Numero 12 Marzo-Aprile 2013
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MENSILE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN A.P. 70% - ROMA - COPIA EURO 0,001 ISSN INTERVISTA A GIONI SULLA BIENNALE GIONI A INTERVISTA STORIE DI GALLERISTI IMMIGRATI GALLERISTI DI STORIE 2280-8817 COM’È BELLO IL BELPAESE IL BELLO COM’È UN ITALIANO A VENEZIA A ITALIANO UN L’ARMA AL SERVIZIO DELL’ARTE SERVIZIO AL L’ARMA CSI IN VERSIONE MONZESE VERSIONE IN CSI anno iii numero LE ESEQUIE IN RETE IN ESEQUIE LE L’ARTE È MORTA È L’ARTE 12 marzo-aprile 2013 marzo-aprile IN CINQUE MOSSE E UNA TRUFFA UNA E MOSSE CINQUE IN COMPRARE CHAGALL SU EBAY SU CHAGALL COMPRARE LA GALLERISTA DI VOGHERA DI LA GALLERISTA PARLA LIA RUMMA LIA PARLA E LA TRASFERTA DI ANNA ZEGNA ANNA DI TRASFERTA LA E L’ARCHITETTURA DI MUMBAI DI L’ARCHITETTURA a situazione è talmente difficile che non è contemplabile una sua, banale, “soluzione”. Diven- ta più sensato e meno velleitario, oltre che oggettivamente più fattibile, immaginare diversivi. Scelte operative che permettano di smarcarci da una crisi che dura da quasi cinque anni e che non è affatto vero che sfiora soltanto il mondo della cultura. Le analisi economico-finanziarie sono contrastanti perché, effettivamente,il mercato dell’ar- te - inteso come compravendite d’alto bordo e aste internazionali . Poi quasi TONELLI - ha subìto contraccolpi solo all’inizio. Diciamo nel 2009 più niente: quotazioni su, aste vivaci, un fiume di denaro che, magari proprio per la crisi, affluiva da Christie’s, Sotheby’s e Phillips, per differenziare e mediare i poco remunerativi investimenti borsistici MASSIMILIANO o immobiliari. In realtà, però, la situazione ha continuato a deteriorarsi massicciamente. Non solo in Italia, al di là di quello che possiamo pensare: su ordini di grandezza e proporzioni sempre diverse, Paesi come Olanda, Regno Unito e addirittura Francia si sono ritrovate in enorme difficoltà per l’arretramento dell’impegno privato, ma soprattutto per l’assottigliamento del contributo pubblico alla cultura. La Spagna è alla disperazione. L’Italia contrappone la sua fenomenale capacità di arrangiarsi a un conte- sto oggettivamente clamoroso. Siamo ancora qui benché si sia visto di tutto: chiusura di tanti musei, commissariamenti, storiche rassegne saltate. Una situazione, come dicevamo in premessa, che non presenta soluzioni. Nel senso che non ci sono e non ci saranno ricette per tornare in un modo o nell’altro allo status quo ante. Occorre semmai ge- nerare un nuovo status quo in cui trovare un modus vivendi necessariamente diverso dal precedente. Per tutti: artisti, critici, curatori, musei, gallerie private, riviste come quella che avete in mano. Anche nelle recentissime settimane, qualsiasi tentativo o prospettiva di “normalità” è stata tarpata: il caos del quadro politico obbligherà a governi non sereni, che di certo non avranno modo di mettere lo sviluppo culturale del Paese tra le priorità; questo fa il paio, simbolicamente, con assessori alla cultura che, non accettando bilanci e stanziamenti largamente insufficienti, vengono allontanati dalla giunta: è successo a Milano, non in una città qualsiasi. La reazione, appunto, deve essere non conforme. Occorre un diversivo, soprattutto un diversivo alla nenia insopportabile di lamentele sempliciotte che sembrano contagiare parte degli addetti ai lavori. Il riscatto deve partire - se ne prendano la responsabilità, visto che è una locuzione oggi in voga - dagli artisti. Da loro! In un periodo del genere ci si aspetterebbe qualcosa di diverso dal sostanziale immobilismo attendista che pervade la nostra classe creativa. La crisi economica può essere qualcosa di duro e poco piacevole, ma può essere anche qualcosa di stimolante. Può rappresentare una sfida che deve essere colta. Si può e si deve rispondere con la produzione. La pro-du-zio-ne. La produzione di opere d’arte che sappiano farsi interpreti del momento, che lo fissino nella storia, che ne anticipino gli esiti. La strada la devono segnare gli artisti e nessun altro: almeno loro non stiano a guardare, almeno loro non ci tedino con patetiche lagne. 4 EDITORIALE “ rande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”, scriveva Mao Tse-Tung. Non mi ricordo esattamente a che cosa facesse riferimento, ma per certo non parlava dell’idea di “scuola” arrivati al 13esimo anno (cioè, contando anche il 2000, il 14esimo) del nuovo millennio. Questo fatto di vivere in un mondo in cui le trasformazioni sono sempre più intense e sempre più veloci lo abbiamo oramai (cognitivamente) acquisito. Abbiamo visto Napster (e poi iTunes) disintegrare l’industria discografica così come la conoscevamo. Ma non solo. MIRTI Mentre l’intera filiera produttiva veniva fatta a brandelli, cambiava nel contempo in maniera radicale il modo in cui ci si procura e si fruisce la musica. Praticamente da un giorno all’altro. A pensarci, incredibile. Il processo è irreversibile e nulla sarà più come prima. La musica, le riviste, i giornali, il commercio, Wikipedia e altre cento cose STEFANO che definiscono