IL MURO DELCANTO N°3 (5) - gennaio/febbraio 2014 BOXERIN CLUB e lachiusura di‘DEMO’ Michael Pergolani Renato Marengo, LE INTERVISTE Rubbish Factory I Cani Daev IN QUESTO NUMERO RUBBISH FACTORY Tommaso DiGiulio Masons IlMuro DelCanto

Uscita 17 Giancane Viva Lion VivaLion Nobraino Hopes DieLast NOBRAINO ®

GRATUITA RIVISTA SOMMARIO

3 EDITORIALE ® Ripresa economia e... culturale 4 MIXER Editore/Direttore Tra ritmica e armonia: il BASSO Francesco Galassi 6 SUL PALCO Vice Direttore Riccardo De Stefano Hanno distrutto la parola “EMERGENTE” Direttore Responsabile 8 LE INTERVISTE Federico Formica Renato Marengo e Michael Pergolani Caporedattore Matteo Rotondi 10 ROCK THE DJ Addetto Stampa Giancane - Carne Flavio Talamonti I Cani - Glamour Hanno collaborato 11 Raffaella Aghemo PROMOBAND Francesco Bommartini Nobraino Valerio Cesari Hopes Die Last Mad Curtis Viva Lion! Sergio Di Giangregorio Il Muro del Canto - Ancora ridi Giulio Falla Dario Ferrari Tommaso Di Giulio - Per fortuna dormo poco Matteo Gherardi Daniela Masella 14 IN COPERTINA Alberto Quadri Boxerin Club - Aloha Krakatoa Marco Reda 16 Giovanni Romano IL RECENSORE Danilo Silvestri Uscita 17- Solo buone notizie Valentina Mariani Masons - Masons Sede Daev - Daev Via Pietro Adami, 32 Rubbish Factory - The Sun 00168- Roma (Italy) Tel: 338.1786026 18 INDIPENDENTEMENTE E-mail: [email protected] Download, du du du. Stampa Fr.am Print s.r.l I soldi più virtuali che esistano Via Panfilo Castaldi 24, 19 LIBRI IN TOUR 00153 - Roma Rubrica di recensione libri Impaginazione e grafica Francesca Radicetta 20 SUONARE SUONARE Diffondere o difendere? La foto di copertina dei Boxerin Club è a cura di Danilo D’Auria 21 L’AVVOCATO RISPONDE La riproduzione anche parziale degli articoli è Il diritto d’immagine permessa solo dietro autorizzazione scritta. 22 ALT! Contatti Gli highlights di fine anno Web: www.exitwell.com Info: [email protected] 23 Proposte: [email protected] QUADRIPROJECT Sai sfruttare il tempo in sala prove? ExitWell è un marchio registrato. Testata registrata presso il 25 STRUMENTI MUSICALI Tribunale Civile di Roma. Il feeling della mano sinistra Numero di registrazione: 203/2013 Finito di stampare: gennaio 2014

ExitWell Media Partner MEI

Distribuzione nazionale a cura di: ExitWell (Roma) / Astarte Agency (Milano) / Francesco Bommartini (Verona) / La Suburbana (Bologna) / Dagon Lorai (Napoli) EDITORIALE

RIPRESA ECOMONICA E… CULTURALE

Chi di musica vive (e non mi riferisco soltanto a chi con la musica si “guadagna il pane”, ma anche e soprattutto a chi nutre quotidianamente la propria mente con la musica), si rende sicuramente conto di quello che potremmo definire un impoverimento culturale generalizzato.

Ciò che soprattutto si nota è una crescente mancanza di curiosità Per contrastare questo fenomeno il MEI (Meeting degli indipenden- nei confronti del nuovo, del mai ascoltato e dell’emergente, cosa che ti) sta portando avanti una lodevole iniziativa, sostenuta dal mini- si riflette poi nell’affievolirsi di quel desiderio non solo di ricercare stro dei beni culturali Massimo Bray, dall’ex viceministro dell’eco- cose nuove, ma anche semplicemente di uscire di casa per andare ad nomia Stefano Fassina e da molti personaggi illustri della musica ascoltare una band emergente. italiana (oltre che da ExitWell). La proposta è quella di inserire all’in- terno del nuovo contratto di servizio Stato-RAI un vincolo che pre- Oggi, sul finire del 2013, alle soglie del 2014, la parola d’ordine sulla veda una quota pari al 40% di musica italiana, prodotta in Italia, bocca dei politici nostrani e sulle prime pagine dei giornali è “ripre- all’interno dei programmi radio e TV, con una ulteriore quota de- sa”. Economica certo, quella ci interessa, come se bastasse risolvere i stinata alla promozione dei giovani talenti pari al 20%, estendendo problemi del nostro portafogli per guarire l’Italia. Ma non sono solo poi tale rapporto ai grandi network radio e TV privati. Un intervento i nostri conti in banca a soffrire. L’Italia produce, oggi come nel più questo a costo zero per il governo, ma che sarebbe un forte impulso roseo passato, una stragrande quantità di ottima musica, produzio- per la ripresa economica del settore musicale nostrano. ni indipendenti che arrancano nel cercare la visibilità e il riscontro che meritano, che nel nostro paese non vengono valorizzate e che, Per avere un’idea di quanto questa iniziativa possa essere efficace a -li come succede in molti altri campi, spesso finiscono per tentare all’e- vello economico ci viene incontro Il Fatto Quotidiano, che in un arti- stero il “salto”. colo molto interessante a firma Fabrizio Galassi e Pasquale Rinaldis riporta una proiezione dei guadagni lordi derivati dalla trasmissione In questo quadro proprio chi si dovrebbe occupare della diffu- di brani italiani da parte di radio e TV, basati sul “Rapporto Musica” sione e della promozione della musica preferisce puntare sui annuale delle SIAE. Secondo quanto riportato nell’articolo gli introi- prodotti esteri, anziché favorire lo sviluppo di quelli nostrani. ti passerebbero (solo di diritti SIAE) da circa 23 milioni di euro a qua- Dati alla mano (riferiti ai mesi da settembre a novembre 2013), secon- si 44 milioni di euro l’anno, senza contare le cifre derivate dall’indot- do Earone, servizio di classifiche musicali online, nella top 100 dei bra- to: aumento delle vendite, dei concerti, maggiore stimolo per le eti- ni più programmati in radio, 61 sono di produzione estera contro 39 di chette indipendenti e la crescita culturale e professionale del settore. produzione italiana. Di contro, secondo Musica&Dischi, tra le prime 50 posizione della classifica di vendite dello stesso periodo, il 60,6% Tutti questi numeri testimoniano semplicemente come con picco- dei dischi venduti in Italia è di produzione italiana, mentre solo il li sforzi mirati e a costo zero si potrebbero risolvere alcuni dei pro- 21,1% di produzione straniera (il restante 18,3% è composto da com- blemi che impediscono non solo agli artisti, ma anche al pubblico, pilation miste). Si evince facilmente una sostanziale differenza tra ciò di godere dell’enorme qualità che le nostre band hanno da offrire. che gli italiani acquistano (quindi ciò che verosimilmente agli italiani piace) e ciò che le radio trasmettono. Francesco Galassi

3 MIXER

TRA RITMICA E ARMONIA: IL BASSO

Ed eccoci al nostro appuntamento fra cavi, connessioni, regolette e tanta, tanta polvere... Come in ogni studio che si rispetti!

Oggi si parla di uno strumento fondamentale nel pop-rock, il basso; non che Un basso a cinque o sei corde, dotato in altri generi sia meno importante, ma diciamo che White Stripes a parte cioè del si basso, si può valutare se re- (e pochi altri) senza basso si fa poca strada. gistrarlo usando un ampli per i medi È lo strumento che fa da tramite fra la parte ritmica e pulsante del nostro bra- ed un altro solo per i sub; un basso a no e la parte armonica dello stesso, fondamentale è dir poco. quattro corde di solito si gestisce be- ne anche con un solo ampli per fare Prima di tutto partiamo con l’analizzare lo stile del bassista in questione, ad “tutto” il suono. esempio è necessario indagare se si tratti di un chitarrista fallito o di un bas- sista per vocazione; i bassisti per vocazione sono una manna dal cielo, i chi- Marche, modelli e combinazioni so- tarristi falliti tendono a suonare troppe note nei punti sbagliati o comunque no del tutto personali e quasi sem- non hanno il concetto di “stare incollati alla cassa” senza invadere spazi altrui. pre non è la scarsa qualità dei mate- riali a determinare un suono scaden- Questa premessa non è solo di colore: un bassista-chitarrista avrà bisogno di un te, bensì una cattiva gestione del bi- suono più snello, con meno basse, altrimenti finirà per infestare il brano di bas- lanciamento del suono di parten- se frequenze moleste con tutte le sue note. Un bassista “di professione” sa come za fra toni del basso e settaggio della gestire i pieni ed i vuoti quindi si possono usare suoni più pieni; questa non è la testata; mi piace far notare che mol- legge, ma la casistica dice questo. to più nel basso che nella chitarra è fondamentale l’uso millimetrico Ora passiamo a questioni più tecniche; prima cosa da fare è prendere in con- dei toni dello strumento per adatta- siderazione lo strumento del musicista: so che suona ovvio, ma se il basso è a re la timbrica, senza cambiare nulla quattro, cinque o sei corde fa una grossa differenza nel tipo di approccio che sull’amplificatore, al brano che si sta bisogna avere in fase di registrazione. registrando.

La tecnica consolidata per registrare un basso è quella di prendere lo stru- mento sia in D.I. (Direct Injection), cioè attraverso l’uso di una D.I. Box o attraverso l’uscita bilanciata della te- stata/ampli, che microfonando l’ampli.

Partendo dalla D.I. vi consiglio, in principio, di usare sempre due D.I.: una presa dalla testata ed una presa direttamente dal basso, così da ave- re il suono del “legno” e quello del circuito dell’ampli. Potrebbe essere utile tenere entrambe le D.I. oppu- re semplicemente selezionare quale delle due è più indicata per questo o quel brano.

4 MIXER

Per quanto riguarda il microfono bisogna prima stabilire tre il suono che esce dal cono ed investe il microfono se si sta usando un sistema a più vie (alti, medi e bassi) o viaggia a 340 metri al secondo circa (velocità del suono un “monocono” da cui esce tutto. in aria); si troverà quindi fisiologicamente un po’ in ri- tardo. Questo non produce “fuori tempo” musicale, ma Nel caso di un “due vie” metteremo un microfono di quel- la somma di D.I. e mic crea una sintesi sottrattiva al suo- li dinamici, come quelli per la cassa della batteria, sul co- no, impoverendolo di alcune zone di frequenze che an- no più grande di diametro, cioè quello che fa i sub; men- dando in controfase si annulleranno; è comune nei me- tre useremo un mic con una risposta meno colorata sulle no esperti o nelle strutture meno professionali l’uso so- basse per prendere il cono più piccolo che fa i medio/alti. lo della D.I. o del mic e non dei due sommati, perché se Quando sommerete la D.I. ed il microfono al 90% sentire- non si ha il controllo totale di quello che succede a livel- te un suono peggiore di quello che sentite ascoltando so- lo di interazione di fase si fanno meno danni ad usare lo la D.I. o solo il mic, perché? La risposta è molto com- solo una delle due strade! plessa: entrano in gioco le fasi del suono. Di contro se si sa gestire la fase di tutte le linee a disposi- zione (possiamo avere fino a quattro linee da gestire, due D.I. e due mic!) il suono del basso assumerà le proporzio- ni di un monolite sonoro, senza l’uso massiccio di equa- lizzatori, ma solo con un po’ di compressione che fisiolo- gicamente serve a “tenere lì” lo strumento.

La correzione della correlazione di fase fra microfono e linea (fenomeno presente anche nella chitarra, ma meno problematico perché la chitarra in D.I. fa pietà e nessuno la mixa così…) fa parte “dell’esoterismo” so- noro, meandri oscuri in cui non mi sento di spinger- mi in questo periodo di amenità dell’anno dove Babbo Natale e la Befana si rincorrono.

