battuto Tonga non riuscirono nell’impresa con i gallesi. A casa al primo turno. Molte furono le polemiche attorno a una logica che a Kirwan pareva pragmatica. Recentemente è stata utilizzata da un altro “britannico”, il

208 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI sudafricano Nick Mallett che il 12 marzo del 2011 decide che contro la Francia a Roma si possono mischiare le carte per tenere qualche giocatore a riposo e quindi buono per l’appuntamento successivo, quello solito per evitare il cucchiaio di legno: la Scozia. Così Masi ad esempio ritrova dopo molto tempo la maglia numero 15 affidata sino a quel giorno a McLean, Festuccia ridiventa titolare nel tallonaggio al posto di Ghiraldini, Dellapé il guerriero viene scelto contro i suoi compagni di club e di Top 14 al posto di Geldenhuys, Lo Cicero ritrova posto come pilone invece di Perugini. Il soggetto è scritto ma poi il copione viene strappato e finisce con la meta capolavoro di Masi e il calci di Mirco Bergamasco che fissano sul 22-21 lo score. La prima volta al Sei Nazioni. Bello scherzo per chi rimase fuori, vero? Francesi delusi e rivoluzione nelle gerarchie azzurre. Da quel giorno Masi è rimasto stella fissa all’estremo, Lo Cicero ha ripreso il cammino interrotto verso i 100 cap dopo due anni di assenza in azzurro. E la partita con la Scozia? Persa. Credo che in molti firmerebbero per la replica di quell’esito: i cosiddetti rincalzi che battono per la prima volta gli inglesi barattando il successo con l’altrettante prima vittoria del torneo con gli irlandesi. Il campo dirà. Ma ora l’idea viene a un ct francese che fa dell’equilibrio il suo credo: cos’è cambiato dai tempi lontani di Kirwan e da quelli vicini di Mallett? Essenzialmente che i “rincalzi” di Kirwan per vari motivi non erano competitivi quanto quei titolari: un Italia giovane e già a due velocità. Oggi invece i citati Cittadini e Rizzo sono ai livelli (pure senza la stessa lunga esperienza) dei colleghi e fan vedere delle prestazioni in Celtic decisamente all’altezza. Inoltre due anni di Rabodirect in più hanno elevato il livello, quello che permette un pareggio del Treviso “2″ con tanto bonus offensivo (4 mete) in casa della prima della classe Ulster. C’è ormai maggiore omogeneità nel gruppo, anche se poi si scende in 15 in campo e le scelte vanno fatte. C’è la possibilità che le qualità del singolo siano esaltate nel contesto. Minto è l’esempio eclatante di un debuttante che trova il suo gioco subito all’esordio. L’esperimento di Brunel, se lo farà, poggia su basi diverse.

209 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

De Marchi e Gori: riscatto a Londra

«L’Inghilterra deve rappresentare il nostro riscatto dopo le sconfitte con Scozia e Galles, due partite in cui non ci siamo espressi come avremmo voluto, come abbiamo dimostrato di saper fare». Alberto De Marchi, 27enne pilone azzurro della Benetton Treviso, nella conferenza stampa seguita alla doppia sessione sul campo svolta in mattinata dagli uomini di Jacques Brunel, parla della sfida di domenica a Twickenham contro l’Inghilterra capolista del «Sei nazioni». «Sappiamo che è la partita più dura, che andiamo a sfidare un’Inghilterra in grande forma, ma non dobbiamo pensare a loro. Piuttosto, focalizziamoci sul nostro rugby», raccomanda De Marchi. «Contro il Galles siamo mancati dove puntavamo a fare la partita, nella mischia: è un aspetto che analizzeremo, sfidiamo una squadra completa in ogni aspetto del gioco, stiamo preparando questa partita senza tralasciare nulla», spiega il pilone sinistro di San Donà, sempre entrato dalla panchina in sostituzione di Andrea Lo Cicero nelle prime tre giornate del Torneo. «Sarei bugiardo se dicessi di non sognare la prima maglia da titolare nel Sei Nazioni – conclude l’atleta di San Donà, che ha esordito a giugno contro l’Argentina – ma qui in Nazionale va in campo dal primo minuto chi lo merita, io devo ancora migliorare per meritarmi un posto da titolare». Titolare contro il Galles ed oggi festeggiato di turno è il giovane mediano di mischia pratese Edoardo Ugo Gori che in ritiro ha festeggiato il 23esimo compleanno: «Fare una grande partita e magari vincere contro l’Inghilterra sarebbe il migliore dei regali, sono sicuro che i compagni faranno di tutto per far sì che diventi realtà», dice il numero nove della Benetton. «Prendo le responsabilità del caso per la prestazione contro il Galles, in mediana non abbiamo gestito al meglio la partita dal punto di vista tattico e io e Kris (Burton, ndr) ne siamo consapevoli, è nostro compito gestire la partita. Contro il Galles, nelle

210 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI condizioni climatiche in cui si è giocato, era fondamentale gestire con precisione il gioco al piede ed in questo siamo mancati – ammette Gori –. Inevitabile che, con quel tipo di situazione, tutto diventasse più difficile».

211 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

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MERCOLEDÌ 6 MARZO Festa azzurra Parisse riabilitato

Una grande notizia per gli azzurri. A capitan Sergio Parisse vengono riconosciute le attuanuanti e la squalifica ridotta: potrà giocare sia in Inghilterra sia l’ultima sfida in casa contro l’Irlanda.

213 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Squalifica ridotta: Parisse gioca

Il capitano dell’Italrugby Sergio Parisse potrà giocare domenica a Londra contro l’Inghilterra. Gli è stata infatti ridotta la sospensione comminatagli nel campionato francese, ed estesa anche a livello internazionale, che ora è stata portata a 20 giorni. Lo ha annunciato il presidente della commissione d’appello della federazione transalpina (Ffr), Gilbert Chevalier: «Parisse è riqualificato da sabato e quindi potrà giocare domenica». Parisse era stato espulso al 36’ pt della partita del Top 14 del 16 febbraio fra lo Stade Francais, la sua squadra, e il Bordeaux- Begles. L’arbitro Laurent Cardona aveva poi spiegato di aver preso questa decisione perchè il giocatore lo aveva, a suo dire, insultato in inglese, cosa che Parisse ha sempre negato con fermezza. In prima istanza la lega nazionale rugby aveva poi squalificato il giocatore per 30 giorni, più dieci con la condizionale, e ciò aveva impedito alla squadra azzurra di utilizzare il suo capitano il 23 febbrio scorso contro il Galles. Parisse aveva fatto appello, che oggi è stato parzialmente accolto modificando il motivo della sanzione in «mancanza ai doveri di capitano». Gli sono quindi stati inflitti 20 giorni, che scadono sabato, più dei lavori «di interesse generale» da effettuare entro l’anno. Parisse tornerà nel ritiro azzurro in serata. In mattinata era volato a Parigi per partecipare all’udienza della commissione d’appello.

214 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Troiani: «Felici per Parisse»

«Apprendiamo con soddisfazione la notizia che la squalifica di Sergio Parisse è stata ridotta a venti giorni e che, dunque, il giocatore sarà disponibile per le prossime due giornate del Sei Nazioni». Lo ha detto il manager della squadra nazionale italiana Luigi Troiani. «Sergio – ha aggiunto – è un elemento importante per questo gruppo e non possiamo che essere felici di poterlo mettere a disposizione del ct Jacques Brunel per le partite contro Inghilterra e Irlanda».

215 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Parisse, gli auguri dei tifosi su Twitter

Sergio Parisse per ora non parla direttamente ma ritwitta gran parte dei messaggi di soddisfazione per la riduzione della sua squalifica a 20 giorni e la conseguente possibilità di tornare in campo con gli azzurri nelle ultime due sfide del Sei Nazioni, domenica a Twickenham contro l’Inghilterra e sabato 16 all’Olimpico di Roma contro l’Irlanda. «@sergioparisse grande capitano!! #giustiziafatta adesso sotto con l’inghilterra!! #tutticonvoi» è il messaggio di Tommaso Mazzanti. Si aggiunge Roberto Fattori: «@sergioparisse domenica sarò a #twickenham e sono felicissimo di sapere che ci sarai anche tu.. giustizia è fatta! Ora tentiamo l’impresa!!». E poi, Matteo Negri («@sergioparisse Grande Capitano! Sono davvero felice che hai avuto giustizia! E adesso sotto con l’Inghilterra senza paura!), Alice D’Angella («@sergioparisse son davvero contenta!! Ora giú in campo! Ti stavamo aspettando!»), Kit Timmis («@sergioparisse sono contento di sentire la tua divieto e stato interrotto, anche se sono inglese e sempre bene per vederti giocare #classe») e tanti altri ancora. C’è anche l’account Twitter della Federrugby: «@sergioparisse felici di riaverti a bordo #engvita ed #itavirl #capitano».

216 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Azzurri, euforia per il rientro di Parisse

Palestra e allenamento collettivo stamani per l’Italrugby al “Giulio Onesti” di Roma, dove gli azzurri resteranno sino a sabato mattina quando voleranno a Londra per sfidare domenica, allo stadio di Twickenham, l’Inghilterra capolista. Nel primo pomeriggio, proprio durante l’incontro quotidiano con la stampa, l’ambiente ha appreso della riduzione della squalifica di capitan Sergio Parisse, che sarà dunque a disposizione del ct Jacques Brunel per la partita contro il XV della Rosa: «Una buona notizia per Sergio, è bello sapere che questa situazione ha finito per risolversi nel migliore dei modi», ha commentatoTommaso Benvenuti nel corso della conferenza stampa. Il giovane centro della Benetton Treviso ha anche approfittato per commentare le notizie di mercato che lo riguardano e che sono circolate in questi giorni: «Il mio trasferimento a Perpignan? L’ho letto sui giornali, sono solo voci, ho letto la cosa ma non ne sapevo nulla». Nel 2011, a Twickenham, il trequarti originario di Vittorio Veneto andò in tribuna e quella di domenica potrebbe essere la sua prima volta in uno dei templi del rugby mondiale: «Non so ancora se andrò in campo, sicuramente Twickenham è uno stadio storico, speciale, e noi abbiamo voglia di rifarci dopo le ultime due partite, di mostrare nuovamente quale è il rugby che sappiamo esprimere». Sull’esito della sfida, Benvenuti non si sbilancia: «Giocare in trasferta è sempre difficile, specialmente quando si va a sfidare una squadra che punta al Grande Slam come gli inglesi. Ma è inutile fare pronostici ora, sarà come sempre il campo a decidere».

217 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

218 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

GIOVEDÌ 7 MARZO Gli azzurri riposano prima della battaglia

Agli azzurri viene concesso un giorno di riposo. Hanno lavorato sodo nel ritiro romano e il ct asseconda la richiesta di capitan Parisse.

219 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Azzurri: domani il XV anti-Inghilterra

Una giornata di relax per l’Italrugby prima di entrare nella fase finale dell’avvicinamento alla sfida di domenica a Twickenham contro l’Inghilterra, capolista imbattuta del Sei Nazioni dopo i primi tre turni. Oggi il gruppo azzurro, che ha ritrovato capitan Sergio Parisse, ha riposato e si è concesso un barbecue nel ritiro del “Giulio Onesti” di Roma a cui ha partecipato – con ruolo da protagonista – anche Carlo Molfetta, oro olimpico del taekwondo e ormai inseparabile amico dell’Italrugby. Domani alle quattordici il ct Jacques Brunel svelerà alla stampa la formazione che scenderà in campo contro il XV della Rosa, un avversario che Luke McLean, ala dell’Italia sin qui sempre presente nel Torneo, ha presentato così ai media: «Impossibili da fermare? Nessuno lo è, ma è indubbio che gli inglesi stiamo giocando veramente bene da qualche mese a questa parte. Hanno battuto gli All Blacks in novembre, stanno dominando il Sei Nazioni, hanno una mediana che gestisce ottimamente il gioco e non è facile andare a sfidarli nella loro metà campo. Noi ci proveremo, dovremo rimanere nel loro territorio il più possibile, stare attenti alla loro velocità in difesa, massimizzare il possesso. Sappiamo che ci aspetta una giornata difficile ma crediamo nelle nostre possibilità». «L’Inghilterra è davvero in grande forma – gli ha fatto eco Quintin Geldenhuys – e ha trovato un grande bilanciamento tra il gioco degli avanti e dei trequarti. Noi del pacchetto puntiamo a fare una grande partita là davanti: partiamo con grande fiducia, consapevoli di dover giocare una gara impegnativa contro i loro uomini di mischia e contro un XV che punta deciso al Grande Slam. Sappiamo che ci aspetta una battaglia».

220 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

VENERDÌ 8 MARZO Formazioni rivoluzionate

Lo avevamo anticipato. L’Italia cambia quasi mezza squadra, sei giocatori, uno in più dell’Inghilterra. Troppo importante per entrambe le squadre l’ultima sfida. Certo, obiettivi diversi ma un interesse comune. Anche se è più pericolosa la scelta degli inglesi, perché lanciano un segnale defastande all’avversario sulla carta più debole: ti sto snobbando. Il rischio è quello di caricare ulteriormente il rivale.

221 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Inghilterra: cinque cambi per l’Italia

Il ct dell’Inghilterra, Stuart Lancaster, ha ufficializzato il XV che domenica affronterà l’Italia nella penultima giornata del Sei Nazioni 2013 di rugby. Cinque i cambi rispetto al match vinto con la Francia: in campo, dall’inizio, il pilone debuttante Mako Vunipola, Danny Care e Toby Flood in mediana, il tallonatore Tom Youngs e il flanker James Haskell. Questa la formazione del XV della Rosa: Alex Goode; Chris Ashton, Manusamoa Tuilagi, Brad Barritt, Mike Brown; Toby Flood, Danny Care; Tom Wood, Chris Robshaw, James Haskell; Geoff Parling, Joe Lanchbury; Dan Cole, Tom Youngs, Mako Vunipola.

222 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Italia: Brunel ne cambia sei

Sei cambi tra i titolari e uno spostamento di ruolo rispetto alla formazione schierata contro il Galles sono stati decisi dal ct della nazionale italiana di rugby, Jacques Brunel, per l’incontro di domenica contro l’Inghilterra a Twickenham, per la quarta giornata del Sei Nazioni 2013. L’unico reparto a non registrare modifiche è il triangolo allargato con Masi estremo e la coppia di ali Venditti-McLean, insieme per la quarta volta consecutiva. Brunel ha spostato Gonzalo Canale a secondo centro, mentre Gonzalo Garcia ritrova la maglia numero 12 da titolare dopo un anno e mezzo e Luciano Orquera rientra all’apertura. Due novità in terza linea: capitan Parisse riprende il numero 8 dopo la riduzione della squalifica e Robert Barbieri fa il proprio esordio nel Sei Nazioni 2013. Inedita la seconda linea, con Joshua Furno all’esordio da titolare nel Torneo e Quintin Geldenhuys che ritorna dal primo minuto. In prima linea, il pilone sinistro Alberto De Marchi conquista il primo cap da titolare nel Sei Nazioni. La formazione dell’Italia contro l’Inghilterra: 15 Masi (London Wasps), 14 Venditti (Zebre Rugby), 13 Canale (La Rochelle), 12 Garcia (Zebre), 11 McLean (Benetton Treviso), 10 Orquera (Zebre), 9 Gori (Benetton), 8 Parisse (Stade Francais, cap.), 7 Barbieri (Benetton), 6 Zanni (Benetton), 5 Furno (Narbonne), 4 Geldenhuys (Zebre), 3 Castrogiovanni (Leicester Tigers) 2 Ghiraldini (Benetton), 1 De Marchi (Benetton). A disposizione: 16 Giazzon (Zebre), 17 Lo Cicero (Racing Metro Paris), 18 Cittadini (Benetton), 19 Pavanello (Benetton), 20 Minto (Benetton), 21 Favaro (Benetton), 22 Botes (Benetton), 23 Tommaso Benvenuti (Benetton).

