ESCURSIONE A E CITTA’ DI CASTELLO, A Umbra, Tordibetto, S. Gregorio, , e .

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CONSIGLI UTILI

Questa escursione ci condurrà nella parte più a Nord dell’. Si può arrivare percorrendo le strade interne (passando per Bastia, Pianello, Gubbio….) oppure percorrendo la E45 direzione Cesena.

Non ci sono particolari consigli tranne quello di visitare, se appassionati, i rinomati negozi di mobili a Città di Castello, nonché i mercatini che vi si tengono regolarmente.

Per quanto riguarda Gubbio, in occasione della Corsa dei Ceri (per il Santo Patrono Ubaldo) si raccomanda di raggiungere il paese con un po’ di anticipo vista la straordinaria affluenza che ogni anno si registra per la manifestazione.

Dove mangiare:

CASELLA DEL PIANO: Voc. Casella del Piano Fraz. S. Marco - 06024 - Gubbio 075 - 9229321 FUNIVIA: Vetta Monte Ingino - 06024 - Gubbio (PG) 075 9221259 LA FORNACE DI MASTROGIORGIO: Via Mastro Giorgio 2 - 06024 - Gubbio 075 9221836 ALL'ANTICO FRANTOIO: C. Garibaldi 86 - 06024 - Gubbio (PG) 075 9221780 ALLA BALESTRA: V. Repubblica 41 - 06024 - Gubbio (PG) 075 9273810 FABIANI: P. 40 Martiri - 06024 - Gubbio (PG) 075 9220638 IL TARTUFO: Vl. Europa 41 - 06024 - Gubbio (PG) 075 9220930 LA SOSTA DI S. FRANCESCO: Loc. Biscina - 06024 - Gubbio (PG) 075 9229752 S.FRANCESCO : V. Cairoli 24 - 06024 - Gubbio (PG) 075 9272344 TAVERNA DEL LUPO: V. Baldassini 60 - 06024 - Gubbio (PG) 075 9274368

I MANDRIANI: V. Comunaglia 336 - 06018 - Umbertide (PG) 075 9302310 IL RUSTICHELLO: Via Montessori - 06019 - Umbertide (PG) 075 - 9415160 IL VECCHIO GRANAIO: V. Del Refari Calzolaro - 06019 - Umbertide (PG) 075 9302322

LOCANDA DEL CAPITANO: Via Roma, 5/7 - 06014 - Montone (PG) 075 9306521 TAVERNA DEL VERZIERE: V. Ospedale 19 - 06014 - Montone (PG) 075 9306512

ANTICO BORGO DI CELLE: Loc. Celle n 7 - 06012 - Città di Castello (PG) 075 8510025 L'ARCHIBUGIO: Voc. La Villa - 06010 - Città di Castello (PG) 075 - 8649000 CASALE DEL NONNO: V. Lapi 3 - 06012 - Città di Castello (PG) 075 8520074 DOGANA VECCHIA : Voc. Dogana Vecchia 47 - 06010 - Città di Castello (PG) 075 8578400 LOCANDA DELL'800: V. Dei Tre Nonni 1 - 06012 - Città di Castello (PG) 075 8552004 LOCCHI PASQUALE: V. Popolo 5 - 06012 - Città di Castello (PG) - Tel: (+39) 075 8522594

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BASTIA UMBRA

Bastia Umbra, posta nella pianura dominata dal Monte Subasio, è oggi un importante centro economico per la zona di . La vocazione di Bastia, infatti, non può essere quella turistica perché un confronto con i centri più vicini la vedrebbe irrimediabilmente sconfitta; tuttavia, benché l' aspetto prevalente dell' abitato sia di stampo moderno, nel nucleo del paese possiamo trovare fortificazioni ed edifici molto antichi. In Piazza Mazzini, ad esempio, sorge la chiesa trecentesca di S.Croce, caratterizzata dalla facciata di calcare bianco e rosa tipico del Subasio. Lo stesso materiale viene usato anche in molte altre costruzioni della zona come per la chiesa di S. Chiara ad Assisi. Poco distante, sopra una bassa collina, è possibile visitare la Rocca S. Angelo, che cinta da mura e torri di epoca medioevale, ospita uno dei più antichi conventi dell' ordine francescano.

