S. Cipriano Picentino
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MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO A R C H I V I O D I S T A T O S A L E R N O P R E F E T T U R A ATTI DI SECONDA SERIE Affari speciali dei Comuni SAN CIPRIANO PICENTINO BB.1417-1428 (1856-1932) INVENTARIO A CURA DI ERMENEGILDA SABATO TUTOR DOTT.SSA CATERINA ALIBERTI 11.38 CENNI STORICI San Cipriano Picentino è uno dei 158 comuni che compongono il territorio di una delle più vaste province italiane, quella di Salerno. Ci sono diverse ipotesi sulle origini dell'abitato di San Cipriano. Alcuni storici ritengono che l'antico nucleo di San Cipriano debba le sue origini alla distruzione di Picentia intorno all'anno 88 a.C. ad opera dei romani. I superstiti furono costretti a disperdersi sui monti circostanti ed abitare nei villaggi, mentre i nobili furono decapitati. Il nome attuale del comune deriva da Cipriano, Santo Patrono, Vescovo e Martire di Cartagine. Oggi San Cipriano Picentino è ricco di percorsi che si snodano tra natura e tradizione, ripercorrendo la strada della storia sulle orme di illustri testimoni, restituendo un paesaggio di immutata ed operosa civiltà. Il suo nome è strettamente legato alla storia di alcune famiglie quali i Cioffi e i Petroni le cui dimore sono ancora oggi presenti sul territorio. A pochi passi dalla chiesa sorge, infatti, la casa dei nobili Cioffi. La famiglia Cioffi, infeudata nella Valle del Picentino, risale all'XI sec. Dal ceppo originario si dipartirono, nel corso dei secoli, numerosi rami i cui membri meritarono la stima dei sovrani normanni ottenendo molti privilegi e attestati di generosa nobiltà. Michele Cioffi, della fiorente attività della lana, partecipò alla difesa della gloriosa Repubblica Partenopea e, più tardi, sotto Giuseppe Bonaparte fu sindaco di San Cipriano. La famiglia Cioffi fondò cappelle e monumenti gentilizi in molte chiese di Napoli, Salerno e San Cipriano Picentino. Francesco Petroni apparteneva ad un'illustre famiglia di antiche tradizioni liberali, fu ripetutamente Sindaco del Comune, Consigliere Provinciale, deputato al Parlamento Nazionale. Il Palazzo Petroni è uno dei più significativi edifici gentilizi. Le sue dimensioni testimoniano che fu edificato da una famiglia certamente facoltosa. Esso, infatti, originariamente apparteneva alla famiglia Cioffi, da questa poi pervenne per 1 successione ai Vetromile di Prepezzano e poi venduta da lui a Don Giuseppe Petrone verso la metà del 1700. Si hanno anche notizie sul soggiorno di Benedetto Croce che pervengono da una breve e affettuosa cartolina scritta da questi, al Sindaco di San Cipriano Picentino (Giuseppe Noschese), nel maggio del 1947 e, ancora oggi gelosamente custodita nel Gabinetto del Sindaco. Nelle poche righe si nota che egli nel breve tempo trascorso in paese, nel luglio 1883, dopo la sciagura di Casamicciola, in cui persero la vita il padre, la madre e la sorellina, e prima che partisse per Roma, fu attento ai luoghi, alle persone, agli usi e alle memorie . Il paese è caratterizzato dalla presenza, ad est della Piazza, dell' ottocentesca "Fontana delle Foglie", che racchiude in se tutta la tradizione "scalpellina" che dal XIV secolo al XIX secolo è stata una delle risorse di ottime maestranze locali. Costruita nel 1878 su progetto dell'Ing. Alfonso Giannattasio, risulta essere molto armonica e semplice, sia per lo spazio che occupava, sia per la tipologia abitativa della costruzioni circostanti. In paese il tempo è scandito in ore e quarti d'ora dai rintocchi delle campanelle, situate sul piccolo campanile originario, e dall'orologio montato nell'interno del convento monastico. Tutto ciò si deve alla giunta municipale di San Cipriano Picentino che il giorno 14 dicembre 1874 accettò l'offerta dell'orologiaio Signor Nastri Melziade per la costruzione di un orologio, che costò al comune 1300 lire ed era garantito per 5 anni per qualsiasi irregolarità. Inoltre il Comune, ogni anno, assumeva un addetto alla manutenzione dell'orologio per regolarlo, retribuito con un compenso di 0,50 - 0,60 lire all'anno. 2 NASCITA PREFETTURE E RUOLO DEL PREFETTO NELLA VITA DELLE PROVINCE All'indomani dell'unità d'Italia assistiamo ad un periodo di grandi cambiamenti istituzionali che videro il passaggio dall'Intendenza, istituzione borbonica, alla Prefettura. Alle province meridionali fu estesa la legge Sabauda del 23 ottobre 1859 che prendeva la divisione del territorio nazionale in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni. A capo di Ogni provincia vi era il governatore che, con decreto del 9 ottobre del 1861, assunse il nome di Prefetto. Si ha così l'unificazione dei poteri politici e amministrativi in una unica persona. La legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865 elenca le funzioni del Prefetto: "egli rappresenta il potere esecutivo nella provincia; provvede alla pubblicazione ed esecuzione delle leggi, veglia sull'andamento di tutte le pubbliche amministrazioni emanando anche provvedimenti nei diversi rami di servizio, soprintende alla pubblica sicurezza, dispone della forza