223 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Brunel: «Vi spiego perché cambio»

«Il modo migliore per fermare Tuilagi? Chiuderlo in spogliatoio». Inizia con una battuta la conferenza stampa del ct azzurro Jacques Brunel e del manager Luigi Troiani che oggi al “Giulio Onesti” di Roma hanno annunciato la formazione dell’Italrugby che domenica a Twickenham affronta l’Inghilterra nel quarto turno del Sei Nazioni. «Scherzi a parte – ha detto il ct – Tuilagi è sicuramente un ottimo giocatore, molto fisico, in grado di mettere in difficoltà un atleta potente come Bastareaud all’esordio contro la Francia. Ma noi dobbiamo guardare l’Inghilterra, non il singolo giocatore, perché non rappresenta certo l’unica arma offensiva degli inglesi: penso a Barritt, il primo centro, che gioca molto più in penetrazione di quanto non faccia Tuilagi. L’Inghilterra ha molte chance per attaccare, per questo dobbiamo essere pronti ad avere una difesa collettiva di qualità» ha spiegato Brunel. «Abbiamo fatto un buon inizio di Torneo – ha proseguito Brunel – e poi siamo rimasti un poco delusi, per motivi differenti, per come sono andate le due partite successive. Contro il Galles non abbiamo messo in campo l’energia che avremmo dovuto, non so se per stanchezza fisica o altro, ma l’atteggiamento non è stato quello che ci aspettiamo da questa squadra. In questo senso, la sfida di domenica sarà importante: se non saremo a loro livello fisicamente, se non avremo la voglia di sfidarli, ci aspetta un pomeriggio molto duro e un passivo potenzialmente pesante». «Sappiamo che sarà una gara molto dura fisicamente e che sei giorni dopo ci aspetta l’Irlanda a Roma – ha dichiarato Brunel – e per gestire il minutaggio, per affrontare un pack inglese molto competitivo, abbiamo deciso di portare in panchina sei avanti, un atleta come Botes che può giocare nove e dieci, e un solo trequarti. In mischia sarà molto impegnativa a Twickenham». «Dopo il Galles abbiamo lavorato per migliorare il gioco al piede, la pressione e l’occupazione: contro i gallesi avremmo

224 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI dovuto mettere più pressione sull’estremo e nonostante lo avessimo previsto non lo abbiamo fatto. Vedremo se questa settimana sapremo fare meglio, come sapremo adattarci al contesto, alla partita, anche in base alle condizioni meteo in cui si giocherà». Sulle scelte in mediana, con Gori confermato e Orquera al rientro dopo essere andato in panchina contro il Galles, Brunel ha detto che «non siamo rimasti molto contenti della gestione del piano di gioco nelle ultime partite. Le scelte di gioco non sono sempre state giuste, il gioco al piede non è stato di qualità: non volevamo cambiare tutta la mediana e come dettoBotes può giocare sia mediano di mischia sia d’apertura, quindi abbiamo deciso di tenere Gori dal primo minuto. Non ci sono grandi novità a parte Barbieri e Furno che vogliamo vedere dal primo minuto: De Marchi parte dal primo minuto ma è sempre sceso in campo nelle altre partite, Geldenhuys ha già giocato, Garcia è entrato contro il Galles, Parisse rientra dalla squalifica, non sono certo delle novità assolute». Infine, Brunel è intervenuto sulla scelta della coppia di centriGarcia-Canale, già utilizzata molte volte da Mallett: «È indubbio che Sgarbi, oggi, abbia un ruolo importante nel gioco della nostra squadra. È altrettanto vero che la complicità e l’abitudine a giocare insieme, nei centri e più in generale in tutta la difesa, è molto importante e per questo abbiamo iniziato il Torneo con Sgarbi e Benvenuti che giocano assieme nella Benetton Treviso. Contro Scozia e Galles abbiamo subito due mete tra i centri, ora pensiamo che Garcia e Canale avendo già giocato spesso insieme in passato con l’Italia possano dimostrare di avere quella buona intesa che è necessaria».

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TERZA PARTE

La riscossa azzurra

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SABATO 9 MARZO Gli azzurri e la voglia di stupire

Ci siamo. Domani si gioca. Gli azzurri nel tempio londinese di Twickenham sfidano gli inglesi lanciatissimi verso il successo (se lo giocheranno quasi certamente nell’ultima sfida in Galles) e sui loro volti si nota un’incredibile, impensabile, convinzione. C’è aria di missione impossibile ma con tanta voglia di sfatare una tradizione. Mai vista prima.

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IL CT INGLESE STUART LANCASTER

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Gli azzurri nel tempio del rugby Domani alle 16 a Twickenham sfida agli inglesi lanciatissimi di Fabrizio Zupo (inviato a Londra) «È il nostro più grande blocco e imbarazzo. Non ci siamo mai veramente espressi a Twickenham. È un luogo che ti intimidisce, ti fa sentire inferiore ancora prima del calcio d’inizio. Sei alla casa del rugby e ti senti sotto esame a giustificare il tuo pedigree rugbistico. La maggior mancanza in questa sfida è stata sempre psicologica. Nelle ultime partite a Roma l’Italia poteva battere gli inglesi, quindi non si può più accettare il grande divario di gioco che si vive qui». Non è Sergio Parisse a parlare, ma il lucido e appassionato al Telegraph, ruvido ex capitano azzurro con la gioia del debutto vittorioso nel Sei Nazioni del 2000. A Londra ha perso tre volte, la prima al Mondiale 1991 con un’eco di critiche per anni. Nelle sue parole c’è tutto quel vedremo domani. Se a Roma siamo arrivati le ultime tre volte a meno 4, meno 5 e meno 4, a Londra affondiamo. La sconfitta meno dura nel 2007: un 20-7 preludio di un torneo unico sinora. Se l’equilibrio del ct Jacques Brunel riuscirà a togliere il blocco e l’imbarazzo l’Italia uscirà senza le ossa rotte. Gli azzurri arrivano delusi da loro stessi: battere la Francia aveva illuminato il cammino dei sogni, il realismo celtico li ha ridimensionati alle soglie del match impossibile. Quello da sbrigare alla meno peggio perché il Sei Nazioni va salvato contro un’Irlanda con poche speranze di correre per il titolo e i giocatori di Munster e Ulster con la testa già ai quarti di Heineken. Ora due sono le cose importanti: lo stato di salute in vista del quinto round, e qual è l’obiettivo possibile. Priorità. Brunel e il collega inglese Stuart Lancaster non hanno avuto bisogno di telefonarsi per decidere un bel turnover: un terzo dei titolari cambiato (sei i nuovi fra gli azzurri). L’avevamo anticipato ma era facile: lo spirito dei migliori

231 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI sempre in campo cede alla logica del torneo da vincere. Respirano le prime file per lo scontro finale. Gli impatti non si assorbono con una bella dormita. Psicologicamente però un’Italia data battuta e senza pressione, in genere gioca meglio, ricordando l’exploit dei panchinari del 2011 contro la Francia. Gli avversari. L’Inghilterra nutrita dal successo di novembre con gli All Blacks è cresciuta e ha trovato affidabilità in giocatori straordinari ed estrosi come Ben Youngs, Farrell (tenuto a riposo) e Tuilagi. Oltre alle Seconde Parling e Launchbury per citare, ma non c’è un solo reparto che sbavi. E la stessa mediana di domani Care-Flood sarebbe titolare altrove, come pure il debuttante pilone Vunipola. Ed è tutto esaurito a Twickenham, ultima uscita casalinga: si vuol partecipare all’impresa a 10 anni dall’ultimo Slam che si sogna di consumare sabato 16 a Cardiff. Bianchi e azzurri accomunati non dall’oggi ma dal domani. Gli obiettivi del ct. Per Brunel una doppietta a Roma dopo la vittoria con la Scozia nel 2012 farebbe dell’Olimpico un fortino e record di successi nel biennio rispetto ai predecessori. «Contro il Galles – ha detto – non abbiamo messo l’energia dovuta, non so se per stanchezza fisica o altro, ma l’atteggiamento non è quel che aspettavo. Se con gli inglesi non saremo a loro livello fisicamente, se non avremo la voglia di sfidarli, ci aspetta un pomeriggio duro. E sei giorni dopo c’è l’Irlanda: per gestire il minutaggio, per affrontare un pack inglese abbiamo deciso di portare in panchina sei avanti, un atleta come Botes che può giocare nove e dieci, e un solo trequarti. Giocare in mischia sarà molto impegnativo». La partita è scritta.

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Il fascino della missione impossibile di Stefano Tamburini È come lo scoglio che argina il mare, è l’uno su mille che ce la fa. È la missione impossibile che scende dagli schermi e ogni tanto s’affaccia su un palcoscenico sportivo: merce rara, quasi un Superenalotto di emozioni impronosticabili. L’analisi delle forze in campo e i precedenti sono impietosi: a Twickenham, il tempo del rugby, gli azzurri sono sempre affondati e solo nel 2007 il passivo è rimasto confinato in dimensioni umane: 20-7. Ma in nessuna sfida si può dare tutto per scontato, specie quando i migliori pensano già oltre. Gli inglesi sono fortissimi e quasi certamente possono permetterselo. E dunque non accadrà di veder mettere in padella una frittatona ciclopica, ma non è detto: è già accaduto e in due occasioni l’ho visto con i miei occhi. Una proprio nel rugby, il 23 aprile 1994: finale scudetto fra il Milan di Silvio Berlusconi imbottito di supercampioni e L’Aquila cresciuta a pane e rugby fatto in casa. Sulla carta non c’è storia: lo stadio è il Plebiscito di Padova ma quasi 5.000 aquilani mostrano uno striscione gonfio d’orgoglio: “Benvenuti al Tommaso Fattori” (il loro stadio). I rossoneri si presentano con le bottiglie di champagne nelle borse, eppure dopo un 23-14 in rimonta a cantare e ballare sul prato sono gli aquilani. Altra storia, egualmente emblematica. Roma, stadio Olimpico 1983: campionati italiani di atletica. Si corrono i 10mila: dominano Alberto Cova, campione europeo e mondiale, e Francesco Panetta, giovane emergente (nel 1987 sarà campione mondiale dei 3.000 siepi). Corricchiano l’ultimo giro salutando il pubblico e mentre si scambiano cortesie il quasi sconosciuto Loris Pimazzoni li infila sul traguardo e diventa campione italiano. Cova e Panetta restano con gli occhi persi nel vuoto mentre lo stadio applaude l’agnello che s’è appena mangiato il lupo. Merce rara, certo. Ma solo chi non sa inseguire le favole non potrà mai viverne una.

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Capitan Parisse «In campo per crescere» «Non posso dire “entriamo per vincere” ma è una grande occasione per tutti noi» di Fabrizio Zupo (inviato a Londra) Più che un arrivo sembra una toccata e fuga, una corsa progettata per il ritorno, per dormire a Roma già dopodomani notte davanti al campo di allenamento con la testa fissa all’Olimpico sabato prossimo e all’Irlanda che avrà 24 ore in più di riposo: l’Italia scesa ieri a Londra con albergo all’ombra della pista di Heathrow, stadio di Twickenham a cinque minuti di strada, pullman di ritorno subito dopo il terzo tempo, sei rincalzi al via dal primo minuto, sembra destinata a svolgere la pratica alla meno peggio. Peccato poi che per uno scherzo logistico l’aereo azzurro sia atterrato a Gatwick, 50 km più a sud e azzurri intruppati quasi un’ora in una coda chilometrica per il controllo passaporti fra i tifosi italiani dei voli “normali” increduli e gli inglesi a scattare foto ricordo. Brunel sbuffa. L’intoppo. Uno sbavo in una giornata già stretta nei tempi. La versione del presidente Gavazzi delle trasferte è quella di una comunità che si sposta assieme ai propri giocatori, la base che da un’occhiata all’alto livello: ospiti, presidenti di club, tecnici, comitati regionali (stavolta di Marche e Umbria) in un volo dedicato. E gli azzurri visti da vicino sono sempre dei ragazzi che dormono per la levataccia o armati di Ipad per ogni tipo di distrazione: film, gioco virtuale, lettura. I libri di Gori. Un libro in mano vero e proprio ce l’ha sempre Edoardo Gori: in Scozia s’è “sparato” l’intero Don Chischiotte, oggi è immerso ne “Il maestro e Margherita”: «Non è per studio – dice - è una passione la letteratura». Il barone sorridente. Il più disposto alla chiacchiera il barone Andrea Lo Cicero e poi il tema dominante delle ultime sconfitte è proprio come si gioca lì davanti in mischia dove le sicurezze azzurre si sono frantumate: «Troppe regole e interpretazioni –

234 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI dice il pilone sinistro che oggi parte dalla panchina – il nostro gioco è troppo esplosivo per gli altri così cercano sempre l’anticipo. Purtroppo i tempi dell’ingaggio cambiano da arbitro ad arbitro. Scozia e Galles ci hanno messo in difficoltà mettendosi testa contro testa, in cerca di avere una posizione che neutralizzi la nostra spinta. Gli è stato permesso. Ed è difficile così. Certe volte bisognerebbe tornare al vecchio modo di giocare a rugby». Serenità. Battute, scherzi, modi per stemperare: Bergamasco che cattura la telecamera di La7 e riprende giornalisti e compagni. Poi l’Italia prima della rifinitura in campo a Egham ritrova il suo capitano Sergio Parisse per la prima conferenza, post squalifica: «Sono pronto e felice di tornare. Ringrazio per aver rispettato la mia volontà di non commentare nei giorni scorsi la squalifica. Ci aspetta una partita a casa della migliore di questo torneo, un’occasione perfetta per far vedere il nostro meglio». «Non posso dire ai miei “entriamo per vincere” – prosegue – ma per migliorarci e giocare meglio di quanto visto contro Galles e Scozia. Non dobbiamo guardare gli inglesi ma il nostro gioco. Ha fatto bene Jacques a dare l’opportunità di un turnover. Non è solo per gestire il minutaggio di molti in vista dell’Irlanda ma anche per vedere alcuni ragazzi fin dal primo minuto che sinora non hanno giocato. E anche di correggere certi errori come una mischia subita in Scozia e il gioco al piede contro il Galles che non è stato all’altezza. So che le statistiche ci danno ai primi posti in molte fasi del gioco e Jacques ci tiene, ma con le statistiche non si vince». Ma tornando alla squalifica non è che si voleva colpire un atteggiamento chiacchierone definito da footballer (pallonaro) che nel rugby non esisteva prima? «Sono d’accordo sul punto e di fronte alla commissione ho infatti ammesso di aver rotto le scatole all’arbitro tutta la partita. Ma non arrivando all’insulto». Che casomai in quale lingua sarebbe? «Italiano o francese, tutte ma non l’inglese».

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Io e gli odori della palla ovale Lo scrittore Vincenzo Cerami racconta il fascino del rugby: da ex giocatore e da appassionato di Alessandro Cecioni (inviato a Londra) «La memoria è una casa inabitabile / con tartarughe morte, orologi rugginosi, / tovaglie di perline stinte, trottole / di legno marcito, sedie rovesciate, / stemmi caduti dal chiodo, e una panca / rimasta intatta, di legno greggio». È una delle poesie raccolte nel libro “Alla luce del sole” e il suo autore, Vincenzo Cerami, 73 anni, scrittore, aiuto regista sceneggiatore con alle spalle una nomination all’Oscar, di ricordi da mettere insieme, di “memorie”, ne ha molti. A partire dal rugby. Di quegli anni passati sui campi di fangosi della palla ovale Vincenzo Cerami ricorda due cose: il freddo e gli odori. «Giocavo centro nelle giovanili del Frascati, sono stato anche convocato in nazionale, era bellissimo giocare a rugby, lo sport mi è restato nel cuore». Che ricorda di quegli anni? «Le sembrerà strano, ma mi ricordo il profumo della vegetallumina, della pomata che mettevamo dopo i traumi. Un odore pungente insieme con quello dell’olio canforato. Mi chiedo se la usino ancora». E che altro? «Il freddo. Noi tre-quarti passavamo metà della partita ad aspettare il pallone. Allora non era mica come oggi, almeno a Frascati, il gioco era tutto sugli avanti. A noi arrivavano pochi palloni. Allora mi ricordo quel freddo intenso che entrava nelle ossa, lì fermi. Peggio ancora quando pioveva, per colpa delle maglie». Le maglie? «Erano pesantissime, di un cotone duro, quando si impregnavano d’acqua era un disastro. E il pallone? Ora vedo che giocano con palloni sintetici, sembrano mantenersi leggeri anche quando

236 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI piove, un tempo erano di cuoio, si imbevevano d’acqua, ingestibili». Un quadro disastroso. «Ma quelle domeniche di rugby mi sono restate nel cuore, quello spirito, e le amicizie di allora. Mi capita di ritornare a Frascati, di ritrovare i compagni di un tempo, di parlare con loro. Momenti molto intensi». E il rugby di oggi lo segue? Va allo stadio? «Lo seguo, sì, ma in televisione; allo stadio è un po’ che non vado. Ero molto amico dell’ex presidente Dondi e mi invitava a vedere qualche incontro, e anche alla festa del rugby, a fine stagione. La nazionale mi pare che abbia fatto grandi progressi, ho gioito per la vittoria contro la Francia, è stata bellissima. Credo che sia stato possibile batterla perché i loro giocatori fisicamente sono più o meno come i nostri. Ma gli anglosassoni, i sudafricani, i neozelandesi, mi sembrano di un’altra stazza. La vittoria sulla Francia, poi, ha avuto anche un altro significato». Q uale? «C’era la storia di un francese, Jacques Brunel, il nostro allenatore, che maltratta la sua patria». Che ne dice dell’Italia disegnata dal ct? «Si vede che ha cambiato mentalità, ma il lavoro da fare è ancora molto lungo. Ma si sente dal profumo che c’è intorno a questa squadra, dalla gente che va all’Olimpico, da come se ne parla, che qualcosa è cambiato». Il suo giocatore preferito fra gli azzurri? «Il nostro capitano, Sergio Parisse. Si vede che è un leader, una persona serena, che dà sicurezza agli altri». Lei ha collaborato molto con Roberto Benigni, con “La vita è bella” avete vinto un Oscar e avuto la nomination per la sceneggiatura. C’è qualcosa d’altro all’orizzonte? «No, per ora no. Lui è molto preso da Dante, una bella cosa, senza dubbio. Lui Dante e io la poesia. È appena uscito “Alla luce del sole”, la mia raccolta di versi. Un libro che mi è molto caro».

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Vince il Galles Pari fra Irlanda e Francia

Il Galles ha battuto la Scozia per 28-18 nell’incontro inaugurale della quarta e penultima giornata del Sei Nazioni di rugby che si è giocato a Murrayfield. Per i gallesi meta di Richard Hibbard e sette calci piazzati più una trasformazione per Leigh Halfpenny. Per la Scozia, sei calci piazzati messi a segno da Greig Laidlaw. La vittoria consente ai Dragoni di affiancare momentaneamente l’Inghilterra in testa alla classifica con 6 punti. Finisce invece 13-13 la seconda sfida fra Irlanda e Francia che si è giocata sotto un mezzo diluvio a Dublino. La Francia con questo punticino evita il cucchiaio di legno e anche di portare a quota sette le sconfitte consecutive nel torneo: tre dello scorso anno e altre quattro (ora sono solo tre) nel 2013. Per i verdi (nella foto, Brian O’Driscoll) meta di Heaslip trasformata da Jackson e due calci piazzati dello stesso Jackson. Per gli ospiti meta di Picamoles trasformata da Michalak e un calcio piazzato a testa per Michalak e Parra.