Danilo Silvestri (GreenMountainAudio) I due suoni, D.I. e mic, non sono contemporanei al 100%, parliamo di un ritardo del mic dell’ordine di frazioni di Potete contattarmi alla mia mail privata: millisecondo (dipende dalla distanza fisica del mic dal [email protected] cono dell’ampli); non sono contemporanei perché gli elettroni che girano nei cavi della D.I. viaggiano alla ve- locità della luce (circa... i fisici mi perdoneranno), men-

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5 Sul PALCO

HANNO DISTRUTTO LA PAROLA “EMERGENTE”

Contest, festival, concorsi, sagre e giochi a premi.

Avete mai provato a ripetere una parola all’infinito? za nel reale, e allora i media tentano di colmare i vuoti; ma lasciamo stare Provate a fare un tentativo, e vi accorgerete dopo un po’ che quella perderà al vo- le mie analisi sociologiche e andiamo stro orecchio ogni significato, ed è un po’ quello che fanno i politici quando vo- nel vivo della questione. Quando que- gliono venderci qualcosa senza che questa ci offenda. sto modus operandi, direi aberrante, ar- riva all’arte vuole dire proprio che sia- Si tratta di tecniche di comunicazione molto sottili, ne esistono molte. mo messi male.

È successa una cosa simile con la parola Emergente: ce la siamo ritrovata ovun- Oggi a salire su un palco per un’esi- que nei locali di musica dal vivo innanzi tutto, poi nelle mostre di fotografia, -fi bizione con l’etichetta di “emergen- no agli scrittori, e in tutti i campi di applicazione dove è possibile creare compe- te” troviamo giustamente band di se- tizione (come se poi l’arte fosse uno sport). dicenni, ma anche purtroppo “musi- cisti” di trent’anni, anche di quaranta. In questi anni Duemila abbiamo già visto numerosi contest (un contest è spesso Ho visto personalmente “professio- una sfida tra emergenti) di ogni tipo e questo forse è segno dei tempi; d’altron- nisti” prestarsi mesti e sconsolati a si- de in televisione o addirittura in radio e nelle web-radio non facciamo che tro- tuazioni squallide dove per “farsi co- vare trasmissioni dove questo o quell’esperto ci insegnano ad “allacciarsi le scar- noscere” addirittura si arriva a pagare pe” come dovrebbe fare un vero professionista, e altre dove gli stessi inarrivabi- per suonare avanti ad addetti ai lavori li professionisti sono parte di una giuria che valuterà poveri malcapitati alle pre- spesso coetanei. se con svariate mansioni. Emergente a questo punto non è più Questo è capitato recentemente anche con il bricolage, la cucina, i preparatori un ragazzino che propone cose nuo- di auto sportive e via dicendo. Quello che vedo è che c’è una carenza di certez-

6 Sul PALCO

ve, fresche e magari acerbe, ma è a ve anni e l’anno dopo diventi un Big). co in un’attività, in una professione, volte anche un musicista esperto e Ma quante categorie bisognerebbe fa- in uno sport. Saranno quindi degli tecnicamente formato che propone re allora in un contest per essere giu- esordienti tutti coloro i quali si pre- lavori usciti da studi di registrazione sti e imparziali? senteranno al giudizio del pubblico più che seri. per la prima volta, altresì emergenti Ve lo dico io, il più delle volte aggira- coloro che invece attraverso la gavet- Per farvi capire il paradosso proviamo no il problema e non le fanno proprio, ta nei club ad esempio, suoneranno a creare un parallelo: quanti di voi co- perché giustamente il problema non è grazie all’autoproduzione e alla ca- noscono un fotografo professionista, suddividere i partecipanti ma fare sol- pacità di farsi conoscere da direttori un cameraman, un ballerino, un pit- di, e non è creando difficoltà ai parte- artistici (spesso anch’essi musicisti) tore... Ecco mettiamo che uno di que- cipanti che creo una buona comuni- o ancora meglio da produttori (que- sti abbia alle spalle una quindicina cazione, ma semplificando. E quindi sti sconosciuti) ma molto raramente di anni di lavori, e che abituato a fa- nella maggioranza dei casi in un fe- partecipando a contest. re mostre o a vendere il proprio lavo- stival di “emergenti” troviamo di tut- ro un giorno si veda di fronte la possi- to un po’. L’enorme confusione cre- In conclusione qualcuno potrebbe bilità di partecipare “da emergente” a ata si è sparsa per tutto il mondo ar- dire che si può essere emergenti ed un Festival. tistico e non, e fa credere a chiunque esordienti nello stesso tempo, sì certo, di potercela fare, creando false aspet- ma una volta sola! “Sarà avvantaggiato - direte voi, - è tative o speranze che il più delle volte esperto, la media dei concorrenti è giova- finiscono per essere idealizzate e per Non dico che mai nella vita si deb- ne e sta forse facendo le prime esperienze, questo molto sofferte. ba partecipare ad una competizione non c’è partita”. musicale, tentar non nuoce ma, so- Complimenti a tutti quelli che pen- prattutto se a pagamento, non è con- E come farà la giuria (quando questa sano che così si possa fare cultura sigliabile che pur di suonare siate non è il pubblico, altro metodo poco nel nostro paese. Bravi. “sempre” disposti a tutto. sensato) ad essere imparziale, come farà a valutare le differenze sostanzia- Un’altra parola spesso confusa con Sergio Di Giangregorio (BoilerStudio) li fra un emergente di sedici anni o di- emergente ma di tutt’altro significato ciotto e uno di quaranta, forse facen- è invece “esordiente”, a mio avviso me- Inviatemi pure le vostre domande riguardo do delle categorie, potreste pensare. no sfruttata, ma molto più adatta alla gli argomenti trattati nella rubrica, all’e-mail: tematica dei festival e non solo. [email protected] Sì ok, possiamo dividere Giovani da Big come fanno a Sanremo (pure lì L’esordiente è di fatto un debuttan- non si sa quale sia il criterio secon- te, e significa che si propone per la do il quale uno sia Giovane a ventino- prima volta al giudizio del pubbli-

7 Le INTERVISTE

Photo: Matteo Nardone

RENATO MARENGO & MICHAEL PERGOLANI

Renato Marengo (Napoli, 05/02/1943) è conduttore, produt- oggi non abbiamo avuto una conferma ufficiale della chiu- tore discografico e giornalista. Tra le tante cose, è stato fonda- sura del programma. tore e collaboratore del mensile di musica “Attuale”, produttore di spicco della scena musicale partenopea degni anni Settanta e La decisione della Rai può essere considerata assoluta- giornalista radio-televisivo per RAI, TMC e Videomusic. mente lesiva del concetto di “servizio pubblico”, anche Michael Pergolani (Lübeck, Germania, 14/01/1946) è conduttore, al di là della polemica sulle modalità della vostra esclu- sceneggiatore e attore. Ha collaborato, tra gli altri, con Massimo sione. Come è possibile far conoscere le nuove proposte Troisi e Renzo Arbore, e ha lavorato in radio per la BBC e la RAI, se le poche realtà esistenti che funzionano subiscono e con diverse testate giornalistiche. questo trattamento?

Insieme, hanno ideato e condotto dal 2001 Demo l’Acchiappa- R: In un mondo che non offre spazio alla ricerca e ai giovani, il talenti, striscia quotidiana di Radio1 dedicata alla scoperta di nostro programma è stato per tanto tempo uno spazio impor- nuovi talenti all’interno del panorama della musica emergente tante, e tutto questo lo stiamo vedendo soprattutto in questo ed indipendente. Il programma è stato chiuso all’inizio del 2014 frangente: è esplosa una vera e propria “rivoluzione media- senza che i due autori e conduttori ricevessero alcuna comuni- tica” che non mira solo a sostenere me e Michael, ma il talento cazione ufficiale. Parliamo con loro della vicenda e dell’enorme e la cultura, riconoscendo a Demo la sua capacità di proporre protesta che è nata sul web, coinvolgendo migliaia di persone. un servizio di qualità. Il direttore di Radio 1 Antonio Preziosi ha tolto sogni e speranze nel futuro a tantissime persone: il Da lunedì 6 gennaio Demo non sarà più presente nel servizio pubblico ha il dovere di dare questo spazio. Quando palinsesto di Radio1. La notizia sta facendo molto discu- abbiamo pensato questo programma abbiamo scelto di dare tere, sia per il fatto in sé, sia per le modalità di cancel- spazio alla musica emergente, offrendo la nostra professio- lazione del programma, in quanto voi autori e condut- nalità a chi ci avrebbe proposto prodotti artistici di qualità. tori non siete stati coinvolti in questa decisione. Potete Tutto questo ci sta tornando indietro attraverso l’appoggio spiegarci meglio la vicenda? solidale offertoci da diversi rappresentanti del mondo musi- cale italiano e la loro energica protesta. R: Abbiamo saputo della cancellazione di Demo dal palin- sesto quando ci siamo recati in studio di registrazione per lavorare al programma, assolutamente ignari della decisione presa dalla direzione di Radio1: tutto ciò è semplicemente vergognoso, dopo dodici anni di lavoro svolti con dedi- zione e serietà, durante i quali abbiamo mandato in onda 3-4 canzoni al giorno, tutti i giorni, di autori e gruppi emer- genti. I brani venivano commentati e analizzati, e gli autori venivano presentati durante lo svolgimento del programma. Per molti ragazzi la loro partecipazione al programma ha rappresentato anche una svolta dal punto di vista profes- sionale, visto che come Demo abbiamo anche organizzato manifestazioni di concerti live, compilation di autori emer- genti e puntate monografiche su di loro. Tutto questo è stato cancellato con un colpo di spugna da una decisione a nostro avviso folle ed immorale.

M: Demo è stato chiuso in una maniera indecente ed auto- ritaria. Io e Renato abbiamo una storia in Rai iniziata negli anni Settanta, condotta sempre in maniera altamente profes- sionale: non meritavamo certo questo trattamento. Ancora Photo: Matteo Nardone

8 Le INTERVISTE

M: Fin dalle prime puntate abbiamo sempre detto che il nostro principale obiet- trattamento, figurarsi un “piccolo” tivo era quello di dare modo di lavorare con la musica, come autori, compositori, programma radiofonico, talmente produttori, e via dicendo. Demo ha dato spazio a tantissime persone talentuose che “piccolo” da aver permesso alla Sipra hanno mostrato voglia di lavorare con la musica. Molta gente di valore che è partita (concessionaria per la pubblicità sulla Rai) dal nostro programma sta ora avendo diverse soddisfazioni professionali, in Italia di incassare dopo le 23. Non era mai e all’estero. Non sto parlando di ricchezza e successo sfrenati, ma della possibilità successo che dei clienti chiedessero di lavorare dignitosamente con la propria passione. Senza falsa modestia possiamo di poter andare in onda prima e dopo sicuramente affermare cheDemo è un grandissimo esempio di servizio pubblico. un programma di quella fascia oraria. Ricordo anche che nei primi anni di Sono venuto a conoscenza dei nomi importanti e dei grandi numeri dell’a- trasmissione il nostro sito è stato il più desione a questa protesta, ancora più rilevanti se si pensa che tutto ciò è visitato di tutta la radiofonia, e dentro iniziato il 6 gennaio. Lunedì 20 gennaio a Roma c’è stato il primo di una vi abbiamo proposto una quantità di lunga serie di eventi in difesa di Demo. podcast a dir poco gigantesca. Ufficial- mente, Preziosi ha sempre affermato R: Il 20 gennaio siamo stati al Lian Club di Roma, dove siamo stati ospiti di Massimo di volerci supportare, mentre nel frat- Nunzi, che insieme all’Orchestra Operaia ha accompagnato il duo composto da tempo ci dimezzava l’ufficio di Saxa Ilaria Graziano e Francesco Forni, un cantautore scoperto da Demo che è oggi Rubra, ci levava minuti durante tutta la diventato un professionista che vive di musica, e che durante la serata ha pubblica- settimana inserendo nel palinsesto la mente affermato quanto sia stata importante la nostra trasmissione per la sua vita rassegna stampa, sopprimeva la nostra professionale. Proprio la presenza di Francesco alla serata ha convinto Massimo puntata di sabato. Tutto questo senza Forni ad invitarci, e alla serata sono stati presenti diversi artisti ed amici che hanno alcuna motivazione. protestato con noi attraverso la loro musica. È stato bellissimo, ed è solo il primo di una serie di eventi che avranno luogo nelle prossime settimane. Dove e quando si svolgerà il pros- simo evento organizzato per prote- stare contro la chiusura?