TORDIBETTO E VALFABBRICA Da Tordibetto a Valfabbrica

Quattro massicci torrioni circolari chiudono agli angoli il compatto nucleo di Tordibetto, castello medievale del territorio di Assisi. Nel corso del Trecento strutture per l'immagazzinamento del grano, poste sulla cima di un poggio presso i confini del contado, vennero gradualmente ampliate e fortificate, fino a costituire una roccaforte vera e propria, con tanto di fossato e ponte levatoio. Il trascorrere dei secoli non ha intaccato il fascino di questo fortilizio, ancora oggi pervaso da un'atmosfera d'altri tempi. Tipici dell'artigianato locale sono i ricami su tela, realizzati mediante l'uso del tradizionale punto francescano. Nella gastronomia spiccano i frascarelli, una pasta di farina e acqua che le contadine erano solite consumare durante l'allattamento. Si pensava, infatti, che la pietanza favorisse la montata lattea.

Proseguiamo alla volta del Chiascio. Superato il bivio per Petrignano, le indicazioni segnalano Rocca Sant'Angelo, cinta da una doppia cortina muraria. Negli immediati dintorni, la Chiesa di S. Maria in Arce è parte di un antico complesso francescano. All'interno, pregevoli affreschi votivi, tra cui un Crocifisso su tavola di Matteo da Gualdo.

Oltre il piccolo castello di S. Gregorio, teatro in dicembre di un suggestivo Presepe, raggiungiamo Ripa. Modesto centro agricolo, esso fu nel Medioevo roccaforte perugina con funzioni difensive. Chi passeggia per le strade del paese la sera di Ferragosto ha l'occasione di scoprire la magia del luogo alla luce delle rocche, lumini colorati di carta velina e canne che rischiarano il cammino alla processione di S. Maria Assunta. PAG. 4

Per i buongustai da non perdere è la Sagra del Tartufo nero estivo, in luglio, mentre a giugno il Palio Arnese rievoca storiche contese e scene del passato contadino. Costeggiando le rive del fiume, ben presto incontriamo Valfabbrica, il cui toponimo deriva da Vado Fabricae. Questo tratto di sponda accoglieva, infatti, il Monastero Benedettino di S. Maria In Vado Fabricae, in corrispondenza di un guado sul Chiascio.

La cortina duecentesca della rocca è in parte conservata, mentre la Chiesa dell'Abbazia custodisce l'unica opera di Cimabue presente su suolo umbro. Esclusiva di questo borgo è inoltre la Sagra del Pesce di Mare, la sola in Umbria dedicata al pesce fresco dell'Adriatico. Prima di fare ritorno a casa, riserviamoci qualche ora per una passeggiata nei dintorni. Sulle chiome degli alberi svettano le torri guelfe del Castello di Giomici, pressoché intatto con le sue mura e gli antichi selciati. Infine, presso l'Ospedale della frazione Barcaccia è esposto il vecchio battello che un tempo consentiva l'attraversamento del fiume.

SAN GREGORIO

Il castello di S. Gregorio, posto su un dolce declivio (279 m) ai confini del contado assisano e vicino alla riva sinistra del Chiascio, è un tipico esempio di agglomerat o rurale sorto nel tardo Medioevo, cinto successivamente da mura a scopo difensivo.

Anticamente era circondato da un fossato e servito da un ponte levatoio. La prima menzione che si abbia, nei documenti assisani, della località di S. Gregorio è del 1114 e proviene dall'Archivio della Cattedrale di Assisi, da cui si apprende che un certo Bonconte, figlio del fu Lupo, donò a Letone, priore di S. Rufino, in suffragio dell'anima del fratello, tre pezzi di terra situati in quel vocabolo.

Nel censimento dei focolari, eseguito nel 1232, tra le cinquantadue balìe in cui era suddiviso il territorio comunale di Assisi figura anche quella Sancti Gregorii con 25 "fuochi" (nuclei familiari), cioè con una popolazione di 125-150 abitanti. Dell'antica chiesa di S. Gregorio la prima notizia risale al 1120, anno della sua consacrazione. Tale chiesa, denominata di S.Gregorio de Podio (dalla posizione del poggio che occupa), in una bolla di papa Onorio III dell'anno 1217 è elencata tra le dipendenze della cattedrale di Assisi. Nei primi anni del secolo XIV la chiesa passò in possesso dell'abbazia di Nonantola, come confermano gli atti di questo lontano monastero benedettino emiliano, attestanti che le nomine dei priori di S. Gregorio di Coltraticce (tale era il nome della balìa) negli anni 1318, 1322, 1339 e 1387 furono di competenza dell'abate nonantolano. Lo storico assisano Arnaldo Fortini situa la chiesa di S. Gregorio entra il castello omonimo. In realtà, essa doveva sorgere "fuori del castello", come si apprende da alcuni "Appunti storici" di Giuseppe Elisei, altro storico assisano. Qualche traccia di tale chiesa è ancora visibile in una piccola casa posta sulla piazza antistante il castello.

