Francesco Domenico Guerrazzi Racconti E Scritti Minori

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Francesco Domenico Guerrazzi Racconti E Scritti Minori Francesco Domenico Guerrazzi Racconti e scritti minori www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E-text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Racconti e scritti minori AUTORE: Guerrazzi, Francesco Domenico TRADUTTORE: CURATORE: prefazione di Rosolino Guastalla NOTE: Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/) tramite Distributed Proofreaders (http://www.pgdp.net/). DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: "Racconti e scritti minori" di Francesco Domenico Guerrazzi, collezione: Classici italiani Istituto editoriale italiano, Milano, [s.n.] (probabilmente 1914) CODICE ISBN: informazione non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 26 dicembre 2004 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Distributed Proofreaders, http://www.pgdp.net/ REVISIONE: Claudio Paganelli, [email protected] Carlo Traverso, [email protected] PUBBLICATO DA: Claudio Paganelli, [email protected] Alberto Barberi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le finalità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ 2 GUERRAZZI RACCONTI E SCRITTI MINORI CON UNA INTRODUZIONE DI ROSOLINO GUASTALLA ISTITUTO EDITORIALE ITALIANO MILANO Il favore che ottenne dal pubblico la prima serie della nostra BIBLIOTECA DI CLASSICI, sì da richiederne una seconda edizione già sotto ai torchi, e gli incoraggiamenti che da ogni parte ne vennero al nostro Istituto, ci inducono a proseguire nella impresa, guidandoci con più larghi criteri a maggiori intendimenti. I quali forse non consentirebbero che alla raccolta si mantenesse l'antico titolo di BIBLIOTECA DI CLASSICI; ma noi lo manterremo: che se non a tutti gli scrittori ai quali daremo luogo, si conviene quell'appellativo com'è comunemente inteso, tutti meritano d'essere divulgati e ancor letti. E la Biblioteca nostra se non di classici, certo di scrittori eccellenti, conterrà così quanto la letteratura italiana ha in tutti i secoli di più pregiato e famoso. L'ISTITUTO EDITORIALE ITALIANO F. D. GUERRAZZI RACCONTI E SCRITTI MINORI ROSOLINO GUASTALLA L'OPERA LETTERARIA DI F. D. GUERRAZZI L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA Francesco Domenico Sebastiano Guerrazzi nacque a Livorno il 12 agosto 1804. Suo padre, Francesco Donato, sotto la guida di due artisti fuggiti dalla Francia dopo la grande rivoluzione, il Corneille ed il Fabre, divenne un valente intagliatore, ma non un Cellini del legno, come vorrebbe far credere il suo figliuolo, in quella lettera autobiografica che, nel 1848, diresse a Giuseppe Mazzini (1). Dovette essere questo F. Donato un grande originale, se è vero che, senza essere malato, passava intere giornate sul letto in un continuo mutismo: certo fu un uomo non incólto, poichè conosceva Dante, il Machiavelli, Pietro Bembo, Carlo Botta, e la consuetudine spirituale con questi grandi l'aveva reso, nel parlare, grave e concettoso. Una vera furia (e, forse, per la lunga e dura convivenza con lei, F. Donato si era ridotto al mutismo!) fu la madre di F. Domenico. Il quale, nelle (1) Memorie di F. D. Guerrazzi , Livorno, Poligrafia Italiana, 1848. 3 Note autobiografiche , che io pubblicai quindici anni or sono (2), avendone trovato il prezioso manoscritto fra le carte del Buon Governo, nell'Archivio di Stato di Firenze, intinse la sua penna, scrivendo di lei, nell'aceto e nel fiele. Se può recar dispiacere che un figlio abbia usate parole sì gravi contro la propria madre (tanto più che il Guerrazzi scrisse quelle pagine là dove maggiormente avrebbe dovuto sentire il desiderio di lei, nella solitudine di un carcere) non può negarsi, d'altra parte, che egli abbia detta la verità, poichè ciò ch'egli dice è, in massima, riconfermato nelle Memorie del Giusti pubblicate da Ferdinando Martini. (3) Era ancora bambino F. Domenico, quando il padre lo volle seco in bottega per fare di lui un intagliatore: «ma una invincibile repugnanza alle cose manuali e il danno che giornalmente apportava perchè non gli riusciva di tenere peso alcuno nelle mani oltremodo delicate, gli fruttarono bando perpetuo». Fu messo allora a studiare sotto la disciplina di certi frati, i quali soli avevano il monopolio dell'istruzione elementare e media in Livorno. Enrico Mayer, che frequentò nel medesimo tempo le medesime scuole, disse di quei maestri un mondo di bene. F. Domenico, invece, parecchie volte ritornò ne' suoi scritti alla carica contro di loro, accusandoli di crassa ignoranza, della più brutale crudeltà, della parzialità più sfacciata verso gli allievi più ricchi. Egli era de' poveri, quindi poco ben visto dagli insegnanti; ma, nullameno, ebbe premi e medaglie. Tutto era pesante, al dire di F. Domenico, in