R: Il 2 febbraio a Torino all’Hiroshima Mon Amour si svolgerà una serata orga- nizzata da Giulio Tedeschi, operatore culturale molto noto nel circuito tori- nese e fondatore della Toast Records, storica etichetta di rock italiano. Giulio ha lanciato un appello a favore del programma a cui hanno aderito decine di artisti che si esibiranno fin dal pomeriggio. Abbiamo richieste da tutta Italia per eventi simili.

Photo: Matteo Nardone M: L’evento di Torino di cui ha parlato Renato sarà il primo di una serie di M: Da quando abbiamo fatto sapere la notizia della chiusura, siamo stati felice- eventi che non sarà costituito solo da mente assaliti dai messaggi, e di notizie relative all’enorme visibilità che la nostra concerti ma anche da petizioni e da vicenda sta avendo. Stiamo parlando di migliaia di persone, di un’enorme mobi- manifestazioni davanti alla Rai e a litazione che ha avuto il suo primo esempio nella serata del 20 gennaio a Roma. Montecitorio. Avere ritrovato l’affetto Massimo Forni è un amico, e ha voluto invitarci in questa occasione, alla quale dei ragazzi verso di noi, prima con le hanno partecipato tanti altri amici che si sono uniti alla nostra protesta. La Rai serate in giro per l’Italia, e adesso in non si rende conto di cosa è stato smosso: mai la soppressione di una trasmissione questa occasione, è bellissimo. radiofonica aveva avuto prima d’ora una così enorme risposta da parte del web, non riescono a capire la forza che il web può avere in queste e in altre occasioni. Ringraziamo Renato Marengo e Michael Pergolani per aver voluto Avete saputo quali sono stati i motivi della cancellazione del programma? parlare con noi della vicenda che li ha visti coinvolti in queste setti- R: Non ne siamo a conoscenza. Sappiamo solo che il programma registrava il mane. Vi rinvitiamo a continuare 13-14% di ascolto in una fascia oraria che difficilmente ha mai superato il 4-5%, è a seguire la vicenda, sostenendo sempre stato graditissimo e lo stesso direttore Preziosi lo definiva un fiore all’oc- il lavoro di Renato e Michael, e di chiello della rete. Il ritorno mediatico di tutta questa vicenda fa inoltre capire tutti quelli che come loro e con loro quanta gente non solo ci seguisse, ma ci apprezzasse. Non ci sono motivi validi a offrono la loro serietà e professiona- supporto di questa scelta della direzione. lità a favore dei nuovi talenti.

M: Purtroppo no, e non siamo certo l’unico caso di questo tipo: sono stati molti Flavio Talamonti i programmi, anche televisivi e di enorme successo, che hanno subito lo stesso

9 ROCK THE DJ

terizzano: aldilà delle esagerazioni, la mia esperienza, riemerge tronfio a degli improperi e del rapporto, non dispetto dell’insipidezza iniziale. proprio sanato, col creatore. Ricordo che ero già pronto a far mie Ed è difficile, veramente difficile, ag- le considerazioni di chi, non sen- giungere altro: forse perché senza vo- za ragione, riteneva che la rovina lersi soffermare oltremodo su qual- de I Cani fosse quella di aver impa- che sfumatura, non c’è altro da dire se rato a suonare: la particolarità di non che Carne è per lo meno un disco questa nuova uscita sta invece pro- da ascoltare e del quale, per quanto prio in un’impercettibile ma decisi- magari non ci si innamorerà nel tem- va cura del dettaglio, che toglie for- po, rimarrà comunque un segno. se al tutto il sapore sporco dei sotto- boschi romani ma gli dà in compen- Un piccolo bignami sul come poter so una nuova credibilità. Non fos- (e dover) far musica al giorno d’og- se per il timore (e l’onore) di finire Giancane gi: senza la pretesa di essere neces- io stesso nella prossima canzone di Carne sariamente originali, divertendosi e Niccolò Contessa e soci, direi (e lo facendolo arrivare agli altri e con la dico) che l’incontinenza di una volta Quando ascolto questo Carne la pri- convinzione di non dovere per for- ha lasciato spazio alla riflessione in- ma cosa che mi viene in mente è una za di cose stupire il prossimo. A volte timista, agrodolce: come se la scelta, serie di disservizi - vissuti in prima la linearità, anche lampante, è la più magari inconsapevole, sia stata quel- persona - a bordo di un Cotral o di grande arma di sovversione. la di ripiegarsi un po’ su se stessi an- un vagone Trenitalia: questo perché ziché dirigere esclusivamente all’e- Giancane ha il merito, tra altri pre- Parola di Giancane. sterno il fuoco di fila della loro mu- gi, di riuscire a mettere nero su bian- sica. Un prodotto che, come il prece- co quel sano cinismo quasi reaziona- dente, è fortemente identificativo e rio che non può che renderti simpa- “marchiato” quanto poco eterogeneo tica la sua musica. In un’epoca in cui, al suo stesso interno: non che debba specie nel nostro settore, ci si inven- essere necessariamente il primo dei ta e ci si fregia di titoli e categorie per pregi ma neanche l’ultimo dei difetti. lo più fuori dalla grazia di Dio, tan- to vale definirsi“cantautori di merda”: Per quanto sia evidente la bellezza l’espressione più bella e sincera che e la genuinità di brani quali “Come io abbia mai sentito da tanto tempo a Vera Nabokov”, “Storia di un impiega- questa parte. Carne, lo premetto, è un to” e “Storia di un artista”, permane disco piacevole e senza troppe prete- un po’ questa costante sensazione di se: che a dispetto di una veste sono- “già sentito” che fa venir voglia, spes- ra molto scarna (ma intelligentissi- so e volentieri, di aprire le finestre e ma), sovverte nei contenuti e nelle cambiare aria. intenzioni la quasi totalità dei luoghi comuni che agitano il nostro quo- E credo sia anche inevitabilmen- tidiano. Come uno stornello conti- te irrimediabile per una band, anzi nuo, una parodia omogenea che non un progetto smaccatamente perso- fa vittime o prigionieri dei suoi ber- I Cani nale, che nulla si sarebbe aspettato sagli, scelti con astuzia e sapienza: Glamour di quello che – da due anni a questa quando non Giancane stesso, che ha parte – le è capitato tra testa e collo. deciso forse di prendersela con mol- Chi si era finora persoI Cani ha co- ti (tutti) nell’attesa di diventare anche munque la sfiga di non aver vissu- Una scrittura comunque intelligen- lui un “vecchio di merda”. to quel primo “sorprendente album d’esordio” che, a dispetto del titolo te, coadiuvata anche stavolta da scel- te sonore ficcanti e quanto mai azzec- Nove brani di pura pancia che scava- evidentemente autoironico, ha vera- cate, per un album che non segna de- no nel presente e nel passato di un mente costituito un “caso musicale” cisamente un passo in avanti quan- artista, che nella sua semplicità di- a tutti gli effetti, grazie a perle quali to piuttosto un consolidamento del- mostra comunque una certa urgenza “Velleità” e “I pariolini di diciott’anni”: la posizione meritatamente acquisita narrativa: quella ovvero di mettersi a tuttora irrinunciabili. Nonostante le da I Cani. nudo di fronte al suo uditorio imma- attese deluse del primo nuovo singo- ginario, tanto che i singoli brani sem- lo “Non c’è niente di twee”, ho impa- Chapeau. brano istantanee sì differenti ma del- rato grazie all’insistenza di qualche lo stesso discorso. Ed il punto di for- collega molesto ad apprezzare anche Valerio Cesari za di questa proposta credo stia mo- questo nuovo Glamour, che è forse (RadioRock/L’Urlo/Il Fatto Quotidiano) destamente proprio nella sincerità e meno immediato del suo predeces- nell’irruenza di fondo che la carat- sore ma alla lunga, per quella che è

10 Promo BAND

Photo: Danilo D’Auria

Nobraino - L’indie rock di provincia Alla lettera “no cervello no”, i Nobraino, band romagnola di “scanzonato- Se una parola è un mezzo più diretto, rio” impatto, presenzia ormai da tempo la scena indie rock italiana, passan- più utile per arrivare al concetto di ciò do da una piazza all’altra e collezionando pure qualche sporadica ma sim- che stiamo parlando perché non do- patica apparizione in tv. Figura di spicco del gruppo, il cantante Lorenzo vrei utilizzarla? Kruger, giovane trentaseienne, che ad incontrarlo dal vivo, impone uno Per lei sono più gradevoli i concer- strano timore e un certo dovuto riguardo. ti nei piccoli paesi di provincia o quelli nelle grandi città? Le piace essere intervistato? Sono situazioni diverse ovviamente. A Sì, soprattutto quando aspetto che la band monti il palco. me i paesi di provincia piacciono mol- Quindi lo fa per dovere o per noia? to, soprattutto le piccole piazze. È tut- Per noia. tora un desiderio di fare proprio un tour specifico nelle piazzette di 500, Dunque si annoia tremendamente durante un’intervista? massimo 600 persone, robe del genere. No, io no. Io mi annoio in generale, quindi cerco di fare qualcosa per non annoiar- Perché comunque c’è tutto un discor- mi. Per cui fare l’intervista mentre gli altri montano il palco è una buona soluzione. so sui borghi italiani, che sarebbe bel- «Perdonatemi se con nessuno di voi / non ho niente in comune / io sono un istrione a lo capire come rivitalizzarli piuttosto cui la scena dà / la giusta dimensione» (Charles Aznavour, “L’istrione”, ndr) si ri- che andare a vivere in tristi zone di pe- trova un po’ in questa citazione? O niente affatto? riferia, di provincia. E le città dall’altra parte, i club li senti più culturalmente Bah, io non sono molto a favore della verbalizzazione, dell’auto-descrizione. vivi, ma non voglio fare quell’intellet- L’auto-descrizione la trovo sempre una fregatura alla quale non ci si dovrebbe pre- tualità che non mi piace, ma è proprio stare. Perché mi devo io descrivere, mettere dentro ad una definizione e poi non cosi, cioè in città incontri più dei ragaz- poterne uscirne più? zi con cui puoi confrontarti. E allora cappello, megafono, pistola, bastone dandy, chevalier, barba, baf- Lei potrebbe mai vivere senza fare fi, bretelle sono importanti tanto quanto microfono, batteria, voce, chitar- musica? ra, basso e tromba? Ma mi piacerebbe fare altro, anche. No. No, perché quelli sono sostituibili, interscambiabili, gli strumenti invece devo- Però, mentre quando ero più ragazzi- no essere quelli. Il giocattolo, il feticcio, l’oggetto “transazionale” in quanto tale è no, era affascinante la figura dell’ar- qualcosa che può dipendere dalla situazione e cambiare con essa. tista multitasking, adesso mi sembra Vi definiscono o vi accusano - come preferisce lei - di essere una band indie che sia maggiormente inflazionata e folk rock, a suo avviso perché? quasi sospetta. Per cui ne sono un po’ Indie perché fino ad oggi ci siamo mossi nell’ambiente delle produzioni indie. La intimorito. In realtà appunto ho sem- musica indie non esiste in sé, è una definizione che si dà solo da un punto di vista pre avuto passioni parallele, arti visuali economico. E folk probabilmente dipende dal nostro uso di qualche standard folk prima di tutto, design. Però non so, c’è appunto, che sono a volte delle polke piuttosto che altro, per cui sì, noi andiamo a chi mi dice che è meglio che io canti, pescare anche da cose popolari come arrangiamento. Però a quel punto siamo an- cercando di scrivere delle buone can- che rock, swing, punk, la lista sarebbe veramente lunga ed è difficile rientrare in zoni, sarebbe già qualche cosa. una specifica definizione. Lei è felice? Le parole volgari in una canzone servono a…? Non te lo direi mai, sono scaramantico. Ma io non vedo più distinzione ormai. Nel senso che le parole sono parole e ba- sta. Cioè non è che una è una parolaccia e una è una parola, che cosa vuol dire? Daniela Masella

11 Promo BAND

Hopes Die Last Viva Lion!

