“MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Alunni Classe 5^ Sez. A Lice Artistico Grottaminarda Anno Scolastico 2016/2107 Indice

Premessa ...... 3 Introduzione ...... 3 Cenni storici ...... 4 Geologia della zona ...... 5 La mefite di Ansanto ...... 6 Descrizione del Lago di Ansanto ...... 7 Fonti storico-culturali ...... 8 Le Vie del Carmasciano, alla riscoperta del formaggio delle Mefite ...... 12 Conclusioni ...... 13 Allegati ...... 14 Bibliografia ...... 32 Alunni e Docenti coinvolti nel progetto ...... 33

2 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Premessa Il progetto “Tesori nascosti della ”, proposto dal Ministero dell’Istruzione, intende far conoscere e promuovere alcuni dei più interessanti beni artistici e culturali presenti nelle province campane. IL Liceo Artistico di Grottaminarda, dopo aver ampiamente studiato il territorio, ha individuato nella zona della Mefite, situata tra i comuni di , e , il luogo di interesse storico-culturale e paesaggistico da valorizzare e far conoscere agli studenti e ad un pubblico più ampio. Pertanto, dopo aver visitato ed esaminato l’area in oggetto, la mefite e i borghi medievali circostanti, gli allievi coinvolti progetteranno opere multimediali, al fine di promuovere la conoscenza di tali luoghi. In questo percorso saranno valorizzati anche gli aspetti legati alle tradizioni e ai prodotti agro-alimentari tipici della zona in modo da rendere ancora più affascinante un viaggio di conoscenza sulle radici storiche dell’. Tale percorso educativo intende stimolare negli studenti la capacità di condivisione, cooperazione e creatività tesa alla promozione della propria identità storico, culturale e territoriale.

Introduzione La regione dell’Avellinese compresa nel rettangolo Mirabella- Grottaminarda-Guardia dei Lombardi-Sant’Angelo dei Lombardi è sede di molteplici manifestazioni solfidriche o, comunque, di emissioni gassose che, localmente, sono indicate come “Mefite”. Tutta la regione, poi, è ricca di acque termali terapeuticamente sfruttate dall’uomo a livello locale, in vari modi. Tra queste manifestazioni, senza dubbio, la più importante sia come dimensioni, sia come volume di emissioni, sia come produzione minerogenetica e sia soprattutto come ricchezza di tradizioni e di leggende è la “Mefite di Ansanto”.

