Diari Di Cineclub N. 25
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
n.3 Anno IV n. 25 - febbraio 2015 Il cinema per il cambiamento Cinema, immagine, poesia Lavoro - Dignità - Uguaglianza Sinfonia d’immagini: Roma. Piazza San Giovanni Laterano. 25 ottobre 2014. governo Renzi. Una manifestazione cui parte- il cinema di Franco Manifestazione per il lavoro, per il rinnovo dei contratti, cipa un vasto pubblico, non solo quello che si Piavoli per l’art. 18, contro la precarietà. “25 ottobre 2014” è an- identifica col “sindacato” e con quello storico che un film collettivo ideato e coordinato da Francesco sindacato della sinistra. Il gruppo di filmma- Tre parole che dipingo- Maselli kers che lo realizza è facilmente identificabile, no da sole il ritratto di e si connota come una sinistra storica di una uno dei registi tra i più Ho visto alla Casa del certa generazione, dall’ “anziana” (ma giova- sensibili, originali, soli- Cinema di Roma, in nissima quanto ad energie) documentari- tari nella sua creatività una serata piena di sta Cecilia Mangini (passata alla storia, tra che il mondo italiano vecchie glorie del ci- l’altro, per “All’armi siam fascisti”) allo sce- della celluloide cono- nema italiano, “25 Ot- neggiatore Giorgio Arlorio, dai veterani sca, Franco Piavoli. Pia- tobre 2014”, un film dell’Anac (ora messi da parte da una nuova Patrizia Masala voli è autore di grande collettivo ideato e co- segue a pag. successiva spessore che guarda ordinato da France- l’immagine come puro segno poetico e tratta la Vito Zagarrio sco Maselli.1 Un film materia cinema in modo totalizzante. Nella sua capace di provocarmi arte, desueta ma esteticamente inconfondibile, una grande emozione, su cui vorrei riflettere si fondono pittura, musica, fotografia, poesia. un momento. Si tratta di un documentario re- In tutti i suoi cortometraggi “Stagioni” (1961), alizzato in occasione della grande manifesta- “Domenica sera” (1962), “Emigranti” (1963), zione organizzata dalla CGIL il 25 ottobre del “Evasi” (1964),” Lucidi inganni” (1986) e i suoi ‘14, appunto, contro il “jobs act” proposto dal lungometraggi “Il Pianeta Azzurro” (1982), “No- stos - Il ritorno” (1989), “Voci nel tempo” (1996), “ 1 Anteprima di Mercoledì 14 gennaio, ore Al primo soffio di vento” (2002) Piavoli con 20,30, Casa del cinema, largo Marcello Mastroianni 1, sguardo contemplativo, che sa andare oltre il vi- Roma. Il documentario è prodotto da “Il cinema per il sibile, riesce ad incantare lavorando sugli stessi cambiamento”, ed è diretto da Giorgio Arlorio, Gioia Be- elementi. La sinfonia d’immagini alle quali ab- nelli, Giovanna Boursier, Marco Dentici, Sabina Guzzan- bandonarsi, la delicatezza e la profondità dei ti, Fabiomassimo Lozzi, Cecilia Mangini, Tomaso Man- sentimenti, la narrazione - quasi sempre senza noni, Francesco Maselli, Sara Olivieri, Moni Ovadia, parole - nel rapporto tra uomo, tempo e natura, Enzo Rizzo, Nino Russo. Al film hanno dato la loro solida- il concerto di suoni e la musica colta, l’espressi- rietà anche molti altri registi, me compreso, i cui nomi fi- vità pittorica carica di poesia di visi e corpi, af- gurano nei titoli di coda del film. “Adieu” di Pierfrancesco Uva freschi di raro lirismo. Cinema non facile quello di Piavoli ma facilmente riconoscibile che fin dall’inizio ha fatto la scelta di dedicarsi alla ri- Francesco Rosi, “cittadino” cerca espressiva fondata sopratutto e fonda- mentalmente sull’immagine e sui suoni. Rinun- L’eredita’ morale di un grande maestro del cinema tra ciando quindi ai canoni correnti di un cinema che si poggia invece sul teatro filmato o del me- impegno civile e denuncia sociale lodramma. Un cinema sinfonico, polifonico Francesco Rosi, nato a le riprese in Sicilia de “La terra trema”, nel perchè si affida, un po’ come la musica stru- Napoli il 15 novembre 1948, e poi, nel 1954, durante la lavorazione di mentale, prevalentemente alle emozioni, anche 1922, è morto a Roma “Senso”. Il mio primo approccio “consapevole” magari astraendole dalla realtà, affidandole al il 10 gennaio 2015, con il nome di Francesco Rosi è avvenuto nel veicolo delle immagini in movimento, quale è il all’età di 92 anni; ma, 1962, quando una mattina, dopo aver “marina- cinema. Tutto il cinema di Piavoli è imperniato anche se ci ha lasciato, to” la Scuola, mi recai ad una “mattinata cine- sulla forza della poesia delle immagini. Questa di lui rimangono (per matografica”, a vedere un film il cui titolo mi è la cifra stilistica che rende unici i suoi film. In- sempre) le opere fil- aveva attratto perché si trattava di un “bandi- somma un cinema, quello di Piavoli, che ti fa ri- miche, che costitui- to” siciliano la cui figura, in un certo senso, flettere, ti cambia la vita, ti insegna a vivere a Nino Genovese scono un significativo mi affascinava: “Salvatore Giuliano”. Così, in dimensione d’uomo. Lontano dal clamore me- “spaccato” della