la vita al centro ©Seamus Murphy

Al dottor Matthew Lukwiya, brillante medico ugandese, amatissimo eroe del Lacor, e ai dodici dipendenti che, insieme a lui, hanno perso la vita per arginare l’epidemia di Ebola che ha devastato il Nord nel 2000.

Di fronte alla morte di alcuni tra coloro che avevano accettato il suo invito a restare per presidiare l’ospedale e curare i malati di Ebola, Matthew disse:

“...nel nostro personale mai una parola di risentimento, di rabbia, di pentimento... sono tutti giovani con davanti sogni e progetti per l’avvenire, eppure si prodigano, rischiando la vita e sacrificandola...

Sono un dono che il presente e il futuro dovrà valorizzare “.

Testi a cura di Daniela Condorelli, giornalista, responsabile Comunicazione Fondazione Corti Matthew Lukwiya, novembre 2000 Fotografie di Mauro Fermariello, Seamus Murphy. Richard A. Rowe Grafica di copertina: Studio Anastasia Più che un ospedale, un fratello

“Il mio nome è Dominique Atim Corti: sono nata in Nord Uganda, al Lacor Hospital di , oggi tra i più grandi e attrezzati poli ospedalieri non profit dell’ Equatoriale. Il Lacor, per me, è molto di più di un ospedale: è un fratello. Era un piccolo ospedale di trenta letti nel mezzo della savana quando, sessant’anni fa, i miei genitori, entrambi medici, l’hanno preso sotto le loro ali. Da allora è cresciuto diventando una cittadella della salute che ogni anno accoglie 250 mila pazienti e vede nascere quasi diecimila bambini. È perché il Lacor continui a dare il meglio ai più vulnerabili che, da 25 anni, esiste la Fondazione Corti, nata per affiancarlo e sostenerlo con risorse e competenze. Vivo in Italia da molto tempo, ma il mio lavoro quotidiano è per l’Uganda. Ho ancora in mente le immagini della mia infanzia di una terra falcidiata da una cruenta guerra; i ricordi delle epidemie, delle migliaia di bambini che ogni notte affollavano i cortili del Lacor in cerca di rifugio. Immagini di mamma e papà saldi a proteggere questo fratello, unica garanzia di sopravvivenza per milioni di persone. Ora la guerra è finita, l’ebola è un brutto ricordo, ma mio fratello ed io, con la Fondazione Corti, abbiamo una nuova sfida: continuare a garantire salute e sviluppo anche in tempo di pace. Una sfida che ti chiediamo di raccogliere insieme a noi.

Entrando anche tu a far parte della nostra storia”.

Dominique Atim Corti Presidente Fondazione Piero e Lucille Corti

5 Piero Corti, mattone dopo mattone...

Molto più di un medico: un imprenditore, un costruttore di alleanze. Un appassionato fundraiser, diremmo oggi. Colui che, con determinazione, è riuscito a realizzare un sogno: un grande e attrezzato polo ospedaliero e di formazione. Nato nel 1925 a Besana Brianza, in provincia di Milano, da una famiglia di imprenditori tessili, Piero Corti si laurea in medicina e si specializza in radiologia, neuropsichiatria, pediatria. Durante un tirocinio a Montréal conosce Lucille Teasdale, pioniera della chirurgia pediatrica al femminile. Hanno un sogno in comune: prestare servizio dove il bisogno è maggiore. Lo realizzeranno in Africa, nel cuore della savana. Piero accetta dalla Diocesi di Gulu l’incarico di Direttore del Lacor Hospital (si legge “Laciòr”), piccolo ospedale realizzato dai Missionari Comboniani. È il 1961 quando, grazie ad un volo dell’aereonautica militare italiana, Piero atterra in Uganda con farmaci e attrezzature. A questo cargo ne seguiranno molti altri, carichi della generosità di amici e donatori. Al suo fianco Lucille, che sarebbe dovuta rimanere un paio di mesi per avviare il reparto di chirurgia, ma resterà tutta la vita come sua sposa. Avranno una bimba: Dominique Atim, che in acoli, (si legge “aciòli”) la lingua locale, significa “nata lontano da casa”. L’obiettivo di Piero e Lucille è ambizioso: “garantire le migliori cure possibili al maggior numero di persone al minor costo”.

