INDICE

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1 PREMESSE ...... 6

2 SCOPO E CRITERI DI REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ...... 7

3 INFORMAZIONI UTILI SULLA PROPRIETÀ/SOCIETÀ ...... 9

3.1 RISORSE UMANE ...... 9

3.2 ATTREZZATURE ...... 9

4 DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE FISICO, BIOLOGICO E ANTROPICO ...... 10

4.1 CLIMA ...... 10

4.1.1 Precipitazioni ...... 10

4.1.2 Temperatura ...... 11

4.1.3 Ventosità ...... 12

4.1.4 Indici climatici ...... 12

4.2 SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 13

4.2.1 Inquadramento topografico e morfologico ...... 14

4.2.2 Geo‐litologia di dettaglio della cava ...... 15

4.2.3 Descrizione geomeccanica dell’ammasso roccioso ...... 16

4.3 ASPETTI PEDOLOGICI ...... 18

4.4 LINEAMENTI IDROGRAFICI SUPERFICIALI ...... 21

4.5 USO DEL SUOLO ...... 22

4.6 VEGETAZIONE E FLORA ...... 24

4.7 FAUNA ...... 28

4.8 PAESAGGIO...... 30

4.9 RUMORE E VIBRAZIONE ...... 32

4.10 SALUTE PUBBLICA ...... 33

5 LE SOLUZIONI PROGETTUALI CONSIDERATE ...... 35

5.1 ALTERNATIVA ZERO ...... 35

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5.2 ALTERNATIVE STRATEGICHE ...... 35

5.2.1 Gradonamento 5x5 metri ...... 35

5.2.2 Gradonamento 2,5x2,5 metri ...... 36

5.3 ALTERNATIVE DI PROCESSO E DI MITIGAZIONE DEGLI EFFETTI NEGATIVI ...... 36

6 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO ...... 37

6.1 DESCRIZIONE DELLO STATO DEI LUOGHI ...... 37

6.2 PIANO DI MESSA IN SICUREZZA E RECUPERO AMBIENTALE: LE SOLUZIONI ANALIZZATE ...... 37

6.2.1 Viabilità di accesso al cantiere ...... 38

6.2.2 Viabilità interna al cantiere ...... 38

6.2.3 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 5x5 m ...... 38

6.2.4 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 2,5x2,5 m ...... 39

6.2.5 Deposito provvisorio del materiale prodotto dal gradonamento ...... 40

6.2.6 Regimazione delle acque ...... 40

6.2.7 Opere accessorie ...... 41

6.2.8 Apporto di terreno vegetale e attività preparatorie alla piantumazione ...... 42

6.2.9 Semina ...... 44

6.2.10 Piantumazioni sui gradoni ...... 44

6.2.11 Piantumazioni nelle aree originariamente adibite a piazzali ...... 45

6.2.12 Controllo delle infestanti, monitoraggi e irrigazione di soccorso ...... 45

6.3 RIFIUTI E RESIDUI DI LAVORAZIONE DELLE ATTIVITÀ PREVISTE IN PROGETTO ...... 46

6.4 CRONOPROGRAMMA ESECUZIONE DEGLI INTERVENTI ...... 47

6.5 ANALISI ECONOMICA ‐ COSTI DELL'INTERVENTO ...... 48

7 INTERAZIONE DELL’INTERVENTO CON GLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE

VIGENTI ...... 51

7.1 GENERALITÀ ...... 51

7.2 PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE (P.R.A.E.) ...... 51

7.3 PIANO TERRITORIALE PAESISTICO DEL MASSICCIO DEL MONTE TABURNO ...... 53

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7.4 PIANO REGOLATORE GENERALE DI SANT’AGATA DÈ GOTI ...... 56

7.5 PARCO REGIONALE DEL TABURNO‐CAMPOSAURO ...... 57

7.6 ZONA SIC/ZPS COMUNE DI SANT’AGATA DÈ GOTI ...... 59

7.7 PIANO DI BACINO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ...... 60

8 NATURA 2000 ‐ VALUTAZIONE DI INCIDENZA ...... 62

8.1 DIMENSIONI E/O AMBITO DI RIFERIMENTO ...... 65

8.1.1 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 5x5 m ...... 65

8.1.2 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 2,5x2,5 m ...... 65

8.2 DESCRIZIONE DEL SITO NATURA 2000 E DELL'AMBIENTE NATURALE DIRETTAMENTE INTERESSATO ...... 65

8.2.1 Specie e tipi di habitat di interesse comunitario presenti nel SIC ...... 66

8.2.2 Descrizione dell'ambiente naturale ...... 68

8.2.3 Caratteristiche paesaggistico ambientali ...... 69

8.2.4 Fauna ...... 69

8.3 VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELL'INCIDENZA AMBIENTALE DELL'INTERVENTO ...... 70

8.3.1 Interferenze sulle componenti abiotiche ...... 71

8.3.2 Interferenze sulle componenti biotiche ...... 71

Interferenze sulla vegetazione ...... 71

Interferenze sulla fauna ...... 72

8.3.3 Connessioni ecologiche ...... 72

8.3.4 Matrice di incidenza ...... 73

8.4 MISURE DI MITIGAZIONE E DI ATTENUAZIONE PROPOSTE ...... 74

8.4.1 Azioni di mitigazione agli impatti più significativi ...... 75

8.4.2 Misure di compensazione di habitat sottratti ...... 76

8.5 NOTE CONCLUSIVE ...... 80

9 VALUTAZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE ...... 82

9.1 LISTA DELLE COMPONENTI E DEI FATTORI CON RELATIVE DESCRIZIONI ...... 83

9.2 ELABORAZIONE DEI DATI ...... 85

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9.2.1 Stima dei fattori ...... 85

9.3 RISULTATI ...... 91

9.4 CONSIDERAZIONI FINALI E MISURE DI MONITORAGGIO DA ADOTTARE IN FASE DI ESECUZIONE DELL'OPERA ...... 92

9.4.1 Monitoraggio delle polveri ...... 93

9.4.2 Monitoraggio del rumore ...... 94

9.5 MISURE DI COMPENSAZIONE DI HABITAT SOTTRATTI ...... 95

10 CONCLUSIONI ...... 96

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1 PREMESSE

Il progetto proposto riguarda, così come fra l'altro disposto dalla Regione - Settore Genio Civile di , la messa in sicurezza e il recupero naturalistico di un’area di cava abbandonata, fortemente degradata dall’attività estrattiva di calcare avvenuta nel passato. Tale cava è ubicata nel Comune di Sant’Agata dè Goti (Bn) in località “Pietracotta”, identificata dalle seguenti coordinate

WGS84 UTM 33T 14°32'41.60" E; 41° 6'16.41" N altitudine 414 m slm Spesso, in ambienti informati erroneamente, si parla di ripristino di cave; tale termine è da abbandonare per la incapacità effettiva che tale fine possa essere raggiunto e tale vocabolo sottende. Ripristino vuol significare ritorno quo ante di un sito (cava) nelle condizioni precedenti ad una sua manomissione o modifica e, si intuisce bene, come nella pratica tale sforzo sia inattuabile nella sua interezza. E’ invece possibile un modello o un progetto di recupero e/o riuso dell’area, ed un riadeguamento ambientale. Il progetto proposto si pone questi obiettivi, oltre che ottemperare alla normativa vigente generale e di dettaglio (esempio, le norme di attuazione del P.R.A.E. della Regione Campania).