3 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Cenni storici Senza alcun dubbio la “Mefite di Ansanto” è da annoverarsi tra le più antiche, tra le più celebri e conosciute mofete. Oggi il termine “mefite”, sta a significare effettivamente “esalazione cattiva” e nessun vocabolo è più appropriato alla manifestazione gassosa della Valle di Ansanto. Infatti, quando il vento spira in particolari direzioni, come si è potuto constatare di persona, l’accesso alla valle diviene faticoso se non proprio impossibile a causa delle potenti emanazioni solfidriche e carbonatiche che producono, in pochi istanti, fenomeni connessi soprattutto a perdita dell’equilibro e, quindi, dei sensi. L’incomprensione del fenomeno naturale e l’aspetto davvero infernale della località, ispirarono leggende e miti di primitivo contenuto religioso che, tramandati di generazione in generazione, vennero ripresi dai grandi poeti dell’età classica. La mofete di Ansanto erano considerate come uno “Spiraglio di Dite” . Tale opinione era diffusa anche presso uomini illustri come Cicerone, Plinio il Vecchio, Servio. Dopo questi dobbiamo attendere la fine del Cinquecento per ritrovare scritti e memorie sul lago di Ansanto, in conseguenza del risvegliarsi dell’interesse scientifico in tutta l’Europa. Monaci, dotti, cortigiani descrissero nuovamente il fenomeno senza però alcun fondamento o speculazione scientifica, ma solo come sforzo letterario neo-classico, rifacendosi, o addirittura parafrasando, gli scritti romani. Nella metà del secolo diciottesimo però, con Leonardo da Capua la “mefite” fu ridimensionata a fenomeno naturale e, abbandonato il mito di Dite fu oggetto dell’attenzione dei naturalisti. Tra i maggiori di questi e degno di essere citato Vincenzo Maria Santoli, il quale dette nel 1783 una descrizione molto dettagliata della “mefite” e dei suoi fenomeni. Successivo al lavoro di Santoli, la monografia più importante scritta sul lago di Ansanto risale al 1820 ed è opera di Brocchi. L’autore, dopo una descrizione geologica della zona,esamina per la prima volta, le condizioni fisiche delle emanazioni; riconosce sulla riva destra del vallone, il “vado mortale” ove rinvenne carogne di pecore, lepri, uccelli. Brocchi riporta anche voci degli abitanti di e cioè come talvolta dalla “mefite” si sviluppassero fiamme, fenomeni che inducevano a supporre la presenza intermittente di gas idrocarburi. Una comunicazione apparsa nel 1973, sul Bollettino del R. Comitato Geologico Italiano definisce la “mefite” uno “stagno crateriforme”. Testualmente la descrizione dice: “il lago di Ansanto è una mofete che sorge da un arenaria bianca quarzosa racchiudente grossi granuli di quarzo e rognoni di argilla sopra la quale si distende ed ha l’apparenza di un tufo vulcanico, con numerose sublimazioni di zolfo e gesso”. Questa massa fangosa non è che il risultato delle materie emesse dal lago, il quale nei tempi di pioggia si dilata tutto intorno e riempie le spaccature dell’arenaria. Le esalazioni gassose si compongono di acido borico e, probabilmente, anche di idrogeno solforato. 4 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A La storia della mefite fu riepilogata ancora una volta nel 1889 da Michele Iannacchino. Tale autore,riprendendo ancora una volta il mito di Ansanto nota che, in qualche occasione, siccità e venti particolari prosciugarono completamente la mefite, caso che evidentemente non era mai avvenuto ai tempi di Santoli. Egli riporta, poi, interessanti osservazioni personalmente eseguite sull’influenza dei fenomeni atmosferici.

Geologia della zona Tutta la regione è rappresentata secondo Selli da “terreni caotici” e da “zolle inglobate”, costituite da calcari organogeni a Rudiste e Nerine, affioramenti di rocce eruttive, evaporiti e principalmente dalle formazioni di S. Croce e S. Giorgio. I terreni caotici sono rappresentati da argille, argille marnose, calcari cristallini, scisti bituminosi, manganesifere. La graduale subsidenza della piattaforma carbonatica portò alla formazione di un geotumore nell’area della Tirrenide. Causa l’inclinazione del fondo marino, si ebbe un movimento di grandi masse che dettero luogo alla formazione attuale delle “coltri sannitiche”. Terminata la transazione, si ebbe l’impiantarsi di numerosi bacini lacustri. Di tali bacini si ebbero laghi salati e lagune salmastre i cui depositi costituirono la formazione gessoso-solfifera. Si è voluto sottolineare questo punto della paleogeografia dell’Avellinese perché serve a chiarire la genesi di molte manifestazioni termali ed esalative dell’Avellinese.

5 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A La mefite di Ansanto "Est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsancti valles..." "Vi è un luogo al centro dell'Italia circondato da alte montagne, famoso e celebre in ogni posto: la valle d'Ansanto…. Versi 563-565 del VII Canto dell'Eneide di Virgilio

La Mefite è un laghetto di origine solfurea situato tra il territorio dei comuni di Villamaina, Torella dei Lombardi e Rocca San Felice. Tale denominazione ha origine dalla popolazione degli Hirpini che, accasatesi nei pressi del lago, chiedevano alla Dea Mefite, venerata dalla maggior parte delle popolazioni dell'Italia meridionale, ricchezza e protezione. Le fu dedicato anche un santuario, eretto intorno al VII secolo a.C. Sono stati rinvenuti, nei pressi del tempio, numerosi oggetti provenienti da varie civiltà tra cui anfore, terrecotte e l'altare della Dea Mefite, conservato in parte nel Museo Irpino di in parte nel Museo di Capodimonte. Il laghetto, invece, è costituito da una pozza d'acqua profonda non oltre due metri per 40 metri di perimetro che ribolle a seguito delle emissioni di gas del sottosuolo, costituite principalmente da anidride carbonica e acido solforico. A causa di ciò il territorio circostante è quasi privo di vegetazione e popolazione animale, ad eccezione di una piccola pianta legnosa rarissima, la Genista anxantica, a suo tempo scoperta e classificata dal botanico Gussone e riportata nella Flora Napoletana dal Tenore.