7 ... e Lucille Teasdale: insieme per realizzare un sogno

Determinata e coraggiosa, Lucille Teasdale è nata a Montréal, in Canada, nel 1929. A soli tredici anni, decide di diventare medico missionario. Sceglierà la chirurgia, professione allora quasi esclusivamente maschile. Riconosciuta dalla sua patria “eroe nazionale”, è stata responsabile per oltre vent’anni del reparto di chirurgia e dell’ambulatorio adulti del Lacor. Ha eseguito oltre 13 mila interventi e formato con il suo esempio ed i suoi insegnamenti decine di medici italiani e ugandesi. Il suo sogno, l’africanizzazione del Lacor, oggi è realtà. Con instancabile dedizione, ha incarnato una delle sue convinzioni più forti: far parte della soluzione dei problemi che affliggono l’umanità. Anche a costo della vita. Morirà per aver contratto, in sala operatoria, un virus ancora sconosciuto: l’HIV. Continuerà a lavorare fino all’ultimo, nonostante le sofferenze legate alla malattia: “ero la sola chirurga in grado di eseguire alcune operazioni”, dirà in un’intervista. “Se non avessi operato, i pazienti sarebbero morti”. Lucille è sepolta al Lacor, tra la “sua” gente, che ancora la ricorda nei canti che si tramandano. Al suo fianco ci sono l’amato Piero e l’amico dottor Matthew Lukwiya, morto per salvare la comunità dal contagio durante la devastante epidemia di Ebola del Duemila.

9 Il Lacor Hospital

Ieri È il 1959. In un angolo della Perla d’Africa, l’Uganda, le Suore Comboniane gestiscono un piccolo ospedale. Siamo a cento chilometri dal confine con l’attuale Sud Sudan, a qualche ora di jeep dall’Equatore, le strade di terra rossa si snodano nella savana punteggiata delle capanne del popolo Acoli. Qui, nella diocesi di Gulu, il Vescovo Comboniano affida a Piero Corti la gestione e lo sviluppo del Lacor.

Oggi Tra i maggiori ospedali non profit dell’Africa Equatoriale, negli ultimi trent’anni il Lacor ha curato oltre sei milioni di persone e formato migliaia di operatori sanitari. Ogni giorno circa 600 malati vengono accolti nei suoi ambulatori e altrettanti sono ricoverati nei suoi reparti. La Fondazione Corti lo sostiene come una sorella attenta e presente, affiancandolo nelle scelte strategiche e finanziandone buona parte dei costi correnti. L’approccio gestionale di Piero, rivolto alle esigenze della comunità, è ancora attuale. L’imperativo è assicurarsi che i fondi disponibili siano davvero usati per fare la differenza. La dedizione di Lucille ai malati, il paziente al centro e prima di tutto, è un principio in cui si continua a credere, nonostante i profondi cambiamenti.

Domani Sopravvivere in tempo di pace è altrettanto importante che sopravvivere in tempo di guerra. “Nessuno può obbligarci a restare. Le sfide della pace sono molte. Il divario tecnologico con il Sud del mondo si è ampliato e le scelte devono fare i conti con la ristrettezza di risorse. Ma se non lo faremo, sapremo che potevamo È fondamentale avere linee guida per continuare a tutelare i più vulnerabili: aiutare i più disperati e non l’abbiamo fatto” donne, bambini, anziani e malati cronici. Matthew Lukwiya, novembre 2000 11 Missione cura, ma non solo