quelle scuole; ma la retorica di cui i padrimaestri lo impinzavano dalla mattina alla sera era un vero tormento; e però accolse con giubilo il dono che il padre gli fece di una cassa contenente libri di tutte le specie, dall' Iliade all' Esprit dell'Helvetius, dalla Bibbia al Novum organum di Bacone, dall' Orlando Furioso ai romanzi di Anna Radcliffe. Questi in ispecial modo, con quei fantasmi che di continuo appaiono e scompaiono, con quei castelli pieni di trabocchetti e di nascondigli, accesero la già calda fantasia del ragazzo, gli rimasero profondamente impressi nella memoria, e, forse, non furono senza efficacia nella sua successiva produzione romantica. Se da un lato, con tutte queste letture e con quello (fosse pur poco) che imparava alla scuola, F. Domenico arricchiva la sua mente, dall'altro, non avendo nessuno che lo guidasse, e forse desiderando di star lontano dalla tenera madre più che gli fosse possibile, trascorreva la maggior parte del tempo con i monelli di strada, partecipe e, talvolta, duce delle loro imprese contro gli Ebrei, numerosi a Livorno. Nulla di strano che egli così facesse allorchè non poteva riconoscere quanto era ingiusto ciò che ogni dì commetteva; ma doloroso che delle sue gesta antisemite egli menasse vanto parecchi anni dopo, scrivendo le Note autobiografiche ! Spirito ribelle ed inquieto, stava per terminare gli studi secondari quando, per un nonnulla, venne a questione col padre e fuggì di casa, fermo di non tornarvi mai più: «possedevo poche monete di rame», scrive nelle Memorie , «e bastarono pel primo giorno che consumai intero a meditare sulla vita futura: nel secondo mi detti moto a procurare impiego, e lo rinvenni: fui revisore di stampe [presso i fratelli Vignozzi], traduttore di libri, e maestro di giovani assai più adulti di me; dormii sul terreno nudo, tenendo sotto il capo mattoni per guanciale: parco nel cibo, la bevanda, acqua». Durante l'assenza dalla casa paterna, F. Domenico conobbe Carlo Bini, che era un poco più giovane di lui e forse, a quel tempo, frequentava la scuola dei Barnabiti. Riconciliatosi, per i caldi uffici del suo nuovo amico, col padre, nell'ottobre del '19 il Guerrazzi lasciava Livorno per recarsi all'Università di Pisa a studiarvi giurisprudenza; non che per elezione egli intraprendesse tali studi, ma unicamente per accontentare il padre, che voleva muovere azione legale contro certi parenti di Castelfranco di Sotto e però desiderava aver in casa sua l'avvocato. ALL'UNIVERSITÀ DI PISA (2) Note autobiografiche e poema di F. D. G. , Firenze, Le Monnier, 1899 (3) Treves, 1890. 4 Quali fossero gli studenti cari alla maggior parte dei professori della Sapienza disse, con parole ormai passate in proverbio, Giuseppe Giusti nelle Memorie di Pisa e nel Gingillino . Nessun'aria spavalda, ma, al contrario, estrema compunzione ed untuosità; molta assiduità alle lezioni e molta fretta di tornarsene a casa, appena fosser terminate, senza incombriccolarsi e senza metter piede o a teatro, o all'Ussero, o in altri ritrovi: nessuna critica, anche rispettosa, all'autorità, di qualunque specie ella fosse e qualunque ordine le fosse piaciuto emanare. I turbolenti, gli irreligiosi eran presi di mira, e la polizia scolastica granducale e sacerdotale esercitava un continuo e pedante controllo su quanto essi facevano o dicevano, come rilevasi dai numerosi carteggi degli Archivi di Stato. Tra coloro che, naturalmente, attirarono sopra di sè le ire professorali e sbirresche per la sua aria sprezzante e per la durezza del carattere fu F. Domenico; al quale, per tutto il 1822, fu tolto il permesso di frequentare l'Università; onde, invece di laurearsi nell'anno successivo, dovette attendere al 1824. Mentr'egli trovavasi a Pisa, capitò colà un uomo, giovane ancora, e «di cui la gente favellava in mille maniere e tutte opposte, e moltissime assurde», un uomo di fama universale, Giorgio Byron. Di lui il Guerrazzi aveva lette con indicibile trasporto le opere, e la sua fantasia n'era stata in singolar modo colpita: per quanto più tardi assomigliasse le opere del Byron ai pomi del lago di Asfaltide, cenere al di dentro, oro al di fuori, non potè negare di aver ricevuta da lui ispirazioni e concetti nuovi, ed è giustificato l'ardore col quale egli ne parla nelle Memorie . «Cotesta», sono sue parole, «era la poesia che avevo presentito, ma non saputo definire; cotesto lo esercito sterminato di tutte le facoltà del cuore e della mente, lo universo intero stemperato sopra la sua tavolozza...; dolori, angoscie senza nome, misteri non sospettati, abissi del cuore intentati, e lacrime e riso a piene mani gettati sopra coteste sue pagine immortali.» Risente della imitazione de' poemetti byroniani un componimento in versi sciolti e diviso in due canti: la Società , che F.
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