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DOMENICA 10 MARZO Una sconfitta che profuma di vittoria

Mai sconfitta ha avuto un profumo così dolce, quasi quanto e per certi versi più di una vittoria. Gli azzurri hanno messo paura all’Inghilterra, lo stadio ha seguito le fasi finali, ammutolito e impaurito e un indecoroso calcio in touche per chiudere la sfida ha fotografato il terrore inglese. Alla fine tutti riconosceranno all’Italia di essere la vincitrice morale di questa sfida.

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LA GIOIA AZZURRA DOPO LA META DI LUKE MCLEAN

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L’Italia zittisce Twickenham Impresa sfiorata L’unica meta del match è degli azzurri Nella ripresa inglesi schiacciati e impauriti di Fabrizio Zupo (inviato a Londra) Invitati alla casa dei signori del rugby, gli italiani volevano rovinare la celebrazione nel tempio di Twickenham vestito a festa con 81.458 fedeli paganti e adoranti (82mila è il limite) e ci stavano riuscendo. Nessuna meta presa. Gli azzurri sono usciti senza beccare una meta per la prima volta nella storia con gli inglesi e segnandone una da urlo con Luke McLean. E poi 15’ finali da incorniciare: laddove in passato si gonfiava il divario per i bianchi, ieri si è arrivati al fischio dell’80’ di Clancy perché il mediano Ben Youngs l’ha buttata fuori a scanso di equivoci. Col fiato corto. Come Barnes per l’Australia a Firenze. Abbiamo vinto il secondo tempo se può consolare (6-8) e pure questo non era mai successo. La trasferta più bella dai tempi di Grenoble, preistoria del Torneo, di cui manca solo il risultato. Intensa come l’esordio a Roma contro la Francia a chiarire come gli esiti all’Olimpico non siano solo un fattore campo. Tre quarti all’altezza, attacchi da ogni zona del campo. Andrea Masi man of the match ma poteva essere anche McLean. Recriminazioni. Sette punti di differenza, sei quelli subiti nei 10’ di giallo di Gori, alla mezzora. Fallo da frustrazione quello del mediano che vistosi stoppare un calcio da Toby Flood ha cercato di spegnere il contrattacco ostacolando platealmente l’apertura. Sono poi cinque i punti mancanti all’appello dal piede di Orquera: un piazzato e una trasformazione da posizione angolata. Mancano i punti di un’azione da sogno chiusa con un in avanti attribuito a Sergio Parisse su cui il ct azzurro Jacques Brunel scaglia più di un dubbio. Ma nulla in questi casi può restituire quanto tolto dall’errore di Clancy coadiuvato dal guardaline e Owens: al 20’

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Danny Care (uno fra i peggiori) libera in touche dai 22. Ghiraldini lancia e Zanni cattura, non c’è raggruppamento ma filtra Parisse fra le linee che poi con un delizioso sottomano lancia all’interno Zanni. Lungo corridoio del fllanker prima di ripassare la palla al capitano pronto al raddoppio. Qui però il pallone esplode in avanti, in mezzo un tocco inglese. Ma l’arbitro dà mischia contro. Intanto l’Inghilterra non trova l’affondo, perché la difesa azzurra ci mette sempre una pezza, pure con uno stop di petto di Furno dritto in touche. Prima linea. È stata la croce e delizia delle ultime sconfitte ma stavolta la testa di mischia ha aggiustato le cose dopo un inizio costato calci per stappamenti e crolli. L’uscita di Castrogiovanni per un colpo al quadricipite destro, sostituito da Cittadini ha coinciso con una maggiore efficacia nella fase chiusa, statica. La prima spinta fa guadagnare il primo piazzato per Orquera. Positivo l’esordio dal primo minuto di De Marchi disperatosi solo al 75’ per quell’avanti a cinque metri dalla meta che ha chiuso il lungo assedio azzurro nella difesa inglese. La meta e la ripresa. Il rientro in campo ha rivisto Gori e pure Masi incerottato (aveva lasciato posto a Botes per ferita al capo), e un’Inghilterra confusa. Tante soluzioni tentate ma solo Flood al piede come esito positivo. L’apertura inglese invece è stata egoista palla in mano, lezioso come il resto dei trequarti (Tuilagi in ombra). Senza idee al punto di rinunciare a un piazzato per cercare il vantaggio di una touche, poi però persa. La pressione la sentono tutti. Compreso Care all’esame di riparazione. È il 9’ della ripresa touche sui 22 inglesi: il mediano riceve palla e svirgola al piede; l’ovale disegna un campanile che trova sotto Zanni pronto a ricevere al volo, poi palla fuori a Gori che smista per Orquera. Il regista ha già nel radar McLean appostato lungo la fascia di fronte ad Ashton e calibra un calcetto che mette l’ovale in mano all’ala che elude l’avversario e schiaccia. Twickenham muta senza canti. Non s’era ancora visto.

Inghilterra-Italia 18-11 (primo tempo 12-3) Inghilterra: 15 Goode; 14 Ashton, 13 Tuilagi, 12 Barritt (27’ st Twelvetrees), 11 Brown; 10 Flood; 9 Care (18’ st B. Youngs

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); 8 Wood, 7 Robashaw, 6 Haskell (11’ st Croft); 5 Parling (5’ st Lawes), 4 Launchbury; 3 Cole (36’st Wilson), 2 T. Youngs (32’st Hartley), 1Vunipola (18’st Marler). Allenatore: Lancaster. Italia: 15 Masi (36’ pt Botes; 1’ st Masi); 14 Venditti, 13 Canale, 12 Garcia, 11 McLean (32’ st Benvenuti); 10 Orquera; 9 Gori (18’ st Botes); 8 Parisse, 7 Barbieri (23’ st Favaro), 6 Zanni; 5 Furno (23’ st Minto), 4 Geldenhuys (23’ st Pavanello); 3 Castrogiovanni (29’ pt Cittadini), 2 Ghiraldini (19’ st Giazzon), 1 De Marchi (35’st Lo Cicero). Allenatore: Brunel. Arbitro: Clancy (Irlanda). Marcatori: 3’, 15’, 38’ e 40’ pt calcio piazzato Flood; 18’pt calcio piazzato Orquera; 4’ st cp Flood, 8’st calcio piazzato Orquera, 9’ st meta McLean, 22’ st cp Flood. Calci: Flood 6/6; Orquera 2/4. Gialli: Gori al 31’pt. Note: spettatori 81.458.

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L’agnello ha messo paura al lupo di Stefano Tamburini Non c’è un posto vuoto nel tempio di Twickenham che trema di paura, il silenzio circonda i cuori in tumulto di chi sta assistendo alla fuga del lupo al cospetto di quello che avrebbe dovuto essere l’agnello e che invece è lì che morde, che ha fame e non vuol perdere, anzi rischia di vincere. E il lupo quasi non ci crede, sente quei morsi e ripiega in ritirata. Sono i volti dei giocatori a bordo campo, dei tifosi in tribuna a parlare per quel silenzio: c’è il terrore di chi non si aspettava proprio di viverli momenti così. Sono i tre minuti fra i due calci falliti da Luciano Orquera fra l’11 e il 14’ del secondo tempo che lasciano il tempio in balia di chi potrebbe profanarlo e alla fine è un po’ come se l’avesse fatto. Gli inglesi devono rifugiarsi in touche per chiudere l’ultima azione, il secondo tempo è tutto o quasi un difendersi in affanno. Se non ci fossero i colori delle maglie si stenterebbe a credere che quella è proprio l’Italia che qui aveva collezionato solo batoste. No, stavolta no: stavolta l’unica meta del match la segnano proprio gli azzurri con Luke Mc Lean e con un “piazzatore” migliore sarebbe finita diversamente. Nello sport talvolta non conta solo vincere. Ci sono momenti in cui si capisce di essere come gli altri, di poter giocare alla pari, che la prossima volta la smetteranno di toglierti dal pannello delle scommesse non dandoti alcuna possibilità. La prossima volta il tecnico avversario ci penserà bene prima di metter dentro qualche riserva per concentrarsi sul match successivo. Ecco, anche questo è un modo per farsi largo a suon di applausi veri, non di incoraggiamento. Il coro crudele con il quale di solito gli ottantamila celebrano la partita vinta in anticipo stavolta non hanno neanche pensato a cantarlo. Alla fine gli inglesi si sono complimentati ma non come si fa con chi è venuto lì a far la vittima, hanno dovuto farlo con il sollievo di

244 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI chi l’ha appena scampata bella. Non è stata proprio una favola ma la prossima volta il lupo non avrà il pasto assicurato.

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Parisse: «C’è orgoglio ma quest’arbitro...» Brunel: così anche sabato di Alessandro Cecioni (inviato a Londra) «Orgoglio», grida il capitano Sergio Parisse sul campo. La frase viene intercettata dall’auricolare dell’arbitro, ritrasmessa sugli spalti. È altro da quel grido di Edimburgo, quel «Forza nei punti di incontro ca...!». «Sono soddisfatto – anticipa il capitano azzurro a fine partita ai microfoni di Sky – ci eravamo detti prima della partita che era importante una reazione di orgoglio. C’è stata. Per 80 minuti l’Inghilterra, la squadra più forte al mondo in questo momento, ha capito di avere davanti un’Italia non facile da battere». Orgoglio, ma anche un po’ di amarezza alla fine. «Sì, c’è – dice ancora Parisse – perché fino alla fine potevamo pareggiare. E poi non voglio parlare dell’arbitro ma sicuramente fino alle fine ci sono state tante situazioni che potevano chiudersi con un calcio a favore e invece...». Per Jacques Brunel, ct azzurro, ci sono state due partite diverse. Quella del primo tempo, con il possesso di palla in m no agli inglesi e noi a difendere, anche concedendo dei calci di punizione. E poi quella della ripresa, nella quale il possesso lo abbiamo avuto noi e loro hanno difeso. In maniera più disciplinata di noi». Brunel fa una pausa: «Secondo l’arbitro». Nessuna polemica. Una constatazione. «Siamo stati penalizzati, sì, forse certe in certe situazioni l’arbitro avrebbe potuto fischiare per noi. Ma dobbiamo sapere che può capitare di giocare anche contro un arbitro che forse non ha voglia di fischiare un calcio a nostro favore perché sente la pressione degli 80mila di Twickenham», chiarisce Parisse. Alla fine l’Inghilterra ha avuto14 calci a favore, noi 5. Ancora Brunel sul match: «Questa squadra ha dimostrato di avere carattere ma ci manca qualcosa. Stiamo lavorando perché tutti gli elementi trovino il loro posto. Oggi ho visto belle cose, serve lo stesso spirito sabato». Qual è stata la differenza fra gli incontri con Scozia e Galles e questo di Londra? «Testa e gambe.

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Con l’Inghilterra abbiamo avuto più freschezza fisica e, di conseguenza, mentale. Ora dobbiamo alzare il livello della nostra competenza, gestire la conquista con equilibrio e precisione». Salta agli occhi che giochiamo meglio contro i più forti e male con quelli che giudichiamo alla nostra portata. «Certe volte ci mettiamo pressioneda soli», dice il tallonatore Lorenzo Ghiraldini. E Parisse aggiunge: «Quando abbiamo la sensazione di poter battere una squadra o di essere più forti sbagliamo e facciamo brutte partite». Si insiste sulla mischia: migliore con Cittadini al posto di Castrogiovanni, siamo all’inizio di un cambio generazionale? «No, non mi pare si tratti di un cambio generazionale – dice Ghiraldini – si lavora su un gruppo».

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Lancaster se l’è vista brutta «Alla fine abbiamo tirato un sospiro di sollievo» di Alessandro Cecioni (inviato a Londra) «Alla fine abbiamo tirato un sospiro di sollievo, lo devo ammettere». Stuart Lancaster, allenatore degli inglesi, lo dice senza tentennamenti. Perché l’Italia con quell’arrembaggio, con gli ultimi cinque minuti nei 22 avversari, quella voglia tangibile di raggiungere la meta, aveva ammutolito gli 81mila e passa di Twickenham, quelli che contro gli azzurri hanno sempre intonato il coro della vittoria “Swing low, sweet chariot” a metà incontro. Ci hanno provato anche oggi, ma non era il giorno. «L’Italia – dice ancora Lancaster – non è più la squadra che puoi battere facilmente. Noi lo sapevamo, avevamo visto la loro partita contro l’Australia, quella contro gli All Blacks, il match contro la Francia. No, non li abbiamo sottovalutati». Segue analisi dei propri errori. «Una grande squadra deve finire le cose che inizia, portare risultati da quello che costruisce. Noi non lo abbiamo fatto. Non abbiamo concluso le azioni che abbiamo costruito». Sottinteso il merito della difesa azzurra. Poi c’è la doppia partita degli avanti, dominante il primo tempo, soggiogata nella ripresa. «Come è possibile che questo possa accadere?», dice un giornalista inglese a , allenatore della mischia inglese, scuro in volto per tutta la conferenza stampa. «Vuoi proporti come allenatore? – l’inizio della risposta – Forse nel secondo tempo c’è stata una diversa interpretazione dell’arbitro. Gli italiani poi alla fine acceleravano l’entrata in mischia e questo ci ha messo in difficoltà. Non reagivamo anche perché temevamo che l’arbitro ci desse calcio contro».

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Andrea Masi: «Che soddisfazione!»

Andrea Masi e il suo sorriso ingenuo senza furbizia viene inquadrato dalle telecamere quando lo premiano, il sangue che cola da un sopracciglio, Man of the match. Quanto siamo andati vicini a mettergli paura? «Credevamo fortemente che potevamo fargli questo scherzetto. Il fatto di avergli messo paura è già una grossa soddisfazione. Prestazione di altissimo livello, la nostra, contro la migliore squadra al mondo in questo momento. Non era facile rialzare la testa, rialzarla qui. Oggi è stata una grande prova di orgoglio e di cuore. Facciamo più fatica con squadre più abbordabili. È una questione di testa, è un limite che abbiamo noi italiani».

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LUNEDÌ 11 MARZO Il rientro col sorriso

Tornano a casa con il sorriso sulle labbra e il cuore gonfio di gioia gli azzurri che già pensano all’ultima sfida contro l’Irlanda. Vogliono vincerla, perché con quattro punti e la grande prova in Inghilterra il Sei nazioni sarebbe il migliore di sempre. Sei azzurri finiscono nella formazione ideale del quarto turno, mai onore era capitato a una squadra sconfitta.

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LUKE MCLEAN LANCIATO VERSO LA META

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Sei azzurri nel XV ideale

Ben sei azzurri sono stati inseriti nel XV ideale del quarto turno del Sei Nazioni, quasi mezza squadra. Il riconoscimento arriva dal sito britannico “Planetrugby” e di fatto è un ulteriore riconoscimento della vittoria morale degli azzurri sconfitti sul campo da un’Inghilterra mai così in balia degli avversari negli ultimi tempi. Ci sono ben quattro trequarti della formazione del ct Jacques Brunel. In testa Andrea Masi, the man of the match ieri a Twickenham, poi Gonzalo Garcia, Luke McLean, l’autore dell’unica meta della partita conclusa sul 18-11 a favore degli inglesi e infine Gianbattista Venditti. In mischia entrano Alessandro Zanni, talento cristallino del nostro rugby e con lui c’è anche Quintin Geldenhuys.

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Italia: accertamenti medici per due

I giocatori della Nazionale italiana di rugby Martin Castrogiovanni e Robert Barbieri verranno sottoposti ad accertamenti clinici questo pomeriggio alla casa di cura “Villa Stuart” di Roma a seguito dei traumi riportati nel corso della quarta giornata del Sei Nazioni disputata ieri a Twickenham contro l’Inghilterra. Castrogiovanni effettuerà un’ecografia per valutare l’entità del trauma contusivo alla coscia sinistra. Per Barbieri invece esami al fianco sinistro, per escludere interessamento degli organi addominali a seguito di un trauma contusivo al fianco sinistro e, successivamente, sarà sottoposto a risonanza magnetica per indagare l’entità dell’infortunio alla cresta iliaca. La presenza di entrambi è in dubbio per la sfida di sabato allo stadio Olimpico contro l’Irlanda nella giornata conclusiva del torneo delle Sei Nazioni.

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Gli inglesi: «Italia, vincitrice morale»

Gli inglesi che parlano bene degli italiani sono merce rara e la cosa diventà ancor più clamorosa se si parla di rugby. I quotidiani in edicola oggi e quelli online fin da ieri sera hanno chiaramente parlato degli azzurri come «vincitori morali» della partita di domenica a Twickenham. Tutti sono concordi nell’esaltare la nazionale guidata dal ct francese Jacques Brunel «capace di riportare la squadra di Stuart Lancaster sulla terra». I l Telegraph definisce Parisse «monumentale» e scrive: «Non solo lasciano l’Inghiltera senza mete (erano state otto due anni fa nell’ultima sfida a Twickenham) e mettono a segno l’unica della partita con McLean ma costringono anche la corazzata inglese a un finale in evidente sofferenza con un forcing che avrebbe meritato migliore fortuna». Lo stesso giornale definisce la vittoria inglese «balbettante, a esser buoni». Gli inglesi si sono messi paura e adesso temono la beffa nell’ultima partita al Millenium Stadium di Cardiff. Il Mirror titola «Wakey Wakey », sperando che la sveglia suoni davvero da qui a sabato. Non solo è a rischio il Grande Slam ma con una sconfitta con più di otto punti il trofeo andrebbe ai gallesi. Il Daily Mail sottolinea come «l’Italia abbia mostrato al mondo (e quindi anche ai gallesi) come siano facilmente disponibilig li inglesi se vengono messi sotto pressione». I l Guardian incensa l’ottimo «italian job» mentre The Indipendent dice che «la lezione di rugby di capitan Parisse ha riportato gli inglesi sulla terra». Il Daily Exppress parla espressamente di «Italia vincitrice morale della sfida». Ecco, certe volte anche una sconfitta può veramente inorgoglire. Non ci sono i due punti ma tutto quello che hanno scritto gli inglesi vale più di una medaglia di oro massiccio.