Tale celebre Mefite viene a trovarsi a circa 6km, dal bivio Frigento-Guardia, nei pressi di un caseggiato si apre una strada piuttosto malridotta. Prima di giungere alla “mefite” si incontrano depositi di gesso e bolle di acqua nelle quali pullula gas, detti dai locali “bagni”. Mentre, a quanto è stato riferito localmente, per il passato la “gessara” è stata sfruttata per l’estrazione del minerale, i “bagni” sono stati e continuano, ancora oggi, ad essere utilizzati a causa della presenza di di H2S, come 6 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A acque terapeutiche per la cura delle malattie della pelle. Accanto all’H2S si è rilevata la presenza di CO2. Infatti, risulta essere il luogo con la più alta concentrazione di CO2 mai riscontrata a livello planetario. Recenti studi dell’Università di Palermo hanno stabilito che sono oltre 2000 le tonnellate al giorno di anidride carbonica che fuoriescono dalla zona, molto probabilmente per un innalzamento del mantello verso la crosta.

Descrizione del Lago di Ansanto Percorrendo circa due chilometri in linea d’aria, dalla strada nazionale si giunge alla valle di Ansanto. Il paesaggio cambia bruscamente, la zona è praticabile solo se discreti venti risalgono da Sud il vallone dei Bagni. Caratteristico della località è l’aspetto rovinoso e desolato del luogo. Massi disordinati, frantumati, son o trasportati dal torrente che scorre lateralmente alla mofete: scompare ogni forma di vegetazione, il verde dei campi lascia posto ad un grigiore, dovuto all’abbondanza del gesso che ricopre l’intera zona. L’aspetto diverso della valle è soprattutto legato alle precipitazioni; mentre nei mesi invernali l’intera zona è ricca di bocche di ogni dimensione, nei mesi estivi solo il lago principale è parzialmente in attività. Le cosiddette bocche laterali appaiono allora colmate del “fango”.

7 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Fonti storico-culturali

Nel libro VII dell’Eneide, di Virgilio si legge:

“Est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Amsancti valles; densis hunc frondibus atrum 565 urget utrimque latus nemoris, medioque fragosus dat sonitum saxis et torto vertice torrens. hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago pestiferas aperit fauces, quis condita Erinys, 570 invisum numen, terras caelumque levabat”…

La traduzione, più o meno letterale, è la seguente:

“C’è un posto nel mezzo dell’Italia sotto alti monti, nobile e celebrato per fama in molte contrade, la valle di Ansanto: questo luogo è chiuso da entrambi i lati da nereggianti pendici boscose e in mezzo un fragoroso torrente fa rumore per i sassi e per il tortuoso vortice. Qui si mostrano un’orribile spelonca e gli spiragli dell’implacabile Dite, e dallo squarciato Acheronte (Averno) una grande voragine spalanca le pestifere fauci; qui si gettò l’odioso nume della crudele e spaventosa Erinni e disappestò terre e cielo”.

Con questi versi Virgilio descrive, in maniera viva ma largamente immaginaria, l’esalazione mefitica della Valle di Ansanto in Irpinia. La vista di questa esalazione è cosa ammirevole anche per l’odierno visitatore. A proposito di questo luogo, “celebrato per fama in molte contrade”, aveva già scritto qualcosa Varrone, ma non è giunto fino a noi. La testimonianza di quanto affermato ce la dà Servio (1) Un’altra menzione della Valle di Ansanto la troviamo in Cicerone (2). Scrive infatti l’illustre Arpinate: “Non videmus quam sint varia genera terrarum? Ex quibus et mortifera pars est ut Ampsancti in Hirpinis et in Asia Plutonia quae vidimus”. Traduzione: “Non vediamo quanto vari siano i tipi di terre? Ce ne sono di mortifere come Ansanto tra gli Irpini e le Plutonie che noi abbiamo visto in Asia”.