storia d’Italia, dal dopoguerra quell’occasione, assistetti non ad una rico- diatico di festival artificiali, multisale da cine- ai nostri giorni, e in cui dominano la denuncia struzione fantasiosa e mitizzata della figura ma usa e getta dove tra una colonna sonora e sociale, l’indagine, la moralità, insieme con di Salvatore Giuliano (come avrebbe fatto, poi, l’altra si insinua lo sbattere di mascelle che ma- una lucida rabbia e una fremente passione ci- nel 1987, Michael Cimino con il suo “Il Sicilia- sticano popcorn e il sibilo gassoso delle lattine vile: la stessa che gli aveva fatto iniziare la no”), ma a un’indagine accurata e approfondita, di coca cola aperte. E’ tutta un’altra storia, un “carriera” accanto a Luchino Visconti, durante segue a pag. 4 altro cinema, quello di questo autore; con un segue a pag. 3 [email protected] n. 25 sege da pag. precedente di Susanna Nicchiarelli dal romanzo di Wal- generazione) Nino Russo e lo stesso Maselli, ter Veltroni “La scoperta dell’alba”, in cui un da Sabina Guzzanti a Moni Ovadia. Confesso telefono sembra collegare, tipo “Ai confini che ero andato a vedere il documentario quasi della realtà”, il giorno d’oggi con il passato de- per dovere, aspettandomi di vedere un reper- gli anni di piombo. Anche qui, il film coordi- to della sinistra vetero-comunista. E invece nato da Maselli sembra collegarsi come in un ecco la sorpresa: nonostante l’inevitabile ri- plot di fantascienza a un altro tempo e a un’al- schio di retorica, il film messo insieme dal tra dimensione. Simile, per esempio, è lo gruppo di “Cinema per il cambiamento” tocca schema narrativo del docu (la partenza du- delle corde profonde, anche per il modo sa- rante la notte, l’arrivo di treni e navi, l’avvio piente della sua messa in scena: un montag- della manifestazione, il comizio) rispetto a un gio ben fatto che costruisce una storia, l’uso altro film collettivo, realizzato per registrare della musica che fa della manifestazione di la manifestazione del ’94 contro il governo piazza una sorta di musical della sinistra, il Berlusconi (“24 novembre 1994”, film colletti- ricorso a slogan estetico-ideologici inediti. Ad vo, prodotto da Cgil, Cisl, Uil, a cura di Fran- esempio, voglio sottolineare l’utilizzo della cesco Maselli, 1995); e simile è l’atmosfera che Turandot di Puccini, all’inizio e nel climax del Il regista Citto Maselli, tra l’altro facente parte del si respira, rispetto al più tardo progetto rea- film. Il “nessun dorma” pucciniano viene pre- Comitato di Consulenza e Rappresentanza di Diari di lizzato da un corrispondente gruppo di film- so come slogan “pubblicitario” per chiamare a Cineclub makers per documentare i fatti di Genova del Stewart ritrova i petali di sua figlia e scopre di 2001 (“Un altro mondo è possibile”). “Noi che essere ancora vivo. E mi chiedo perché. Una non abbiamo paura della memoria”: così defi- ragione sta nel déclic estetico che evidente- nisce la piazza Susanna Camusso. Ed ecco mente il film riesce a provocare, cogliendo live che il suo comizio, al di là dell’inevitabile reto- alcuni momenti della manifestazione, se- rica oratoria, pone un problema importante: guendola apparentemente in modo “realisti- quello della memoria e della paura verso di co” e invece manipolando (lo dico in senso essa. Operazione nostalgica vetero-comuni- positivo) le immagini facendo capire quanto il sta, allora, o esempio di “impegno post mo- cinema, come dice Paolo Bertetto, sia una derno”, secondo la definizione di Pier Paolo raccolta il popolo della sinistra, per dargli una “macchina sinestetica”.2 Si può parlare di Antonello? Pongo sul tappeto la questione “sveglia” e chiedergli di “vegliare”. L’aria di questi argomenti – tiene a dire Nino Russo, come elemento di riflessione”. Certo che “25 “Nessun dorma” solo orchestrata è la colonna storico membro dell’Associazione degli Auto- ottobre 2014” invita a pensare che cosa sia sonora dell’incipit del film, che ricostruisce, l’“antifascismo” oggi, se una posizione etica o con i toni di un videoclip, la partenza delle co- un modo di intervenire sulla società. lonne di militanti durante la notte, per treno, per pullman, per nave. E la stessa aria, stavol- Vito Zagarrio ta cantata dal coro dell’Opera di Roma che so- lidarizza con la manifestazione, trionfa nella E’ professore ordinario di Cinema, Fotografia e Televisio- piazza San Giovanni affollata di giovani, da ne presso l’Università Roma Tre, dove dirige un Centro di volti percorsi di lacrime, mentre miriadi di Produzione Audiovisivi e il Master “Professioni e Lin- palloncini rossi restano sospesi in cielo. Tra guaggi Cinema Televisione e Video”. Ha pubblicato vari queste due arie pucciniane, si svolge il lungo libri sul cinema americano e su quello italiano. Monogra- corteo della manifestazione, contrappuntato fie su Francis Ford Coppola, su Frank Capra e John Wa- da suoni diegetici e da musiche.