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I complimenti di Malagò agli azzurri

Rientrata a tarda notte al “Giulio Onesti” di Roma dopo la partita di Twickenham, l’Italrugby di Jacques Brunel ha iniziato subito a preparare la sfida che sabato 16 marzo, in uno Olimpico di Roma vestito a festa, oppone Parisse e compagni all’Irlanda nell’ultima giornata dell Sei Nazioni. Dopo la colazione, posticipata sino a mattina inoltrata per dar modo di recuperare dalla trasferta e dal viaggio di ritorno, i trentuno atleti convocati hanno partecipato alla prima riunione di debriefing, analizzando la partita contro il XV della Rosa e, nel pomeriggio, hanno svolto una seduta defaticante nella piscina del “Giulio Onesti” agli ordini del preparatore atletico Alex Marco. A pranzo, la Nazionale ha ricevuto la visita del presidente del Coni Giovanni Malagò, accompagnato dal segretario generale Roberto Fabbricini. «Non mi perdo una partita del Sei Nazioni da anni – ha detto il massimo dirigente dello sport italiano – e dopo aver visto in televisione la gara di ieri sarò come sempre all’Olimpico sabato per la partita con l’Irlanda. Spero in una vittoria che concluderebbe nel migliore dei modi questo Torneo e voglio congratularmi con il ct Brunel e con la squadra per la prestazione di ieri: stavamo per coronare un sogno. Il Coni è entusiasta di ospitare la Nazionale di rugby all’Acquacetosa, la presenza di Parisse e compagni dà lustro al nostro Centro di Preparazione Olimpica». Nell’incontro stampa pomeridiano, il team manager Luigi Troiani non ha nascosto i sentimenti ambivalenti nel gruppo azzurro in merito alla sconfitta di ieri: «Da un lato c’è sicuramente la soddisfazione di aver messo in mostra miglioramenti importanti nel gioco, di aver mostrato carattere e voglia di competere contro una squadra di altissimo livello. Dall’altro, non manca il rammarico per non aver colto appieno

256 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI l’opportunità dal punto di vista del risultato: sarebbe stato il migliore dei riconoscimenti per il lavoro svolto sul campo». «La squadra – ha aggiunto Troiani – sta dimostrando un grande carattere in questo torneo. Soprattutto nelle situazioni più complesse i giocatori hanno dato il meglio, mi auguro ci ripeteremo anche contro l’Irlanda: è l’ultima giornata, è la gara che potrà dare un senso ben definito al nostro Sei Nazioni».

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Zanni: «Vincere? Ci è mancato poco» di Alessandro Cecioni (inviato a Londra) «Cosa ci è mancato? Poco, dettagli, una maggiore attenzione in un paio di situazioni che avrebbero potuto portare a una meta». Aereo degli azzurri, volo verso Roma. È da poco passata mezzanotte. Alessandro Zanni, terza linea azzurra, porta sul viso i segni della battaglia di Twickenham. Lo attendono tre ore di viaggio, poi un po’ di ore di sonno, terapie fisiche per il recupero e la preparazione del match di sabato contro l’Irlanda nell’ultimo incontro del Sei Nazioni 2013 in uno stadio Olimpico che potrebbe registrare il tutto esaurito. Ci sono ancora solo tremila biglietti, ma stanno sparendo su internet. Lo dice anche il ct Jacques Brunel, alla fine sono i dettagli che fanno la differenza, che rendono grande una squadra. Avete comunque ammutolito gli 80mila inglesi. «Piccola soddisfazione, vincere o pareggiare sarebbe stata tutt’altra cosa. Sì, certo, ha ragione Brunel. Prendiamo quell’azione fra me e Sergio Parisse, nel primo tempo, quella combinazione sulla chiusa. Avremmo potuto segnare, invece alla fine la palla è passata a loro. Secondo me non era avanti, il passaggio era stato sporcato da un avversario. Cambia poco, non abbiamo fatto meta». Avete passato gli ultimi minuti della partita in attacco, a pochi metri dalla loro linea di meta. «Un’azione multifase molto lunga, eravamo sul 18 a 11 e una meta avrebbe potuto darci la possibilità di pareggiare. Anche lì, però, a parte il fatto che loro hanno difeso molto bene, alla fine abbiamo commesso un passaggio in avanti che ci ha ricacciati indietro». Poi c’è stata una touche in attacco lanciata da noi e abbiamo commesso l’unico errore nella rimessa laterale, ma decisivo. «Lì sono stati bravissimi loro. In quel momento l’Inghilterra aveva cinque saltatori e Caurtney Lawes si è messo davanti a

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Parisse intuendo il tempo di lancio e anticipandolo. Più che errore nostro è stata la loro abilità. I particolari, come si diceva». La vostra combinazione del primo tempo, poi Parisse che, nella ripresa, lancia la palla verso destra senza nemmeno guardare ma sapendo che lì c’era Zanni. Fra voi c’è una grande intesa, e vedendovi sembra anche che vi divertiate. «Noi entriamo sempre in campo per divertici. Quanto all’intesa è grande. Facilitata dal fatto che Sergio Parisse è un grandissimo giocatore, con una tecnica eccezionale. Direi che è un avanti vestito da trequarti, un vero leader in campo». Contro l’Inghilterra si è riproposto il problema della mischia. Abbiamo preso dei calci di punizione che ci sono costati cari. Che succede? «Secondo me in mischia siamo andati molto bene, loro giocavano al limite, ci sono state delle interpretazioni arbitrali. Arbitrare la mischia non è facile, sono decisivi i tempi di chiamata dei settaggi, bisogna sapersi adeguare. Ma penso che abbiamo vinto la sfida con gli inglesi e in questo i nuovi sono stati molto importanti, De Marchi ha retto bene l’esordio a Twickenham, Cittadini quando è entrato al posto di Castrogiovanni è andato subito bene». La prestazione contro l’Inghilterra fa pensare che quando ci troviamo davanti a grandi squadre diamo il meglio, quando siamo i favoriti no. «È vero, contro Scozia e Galles non siamo riusciti a esprimere il nostro gioco. Forse ancora non sappiamo gestire la pressione che viene dall’essere favoriti. Su questo dobbiamo lavorare: essere allo stesso livello per 5-6 settimane, per tutta la durata del Torneo. Quest’anno è accaduto con Francia e Inghilterra, sabato chiudiamo con l’Irlanda. Vediamo se saremo capaci di andare ancora avanti».

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Gavazzi: «All’arbitro ho detto che…» di Fabrizio Zupo (inviato a Londra) Il presidente della Federazione italiana rugby, Alfredo Gavazzi, durante il banchetto ufficiale non le ha mandate a dire all’arbitro. Ma è vero? Le critiche all’arbitro, che han fatto scendere il gelo sul banchetto post partita? «Diciamo che ho prima usato una metafora: ho detto che mi sentivo triste. Come un bambino a cui hanno rubato il gelato. Poi ho detto all’arbitro (Tom Clancy, ndr) che si riguardi la partita». L’intervista al presidente Gavazzi avviene sul volo di ritorno per Roma nella notte di domenica. Voci del copione di cortesie strappato dall’uomo di Calvisano s’erano rincorse o, più che altro, qualcuno cercava di minimizzare perché – per l’appunto – non succede mai che piovano critiche del genere. Ma Gavazzi conferma: «Sì mi dicono che chi ha vissuto per anni queste cerimonie, Brunel compreso, non ha mai sentito una critica sull’arbitro. Ma io sono di quelli che le cose van dette per quello che sono. Anzi le dirò di più: ho chiesto al videoanalista di fare una sintesi degli episodi e spedirli agli arbitri. Bisogna far capire che vogliamo essere rispettati». Insomma tutto si può dire di Gavazzi, stile agli antipodi del suo predecessore Dondi più politico nelle sintesi post partita, ma non che abbia paura di parlare. Del resto il presidente Fir da ragazzo ha provato a fare il mediano di mischia ma la sua carriera in campo è stata da pilone. Di quelli che ci mettono la testa nelle pedate. Il video poi viene normalmente spedito al giudizio arbitrale, è una prassi. La sottolineatura no. Che è condivisibile da tutti i tifosi che abbiano visto la partita in tivù e viaggia su alcuni episodi, alcuni meno plateali di altri che hanno limato le occasioni azzurre e concesso dei penalty dubbi agli inglesi; che – ricordiamo – sulle punizioni e non su mete hanno costruito il

260 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI loro risicato successo. Questa presunta (certe volte giustificata) diversità di trattamento riemerge ciclicamente: il panel degli arbitri vede rappresentanti di tutte le union maggiori, l’Italia non è ancora massicciamente protagonista sui grandi palcoscenici. Ci sono le eccezioni come De Santis (Tmo alla finale mondiale 2011). Ed è forse per questo che siamo alle volte indifesi, senza però crearsi alibi per questo. Ma chi non ricorda l’esordio da ct nel Sei Nazioni di Pierre Berbizier nel 2006 a Dublino, dopo ripetuti stamping del divino BoD (Brian O’Driscoll) non puniti da Dave Pearson: «We want the same rights» (vogliamo gli stessi diritti) urlò in conferenza stampa il petit caporal, battendo i pugni davanti ai giornalisti irlandesi che diedero ampia eco del fatto. Ora è vero che la forma nel mondo anglosassone è molta parte dello stile rugbistico, ma un atteggiamento un po’ sanguigno non fa male. Alla sala d’attesa di Gatwick – l’altra notte – nel gruppo azzurro gli svarioni di Clancy tenevano banco. Con l’occhio destro pesto Sergio Parisse, espressione del volto soddisfatta per la perfomance dei suoi, è prodigo di particolari sulla partita anche per compensare la sua assenza in conferenza stampa. Il capitano infatti è stato sottoposto agli esami antidoping e non ha potuto partecipare. «Mi scuso ma ero completamente disidratato a fine partita e non riuscivo a fare la pipì – racconta – ho dovuto bere litri d’acqua e aspettare». Il rammarico è soprattutto sull’azione da sogno del 20′ del primo tempo: l’attacco dalla touche in concerto con Zanni, un passa e ripassa in sostegno, dritto verso la meta e interrotto da un in avanti». Cos’era successo? «L’arbitro ha fischiato l’avanti a me e invece era Mike Brown ad aver toccato. C’era il guardalinee Nigel Owens (l’arbitro di Italia-Francia a Roma, ndr) che ha visto il tocco inglese e ha avvertito Clancy (il parlottìo è stato inquadrato a lungo da Sky Tv). Ma lui non ha cambiato decisione». Ma non c’è polemica, ma solo il numero delle occasioni mancate nel finale come quella touche decisiva e persa a 3′ dal termine durante l’assedio al fortino inglese nell’area dei 22. «Era

261 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI appena entrato Courtney Lawes, uno specialista che ci sporcato la palla con la punta delle dita». La sensazione era che l’impresa fosse a portato di mano e Parisse preparava l’ultima sorpresa: «Eravamo pronti per la maullona…». E cioè? «Avevo detto ai ragazzi tutti dentro: un maul dove d’improvviso vanno tutti e 15 a spingere per crollare in meta. Invece Youngsl’ha buttata fuori». Il sentimento di gioia per la prestazione e delusione per il risultato è di tutta la spedizione: a partire da Jacques Brunel che ha capito di aver letto bene la partita e che i suoi erano entrati con l’animo giusto in campo. «Sono sia deluso sia arrabbiato», dice il ct francese, prima di essere sommerso dai commenti sui singoli episodi. Felice è Alberto De Marchi che sa di averla fatta grossa, di aver messo dei grandi dubbi al ct che ora difficilmente potrà lasciarlo fuori. L’unico sbavo quell’in avanti al 75′ che di fatto chiude l’assedio azzurro e consegna la palla per rifiatare agli inglesi. De Marchi è rimasto a terra per un minuto, disteso e incredulo, prima di essere chiamato a bordo campo per far entrare Andrea Lo Cicero in campo a guadagnarsi in 4′ il 102esimo cap, il record assoluto per un azzurro. «Ho pianto dal nervoso – dice De Marchi – non ci potevo arrivare su quella palla, entro troppo indietro e il passaggio troppo in avanti, mi sono allungato ma non è servito». Il suo orecchio destro è gonfio e rosso, sembra pronto da siringare. «Non serve – gli dice Lo Cicero pizzicandoglielo – è solo una botta». Il Barone dal canto suo ha avuto soddisfazione anche a tavola quando , mitico pilone della rosa e iridato del 2003, gli si è seduto accanto e gli ha offerto una birra: «Sei una leggenda», gli ha detto Lo Cicero e l’inglese in risposta «Ora sei tu la leggenda». Ma sulla questione piloni si apre un fronte nuovo. Castrogiovanni e Lo Cicero potrebbero non essere i titolari dell’ultima partita a Roma contro l’Irlanda che – se vinta – potrebbe regalare un quarto o un terzo posto (per la Fir una questione di milioni di euro in più o in meno di premio) e non solo per l’infortunio del primo alla coscia sinistra. Castrogiovanni è un ragazzone di una sensibilità rara che gli

262 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI impedisce di dire “sto fuori”: anche domenica sul campo è stato visto da subito accarezzarsi il fianco sinistro. Ma ha tenuto, fino al 26′ quando era evidente. Ed è talmente vero che il suo è cambio è stato chiamato “tecnico”, quindi in caso di infortuni di compagni avrebbe potuto rientrare in partita, magari zoppicando. Con Cittadini però la mischia ha trovato subito un assetto decisivo per il prosieguo del match: Vunipola non ha più avuto tregua, il pack azzurro ha ripreso la sua marcia solita. Buone nuove anche dai trequarti dove McLean ha mostrato la sua miglior performance da quando è azzurro, con doti di inserimento fra maglie difensive strette decisamente notevoli, Canale e Garcia non più titolari da tempo in azzurro si sono superati in difesa per far capire a Brunel che ci sono anche loro per sabato. Gli azzurri sono usciti segnati (Masi otto punti al sopraciglio destro, Garcia segnato all’occhio, Barbieri ha subito un colpo alla cresta iliaca dell’anca in un impatto, Castrogiovanni al citato quadricipite) ma felici, qualcuno nell’attesa del charter s’è nascosto da McDonald per un hamburger “fuori servizio”. Il nutrizionista degli azzurri ha fatto finta di non vedere. Uno strappo dopo una giornata del genere ci sta.

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MARTEDÌ 12 MARZO L’entusiamo cresce stadio esaurito

C’è aria di tutto esaurito o quasi, per l’ultima sfida fra Italia e Irlanda all’Olimpico. Il ct azzurro Jacques Brunel fa la conta degli acciaccati ma appare comunque fiducioso.

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Castro e Barbieri: bollettino medico

Martin Castrogiovanni è stato sottoposto a ecografia alla casa di cura Villa Stuart di Roma a seguito di un trauma contusivo alla coscia destra riportato domenica a Twickenham nella quarta giornata del Sei Nazioni. Gli esami strumentali hanno evidenziato una distrazione muscolare del vasto mediale per il pilone dell’Italrugby. Robert Barbieri, invece, a seguito di un trauma contusivo al fianco ricevuto ieri contro l’Inghilterra, è stato sottoposto a Villa Stuart a esami radiografici del bacino che hanno escluso fratture ossee mentre una risonanza magnetica ha evidenziato una lesione del muscolo obliquo esterno ed interno ed una lesione del muscolo trasverso. Entrambi gli atleti inizieranno le terapie del caso con lo staff medico della Nazionale.

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Il Galles perde Capitan Jones

«Il capitano del Galles, Ryan Jones, salterà il match decisivo del Sei Nazioni contro l’Inghilterra in programma sabato a causa di un problema alla spalla. Il giocatore si è infortunato nel secondo tempo della gara vinta la scorsa settimana per 28-18 contro la Scozia. Per confermare il titolo i gallesi devono battere l’Inghilterra di otto punti nel match di Cardiff.

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Olimpico verso il tutto esaurito

Meno di cento ore al calcio d’inizio di Italia-Irlanda, ultimo turno del Sei Nazioni che sabato, all’Olimpico di Roma, chiude il cammino degli azzurri di Jacques Brunel nell’edizione 2013 del Torneo. Con capitan Sergio Parisse e compagni reduci dall’entusiasmante prestazione di Twickenham, l’attesa del pubblico per la gara di sabato continua a montare e l’Olimpico sembra avviato verso il terzo “tutto esaurito” della propria recente storia rugbistica. Sono solo duemila infatti i biglietti ancora acquistabili tramite i canali di distribuzione ufficiali della Fir per la gara di sabato, con le curve e la tribuna Monte Mario esaurite e una residua, limitata disponibilità circoscritta ai settori di distinti e tribuna Tevere alta.

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MERCOLEDÌ 13 MARZO I proclami degli azzurri

Lo fanno capire e lo dicono chiaramente: «Vinceremo per noi e per i tifosi». C’è grande ottimismo in casa azzurra in vista della sfida conclusiva contro l’Irlanda.

