Dottorato Di Ricerca in Storia – Indirizzo Medievale
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DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA – INDIRIZZO MEDIEVALE CICLO XXVI COORDINATORE Prof. ANDREA ZORZI IL COMUNE DI NORCIA E I SUOI RAPPORTI CON IL GOVERNO PONTIFICIO NEL SECOLO XV Settore Scientifico Disciplinare M-STO/01 Dottorando Tutore Dott. Federico Lattanzio Prof. Sandro Carocci Coordinatore Prof. Andrea Zorzi Anni 2011/2013 0 Ai miei genitori, che mi hanno permesso di arrivare sin qui. Non potrò mai ringraziarli abbastanza. A Maria Grazia, che mi ha supportato e sopportato in ogni momento essendo una parte vitale di me. Alla Storia, che possa presto vedersi riassegnato il suo ruolo sociale fondamentale per lo sviluppo e il progresso dell’umanità. 1 INTRODUZIONE Quando nel dicembre del 2009, durante uno stage universitario archivistico- diplomatico, mi recai per la prima volta presso l’Archivio Storico Comunale di Norcia cominciò a maturare l’idea che potesse risultare interessante svolgere un’attività di ricerca incentrata, in maniera particolare, sui registri delle riformanze relativi al periodo tardo-medievale. Alcuni mesi più tardi, dopo essere riuscito ad accedere al corso di dottorato presso l’Università di Firenze, quell’idea si tramutò in un progetto di ricerca. Inizialmente esso era stato pensato come analisi esclusivamente dedicata alle riformanze medesime, partendo da quelle cronologicamente più remote che si conservano nel suddetto archivio per arrivare sino a quelle di fine Quattrocento. L’obiettivo consisteva nel ricostruire la vita civica e politica del comune di Norcia negli ultimi cento/centocinquanta anni dell’età di mezzo. Quando tale progetto fu presentato al collegio docenti di indirizzo del dottorato fiorentino immediatamente venne individuata la necessità di un colloquio con il Prof. Sandro Carocci, divenuto poi il tutor della presente tesi, con lo scopo di definire con maggiore chiarezza e con più specifici contenuti e cronologie la ricerca cui dare avvio. Dal colloquio scaturì il nuovo indirizzo del progetto medesimo, ben più limpido e circoscritto. L’interesse primario che Carocci intravide in esso, infatti, constava soprattutto nella possibilità di ampliare le conoscenze in merito ad un argomento di notevole rilievo all’interno della storiografia: le relazioni tra il governo pontificio e le aree ‘periferiche’ dei propri dominii e, di conseguenza, le metodologie politiche che contraddistinsero l’operato dello Stato della Chiesa nella parte finale del Medioevo. Tematiche, queste, che rientrano inoltre nell’ambito più generale del dibattito sui caratteri dei cosiddetti Stati territoriali protagonisti, a quell’altezza cronologica, nella penisola italiana. Dibattito che di recente, negli ultimi vent’anni circa, ha vissuto e sta vivendo una fase di ripensamento e di riformulazione. Gli obiettivi finali della ricerca di dottorato, pertanto, dovevano sì comprendere una ricostruzione puntuale della vita civica del comune nursino, sotto tutti i suoi aspetti: quello delle istituzioni, degli uffici, delle attività assembleari. Dovevano sì contenere il tratteggiamento di un rapido quadro territoriale ed economico della Norcia dell’epoca, seppure questo ha rappresentato da subito un elemento di minore importanza per una semplice scelta tematica, volendo privilegiare altri argomenti, anche a causa delle tempistiche e delle possibilità a disposizione. Ancor di più, infatti, si intendeva mirare all’esame da una parte della struttura della società locale, individuando le famiglie eminenti, le caratteristiche dei gruppi popolari, per poi giungere a ricostruire l’assetto e la composizione del ceto dirigente cittadino; dall’altra dei rapporti politici con il governo papale, con particolare riferimento ai metodi di intervento attuati dal potere centrale al fine di gestire il controllo dell’area nursina, inserita per l’appunto all’interno dei suoi dominii. Il tutto esclusivamente nell’arco cronologico del Quattrocento. Il secolo XV, infatti, dopo le grandi difficoltà attraversate nel corso del Trecento a causa dello spostamento della sede pontificia presso Avignone e, ancor più, a causa dello 2 scisma, rappresentò per il papato un periodo di riconquista di potere nel contesto delle terre soggette alla propria autorità, di evoluzione e di rafforzamento dei suoi assetti istituzionali, amministrativi e governativi. Un’importante idea di fondo che si intendeva tenere ben presente sin dall’inizio, peraltro, era quella della forte connessione tra le analisi sulla società locale, soprattutto sul ceto dirigente, e l’esame delle relazioni con la Santa Sede: poiché nelle più recenti ricerche sulle città inserite nello Stato della Chiesa quattrocentesco è emerso come le pratiche di negoziazione tra le élites interne a tali diverse realtà cittadine e il governo