Photo: Trilatheradesign and multimedia

Neanche il tempo di brindare all’inizio del nuovo anno che sono già partiti in tour. Dal 3 gennaio infatti i romani Hopes Die Last portano sui palchi dei club italiani il loro sound metal intrecciato con elettronica e dubstep. Ma il giro della penisola, in cui al momento è impegnata la band capitolina, è solo l’ulti- mo di una serie di tour che l’hanno condotta in Europa, America e persino nel

Photo: Ozge Sahin Photo: Trilatheradesign and multimedia Nel XIII secolo gli olandesi decisero che, per rendere più agevole lo scam- bio commerciale con le nuove colonie americane, avrebbero utilizzato una moneta, il dollaro, e che sopra avreb- bero inciso un simbolo, il leone. Ora, questo collegamento pindarico è ser- vito solo per introdurre Viva Lion!, al secolo Daniele Cardinale, che è il più nordamericano del nostro arsenale di cantautori e musicisti romani. È, in- fatti, dopo un viaggio a Toronto che il Leone decide di mettere da parte le sue Sol Levante. «I concerti in Giappone sono quelli che ricordiamo con più gio- radici (quelle punk/hard core) per affi- ia – afferma il vocalist Daniele Tofani, che compone la line-up degli HDL in- darsi a quelle solide e nodose del folk- sieme ai chitarristi Marco Mantovani e Luigi Magliocca, al bassista-cantan- country; ne scaturisce un progetto “vo- te Marco Calanca e al batterista Ivan Panella – all’estero c’è maggior propen- ce e chitarra” che ha come immediato sione della gente verso ciò che suoniamo, ma i nostri concittadini ci hanno risultato un EP (“The Green Dot”, uscito più volte dimostrato che non hanno nulla da invidiare come pubblico a quel- un anno fa per Cosecomuni), e un’atti- lo straniero». Lancia spezzata in favore di Roma, la città da cui nel 2005 è par- vità live incessante che lo ha riportato tito un cammino musicale composto dall’EP Your face down now del 2007 e da- indietro nel Nuovo Mondo, questa vol- gli album Six years home (2009) e Trust no one (2012). Fino ad arrivare all’EP di ta a Los Angeles. sette pezzi Wolfpack, rilasciato lo scorso anno e da cui sono stati estratti tre sin- goli: «Questo lavoro è un esperimento in cui abbiamo aggiunto delle pesanti In questo momento Viva Lion! sta la- parti elettroniche al nostro sound - prosegue Tofani – e un EP breve ci avreb- vorando al primo full-length con tan- be richiesto meno tempo rispetto a un album. Volevamo anche dare un im- to di ospiti nazionali e internaziona- patto immediato di ciò a cui stavamo lavorando, ma rimarrà solo una prova». li (ancora non rivelati). Auguriamo, Diverse infatti sono state le critiche da parte dei fan, sul web, riguardo un cam- quindi, anche noi lunga vita al Leone bio stilistico che avrebbe distaccato troppo dallo stile originario degli Hopes anche se il perfetto epitaffio è già Die Last. Fan, sì, perché loro un seguito ce l’hanno veramente (milioni le visua- pronto, ed è stato scritto dallo stesso lizzazioni su YouTube e parecchi gli acquirenti dei loro dischi). Per il futuro è cantautore: «Born pop, raised punk, in cantiere una versione deluxe dell’ultimo EP, con altri pezzi inediti. E poi un matured rock, ended folk». Non cre- giro internazionale. Per coltivare una Speranza Ultima A Morire... do ci sia bisogno di aggiungere altro. Marco Reda Valentina Mariani

12 Promo BAND

Il Muro del Canto Tommaso di Giulio Ancora ridi Per fortuna dormo poco

Photo: Carlo Roberti

Nuova Musica Popolare Romana. Non c’è modo miglio- re di sintetizzare cosa Il Muro del Canto è, fa, dice, suona. La definizione se la sono dati un po’ da soli, credo, ma senza dubbio calza a pennello e i cinque “musici” capi- tolini lo sanno bene. La vera domanda è: può un cantautore oggi fare della splendida musica pop senza sentirsi in colpa? Può scrivere Nuova Musica Popolare Romana perché si saltano, di testi scevri di banali liste di luoghi comuni? Tommaso Di fatto, due se non tre generazioni; così, a piè pari, perché Giulio ci prova. Anzi, ci riesce. Per fortuna dormo poco, opera ne Il Muro del Canto non ci sono gli anni ‘90, né gli an- seconda per il cantautore romano, è la risposta migliore a ni ‘80, tanto meno la decade dei ‘70 e anche i ‘60 sono quelle domande. Prima di tutto, perché Tommaso è un autore mezzi fuori, mezzi dentro. Il Muro del Canto torna, per di canzoni formidabile, dotato di una versatilità e una capacità quanto si possa, alle radici della nostra musica popolare, melodica invidiabile, lontano dal vetusto stereotipo del quella ripescata dalla memoria dei genitori di Claudio cantautore impegnato, di cui “contano solo le parole”. Invece, Villa – acquaiolo, prima di fare il cantante – quella che o il nostro amico non si vergogna di permetterci di cantare i suoi ti leggi Trilussa e il buon Belli, oppure “gnente”. Quella brani, scrivendo ritornelli efficaci e melodie vincenti. che si sta perdendo. Secondo: Di Giulio riesce a non ripetersi praticamente mai. Ogni sentimento umano viene attraversato e messo in mu- E quindi il nuovo disco de Il Muro del Canto, Ancora ridi sica: il mood tragicomico di “Domenica: Natale” viene com- (Goodfellas, 2013), oltre a essere un disco pregno di una pensato dalla sorniona “Le mie scuse più sincere”, la sofferen- critica sociale azzeccata, pungente, amara e vera, oltre a za nostalgica di “Lievito” dalla malinconia sofferta di“Gli essere musicalmente il connubio perfetto tra tradizione equilibristi”. Punto terzo: il disco suona bene, ma bene vera- e chitarre elettriche, è quasi un’opera filologica tesa al mente. Una produzione d’alto livello e di respiro professio- recupero di alcune tematiche e topos tipici della romanità. nale chiude il cerchio, dando corpo e vita ai brani, tra uno spunto elettrico e una sfumatura acustica, sottolineando i Perché Roma, ieri come oggi, è sempre stata grande, la vari umori del cantante e autore. Il risultato è un album di più grande; perché in fondo il mondo è sempre diviso tra dodici canzoni una migliore dell’altra, con sicuri highlights cittadini di Roma e “forastieri”, perché “er Papa” c’è sem- quali la bersaniana “Farò colpo” e l’agrodolce “Trasparente”. pre stato, perché che siano re, imperatori, principi o mi- Ma in Tommaso Di Giulio, veramente, il tutto è più della som- nistri il popolo dice sempre di sì, ma «‘na mano c’ha da- ma delle singole parti. Tommaso sparge frammenti del pro- vanti e n’artra dietro». prio Io monologante in ogni brano, che diviene sorta d’ap- pendice simbolica della figura del cantautore, fino a darci Il Muro non riporta indietro il tempo, rispolvera antiche quasi l’impressione di conoscerlo. Di sicuro quel che colpi- strade per suonarci sopra nuove note, note che ci calza- sce è l’arguzia dei versi, la capacità di parlare di sé e del mon- no a pennello. do tramite i continui cambi di prospettiva delle liriche, che Giulio Falla spesso slittano tra i significati con effetti spiazzanti. (ALT! / CheapSound) Un disco con pochi punti deboli: vi consiglio di ascoltar- lo più e più volte, al fine di coglierne le tante sfumatu- re, dei suoni e delle parole. Potrete allora innamorarvi di ogni canzone, se la vorrete fare vostra.

Riccardo De Stefano

13 In COPERTINA

Photo: Danilo D’Auria

annessa partecipazione al festival toscano), nientepopodimeno che nella Grande BOXERIN CLUB Mela, New York, suonando per la CMJ Music Marathon. In patria invece, nel 2013 Aloha Krakatoa hanno fatto sì che il loro nome circolasse ovunque, ben oltre Roma, attraverso una Bomba Dischi stagione di live assolutamente invidiabile e una copertura dell’informazione musi- cale praticamente capillare. E questo semplicemente con un paio di EP alle spalle, ma tanto talento nelle vene. Perché comunque, nonostante la giovane età, i cinque ragazzi hanno macinato non solo tanta strada, ma anche tanta musica: i due lavori precedenti, Tick tock (here it comes) e il live acustico per il RecordingGranma ci mo- strano le basi del loro suono, tropicale, solare, fresco e ballabile, una sorta di port- manteau musicale per cui si sono inventati la definizione di “World pop”. “World” in quanto il sound della band sfugge dai vincoli geografici e sonori del Bel Paese ed esplora curioso l’ombelico del mondo e i vari continenti, eroicamente svicolando i tradizionali stilemi blues e rock per abbracciare le suggestioni latino-americane, ca- raibiche, africane più disparate possibili. “Pop” perché alla fine la loro è una musi- ca ballabile e cantabile, la colonna sonora ideale della migliore festa che potete im- maginare. La forza della formazione sta tutta nell’incredibile sezione ritmica, con Francesco Aprili alla batteria, e il ragazzo è uno dei migliori batteristi che girino a Roma, e Matteo Domenichelli, geniale bassista che sa mettere sempre le note giu- ste al punto giusto, con un gusto e un timing unico. Una tale forza ritmica, special- mente quando arricchita dalle percussioni di Edoardo Impedovo, responsabile an- Non credo voi abbiate bisogno di que- che della tromba, l’arma in più della band, permette una grande libertà a Gabriele sto articolo. Probabilmente già cono- Jacobini, che con la sua sei corde è più interessato a decorare che a calcare la ma- scete i Boxerin Club. Certo, se non li no, lavorando molto sul suono e diluendo la chitarra tra le infinite riflessioni del -ri conoscete, dovete assolutamente rime- verbero. Matteo Iacobis si prodiga tra una seconda chitarra e l’ukulele, oltre a farsi diare – dopo aver provato un po’ di ver- carico del cantato in una buona metà dei brani, facendo a mezzi con l’altro Matteo gogna – perché questi ragazzi hanno le della formazione. Il risultato è uno strepitoso miscuglio tra la new wave à la Talking carte in regola per diventare assai gran- Heads e le buone vibrazioni del Paul Simon di Graceland e dei suoi epigoni moder- di. Sì, lanciano proprio in questi giorni ni, Vampire Weekend e Fleet Foxes su tutti, ben consci dell’eredità musicale lascia- sul mercato la loro prima creatura ma- ta da Beatles e Beach Boys. E se c’è qualcosa di italiano, lo si può far risalire al Lucio tura, il disco d’esordio dall’emblema- Battisti più sperimentale, non a caso più world, di Anima Latina. tico nome di Aloha Krakatoa, per l’eti- chetta Bomba Dischi. E benché in ge- Aloha Krakatoa è figlio di tutto questo e molto più. Già nelle ultime settimane del nere il disco d’esordio sia il primo pas- 2013 viene anticipato dal singolo “Caribbean town”, dal titolo quanto mai azzecca- so nel mondo della musica “che conta”, to (scelta curiosa, vista la collocazione temporale, in pieno inverno), con tanto di nel caso dei Boxerin Club è la conclu- videoclip realizzato da un collage di estratti delle numerosissime esibizioni dal vi- sione di un tragitto tanto tortuoso, vo, comprese quelle d’oltreoceano. Con la sua atmosfera da viaggio sognato ma quanto trionfale (nel loro piccolo). impossibile da realizzare, questo singolo racchiude in nuce tutto il disco: slide gui- tars vestite dello spring reverb più surf e ‘60s possibile, un basso pulsante, percus- I Boxerin Club sembrano infrangere sioni battenti, divertenti hook vocali (“Discover a world!” urlato dalla band ne è ogni preconcetto moderno su come ar- un bell’esempio) e la tromba, con la sua malinconica linea melodica, a comple- rivare, riuscendo a farsi conoscere qua- tare il quadro. Ma il resto del coloratissimo album è ricolmo di potenziali singoli, si ovunque lungo la penisola italica gra- partendo dai tre brani ricevuti in eredità dal loro primo EP Tick Tock (Here it co- zie a un’attività live estenuante che li ha mes), che si rivelano esser poi tre delle migliori canzoni del disco: aggiornati con portati, con merito, ben oltre i confini una produzione più ordinata e pulita, dopo un ulteriore lavoro di labor limae che nazionali, arrivando a sbarcare, dopo la ne ha levigato i contorni e corretto le ingenuità, i nuovi vecchi brani ci mostrano vittoria all’Arezzo Wave Band 2013 (con quanto siano cresciuti i ragazzi in questi anni. In “It takes two to tango” ci si ren-