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Cittadini: «Vinciamo per noi e i tifosi»

Giornata di recupero e riposo per gli azzurri, che vedono avvicinarsi velocemente l’ultimo turno del Sei Nazioni 2013 contro l’Irlanda, ospite di Sergio Parisse e compagni sabato all’Olimpico di Roma nella giornata che chiude il Torneo. Domani alle 14 il ct Jacques Brunel ufficializzerà la formazione per la partita contro gli uomini di Declan Kidney, quarti davanti all’Italia con una vittoria e un pareggio, e il pilone destro Lorenzo Cittadini, tra i protagonisti della bella prestazione di Twickenham contro gli inglesi capolisti, non nasconde le ambizioni personali e collettive: «Se sarò in campo o meno lo deciderà Brunel, io credo di essere pronto e sarei senza dubbio felice di poter sfruttare l’occasione per dare il meglio e guadagnarmi sempre più spazio». «In questo torneo – ha detto il pilone bresciano della Benetton e dell’Italia – ci sono molte cose positive, a cominciare dalla performance contro la Francia, ma non dobbiamo dimenticare le due brutte prestazioni con Scozia e Galles. La gara contro l’Irlanda potrà dire tanto su questo nostro Sei Nazioni, offrire un giudizio positivo o negativo sul nostro cammino per quanto credo che, anche nelle partite perse, la squadra abbia sempre fatto vedere qualcosa di buono». «La voglia di vincere – prosegue Cittadini – certo non ci manca, non abbiamo mai battuto l’Irlanda nel Sei Nazioni e farlo sabato, nell’ultima giornata del torneo, sarebbe il modo migliore per finire alla grande tanto per noi che per lo straordinario pubblico dell’Olimpico: sappiamo lo stadio sarà pieno, uno stimolo in più per dare il massimo». «Contro l’Inghilterra abbiamo preso fiducia, siamo riusciti a imporre qualcosa – ha detto in conferenza stampa Simone Favaro – ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo perso, anche se la prestazione è stata soddisfacente. Ora ci aspetta una nuova battaglia, una sfida che vogliamo vincere come vogliamo

270 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI vincere ogni volta che andiamo in campo. Questo è il nostro spirito. Vincere sabato è fondamentale, inutile valutare il nostro Torneo prima della gara contro gli irlandesi. Ne riparliamo domenica».

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GIOVEDÌ 14 MARZO Brunel modifica la mischia

Sono tutti nel pacchetto di mischia i tre cambi decisi dal ct Jacques Brunel in vista della sfida contro l’Irlanda. Andrea Lo Cicero si prepara ad annunciare il ritiro dalla nazionale.

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Tre cambi fra gli azzurri anti-Irlanda

Jacques Brunel, commissario tecnico della nazionale italiana di rugby, ha ufficializzato la formazione che sabato alle 15.30 affronterà l’Irlanda allo stadio Olimpico di Roma nella quinta e ultima giornata del Sei Nazioni 2013. L’incontro verrà trasmesso in diretta da Sky Sport 2 e in differita dalle 17.55 su La7. Per l’ultimo turno del torneo il ct dell’Italia, attualmente quinta in classifica e ancora in corsa per la terza posizione finale, apporta tre modifiche alla formazione titolare rispetto alla partita di domenica a Twickenham contro l’Inghilterra. Tutti i cambi riguardano il pacchetto di mischia, con la linea arretrata e la cabina di regia confermate integralmente da Brunel che ripropone ancora una volta il triangolo allargatoMasi- Venditti-McLean – titolare per tutta la durata del Sei Nazioni – e la coppia di centri Garcia-Canale vista la scorsa settimana in Inghilterra. Anche la mediana è quella protagonista dal primo minuto contro il XV della Rosa, con Luciano Orquera che, rientrato ieri sera da Parma dove è diventato padre per la prima volta, divide la cabina di regia con Edoardo Gori. La prima novità è in terza linea, dove un Robert Barbieri toccato duro al fianco nella trasferta d’Oltremanica lascia spazio a Simone Favaro nel ruolo di flanker sul lato aperto. Capitan Sergio Parisse, alla quarantasettesima volta con i gradi, completa il reparto insieme ad Alessandro Zanni che, sul lato chiuso della mischia, scende in campo con la maglia azzurra per la quarantottesima volta di seguito. Nessuna novità in seconda linea, dove Joshua Furno e Quintin Geldenhuys garantiscono centimetri in touche (201,5cm di media) e peso sui punti d’incontro (120kg di peso medio). Cambiano invece i piloni titolari, con il solo tallonatore Leonardo Ghiraldini che conserva il posto in prima linea:Martin Castrogiovanni non recupera dal trauma muscolare che lo ha

274 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI costretto a lasciare anzitempo il prato Twickenham e cede la maglia numero tre di pilone destro a Lorenzo Cittadini mentre Andrea Lo Cicero sul lato sinistro può consolidare il proprio primato di azzurro più presente di sempre conquistando il suo cap numero 103. In panchina vanno il tallonatore Giazzon, i piloni Rizzo – alla prima lista gara dell’anno – e De Marchi, Pavanello e Minto per la seconda e terza linea, il flanker Derbyshire, Botescome ambivalente rimpiazzo in mediana e Tommaso Benvenuti come utility back. Quello di sabato è il ventiduesimo scontro diretto tra gli azzurri e la nazionale irlandese, che vanta un record di 18-3 sull’Italia. L’ultima affermazione italiana è datata 20 dicembre 1997.

Questa la formazione: 15 Andrea MASI (London Wasps, 76 caps), 14 Giovanbattista VENDITTI (Zebre Rugby, 13 caps), 13 Gonzalo CANALE (Stade Rochelais, 81 caps), 12 Gonzalo GARCIA (Zebre Rugby, 27 caps), 11 Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 45 caps), 10 Luciano ORQUERA (Zebre Rugby, 32 caps), 9 Edoardo GORI (Benetton Treviso, 23 caps), 8 Sergio PARISSE (Stade Francais, 94 caps), 7 Simone FAVARO (Benetton Treviso, 20 caps), 6 Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 73 caps), 5 Joshua FURNO (Narbonne, 7 caps), 4 Quintin GELDENHUYS (Zebre Rugby, 37 caps), 3 Lorenzo CITTADINI (Benetton Treviso, 20 caps), 2 Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 52 caps), 1 Andrea LO CICERO (Racing-Metro Paris, 102 caps). A disposizione: 16 Davide GIAZZON (Zebre Rugby, 9 caps), 17 Michele RIZZO (Benetton Treviso, 6 caps), 18 Alberto DE MARCHI (Benetton Treviso, 8 caps), 19 Antonio PAVANELLO (Benetton Treviso, 17 caps), 20 Francesco MINTO (Benetton Treviso, 6 caps), 21 Paul DERBYSHIRE (Benetton Treviso, 19 caps), 22 Tobias BOTES (Benetton Treviso, 12 caps), 23 Tommaso BENVENUTI (Benetton Treviso, 27 caps).

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Lo Cicero domani annuncerà il ritiro

Il ritorno nella formazione titolare di Andrea Lo Cicero, al posto di Alberto De Marchi, è una delle tre novità dell’Italia che sabato all’Olimpico giocherà contro l’Irlanda nella partita valida per la quinta e ultima giornata del Sei Nazioni. È probabile che sia l’ultima apparizione in azzurro del Barone catanese recordman assoluto di presenze in Nazionale (contro gli irlandesi raggiungerà quota 103), visto che domani dovrebbe annunciare il ritiro dalla Nazionale e forse anche dall’attività agonistica. Il 37enne Lo Cicero dovrebbe dare l’annuncio in contemporanea dal proprio sito e parlando in occasione della conferenza stampa nell’albergo dell’Italia a cui parteciperà anche il capitano azzurro Sergio Parisse. Ma nel pacchetto di mischia italiano c’è anche un’altra delle novità rispetto a Londra: infatti Lorenzo Cittadini prenderà il posto di Martin Castrogiovanni, che non ce l’ha fatta a recuperare dall’infortunio muscolare patito a Twickenham. C’è poi un avvicendamento in terza linea, con Simone Favaro al posto posto di Robert Barbieri, anche lui uscito malconcio da Inghilterra-Italia. Quello di sabato sarà il 22/mo scontro diretto tra l’Italrugby e la nazionale irlandese, che vanta un record di 18-3 sull’Italia.

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Irlanda: scelto il XV anti-Italia

Anche l’Irlanda ha reso noto lo schieramento titolare per il match di sabato contro gli azzurri (ore 15,30, stadio Olimpico di Roma) per l’ultima giornata del Sei Nazioni. Due le novità rispetto all’ultima esibizione dei verdi (che arrivano a Roma con undicimila tifosi al seguito, molti dei quali saranno poi domenica mattina all’Angelus del nuovo papa). Gilroy prende la maglia con il numero 14 al posto dell’infortunato McFadden, mentre all’apertura torna Jonathan Sexton, che ha saltato le ultime tre partite per l’infortunio a un polpaccio, si riprende il posto a spese di Paddy Jackson. Ci sarà, avendo smaltito i problemi ad una gamba, il grande OBD, ovvero Brian O’Driscoll, leggenda del rugby irlandese che contro l’Italia collezionerà il 125/mo cap con la sua nazionale. Anche per lui, come per Lo Cicero, quello di sabato dovrebbe essere un match molto particolare, visto che dopo il tour in Australia con i Lions dovrebbe annunciare l’addio alla nazionale. Quindi anche per lui, come per il Barone azzurro, dovrebbe essere l’ultima apparizione nel Sei Nazioni.

Questa la formazione dell’Irlanda: 15 Kearney, 14 Gilroy, 13 O’Driscoll, 12 Marshall, 11 Earls, 10 Sexton, 9 Murray, 8 Heslip, 7 O’Brien, 6 ÒMahony, 5 Ryan, 4 McCarthy, 3 Ross, 2 Best, 1 Healy. A disposizione: 16 Cronin, 17 Kilcoyne, 18 Archer, 19 Toner, 20 Henderson, 21 Marshall, 22 Jackson, 23 Fitzgerald.

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Irlanda: Sexton non ce la fa

Non sono passate più di tre ore dall’annuncio ufficiale della formazione, che il ct irlandese deve cambiare ancora. Jonathan Sexton non ce la fa, non recupera dall’infortunio e deve dire addio alla sfida di Roma contro l’Italia. Titolare, dunque, Paddy Jackson e in panchina Ian Madigan. Ecco la nuova formazione dell’Irlanda per l’incontro di sabato (ore 15,30) allo stadio Olimpico di Roma contro l’Italia per l’ultima giornata del Sei Nazioni: 15 , 14 Craig Gilroy, 13 Brian O’Driscoll, 12 Luke Marshall, 11 , 10 Paddy Jackson, 9 , 8 Jamie Heaslip, 7 Sean O’Brien, 6 Peter O’Mahony, 5 Donnacha Ryan, 4 Mike McCarthy, 3 Mike Ross, 2 , 1 . In panchina: 16 Sean Cronin, 17 David Kilcoyne, 18 Stephen Archer, 19 Devin Toner, 20 , 21 Paul Marshall, 22 Ian Madigan, 23 .

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Brunel: «L’Irlanda ci dirà chi siamo»

«La nostra sfida è trovare costanza, continuità. Dopo la Francia abbiamo faticato molto contro la Scozia, ora veniamo da una gara interessante come quella di Twickenham e speriamo di confermarci. Quella che sarà la valutazione che potremo dare al nostro Sei Nazioni dipenderà molto dalla partita di sabato contro l’Irlanda, dal risultato e dalla performance che mostreremo tra due giorni». Così il ct dell’Italrugby, Jacques Brunel, nella conferenza stampa che ha seguito l’annuncio della formazione titolare da parte del manager azzurro Luigi Troiani. «La seconda linea con Furno e Geldenhuys titolari e Pavanello e Minto pronti all’ingresso nella ripresa ha funzionato bene in Inghilterra. Pavanello e Minto quando sono entrati hanno dato un contributo importante e proprio per mantenere un funzionamento della squadra il più possibile simile a quello della settimana scorsa abbiamo confermato buona parte della squadra», ha aggiunto Brunel commentando le proprie scelte. «L’anno scorso a Dublino abbiamo giocato un buon primo tempo, a metà gara eravamo in partita ma in avvio di ripresa abbiamo concesso due mete in pochi minuti e abbiamo finito per accusare una pesante sconfitta: ricordo bene quella partita e domani sarà altrettanti difficile». «L’Irlanda – ha dichiarato il tecnico francese dell’Italia – ha una difesa molto ben strutturata e la capacità di segnare. Nel primo tempo contro il Galles ha messo a segno trenta punti, poi non ha subito mete contro la Scozia e l’Inghilterra e, contro la Francia, l’unica meta concessa nel finale è stata frutto di un episodio. È sicuramente un avversario con pochissime debolezze», ha concluso Brunel.

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Lo Cicero-O’Driscoll, leggende contro

Ben 64mila italiani e diecimila irlandesi. Dovrebbe essere questa, stando ai dati di vendita forniti dalla Fir, la cornice che sabato accoglierà l’ultima esibizione degli azzurri nel Sei Nazioni di quest’anno. Comunque vada sarà una festa, anche perché il giorno dopo, domenica 17, è San Patrizio, The Day’ per i sostenitori provenienti dall’isola verde, che continueranno a bere e a trasmettere allegria e fairplay. Molti di loro si ritroveranno in piazza San Pietro per il primo Angelus di papa Francesco. Ma intanto c’è il rugby e questa partita dal sapore molto particolare, perché potrebbe essere l’ultima apparizione nel Sei Nazioni di due colonne delle rispettive nazionali: il Barone Andrea Lo Cicero, quasi 37 anni, dopo aver conquistato il record assoluto di presenze (sabato saranno 103), dovrebbe lasciare l’azzurro e forse anche il rugby giocato, per dedicarsi alle sue attività fuori dal campo (come quella a favore dei giovani mentalmente disagiati) ma anche a inseguire il sogno di partecipare a un’Olimpiade nella vela. Potrebbe essere l’ultima volta nel torneo più antico del mondo anche per Brian O’Driscoll, leggenda del rugby irlandese, guerriero plurivittorioso in nazionale e con il Leinster pluricampione d’Europa, che quest’anno dopo la tournee in Australia con i Lions potrebbe dire anche lui basta, o perlomeno lasciare la sua nazionale. A Roma ha voluto assolutamente esserci, nonostante i problemi a una gamba e questo potrebbe anche essere un segnale, di chi non vuole assolutamente mancare l’ultima recita. L’Italia cercherà di vincere per evitare l’ultimo posto, e mai come questa volta pensa di poter battere l’Irlanda, confortata dalla bella prestazione di Twickenham e desiderosa di non ripetere invece le pessime figure contro Scozia e Galles: come dire che conviene partire sfavoriti. «La nostra sfida è trovare costanza, continuità – dice il ct Jacques Brunel –. Dopo la

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Francia abbiamo faticato molto contro la Scozia, ora veniamo da una gara interessante come quella di Twickenham e speriamo di confermarci. La valutazione che potremo dare al nostro Sei Nazioni dipenderà molto dalla partita di sabato l’Irlanda, dal risultato e dalla performance che mostreremo». Le novità nel XV iniziale rispetto a Londra sono tre, una forzata perché l’argentino Martin Castrogiovanni (al quale continuano a chiedere del nuovo papa, ma lui preferisce non rispondere) non ce l’ha fatta a recuperare: si tratta di un’assenza pesante. Ma Brunel preferisce sottolineare le cose migliori: «La seconda linea con Furno e Geldenhuys titolari e Pavanello e Mintopronti all’ingresso nella ripresa ha funzionato bene in Inghilterra – sottolinea il tecnico –. Pavanello e Minto quando sono entrati hanno dato un contributo importante, e proprio per mantenere un funzionamento della squadra il più possibile simile a quello della settimana scorsa abbiamo confermato buona parte della squadra». Che avversaria è l’Irlanda? «Ha una difesa molto ben strutturata – risponde – e la capacità di segnare. Nel primo tempo contro il Galles ha messo a segno 30 punti, poi non ha subito mete contro la Scozia e l’Inghilterra. Con la Francia l’unica meta concessa è stata frutto di un episodio. È sicuramente una rivale con pochissime debolezze».

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VENERDÌ 15 MARZO Tutti pronti a far festa

C’è grande fiducia. Lo stadio si prennuncia praticamente esaurito e ovunque c’è un’aria di grande fiducia. Gli azzurri sono convintissimi, la prova di Londra ha dato loro una carica incredibile. Contro l’Irlanda lo slogan è “Si può fare”. Intanto Galles e Inghilterra si preparano a giocarsi la vittoria finale nello scontro diretto.