La progettazione del recupero è stata preceduta da una fase preliminare di conoscenza dei seguenti dati:

 morfologia del sito e dell’area circostante;  vincoli in cui la cava dismessa è posta;  l’interazione del litotipo estratto con le condizioni geologiche circostanti e sottostanti;  le caratteristiche idrografiche e idrogeologiche dell’area;  risanamento idrogeologico di superficie;  la conoscenza dello stato di franosità e fratturazione delle pareti di cava;  il recupero delle risorse litoidi ancora estraibili in relazione al piano-progetto;  rapporto costo-beneficio dell’intervento;  le condizioni climatiche in cui il sito è inserito;  l’insediamento del territorio rispetto agli insediamenti urbani e progetti urbanistici attuali ed in prospettiva;  le dimensioni della cava;  l’ambiente circostante (uso del territorio);  i rischi potenziali che la modifica ha prodotto o che il riattamento può provocare;  l’aspetto vegetazionale dell’area di cava;  l’aspetto paesaggistico.

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2 SCOPO E CRITERI DI REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

La direttiva Comunitaria n. 85/337/CEE del 27/6/1985 determina, per alcuni progetti pubblici e privati, la "Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). L’introduzione di tale norma nacque dalla necessità, per i progetti di opere che possono avere impatti determinanti sull’ambiente, di concedere l’autorizzazione alla esecuzione solo dopo che siano state sistematicamente valutate le ripercussioni sull'ambiente stesso.

La legge n. 349 dell’8/7/1986 istitutiva del Ministero dell'Ambiente ha stabilito che le categorie di opere e le norme tecniche alle quali si applica la procedura di V.I.A. siano individuate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'Ambiente. I relativi decreti sono stati emanati in data 10/8/1988 e 27/12/1988.

L’art.1 comma 4 del D.P.R. 12 aprile 1996, pubblicato sulla G.U. n. 21 del 7 settembre 1996 in materia di "Valutazione di Impatto Ambientale”, cita testualmente che “sono assoggettati alla procedura di valutazione d'impatto ambientale i progetti di cui all'allegato B che ricadono, anche parzialmente, all'interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394”. E, fra essi, al punto 8.j), ricadono le cave e le torbiere.

Il D.Lgs. 152/2006 con le s.m.i., definisce le procedure per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e per l’Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC).

Con D.G.R. n. 211 del 24/5/2011 vengono definiti gli "Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della Valutazione di Impatto Ambientale in Regione Campania".

Con Delibera della Giunta Regionale n. 167 del 31/03/2015, sono state definite le "linee Guida e i Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della Valutazione di Incidenza in Regione Campania", ai sensi dell'art.9, comma 2 del Regolamento Regionale n.1/2010 e della D.G.R. n.62 del 23/02/2015.

La relazione tecnica per la Valutazione di Incidenza è redatta da esperti qualificati come prescritto dall’art. 5, secondo gli indirizzi espressi nell’allegato G del D.P.R. n.357/1997, è inviata alla Regione Campania. In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003, n. 120, (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione da parte del D.P.R. 120/2003.

In virtù di quanto sopra, e poiché l'area ricade nel perimetro del Sito di Interesse Comunitario (SIC) IT8020008 "Massiccio del Taburno", è stato redatto lo Studio di Impatto Ambientale, integrato con la Valutazione di Incidenza, relativo al “Progetto di Ripristino Ambientale della ex Cava Izzo”.

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L’analisi della qualità delle componenti ambientali interferite e la valutazione degli impatti sulle medesime è stata effettuata prendendo in considerazione il territorio nel quale è collocato il progetto sia a livello di area vasta sia a livello di area ristretta, così definite:

 area ristretta: include tutte le aree del complesso estrattivo;  area vasta: comprende le superfici entro un raggio di 2,5 km con baricentro coincidente con quello dell’area ristretta.

La definizione del territorio incluso nelle aree di studio sopra descritte è stata dettata dalla necessità di valutare gli eventuali impatti dell’intervento in progetto come cumulativi con quelli delle attività viciniori. Sempre nell’ottica di considerare l’impatto cumulativo delle attività in progetto con le altre attività presenti nell’area di studio, la valutazione complessiva e finale dello stato delle componenti ambientali analizzate ha tenuto conto del fatto che alcune componenti ambientali sono maggiormente sensibili all’impatto in quanto già alterate/influenzate.

Per la valutazione dei possibili impatti e per la descrizione delle misure adottate per compensare tali impatti si è utilizzata la metodologia delle "matrici a livelli di correlazione variabile", dove si sono preventivamente individuati "componenti" (atmosfera, suolo, sottosuolo, vegetazione, ambiente idrico, ecc.) e "fattori" (temperatura dell'aria,precipitazioni, umidità dell'aria, ventosità, ecc.). Per la elaborazione dei dati si è fatto ricorso al software Namiral Impatto Ambientale 2.0.

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3 INFORMAZIONI UTILI SULLA PROPRIETÀ/SOCIETÀ

La società Individuale Izzo Augusto è stata conferita nella ditta: EDILTER S.R.L. con sede in BN - via San Martino n.146

 CCIAA n.112474  C.F. e P.I. 01340990629  Amministratore IZZO ANTONIO, nato a Montesarchio (Bn) il 18/12/1966, c.f. ZZINTN66T18F636S. La Società si occupa della estrazione di pietra per la produzione di sabbia e ghiaia, materiale che trova impiego nell’edilizia industriale, stradale, civile ed affini. Dispone di attrezzature, come meglio appresso specificate.

3.1 Risorse umane

 Dirette: 2 escavatoristi - 1 palista - 1 autista;  Indotte: da 2 a 7 unità per il trasporto.

3.2 Attrezzature

 Pala Gommata "BENATI 190 SB con capacità di carico di mc 3.00  Autocarro IVECO TRAVER 4 ASSI  Furgone IVECO DAILY 35.13 per trasporto operai ed attrezzature  Escavatori n. 2 NEWHOLLAND 215 160CV

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4 DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE FISICO, BIOLOGICO E ANTROPICO

Al fine di descrivere l’ambiente in cui è ubicato la cava, con tutte le sue componenti che lo caratterizzano, si è proceduto ad una analisi di tipo analitico-descrittiva. E’ stata eseguita cioè una rigorosa catalogazione degli elementi naturali che compongono il paesaggio. Le caratteristiche peculiari di ciascun elemento naturale sono state altresì restituite in forma grafica mediante una serie di carte tematiche. Obiettivo della presente analisi ambientale è l’identificazione e la descrizione sistematica delle componenti ambientali che contornano la cava, di seguito elencate  Atmosfera (clima);  suolo e sottosuolo;  uso del suolo;  ambiente idrico superficiale (lineamenti idrografici);  vegetazione, flora e fauna;  pedologia;  paesaggio;  rumore;  salute pubblica.