NOTE: Servio, VII, 84; Marco Tullio Cicerone, De Divinatione, I, 36, 79. 8 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Le Plutonie sono luoghi pestilenziali dell’Asia. Le parole precedenti non costituiscono solamente una semplice menzione dell’esalazione mefitica: esse testimoniano anche la meraviglia di Cicerone, che ha visto personalmente questi fenomeni naturali, che uccidono gli incauti che si avvicinano troppo. Dobbiamo, poi fare un notevole salto nel tempo per ritrovare altre testimonianze più tarde sulla nostra esalazione mefitica. Servio (1) offre una una descrizione generica di questi fenomeni, che sono conosciuti con il nome di esalazione mefitica, fenomeno lungo tutta la dorsale appenninica. Dice Servio: “Mephitin mephitis proprie est terrae putor, qui de aquis nascitur sulfuratis et est in nemoribus gravior ex densitate silvarum”. Traduciamo: “Mefite è propriamente il fetore della terra, che proviene dalle acque sulfuree, ed è più pesante per la densità delle selve”. Se da una parte possiamo accettare la spiegazione scientifica del fenomeno data da Servio, dall’altra non è accettabile l’ubicazione che egli dà a questo fenomeno: non necessariamente infatti esso si trova fra i boschi. In questo passo evidentemente Servio è suggestionato ed impressionato dalla descrizione che ha letto in Virgilio. Oggi il fenomeno mefitico di Rocca San Felice, se è ancora sovrastato da monti, non è più circondato da foreste, come lo era evidentemente in antico e lo è stato fino al ‘700, se trova conferma anche in ciò che scrive l’arciprete Vincenzo Maria Santoli nel suo “De Mephiti et vallibus Anxanti libri tres” (Napoli 1783). Il paesaggio circostante è privo oggi di ogni vegetazione, fatta eccezione per alcuni resti dell’antica foresta. Ma vediamo a questo punto la descrizione che fa Servio (2) di questo luogo. “Est autem in latere Campaniae et Apuliae, ubi Hirpini sunt, et habet aquas sulphureas; ideo graviores, quia ambitur silvis: Ideo autem aditus esse inferorum, quod gravis odor iuxta accedentes necat, adeo ut victimae circa hunc locum non immolarentur, sed ad aquam adplicatas. Et hoc erat genus litationis, sciendum sane Varronem enumerare quot loca in Italiae sint huiusmodi”. Traduciamo: “Si trova poi sul lato della Campania e della Puglia, dove sono gli Irpini, ed ha acque sulfuree; tanto più intenso (è il fetore) perché il luogo è circondato da selve, tanto poi da essere considerato una porta degli Inferi, perché l’odore pesante uccide coloro che si avvicinano, fino al punto che le vittime sacrificali non venivano immolate intorno a questo posto, ma morivano per il cattivo odore se avvicinate alle acque, e questo era un tipo di sacrificio accettato dagli dei. Bisogna sapere in verità che pure Varrone elenca quanti siano in Italia i posti di questo tipo”. Facciamo subito la prima considerazione: già Varrone aveva parlato di questo fenomeno. Servio spiega la pesantezza dell’aria con il fatto che il luogo 9 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A dell’esalazione era circondato da selve. Anche oggi però, sebbene non ci siano più alberi, l’aria è tanto pesante che asfissia chi si avvicina troppo. Recentemente sono morti, uccisi dai gas, due giovani in cerca di emozioni forti o magari di monete. Il Santoli nella sua opera fornisce una lista che va dal 1623 al 1781, comprendente diversi morti, desunta dai “Libri Archipresbyterialibus. Servio descrive poi una tipologia di sacrifici che è assai importante e sarebbe oltremodo utile cercare di saperne di più su questi sacrifici incruenti; purtroppo non ci sono altre testimonianze attestanti sacrifici similari per altri luoghi di culto. Molti studiosi hanno voluto mettere in relazione la Mefite irpina con quella del Monte Soratte, e soprattutto il nome portato dagli Hirpini con quello degli Hirpi Sorani, una casta sacerdotale che lì operava. Plinio (3) riferisce di una fonte che si trovava nei pressi del Soratte e le cui acque erano letali: “aves quae degustaverint, iuxta mortuas iacere” (Traduzione: Gli uccelli che le avevano bevute, giacevano morti nelle vicinanze).