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GIÀ DALLA VIGILIA TANTI I SOSTENITORI AZZURRI IN GIRO PER ROMA

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Italia, avanti tutta: si può fare All’Olimpico (15,30) c’è l’Irlanda. Brunel: «Capiremo veramente chi siamo» di Fabrizio Zupo (inviato a Roma) Come un bimbo che sogna a occhi aperti Sergio Parisse ha immaginato un flash mob nel teatro di rugby più bello: Twickenham, posizione nei 22 inglesi, meno 3’ dalla fine. Qualcuno in touche avrebbe preso l’ovale e lui aveva già avvertito gli altri che avrebbe urlato il numero della maullona a 15: tutti a spingere a spirale gli ultimi metri contro otto inglesi da travolgere e crollo in meta. Sceneggiatura da oscar. Vittoria storica e highlight da far vedere nelle scuole. Sino al 77’ non aveva sbagliato una chiamata e ha scelto quella sul secondo saltatore. Invece, puf, s’è svegliato sul lancio di Giazzon con Lawes che anticipa Pavanello in salto da fermo senza rincorsa. Unica touche rubata in una partita. Palla agli altri che scelgono di far fischiare la fine. Un capitano che canta e porta la croce Parisse, e che può – lasciato solo – mancare di lucidità in un dettaglio. L’Irlanda. Si parte da questa sequenza in cui c’è molto dell’Italia di Jacques Brunel per capire cosa accadrà domani alle 15.30 all’Olimpico quando per la 14esima volta nel Torneo l’Italia affronterà l’Irlanda. Quella di Brian O’Driscoll che, al pari di Andrea Lo Cicero, è l’unico dei suoi a esserci sempre stato nel Sei Nazioni da quel 4 marzo 2000 quando battè per la prima volta gli azzurri. Attorno alla generazione del centro del Leinster Dublino è cresciuta una squadra tornata a vincere (più con le franchigie in Europa) con l’acuto del Grande Slam del 2009, diventato un gruppo di vecchietti terribili alla O’Gara (capace di beffarci allo scadere con un drop) e oggi sottoposta a ricambio generazionale dovuto più agli infortuni che alle scelte di Declan Kidney. L’Italia che torna a dormire a casa da Londra, un giorno in meno di riposo rispetto agli irlandesi, non ha alibi: questo Sei Nazioni è di svolta solo se si vince domani. Se

285 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI dimostra di saper fare due partite di livello anche senza la pausa in mezzo. Se evita il fondo classifica (ancora possibile come pure il podio). Ultimo turno. Trovato in Orquera un regista d’attacco sontuoso, non aspettiamoci una partita di grande respiro. È l’ultimo turno, non vince il più bravo ma chi resta in piedi. Chi ha fiato dopo due mesi di impatti. Non fidatevi quindi di un’Irlanda incerottata come il suo capitano. La battaglia sarà ancora in prima linea e Brunel sa di poter contare su un gruppo compatto anche senza l’infortunato Castrogiovanni. Di fronte a Healy (il più pericoloso e tecnico) ci sarà Cittadini, il pilone della svolta a Twickenham, di fronte a Ross avrebbe meritato la conferma lo jesolano De Marchi, ma di fronte all’addio annunciato dal barone, Brunel avrà meditato che l’equilibrio deve far posto al cuore di un siciliano chiacchierone ma che non fallirà nel suo saluto al pubblico. In panchina il padovano Rizzo, all’esordio nel Torneo. Per il resto, quasi avesse vinto, Brunel non cambia: Furno titolare sull’astro nascente Minto e dietro lo sfortunato Barbieri che rilascia per Favaro. Tre quarti intatti con Benvenuti lasciato in panca. Il bilancio di Brunel. Un XV che è la sintesi delle parole di Brunel: «La nostra sfida è trovare costanza, continuità. Dopo la Francia abbiamo faticato molto contro la Scozia, ora veniamo da una gara interessante come quella di Londra e speriamo di confermarci. La valutazione che potremo dare al nostro Sei Nazioni dipenderà dalla partita contro l’Irlanda, dal risultato e dalla performance che mostreremo a Roma».

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Non è più l’ora degli applausi di simpatia di Stefano Tamburini L’ultima immagine è quella di un assalto inatteso e infinito alla linea di meta inglese, l’ultimo ricordo è quello del silenzio intriso di terrore del tempio di Twickenham. Era domenica scorsa: non è accaduto quel che stava per accadere, ma è dal quasi trionfo inglese che domani ripartiamo per l’ultimo capitolo di questo piccolo romanzo che ogni anno è il Sei Nazioni. Alle 15,30 all’Olimpico l’Italrugby di Jacques Brunel contro l’Irlanda gioca una sfida che può cambiare il suo destino. In palio non c’è solo il quarto posto e in teoria anche il terzo, in caso di improbabile larga affermazione della Francia sulla Scozia. A dare la svolta sarebbe soprattutto il filo che unirebbe il successo con i francesi al debutto, la quasi impresa di Twickenam e, appunto, la vittoria con gli irlandesi. Quest’anno solo gli inglesi hanno affrontato gli azzurri con un po’ di sufficienza. Gli altri no e, al di là delle sconfitte meritate, in Scozia e contro il Galles in partenza nessuno aveva certezze. Così, molto serenamente, l’Italia domani può cercare proprio quel che è mancato più di ogni altra cosa: la continuità, la capacità di essere squadra sempre, di evitare certi atteggiamenti lamentosi tipici del tanto vituperato calcio. Brunel aveva messo in guardia tutti già durante l’immersione nel mar della gioia post-Francia: «Vincere il Sei Nazioni? Verrà quel momento, ma non è ancora tempo. Ora dobbiamo avere la consuetudine alla vittoria, è un passaggio mentale, un atteggiamento diverso». Sapeva, il ct, che il cammino verso la gloria è fatto di tante tappe. Domani è una fra quelle più importanti: non si trova un biglietto ed è un segnale chiaro di quanto il pubblico abbia imparato ad amare questo sport. Il giorno del Grande trionfo è certo lontano – la Francia del resto ci ha messo 49 anni... – ma domani l’Italia ha l’occasione per far finire per sempre nell’album dei dolci ricordi le stagioni degli applausi di simpatia. Coraggio, si può fare.

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L’ultima sfida del Barone della prima linea «È ora di fare altro, sono stati anni stupendi» Parisse: «Vogliamo vincere, anche per lui» di Alessandro Cecioni «Ho deciso di uscire dal campo. Da solo, non perché lo impone qualcun’altro. Ora che sto bene, che mi diverto. Ora è oggi. Ultima partita con la nazionale, poi addio anche al Racing, ma non al rugby. Per un altro anno, forse due, continuerò ad allenarmi da solo, per essere utilizzato come “jolly medical”, in sostituzione di chi si infortuna, contratti lampo a termine». Andrea Lo Cicero, il Barone, se ne va. Addio battaglie in prima linea. Lui che ha dato un volto diverso al pilone, ruolo da energumeni, il primo azzurro (e l’unico) ad avere un fans club. «Dio c’è, Lo Cicero anche» lo striscione sempre presente negli stadi dove gioca la nazionale. «È il primo che ha fatto uscire il rugby dal campo», dice Sergio Parisse. Parla di marketing, di pubbliche relazioni, di qualcosa che ancora oggi molti non hanno capito. «Quindici anni di azzurro», dice il Barone. E per un attimo nello sguardo beffardo, sempre ironico, c’è come un velo di commozione. Un attimo, cacciato indietro con un aneddoto, l’ultimo da una trasferta azzurra. «Domenica sera al banchetto con gli inglesi si avvicina Jason Leonard con due bicchieri di birra. “Sono venuto a renderti omaggio, a brindare con te per il tuo cap 102”, mi dice lui che con gli inglesi ne ha fatti 114, e cinque con i Lions. È stato un momento bellissimo. Anche perché contro di lui, al Flaminio, ho esordito in azzurro». Sabato, sull’aereo che andava a Londra, Lo Cicero s’era lasciato andare. «La mischia non c’è arbitro che la capisca e allora io credo che si potrebbe fare alla vecchia maniera». La vecchia maniera? «Sì, se l’arbitro non tutela i più forti e li penalizza si ristabilisce il giusto ordine con una bella cazzottata». La vecchia maniera. Come è cambiato il rugby in questi anni? E La mischia?

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«Le regole della mischia cambiano ogni giorno, il gioco si è evoluto parecchio, è cambiato certo, e io mi sono goduto tutti i cambiamenti». Momenti belli e momenti brutti? «Nel rugby ci sono solo momenti belli, anche quando sei infortunato, perché è bello stare con i compagni di squadra, vivere lo spogliatoio». E domani? «Domani sarebbe bello congedarsi con una vittoria, la prima nel Sei Nazioni contro l’Irlanda». E ora? «Ancora non so. L’Italia è un Paese che dà poche certezze. Sarebbe bene che chi deve governare si svegliasse». «Battere l’Irlanda per dare una soddisfazione al nostro pubblico, grande come quella con la Francia. E anche per Andrea». Sergio Parisse, capitano azzurro, vorrebbe chiudere in bellezza questo Sei Nazioni 2013. «Ma non sarà facile, loro hanno una grandissima capacità di difendere e ottimi uomini sia in mischia che sui tre-quarti». Certo sarebbe ora di dare continuità alle belle prestazioni azzurre. Dopo la Francia ci sono stati due black out con Scozia e Galles, dopo l’Inghilterra che accadrà? «Quando pensiamo di farcela bene giochiamo male. Forse la chiave è temere l’avversario e affrontarlo con la giusta concentrazione. Mi auguro che la squadra difenda con la stessa aggressività che abbiamo avuto domenica scorsa a Londra». «Il miglior modo di difendere è conquistare il pallone – dice Jacques Brunel, ct azzurro – è impedire che loro abbiano la gestione. Hanno un inizio molto buono, in cui mettono gli avversari sotto pressione. Dobbiamo reagire subito e chiudere ogni spazio. Contro l’Inghilterra abbiamo utilizzato una difesa veloce che è stata molto efficace. Dobbiamo fare il nostro gioco, dare spazio e testa alla nostra ambizione, battere gli irlandesi. Passi avanti sul piano mentale? Fino a oggi non c’è stata continuità di prestazioni, i risultati sono lì a dimostrarlo. Vediamo domani sera cosa sarà accaduto».

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Senza Sexton gli irlandesi fanno meno paura di Fabrizio Zupo Distorsione del tendine del piede sinistro ieri in campo, dopo aver recuperato da un infortunio al bicipite femorale: Jonathan Sexton è fuori e il piano di battaglia di far impazzire la difesa azzurra a suon di calci negli angolini più remoti anche. Paddy Jackson ci proverà ma è tutt’altra cosa. Toccherà al mediano di mischia Conor Murray fare quel lavoro? Il bollettino dei verdi è impressionante: la seconda Doncha Ryan gioca anche contro la soglia del dolore alla spalla malandata; l’ala Gilroy rientra, dopo un problema all’inguine, al posto di McFadden e O’Driscoll in campo per l’orgoglio e per ribadire che lui i Lions li vuole. Una squadra cui ricordiamo manca O’Connell dall’inizio, vero leader lottatore. Il ct Kidney pronto a essere licenziato deve inventarsi qualcosa per dimostrare che può arrivare sino al mondiale. L’Irlanda è poi divisa in tre: i giocatori di Munster e Ulster hanno i quarti di Heineken fra 15 giorni e quelli di Leinster impegnati in Amlin contro i Wasps. Che Irlanda sarà?

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Una partita che vale la storia Lo scontro per il primato Galles-Inghilterra di Fabrizio Zupo Chi ha stilato il calendario è un mago: il Sei Nazioni ha trovato la sua finale all’ultima giornata in un unico luogo, evitando così la simultaneità delle partite del quinto turno. È Galles-Inghilterra nella culla del Millenium Stadium di Cardiff: la detentrice del 2012 con il Grande Slam e la rivelazione assoluta del 2013. Altre volte si era arrivati al verdetto finale con esito determinato su più campi. Col record del 2007 quando furono realizzate tre copie del trofeo, una per stadio perché tre diverse erano le candidate al titolo: Francia, Irlanda e Inghilterra. Decisiva fu la meta di Bortolami allo scadere ai verdi che per differenza punti videro in diretta tivù i francesi alzare la coppa uguale a quella rimasta in tribuna al Flaminio. Domani alle 18 anche i tifosi che usciranno dall’Olimpico per riversarsi sul prato dello stadio dei Marmi – oltre a salutare i giocatori azzurri – guarderanno sul megaschermo l’evento. Ma chi l’avrebbe detto un finale del genere? I giovani boys (25 anni di media) di Lancaster chiamati al Grande Slam (e Triple Crown) dopo 10 anni; il Galles con ct ad interim che per 8 mesi cicca tutte le partite (tour, test) e capitombola in casa pure all’esordio del Torneo e poi risale; la Francia impegnata a non arrivare ultima. Il titolo. E finché non entreranno in campo i bonus la sfida di oggi può avere un esito bizzarro per altri sport: vince il Galles ma alza la coppa l’Inghilterra. Per differenza punti. La classifica dice: Inghilterra a 8 punti, Galles a 6. Una vittoria dei bianchi vale la coppa e lo Slam. Anche la sconfitta con meno di 6 punti è sufficiente per regalare il torneo a Farrell e soci. Inglesi campioni anche se perdono di 7 punti ma fanno tre mete o più perché a parità di classifica e di differenza punti, contano le marcature. Se il Galles vince con più di 8 punti, oltre al match porta a casa il torneo bissando il titolo. Un bel thriller.

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Il tetto e la Royal Navy. Impagabili i britannici: il tetto scorrevole dello stadio di Cardiff oggi sarà chiuso, quindi per una volta «Dio non vedrà giocare il Galles». La coppa viene traghettata dal “pontone del porto delle sirene” con la scorta della Royal Navy attraverso il canale Taft che costeggia lo stadio (ci passerebbe al massimo un vaporetto) per evidenziale il clima di un “nail biting match” (partita da far mangiare le unghie ai tifosi) viene detto. Le formazioni. Stuart Lancaster fa quattro cambi sul XV di partenza rispetto all’Italia: entrano il pilone Joe Marler e la terza Tom Croft (uno sprazzo contro gli azzurri nel rientro a un anno dal terribile colpo al collo) in mischia; Owen Farrell torna all’apertura in coppia con Ben Youngs. Quindi Mako Vunipola, James Haskell, Danny Care e Toby Flood (il suo egoismo ha tenuto vive le speranze azzurre)tornain panchina. Sono otto i titolari – Dan Cole, Joe Launcbury (lanciato dal mondiale under 20 italiano), Geoff Parling, Chris Robshaw, Tom Wood, Mike Brown, Chris Ashton e Alex Goode – che hanno sempre giocato l’intero torneo. Il ct Howley fa tre cambi (uno di ruolo); Gethin Jenkins ritorna ancora una volta pilone sinistro relegando in panchina e prendendo i gradi di capitano dall’infortunato Ryan Jones. In terza torna numero 6 e terza sul lato aperto diventa Justin Tipuric con Toby Faletau numero 8. GALLES: Halfpenny; Cuthbert, J.Davies, J.Roberts, North; Biggar, Phillips; Faletau, Tipuric, Warburton, I.Evans, A.W. Jones; A.Jones, Hibbard, G. Jenkins (cap.). INGHILTERRA: Goode; Ashton, Tuilagi, Barritt, Brown; Farrell, B.Youngs; Wood, Robshaw (cap.), Croft; Parling, Launchbury; Cole, T.Youngs, Marler.

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La Francia punta a superarci con la Scozia

La Francia in notturna (ore 21, Stade de France) cerca contro la Scozia la luce per uscire dall’incubo di un cucchiaio di legno a 14 anni dall’ultimo (anche se la versione latina la salva già con il pari a Dublino). I francesi puntano a superare l’Italia in classifica nel caso di un ko azzurro. Tre i cambi per Philippe Saint-André: la seconda Sebastien Vahaamahina e il flanker nato in sudafrica Antonie Claassen, e ripromuovendo il centro Mathieu Bastareaud dalla panchina.

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SABATO 16 MARZO Gioia pura all’Olimpico

All’Olimpico è gioia pura. Gli azzurri battono l’Irlanda in uno stadio Olimpico che è pienone e gioia pura, dove gli applausi e le lacrime di gioia si mescolano. Piange soprattutto Andrea Lo Cicero quando gli viene regalata la passerella a partita vinta e tutti si alzano in piedi per applaudirlo. Piange come un bambino perché queste sono le cose che rendono lo sport speciale, quasi unico. Gioia pura, dunque e un Sei nazioni che va in archivio come il più bello di sempre, anche più del 2007, l’altro torneo chiuso con due vittorie. Qui c’è molta più sostanza. Il torneo lo vince il Galles.

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LA PASSERELLA DEGLI AZZURRI A FINE PARTITA

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Immensa Italia Il cielo del rugby è più azzurro Contro l’Irlanda è uno show: finisce 22-15 E per i 75mila dell’Olimpico è festa grande di Fabrizio Zupo (inviato a Roma) È vero: «Il cielo è sempre più blu» come recita Rino Gaetano, come cantano tutti al fischio di Wayne Barnes. È l’inno ufficiale dell’Olimpico, quello vero di Mameli poi lo canta a fiato pieno pure Jacques Brunel, l’uomo che da novembre a oggi ha dimostrato come il rugby si intoni con l’azzurro. Sono troppe le emozioni esplose assieme con la svolta di oggi a seppellire 13 anni di sconfitte condite da qualche successo, a 16 anni dall’ultimo acuto sull’Irlanda. E in classifica si chiude davanti al trifoglio e alla Francia. Cioè sulle squadre battute sul campo e, avviso ai naviganti distratti, le stesse sorteggiate nel girone dell’Italia al mondiale del 2015 di Londra. Non basta? Il più bello di sempre. Mai così dal 2007, allora quarti davanti a Scozia e Galles: «Non voglio sminuire quelle imprese – ha detto Parisse – ma ricordate come arrivarono: tre intercetti e una touche fantasma. Stavolta è un successo costruito». Tante le istantanee che una partita non bella ma tirata, con gli irlandesi che restavano a terra come birilli dopo i placcaggi, hanno scattato e lasciato negli occhi. E poi, l’ultima touche che non è stata un replay di Londra e il boato del pubblico per la presa a due mani di Minto. La sequenza di fasi che ne è scaturita finita con le mani di Iain Henderson colte in fallo da Barnes e l’esultanza di Rizzo, primo a intuire il via alla festa. Seconda partita giocata allo stesso livello (continuità), e seconda senza prendere una meta resistendo pure a 12 minuti di assedio dal 48’ al 69’ (difesa), con sacrificio sui placcaggi di mischia e cavalleria (equilibrio). Lo stamping assassino di Brian O’Driscoll sulla schiena di Simone Favaro, che macchia il suo ultimo Sei Nazioni e stavolta sanzionato. Non come nel 2006

297 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI quando fu impunito e Berbizier si accorse del poco rispetto arbitrale e battè i pugni sul tavolo. I timori sul palo. Ma di rimandi se ne son visti altri: in avvio sul 3-3 quando O rquera ha stampato per l’ennesima volta sul palo un piazzato da 40 metri: «Ho pensato, porca miseria un’altra volta. Ma ho avuto subito un’altra occasione e non l’ho fallita», anche se poi darà una mano anche Garcia infilando l’acca da 48 metri. E al 23’ nella replica del sottomano di Parisse che stavolta riceve da Zanni e punta con la corsa verso l’esterno per regalare un assist all’interno a Furno. Numero di classe su cui gli irlandesi si sono immolati con feriti per metterci una pezza. Sei i punti azzurri realizzati in superiorità numerica dalla mezzora alla pausa (9-6) per il giallo . E al rientro la meta di Venditti. Scatta l’assedio. Tutto inizia con Kearney, un estremo mondiale, che sbaglia una ricezione su calcio di Orquera con ovale in touche: lì parte l’assedio azzurro, che passa pure per un errore di Gilroy costretto a concedere una mischia a cinque metri dalla meta. L’azione infinita si sposta da angolo ad angolo, finché l’ovale non esce da una ruck e viene raccolto da Venditti che intravede uno spiraglio e ci si tuffa. Con Lo Cicero dietro a indicare il punto. «Sapevo di averla fatta – ha detto l’ala – ma avevo paura che l’arbitro o il Tmo non la vedessero». E invece lo scozzese Yuille ha confermato questa terza meta di Venditti all’Olimpico. Un ragazzo che ha utilizzato la libera uscita di mercoledì per andare a San Pietro: «Un papa arrivato per insegnare con l’esempio non con la parola». Poi però è toccato a Parisse per uno sgambetto a lasciare i suoi in 14 e in quei 10 minuti l’arbitro ha concesso dei falli che hanno permesso a Jackson di salire sino al 16-15 (più 9 in 15 contro 14). La fiammata irlandese stavolta ha fatto piantare le tende a centimetri dalla meta azzurra. E alla fine tutti a cantare. Ed è lì che s’è capito sino al placcaggio decisivo di Cittadini che non sarebbe passato nessuno. Altri due gialli a Ryan e Murray e cambi disperati su cambi già fatti da Kidney hanno portato la gara in pieno controllo. E il pubblico ha iniziato a cantare.

