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Gino Marinuzzi (Palermo, 1882 - Milano, 1945) è stato, come dichiarano le poche pure modale, cantata dalla piena orchestra: siamo in Sicilia ma ci pare di trovarci nella testimonianze discografiche sopravvissute, il più grande direttore d’orchestra del Novecento. Russia di Musorgskij. Dal La minore trascorriamo al Fa maggiore per un festoso Motivo Fu umanista e bibliofilo; grande scrittore, memorialista ed epistolografo. Si trasferì enunciato da strumentini, arpe, triangolo e tamburello: come da lontano: è un lieto corteo giovanissimo a Milano e Roma ma non smise di parlare la sua lingua, impropriamente in cammino. Ed ecco una quarta melodia che, su pedale di Mi e bordone del clarinetto definita dialetto. Da Monteverdi al Settecento di Paisiello, Cimarosa e Mozart, da basso sottolineato anche dalla campana, porta in La maggiore il suono delle zampogne. In Beethoven a Spontini a Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, da Berlioz agli altri Francesi a successivo sviluppo esso viene combinato contrappuntisticamente col Motivo festoso; poi Wagner e Strauss, da Puccini a Giordano a Mascagni a Pizzetti, dalla musica d’avanguardia la zampogna risona sempre più lontana, fino a svanire nel silenzio. (Stravinskij, Alfano, Respighi, Bloch, Honegger, Mossolov, Orff), egli attraversa l’intero repertorio lasciando ovunque un segno definitivo. Ma ancor non è compreso a sufficienza La canzone dell’emigrante è su di un Motivo preesistente basato sulla scala araba o, che Marinuzzi è uno dei più alti compositori dell’intero panorama novecentesco: il suo stile più semplicemente, minore armonica: con orchestrazione di mahleriana raffinatezza il musicale è di tale modernità da sconcertare persino un compositore audace quale Puccini, Motivo (dolce come una voce lontana) viene accompagnato dal pizzicato degli archi colla che gli era sodale e tanto gli doveva. Al tempo stesso la dottrina, acquisita negli studî prescrizione, per i violini primi e secondi, arpeggiando (quasi chitarra). La melodia al Conservatorio di Palermo insieme coll’amico del cuore Giuseppe Mulè presso i grandi giunge a un’acme e si spegne. Il Valzer campestre ebbe il destino d’esser la sola popolare didatti Alberto Favara e Guglielmo Zuelli, dà alla sua musica un’armatura contrappuntistica composizione di Marinuzzi; venne ripreso da Šostakovicˇ nel Valzer della seconda Jazz d’una tale profondità e complessità che l’analisi lascia addirittura sbalordito chi la compie. Suite, sebbene non con pari eleganza, da Nino Rota nel Padrino e da Fabrizio De André Il tratto della somma arte è tuttavia quello di celare il lavoro tecnico a chi l’opera d’arte in una sua canzone. Dobbiamo immaginare un’esecuzione fatta da pochi contadini su di deve contemplare (ars est celare artem): e così l’ardita musica di Marinuzzi - ristretto è il un’aia. La ingenua melodia in Re minore viene esposta dalla cornetta con sordina: siamo catalogo - fluisce con straordinaria naturalezza. ancora in un’atmosfera mahleriana che anticipa Šostakovicˇ; quando viene ripresa dagli archi all’unisono l’effetto del mandolino, con l’altezza del suono non fissata ma sfuggente, Ai fini della comprensione di questo disco, che segue a meravigliose esecuzioni è ottenuto genialmente così: i primi violini suonano sulla quarta corda, i secondi fanno un concertistiche dirette da Giuseppe Grazioli, occorre ricordare che la terza delle tre Opere di tremolo sul ponticello, le viole spezzano le semiminime in crome pizzicate, i violoncelli teatro musicale di Marinuzzi, Palla de’ Mozzi (1932), è la storia di Signorello, il figlio di un eseguono la melodia com’è. Più innanzi insieme con staccati degli archi e delle trombe con capitano di ventura rinascimentale; e che due anni dopo il Maestro perdette il proprio figlio sordina effetti di crescendo e diminuendo di legni e corni simulano il moto della fisarmonica. primogenito Antonio, giovanissimo. Per l’occasione scrisse un Preludio e Preghiera. In All’ultima esposizione della melodia si aggiunge un coro femminile senza parole. filii memoriam del quale, come del tema del figlio Signorello, tornano echi nella Sinfonia in La. La ridda della Festa popolare occupa metà dell’intera partitura. Essa si chiuderà in Re maggiore (non in La come vorrebbe un criterio di unità tonale rispetto al primo numero) ma Se Marinuzzi fu precoce come direttore (montò sul podio del Massimo di Palermo, contro incomincia con un vivace Motivo di danza (diciamo: un Salterello più che una Tarantella) il parere del padre, per sostituire un altro direttore nel Rigoletto a diciannove anni), lo esposto dai corni in Fa maggiore. La costruzione del pezzo vuole tale Motivo trascorrere fu anche come compositore. A ventun anni diresse la prima esecuzione della sua Opera attraverso varie