centrale rappresentassero un elemento decisivo nell’ambito delle modalità di gestione del proprio dominato da parte di quest’ultimo 1. Lo studio di un ulteriore caso specifico, come quello nursino, poteva pertanto fornire il suo interessante contributo alla causa stessa. Come è possibile comprendere nel corso del presente elaborato Norcia, centro di circa cinquemila anime nel secolo XV, appartenente alla diocesi di Spoleto, è una realtà che presenta vari elementi in comune con la maggior parte delle città inserite nei dominii pontifici già studiate, quali ad esempio Orvieto, Perugia, Tivoli e Viterbo. Dalla struttura istituzionale locale ad alcuni metodi attuati dalla Santa Sede nel relazionarsi politicamente con essa e nel tentare di costruirsi in quell’area un potere più solido non pochi sono i punti di contatto, rientrando così Norcia stessa più che adeguatamente nel complesso delle riflessioni generali sulle caratteristiche del governo papale quattrocentesco compiute dalla storiografia più recente 2. Tuttavia il caso nursino ha palesato talune specificità di grande interesse, che accentuano l’idea della forte diversità che contraddistingueva la natura interna della costruzione politico-territoriale della Chiesa di Roma e permettono di aumentare le conoscenze su tale entità. Il maggiore spazio di autonomia conservato dalla cittadina umbra, il maggiore occhio di riguardo mostratole dal governo centrale nell’ambito della gestione e del controllo del suo pur ampio territorio, certe caratteristiche peculiari di quest’ultimo; sono stati questi gli elementi di interessante particolarità. È assolutamente necessario precisare qui, inoltre, che quando sono stati sino ad ora utilizzati i termini ‘centro’ e ‘periferia’, nonché quando essi vengono usati in seguito nel corso di tutta la trattazione, ciò viene fatto per semplice comodità espressiva, con la piena consapevolezza, in verità, delle riflessioni storiografiche che sono oggetto di ampie dissertazione nel prossimo capitolo e che hanno riguardato, per l’appunto, questi due concetti. L’attività di ricerca, comunque, in una prima fase ha previsto un corposo aggiornamento bibliografico. Si era reso più che utile, infatti, effettuare una serie di attente letture riguardanti due diversi settori: da un lato il già menzionato recente dibattito storiografico sullo Stato territoriale italiano tardo-medievale; dall’altro, ovviamente, le caratteristiche dello Stato pontificio quattrocentesco. Per ciò che concerne quest’ultimo esso ha occupato due differenti ambiti di analisi: uno incentrato sulla storia dell’amministrazione, da parte della Santa Sede, dei propri dominii nel corso 1 Si rimanda, soprattutto, alle pp. 21-23, 27-28 e 31-34 del primo capitolo della presente trattazione. 2 Si rimanda alle pp. 21-34 del primo capitolo della presente trattazione. 3 del secolo XV; l’altro focalizzato su alcuni casi particolari di rapporti tra ‘centro’ e ‘periferia’ nel medesimo contesto del papato a quell’altezza cronologica. Inoltre si sono voluti conoscere gli elementi portanti del dibattito sui caratteri dell’autorità papale tardo-medievale svoltosi, più o meno, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del Novecento. La ricerca vera e propria sulle fonti ha occupato circa un paio di anni, dopodiché il lavoro è proseguito esclusivamente con la stesura scritta della presente tesi dottorale. Non si è trattato di un tempo così esteso da permettere di sviscerare ogni piccolo dettaglio in merito ad un tema tanto ampio, considerando che è stato necessario compiere un’opera che ha percorso due binari: quello di ricostruzione del quadro istituzionale, politico, economico e sociale nursino, nonché quello di comprensione delle relazioni tra Norcia e il governo papale. È stato un tempo sufficiente, tuttavia, a fornire elementi validi, per quantità e consistenza, alla produzione di un elaborato che affrontasse con basi solide gli argomenti sopra elencati. Approfondire ancora, in futuro, sarà comunque sempre possibile. Una prima parte dell’attività di ricerca medesima è stata incentrata proprio sull’analisi della documentazione reperibile presso l’Archivio Segreto Vaticano. Inizialmente si è resa di assoluto ausilio la consultazione dell’immenso Schedario Garampi, frutto dell’iniziativa di Giuseppe Garampi, Prefetto di quello stesso archivio ma anche dell’Archivio di Castel Sant’Angelo dal 1751 al 1772, e costituente ancora oggi l’unico indice generale per nomi e per materie dei documenti presenti nei fondi Vaticani fino quasi a tutto il XVIII secolo. Lo Schedario consta di oltre ottocentomila regesti, riuniti in ben centoventicinque volumi, a loro volta suddivisi nelle seguenti dieci classi: Benefici, Vescovi, Miscellanea I, Abati, Cronologico, Papi, Cardinali, Offici, Chiese di Roma, Miscellanea II. Tramite questa consultazione sono state reperite diverse