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Italia-Irlanda 22-15 (primo tempo 9-6) Italia: 15 Masi (25’ st Benvenuti); 14 Venditti, 13 Canale, 12 Garcia, 11 McLean; 10 Orquera, 9 Gori (35’ st Botes); 8 Parisse, 7 Favaro (17’ st Derbyshire), 6 Zanni; 5 Furno (17’ st Minto), 4 Geldenhuys (24 ’st Pavanello); 3 Cittadini (35’ st De Marchi), 2 Ghiraldini (35’ st Giazzon), 1 Lo Cicero (24’ st Rizzo). Allenatore: Brunel. Irlanda: 15 Kearney; 14 Gilroy, 13 O’ Driscoll, 12 Marshall (27’ pt Madigan), 11 Earls (24’ pt Fitzgerald, 36’ pt Handerson); 10 Jackson, 9 Murray; 8 Heaslip, 7 O’Brien, 6 O’ Mahony; 5 Ryan (39’ st Marshall), 4 McCarthy (24’ st Toner); 3 Ross (26’ st Archer), 2 Best (29’ st Cronin), 1 Healy (29’ st Kilcoyne). Allenatore: Kidney. Arbitro: Barnes (Inghilterra) Marcatori: p.t. 5’ cp Jackson (0-3), 13’ cp Orquera (3-3), 21’ cp Orquera (6-3), 35’ cp Garcia (9-3), 41’ cp Jackson (9-6). s.t.: 8’ meta Venditti tr Orquera (16-6), 12’ cp Jackson (16-9), 17’ cp Jackson (16-12), 23’ cp Jackson (16-15), 29’ cp Orquera (19-15), 40’ cp Orquera (22-15). Note: spettatori 74.174. Primo tempo: 9-6. Cartellini gialli: 29’ pt O’ Driscoll, 11’ st Parisse, 29’ st Murray. Man of the Match: Zanni.

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Brunel guarda già avanti «Possiamo far meglio» Parisse: sicuri di vincere Il capitano rivela: «In settimana eravamo stanchi e sono andato dal ct a chiedere un giorno di riposo. La risposta? “Ok, mi fido di voi”» di Alessandro Cecioni La parola chiave di questo Sei Nazioni è «equilibrio». «Equilibrio fra attacco e difesa, fra le prestazioni contro squadre alla nostra portata e squadre molto più forti. Fra testa e forza fisica. Abbiamo fatto passi avanti sulla strada dell’equilibrio, ma dovevo aspettare questa ultima partita per capire davvero dove è arrivata questa squadra». Jacques Brunel, ct azzurro, non è prodigo di sorrisi, non si lascia andare nemmeno dopo aver cancellato l’Irlanda dal campo più di quanto dicano punteggio e statistiche. Sta già guardando al prossimo passo, il tour estivo in Sudafrica che ci vedrà opposti agli Springbocks e a Samoa. «Dobbiamo progredire sulla strada delle nostre consapevolezze». Sergio Parisse, capitano azzurro, è raggiante. «Dal campo ho visto una squadra che ha sempre dominato, che non è mai stata in difficoltà, nemmeno quando, e mi scuso, sono stato ammonito e sono stato dieci minuti fuori. È costato qualche punto, ma vedevo che eravamo concentrati sicuri della vittoria». «Certo – aggiunge – alla fine del primo tempo meritavamo di avere più punti, ma ci sono state delle scelte sbagliate nella fase finale delle azioni che abbiamo costruito». Notevole una combinazione Zanni-Parisse-Furno, con un passaggio sottomano di Parisse che ha fatto esplodere l’Olimpico. «Che nome do a questo passaggio? Ma nessuno, è un gesto tecnico che so di poter fare e quando posso lo faccio. Anzi, a dire il vero mi pare che se ne parlianche troppo». Cos’è cambiato con Jacques Brunel? «Che c’è più voglia di giocare, di

300 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI imporre il nostro ritmo, e più equilibrio fra il gioco degli avanti e quello dei tre-quarti. Credo che i nostri tre-quarti finalmente inizino a divertirsi. Poi credo che sia molto importante il rapporto fra lo staff tecnico e la squadra». E qui il capitano svela un retroscena. Mercoledì era prevista una doppia seduta di allenamento, ma Parisse ha spiegato a Brunel che «i ragazzi si sentivano un po’ stanchini». «Jacques – dice il capitano – ha capito. Ci ha dato fiducia, ci ha fatto lavorare un giorno in meno e oggi, in campo, noi eravamo superiori fisicamente. È stato incredibile vedere tre dei loro uscire perché sovrastati negli impatti con noi». Alessandro Zanni man of the match:. «Dedico questo riconoscimento a mia figlia Greta – dice Zanni – l’altro giornomiha chiesto “Papà quando torni a casa?”. È dura stare lontani così tanto tempo, anche se è per un Sei Nazioni così bello». «Zanni ha fatto un percorso incredibile – dice Brunel – è fisicamente preparato, un elemento importante nell’assetto di questa squadra. Sui progressi di tutti i giocatori devo ringraziare il lavoro che stanno facendo Benetton e Zebre, le due franchigie». Poi si ricorda che Parisse gioca in Francia. «E anche il lavoro dello Stade Français», e ride, il ct, finalmente.

301 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Lo Cicero: ho chiuso da Barone Il pilone commosso: «Miglior addio non poteva esserci» di Alessandro Cecioni Andrea Lo Cicero esce dal campo e l’Olimpico si alza in piedi ad applaudirlo: standing ovation. Lui guarda in alto, un attimo. E piange. «Come fai a resistere quando in 74mila ti applaudono e salutano in quel modo?». Già come fai? «Comunque ora non è più il tempo di lacrime, ma di sorrisi. Ho chiuso da Barone, no?», aggiunge secco, nello sguardo l’ironia ritrovata. Prima, in conferenza stampa, Brunel gli ha tributato un omaggio ad personam, cosa difficile conoscendo il ct. «Se volete che spenda una parola su un giocatore lo faccio su Lo Cicero. Un giocatore particolare a quasi 37 anni essere a un livello fisico così non è cosa che si vede tutti i giorni. Sta ancora benissimo. Sono felice che abbia chiuso in questo modo, con una bella vittoria». E il Barone presentatosi in zona mista con lo smoking d’ordinanza e i baffi arricciati all’insù da Belle epoque ha risfoderato il suo sorriso dopo commozione abbraccio in tribuna con la sua nuova fidanzata Roberta. «È stata la giornata perfetta – dice – lascio con una grande vittoria ed esco come volevo io. Tutti questi anni di azzurro mi hanno dato tantissimo, e le mie lacrime in campo a fine partita sono giustificate perché ho la maturità giusta per capire l'importanza di certi momenti». «Paura? Se ho avuto paura in questa partita? Sì, di sporcare questo momento con situazioni negative, con errori. Invece come è andata lo avete visto tutti. Quando ho visto tutta quella gente in piedi per me ho pensato “Siete pazzi”. Che dire ora? Che questa prova vale come risposta per tutti quelli che di rugby non ci capiscono niente». Polemico fino alla fine.

302 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Il Galles spazza via l’Inghilterra e trionfa

Il Sei Nazioni 2013 di rugby è stato vinto dal Galles, che nell’ultima partita ha battuto l’Inghilterra 30-3 al di Cardiff. Il Galles, che ha già vinto il torneo lo scorso anno, priva così gli inglesi del Grande Slam (avevano vinto tutte e quattro le gare precedenti). I gallesi hanno dominato la partita andando in meta due volte con Alex Cuthbert. Per vincere il torneo sarebbe bastato vincere di otto punti, gli inglesi potevano permettersi di perdere di sei, con unmeno 7 sarebbe scattato il conteggio delle mete. Nell’ultima sfida di giornata la Francia ha battuto la Scozia 23- 16.

IL TORNEO IN CIFRE

I risultati Galles-Irlanda 22-30 Inghilterra-Scozia 38-18 Italia-Francia 23-18 Scozia-Italia 34-10 Francia-Galles 6-16 Irlanda-Inghilterra 6-12 Italia-Galles 9-26 Inghilterra-Francia 23-13 Scozia-Irlanda 12-8 Scozia-Galles 18-28 Irlanda-Francia 13-13 Inghilterra-Italia 18-11 Italia-Irlanda 22-15 Galles-Inghilterra 30-3 Francia-Scozia 23-16

303 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

La classifica PGVNPFS GALLES 85401122 66 INGHILTERRA 8 5 4 0 1 94 78 SCOZIA 45203 98107 ITALIA 45203 75111 IRLANDA 3 5113 72 81 FRANCIA 35113 73 91

304 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

DOMENICA 17 MARZO Il risveglio più bello

Il giorno dopo, quello del risveglio da un sogno che è diventato realtà. Tutti se la godono, raccontano emozioni e retroscena. Ma sono gli occhi che colpiscono, in ogni azzurro ci leggi la gioia. Potrebbero anche non dire una parola, gli sguardi parlerebbero per loro.

305 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

LA GIOIA DI ANDREA LO CICERO AL PASSO D’ADDIO

306 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Zanni: «Vi racconto il mio Sei nazioni» di Alessandro Cecioni Al telefono sullo sfondo si sente la voce della figlia Greta che ride. Ritorno in famiglia per Alessandro Zanni, udinese, flanker azzurro, dopo le fatiche di un Sei Nazioni da ricordare, che l’Italia chiude con due vittorie, come nel 2007, ma questa volta costruite sul gioco e non sugli intercetti e gli episodi arbitrali. Sabato contro l’Irlanda a Zanni è stata data anche la medaglia di Man of the match, il migliore in campo. «Era già successo con l’Inghilterra nel 2010», dice. Facciamo un bilancio di questo Sei Nazioni 2013, partita per partita. Che voto al primo incontro, Italia-Francia, 23-18. «Voto 8. Perché era la prima partita ed era un’incognita. Ma siamo entrati in campo convinti di poter fare un grande risultato e non abbiamo mai mollato. Mai avuto paura di perdere. Abbiamo tenuto la palla in mano come piace a noi e imposto il nostro gioco. Nei test di novembre avevamo acquisito la consapevolezza di poter mettere in difficoltà qualsiasi squadra giocando palloni in avanzamento. Potevamo fare anche un paio di mete in più». Poi c’è stata Scozia-Italia, 34-10. «Voto 5. Innanzitutto per il risultato, poi per il nostro comportamento in campo. Abbiamo provato a giocare, ma non ci siamo adattati a quanto accadeva. Le scelte di gioco non sono state quelle giuste. Nei punti di incontro loro ci hanno sovrastati giocando sempre al limite del regolamento e noi non siamo riusciti a fornire palloni di qualità al nostro mediano. Dovevamo allentare la pressione e non lo abbiamo fatto. Ci hanno condannato degli episodi, l’intercetto di Hogg, il calcio a seguire sul raggruppamento, ma abbiamo sbagliato noi». In quell’incontro la meta azzurra porta la firma di Zanni. «Sì, ma alla fine ero arrabbiato lo stesso, perché non eravamo riusciti a confermare la nostra prestazione del match contro i francesi».

307 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI

Poi c’è stata Italia-Galles, 9-26. «Voto 5. Una partita non giocata, condizionata dal tempo, ma che loro hanno saputo gestire in modo più disciplinato segnando due mete su errori nostri. La peggiore del nostro Sei Nazioni». Rinascita in Inghilterra-Italia, 18-11. «Voto 6,5. Perché è vero che abbiamo avuto un atteggiamento di alto livello, ma è anche vero che abbiamo perso e questo, nella mia valutazione, vale almeno un punto. Se fossimo stati più lucidi avremmo anche potuto segnare una meta nel finale, e pareggiare. Così però non è stato anche se abbiamo avuto una difesa superba e per la prima volta non abbiamo preso mete contro gli inglesi». E veniamo a Italia-Irlanda, 22-15. «Voto 7,5. In settimana ci siamo detti che era la nostra prova di maturità, la partita bilancio di questo Sei Nazioni. Dovevamo vincere, non c’erano alternative. E abbiamo vinto, è stato importante. Così come importante è stato il cambio di mentalità di questa squadra, quella consapevolezza che anche nei momenti più duri, penso quando loro erano solo un punto sotto di noi, ci ha permesso di non perdere concentrazione e di chiudere in attacco». Prova di maturità anche per Zanni. Più tranquillo, più consapevole dei propri mezzi? «Più tranquillo mai. Io credo che il posto in squadra si conquisti volta per volta, non in base alla prestazione nella partita precedente».

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Sei nazioni: il bilancio azzurro di Fabrizio Zupo Captain’s run, rifinitura di Italia-Irlanda 2011: si gioca al tocco avanti contro linea arretrata e capitan Parisse dice ai trequarti «Impegnatevi, cercate di batterci almeno in questo». E questo la dice lunga sulla fiducia fra mischia e cavalleria azzurra. Qualche passaggio, poi Bocchino scherza troppo con Castrogiovanni che non gradisce e lo abbraccia forte fino a stenderlo. Glielo tolgono di forza. Mai successo prima. Un segno di insofferenza, fra chi lavora nella miniera per estrarre dei palloni che poi altri buttano via. Il giorno dopo in partita è proprio un mancato placcaggio dell’apertura ad aprire la falla in difesa con gli irlandesi che si tuffano dentro. Castro si fa pure male e la mischia si ferma. Casca il palco basato tutto sul pack voluto dall’allora ct Mallett: era il 2 ottobre 2011 a a (Nuova Zelanda). Un addio mesto all’ennesimo quarto di finale mondiale mancato: 17 mesi fa. E pare un secolo rispetto al pomeriggio di sabato all’Olimpico quando contro l’Irlanda (che troveremo assieme alla Francia nella poule eliminatoria di Londra 2015) l’equilibrio di Jacques Brunel ha compiuto la sua prima rivoluzione. Tre quarti che placcano e blindano il secondo risultato di seguito senza subite mete e in attacco vanno a cercar fortuna su ogni spiraglio, inventando o sfondando: Masi, Venditti e McLlean più un cuneo nelle linee avversarie che un triangolo allargato. Garcia e Canale: un muro di mattoni dove spesso passava un’autostrada. Non giocavano così e nemmeno erano sicuri del posto fisso in squadra. Parisse nel dopopartita è stato preciso sul punto: «Penso che i nostri trequarti oggi abbiano provato piacere, dimostrando di poter giocare ad altissimo livello. Li abbiamo messi sotto fisicamente in difesa e questo ci tengo a sottolinearlo. Una delle cose migliori dal punto di vista psicologico da quando è arrivato Brunel è stato il fatto che i nostri trequarti hanno acquisito maggior fiducia in se stessi.