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Secondo l'Elisei, tale chiesina era dedicata a S.Gregorio prete, martire di , morto durante la persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano. La chiesa era impreziosita da vari affreschi di scuola umbra, gran parte dei quali, minacciando l'edificio di crollare, furono a suo tempo distaccati per interessamento del di Assisi e trasferiti nella civica pinacoteca.

Per quanto concerne le vicende storiche del castello di S. Gregorio, si ricorda che esso, trovandosi nei pressi del Chiascio, lungo il confine tra i territori comunali di Assisi e , fu spesso al centro delle lotte tra queste due città.

Nel 1320 troviamo il castello, insieme con Valfabbrica e la Torranca, disertare la parte assisana e passare a quella perugina. La stessa cosa si ripeté nel 1383, al tempo della signoria di Guglielmo di Carlo su Assisi e della lotta tra questi e Perugia. Ma sempre S. Gregorio, con la forza o con le trattative, tornò agli Assisani.

Un'altra notizia riguardante questo castello all'alba dell'età moderna è che nel 1479 esso viene ulteriormente fortificato, al pari di quelli di Rocca S. Angelo, Mora e Beviglie.

Evidentemente i tempi erano ancora inquieti e alquanto preoccupanti. Oggi, nell'aprico silenzio della valle del Chiascio, su cui pare ergersi a guardia come una volta, il castello di S. Gregorio si può ancora ammirare nella sua originaria struttura in pietra arenaria, ciottoli di fiume e cotto, in soddisfacente stato di conservazione, anche se in qualche punto si sono verificati dei crolli e su qualche lato le mura sono state trasformate e adattate ad abitazione.

La porta d'accesso, con arco ogivale, sapientemente restaurata, appare come doveva essere un tempo. Al di sopra di essa, nel torrione, si notano ancora le fenditure delle calatoie del ponte levatoio. Dai vicoli stretti e sinuosi dell'interno, dalle antiche dimore abbandonate di artigiani e contadini, dagli archi e dalle volte anneriti dal tempo la voce dei secoli invita a un momento di sosta.

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GUBBIO

La Storia

La città degli antichi Umbri

GUBBIO, già luogo di insediamenti preistorici, come documentano i resti di mura ciclopiche sulle pendici del monte Foce, fu fondata dagli Umbri, antico popolo di stirpe italica. Il suo nome in lingua umbra era IKUVIUM. Essa fu un importante centro religioso e politico di quel popolo, come mostrano alcune antiche monete e le famose Tavole Eugubine, tavole di bronzo, ritrovate nel 1444, scritte parte in alfabeto umbro con elementi di lingua etrusca (3° e 2° secolo a.C.) e parte in alfabeto latino (1° sec. a.C.).

IKUVIUM era una "città stato" ben protetta da mura ed era collocata nella zona posta a monte della linea che va dall'attuale arco di S. Marziale (probabile ex Porta Vehia) alla zona di Santa Croce lungo via XX Settembre e via dei Consoli.

La città romana

Gubbio, neutrale nella guerra tra Roma e i Sanniti conclusasi nel 295 a.C. con la battaglia del Sentino (Sassoferrato), in seguito strinse alleanza con Roma e prese il nome di IGUVIUM, divenuto nel medioevo EUGUBIUM.

Nel 168 a.C. tenne in custodia Genzio, re dell'Illiria (parte occidentale della penisola Balcanica) che fatto prigioniero dai romani, qui morì e fu sepolto nel Mausoleo. Nel 82 a.C. Gubbio divenne municipio romano, la città fu molto fiorente negli ultimi anni della repubblica e nei primi secoli dell'impero. Molte sono ancora le testimonianze di quel periodo come il Teatro Romano, costruito a metà del primo secolo a.C. e restaurato nel secolo successivo. Quindi la Gubbio romana era costruita più in basso, verso la pianura.

La bufera delle invasioni barbariche

Dopo la caduta dell'impero romano, Gubbio subì gravi danni durante le invasioni barbariche: fu presa e distrutta da Totila, re degli Ostrogoti, che poi fu sconfitto dall'esercito Bizantino, guidato da Narsete, nel 552 d.C. nella battaglia di Tagina (). Gubbio risorse però assai presto, grazie anche al consistente aiuto di Narsete.

Durante l'invasione dei Longobardi (568), Gubbio rimase sotto il governo bizantino di Ravenna fino al 772, quando fu occupata dal loro re: Desiderio.

Ma nel 917 d.C. venne totalmente distrutta dagli Ungari.

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Gubbio nel Medioevo: il libero Comune

Terminato il periodo delle invasioni barbariche, nella prima metà del 1100, EUGUBIUM ridiventava nuovamente una "città stato" e veniva ricostruita sul luogo attuale, per opera specialmente del suo vescovo Ubaldo Baldassini, mentre precedentemente era situata più in basso, intorno al teatro romano.