14 In COPERTINA de conto quanto Matteo Iacobis sia maturato come cantante, avendo acquisito un nuovo spessore vocale, probabile figlio di lunghi ascolti di Morrisey e compagni. Invece basterebbe anche solo l’attacco di “Golden nose” per conferigli il titolo di instant classic: l’ukulele e la chitarra slide regalano un gioiello pop che si alza in piedi nel ritornello, quando voce e tromba dialogano tra loro, per far partire le danze. “Hedgehogs” è né più né meno la quintessenza dei Boxerin Club, ieri come og- gi: l’uptempo, l’incredibile groove di batteria e basso, la trom- ba e l’irresistibile coretto sono tutti i punti forti del brano- bandiera della formazione capitolina, che sa come far bal- lare e divertire il proprio pubblico. L’opener del disco, “Bah boh”, trascrizione fonica di bubble, non delude le aspetta- tive, con le due chitarre all’unisono in un riff che sembra scappato da un disco dei Talking Heads (qualcuno ha detto Naked?) se non da Discipline dei King Crimson. Certo, la fe- Photo: Simone Giuliani nomenale sezione ritmica potrebbe nascondere molte ma- gagne, distrarci e confonderci le idee, ma i nostri sanno co- riva; l’ipnotico bordone in mi percorre gran parte del bra- me far suonare le chitarre, maggiormente descrittiva quel- no, inframmezzato da cori, incastri vocali, armonizzazioni di la di Jacobini, tagliente e percussiva quella di Iacobis. gruppo che emergono dalle profondità in una strana e obli- qua atmosfera mistica e leggermente acida.

Il disco non può che chiudersi col suono di una festa, a metà strada tra il Brasile e l’Africa nera: “Black cat serenade” chiu- de il cerchio trascinandoci di nuovo sulla sabbia, di notte, da- vanti al fuoco a urlare a squarciagola e bere fino a dimenti- carci il domani, in un tripudio di legni, percussioni e canti tribali. Il disco si chiude così, sfumando nel silenzio, lascian- do l’impressione che da qualche parte la festa stia ancora an- dando avanti, e che se solo lo volessimo, potremmo ancora viverla di nuovo, daccapo.

Che dire? Aloha Krakatoa è il disco che molti si aspettava- no per avere conferme, in positivo o in negativo, dalla “next big thing” della musica romana. Certo, non tutto è perfetto: la scelta di registrare su nastro, coraggiosissima in epoca di di- Photo: Danilo D’Auria gitale imperante, ha fatto sì che rimanessero impresse alcu- ne imprecisioni nell’intonazione; qui e là la voce, la tromba o Ma il resto del disco riesce a regalare anche momenti più in- la chitarra vanno fuori. Inoltre il disco è forse perfinotroppo timi, come la ballata pop di “Clown”, che fonde magistral- omogeneo e compatto nel sound, e avrebbero di certo potu- mente un bel groove di basso con deliziose armonie voca- to osare di più. Ma stiamo parlando di una band di ragazzi al li, e il valzer caraibico di “(Boys are too) Lazy”, che amplia primo lavoro, che fa musica quasi “come si fa in America”; un l’orizzonte strumentale della formazione con una splendida disco molto poco italiano nelle intenzioni, nel sound e negli marimba; l’atmosfera muta nella coda del brano, quando gli effetti, che sia una cosa positiva o meno, e un risultato non strumenti si zittiscono lasciando spazio alla voce e al basso, solo credibile come opera prima, ma addirittura da encomia- in un finale suggestivo e crepuscolare. Matteo Domenichelli re per le tante splendide canzoni, quasi tutti potenziali singo- si addossa le responsabilità canore nei brani della seconda li, per la perizia tecnica e l’ottima capacità arrangiamentale metà del disco, probabilmente in quanto autore dei brani; il affinata in anni e anni di performance dal vivo e lavoro in sa- suo riconoscibile timbro, meno levigato e leggermente più la prove, evitando l’affanosa e forzata corsa alla registrazione graffiato del collega, accompagna “Clouds’ll roll away” che ci a tutti i costi e la diluzione dei brani migliori in lavori amato- catapulta nelle caldi notte cubane e non si vergogna di apri- riali e pressapochisti. Dalle corse frenetiche sulle fredde col- re le danze: se si lascia il giusto tempo d’ascolto al brano, ci line di “Northern flow” ai sudati balli in spiaggia di “Black cat si può accorgere della capacità del quintetto di creare grandi serenade”, dall’energia di “Hedgehogs” fino alla delicatezza di ritornelli. “Try hocket” è meno efficace, meno pungente, sep- “(Boys are too) Lazy” il disco si veste e sveste in continuazio- pure intrigante nell’utilizzo dell’hocket, o hoquetus, appunto, ne di paesaggi e ambienti naturali, in un vivido caleidosco- cioè lo sviluppo melodico “a singhiozzo” dove una linea vie- pio di orizzonti e monti, di mare e sale. Una continua ricer- ne condivisa da più voci. ca di se stessi in giro per il mondo, per poi scoprire che è più importante il viaggio, che l’arrivare. La grande sopresa è “Northern flow”, pezzo cardine dell’al- bum, che si piazza esattamente al centro del disco. Qui non si Riccardo De Stefano è più tra le dune di qualche spiaggia assolata, ma tra le ven- tose colline del nord, guardando in faccia la tempesta che ar-

15 Il RECENSORE

USCITA 17 MASONS Solo buone notizie Masons

C’è una tradizione in Italia che è ancora viva e nonostante tut- Disco con tutti gli attributi al posto giusto quello dei ve- to continua a farsi spazio sgomitando con violenza in un pa- ronesi Masons. Da tempo, nella parte ovest del Veneto, norama che spesso oramai si definisce un po’ come tutto “in il nome di questa band circola con fluidità. I loro live, a grave crisi e decollo”, ed è quella del cantautorato italiano. cui ho assistito in un paio di occasioni, rendono giusti- La cosa forse che colpisce ancora di più è che a sgomita- zia solo in parte al materiale confluito in questo esordio, re in questo caso non è un solo singolo ragazzo mezzo paz- ottimamente registrato da Luca Tacconi ai Sottoilmare zo, mezzo artista, ma una vera e propria band al completo: Studios di Povegliano (Vr). Il risultato della supervisio- cinque ragazzi cinque che da Roma portano in giro la loro ne di Tacconi è che l’amalgama del giovane quintetto ri- musica da più di qualche tempo in tutta Italia sotto il nome sulta essere ancor più coinvolgente (e convincente) di di Uscita 17. All’attivo già qualche disco, la partecipazione quanto avviene in concerto. Se ne è accorta la Vaggimal a contest importanti e un nuovo lavoro ufficialmente dispo- Records, etichetta veronese che, per l’occasione, ha pie- nibile a partire dal 17 gennaio, dal titolo, si spera profetico, gato la sua vocazione folk in favore del prog-rock – con di “Solo buone notizie”. All’interno, dieci tracks che non pri- multiple strizzate d’occhio al pop di qualità – proposto ve della loro originalità sembrano in ogni caso omaggiare dai Masons. - come solo i degni eredi sanno fare - la tradizione italiana di cui si accennava di sopra. L’offerta è variegata in musica La forza del gruppo risiede nella spontaneità dei bra- e parole. Così se all’ascolto del primo pezzo “In faccia a nes- ni, sempre incentrati su una forma canzone masticabi- suno” sembrerà di trovarsi dinnanzi ad un rock energico e le dal grande – diciamo medio, visti i tempi – pubblico. pop-andante, ci si ricrederà immediatamente con l’ascolto Oltre alle capacità tecniche più che buone, i Masons di- di “Vernice” e “Canone inverso” dove synth, titoli e suoni in mostrano di avere la lucidità necessaria per non trasfor- crescendo a caleidoscopio ricordano senza dubbio più da mare le creazioni in accozzaglie di virtuosismi. Esempio vicino i primi Bluvertigo o i più gettonati Subsonica. Ma calzante è la splendida “Gunpowder”, dove la voce di non mancano sonorità malinconiche e nostalgiche che la- Guglielmo Tosi ricorda la vocalità di Andrè Matos degli sciano spazio ad un’intima e pacata riflessione come per i Angra nel periodo Holy Land. Una canzone ariosa, co- brani “Il dono” e “Diamante”. me le altre otto. Tutte ben caratterizzate da capacità ade- Ultima nota per il pezzo di chiusura “Il sospetto”, dove clas- guate al genere proposto, con qualche melodia tastieri- se e stampo melodico riportano invece ad un altro grande stica alla PFM (“Cookin’ on behind you”), atmosfere sen- musicista e poeta contemporaneo del sottobosco italiano: suali (“I wanna kill your man”) e dissertazioni soliste ben Paolo Benvegnù. Anzi l’augurio per questi cinque ragaz- congegnate, atte al raggiungimento di un risultato unita- zi è proprio quello di offrirci insieme alle loro “Solo buo- rio e ben preciso: creare belle canzoni. ne notizie” anche, perché no, delle felici quanto ben riusci- te collaborazioni, portando così alla luce quell’ecceziona- Francesco Bommartini le tesoro artistico di cui il nostro Paese è pieno e che nes- suna crisi potrà mai portare via.

Daniela Masella

16 Il RECENSORE

si evince dal fatto che non appare in scaletta, è una traccia DAEV fantasma tutta da scoprire, ed è la cover di “Somebody that I Daev used to know”; neanche a farlo apposta meglio dell’origina- le. Se sono orgoglioso di essere italiano? Forse no. Ma sono orgoglioso che Daev lo sia.