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Stiamo lavorando molto sul trovare il giusto equilibrio con gli avanti. Questo Sei Nazioni ritengo sia stato soddisfacente per i nostri trequarti perché hanno dimostrato non solo di essere all’altezza, ma di saper mettere tutti in difficoltà, sia in attacco che in difesa». Classifica e ranking. Oggi a Dublino ricalcolano il ranking, forse si guadagna una posizione. Ma che importa? L’Italia di questo Sei Nazioni dice che è fra le prime dieci con i sentimenti e il gioco. Ed è pronta a sfidare chiunque. Questo risultato è più importante di ogni matematica e statistica. Il quarto posto invece in classifica, fa differenza di almeno un milione e mezzo di euro in più di premio alla Fir. Falli e pubblico. Molto fallosi gli irlandesi, anche se il pilone Michele Rizzo spiega un dettaglio: «Sono molto bravi nei punti di incontro, lo vediamo spesso in Celtic contro le loro franchigie. Diciamo che giocano al limite del regolamento: ma lo sanno fare molto bene». Il pubblico invece ha fischiato sonoramente (e non era mai successo in maniera eclatante) Jackson durante un piazzato: foirse colpa di un replay sul megaschermo che mostrava un fallo dei verdi e Parisse a scuotere la testa. BoD e Gubu. Il ct del Trifoglio Declan Kidney può dire addio al suo posto, Joe Schmidt allenatore della franchigia di Leinster (Dublino) è pronto a prendere la Nazionale. Bod (Brian O’Driscoll) invece potrebbe ora ritardare l’addio alla casacca: non vuole che l’immagine dei tacchetti del suo piede destro che si piantano sul petto di Favaro (e poi la manata sulla faccia) reo di essere dal lato sbagliato della ruck, sia quella da consegnare ai posteri dopo 125 cap e 14 anni in verde. Intanto deve attendere sino alle 14.30 di oggi per sapere se sarà incriminato dal city commissioner Aurwell Morgan per una squalifica pesante. Gubu invece è l’acronimo (grotesque, unbelievable, bizarre, unprecedented: grottesco, incredibile, bizzarro e senza precedenti) utilizzato dal team manager irlandese Mick Kearney per descrivere un pomeriggio con tre gialli e feriti ovunque tanto da far sostituire un’ala (a sua volta entrata dalla panchina) con un flanker. L’Irlanda con il risultato peggiore da quando esiste il

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Sei Nazioni. Galles-Inghilterra, inno e J.p.r. Mai cosi male dal 1905 a Cardiff quando gli inglesi persero 25-0. Il 30-3 di sabato che ha consegnato il trofeo al Galles è un record assoluto. Certifica J.P.R. Willliams, l’estremo più grande di sempre, gallese in purezza che ha un moto di pietà per gli avversari: «Non avrei mai pensato di udire queste parole dalla mia bocca, ma ho avuto paura per gli inglesi. Avevano perso prima ancora che il pubblico avesse finito l’inno: so che molti di loro non avevno mai giocato a Cardiff e sembravano intimiditi dalla folla. Io stesso ho avuto i brividi, non ho mai sentito cantare così intensamente». Coste e Brunel. Non è la prima volta che un francese allenatore degli azzurri arriva davanti in classifica di un torneo rispetto a un ct della Francia. Il primato di Brunel su Saint-André resta per quanto riguarda il Sei Nazioni. Ma nel marzo 1997 gli azzurri di George Coste batterono i bleus di Pierre Villepreux (da una settimana vincitori con il Grande Slam del 5 Nazioni) per 34-20 nella finale di Coppa Europa Fira. Ovvero il campionato che per 50 anni gli azzurri hanno disputato prima di essere accolti nel gennaio 1998 (grazie anche a quel successo) nel nuovo progetto del Sei Nazioni. Passato e futuro. Una fra le più belle immagini del torneo sono stati i 400 cap azzurri in campo all’avvio con la Francia. Ce n’era una rappresentanza anche sabato: il passato del rugby azzurro su cui s’è Brunel ha piantato il futuro di questa squadra.

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Ranking: l’Italia resta dodicesima

La vittoria dell’Italia contro l’Irlanda nel Sei Nazioni non ha spostato di molto gli equilibri nel ranking mondiale. Gli azzurri del ct Jacques Brunel avvicinano la top 10, ma restano dodicesimi. Sul piano dei distacchi l’Italia guadagna più di un punto nel ranking mondiale, ma resta a quattro centesimi di punto da Tonga, riducendo a meno di un punto il divario con la Scozia, decima. Per il resto, il Galles avvicina l’Inghilterra ai piedi del podio, mentre l’Irlanda perde due posti a favore di Samoa e Argentina.

Ecco la classifica aggiornata: 1 New Zealand – 90.08 2 South Africa – 86.94 3 Australia – 86.87 4 England – 83.72 5 – 83.36 6 France – 81.59 7 Samoa – 78.71 8 Argentina – 78.71 9 – 78.05 10 Scotland – 76.86 11 Tonga – 76.10 12 – 76.06

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I XV ideali dell’Equipe e della Bbc

I francesi sono incorreggibili, hanno fatto una magra figura nel Sei Nazioni ma il loro principale quotidiano sportivo – l’Equipe – nel proporre ai lettori la squadra ideale del Torneo hanno scelto tre componenti della squadra che l’ha vinto (il Galles), la squadra rivelazione (l’Italia) e tre di quella che ha deluso più di ogni altra, la Francia appunto. Il resto è fatto da due inglesi, due scozzesi e due irlandesi. I francesi non sono i soli a cimentarsi in questo esercizio di fine torneo, lo fa anche la Bbc che mette dentro un solo azzurro, quell’Alessandro Zanni che i francesi hanno lasciato clamorosamente fuori. Vediamo i due XV dell’Equipe e della Bbc. L’Equipe. Detto della visione casalinga dei francesi, entriamo nel dettaglio delle scelte. La prima linea ideale, infatti, vede in campo l’irlandese Healy, il francese Mas e l’azzurro Leo Ghiraldini. In seconda linea, invece, premiati lo scozzese Gray e il transalpino Maestri, con la linea arretrata del pack composta da Warburton (Galles), Robshaw (Inghilterra) e Sergio Parisse. In mediana, invece, il meglio è stato espresso dallo scozzese Laidlaw e dall’inglese Farrell, che dettano i ritmi a un’ipotetica trequarti composta da Fofana (Francia) e O’Driscoll (Irlanda), con un triangolo allargato che comprende il gallese Cuthbert, l’azzurro Giovanbattista Venditti e l’altro gallese Halfpenny. Allenatore della squadra, Jacques Brunel, Italia. Bbc. Se L’Equipe lo ha dimentica, la Bbc premia solo lui. Nel XV ideale della tv britannica, infatti, la terza linea è l’unico azzurro nella formazione titolare del Sei Nazioni 2013. Tanti i “rincalzi” tra gli italiani, ma titolare c’è solo lui. Per la Bbc, l’estremo titolare è Leigh Halfpenny, che nel triangolo allargato ritroverebbe Alex Cuthbert e George North, dimostrando un dominio gallese al largo nella trequarti. Centri, invece, l’inglese Manu Tuilagi e il francese Wesley Fofana. La mediana, invece, premia il gallese Mike Phillips e l’inglese Owen Farrel. Il pack è

313 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI composto dai piloni Gethin Jenkins e Adam Jones, in prima linea insieme con il tallonatore Richard Hibbart, tutti gallesi. Seconda linea formata da Joe Launchbury e Ian Evans, mentre in terza troviamo Louis Picamoles numero 8, con Chris Robshaw e l’azzurro Alessandro Zanni flanker. Dunque, otto gallesi, tre inglesi, due francesi, uno scozzese e un italiano nel XV ideale. Nessun irlandese e dominio delle due nazionali che si sono giocate a Cardiff il titolo. Nell’ipotetica panchina allungata dei primi rincalzi anche gli azzurri Andrea Masi, Giambattista Venditti, Luke McLean, Luciano Orquera, Sergio Parisse e Leonardo Ghiraldini.

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L’EPILOGO Cenerentola non abita più qui di Stefano Tamburini Via gli stracci e la compassione, Cenerentola non abita più qui, fra noi. Finalmente possiamo dir basta agli applausi di cortesia, smettere di sentir dire in continuazione «Dai, in fondo ci hanno provato ma gli altri erano troppo forti». No, da adesso in poi l’Italia sarà una squadra come le altre. Ha cominciato a esserlo al debutto con la Francia, dopo una prestazione commovente; poi si è smarrita in Scozia e in casa con il Galles ma ha dimostrato che l’aver zittito Twickenham domenica scorsa non era stato un caso. Sì, adesso possono esserci i rimpianti: con quel pari che stava per maturare nel tempio del rugby o forse con due punti in più adesso staremmo a parlare di qualcosa di unico e di grande. Ma è già molto così: ora nessuno potrà più permettersi di schierare riserve o di distrarsi, perché tanto gli italiani sono simpatici ma son qui solo a far quasi da comparse. No, quegli italiani non esistono più. Adesso ce ne sono altri, che piacciono e possono anche vincere: non si portano per caso 74.714 persone a metter mano al portafogli per riempire uno stadio come l’Olimpico, roba chedi questi tempi neanche per un derby Roma-Lazio ci si riesce. È il segno che questo sport dove ci si picchia lealmente – sembra un ossimoro ma non lo è – ha fatto breccia anche in tanti fra quelli che fino a poco tempo fa sapevano a malapena riconoscere una meta e fare bene i conti con i punti. Ora che Cenerentola se n’è andata più nessuno ci concederà di tanto in tanto l’onore di un giro di valzer per farci assaporare la favoletta. L’Italia del rugby dal prossimo anno sarà veramente una delle Sei Nazioni: da qui a pensare che si possa vincere presto ce ne corre ma tutto sarà possibile ogni volta a patto che ci sia un’ulteriore

315 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIÙ QUI svolta, quella di mettere in fila due grandi partite una dopo l’altra, poi tre e poi altro ancora. Il piccolo romanzo che questo Torneo riesce a far scrivere ogni anno ha avuto finalmente un dolce finale. Non è ancora quello da sogno ma adesso sappiamo che un giorno o l’altro accadrà davvero. Addio Cenerentola, senza rimpianti.

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Indice

Frontespizio

PARTE PRIMA - La partenza che fa sognare

31 GENNAIO - Avvicinamento con speranza L’Italia stavolta vuol stupire Lo show rude che dà lezioni al calcio Brunel ci crede: vogliamo creare entusiasmo L’ingresso degli azzurri nel torneo Parisse: noi, a viso aperto L’Italia al bivio: solo applausi o protagonista? I 31 convocati per la prima sfida con la Francia Mathieu, il gigante fragile Ecco i primi avversari Nigel Owens, l’arbitro gay e il coming-out Re d’Europa coi club la vecchia guardia non brilla nel Torneo Rifondata e vincente Dopo il ko agli All Blacks punta ad alzare il trofeo Dopo il novembre nero il nuovo ct Johnson si riaffida a Kelly Brown Il Grande Slam 2012 poi la discesa lenta sino al tonfo con Samoa 1 FEBBRAIO - Il momento delle scelte Ecco il XV azzurro anti-Francia Brunel: «Abbiamo lo spirito giusto» 2 FEBBRAIO - Grande attesa per la festa degli ex Domani la consegna dei caps L’Italia si prepara al gran giorno I 400 ex azzurri che saranno in campo 3 FEBBRAIO - Subito gioia Apoteosi azzurra Allez azzurri! Per i francesi è una batosta Così l’Italia ora è anche dei rugbisti Brunel: «Questa vittoria frutto del lavoro di anni» Parisse: meglio di così... Orquera: così ho cacciato la sfortuna Che emozione la sfilata degli ex! L’Equipe: disastro romano 4 FEBBRAIO - Gli infortuni preoccupano Ranking e infermeria: il punto azzurro

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Azzurri: Sgarbi salta la Scozia 5 FEBBRAIO - Ormai c’è già profumo di Scozia Già fatta la Scozia anti-Italia 6 FEBBRAIO - Gli azzurri ci credono Canale: «Pronti per la Scozia» 7 FEBBRAIO - Il ct cambia solo un giocatore Brunel: ecco il XV anti-Scozia Brunel: «A Edimburgo sarà dura» 8 FEBBRAIO - Tutti vogliono fare il bis L’Italia vuole il grande sogno La partita che può aprire nuovi scenari Le cento volte del Barone senza paura Scozzesi al bivio: battere l’Italia oppure il disastro Cuttitta, il prof del pack

PARTE SECONDA - Il brusco risveglio

9 FEBBRAIO - La Scozia è amara Doccia scozzese e l’Italrugby torna sulla terra Ora bisogna far tesoro degli errori Parisse: «Ridicoli!» Il ct Brunel: «Non siamo stati capaci di reagire» Orquera distrutto: che errori! 10 FEBBRAIO - Azzurri, resta la fiducia Italia: martedì la lista dei convocati Italia: il racconto del volo di ritorno 11 FEBBRAIO - La voglia di riscatto Il punto sul torneo e sugli azzurri 12 FEBBRAIO - L’ora dei convocati Un solo nome nuovo Galles, già scelto Il XV anti-Italia Italia: 30 convocati, Morisi la novità 13 FEBBRAIO - Maxi-squalifica per un irlandese Cinque settimane al pilone calpestatore 14 FEBBRAIO - Martin, dalla mischia al palcoscenico Castrogiovanni ospite a Sanremo 15 FEBBRAIO - Castrogiovanni tiene banco Fabio Fazio: «Io e Castrogiovanni»

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16 FEBBRAIO - Castrogiovanni e la piccola Luciana Castrogiovanni: «Temo la Littizzetto» 17 FEBBRAIO - Scoppia la grana Parisse Castrogiovanni: «Brunel decisivo» Azzurri: c’è anche Mauro Berganasco Capitan Parisse a rischio squalifica 18 FEBBRAIO - Apprensione per Parisse Troiani: «Concentrati per il Galles» Parisse, mercoledì il verdetto 19 FEBBRAIO - Gli azzurri si caricano Galles: ecco il XV anti-Italia Zanni: «C’è voglia di riscatto» 20 FEBBRAIO - Una mazzata per Parisse Sei Nazioni finito per il capitano Zanni o Minto per la maglia numero 8 21 FEBBRAIO - Brunel costretto a cambiare Italia: quattro cambi per il Galles Brunel: «Castrogiovanni capitano» Per Lo Cicero il cap numero 101 Parisse: «Grazie di cuore» 22 FEBBRAIO - Il momento più difficile L’Italia vuol far meta alla storia Cosa insegna la squalifica di Parisse Il poker del ct per ridare slancio all’Italia I riconoscimenti di Club Italia e Federazione Martin, orgoglio da gigante 23 FEBBRAIO - Il Galles ci fa male Mischia fragile: il Galles sfonda e l’Italia affonda Se affiorano i vizietti del calcio Il ct Brunel: «Tanti errori ma la sfida era aperta» Zanni: «Troppo slegati» L’amarezza di Castrogiovanni 24 FEBBRAIO - Gli azzurri al bivio Azzurri, Brunel pensa ad altri cambi 25 FEBBRAIO - L’Italia perde di nuovo terreno Inghilterra: i convocati per la sfida con l’Italia Ranking: Italia al 12° posto 26 FEBBRAIO - L’Italia spera ancora in Parisse Convocati: Brunel conferma tutti

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27 FEBBRAIO - Parisse, attesa senza fine Parisse: la decisione slitta a martedì 5 28 FEBBRAIO - Gli inglesi guardano oltre L’Inghilterra vuole recuperare Farrel 1 MARZO - Tifosi azzurri, grande entusiasmo Italia-Irlanda: già esaurite le curve 3 MARZO - Tutti concentrati per l’Inghiterra Cominciato il raduno degli azzurri 4 MARZO - Entusiasmo in ritiro Doppio allenamento per gli azzurri 5 MARZO - L’Inghilterra ci snobba Inglesi con le riserve contro l’Italia Italia: esclusioni eccellenti in vista De Marchi e Gori: riscatto a Londra 6 MARZO - Festa azzurra Parisse riabilitato Squalifica ridotta: Parisse gioca Troiani: «Felici per Parisse» Parisse, gli auguri dei tifosi su Twitter Azzurri, euforia per il rientro di Parisse 7 MARZO - Gli azzurri riposano prima della battaglia Azzurri: domani il XV anti-Inghilterra 8 MARZO - Formazioni rivoluzionate Inghilterra: cinque cambi per l’Italia Italia: Brunel ne cambia sei Brunel: «Vi spiego perché cambio»

PARTE TERZA - La riscossa azzurra

9 MARZO - Gli azzurri e la voglia di stupire Gli azzurri nel tempio del rugby Il fascino della missione impossibile Capitan Parisse «In campo per crescere» Io e gli odori della palla ovale Vince il Galles Pari fra Irlanda e Francia 10 MARZO - Una sconfitta che profuma di vittoria L’Italia zittisce Twickenham Impresa sfiorata L’agnello ha messo paura al lupo Parisse: «C’è orgoglio ma quest’arbitro...» Brunel: così anche sabato

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Lancaster se l’è vista brutta Andrea Masi: «Che soddisfazione!» 11 MARZO - Il rientro col sorriso Sei azzurri nel XV ideale Italia: accertamenti medici per due Gli inglesi: «Italia, vincitrice morale» I complimenti di Malagò agli azzurri Zanni: «Vincere? Ci è mancato poco» Gavazzi: «All’arbitro ho detto che…» 12 MARZO - L’entusiamo cresce stadio esaurito Castro e Barbieri: bollettino medico Il Galles perde Capitan Jones Olimpico verso il tutto esaurito 13 MARZO - I proclami degli azzurri Cittadini: «Vinciamo per noi e i tifosi» 14 MARZO - Brunel modifica la mischia Tre cambi fra gli azzurri anti-Irlanda Lo Cicero domani annuncerà il ritiro Irlanda: scelto il XV anti-Italia Irlanda: Sexton non ce la fa Brunel: «L’Irlanda ci dirà chi siamo» Lo Cicero-O’Driscoll, leggende contro 15 MARZO - Tutti pronti a far festa Italia, avanti tutta: si può fare Non è più l’ora degli applausi di simpatia L’ultima sfida del Barone della prima linea Senza Sexton gli irlandesi fanno meno paura Una partita che vale la storia La Francia punta a superarci con la Scozia 16 MARZO - Gioia pura all’Olimpico Immensa Italia Il cielo del rugby è più azzurro Brunel guarda già avanti «Possiamo far meglio» Parisse: sicuri di vincere Lo Cicero: ho chiuso da Barone Il Galles spazza via l’Inghilterra e trionfa 17 MARZO - Il risveglio più bello Zanni: «Vi racconto il mio Sei nazioni» Sei nazioni: il bilancio azzurro Ranking: l’Italia resta dodicesima I XV ideali dell’Equipe e della Bbc

Epilogo

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