L I B E R S a C R a M E I T O R I

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L I B E R S a C R a M E I T O R I Card. A. I. SCHUSTER 0. S. B. del titolo di S. Martino ai Monti ARCIVESCOVO DI MILANO LIBER SACRAM EITORIIM NOTE STORICHE E LITURGICHE SUL MESSALE ROMANO TORINO-ROMA Gasa Editrice MARIETTI fondata nel 1820 di MARIO E. MARIETTI - Editore - Tipografo Pontificio della S. Congregazione dei Riti e dell’Arcivescovo di Torino 1 9 3 2 Card. A. I. SCHUSTER 0. S. B. del titolo di S. Martino al Monti ARCIVESCOVO DI MILANO LIBER SACBAMESTORUM NOTE STORICHE E LITURGICHE SUL MESSALE ROMANO V ol . V ili. I Santi nBl Mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di S. Michele) (Seconda edizione) TORINO -ROMA Casa Editrice MARIETTI fondata nel 1820 di MARIO E. MARIETTI - Editore - Tipografo della S. Congregazione dei Riti e dell’Arcivescovo di Tori 1932 Imprimi potest. f GREGOEIUS 0. S. B. Abbas Ord. Montìs Casini et Congreg. Cassili. Praeses. Visto: Nulla osta alla stampa. Torino, li 21 Dicembre 1931. Can. A g o s t in o P a s s e e a , Bev. Deleg. Imprimatur. C. FRANCESCO PALE ARI, Provìe. tìen. PROPRIETÀ LETTERARIA (2 5 - 1 1 1 -2 9 ---- 1 0 -1 1 1 -3 2 ). Nel Bai,fisterò dì san Lorenzo. Adsp]ICE • QVI ■ TRANSIS - QVAM -.SIT • BREYIS . AC[oipe vita AtquJE . TVAE . JfAVIS • ITEK . AD ■ LITVS • PARADpsi RellJEGE • QVO ■ VVLTVM . DNI . FAOIAS ■ TIBI • PO[rtmm Percipias graJTIAM ■ QTIS • QVIS • HAEC ■ SACRA • PERH[anris GtlorjlA • SVMMA • DS • LVMEN ■ SAPIENTI A ■ VIR[tn9 Ver]VS ■ IN ■ ALTARI ■ C3VOE • EST - VINYM • QVE ■ [videtirr la] Q ■ TVI - LATERIS . PER - OPVS - MIRAE ■ [pietatia Unde] POTENTER . AQVAM . TRIBVIS • JBAPTI[smate lotig (Iscrizione del V see. nella basilica sepolcrale di S. Lorenzo). Tu che di qui passi, rifletti quanto sia breve questa vita. Torna indietro, costeggiando verso il lido del paradiso, perchè la tua navicella possa approdare al porto, che è lo stesso Salvatore. Accogli la grazia, tu che partecipi a questi sacri Misteri. È la stessa somma gloria, Dio, cioè, il lume, la sapienza, la for­ tezza, quello che all’altare ha l’apparenza di vino, ed invece è vero Sangue, Esao, prodigio d’infinito amore, sgorga dal tuo costato, o Cristo, donde tu derivi anche le ac^ue battesimali per purificare le anime, m 1 I SANTI NEL MISTERO DELLA REDENZIONE INTRODUZIONE CAPITOLO I. I Santuari Mariani nella Roma Medievale. Come Maria sta nel centro del Simbolo della Fede Cristiana, così il suo amore e la sua devozione fanno sussultare di gioia il cuore stesso della Chiesa Cattolica, che dalla Città dei sette colli imprime il suo ritmo soprannaturale a tutto l’orbe. Per Roma Cri­ stiana è un'esigenza d’ufficio e di dignità, di precedere ogni altro paese nell’amore a Colei che attrasse in terra lo stesso Eterno Amore. Non è forse in Roma che prima si rivive tutta intera la rivelazione dogmatica, avanti che questo cuore della Chiesa diffonda la vita e l’energia in tutto il resto del mistico corpo di Cristo? Bene a diritto quindi Roma Cattolica, che custodisce intatto il deposito dogmatico affidatole da Pietro e da Paolo, intitola con spe­ ciale compiacenza la benedetta Madre di Dio : Sahis pcrpuli Homani ’ e quasi che un patto speciale intervenga tra lei ed i tardi nepoti di Romolo e Remo, questi già da lunghi secoli la invocano : l’oma- nae portus securitatis. Questa devozione mariana di Roma ha lasciato attraverso i secoli una