RUBBISH FACTORY The Sun

Tutte le canzoni, o perlomeno quelle di valore, hanno un loro momento ideale, un istante nella nostra vita di cui vo- lenti o nolenti saranno sottofondo. Non importa se non si- ano nate con quello scopo, prima o poi se si concede loro l’occasione quel momento arriva, seppur diverso per ognu- no. Il momento di cui Daev è stato colonna sonora è avve- nuto più o meno mezzora fa, mentre tornavo a casa in mac- Se mia madre all’epoca della mia infanzia avesse posse- china. Pioggia scrosciante, strade di campagna, le ruote che duto una copia di The Sun, avrebbe risparmiato un sacco slittano sulle pozze d’acqua, l’auto così facendo frena da so- di esercizio fisico. Mi avrebbe piazzato davanti allo stereo, la, poi riprende velocità. I fari delle altre auto appaiono al- messo il volume a palla, e avrebbe lasciato che fossero i le mie spalle e si affacciano prepotentemente, poi mi su- Rubbish Factory a prendermi a schiaffi. Le undici tracce di perano e scompaiono nel buio. Ma non importa, perché io The Sun (Modern Life, 2013) scorrono implacabili e genu- non ho fretta. Ora lasciate stare che sto rigorosamente a fol- ine, trascinando il malcapitato ascoltatore in un groove le per risparmiare qualche goccia di benzina, ma comun- di batterie arrembanti e armonizzazioni vocali, tra rug- que non ne ho, perché non voglio che tutto questo finisca. giti di chitarra distorta e sporcizie sonore d’oltreocea- Termina il ricordo e bisogna tornare al presente e a que- no. Certo, se ci mettessimo ad ascoltare seduti composti, sta recensione, ma dopo sensazioni così intime come pos- grattandoci il mento, noteremmo qualche soluzione ripe- so chiedere a me stesso di descrivere meccanicamen- tuta e forse qualche rimando di troppo a Queens of the te quell’arpeggio di chitarra o quel vibrato di violoncel- Stone Age, White Stripes e compagnia bella; ma sarebbe lo, quando queste cose si descrivono così bene da sole, co- come ricevere una lettera d’amore e controllarne la pun- sì genuinamente impresse sul disco. E allora cerco di pro- teggiatura. E poi vi sfido a rimanere fermi sui micidiali seguire come ho iniziato, aprendo di nuovo il mio cuore e stacchi dell’opening “Bamsa” o sulle virate ritmiche assas- lasciandovi immischiare nei fattacci miei. La voce di Daev sine di “Stand up, sit down”. Per non parlare poi di “Dance è la carezza di una madre, mentre vi sussurra esattamente with silence in an old ghost movie”, capolavoro di psichede- ciò di cui avete bisogno per stare bene. E quando vi sgrida lia in cui perdersi diventa quasi un nostro dovere. Il duo sapete che lo fa per voi. È dolce come l’ultimo alito di vento romano si mette in gioco, e gioca con noi, trovando spa- estivo, prima che faccia buio. Ed è potente come le folate di zio anche per un po’ di salubre autoironia con “Dance El gennaio che scuotono le finestre e non vi fanno sentire pro- Washington”; perché in fondo i veri duri dei film ameri- tetti nemmeno in casa. Volete qualche dato tecnico? Daev cani, quelli più amati, hanno sempre il sorriso sulle lab- canta in inglese, ma è italianissimo. L’opening “Mirror” è un bra. The Sun è un disco, a detta della stessa band, pieno di capolavoro di composizione e arrangiamento che potreste spazzatura e proveniente dalla spazzatura. Ma per fortu- benissimo trovare nel disco di qualche autore internazio- na mia madre, tra uno schiaffone e una ciabatta volante, nale molto blasonato; il che non significa che sia banale ma mi ha insegnato a non buttare via niente. che il nostro Daev più che apprendere ha di che insegna- re. La quinta, “Shine”, è la prossima canzone che vorrebbe Matteo Rotondi (Discover) comporre Elisa, se ne fosse ancora capace. La sesta, come

17 IndipendenteMENTE

DOWNLOAD, DU DU DU. I SOLDI PIÙ VIRTUALI CHE ESISTANO

Internet ci salverà? Questo si domandano le case discografiche, tutti i soggetti coinvolti nel music business e - in misura minore ma con curiosità - gli amanti della musica. La risposta è... Mah. Al momento non proprio. Che si tratti di download legali - e quindi a pagamento che, con i 327 euro che lo attendono, potrebbe anche an- (Itunes su tutti) - o di servizi streaming (Spotify, Deezer e dare meglio. La “Piccola sbronza” dei Selton (179 euro di “fat- chissàquantialtri), il piatto per i musicanti continua a pian- turato”) probabilmente cambierà aggettivo con il passare gere copiosamente. Da una ricerca della Federazione del tempo. Perché, per dimenticare certe cifre, di alcool da Italiana Industria Musicale (Fimi, per gli amici) risulta ingurgitare ne serve parecchio. Il problema sarà però sem- che nei primi sei mesi del 2013 il 38% della musica ven- pre lo stesso: racimolare soldi per acquistarlo e, possibil- duta sia di tipo digitale. Per capirci: download e strea- mente, produrre altra musica. E quando anche “È finito il ming legale. Nel comunicato pubblicato sul sito il 29 lu- caffè” (della new sensation Gazebo Penguins) racimola 68 glio si legge: “Il digitale cresce del 7% (rispetto al 2012) ar- euro (con 13167 ascolti), smaltire la sbronza sarà più difficile. rivando a sfiorare i 20 milioni di euro. Album e singoli In tutto Spotify ha pagato 500 milioni di royalty, secondo scaricati salgono del 4% a 11,8 milioni di euro mentre lo quanto dichiarato. Ma quanti sono gli artisti su Spotify? streaming tra video e audio, con 5,7 milioni di euro, cresce Tanti. Sicuramente una percentuale altissima su tutti co- del 23% e rappresenta oggi il 30% del mondo digitale”. Il loro che fanno musica a livello professionale. Pochi (tra cui mercato fisico, cari miei appassionati, scende del 13% at- Thom Yorke e David Byrne) si sono ribellati alla pubblica- testandosi a 31,2 milioni di euro. In controtendenza solo zione delle loro creazioni sulla piattaforma. Persino Ulrich il vinile. Sì, ok. Bello tutto? Non proprio. e i Metallica, astiosi ai tempi di Napster, hanno reso dispo- nibile il proprio catalogo su Spotify. Spotify e lo streaming online La cruna dell’ego È il servizio di ascolto più in voga del momento. Recentemente i suoi creatori hanno dato il nulla osta per Vivere di musica, download o non download, è durissima. la tipica operazione trasparenza: rendere pubblici i paga- Il Dipartimento del Lavoro degli USA ha reso pubblico che menti delle royalties agli artisti. Decisione epocale, se vo- un cittadino ogni mille vive di musica. Beh, non è nem- gliamo. Sicuramente (anche?) dettata dalla necessità di pa- meno male, a pensarci bene. E in Italia? Non è dato sapere rarsi il culo dalle critiche relative, appunto, alla mancanza ma, a parte i major artists, sono pochini. Tra le band indi- di trasparenza. Tenetevi forte. Ogni ascolto su Spotify corri- pendenti ci sono quelle che vivono (Afterhours ed un’al- sponde a circa 0,007 dollari di corresponsione per l’artista. tra ventina circa) e, molte di più, quelle che sopravvivono. “È già qualcosa”, direbbe la mentalità di chi non ha niente Infinitamente di più quelle che ci provano e continuano a da perdere. Ma la verità è che uno come Fedez, che ha avuto farlo fino ad età improbabili. Alcune invece l’ego del titolo per “Cigno nero” 1 milione e 33 mila play, recepisce poco più lo mettono da parte e si danno all’ippica. Bruno Dorella di 5300 euro. Avete idea di cosa significhi superare 1 milione dei sopravviventi (economicamente blaterando) Ovo dice: di play? Pochi, nel mondo, possono raggiungere un tale ri- «Bisogna essere adattabili, e accettare il fatto di non avere la sultato. Figuriamoci in Italia. Tra gli indipendenti, o pre- certezza della busta paga a fine mese. Suonare diventa l’ul- sunti tali, i Baustelle con gli ascolti di “La guerra è finita”inta - tima delle preoccupazioni. Tutto intorno c’è una vita che scano 585 euro. Levante, con il successone “Alfonso”, inclusa ci rende molto più vicini alla categoria degli autotrasporta- in diverse classifiche di fine anno, 693. Ripeto: 693. Come tori, dei facchini, degli impiegati, che all’immaginario asso- dissi nell’articolo precedente: “Altro che Michael Jackson” ciato agli artisti». Sad but true. (autocit.). Scendendo troviamo “Dispari” di Marta sui Tubi. Francesco Bommartini L’avete ascoltata a Sanremo. Con Spotify porta a casa più o meno quanto i Baustelle. Ed ecco altri spettacolari risul- tati: i 63543 ascolti di “Come stai” fanno dire a Brunori Sas

18 LIBRI IN TOUR

In questa mini rubrica, vi proponiamo alcuni libri recensiti da Francesco Bommartini. Giornalista, collabora con Rumore, L’Arena, Uncò Mag. Autore del libro Riserva Indipendente (Arcana Edizioni). Giudice per targhe Mei e Tenco 2013

FABRIZIO DE ANDRÉ GIORNI DI SOGNI E SPERANZA CANZONI NASCOSTE, STORIE SEGRETE. UN RITRATTO INTIMO DI di Walter Pistarini di Frank Stefanko Giunti Arcana Edizioni

Quest’opera è il seguito de Il libro “Frank aveva la capacità di spogliar- del mondo, volume nel quale sono ti di ogni residuo di celebrità che ti pe- commentate le canzoni di Faber. Il sava addosso e di trovare te in te stes- secondo step è dedicato a chi del so”. Così Bruce Springsteen descri- cantautore genovese vuole sapere ve Frank Stefanko nell’introduzione proprio tutto. La ricerca messa in atto di questo libro. L’autore delle fotogra- da Pistarini, che è anche il gestore del fie presenti in quest’opera ha, in effet- sito viadelcampo.com, è puntigliosa ti, questa capacità. I ritratti riguarda- e ben documentata. Nell’opera egli no il periodo che va dal 1978 al 1982, descrive minuziosamente le canzoni quando Bruce non era ancora famo- inedite pubblicate dopo la morte di De so e, per capirci, non riempiva gli sta- André e le partecipazioni fatte per altri di. Quindi rispecchiano quei momenti. artisti (sapevate che nel disco dei New Trolls Senza orario, senza Molte sono state scattate in location davvero intime. Ad esempio la bandiera c’è anche lo zampino di Faber?). La ricerca ha spinto camera dello stesso Stefanko. Uno di quegli scatti, tra l’altro, è dive- l’autore ad intervistare Francesco Baccini, Teresa De Sio, Ricky nuto la cover di Darkness on the edge of town. Ma pure The river Gianco, Carlo Facchini dei Tempi Duri ed altri che hanno avuto è un album caratterizzato da una copertina marchiata Stefanko. La la fortuna, sempre sottolineata, d’incrociare il cammino di uno cui bravura, e il cui feeling con il Boss, fuoriescono prepotentemente dei cantautori italiani più rinomati. Ma non si è fermato a questo, negli scatti presenti in un volume consigliato a tutti gli appassiona- rendendo il suo lavoro ancor più interessante con interviste a ti di Springsteen che, attraverso questi scorci di vita, potranno capi- Dori Ghezzi sulla FaDo, a Maureen Rix sulla nascita di Geordie e re ancora meglio la parabola del loro idolo. dedicando un intero capitolo alla Karim. Non mancano ulteriori curiosità (la ricetta della Cima ed il significato dei Tarocchi utilizzati come scenografia nel tourM’innamoravo di tutto).

www.riservaindipendente.wordpress.com RISERVA INDIPENDENTE Il blog tratto dal libro “Riserva Indipendente - La musica italiana negli anni Zero” edito da Arcana Edizioni.

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19 Suonare SUONARE

DIFFONDERE O DIFENDERE?