In quegli anni appaiono le prime cariche comunali come i consoli, il capitano del popolo e il podestà.

Divenne infatti, presto, libero comune, prima guelfo, poi ghibellino e quindi favorito come tale dagli imperatori a cominciare da Federico Barbarossa, che le concesse numerosi e importanti privilegi. In seguito divenne definitivamente guelfa.

In questo tempo sostenne dure lotte con le città vicine.

Nel 1151 ben 11 città si allearono contro di Lei, ma Gubbio sbaragliò tutti i suoi avversari con una vittoria tale, che parve miracolosa per l'intervento del vescovo S. Ubaldo.

Nella seconda metà del 1100, la città fu ampliata verso il monte e là sorgeranno gli edifici pubblici, simboli delle istituzioni cittadine, come la Cattedrale e il Palazzo del Comune (collocato sul luogo ove più tardi sorgerà il Palazzo Ducale).

Ma le lotte non cessarono: specialmente lunghe e dure furono quelle con Perugia. Tuttavia Gubbio raggiunse in quel tempo una grande floridezza e potenza (circa 50.000 abitanti) infatti nella seconda metà del 1200 sorsero palazzi come quello del Capitano del Popolo e le chiese di S.Francesco, S.Domenico, S.Agostino, S.Giovanni, la quale rappresentava il centro di un impianto urbanistico a croce che, di fatto, divideva la città in quattro quartieri: S. Andrea, S. Pietro, S. Giuliano e S. Martino.

Dello stesso periodo sono l'ampliamento delle Mura della città (verso la pianura) e la costruzione dell' Acquedotto (del Bottaccione).

All'inizio del 1300, oltre alla nuova Cattedrale (edificata sul luogo della precedente, risultata piccola e insufficiente), alla Chiesa di S. Maria dei Laici (dei Bianchi) con annesso ospedale e al Palazzo del Bargello furono costruiti i grandiosi edifici pubblici e privati che ancora oggi testimoniano la sua grandezza e la sua importanza. Infatti nel 1321 venne decisa la costruzione del complesso monumentale rappresentato dal Palazzo del Popolo (dei Consoli), del Palazzo del Podestà e della Piazza Pensile in un punto di separazione tra i quattro quartieri. Si realizzò così un centro direzionale che non era inserito in alcun quartiere specifico, bensì li toccava tutti.

Nel 1338, anno dell'inaugurazione del Palazzo dei Consoli, viene pubblicato il nuovo Statuto del Comune con il quale si assicura a quasi tutti i cittadini i diritti politici. La città è governata da due magistrature cittadine (i Consoli e il Consiglio Generale) e da due magistrati provenienti da altre città (il Podestà e il Capitano del Popolo).

I Consoli sono i veri detentori del potere. Essi vengono scelti, in numero di due per quartiere, tra gli PAG. 8

abitanti appartenenti alla classe popolare, devono avere un'età minima di 30 anni, e dimostrare fedeltà al partito guelfo. Essi si succedono, in coppia, ogni due mesi al governo della città.

I Consoli hanno un potere politico enorme, ma non possono spendere il denaro pubblico senza la delibera del Consiglio Generale.

Il Consiglio Generale esercita il potere legislativo, è formato dai consiglieri del popolo (50 per quartiere) e dai rappresentanti delle famiglie più ricche (40 per quartiere), dura in carica sei mesi.

Il Podestà viene da un'altra città, i suoi compiti sono giudiziari e amministrativi. Dura in carica sei mesi.

Il Capitano del Popolo, anch'egli forestiero, oltre a poteri giudiziari e amministrativi ha anche poteri politici. Egli, in quanto rappresentante del popolo, può convocare il Consiglio Generale.

La prima metà del 1300 fu anche il periodo del grande sviluppo delle Confraternite e delle Corporazioni delle arti e dei mestieri. Tali Corporazioni, ne esistevano diciassette, riunivano in associazione tutti coloro che svolgevano lo stesso mestiere ed arte, erano regolate da precisi statuti, svolgevano un grande ruolo di socializzazione tra gli iscritti, offrivano anche garanzie economiche in momenti difficili, quali malattie e disoccupazione. I Capitani delle arti partecipavano anche all'elezione dei magistrati della città.

Gubbio nel Ducato di Urbino

Nel 1350 Giovanni Gabrielli divenne, con un colpo di mano, signore di Gubbio, ma nel 1354 cedeva la città al Cardinale Albornoz, incaricato dal Papa di mettere ordine nei possedimenti pontifici.