quantità, di monumenti artistici, letterari, liturgici, che vor­ rebbero essere raccolti in una sintesi vigorosa. Lasciando però ad Altri questo compito, ci basti di sfiorare, a dir così, il vasto tema, passando come in rassegna le più antiche basiliche Romane dedicate alla gran Madre di Dio. L ’argomento rientra cosi nel campo liturgico, 1 — ScHOSTER, Liber Saerainentontm - V ili. e gioverà a farci penetrare più addentro nello spirito di quelle prime generazioni cristiane, che ingemmarono il Messale Romano di tante solennità in onore della Vergine Beatissima. * * « Per amore di brevità debbo restringere il mio campo ai soli se­ coli di mezzo, tra il v cioè ed il xm secolo, e m'interdico cosi ii diritto di scendere nei cimiteri suburbani, per aggirarmi in quei la­ birinti e rintracciare laggiù tra gli ambulacri dell’ evo apostolico i primi germi della devozione mariana, emigrata dalla Palestina sulle sponde del Tevere per opera degli Apostoli Pietro, Paolo, Giovanni, e dei discepoli Luca, Marco, Epafrodito, Clemente, Àquila, ecc. Diversamente, nel cimitero di Priscilla troverei la più antica imagine della Vergine, finora nota. Essa non è più recente degli inizi del n secolo, perchè riflette ancora tutta la freschezza del­ l’arte pompeiana. Maria, ricoperto il capo col velo, sta assisa in cattedra e sorregge tra le braccia il pargoletto Gesù, mentre un personaggio rivestito di pallio le sta rispettosamente innanzi, in piedi, in atto di accennare ad una stella che brilla in cielo sul capo del Bambino, Nel personaggio, i più hanno riconosciuto il Profeta Isaia, il quale però nei suoi scritti non contiene alcun vaticinio di stelle. Qualcuno invece è andato a pensare all' indovino Balaam, il quale predisse, è vero, che sarebbe sorta una stella dalla casa di Giacobbe. Però, questo riavvicinamento di uno pseudo-profeta alla Madre di Dio, sembraci assai strano, e difficilmente sarebbe stato compreso anche dai fedeli del n secolo. Porse che il Santo Vangelo ha bisogno di appellare all’ autorità delle religioni false e bugiarde ? Nell' inter­ pretazione delle antiebe rappresentazioni, sopratutto cimiteriali, noi dobbiamo sacrificare le spiegazioni troppo ingegnose, per preferire invece quella che prima si presenta alia mente dello studioso ben perito nel suo catechismo e nell' Istoria Sacra. Era precisamente alla mentalità popolare cristiana, a cui inten­ deva di parlare 1' arte cimiteriale. Senza quindi cercare la spiegazione tanto da lungi, dai Carmi d’Isaia e dal Libro dei Numeri, apriamo invece il Santo Vangelo, e ricerchiamo chi stava innanzi alla Vergine quando Ella sedeva con Gesù Bambino in grembo, e sulla domus di Betlehem venne appunto a fermarsi una stella misteriosa. Erano precisamente i Magi. Stella quam vìd&rant (Magi) in Oriente , antecedebat eost usque dum venìens starei szvpra ubi arai. Puer. 1 Trattasi dunque dell'adorazione dei Magi, scerta così frequente nei primi quattro secoli, Se il pittore Priscilliano ha schematizzato l’episodio, rappresen­ tando soltanto uno dei Saggi d’ Oriente, e non tre o quattro, come talora osserviamo nelle catacombe, ciò è dipeso, oltre che dalla ri- strettezza delio spazio disponibile, anche da una ragione estetica di simmetria, alla quale gli antichi ci tenevano molto. Infatti, la pit­ tura fa parte di un fregio che adorna l’arco di lina tomba. Ora, alla parte opposta dell’adorazione del Mago, fa riscontro un'altra