È passato un altro anno, siamo tutti più maturi. Dovremmo Se un ministro interviene su un simile argomento vuol dire esserlo. Prendere coscienza delle problematiche affron- che non è poi così banale. Sta cercando di risolvere quindi tate finora dovrebbe far sì, attraverso la nostra intelli- un problema. Chi diffonde musica sta in parte distruggendo genza, di risolvere o quantomeno pensare di poter risol- l’economia italiana perché nelle varie programmazioni non vere quello che non va. Alla fine stiamo parlando di mu- inserisce abbastanza musica italiana. Quindi si impone una sica. Non si parla di politica, di economia, di vita o di percentuale limite. Ogni dieci brani, quattro devono essere morte. Si parla di arte. Che poi, a pensarci bene, intorno prodotti italiani e due di questi necessariamente giovani ta- alla musica gira un mondo bellissimo e tutti i personaggi lenti. Esisterà un deejay bravo in matematica che sia in grado che fanno parte di questo fantastico mondo cercano di di fare una scaletta con i suddetti canoni. Ora, quello che mi allietare l’esistenza di chi ne sfrutta le infinite potenzia- chiedo io è, siamo sicuri che il principale problema siano lità. Quindi, perché farci problemi? Lasciamo le cose così le radio italiane? E conseguentemente, siamo certi che im- come stanno. Tanto prima o poi si aggiusteranno da sole. ponendo simili regole si riescano a risolvere tutti i problemi Forse prima o poi, improvvisamente ci sarà una rivolu- inerenti alla crisi della musica italiana? Fin da ragazzino, zione di massa e contemporaneamente le persone si ac- ascoltando la radio cercavo di selezionare le programma- corgeranno che la musica oltre ad essere uno strumento zioni che preferivo in base alla musica e chi passava la mu- in grado di suscitare emozioni, è cultura. sica. E tutt’ora quando posso accendo lo streaming cercando di sentire buona musica, italiana e non. In vent’anni che ascolto la radio c’è sempre stato qualcuno che attraverso l’in- terazione con il deejay di turno, alzava la cornetta, chiamava in radio e implementava le playlist facendo richieste. Ecco che spunta fuori la parola “richiesta”. La radio è selezione.

Con un vincolo di questo tipo mi immagino in un futuro non troppo lontano qualcuno che chiama in radio, fa una richie- sta musicale e gli viene negata perché non soddisfa piena- mente i requisiti delle leggi nazionali sulla diffusione della musica. È il rovescio della medaglia. La maggior parte della musica che oggi passa sulla radio viene imposta dalle ma- jor, che spingono per diffondere il loro prodotto. Si parla di Riporto una notizia di pochi mesi fa: “Il viceministro dell’Eco- passaggi radiofonici assicurati nei contratti. Sicuramente im- nomia e delle Finanze Stefano Fassina è favorevole alla possibi- porre delle percentuali alle radio limiterebbe la certezza di lità di introdurre quote percentuali minime a tutela della musica avere in diffusione un prodotto prestabilito, ma andrebbe italiana in radio e in tv seguendo il modello francese che prevede a modificare solo in parte l’economia che ruota intorno al in virtù di un “contratto di servizio” stipulato con la Rai e con i mondo della musica. Ecco perché a mio (modestissimo) pa- maggiori network privati una quota pari al 40 % di musica ita- rere probabilmente bisognerebbe agire sul prodotto e non liana all’interno della programmazione quotidiana, con un ulte- sulla diffusione dello stesso. Incentivare la produzione di riore 20 % destinato alla promozione di giovani talenti”. musica italiana probabilmente darebbe maggiore sfogo ai talenti e lascerebbe invariato il processo di naturale sele- Leggendo una notizia simile sono balzato in piedi incre- zione in base al gradimento. E qui sorge spontaneo un dub- dulo, mi sono avvicinato allo schermo del mio computer bio. Sarà che forse, se la musica italiana è in crisi, la colpa e strabuzzando gli occhi, ho riletto più volte cercando di sia da attribuire alla scadente qualità della musica pro- carpire il senso logico dell’intervento del ministro. dotta? Perché l’artista straniero viene quasi sempre prefe- Sì perché un senso ce l’ha, deve averlo. Deduco per rito all’artista italiano? E non mi pongo io la domanda, ma è prima cosa che la musica italiana è in crisi. E fin qui intrinseca nel discorso se il ministro supporta l’imposizione nulla di nuovo. Analizzo il contenuto. delle percentuali nei passaggi radiofonici. Magari più in là

20 Suonare SUONARE avrò le risposte a tutte le domande che mi pongo. Certo è nel mercato della musica italiana. E non credo che mi che i tempi sono cambiati e giorno dopo giorno mi accorgo passerà facilmente l’abitudine a comprare i cd dei gruppi che la “pirateria” sul web viene sostituita da nuovi strumenti emergenti ai loro concerti. Nonostante sia sempre più fa- in grado di limitare il gesto illecito che si compie ogni volta cile acquistare il download dal web, poter scartare il cel- che scarichiamo musica. Da YouTube a Spotify passando per lophane e sentire l’odore della stampa sfogliando un li- Reverbnation e Soundcloud per citare i più conosciuti, la diffu- bretto mentre si ascolta quella che io chiamo arte, rimarrà sione della musica si evolve per fortuna. sempre per me un’emozione.

Ascoltare musica gratuitamente non è più reato grazie Mad Curtis alla tecnologia, e sono sempre più convinto che proprio la tecnologia sarà la soluzione ai problemi dell’economia

L’AVVOCATO RISPONDE

Salve a tutti i lettori di ExitWell, sono l’Avv. Raffaella Aghemo, specializzata in diritto d’autore, ma anche titolare di un’agenzia multimediale, pertanto un ponte perfetto tra due mondi, quello della legge e della burocrazia amministrativa e quello della creatività e della comunicazione.

Sono a vostra disposizione per ogni questione in merito alla produzione delle vostre compilation e alla loro sicura diffusione. Grazie sin d’ora per la vostra attenzione!

IL DIRITTO D’IMMAGINE

In questo numero vorrei approfondire lo “spinoso” tema Ne deriva che la riproduzione di una persona non nota non è del diritto di immagine, una “costola” del più ampio re- per questo ritenuta invece lecita, ma semplicemente il danno golamento sul diritto d’autore, ma che tocca più da vicino patrimoniale derivante risulterà, in proporzione alla sua noto- il settore relativo alla grafica e alla comunicazione. rietà, in via equitativa esiguo (tranne i casi di lesione che giusti- ficheranno il ricorso all’autorità giudiziaria per danni morali). Per diritto di immagine si fa riferimento anzitutto all’art. 10 del cod. civ., in cui però non si valuta il modus operandi del suo Dal diritto di immagine conseguono due tipi di responsabilità utilizzo ma solo le conseguenze risarcitorie del suo abuso o del civilistiche, quella extracontrattuale (mancanza del consenso) suo pregiudizio, che possono portare, nei casi più gravi, non e contrattuale (se si travalicano i limiti dell’accordo con ogget- solo alla responsabilità per “illecito aquiliano” (risarcimento to il consenso stesso). danni ex art 2043 c.c.), ma anche a responsabilità di tipo pe- nale. Ma questa è un’altra storia. A chiusura, risulta chiarificatore l’art. 97 della legge sul diritto d’autore, che pone le eccezioni alla necessità del consenso so- Qui mi interessa focalizzare l’attenzione invece sugli artt. 96 e lo ove la riproduzione è giustificatadalla notorietà, da neces- 97 della legge 633/1941 cioè la legge sul diritto d’autore. sità di giustizia, da fini didattici e culturali o dall’esigenza del L’art. 96 segna come requisito fondamentale il consenso diritto di informazione; sempre senza alcun fine di lucro, per- dell’interessato, unico “baluardo” a difesa di chi espone, ripro- ché se ne consegue una commercializzazione, è evidente che duce o mette in commercio l’immagine altrui. Tale consenso tali deroghe non hanno più ragione di esistere; troppo spes- può essere esplicito o implicito ma riguarderà in ogni caso i li- so lo scopo informativo ha aiutato mellifluamente a eludere il miti del conseguente utilizzo, sia afferenti al soggetto, sia ai pagamento derivante. modi e tempi di esercizio. Cito, a conclusione, una sentenza, raccontatami da un mio Questo consenso dunque è la “chiave” con cui si esprime l’ef- collega ed amico, che dichiarò illegittima l’utilizzazione in una ficacia del negozio giuridico a esercitare la pubblicazione e di- campagna pubblicitaria, di oggetti e accessori riconducibili vulgazione di tale immagine. Qualora esso venga a manca- talmente palesemente a un unico personaggio famoso (Lucio re, ne scaturirà automaticamente un danno patrimoniale che Dalla: occhiali tondi e zuccotto di lana), da non poter dare luo- sarà proporzionale alla “notorietà” del personaggio “ritratto”, go a fraintendimenti e confusioni di sorta. Attenzione dunque cioè il guadagno che egli avrebbe potuto ottenere, vendendo a “omaggi” e “tributi” nelle proprie creazioni grafiche, per non lui stesso la propria immagine (il cosiddetto lucro cessante che incorrere in spiacevoli conseguenze economiche. equivale al prezzo del consenso e dell’immagine). Avv. Raffaella Aghemo

21 ALT!

GLI HIGHLIGHTS DI FINE ANNO

ALT! è un format radiofonico, condotto da quei pazzi del Giocker e del Pacio, che porta negli studi di Radio Kaos Italy, il meglio dell’indipendente romano e nazionale. Tutte le settimane.

Come ogni fottutissima rivista/ru- teriormente modo di collaborare nell’ambito del progetto “A day with”, il primo do- brica/webzine, arrivati a fine an- cumentario sulle band indipendenti che “spaccano”. Un bellissimo progetto nato no non si può non fare il punto del- tra noi di ALT!, la ben nota webzine CheapSound e i ragazzi fortissimi di Artifact Lab. la situazione su ciò che è avvenuto nell’anno morente. I primi due episodi sono facilmente reperibili su YouTube, e segnatevi nella testolina il nome, perché nei prossimi mesi ne sentirete parlare ancora di più. E noi non possiamo essere da meno, abbinandoci però anche uno sguardo Tornando al discorso precedente, come non parlare poi del debutto dei Departure a ciò che di interessante ci aspetta nei Avenue che, venuti fuori dal nulla, hanno subito attirato le attenzioni della critica ot- prossimi dodici mesi, che ci vedranno tenendo (meritati) consensi, e sono stati autori dell’intervista più nonsense di ALT! (sempre che qualcuno sano di men- della passata stagione. E continuando: il prog dei Camelias Garden, gruppo ospite te a Radio Kaos Italy non si accorga di della prima puntata di questa nostra terza stagione, e che rappresenta un unicum quello che combiniamo) dietro ai mi- nel panorama alternative romano (e non solo…); la carica dei Suntiago, che sono sta- crofoni tutti i venerdì, in via Eugenio ti nominati band dell’anno da questa fighissima rivista che leggete. Torelli Viollier 17, sempre in vetrina, in Gli ultimi mesi del 2013, che ci hanno visto cambiare sede, iniziare un nuovo ALT! di mezzo alla strada. un’ora e mezza e stringere questa bellissima collaborazione con ExitWell, sono stati Insomma, c’è da essere soddisfatti. Il ancora più pieni a livelli di uscite, soprattutto di debutti: dalla freschezza del sound 2013 è stato un anno molto interessan- di Sottopelle, album di debutto dei Libra, destinati a roseo futuro, ai Rubbish Factory te per la discografia italica, con debutti e alle “mine” di The Sun. E poi i ritorni: l’indie spensierato dei Singers e del loro di- di prospettiva, conferme ad alto livello, sco rosa, il mix folle di suoni di Novotronik, album delle Minimitermini, che ha stupi- e graditi ritorni. Si può definire anche to molti di noi addetti ai lavori per consapevolezza. un anno di transizione: l’attenzione ver- E poi, a livelli più alti, come non citare il ritorno sulle scene de I Cani, con un album so il fronte indipendente che si sta svi- sicuramente di moda, ma perfettamente in grado di succedere al primo, e la grandis- luppando negli ultimi anni rende arti- sima conferma di romanità de Il Muro del Canto. E mi sono trattenuto entro le mura sti e discografici dell’ambito più cauti romane sennò, per parlare anche di quello che è uscito fuori, probabilmente me ne e riflessivi al fine di far maturare il giu- servivano altre due, di rubriche. sto hype intorno alle band che vogliono spingere. Il periodo storico-culturale è E nel 2014? Cosa ci aspetta? dalla loro, e speriamo duri (beninteso, non significa che ci siano soldi!). Tanto per dire due nomi, stiamo vedendo i primi risultati dei Boxerin Club, e puntia- mo molto su un gruppo a cui siamo davvero legati, i Testaintasca. Ma attenzione an- E siamo ben orgogliosi di poter dire che che ai giovanissimi, ma già maturi, Blooming Iris, che fra poco vi ritroverete un po’ praticamente tutte le principali usci- ovunque. te interessanti discografiche di matrice romana sono state ospitate nel nostro Altri? Speriamo che i Mary in June riescano a dare seguito a quel fantastico EP che studio, a partire da Winter Whales War fu Ferirsi, e poi, anche se non si parla più di emergenti e solo romani, sul taccuino dei Sadside Project (prima vera e pro- segnatevi che usciranno About Wayne, Management del dolore post operatorio, Maria pria “bomba” della Bomba Dischi) e dai Antonietta, The Zen Circus, Le Luci della Centrale Elettrica, Be Forest, Nicolò Carnesi. KuTso e il loro Decadendo (su un mate- Noi saremo sempre in prima fila per diffondere il meglio dell’indipendente. rasso sporco). Rimanete connessi perché anche ALT! ha delle belle novità in arrivo, in questo 2014… Siamo voluti partire da questi due pro- Giovanni Romano getti perché con essi abbiamo avuto ul-