NOTE: Servio, loc. cit.; Servio, III, 563; Plinio, Naturalis Historia, XXXI, 27.

Anche Vitruvio (1) si occupa della fonte del Soratte. Egli dice infatti: “Agro autem Falisco via Campana in campo Corneto est lucus in quo fons oritur, inique avium et lacertarum reliquarumque serpentium ossa iacentia apparent” (Traduzione:Nell’agro di Falerii sulla via Campana nella campagna di Corneto c’è una radura sacra nella quale sgorga una sorgente, e quivi appaiono sparsi scheletri di uccelli, di lucertole e di altri rettili). Ritorna quindi l’ubicazione in un “lucus” (bosco sacro, radura sacra) dei fenomeni mefitici, ma ciò deriva dal fatto che in antichità i boschi erano molto più estesi e numerosi rispetto ad oggi; agli uccelli si aggiungono anche scheletri di lucertole e serpenti morti per lo stesso motivo. Una descrizione del sacrificio che si svolge sul Soratte ci viene fornita da Strabone (2). Il geografo nomina Feronia, divinità venerata presso i Sabini, comunemente identificata con Giunone (3). Anche Virgilio (4) parla di questo sacrificio, durante il quale i sacerdoti camminano scalzi sui carboni ardenti. Il racconto di Virgilio viene poi ripreso anche da Silio Italico (5). Plinio (6) si occupò a più riprese del sacrificio del Soratte ed accostò le due esalazioni mefitiche. Parlando dei più svariati fenomeni naturali, e precisamente delle esalazioni che uccidono gli esseri viventi, egli scrisse che si trattava di ”spiritus letales aliubi aut scrobibus emissi aut ipso loci situ mortiferi, aliubi volucribus tantum, ut Soracte vicino urbi tractu, aliubi praeter hominem ceteris animantibus, nonnumquam et homini, ut in Sinuessano agro et Puteolano! 10 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A spiracula vocant, alii Charonea, scrobes mortiferum spiritum exhalantes, item in Hirpinis Ampsancti ad Mephitis aedem locum, quem qui intravere moriuntur”. Traduzione: “Soffi mortali in qualche luogo o emessi da buche o mortiferi per la stessa situazione del luogo, là per i volatili solamente, come in un posto del Soratte vicino a Roma, altrove oltre all’uomo anche per gli altri animali, talvolta per l’uomo, come nell’agro di Sinuessa o di Pozzuoli. Li chiamano spiragli, altri Caronee, fosse esalanti soffio mortifero, come quelle di Ansanto tra gli Irpini in un posto vicino al tempio di Mefite, dove coloro che sono entrati muoiono”.

Nel brano di Plinio i due fenomeni sono accostati per ragioni scientifiche, mentre altre analogie, specialmente cultuali, si possono sottintendere. La Mefite irpina a ragione era considerata un “aditus inferorum” (7) (porta degli Inferi) anche per la morte che vi alitava intorno. Dal brano di Plinio risulta anche testimoniata l’esistenza di un tempio a Mefite nella Valle di Ansanto.

Vediamo ora che cosa significava per gli Hirpini il culto della dea Mefite, facendo prima alcune considerazioni sulla religione dei Sanniti in genere. Diversi elementi sono intervenuti nella loro religione, che ha delle componenti animistiche, connesse al feticismo e alla magia. I Sanniti/Hirpini vedevano il loro mondo pieno di misteriosi poteri o spiriti verso i quali si stabilì un reverenziale timore e con i quali era essenziale e fondamentale stabilire giuste relazioni. Si pensava che questi dimorassero in particolari località e che esercitassero certi particolari poteri. I Sanniti però non identificarono semplicemente la moltitudine degli spiriti con le forze della natura. Sia che questi spiriti fossero benigni o maligni, la loro benevolenza doveva essere conquistata, la loro inimicizia scongiurata o allontanata.

NOTE: Vitruvio, De architectura, VIII, 3-17; Strabone, V, 2, 9 = C226; Cfr. Varrone, de lingua latina, V, 74; Virgilio, XI, 785; Silio Italico, V. 725; Plinio, N. H., II, 208; Virgilio, Eneide, VII, 563 e Servio, XI, 785 Il più famoso posto di dimora degli spiriti nel Sannio era proprio la Valle di Ansanto: le nocive esalazioni emanate dai suoi stagni di acqua fredda ma ribollente, destano grande timore anche oggi (1).