Dopo un lungo periodo di lotte e di rivoluzioni, in seguito alle quali Gubbio perdeva e riacquistava la sua indipendenza, finalmente la città impoverita e stremata di forze, si sottrae al dominio sia della Chiesa che dei Gabrielli, e nel 1384 si consegnò ai Montefeltro, conti di Urbino.

Terminarono così le lotte, e la città poté godere di un lungo periodo di pace e di tranquillità, e di conseguente benessere. Ma il libero comune di Gubbio cessò di esistere.

La Signoria di Montefeltro durò fino al 1508, quando estintasi la famiglia, passò, per linea femminile, ai Della Rovere.

Finalmente, nel 1631, alla morte di Francesco Maria II, ultimo duca di Urbino, per mancanza di successione, Gubbio passò alla Chiesa.

Durante i 247 anni della Signoria di Urbino, Gubbio si arricchì del Palazzo Ducale fatto costruire, di fronte alla Cattedrale, dal Duca Federico di Montefeltro dal 1470 al 1474. Il palazzo ingloba totalmente le strutture dell'antico "Palazzo del Comune", segno dell'affermazione di una diversa concezione della città, all'interno della quale veniva progressivamente smantellata l'autonomia e l'autorità delle magistrature comunali. PAG. 9

Il Duca Federico II di Montefeltro era nato a Gubbio nel 1422, figlio naturale del conte Guidantonio di Montefeltro e Elisabetta degli Accomandugi, padroni del Castello di Petroia.

Di questa sua origine eugubina il Duca Federico si ricordò sempre: amò Gubbio e la considerò sua patria e la fece seconda capitale del suo Ducato. A Gubbio furono celebrate le sue nozze con Gentile Brancaleoni nel 1437 e sempre a Gubbio furono celebrati, nella chiesa di S. Francesco, i funerali di stato nel 1482.

Oltre il Palazzo ducale, nel tempo di appartenenza al Ducato di Urbino, a Gubbio fu costruita la Loggia dei Tiratori nel 1603 e la chiesa di S. Maria della Piaggiola nel 1624.

Gubbio nello Stato Pontificio

Gubbio dal 1631 fece parte dello Stato Pontificio fino al 1860, quando fu annessa al Regno d'Italia; salvo la breve parentesi napoleonica (1798-1814).

Durante il dominio dello Stato della Chiesa, soprattutto a partire dal 1730, si avvertì l'eco della politica riformista intrapresa da Papa Clemente XII e notevole è stato lo sviluppo architettonico della città.

Sono stati costruiti diversi palazzi da parte di famiglie patrizie, diverse le opere di restauro e di pavimentazione delle strade. Si registra anche la costruzione di importanti opere pubbliche e religiose come l'Ospedale Maggiore in piazza del mercato (oggi piazza 40 martiri), il Palazzo Vescovile, il Palazzo delle Orfanelle, il Seminario, la Chiesa della Madonna del Prato, della Chiesa di S. Benedetto e il Teatro Comunale.

Anche nell'ottocento seguirono tali iniziative architettoniche: venne demolito il porticato che collegava in Piazza Grande il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Podestà, lungo il margine della piazza pensile. Sull'altro lato, le case di Ranghiasci vennero unificate da un'unica facciata di derivazione neoclassica

Gubbio città dell'Italia unita

Dopo l'unità d'Italia (1860), Gubbio viene separata dalle Marche ed unita all'Umbria. Inizia una fase di espansione della città oltre le mura: furono costruiti il Mattatoio e la Stazione Ferroviaria (1885) entrambi al di fuori del centro urbano. PAG. 10

La grande espansione viene comunque realizzata nella seconda metà del 1900, quando si sviluppa una grande periferia urbana, priva di particolari qualità architettoniche, che, estendendosi, nella valle ha finito per nascondere la cinta delle mura medievali.

Frazioni, aventi un tempo caratteristiche esclusivamente rurali, hanno subìto una forte urbanizzazione. Così Mocaiana, Casamorcia-Raggio, Semonte, Madonna del Ponte, Fontanelle, Cipolleto, Ponte d'Assi, S. Marco, Padule hanno aumentato notevolmente la propria popolazione.

PROCESSIONE DEL CRISTO MORTO - Venerdì Santo Annunciata da una Quaresima di cori del Miserere in notturno salmodiare (invero molto suggestivo) Gubbio "vive" molto intensamente la popolare manifestazione del Venerdì Santo che risale all'origine del teatro italiano: la processione del Cristo morto. Precedono i simboli della passione seguiti dai protagonisti: il Cristo morto, sotto baldacchino barocco (il Cristo è scultura lignea del '600) e Maria Addolorata seguiti a loro volta dai Corifei, cioè cantori del Miserere, i Sacconi, e dal fiume del popolo fedele. Una fiaccolata dei maggiori monumenti cittadini aumenta la suggestiva scenografia, veramente toccante. La superba manifestazione di fede e folklore è totalmente partecipata dal popolo eugubino e, come tutte le altre, da tanti turisti, soprattutto stranieri. I priori dell'Arciconfraternita ne stimolano l'ordine.