4.1 Clima

Le caratteristiche climatiche influiscono pesantemente nella determinazione e nella configurazione di un paesaggio. Sono stati dapprima esaminati i dati climatici nel periodo 1981- 2000, rilevati nella stazione meteo di Sant’Agata dè Goti (Lat. Nord 41°05’00’’; Long. Est 14°31’00’’; Altitudine 150 m s.l.m.). Tali dati sono stati, inoltre, correlati analiticamente fra loro allo scopo di calcolare l’indice di aridità di De Martonne ed il bilancio termopluviometrico annuo tramite l’elaborazione grafica di Bagnouls-Gaussen. L'esame delle caratteristiche meteo-climatiche è stato eseguito sulla base dell'analisi statistica dei dati relativi a:  precipitazioni;  temperature;  ventosità;  stabilità atmosferica;  indici climatici.

4.1.1 Precipitazioni

Le precipitazioni medie annue variano tra i 1100 e i 1200 mm. Nelle tabelle sotto indicate sono riportate analiticamente le quantità medie mensili di pioggia; dal relativo grafico è possibile dedurre l’andamento delle precipitazioni nel corso dell'anno. La suddivisione stagionale indica nel semestre autunno-inverno quello più piovoso con un massimo nel mese di novembre, con 197 mm. Una sensibile diminuzione della piovosità si verifica nella stagione primaverile cui segue un periodo estivo decisamente scarso di piogge con un minimo nel mese di luglio con circa 6 mm.

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La stazione esaminata, e conseguentemente le aree ad essa circostanti, indicano un regime pluviometrico di tipo AIPE (Autunno, Inverno, Primavera, Estate) che caratterizza in genere le zone mediterranee.

Tabella 1: riepilogo mensile delle precipitazioni

Tabella 2: riepilogo delle precipitazioni annuali, ripartite per stagione

4.1.2 Temperatura

Nelle tabelle sotto indicate sono illustrati gli andamento medi mensili delle temperature. La media annua delle temperature è di 16 °C; i mesi più caldi sono luglio e agosto, con una temperatura media di 25°C; mentre il mese più freddo è gennaio, con 7,6° C. Si registrano mediamente 30 giorni all’anno con temperature minime al disotto di 0°C, durante l'inverno; mentre solo occasionalmente le temperature massime superano i 37°C, in estate.

Tabella 3: temperature medie annue

Tabella 4: temperature medie per stagioni

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Figura 1: andamento annuale delle temperature medie

4.1.3 Ventosità

Nella zona di studio i venti dominanti soffiano generalmente dal quadrante Sud-Ovest (libeccio) e, raramente, da Ovest (ponente). Tali venti sono definiti caldi ed umidi. In particolari giorni invernali, soprattutto concentrati nei mesi di gennaio e febbraio, comunque, è frequente rilevare venti moderati provenienti da Nord-Est (grecale). Tali venti, quando si registrano, sono di media intensità (picchi di 6 m/s). Di seguito si riportano i dati relativi a velocità e direzioni medie mensili del vento, rilevate sempre dalla stazione meteo di Sant’Agata dè Goti.

Tabella 5: direzione e velocità del vento nei mesi dell'anno

4.1.4 Indici climatici

Indice di aridità di De Martonne

L’indice di De Martonne tiene conto dell’evento climatico in sé. Esso appare come una misura della capacità evaporativa dell’atmosfera:

I= P/T+10

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Un incremento di tale indice evidenzia periodi di maggiore piovosità e/o minore temperatura, una diminuzione dell’indice evidenzia una minore piovosità e/o incremento della temperatura.

L'indice di Aridità medio è pari a 23,64.

[C°] gen feb mar apr mar giu lug ago set ott nov dic

Ind. Martonne (mensile) 43,62 34,93 31,26 18,66 14,13 5,79 8,07 12,78 17,57 29,81 51,04 50

Tabella 6: indice di Aridità mensile di De Martonne

L’area di studio ha quindi clima semiarido mediterraneo, con tendenza ad un clima steppico (arido).

Analisi termo pluviometrica di Bagnouls-Gaussen

Il diagramma termopluviometrico di Bagnouls-Gaussen mette in relazione la quantità delle precipitazioni con l’andamento della temperatura atmosferica. In ascissa sono riportati i vari mesi e sulle ordinate, a sinistra la scala delle temperature medie mensili e a destra la scala delle precipitazioni medie mensili in valore doppio, secondo l’equazione: 1°C = 2 mm di pioggia. Il “periodo di siccità” inizia quando la curva delle precipitazioni scende al di sotto della curva delle temperature. Il “periodo di surplus idrico” inizia quando la curva della piovosità supera la curva delle temperature. Dal grafico che segue, elaborato per la stazione di Sant’Agata dei Goti, si rileva che il periodo siccitoso è compreso tra luglio e settembre, quando la curva delle precipitazioni scende al di sotto di quella delle temperature.

Figura 2: diagramma di Bagnouls-Gaussen per Sant'Agata dei Goti

4.2 Suolo e sottosuolo

In questo capitolo si farà riferimento sia al suolo inteso in senso pedologico, che al suolo in senso geologico e idrogeologico. L’analisi concernente il suolo ed il sottosuolo è stata pertanto effettuata attraverso:

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a) La caratterizzazione geologica e geostrutturale del territorio (Lineamenti geologici– Lineamenti Tettonici–Caratteristiche sismiche); b) La caratterizzazione idrogeologica dell’area coinvolta direttamente e indirettamente dal progetto (Lineamenti idrogeologici); c) La caratterizzazione geomorfologica (Lineamenti morfologici); d) La determinazione delle caratteristiche geotecniche dei litotipi presenti nella “Cava Izzo”; e) La caratterizzazione pedologica dell’area interessata; f) L’uso attuale del suolo.

4.2.1 Inquadramento topografico e morfologico

L’area della cava “Izzo” in località Pietracotta nel comune di S. Agata de’ Goti è distinta nel N.C.T. del comune di S. Agata dè’ Goti al Foglio 27 Part. 60-259-313-314-315-316, per una estensione complessiva di circa 3,24 ettari. La cava dista dal centro urbano del comune di S. Agata dei Goti circa 6,4 km in direzione nord- est; in linea d’aria la distanza è di circa 4 km. Il più vicino centro urbano è la frazione “Paolini” del comune di S. Agata, che si trova ad una distanza dalla cava di circa 600 m. L’area di cava ricade in due zone distinte del P.R.G. vigente del Comune di S. Agata de’ Goti: - la parte inferiore ricade in zona E5 - ZONA OMOGENEA AGRICOLA DI TUTELA ARCHEOLOGICA - la parte superiore ricade in zona E1 – ZONA OMOGENEA AGRICOLA RADA DI VINCOLO IDROGEOLOGICO L’Area è soggetta inoltre ai seguenti vincoli: - Parco Naturale Regionale Taburno-Camposauro - Piano Paesistico del Taburno - Vincolo idrogeologico Bacino Liri Garigliano - Zona S.I.C. IT 8020008 Massiccio del Taburno Dal punto di vista morfologico l’area di cava in oggetto è situata sul versante sud-ovest del monte Taburno, ad una quota media di 400 m slm, degradante verso la valle. La cava è costituita da due fronti di cava: - un primo fronte, che chiameremo Cava Bassa, più ampio, a circa 383 m slm; - un secondo fronte, che chiameremo Cava Alta, a circa m 431 m slm.