Salute e cure mediche sono un diritto primario, un valore imprescindibile per lo sviluppo e l’autodeterminazione dei popoli. La premessa perché ci siano progresso e armonia sociale. È per questo che il Lacor esiste da sessant’anni e che da venticinque la Fondazione Corti lo sostiene economicamente e lo affianca nel reperire risorse tecniche e competenze. Con la sua presenza sul territorio ugandese, il Lacor è una risposta concreta alle richieste dei primi cinque obiettivi per uno sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite. Porre fine a povertà e fame, assicurare salute, fornire un’educazione di qualità ed emancipare donne e ragazze. Il Lacor ha vissuto infinite emergenze: le guerre, l’AIDS, l’epidemia di Ebola del 2000, la povertà provocata da una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi trent’anni. Le ha gestite con successo ed è stato studiato come modello di risposta sanitaria in un contesto sociale caratterizzato da conflitti, epidemie e povertà estrema. Giorno dopo giorno è in prima linea nell’offrire ai più vulnerabili cure mediche accessibili e di qualità, dando loro la possibilità di costruire il proprio domani. Con lui e per lui, la Fondazione Corti vive per garantirne funzionamento e mission.

13 “... e c’è anche gioia nel nostro lavoro e soddisfazione, che ci viene soprattutto dai nostri medici africani: anche per loro, per la speranza che ci danno di continuare la nostra opera, vale la pena di non mollare fino alla fine....” Piero Corti, novembre 1985 Una fondazione per guardare al futuro

Sessant’anni fa, a Gulu, nasce un ospedale per rispondere al diritto di salute, vita e sviluppo della popolazione ugandese. Per affiancarlo e sostenerlo, nel 1993, Piero e Lucille creano la Fondazione che porta il loro nome. Unica ragione di vita della Fondazione, così come della consorella canadese fondata nel 1995, è esserci PER e CON il Lacor. Garantendo, oggi come in passato, che: • l’ospedale continui ad essere baluardo di salute e futuro in una delle zone più svantaggiate della terra • le fasce più vulnerabili siano tutelate • le scelte siano in linea con i bisogni più diffusi della popolazione • gli investimenti siano sostenibili dal punto di vista gestionale e amministrativo • ci si adoperi per trovare soluzioni adeguate alle dimensioni del Lacor e al contesto in cui opera. Tutto questo, attraverso un continuo e trasparente lavoro per reperire i fondi per sostenere costi operativi del Lacor e partecipare con beni e competenze agli aspetti gestionali, tecnici e amministrativi. Direzione del Lacor e Fondazione hanno messo a punto un piano strategico per i prossimi cinque anni, indirizzando l’ospedale sulla via di un progressivo miglioramento della qualità delle cure e del rapporto con i pazienti.

15 Un anno al Lacor

245.000 pazienti di cui 210.000 visite negli ambulatori e 35.000 ricoveri 700 dipendenti 900 studenti scuole sanitarie 1.100 pazienti seguiti ogni giorno negli ambulatori e reparti 6.000 interventi chirurgici nelle 6 sale operatorie 130.000 donne di cui 35.000 mamme 10.000 parti assistiti di cui 1.500 cesarei 80.000 bambini sotto i 6 anni 6.500 pazienti con HIV in terapia antiretrovirale

17 “In Uganda ogni donna ha in media sei figli: forza lavoro nei campi e un’assicurazione Fotografia per la vecchiaia”. Emintone Odong, Mamme al centro Visite prenatali: 24.359 Direttore Sanitario del Lacor Hospital Parti assistiti: 8.515 Un ospedale e tre centri sanitari periferici Cesarei: 1.580 radicati nel territorio, ma anche educatrici sanitarie e volontari che raggiungono i Ricoveri in maternità: 10.985 villaggi promuovendo prevenzione e servizi Ricoveri in ginecologia: 2.334 dedicati alle donne. Donne accolte: 128.890 È così che il Lacor pone donne e mamme al centro dell’attenzione. Mamme accolte: 35.344

Sono quasi 130 mila le donne accolte ogni anno. Mortalità materna Uganda: 336 su 100 mila donne Oltre 35 mila di loro sono mamme. sceso da 430 del 2011 Medici, infermiere e ostetriche sono Mortalità materna Italia: consapevoli della forza della donna africana 4 su 100 mila donne come motore di cambiamento e convinti che, curando una mamma, si tuteli il futuro dei Lacor: luglio 2017- giugno 2018 suoi figli e di una comunità intera. Ogni donna è accolta, assistita e curata.