FESTA DEI CERI - 15 Maggio

Il 15 del mese di maggio: fremente vigilia della Chiesa universale per la solenne commemorazione del "dies natalis" di Sant'Ubaldo, patrono, cittadino stratega e Padre della Patria. La Festa dei Ceri, nei suoi contenuti più profondi, è aggregante amalgama di popolo (che amorevolmente ogni anno si ritrova di più), di potere religioso e civico. Completa e perfetta sinergia morale che, con paritaria distribuzione, viene equamente ripartita nelle essenziali competenze istituzionali. Tre, proprio come i Ceri, poteri-funzioni: dell'antichissima Università dei Maestri Muratori, con i "deputati" ai Ceri, Primo e Secondo Capitano, "eletti" in grembo all'arte corporazione; del vescovo, e del sindaco. La Festa dei Ceri - i Ceri sono tre grandi pinnacoli, ripartiti in tre prismi sovrapposti, PAG. 11

ricoperti da paliotti dipinti con stemmi ed ornamenti; innestati su robuste barelle (peso complessivo di ogni cero con barella e santo: circa tre quintali, altezza, complessiva, circa cinque metri) - ha ritmi incalzanti levitati attraverso tanti secoli. Prim'ancora dell'alba ha luogo la Sveglia dei Capitani (che certamente non possono aver dormito per la onorifica carica che sono riusciti ad ottenere per una sola volta nella loro vita). Sveglia squillata dal Campanone e dal gruppo tamburini dei tre Ceri. D'un subito, ossequio ceraiolo al civico cimitero per la benedizione dai cappellani dei Ceri: feeling morale collegante le generazioni dei ceraioli che furono, che sono e che saranno. Momenti forti della Festa: alle ore 10 sfilata dei baldi ceraioli da Santa Lucia a Piazza Grande, dopo avere ricevuto il mazzolino di fiori agresti dalle simpatiche ragazze ceraiole (pegno e "malleveria" di totale promessa ed impegno per la corsa); bande, canti, suoni, lazzi e frizzi. Alle ore 12 in punto, in Piazza Grande, tra mareggiare di plaudente folla, esplode l'alzata dei Ceri, "sciabolata" dal Primo Capitano con spavaldo lancio delle artistiche brocche, propiziatrici, scagliate con impeto dai Capodieci verso la basilica ubaldiana. Pomeriggio, ore 18: dopo l'alzatella, la benedizione del vescovo, con reliquia ubaldiana, sprigiona la compressa attesa dei ceraioli che si fiondano giù per le calate in assurda travolgente corsa fino a Piazza Grande. Mute e cambi, spericolati e drammatici: i santubaldari (casacca gialla: muratori), i sangiorgiari (casacca azzurra: mercanti) e santantoniani (casacca nera: agricoltori e studenti) si alternano temerariamente sotto le stanghe del loro Cero. A Piazza Grande, il sindaco, agitando la tradizionale mappa (fazzoletto bianco di cultura romana imperiale) fa "scattare" i Ceri per le tre birate in piazza; Ceri che poi, difilato, s'inerpicano su per gli erti stradoni mozzafiato raggiungendo, in soli otto minuti, la Basilica" "Scavijati" i Ceri nel Chiostro (entra primo il Cero di S. Ubaldo perché qui cessa ogni emulazione in corale omaggio ubaldiano dei tre Ceri), i Ceri vengono deposti accanto all'altare di S. Ubaldo, che, per sempre e dal 1194 attende tutti gli eugubini per abbracciarli come vivente! Dopo brevi riti religiosi il nostalgico ritorno (con tremendi commenti e frizzi per eventuali pencolate o cadute del cero) dei tre santi verso la Chiesa dei Muratori accompagnati da alleluiatici canti indirizzati al "Caro Vecchietto" di tutte le case eugubine; indi taverne fino all'alba ed oltre, con balli, canti e suoni, e... musi per coloro ai quali è andata male. La regione Umbria ha recepito le storiche radici etniche e civiche, sacre e laiche, di questa sagra popolare ed ha assunto ufficialmente i tre Ceri quale stemma con legge Regionale del 10 ottobre 1973, n. 37. Attualmente sta seguendo l'ultima parte dell'iter amministrativo, la proposta opportunamente presentata dal vice Presidente della Regione, per celebrare la giornata del Gonfalone, festa civile dell'Umbria.