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Figura 3: ortofoto dell'area di cava

L’area di cava ha una forma irregolare; la Cava Alta ha una configurazione ad anfiteatro; la Cava Bassa ha una forma irregolare con asse maggiore da sud-est a nord-ovest. L’intera area di cava è delimitata da una strada comunale senza nome lungo i versanti sud sud-ovest nord nord-ovest oltre la quale, lungo il versante ovest, si sviluppa una linea di impluvio naturale che raccoglie le acque meteoriche relative al monte Taburno, il Vallone dei Pioppi. Il versante di cava sud sud-est è delimitato da una strada a servizio della cava stessa. Lungo questo versante si sviluppa un’altra linea di impluvio, il Vallone delle Fratte. Il versante nord nord- est non risulta delimitato da elementi di rilievo, e si protende verso la località La Piana del monte Taburno.

4.2.2 Geo-litologia di dettaglio della cava

Sulla base delle informazioni tratte dalla Carta Geolitologica Regionale (CARG), i litotipi affioranti dell’area di studio sono riportati come CLU: “CALCARI E CALCARI DOLOMITICI (Giura inf. – Creta inf.) - si tratta di calcari e subordinatamente calcari dolomitici mal stratificati o a stratificazione indistinta, di colore dal grigio chiaro al nocciola, a granuli ricoperti e microdetritici, ...Gli strati variano in spessore da un decimetro ad 1,5 m. Sono frequentemente associati a livelli di mudstone nocciola o grigio chiaro e livelli di brecce intraformazionali con clasti di dimensioni da centimetriche a decimetriche a spigoli vivi... Spessore 500 m circa”. Tali condizioni geologiche sono stati confermati dai rilievi di campagna. Tali condizioni, infatti, affiorano estesamente nella parte bassa del versante meridionale del Taburno. La sezione geologica della cava evidenzia calcari e calcari dolomitici fratturati e cataclasizzati, talora assumono le sembianze di clasti in matrice carbonatica, dando l’impressione delle brecce.

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In cava non sono stati evidenziati fenomeni franosi in atto o morfologie riconducibili a potenziali dissesti. Nel corpo cava sono però presenti ciottoli a blocchi instabili, disgiunti dalla roccia madre. L’ammasso carbonatico rappresentante il fronte di cava è intensamente fratturato, sia per lo stress meccanico dovuto alla passata lavorazione, sia per l’intima fessurazione legata all’intensa tettonizzazione del massiccio. L’affioramento visibile nei due piani di cava, a prima vista, potrebbe essere assimilato ad un corpo massivo, cioè privo di stratificazione. In effetti, un esame accurato evidenzia una serie di strati a grana poggio nella parte della cava e sub verticali nella parte bassa. In ogni caso, almeno per la parte esposta, può essere considerato uniforme ed anisotropo. Nella carta geologica di dettaglio è indicata la giacitura degli strati, così come deducibile da alcune aree sufficientemente “leggibili”.

Figura 4: carta geologica di dettaglio della Cava Izzo

4.2.3 Descrizione geomeccanica dell’ammasso roccioso

Come già indicato nei paragrafi precedenti, i calcari presenti nella Cava Izzo possono così essere differenziati:

 FB (Faul Breccia) = nella parte alta della cava è presente una roccia cataclastica non coesiva, coerente, costituita da frammenti angolari in matrice fine di materiale

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fratturato. Buona resistenza alla compressione uniassiale della roccia intatta, con un valore stimato di RQD pari ad una massa rocciosa di qualità “buona” (75-90%). La spaziatura delle discontinuità internamente al gradone è di 0,2÷0,4 m e di 0,6÷1,6 esternamente al gradone (fuori fronte cava); la spaziatura dei sistemi di faglia è > di 2m. La persistenza dei giunti riferita ai sistemi di fratturazione e di faglie minori è < di 1 m mentre relativamente ai sistemi di faglia varia dai 3 ai 10 m. I giunti, con pareti decomposte, sono molto rugosi mentre i sistemi di faglia, con pareti leggermente alterate, sono levigati. Il riempimento tra giunti è solitamente assente mentre è costituito da fine compatto tra i sistemi di faglie.  G (Gouge) = nella parte bassa della cava è presente una roccia cataclastica non coesiva, incoerente, costituita da frammenti finissimi di materiale.Per quanto concerne la descrizione geomeccanica di tale ammasso roccioso, vale quanto definito per FB tranne che per la resistenza a compressione uniassiale molto minore che in FB e per il maggior numero di giunti. Il valore stimato di RQD pari ad una massa rocciosa di qualità “povera” (25-50%).

I risultati esposti di seguito si riferiscono alle condizioni medie di fratturazione e stratificazione dell’ammasso roccioso, così come rilevate con le specifiche misure geomeccaniche. Per l'applicazione di tale sistema classificativo sono stati rilevati direttamente sul terreno i parametri di entrata e ad ognuno attribuito un punteggio secondo la metodologia indicata dall'Autore. Una volta ottenuto l’indice di qualità RMR, attribuendo un punteggio ai sei parametri (R1 – R6), è stata si definita la classe dell’ammasso. Si è ottenuto così l’indice RMRbase dal quale, con opportune formule sono stati calcolati i parametri di resistenza al taglio dell’ammasso. Calcolato poi il valore di SMR si sono avute indicazioni generali, secondo Romana, sul tipo di cinematismo dell’ammasso, sul grado di stabilità della scarpata, sul tipo di cinematismo di rottura che si può instaurare e su eventuali stabilizzazioni consigliate.

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4.3 Aspetti pedologici

Attraverso l’ausilio della Carta dei Suoli d’Italia, edita dal Centro Ricerche Applicate per l’Agricoltura (CRA), in collaborazione con il Ministesto delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF), si è proceduto alla verifica delle caratteristiche pedologiche del bacino oggetto di interesse. E’ risultato opportuno, comunque, fare riferimento alla classificazione World Reference Base for Soil Resources (WRB). Il WRB è un metodo di classificazione dei suoli che si pone a metà tra il metodo della USDA Soil Taxonomy e la classificazione russa. Questo metodo è quello più ampiamente utilizzato, perché permette di avere un linguaggio comune per tutto il mondo.

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I suoli rilevati nella macroarea di interesse appartengono alle seguenti categorie della WRB:

 Mollic, Eutrisilic, Vitric, and Silandic Andosol;  Rendzic Leptosol;  Eutric, Leptic, Cambisol (Humic);  Eutrisilic, Leptic Andosol (Mollic);  Haplic Luvisol (Andic);  Calcaric Fluvic Cambisol.

Generalizzando, quindi, abbiamo quattro grandi gruppi: Andosols, Reptosol, Cambisols e Luvisols.