Dalle divinità che controllavano tali posti, spesso dipendeva la vita dell’uomo, la prosperità ed il benessere dei suoi raccolti e delle sue greggi. Il più rudimentale 11 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A tipo di queste credenze è il feticismo, e tracce di esso sono state trovate tra i Sanniti. Ciò può spiegarci perché i denti del cinghiale siano stati accuratamente conservati a Benevento, e tanti ne sono stati trovati nella Valle di Ansanto e a e .

Il timore di elementi ed azioni contaminanti e le necessarie cerimonie di purificazione erano normali nell’Italia primitiva. Come abbiamo detto si credeva molto agli effetti dei malefici e per isolarli si facevano sacrifici agli spiriti che abitavano determinati luoghi (2) e specialmente le aree delle esalazioni mefitiche erano considerate luoghi sacri. Ci sono molti posti siffatti nel Sannio: ce n’era uno vicino ad Aequum Tuticum (S. Eleuterio sul Miscano) ed un altro vicino ad Aeclanum, oltre a quello famosissimo della Valle di Ansanto.

Le Vie del Carmasciano, alla riscoperta del formaggio delle Mefite

Siamo nella Valle d’Ansanto, località Carmasciano che dà il nome al nostro formaggio e la cui toponomastica deriverebbe da Carmasius, soldato romano al quale per meriti militari furono assegnati questi territori oggi ricadenti del comune rocchese. Il pecorino di Carmasciano è un prodotto caseario stagionato con scorza scura e pasta friabile di colore giallo paglierino. Il sapore è molto caratteristico e presenta sentori di latte ed erba, oltre ad un retrogusto tanto più piccante quanto più prolungata è la fase di invecchiamento. Le peculiarità organolettiche del prodotto sono dovute innanzitutto all’azione di una microflora (muffe e lieviti) autoctona che agisce nel corso della stagionatura; il merito più grande però va riconosciuto ai pascoli sui cui si nutrono le pecore. Si tratta di terreni ricadenti nelle immediate vicinanze della Mefite e per questo motivo ricchi di composti solforati e di terpeni che conferiscono al latte ovino un aroma inconfondibile. La pregiatezza del prodotto è ulteriormente esaltata da una produzione molto limitata e da una commercializzazione che avviene esclusivamente in loco.

12 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Conclusioni L’itinerario proposto contribuisce: - a far conoscere una pagina di grandissima importanza geo-archeologica; - a rendere fruibile una lettura più ricca delle forme di paesaggio arricchendola di contenuti; - a rendere maggiormente chiara la valenza geoturistica di questo sito, il quale da testimonianze varie e multidisciplinari; - a promuovere nuove forme di turismo, accessibili e fruibili, che bene si integrano col contesto paesaggistico pressocchè immutato da secoli.

13 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Allegati

14 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Il “laghetto gorgogliante” della Mefite

15 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

La Mefite, vista dal lato Nord

16 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

La Mefite, vista dal lato Sud

17 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Cospicua è la massa di statuette fittili votive, per lo più minute e frammentarie. Fra queste però ne sono state rinvenute alcune di maggiori dimensioni ed in gran parte ricomponibili, riferibili ad età fra il VI e III sec. a. C.

Museo Irpino: Vetrina con statuette votive di terracotta

18 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Dagli oggetti rinvenuti si arguisce che “alla dea della valle di Ansanto doveva essere particolarmente sacro il cinghiale; ne sono testimonianza le statuette fittili di offerenti il cinghiale ed altre che raffigurano l’animale sacro.

Statuetta di terracotta raffigurante un cinghiale

19 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Il melograno, simbolo dell’oltretomba

20 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A La grande rivelazione dello scavo della Mefite è costituita dalla grande quantità di statuette lignee a forma di erme. “Esse si sono conservate per la costante umidità del terreno e per le condizioni geochimiche della stesso”.