pubblica e può richiedere l'intervento della forza armata, dipende dal Ministro dell'interno e ne esegue le istruzioni "(art. 3) Il successivo regolamento dell'8 giugno 1865 specifica ulteriormente le competenze del Prefetto che nell'esercizio delle sue molteplici funzioni è il maggior rappresentate del Governo centrale a livello periferico. In base all'art. 1 del predetto regolamento, il Prefetto inviava nel novembre di ogni anno, una relazione al Ministero sulla situazione generale dell'intera provincia e, in particolare, su: situazione economica dei comuni; sanità pubblica; pubblica sicurezza; costruzione e manutenzione di strade; riscossione imposte; condizioni economiche e morali della popolazione. Il fondo Prefettura conservato nell'Archivio di Stato di Salerno comprende l'archivio di gabinetto e l'archivio amministrativo. L'archivio di gabinetto è suddiviso in sei categorie mentre l'archivio amministrativo è diviso in: 3 atti di I serie che riguardano gli affari generali; atti di Il serie che riguardano gli affari speciali dei comuni; conti comunali; opere pie. 4 lilprINTRODUZIONE Gli atti di prefettura di II serie del Comune di San Cipriano Picentino comprendono gli anni dal 1856 al 1932 e sono stati oggetto di analisi storico archivistica. All'interno di ogni busta i documenti non erano ordinati né cronologicamente né per oggetto, pur presentando antiche segnature archivistiche. Si è pertanto provveduto al riordino dei predetti atti in fascicoli secondo un ordine cronologico, indicando: il numero della busta, del fascicolo e gli estremi cronologici. Le buste esaminate sono dodici , dalla 1417 alla 1428, con estremi cronologici 1856 - 1932. Lo svolgimento del lavoro ha presentato qualche difficoltà per l'eccessivo disordine in cui vertevano i documenti, peraltro di non facile lettura a causa delle scritture molto complesse e molto diverse da quelle attuali. Gli atti riguardano gli affari comunali dal 1856 al 1932 e ci danno informazioni sui problemi che l'Amministrazione locale si trovava ad affrontare quotidianamente. Il problema idrico, di vitale importanza, è sempre stato affrontato dagli amministratori con la costruzione di un acquedotto di cui si ha notizia già a partire dal 1872 (b. 1419 f.lo 24) e con la sua tenuta e controllo anche con la nomina di un custode (b. 1419 f lo 54). Poiché la legge del 30 agosto 1868 obbligava i Comuni alla costruzione e alla sistemazione delle strade comunali intendendo sia quelle che permettevano la comunicazione con il Capoluogo, che quelle di collegamento con le province e le frazioni vicine, il comune di San Cipriano Picentino provvedeva alla costruzione e alla sistemazione delle strade attraverso fondi provenienti da prestiti, da sovrimposte sulle tasse, da prestazioni d'opera degli abitanti e dalla vendita di legname proveniente dal taglio dei boschi demaniali. In particolare si procedeva, anche con l'accensione di mutui, con rettifiche e accomodi alla strada rotabile, e alle strade Luri, Marotti e Soccorso. Un altro problema fondamentale per gli amministratori era la difesa dei boschi che nel territorio di San Cipriano Picentino era il bosco Visciglieta. 5 Il consiglio comunale periodicamente era chiamato a discutere del taglio del bosco (b. 1425 f.lo 2), diviso in sezioni, ritenuto molto importante in quanto costituiva un cospicuo introito da convertire in una rendita per far fronte a varie spese dovute alla costruzione di opere di pubblica utilità. Il taglio veniva fatto anche per permettere ai boschi di rinnovarsi. L'organo addetto a tutto ciò era il consiglio Forestale che emanava delibere di approvazione che permettevano il regolare taglio dei boschi che, però, non poteva avvenire se prima un Ispettore forestale non ne avesse fatto la stima e il "martellaggio" degli alberi da abbattere. Oltre a tutto ciò l'amministrazione si pone anche il problema dell'igiene e della sanità, viene infatti istituito un servizio farmaceutico e medico per i poveri (b. 1426 f.lo 27), l'elenco dei poveri veniva redatto in base agli elenchi del pagamento delle tasse comunali. Nel comune nel 1867 vi fu un contagio di virus Colera e venne istituito un fondo di 242 lire per combatterlo (b. 1417 f.lo 22). In seguito il comune ha provveduto anche alla chiusura delle latrine presenti nelle celle del carcere mandamentale (b. 1417 f.lo 25). Non mancano disposizioni circa opere pubbliche in generale come la costruzione di un orologio (b. 1419 f.lo 42) , la costruzione di una fontana nel 1878 (b. 1419 f.lo 44), anche se è noto che già precedentemente erano stati presentati progetti per la sua costruzione: uno nel 1836 ad opera dell'ingegnere Lista e un altro nel 1873 ad opera dell'architetto Cesario, restauri alle chiese e costruzioni di campane e l'ampliamento del cimitero. Nella b. 1424 f.lo 13 vi è il progetto di ampliamento del cimitero redatto dall'ingegnere Giacomo Budetti e datato 1897. Non sono, naturalmente, trascurati la nomina dei maestri e il pagamento degli stipendi, le ispezioni forestali e carcerarie, l'imposizione delle tasse e le varie nomine degli impiegati comunali.