Gli Andosols sono suoli associati generalmente a materiali vulcanici; sono il prodotto di intensa alterazione fisica e chimica dei minerali del suolo, associata a scarsa traslocazione di questi prodotti. Le caratteristiche peculiari di questo tipo di suoli sono elevata ritenzione del fosforo ed elevata capacità di scambio cationico; inoltre, negli Andisol si rileva la presenza in grosse quantità di minerali amorfi come imogolite, allofane e ferridrite. I suoli compresi in quest'ordine possono avere praticamente ogni tipo di epipedon e di orizzonte diagnostico; condicio sine-qua-non perché un suolo ricada in questo ordine è la presenza dei cosiddetti materiali andici entro i primi 60 cm di suolo. Questi suoli sono generalmente molto fertili, con qualche problema in caso di eccessiva ritenzione del fosforo; queste condizioni, unite al fatto che si trovano generalmente in zone discretamente piovose, fa sì che siano molto sfruttati dal punto di vista agricolo, in certe zone anche da molto tempo.

Nella nostra macroarea, si possono distinguere i seguenti orizzonti:

 Mollic (dal latino mollis, soffice) è un orizzonte di superficie di colore scuro, ben strutturato con un’alta saturazione in basi ed un contenuto di materia organica da moderato ad alto. Un orizzonte mollico può essere facilmente identificato in campo, grazie al suo colore scuro, determinato dall'accumulo di materia organica, da una struttura ben sviluppata (di solito una struttura granulare o poliedrica sub-angolare fine), una indicazione di un'alta saturazione in basi e dal suo spessore;  Eutrisilic ha un orizzonte sil-andico e una somma di basi scambiabili di 25 cmolc kg-1 di terra fine o più entro 30 cm dalla superficie del suolo;  Vitric, che ha un orizzonte vitrico entro 100 cm dalla superficie del suolo e manca di un orizzonte andico soprastante un vitrico;  Silandic, che ha un orizzonte andico con contenuto di silice estraibile in ossalato acido (pH 3) dello 0,6 % o più, o un rapporto Alpy/Alox minore di 0,5;  Eutric, che ha una saturazione in basi (con 1 M NH4OAc) del 50% o più almeno tra 20 e 100 cm dalla superficie del suolo;

I Leptosols (LP) (dal greco leptos, sottile), sono suoli limitati, entro 25 cm dalla superficie, da roccia dura continua oppure da materiali con oltre il 40% di carbonato di calcio; oppure suoli che contengono, su uno spessore di almeno 75 cm dalla superficie, meno del 10% di terra fine. Possono avere un orizzonte ocrico, umbrico, mollico o vertico. Sono suoli giovani dal punto di vista

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pedogenetico, molto sottili su roccia dura, oppure estremamente scheletrici. Sono spesso condizionati da una forte erosione. Derivano da rocce diverse, soprattutto se dure; depositi sciolti a granulometria fortemente scheletrica. Nel nostro caso, sono caratterizzati da orizzonte Rendzic, ovvero hanno un orizzonte mollico che contiene o sovrasta direttamente materiali calcarei, contenenti più del 40% di carbonato di calcio equivalente.

I Cambisols (CM) (dal latino cambiare, modificare), sono suoli provvisti di orizzonte cambico, oppure con epipedon mollico su orizzonti profondi, chimicamente desaturati (TSB <50%). Sono suoli con limitato grado di evoluzione pedogenetica, testimoniato da:

a) sviluppo di struttura, tinta più arrossata, leggero incremento d’argilla, decarbonatazione rispetto al materiale parentale; oppure b) accumulo di sostanza organica umificata, chimicamente satura, in suoli con orizzonti profondi desaturati.

Sono suoli comunque di origine colluviale, alluvionale o eolica, a tessitura media o fine. Nella nostra macroarea, sono suoli con orizzonte:

 Eutric (descritto sopra);  Leptic, con roccia dura continua tra 25 e 100 cm dalla superficie del suolo;  Calcaric, conorizzonte calcareo almeno tra 20 e 50 cm dalla superficie del suolo;  Fluvic, con materiali fluvici entro 100 cm dalla superficie del suolo.

I Luvisol (LV) (dal latino luere, lavare) sono suoli provvisti di orizzonte argico, con CSC dell’argilla ≥24 cmol(+)/kg e TSB >50% nell’argico. Non possiedono le caratteristiche dei Planosols, Glossisols e Nitisols. Sono suoli nei quali è avvenuto un processo di eluviazione d’argilla nelle parti superiori del profilo, e di illuviazione in quelle inferiori. L’alterazione del materiale parentale non è troppo spinta; anche il surplus idrico non è molto marcato. Il materiale parentale è costituito da depositi non consolidati di varia origine (glaciale, eolica, alluvionale, colluviale). Nel nostro caso, tali tipi di suoli presenti nella macroarea sono caratterizzati da orizzonte Haplic, cioè non hanno nessuna caratteristica particolare.

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Figura 5: stralcio carta pedologica d'Italia, relativa all'area di interesse. Il pallino verde indica l’ubicazione della Cava Izzo.

4.4 Lineamenti idrografici superficiali

A livello macroscopico, il reticolo idrografico superficiale dell’area del Taburno-Camposauro evidenzia un quadro articolato. Nell’area in cui è ubicato il nostro sito, ad ovest ed est dell’area del M. Taburno, i bacini principali (Torrente Maltempo, Torrente Lenga, Valle dei Pioppi, Valle delle Fratte, T. Tesa, V. Cauto, Fossa di Prata, V.del Ceraso, V. Cerreto, C. dell’Asino, V.Secco e V.Sausolo) presentano un andamento di tipo convergente, dato da corsi d’acqua di modesto sviluppo longitudinale (2-3 km) e basso ordine gerarchico (2°-3° ordine). A nord e a sud dell’area del Taburno, la situazione si presenta totalmente differente. I reticoli idrografici dei bacini presentano un andamento di tipo sub-parallelo, con aste torrentizie, anche in questo caso, di modesto sviluppo longitudinale e basso ordine gerarchico (Valle Vellana, V. Malierno, V. Segaturo, V. Ciesco del Corvo, V. Mingardo, V. Pisciarello, V. Il Gesso, V. Oscuro, V. delle Querce, V. Casella, V. Viscardi) che confluiscono direttamente nei fiumi principali: a nord nel Fiume Calore, a sud nel Fiume Isclero, in corrispondenza delle aree di pianure.

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Tuttavia, nei settori inferiori dei tratti montani, i valloni sono in parte soggetti a frequenti modifiche di alterazione per effetto delle attività antropiche.

Figura 6: inquadramento dell'area con l'andamento del reticolo idrografico interessato. Il Vallone delle Fratte e il Vallone dei Pioppi sono a carattere torrentizio stagionale.

4.5 Uso del suolo

Al fine di analizzare nel dettaglio l’ambito territoriale oggetto di studio, si è proceduto all’analisi della Carta dell’Uso Agricolo del Suolo (CUAS) della Regione Campania, il cui ultimo aggiornamento è stato effettuato nell’anno 2009.