Se non ha la possibilità di partecipare al costo delle cure, anche con un contributo modesto, tutti i servizi sono gratuiti.

Tra questi: le visite, gli esami di laboratorio ed ecografie previsti durante la gravidanza; il parto, naturale o cesareo quando serve; le visite dopo la nascita del bambino.

19 Fotografia

Bambini al centro Totale bambini accolti: 76.182 Visite in ambulatorio Ogni anno al Lacor vengono accolti e assistiti pediatrico del Lacor: 29.468 circa 80 mila bambini con meno di sei anni. E’ il 36% di tutti i pazienti. Ricoveri in pediatria al Lacor, 0-6 anni: 7.523 Malaria, parassitosi intestinali, infezioni respiratorie e anemia falciforme, dolorosa Visite nei tre centri: 33.598 malattia genetica del sangue, sono i motivi Ricoveri nei tre centri: 5.593 che portano i bambini ad aver bisogno di cure. Durante la stagione delle piogge, quando le Mortalità sotto i 5 anni, Uganda: zanzare portatrici del parassita che traspor- 64 su mille ta la malaria sono più diffuse, ci sono stati sceso da 90 del 2011 periodi in cui ogni letto della pediatria era occupato da due o più bambini. Mortalità sotto i 5 anni, Italia: 3,4 su mille Il Lacor è in prima linea nella lotta contro la malaria, prima causa di morte sotto i 5 anni.

Tutto questo è possibile anche grazie ad un Lacor: luglio 2017- giugno 2018 innovativo metodo di finanziamento, che ha portato un miglioramento del servizio: il Result Based Financing, che si basa sui risultati raggiunti e verificati da auditors esterni. In uso per le attività ambulatoriali materno-infantili, è stato esteso ai ricoveri della pediatria grazie a un finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione Sviluppo.

21 “Vorremmo arrivare al nostro scopo: provare che è possibile far funzionare un ospedale periferico con personale africano competente, dedicato, efficace Il personale al centro e autosufficiente”. Piero Corti, dicembre 1985 Un ospedale di ugandesi per ugandesi. Il sogno di Piero e Lucille, traghettare il Lacor verso la completa africanizzazione, è oggi una realtà. Il Lacor conta 700 dipendenti tutti ugandesi, a partire dai tre direttori. 60 medici, più di 300 infermiere, 50 ostetriche e poi tutti i tecnici di laboratorio e di sala operatoria, ma anche meccanici, falegnami, elettricisti, autisti, oltre a chi si oc- cupa delle lavanderie, dei magazzini, della foresteria. Tutti ugandesi. Il Lacor è il primo datore di lavoro privato in Nord Uganda. In un contesto sociale ancora di grande povertà, ai dipendenti viene dato alloggio, cure mediche gratuite e prestiti per mandare i figli a scuola. Per l’intera Comunità questo significa sviluppo e possibilità di investire sull’educazione dei bambini: il futuro del Paese. Calcolando i soli flussi monetari che si producono nell’economia locale grazie alla presenza dell’ospedale, è emerso che il Ritorno Sociale dell’Investimento (SROI), è di 2,75 euro. Un euro donato alla Fondazione Corti e investito nel Lacor Hospital produce un impatto equivalente a 2,75 euro in termini di benessere collettivo e sviluppo socio-economico della regione. Oltre alla salute ritrovata e alla formazione sanitaria offerta.