PALIO DELLA BALESTRA - Ultima Domenica di Maggio

Ultima domenica del mese di maggio: sfida secolare con i "rivali" di San Sepolcro. Balestra all'italiana, interdetta nel medioevo, perché micidiale diventò poi strumento di caccia ed infine, per vocazione, arma sportiva. L'associazione Balestrieri è attualmente irrobustita da circa 40 tiratori; ha storica sede nel Palazzo del Bargello, proprio statuto antico e "campo de li tiri" a Sant'Agostino (stazione Funivia). Il più "vecchio" balestriere vivente è l'artigiano Alessandro Cipiciani. PAG. 12

TORNEO DEI QUARTIERI - 14 Agosto Disfida interna, ma sentita, tra i "quartieri" eugubini, si tiene a Ferragosto. E' organizzata "in notturna" dalla Pro Loco Ass. Maggio Eugubino in ancor più suggestivo scenario di fiaccole con costumi sgargianti e "veri" in accesa rivalità di quartiere. Tantissimi gli ospiti che si fanno folla variopinta.

GRUPPO SBANDIERATORI

Giovanissimi ed abili "solisti" ed atleti addestrati nello svolazzare e nel bugliar bandiere dal prof. Giuseppe Sebastiani. E' rinomato in tutto il mondo perché nei cinque Continenti ha disseminato i valori tradizionali della cultura eugubina ed umbra col messaggio storico delle sgargianti bandiere. Ravviva ogni manifestazione culturale eugubina con l'apporto di incisivo segnale folkloristico sottolineato anche dal gruppo tamburini di antichissima presenza.

ALBERO DI NATALE - 8 Dicembre / 6 Gennaio

Fiabesca visione natalizia, a volte sotto la neve. L'albero di Natale più grande del mondo si estende in tutta la superficie Sud del Monte Ingino sovrastante la città; animato da 450 fari policromi e 12 km di cavi elettrici. La cometa risplende proprio sulla cima del monte. Al di sotto della Città e dell'Albero, nel periodo natalizio, si prepara, da parte di volontari, un Presepe di formato naturale grandioso che occupa quasi l'intero Parco Francescano attorno alla Chiesa della Vittorina: da qui per l'Unicef prende il via la notturna Fiaccolata di Solidarietà' col patrocinio di enti nazionali, regionali e locali. Ad iniziare dal 1991 l'Albero di Natale di Gubbio è ufficialmente entrato a far parte dei Guiness dei Primati mondiali.

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MONTONE

Come la maggior parte dei borghi di questo comprensorio che non sorge lungo la valle del Tevere, Montone è stato costruito su un colle in bella posizione panoramica tra due affluenti dello stesso Tevere: il Carpina e il Lana. Castello già nell' altomedioevo, fu poi controllata dalle famiglie che negli anni ebbero il dominio su tutta la zona, come: i Del Monte, i Fortebraccio, i Vitelli; intorno alla metà del XVI secolo, infine, fu assoggettata allo Stato Pontificio. L' edificio di maggior pregio artistico è sicuramente la chiesa gotica di San Francesco, eretta nel XIV secolo con abside poligonale e portico: all' interno numerosi affreschi di scuola umbra, alcuni attribuiti al maestro Bartolomeo Caporali, e interessanti gruppi lignei. Mentre all'interno dell'abitato si trovano ancora le chiese di S. Fedele e la Collegiata di Santa Maria, dove il lunedì di Pasqua si espone la reliquia della Sacra Spina, appena fuori del paese invece, è stata eretta una pieve nel XI secolo in stile romanico bizantino a tre navate ed abside rotonda.

UMBERTIDE

Umbertide, seconda per importanza nella zona solo a Città di Castello, fu fondata intorno al X secolo per volontà di Uberto figlio del re d'Italia assumendo il nome di Fracta filiorum Uberti. La storia del Medioevo la vede di volta in volta al fianco di Perugia o della Chiesa soffrendo pi volte sconfitte e devastazioni.Gli edifici pi interessanti dal punto di vista artistico, oltre alla Rocca, oggi sede di mostre d'arte contemporanea, sono le chiese di S.Maria della Reggia e di S.Croce. La prima è una costruzione a pianta ottagonale sormontata da una cupola del XVI secolo, la seconda, del 1651, ospita al suo interno una straordinaria tavola del Signorelli: "Deposizione dalla Croce", oltre a numerose opere minori. A poca distanza da S. Croce sono state costruite la chiesa trecentesca di S. Francesco, con facciata in conci e portale ad arco trilobo e la chiesa di S. Bernardino del '500. A cinque chilometri circa in direzione nord - est sorge quella che è una delle strutture difensive meglio conservate di tutta la valle tiberina: il Castello di Civitella Ranieri. Esso, eretto fra il XV e il XVI secolo, con quattro torri, due a pianta quadrata e due a pianta circolare, domina ancora oggi tutta la piana circostante offrendo un validissimo punto di osservazione. PAG. 14