Inoltre, si sono recuperati i dati contenuti nella Carta Uso Suolo realizzata nell’anno 2003 da SMA Campania (società partecipata dalla Regione Campania) per Regione Campania. Tale cartografia, in scala 1:10.000, analizza con maggior attenzione le aree di interesse forestale, spingendosi all’analisi del III livello della classificazione Corine Land Cover.

A tale esame del territorio, avvenuto attraverso la lettura della cartografia tecnica, sono stati comunque associati sopralluoghi di verifica. Tale metodologia, ristrettamente effettuata per l’area a margine della Cava Izzo, ha portato alla formulazione di otto classi di utilizzazione del suolo che, nella carta tematica, sono state contraddistinte con diversi colori o con opportuna simbologia.

Nella zona più alta della cava possiamo distinguere tre macroaree:

1. aree a pascolo naturale e praterie di alta quota; 2. boschi di latifoglie; 3. oliveti;

mentre, nell’intorno si definiscono le altre categorie:

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4. aree con vegetazione rada; 5. frutteti e frutti minori; 6. seminativi primaverili estivi - ortive; 7. vigneti; 8. colture temporanee associate a colture permanenti.

Con la sovrapposizione della carta Uso Suolo SMA Campania con la CUAS, si nota una distinzione dell’area di cava, con evidenziazione di una ulteriore classe (Zona Estrattiva). I sopralluoghi tecnici hanno riscontrato quanto evidenziato in cartografia.

Si riportano di seguito gli stralci delle due Carte Uso Suolo appena citate.

Figura 7: Carta Uso Agricolo del Suolo (CUAS), sovrapposta alla foto aera del sito di interesse. Al centro della carta, ben evidente in corrispondenza del punto verde, l’area della Cava Izzo.

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Figura 8: Carta Uso Suolo della Regione Campania, realizzata da SMA Campania nell'anno 2003, con approfondimento del III livello della Corine Land Cover. Il perimentro della cava Izzo è definito con il codice 131 (Area Estrattiva).

4.6 Vegetazione e flora

Lo studio del territorio, sia dal punto di vista climatico che pedologico, ci porta ad affermare che, dal punto di vista della vegetazione potenziale forestale, nella nostra area di studio ci troviamo di fronte all’associazione a Cytiso-Quercetum pubescentis Blasi et al. (1982), querceto caducifoglio xerofilo diffuso su calcare, con dominanza di roverella (Quercus pubescens) nello strato arboreo, in associazione con Fraxinus ornus (orniello) e Ostrya carpinifolia (carpino nero), quest’ultimo presente soprattutto nelle quote un po’ più elevate. Questi boschi sono soggetti da secoli ad un intenso sfruttamento per tagli di ceduazione e pascolo. La presenza di Quercus ilex (leccio) testimonia della presenza di una subassociazione tipica dell’Italia meridionale, dove comunque resta prevalente la presenza di specie caducifoglie. Caputo (1966- 67), per alcuni rilievi effettuati sul Monte Taburno, definisce una subassociazione ad Aceretum neapolitani, con la presenza quindi di acero napoletano. Dallo studio reale dell’ambito territoriale, si verifica come nel corso dei decenni, in particolare la coltivazione dell’olivo abbia preso il posto alla formazione boscata. Trattasi, quindi, in generale, di un'area che, con altissima probabilità, prima di essere destinata ad area estrattiva, aveva una destinazione agricola. Infatti, nel dettaglio, così come si evince anche dalla lettura delle carte dell'Uso del Suolo (paragrafo precedente), la cava è ubicata sulla linea ipotetica di contatto che separa la fascia propriamente agricola con la fascia più forestale (si veda Figura 9). L’abbandono dell'attività agricola (in generale) e, nel caso di dettaglio, l'interruzione dell'attività estrattiva

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avvenuta circa 15 anni fa, hanno determinato fenomeni di pionierismo vegetazionale molto spinto, con comunità caratteristiche di suoli incoerenti.

Figura 9: ortofoto dell'area di cava. In rosso, la linea di demarcazione che separa la zona agricola dalla fascia tipicamente forestale. con il cerchio è indicata la cava Izzo.

Tra le specie arbustive, ai margini della cava si evidenzia la presenza molto diffusa della ginestra (Spartium junceum), oltre che del rovo (Rubus ulmifolius), ques'ultimo è un segno evidente della forte antropizzazione dell'area. Tra la vegetazione erbacea presente all'interno e nell'intorno della cava, si evidenzia la diffusione abbondantissima di Helichrysum litoreum (elicriso). Si sono rinvenute, inoltre, presenze di Linaria purpurea, Allium ampeloprasum, Euphorbia amygdaloides, Centranthus ruber, Avena fatua. Degna di essere citata, in quanto ritenuto elemento nobile nella vegetazione erbacea, è la santoreggia (Satureja montana), pianta aromatica dai particolari profumi, presente in cava sottoforma dei noti e bellissimi "cuscinetti verdi".

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Figura 10: la foto mostra una evidente chiazza gialla all'interno dell'area di cava, determinata dalla diffusione di Helichrysum litoreum (elicriso).

Figura 11: in questa foto è evidente la presenza di elicriso (macchia gialla a sinistra) e Euphorbia amygdaloides (chiazza verde in basso a destra)

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Figura 12: la roverella (Quercus pubescens) è stata Figura 13: la ginestra risulta essere molto diffusa rinvenuta soprattutto al di fuori del perimetro della nell'intorno della cava. Nella foto si evidenzia anche la vecchia cava, nella parte superiore all'area di scavo. presenza di Scabiosa spp (fiori blu). seppure sporadica, ai margini della cava si rinviene anche Centranthus ruber (fiori fucsia in foto).

Figura 14: carpino nero, diffuso nella parte alta al Figura 15: Fraxinus ornus (orniello), molto diffuso perimetro di cava. nell'area prossima alla cava.

pag.27 di 97 dott.for. Saverio Basile Progetto di messa in sicurezza e recupero ambientale ex Cava Izzo, Sant’Agata dé Goti (Bn) geom. Alfredo Ciaramella dr. Domenico Palma Studio di Impatto Ambientale V.I.A. integrato con la Valutazione di Incidenza V.I. arch. MariaLaura Stefanizzi dott.ing. Salvatore Principe

Figura 16: cisto, molto diffuso nell'area Figura 17: Sedum rupestre, molto diffuso in cava

Figura 18: cuscinetto verde di santorreggia

4.7 Fauna

La diversificazione paesaggistica che caratterizza la macroarea del Monte Taburno, unitamente alla relativa bassa densità umana, ne consente l’insediamento di una discreta quantità di specie di interesse faunistico. Così come fra l'altro definito nel Piano della Biodiversità del Parco Regionale del Taburno, Delibera n.15 dell'anno 2009 - pubblicato sul BURC n.55/2009, nell'area del Taburno-Camposauro non sono mai stati avviati studi scientifici specifici sulle valenze faunistiche.