il nuovo perimetro della nostra vita quotidiana. Pensate ora a cinque anni fa. Un mondo dove il 99% di noi non solo non utilizzava i social network (Facebook o Twitter che fossero), ma non aveva neppure cognizione dell’esistenza stessa di strumenti simili. E poi gli smartphone o, se preferite, le elezioni da poco concluse. Questa rivoluzione (questo sistema di rivoluzioni) assomiglia all’uragano del Mago di Oz. Passa l’uragano, e quello che lascia non sono necessariamente distruzioni (cioè, non solo). L’aspetto rilevante della faccenda è che passa l’uragano, e questo fa sì che Dorothy entri in un mondo completamente diverso. Chi scrive nella vita sa fare due cose: progettare e insegnare. Avendo lo spazio per condividere alcuni miei pensieri, direi che in questo preciso istante l’uragano si sta abbattendo sul mondo della scuola (in verità, si è già abbattuto). In tempi brevissimi (esattamente come è stato per la musica, l’informazione, le agenzie di viaggio, le librerie...), l’intero universo di “come si trasmette il sapere da una generazione all’altra” (normalmente definito come ‘scuola’) verrà rivoltato da cima a fondo. La cosa certa è che questa rivoluzione è in atto qui e ora. L’altra cosa certa è che in questo momento ci sono cento, mille, diecimila persone che stanno facendo ogni sorta di esperimenti. E nessuno è in grado di riuscire a capire quale sarà il modello giusto. Però qui non siamo alle corse dei cavalli; non è importante capire quale sarà il cavallo che vince o la scommessa che ci farà diventare ricchi. L’aspetto importante è provarci. Ognuno a modo suo, senza stare ad aspettare le istruzioni, l’how to dagli esperti. Perché qui non ci sono esperti, tutti procedono a spanne. Questa rivoluzione a me piace, proprio perché avviene dal basso. Perché viene portata avanti da migliaia di insegnanti e studenti, ognuno per conto suo. Mescolando start-up, piattaforme digitali, strumenti social, idee visionarie, esperimenti fatti nella propria clas- se e/o nel proprio corso, magari utilizzando lezioni su Youtube che ci arrivano (gratis) dall’altra parte del pianeta. Da questo punto di vista, non è importante capire quale sia il meccanismo giusto e utilizzarlo per i nostri fini. L’aspetto importante è il provarci in prima perso- na. Sperimentare, fare, rifare, sbagliare, osservare quello che fanno gli altri e provare un’altra volta. La rivoluzione è in corso, e non esistono avanguardie o élite illuminate a guidarci. È una rivoluzione partecipativa, un processo a cui ognuno può contribuire. Ognuno secondo le proprie capacità, ognuno secondo le proprie necessità. Cos’altro potremmo chiedere? Progettista, fa parte del team di Whoami, prototipo di scuola on-line / off-line / game l’altro editoriale 5 L’UNIONE FA LA FORZA LA VILLA DEI TECNOLOGHI IL MODELLO SVEZIA distretti industriali sono stati illa Duodo guarda una stu- Un paio d’anni fa ho tenuto al- I la formula vincente per l’im- Vpenda campagna sottostante, cune conferenze a Halmstad, ca- prenditoria, culturalmente votata coltivata da villette a schiera, ca- poluogo dell’Halland, sud-ovest all’individualismo; l’unica via per pannoncini e improbabili azzardi della Svezia, per parlare dello coagulare massa critica e quindi di cemento. Pensata da Scamozzi, sviluppo locale a base culturale e competitività. Oggi l’esigenza di allievo del Palladio, se ne sta sotto delle sue implicazioni in termini LUIGI SACCO essere uniti è uno spartiacque tra un imponente mastio federiciano, di politiche territoriali. Alle con- chi ce la fa e chi scompare. Si pen- che confina con un maestoso castel- ferenze hanno assistito produttori PIER SEVERINO si ai settori di offerta caratterizzata lo. Alla villa si aggiungono una se- culturali, politici e pub- FABIO dalla presenza di imprenditoria rie di fermate che portano pure alla blici amministratori. privata: editoria, musica, cinema e gran indulgenza plenaria. Insomma, una Al termine, un dibattito parte di spettacolo dal vivo. densità artistica straordinaria, tipi- composto ma vivace, Spesso sono nati e cresciuti SEGANFREDDO camente italiana. Normalità italica. con domande CRISTIANO grazie a forme di sostegno La fine certa, per ora, delle migliaia tecniche e conte- o tutela pubblica e ne di ville e dimore storiche è purtroppo un nutistiche. A distanza sono stati con- misto triste solitario e final di abbando- di poche settimane sono dizionati nel no o dimenticanza. Un patrimonio, detto iniziati i contatti per verifi- modo di essere e stradetto, in ogni patois care come il materiale potes- impresa. Le ristrettez- o dialetto che si voglia, se tradursi in un percorso di lavoro sul ze di finanza pubblica e difficile da rimettere territorio. In pochi mesi siamo passati a la crescente consapevolezza in moto. Fatico- ragionare sul budget e a predisporre un che mai più si potrà tornare a so trovare vie programma di formazione per i lavoratori quelle abitudini stanno spingendo molti innovative o socialmente utili locali che sarebbero stati sull’orlo del precipizio: o si cambia o si sostenibili, idee coinvolti.