scena di più controversa interpretazione. Essa consta però, come la prima, di soli tre personaggi, un uomo cioè, una donna ed un pargoletto, che sono forse i defunti pei quali fu apprestato 1’ arcosolio sepolcrale. L’ antica arte cristiana non voleva essere verista, nè pretendeva fare della fotografìa. Essa tendeva anzi a semplificare al possibile le scene scritturali che voleva rappresentare. In ciascun quadro, coglieva il mo­ mento caratteristico del mistero simboleggiato, e quello riproduceva, trascurando ogni altro elemento accessorio. La più antica pittura Mariana del cimitero di Priscilla, rientra quindi nella serie delle rappresentazioni di carattere biblico ; ma il culto della Santa Vergine ne riceve tuttavia un’ indiretta conferma, giacehè i pittori di quei primissimi tempi, non avrebbero certamente riprodotto con tanta frequenza quell’ episodio evangelico nella cui figurazione Maria deve necessariamente sostenere la parte principale del quadro, se già fin da allora la sua venerazione non fosse Stata intimamente associata al culto del suo Divin Piglio. Reca piuttosto meraviglia quest’ apparente anomalia : mentre nei primi quattro secoli dell’èra cristiana, la scena dell’ adorazione dei Magi è la più comune sulle pareti cimiteriali e sui sarcofagi romani, la nascita invece temporale del Cristo ed il suo vagire par­ goletto nel presepio di Betlem, appariscono solo verso il iv secolo, ed in numero d’ esemplari molto ristretto. La spiegazione di quest’ anomalia ce la fornisce però la stessa liturgia. La festa tutta orientale del 6 gennaio, dal significato mul­ tiplo, (battesimo, nozze di Cana, adorazione dei Magi, nascita di Gesù nella stalla, commemorati sotto un titolo unico di teofania, cioè di rivelazione, o apparizione del Signore al mondo) incomincia sin dal n secolo, e prende piede sopratutto in ambienti gnostici. Questi eretici infatti, nella discesa dello Spirito su Gesù immerso 1 àlATT II, 9. _ 4 _ nelle onde del Giordano, riconoscevano niente di meno la di lui vera nascita alla divinità, conferitagli in quel momento dal Padre a motivo dei suoi eccellenti meriti. Alla loro volta i cattolici, a questa gnosi antivangelica, opponevano il dogma dell’unione ipo­ statica a cui fu elevata 1’ umanità di Gesù fin dalla sua concezione ; di guisa che il Verbo si fece carne e Dio nacque in Betlem dalla Vergine Maria. A scopo apologetico, la grande Chiesa, più che il Battesimo nel Giordano, popolarizzò invece per mezzo della liturgia e dell’ arte il significato messianico dell’ Adorazione dei Magi ; la quale scena, a preferenza di quella della greppia stessa di Betlem, dai teologi insieme, dal pittori e dagli scultori delle catacombe, venne prescelta siceome quella che caratterizzava meglio la divinità insieme e l’umanità di colui che, rimanendo Dio eterno, degnavasi però di nascere in tutto simile a noi. Il Mago di Priscilla addita perciò la stella che brilla in cielo sul capo del Pargoletto ; e la stella, an­ che nell’ arte classica romana, è sempre il simbolo della divinità. In un periodo arcaico, di cui è forse traccia presso Ippolito, quando anche Roma il sei gennaio celebrava con rito quasi pasquale 1’ Epi­ fania, cioè la prima apparizione di Gesù al mondo, non è maraviglia che anche gli artisti 1’ avessero tanto cara, e ia riproducessero così di sovente sugli arcosoli e sui sarcofagi.
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