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Ciò evidenzia comunque un elemento critico sulla definizione esatta delle specie animali presenti nell'ambito considerato. Di seguito, comunque, alcune considerazioni definite dall'analisi paesaggistica della zona di cava ed il suo intorno, suffragata dalle risultanze dei numerosi sopralluoghi condotti in diversi periodi dell'anno:

 Anfibi e rettili: La scarsità di acque superficiali esistente nel territorio impoverisce il popolamento faunistico degli anfibi. Come definito nei paragrafi precedenti, la cava è collocata, a debita distanza, fra due valloni (Vallone dei Pioppi- distante c.ca 150 m. dal perimetro di cava, e Vallone delle Fratte, distante 60 m dal perimetro di cava). Trattasi comunque di aste torrentizie stagionali di 2°-3° livello. Nei numerosi sopralluoghi effettuati non si sono mai rinvenuti anfibi. Più probabile è invece la presenza di rettili. Non si sono mai rinvenuti serpenti come Cervone (Elaphe quatuorlineata), Saettone (Zamenis longissimus o Z. lineatus), Natrice dal collare (Natrix natrix), che dovrebbe essere presente nell'area del Parco con la sottospecie helvetica, Vipera (Vipera aspis) e Biacco (Hierophis viridiflavus). Tra i Sauri, nella macroarea del Taburno la letteratura annovera la presenza del Geco comune (Tarentola mauritanica), Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), Lucertola campestre (Podarcis sicula) e Ramarro occidentale (Lacerta bilineata). Durante le attività di sopralluogo si è rinvenuta la presenza frequente della lucerola campestre (Podarcis sicula).  Uccelli: l’avifauna risulta essere molto diffusa, a seguito della varietà di paesaggio (prati, boschi e coltivi). Sono state osservate fino ad oggi 94 specie, di cui 75 nidificanti, tra certe, probabili e possibili e 18 migratrici e svernanti. Partendo dai rapaci, diverse sono le specie all’interno della macroarea, soprattutto nelle zone più di alta quota del Monte Taburno (Poiana, Sparviere, Falco pecchiaiolo, Gheppio, falco pellegrino). Lodolaio e Nibbio bruno frequentano il territorio solo nei periodi della migrazione. Tra i rapaci notturni, la Civetta è molto diffusa, sia nelle aree antropizzate che nelle aree boschive, queste ultime abitate anche dall’Allocco. Le zone agricole sono ottimi territori di caccia per l’Assiolo e il Barbagianni, la cui popolazione sarebbe in calo, mentre il Gufo comune è più comune nelle zone di media montagna. Diffusi nel territorio sono il Merlo, la Cinciallegra, il Fringuello, il Verdone, il Cardellino, lo Scricciolo, la Gazza, la Cornacchia grigia, il Codibugnolo, la Capinera e la Cinciarella anche grazie alla adattabilità ecologica che li caratterizza. Picchio muratore, Pettirosso, Luì piccolo, Fiorracino, Rampichino e Ghiandaia, sono invece comuni negli ambienti forestali, specialmente se vi si registra la presenza di radure. Upupa, Averla piccola, Passera mattugia, Verzellino, Zigolo nero e Strillozzo preferiscono, invece, i terreni agricoli o comunque le aree aperte. Gli ambienti rupestri e i prati pascoli di quota sono sorvolati da Corvo imperiale, Allodola, Codirosso spazzacamino e Rondini. Si ritiene particolarmente importante segnalare che, nei sopralluoghi condotti in area di cava, spesso si è osservata nei cieli sovrastanti la presenza del falco pellegrino.

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 Mammiferi: i chirotteri ed i roditori sono tra i mammiferi più diffusi all’interno della macroarea. In particolare, Moscardino e Toporagno sono alquanto diffusi nell’ambiente submontano, attratti anche dalle numerose ghiande e altri frutti presenti nei querceti e nei boschi misti. L’Arvicola trova nelle sponde dei corsi d’acqua l’habitat ideale mentre molte specie sono ovviamente favorite dall’uomo e dall’attività agricola, come l’Arvicola di Savi, il Topo selvatico ma anche il Topo domestico. Anche il riccio risulta essere molto diffuso. Fra i carnivori, si annovera la presenza della Volpe, della Donnola e della Faina. Il Lupo, con piccole sporadiche presenze, può sopravvivere grazie alla presenza di nuclei di cinghiali, introdotti nell’area a scopo venatorio;  Invertebrati: nei numerosi sopralluoghi condotti nell'area di cava non si sono mai registrate le presenze di lepidotteri elencati nella Direttiva Habitat o protette da Convenzioni internazionali, come l’Arge e la Polissena. Più comuni e frequenti, invece, la registrazione di lepidotteri quali il Macaone, il Podalirio, la Vanessa Io, la Vanessa atalanta, la Cavolaia maggiore, l’Egea, la Megera e la Cecilia.

4.8 Paesaggio

Il territorio del Comune di Sant’Agata dei Goti si sviluppa su un’ampia superficie; è infatti il comune con estensione territoriale maggiore fra i comuni dell’area del Taburno, con una superficie pari a 6290 ha. Il centro abitato è posto all’estremo sud-occidentale dell’intera area, a quota 159 m s.l.m., anche se piccoli nuclei di abitazioni si sviluppano in maniera sparsa sull’intero territorio.

Tale territorio occupa gran parte delle propaggini occidentali della catena montuosa del Monte Taburno (1393 m) e del Monte Tuoro Alto (1321 m). Da queste due grandi vette, il territorio degrada verso occidente, con la presenza di piccole colline, fino a raggiungere la quota più bassa, posta a 40 m s.l.m.

La proprietà fondiaria è frazionatissima. Osservando la cartografia catastale, è possibile rilevare la grande presenza di particelle catastali, ognuna con piccola superficie. Tale evidenza determina una polverizzazione fondiaria, che determina l’enorme difficoltà a definire strategie di trasformazione fondiaria. Ragione per cui, senza adeguati interventi di accorpamento, sarà difficile intravedere nel futuro progressi in ambito agricolo e zootecnico.

Il settore agricolo è caratterizzato soprattutto da colture a olivo, vite, frutteti (mele e ciliegie in special modo), ortaggi, cereali e legumi. Fra le specialità di frutta si coltiva la mela annurca, prodotto che nel 2006 ha ottenuto il marchio IGP (Indicazione geografica protetta). Buone le qualità di vitigni nel territorio: famosi soprattutto la falanghina, il cui vino ha ricevuto la denominazione DOC con la dicitura Sant'Agata dei Goti Falanghina, e l', etichetta DOC Sant'Agata dei Goti Aglianico riserva.

Importante e significativa anche l’area di importanza forestale, relegata maggiormente nella zona nord-orientale del territorio comunale, in corrispondenza della zona di maggior quota. Delle specie di interesse forestale che interessano tale zona, si rimanda al paragrafo di dettglio.

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Il Parco è stato istituito con decreto del Presidente di Giunta Regionale della Campania n.779 del 06/11/2002, ai sensi della Legge Regionale n.33 del 1/09/1993. Ha una superficie complessiva pari a circa 14.370 ha e si estende, oltre che sul territorio di Sant’Agata dei Goti, anche su parte dei territori comunali di , , , , , , , , , , Montesarchio e .