Xoanon rinvenuta nelle esalazioni della Mefite

21 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Erme rinvenute nella Mefite

22 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

L’Erma più espressiva rinvenuta nella Mefite

23 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Si è avuto anche il ritrovamento di un numero ingente di monete fra le quali, oltre a due “stateri” di Sibari e Metaponto e ad un aureo di Alessandro il Molosso, sono attestati vari esemplari di “aes grave” italico e della più antica monetazione di Roma, ininterrottamente presente fino ai denari repubblicani. Inoltre la presenza di varie monete di bronzo di quasi tutte le zecche dell’Italia meridionale, della zona apula e dei versanti ionico e tirrenico, documentano in modo inequivocabile la vasta area di diffusione del culto della dea Mefite in tutto l’ambito dell’Italia meridionale e forse anche fuori di essa, come vedremo più avanti.

Monete rinvenute nella Mefite

24 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Il santuario, o almeno il culto votivo a Mefite, doveva già essere esistente nel V sec. a. C. Fin da quella data vi penetrarono influenze e riflessi del mondo culturale ed artistico della costa ionica, che si sovrapponevano ad una tradizione indigena. Quest’ultima divenne sempre più prevalente dal V secolo con l’espansione sannitica in tutte le zone dell’Italia meridionale; fu allora che nel santuario delle popolazioni italiche delle zone montuose dell’interno, venne a convergere anche un flusso di culto e di relazioni dalle zone costiere del Tirreno. Questo significa che il culto alla dea Mefite nella valle di Ansanto è antichissimo e risale ad ambiente italico.

Ultimamente è stata decifrata anche un’ iscrizione su lamina di bronzo in caratteri né oschi né latini con tracce evidenti di capelli: gli studiosi hanno ipotizzato trattarsi di una formula di maledizione, volta a lanciare una “fattura”.

Formula di maledizione su lamina di bronzo

25 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A In precedenza nel corso degli scavi era stata rinvenuta un’altra iscrizione su lamina di bronzo, forse pertinente ad un elemento il legno. Essa reca il nome femminile dell’offerente l’ex voto.

Ex voto in lamina di bronzo

26 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Tra i reperti più interessanti e significativi recuperati nel corso degli scavi merita una citazione particolare una splendida collana con elementi d’ambra figurati, molto simile ad un’altra recuperata nella necropoli sannitica di Piano la Sala di Carife, datata V sec. a. C..

La collana era completata con tre raffigurazioni di scarabei, pure essi in ambra.

Collana con vaghi d’ambra figurati

27 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Nella stipe votiva sono stati trovati anche numerosissimi bronzetti di bella fattura, provenienti quasi certamente da officine etrusche.

Bronzetti recuperati

28 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A I materiali sono sistemati ed accompagnati da didascalie e cartelloni illustrativi, presso le sale del Museo Irpino di Avellino.

Riportiamo qui di seguito alcune foto di reperti scattate nelle sale del Museo, onde offrire un panorama più completo di questo antichissimo santuario dedicato alla dea Mefite, tanto venerata dai Sanniti/Hirpini, e non solo da essi.

Altri reperti rinvenuti nel torrente sulfureo della Mefite (VI-V sec. a. C.)

29 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Gioielli in oro dalla stipe votiva della Mefite

30 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A

Piedi in argilla donati alla Dea Mefite

31 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Bibliografia

BONARDI G., CIARCIA S., DI NOCERA S., SGROSSO I., TORRE M. - Carta delle principali Unità Cinematiche dell’Appennino meridionale. Nota illustrativa. Boll. Soc. Geol. It., 128, 47-60

RODWICK M. J. S. (1976) - The emergence of visual language for geological science 1760-1840. History of Science, 14, 149-195.

CICERONE, Opera omnia;

FESTO, De verborum significatu;

PLINIO, Naturalis historia;

SERVIO, In Vergilii carmina commentarii;

VARRONE, De lingua latina;

SANTOLI V. M., De Mephiti et vallibus Anxanti libri tres;

VIRGILIO, Aeneides;

SANTOLI V. M., De Mephiti et vallibus Anxanti libri tres;

32 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A Alunni e Docenti coinvolti nel progetto

Alunni:

Docenti:

Proff.: Barisano N., Carbone A., Colarusso G., Festa A., Iaccino P., Solomita M., Vitale V..

33 “MEPHITIS: LA FORZA DELL’ACQUA” Artistico Classe 5^ Sez. A