tonalità, giustapposto o combinato con altri secondarî e soprattutto con una Barberina, tratta da una delicata commedia in costume di Alfred de Musset. Tralasciamo sua modificazione ampiamente lirica e cantabile con sovrapposizioni poliritmiche sovente altri juvenilia, che peraltro non sappiamo nemmeno se siano disponibili, per venir subito sopra ostinati della percussione: alla fine v’è il virtuosisticotour de force contrappuntistico alla prima composizione importante, la Suite siciliana, pubblicata da Ricordi nel 1910. e compositivo, che mette capo a inaudito sfarzo sonoro, della combinazione di tutti i Motivi. Parallela alla Suite romantica di Alfano (1909), uno dei numeri della quale è il Natale I pochi occupatisi di Marinuzzi compositore parlano di un’influenza su di lui di Richard campano, quest’opera, oltre che al magistero di Zuelli, si deve a quello di Alberto Strauss; a prescindere che la Suite siciliana – e non si dice il successivo Poema sinfonico Favara, dal 1897 anch’egli insegnante di composizione al Conservatorio di Palermo: Sicania – si lascia indietro di chilometri Aus Italien e quanto a valore e quanto a originalità, questo importante musicista pubblicò nel 1907 per Ricordi la fondamentale raccolta di qui ci si trova di fronte a una concezione compositiva diversissima e più moderna. E mi etnomusicologia, Canti della terra e del mare di Sicilia. pare, più in generale, che Strauss col compositore Marinuzzi poco abbia da fare. Il criterio dell’orchestrazione affonda in scienza propria e affatto difforme da quello di Strauss: questi La partitura si compone di quattro numeri (definiti dall’AutoreTempi ), il secondo della strumentazione è un mago ma Gino non gli è inferiore. Invece è palese un’influenza e il terzo dei quali brevissimi. È tuttavia d’imponente organico giacché ai legni a tre della Festa popolare sulle Feste romane (1926), il più bello dei Poemi sinfonici della si aggiunge il quartetto di sassofoni – sia pure ad libitum –, una nutrita percussione e cosiddetta Trilogia romana di Ottorino Respighi. persino lo scacciapensieri, rudimentale strumento delle plebi agricole che in seguito verrà automaticamente associato a immagini di mafia, specie nelle musiche per il cinematografo. La Sinfonia in La venne eseguita - l’unica volta sotto la direzione dell’Autore e una Non è il numero degli strumenti il prodigio quanto il loro impiego accorto e originalissimo delle poche volte nella storia - al Maggio Musicale Fiorentino nel marzo del 1943, credo dell’Autore da orchestratore nato. il 20; la partitura Ricordi porta il copyright 1942, rinnovato: l’esemplare in mio possesso è del 1944; la composizione risale al 1942: è noto che venne scritta a Milano, in parte nel Il primo è La leggenda di Natale. Una lenta melodia modale viene esposta all’unisono ricovero sotto i bombardamenti nemici. dal corno inglese e dal sassofono contralto; le risponde una seconda ampia melodia, Il titolo postula in modo quasi provocatorio il riferimento tonale: come la Seconda Sviluppo pare chiudersi con un Recitativo (tematico) del primo violino (Lentamente a Sinfonia di Alfano. L’ordinamento tonale dei tre movimenti seguiti da una Coda in tempo piacere liberamente) dopo il quale avrebbe inizio la Ripresa. Alla prima impressione ci lento insiste vieppiù in tal senso; all’interno del primo movimento, in forma di Sonata troviamo infatti di fronte alla tipica Ripresa abbreviata basata direttamente sul secondo classica, del pari i rapporti tonali sono quelli della Sonata del Classico viennese: sarebbe gruppo tematico; si tratta invece d’un giuoco di prestigio giacché la melodia, cantata dal gravemente erroneo considerare tali aspetti siccome decisivi per attribuire il capolavoro primo corno, è esposta nella tonalità del sesto grado abbassato. Segue un altro Recitativo a uno stile, quello cosiddetto “neoclassico” del quale espressione sono la Sinfonia in di flauto e clarinetto basato sul primo gruppo tematico; solo adesso la Ripresa, appunto Do (1940) e la Sinfonia in tre movimenti (1945) di Igor Stravinskij, opere per valore col secondo gruppo tematico, questa volta com’è abitudine classica nella tonica di modo nemmeno paragonabili a questa di Marinuzzi. In effetto anche nella Sinfonia la concezione maggiore, incomincia; ma il secondo gruppo tematico è contrappuntato dal primo. E ora che il Maestro ha della tonalità è modernissima: scorci tonali sempre nuovi s’aprono a ogni altra sorpresa: a partire dal n.34 della partitura quella che pare una riesposizione del primo istante, e a volte più che scorci paiono crepacci; il materiale tematico fa luogo a intervalli gruppo tematico alla tonica di modo maggiore si rivela essere un nuovo Sviluppo che tratta cromatici che abbiamo visto tipici dell’Autore, la seconda aumentata, la terza diminuita, il primo gruppo tematico