CITTA’ DI CASTELLO

Cinta ancora per buoni tratti dalle mura cinquecentesche Città di Castello si distende lungo la valle del Tevere, là dove i Romani avevano stabilito il municipio di Tifernum Tiberinum. Dopo essere stata saccheggiata e distrutta per opera di Totila durante le invasioni barbariche, Città di Castello viene ricostruita dal Vescovo Florido assumendo prima il nome di Castrum Felicitatis e poi, a partire dal X secolo, quello definitivo di Castrum Castelli. Comune durante il tardo Medioevo, fu soggetta di volta in volta a Perugia, alla Chiesa o a Firenze; solo nel '500, con Cesare Borgia, passò in modo definitivo nelle mani del Papato. L' antica storia di Città di Castello è testimoniata dagli edifici che furono sede delle antiche strutture amministrative come il Palazzo del Podestà, con facciata barocca del 1686, e il Palazzo Comunale, eretto in forme gotiche con un elegante portale e bifore. Tracce di arte gotica si possono trovare anche sul fianco sinistro del Duomo, che, costruito sull' area di un tempio romano a partire dall' XI secolo, vide il suo impianto radicalmente cambiato già alla metà del XIV secolo. La chiesa di S. Domenico del 1424, con facciata incompiuta e portale ogivale nel fianco sinistro, quella di S. Maria Maggiore, di epoca gotica ma con facciata rinascimentale, e quella di S. Francesco, con absidi poligonali del 1273 ma rimaneggiata nei primi anni del 1700 , completano il panorama degli edifici di culto della cittadina. Nella Pinacoteca comunale, infine, sono conservate opere di Raffaello, Signorelli e di Domenico Ghirlandaio, oltre a quelle di artisti di scuola umbra toscana e marchigiana.

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CITTA’ DI CASTELLO E I MOBILI

All'inizio del Novecento si contavano a Città di Castello numerose botteghe di falegnameria, per la maggioranza costituite dal solo titolare. Il gusto per il bel mobile d'epoca ebbe la sua ripresa grazie anche a Elia Volpi, che nel 1912 donò al Comune la sua collezione di mobili antichi, che si possono vedere tuttora nella Pinacoteca, che stimolò gli artigiani, lui che era antiquario e commerciante, a produrre mobili da realizzare con legni antichi appresero le conoscenze artistiche sia maturi artieri che garzoni di bottega. Negli anni Trenta, Cesare Sisi, artigiano e antiquario, riprese l'idea di riutilizzare, come legno d'epoca, vecchi mobili per costruire pezzi del tutto nuovi ma in stile antico. Erano i primi passi dell'ora fiorente industria tifernate del "mobile in stile". Rappresentava la risposta ad un gusto dell'arredamento nel quale conviveva mobilio antico con altro restaurato, riutilizzando pezzi d'epoca o costruito ad imitazione di stili dei secoli precedenti. Solo in seguito, a quanti richiedevano prodotti più economici, sarebbero stati proposti mobili di imitazione con legno nuovo, talvolta sapientemente "invecchiato". La peculiarità ancor oggi della produzione di Città di Castello sta nella capacità di realizzare mobili in stile utilizzando sia legno antico proveniente da vecchi mobili, infissi o travature, sia con l'integrazione di legno nuovo. A tutela di questa produzione e degli acquirenti è stato recentemente istituito un marchio "Vero Mobile in Stile Altotiberino". Città di Castello merita una visita per i suoi bei palazzi rinascimentali, per la sua Pinacoteca, dove fra l'altro si possono ammirare opere di Raffaello, Signorelli, Pomarancio, per la Collezione Burri ospitata nel Palazzo Albizzini, per le opere più piccole e nell'ex seccatoio del tabacco per quelle grandi. Si possono trovare ottime lavorazioni di mobili in stile nelle numerose botteghe e piccole industrie che si trovano nel territorio. Ogni anno alla fine di settembre si tiene la Mostra del mobile in stile e artigianato in cui vengono esposte numerosi manufatti provenienti da Città di Castello e dal resto del Centro Italia.

RETRO' - MERCATINO DELLE COSE VECCHIE E ANTICHE - CITTA' DI CASTELLO (PG) L'iniziativa si svolge in Piazza Matteotti la terza domenica di ogni mese dalle ore 9.00 alle 20.00. E' una occasione di incontro per gli appassionati di oggetti di antiquariato, manufatti artigianali.