22 QuadriPROJECT

zione dei pezzi vecchi, ma poi pun- tare su del nuovo materiale potrebbe tornarvi molto utile così da non por- tare sempre i soliti pezzi al prossimo appuntamento live, movimentando un po’ la scaletta. La creatività e l’i- spirazione sono alla base della vostra musica, è per questo che almeno die- ci minuti delle vostre prove dovran- no essere dedicati alla realizzazione di materiale nuovo e stimolante, an- che per non rischiare di annoiarvi e suonare senza voglia.

Le prove sono come un live! Quando provate una scaletta, imma- SAI SFRUTTARE IL TEMPO ginatevi di essere sul palco per un li- ve, e quindi agite di conseguenza: si- IN SALA PROVE? stemate la zona circostante, abbas- sate le luci per simulare l’illumina- zione e se avete in mente abiti par- ticolari provate anche quelli, così da Entrare in sala prove è un momento molto importante per assicurarvi che durante lo show si- una band che inizia a suonare, provare e comporre: le idee ano comodi e non intralcino con la sono quindi fondamentali. buona riuscita del live. E lo stesso va- le per ciò che il cantante dovrà di- Non si può entrare in sala prove senza avere idee sui brani o sul progetto re nella transizione da una canzone che si è deciso di portare avanti, perché come in ogni progetto serio che si all’altra: il silenzio è sempre troppo rispetti è importante delineare una filosofia di lavoro che venga condivisa imbarazzante e bisogna tenere sem- da tutti i membri partecipanti. pre alta l’attenzione del pubblico, quindi durante le prove improvvisa- te anche cosa direte dal vivo, duran- Il tempo che si trascorre in sala prove deve quindi essere produttivo, che non te un cambio di strumenti o una pre- si riduca ad un semplice incontro di chiacchiere: bisogna suonare, certo, ma parazione di scena particolare per un arrivare già preparati sapendo perfettamente cosa si deve fare aiuterebbe cer- brano. Provare qualcosa da dire vi fa- tamente nella buona riuscita delle prove. Ecco allora alcuni consigli su come rà arrivare più preparati quando do- trarre il meglio dalle vostre prove, senza trascurare un lavoro individuale pri- vrete farlo al momento dello show, ma di entrare in sala. senza correre il rischio di arrivare senza idee. Fissarsi degli obiettivi prima di iniziare Prima di iniziare, conviene avere un piano da perseguire. Se ad esempio a Rielaborare le melodie qualcuno della band balena un’idea su una canzone da un po’ di tempo, sta- Provare a riscrivere una canzone in bilite insieme un arco di tempo durante le prove per dedicarvi a valutare e nel un secondo momento, con uno stato caso dare forma a questa idea, piuttosto che dedicare quelle ore a suonare e la- d’animo differente, è un ottimo eser- vorare sempre sugli stessi pezzi. Magari potrebbe trattarsi di un pezzo brillan- cizio di songwriting e inoltre può es- te, sul quale vale la pena lavorarci su. sere anche un fattore per stupire il pubblico: realizzare un brano in ver- Riscaldamento sione acustica o magari variarne il Prima di iniziare a suonare e quindi lavorare, prendetevi del tempo: i primi 15- tempo può anche ispirarvi per la re- 20 minuti in genere sono dedicati agli accorgimenti tecnici come l’accordatura, alizzazione di nuovo materiale. Date la configurazione dello strumento. Magari può essere utile farlo suonando un spazio alla vostra fantasia! pezzo tutti insieme che vi aiuti a mettere a posto queste piccole manutenzioni. Brainstorming creativo Materiale vecchio vs Materiale nuovo Il brainstorming è una tecnica che Se a breve c’è uno show o una registrazione da fare allora è inevitabile con- consiste nel partire da un parola e centrarsi al meglio sul materiale che si ha a disposizione, così da migliorarlo raccogliere tutti i collegamenti che o controllare che il tutto funzioni. Una nuova canzone o diatribe creative non ciascuno è capace di trovare in an- gioverebbero al breve tempo che avete, in procinto di eventi importanti a cui nessione al significato della parola partecipare. Se però non c’è nessun appuntamento speciale, perché non dedi- in questione. Questo può accadere carsi anche a qualcosa di nuovo? Magari dedicate un breve spazio alla ripeti- anche per la musica: magari si par-

23 QuadriPROJECT

te con una melodia, e ciascuno con il proprio strumen- puntamento in sala: decidete se lavorerete solo su mate- to vi aggiunge una frase, può proporre un arrangiamento, riale vecchio o nuovo, se c’è un nuovo brano su cui vale la un testo e così via… È così che potrebbero anche nascere pena lavorare meglio… Fatevi un piano e poi rispettatelo. nuove idee e nuovi brani da realizzare. Vi aiuterà a non perdere tempo e a prepararvi specifica- mente sul prossimo lavoro da fare. Impostare il prossimo piano di sala Alla fine delle ore di sala prove può essere utile prendersi Alberto Quadri qualche minuto per decidere cosa farete al prossimo ap- (quadriproject.com)

24 Strumenti MUSICALI

IL FEELING DELLA MANO SINISTRA

Ciao a tutti e ben trovati al nostro solito appuntamento di fiducia con la liuteria VoodooGuitars! Questo mese vogliamo affrontare con voi un nuovo argomento, ilfeeling , quello che tutti abbiamo con il nostro strumento, che assaporiamo con il tatto, contro il quale lottiamo ma che è quasi impossibile da descrivere a parole.

Cosa determina quell’alchimia? Dipende da vari fattori, tutti distinti, sepa- decimi di millimetro, riescono a far rati tra loro, ma che si fondono, si relazionano e fanno sì che quel manico muovere comodamente le nostra di- sia in grado di farci volare o farci venire voglia di tirare lo strumento con- ta sulla tastiera. Anche in questo ca- tro un muro. so faremo un elenco in cui raggrup- pare l’infinità di modelli esistenti. Partiamo dal concetto che non stiamo parlando di fantascienza, tutto è varia- bile in funzione delle nostre specifiche necessità o attitudini e che quindi quel- Tasti NARROW: vintage, piccoli, so- lo che è vero per uno di noi potrebbe non essere valido per qualcun altro e non no la famiglia dei tasti bassi e stretti, c’è una “regola”. molto amati da tutti i musicisti dalla mano lenta. Quando andiamo a suo- Sicuramente il primo fattore è la verniciatura del manico o della tastiera, che nare la corda, il polpastrello andrà a fa sì che la nostra mano scivoli lungo tutta la loro lunghezza. Esistono vari ti- toccare anche la superficie della ta- pi di finitura, noi li suddivideremo in tre grandi famiglie, senza entrare trop- stiera e avvertiremo l’attrito delle ma- po in dettagli tecnici che ci distoglierebbero senza darci informazioni utili ai ni sul legno. Come precedentemente fini dell’articolo. scritto è molto amato dai musicisti vi- scerali, quelli che vogliono il contatto Finitura LUCIDA: è quella che offre più attrito alle nostre mani, risultando un massimo con lo strumento e che non po’ appiccicosa, e su di essa in alcuni casi il sudore fa quei brutti pallini (perdo- hanno come proprietà la velocità. nate l’immagine poco poetica ma rende perfettamente l’idea). Per quanto sia decisamente la più limitante molti bluesman amano questa verniciatura pro- Tasti MEDIUM: come dice la paro- prio per la lentezza che riscontrano. Quasi a trasformare l’esecuzione musica- la sono la via di mezzo tra i piccoli e le in una lotta tra musicista e strumento. i jumbo. Sono tasti più alti ma non per forza più larghi o comunque po- Finitura SATINATA: si presenta come uno strato di vernice che avvolge per- co più dei precedenti. Risultano mol- fettamente il nostro manico ma che non riflette luce; la superficie presenta dei to comodi sia nell’esecuzione degli micro-graffi e il risultato pratico è che la mano scivola in maniera più confor- accordi che delle scale, e il vantag- tevole. Molte aziende optano per questa soluzione proprio perché si adatta al- gio è che durante l’esecuzione il pol- la necessità di quasi tutti i musicisti. pastrello non arriva a contatto con il legno, annullando quindi l’attrito; Finitura NATURAL: sotto questa categoria andiamo a descrivere quelle fini- d’altro canto il rischio è che un’ec- ture a cera, olio, o dove è quasi totalmente assente vernice. Sicuramente offro- cessiva pressione sulla corda può de- no il massimo comfort di esecuzione, è la condizione più veloce in assoluto ma terminare la stonatura di quest’ulti- non a tutti gradita in quanto al tatto si ha una sensazione alla quale pochi sono ma. Sono molto apprezzati e risul- abituati; e poi alla vista valorizza poco la bellezza del legno. ta la scelta perfetta per quasi tutti i Tutto quello sopra descritto vale sia per il manico che per la tastiera, infatti lì musicisti. dove troviamo difficoltà a muoverci orizzontalmente lungo il manico, risulte- rà scomodo anche il movimento verticale nell’esecuzione di scale o bending. Tasti JUMBO: sono molto alti ma so- prattutto larghi; le loro dimensioni Altro fattore fondamentale ai fini del feeling sono i tasti. Sembra assurdo ma sono particolarmente apprezzate da le micro-differenze, che nella maggior parte dei casi corrispondono a pochi quei musicisti che cercano la massi-

25 Strumenti MUSICALI

ma velocità di esecuzione, verrebbe quasi da dire che sono A partire dai prossimi numeri vorremmo rendervi pro- i tasti dei virtuosi e dei manieristi. Non sono indicati a tut- tagonisti della nostra rubrica dando risposta ai vostri in- ti in quanto il contatto legno/dita è assolutamente annul- terrogativi. Cogliamo l’occasione per ricordarvi che pote- lato, chi è abituato ad avere la sensazione del manico tra le te porgerci tutti i vostri quesiti e curiosità scrivendo alla mani potrebbe rimanere deluso dalla sensazione che si ha. mail di ExitWell oppure a [email protected], saremo ben lieti di dare risposta a tutta le vostre domande. Fino ad ora abbiamo trattato delle componenti strutturali. Altri fattori importanti che fanno il bello e il cattivo tempo Al prossimo appuntamento.... sono la scalatura delle corde, il diapason dello strumento, “WOOD, SOUL & ROCK’N’ROLL!” gli angoli di attrito e incisione. Nei prossimi articoli affron- teremo approfonditamente anche questi aspetti complessi. Dario Ferrari & Matteo Gherardi

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