23 La salute al centro

In Nord Uganda la popolazione vive nella povertà più estrema. Malaria, anemia, gastroenteriti, polmoniti, Aids e tubercolosi, sono le malattie più diffuse. Il Lacor non dev’essere un’ancora di salvezza solo per i più fortunati che possono raggiungerlo. Ecco perché, dalla fine degli anni sessanta, si è dotato di tre centri sanitari periferici nelle zone rurali di Amuru, Pabo e Opit. Qui si può trovare una cura, un vaccino, un luogo sicuro dove partorire e un trasporto protetto all’ospedale in caso di emergenza. Ogni centro è un microcosmo con 24 letti e tre ambulatori. Sono i bambini i pazienti più numerosi, spesso colpiti da malaria che nelle aree rurali è due volte più diffusa rispetto alla media nazionale. L’ospedale, inoltre, raggiunge le zone più lontane grazie alle sue cliniche mobili, con educatori sanitari e personale dedicato alle vaccinazioni e attraverso i Village Health Teams, che tengono i rapporti tra comunità e ospedale. Imponente il lavoro per arginare la diffusione dell’HIV. In Uganda ci sono circa sei sieropositivi ogni cento persone. Obiettivo del governo è individuarle con uno screening a tappeto perché siano messe in terapia: curare una persona sieropositiva significa proteggere tutta la popolazione. Il Lacor ha in cura con farmaci antiretrovirali oltre 6.500 siero-positivi: 500 hanno meno di 14 anni.

25 “...Una scuola è sempre un seme di progresso e un polo di sviluppo. Si sente spesso dire: i popoli in via di sviluppo vanno Fotografia aiutati ad aiutarsi da soli. Costruire una scuola che produca in loco tecnici africani è certamente un aiuto in linea con questo TOTALE STUDENTI: 890 principio generale.” Le scuole al centro Piero Corti, agosto 1968 Piero e Lucille credevano nell’importanza Scuole sanitarie del Lacor di formare competenze locali: un processo lungo e in cui investire tempo e risorse. Scuola per ostetriche: 196 Scuola per infermieri: 330 Nel 1973 il sogno di Lucille e Piero di istituire una scuola per infermiere diventa una realtà. Scuola tecnici di laboratorio: 77 Oggi, con i suoi 743 studenti, il Lacor è un Corso assistenti polo di formazione di riferimento per tutto il di sala operatoria: 49 Nord Uganda. Diploma tecnico di anestesia: 18 All’interno dell’ospedale sorgono le scuole per infermiere, ostetriche, tecnici di labora- Studenti facoltà di Medicina torio e assistenti di sala operatoria. Università Statale di Gulu: 210 Non solo: il Lacor è sede di tirocinio obbligatorio per medici e farmacisti neolaureati dalle tre Università statali del paese (Makerere, Mbarara e Gulu) e polo Medici e farmacisti in tirocinio: 24 universitario per gli studenti della facoltà di Medicina dell’Università statale di Gulu. Lacor: giugno 2018 In media si diplomano 250 professionisti sanitari ogni anno: molti vengono assunti al Lacor, altri trovano lavoro nel settore sanitario ugandese o presso organizzazioni non governative. “Africanizzare non vuol dire preparare rapidamente e rimpiazzare un bianco con un nero, ma lavorare insieme per un lungo periodo” Lucille Teasdale

27 I costi sotto la lente

Quanto costa tutto questo:

Personale 38%

Farmaci e mat. medicale 41% Ogni anno per continuare a Materiale 10% contrastare le per pulizie malattie della Elettricità e povertà in manutenzione 5% quest’angolo Carburante d’Africa, il Lacor (generatori 3% spende circa e trasporti) 5 milioni di Euro.

Amministrazione 3% 20% 40% 60%

I fondi provengono da:

Governo Ugandese 7% Contributi dei pazienti e studenti 29%

Varie entrate locali 2%

Donatori di cui ca. 30% Fondazione Corti 62% 20% 40% 60%

29 Donare per fare parte della storia

“La raccolta fondi si concentra sulla ricerca di finanziamenti per i costi operativi per continuare a permettere il funzionamento di un ospedale locale che esiste da sessant’anni e di cui la popolazione si fida. Non singoli progetti su singole patologie o costruzioni o macchinari, ma un so- stegno continuo che permetta al Lacor di garantire, oggi come ieri, le migliori cure possibili al maggior numero di persone al minor costo”. Dominique Atim Corti, ottobre 2018

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