Tutto il territorio del comune di Sant’Agata dei Goti è ricompreso nel perimetro della Comunità Montana del Taburno, la quale interessa undici dei quattordici comuni su citati.

Figura 19: stralcio carta delle unità di paesaggio, prodotta dalla Provincia di Benevento. In rosso è indicata l'ubicazione della Cava Izzo. In verde, "Unità di paesaggio dei rilievi calcarei".

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Figura 20: veduta dell'area di cava e del contesto paesaggistico in cui è inserita (vista dalla SP 81)

4.9 Rumore e vibrazione

Le sorgenti di rumore “normali” in un autoveicolo in moto sono costituite principalmente dal motore, dai pneumatici, dall’impatto della carrozzeria con l’aria, nonché dai freni, quando vengono azionati. E’ stato osservato, a tal proposito, che l’intensità del rumore del motore alla massima potenza è superata da quella del rumore di rotolamento dei pneumatici, per velocità superiori agli 80 Km/h, e da quella del rumore derivante dalla turbolenza dell’aria sulla superficie del veicolo, per velocità superiori ai 100 Km/h. Va evidenziato altresì che compongono il rumore stradale anche le emissioni sonore prodotte dai dispositivi di segnalazione acustica. Qui di seguito si riporta la tabella che evidenzia il rapporto tra rumore e traffico veicolare anche in funzione delle caratteristiche della strada. Traffico - Flusso veicolare a 100 metri dalla sorgente sonora per 1000 veicoli/h: 57 dB - Velocità dei veicoli a 40 km/h: 31 dB a 100 km/h: 36,6 dB - Pneumatici meno rumore con spessore minore e diametro grande pneumatici radiali.

I livelli di rumore sono in funzione delle Caratteristiche della strada:

- Pendenza longitudinale In discesa: diminuzione di circa 2-3 dB In salita: autocarri lieve aumento leq autovetture lieve diminuzione leq (leq = livello sonoro continuo equivalente) - Sezione trasversale senso unico di circolazione

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doppio senso di circolazione numero di corsie presenza di siepi - Pavimentazione differenze dovute a: macrotessitura quantità di moto densità dei materiali superficie asciutta o bagnata

La letteratura specialistica di settore attribuisce ai rumori dovuti alla circolazione del traffico circa l’80% dell’energia acustica nelle aree urbane.

Difesa del rumore

Livello di intensità sonora dBA Caratteristiche della fascia di livelli di intensità sonora 0-35 Rumore che non arreca fastidio né danno 36-65 Rumore fastidioso e molesto, che può disturbare il sonno e il riposo 66-85 Rumore che disturba e affatica, capace di provocare danno psichico e neurovegetativo e in alcuni casi danno uditivo 86-115 Rumore che produce danno psichico e neurovegetativo, che determina effetti specifici a livello auricolare e che può indurre malattia psicosomatica 116-130 Rumore pericoloso: prevalgono gli effetti specifici su quelli psichici e neurovegetativi 131-150 e oltre Rumore molto pericoloso: impossibile da sopportare senza adeguata protezione; insorgenza immediata o comunque molto rapida del danno.

Piano Comunale di Classificazione Acustica In riferimento alla situazione attuale si precisa che il comune di S. Agata de’ Goti non è provvisto di Piano Comunale di Classificazione Acustica. Comunque l’area oggetto di studio è assimilabile ad una prima classe (Aree particolarmente protette): il limite diurno (6.00-22.00) Leq dB (A) è fissato nel valore 50, quello notturno (22.00- 6.00) nel valore 40. Il D.P.C.M. 14/11/97 definisce le sei classi acustiche in cui deve essere suddiviso il territorio comunale, ognuna delle quali è caratterizzata da limiti propri. Facendo riferimento al rumore che può essere generato dalla realizzazione dell'opera, è quello prodotto in fase di cantiere, dovuto essenzialmente ai mezzi meccanici di scavo e a quelli che circolano durante le fasi di realizzazione dell'intervento, questa rumorosità aggiunta è sicuramente di tipo temporaneo, valutabile in tre anni, prodotta in maniera discontinua soprattutto nella fase di disgaggio e realizzazione dei gradoni; si svilupperà durante le ore diurne.

4.10 Salute Pubblica

I rischi per la salute umana vanno analizzati, in via generale, sia nella fase di costruzione dell’opera, che in quella di esercizio, nonché, per quella di dismissione della stessa. Le principali fonti di rischio per la salute sono riassumibili in (fonte: G. Gisotti e S. Bruschi, “Valutare l’ambiente”, la Nuova Italia Scientifica, 1992):

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a) sostanze chimiche e radioattive; b) agenti patogeni biologici; c) rumore e vibrazioni. Qui di seguito si riportano brevi cenni sui rischi connessi alla presenza delle prime due fonti di impatto sanitario, mentre per l’ultima si rimanda al relativo capitolo. a) Rischio da sostanze chimiche e radioattive Le sostanze chimiche e radioattive possono produrre danni all’organismo umano. Il danno all’organismo umano dipende sia dai caratteri chimico-fisici e tossicologici sia dalla possibilità che tali sostanze possano essere messe in condizioni tali da provocare danno. b) Rischio da agenti patogeni biologici Anche le sostanze biologiche possono produrre danni alla salute, la loro pericolosità può essere messa in relazione ai seguenti indicatori:  dose infettiva minima;  periodo di latenza dell’infezione;  persistenza dell’agente patogeno nell’ambiente. Per poter calcolare il rischio è necessario conoscere altre informazioni relative a tali sostanze che, pur non potendo essere considerati dei veri indicatori, costituiscono una base conoscitiva necessaria per giungere a degli indicatori. Si possono individuare tre classi di tipologie di esposizione alle sostanze patogene: PRIMA CLASSE: esposizione per via inalatoria; SEONDA CLASSE: esposizione per assorbimento dermico; TERZA CLASSE: esposizione per ingestione. Le proprietà tossicologiche delle sostanze chimiche patogene sono rese disponibili in molte banche dati. Lo stato di qualità dell’ambiente, in relazione al benessere ed alla salute della comunità umana presente nell’ambito territoriale oggetto di studio, come si analizzerà nel seguito del documento, non determinerà situazioni particolarmente critiche dal punto di vista sanitario.

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5 LE SOLUZIONI PROGETTUALI CONSIDERATE

La analisi delle alternative progettuali ha lo scopo di individuare le possibili soluzioni alternative e di confrontarne i potenziali impatti con quelli determinati dall'intervento proposto. Nel caso particolare della messa in sicurezza e ripristino ambientale della Cava Izzo, si evidenzia che la individuazione delle soluzioni si restringono ad alternative legate ai processi o strutturali, ad alternative di compensazione e/o mitigazione degli effetti negativi, prendendo anche in considerazione la alternativa zero; banalmente, non potrà essere presa in considerazione l'alternativa di localizzazione dell'intervento.

5.1 Alternativa zero

La alternativa zero consiste nel non realizzare l'intervento. E' evidente come la decisione di non intervenire nei lavori di ripristino, al di là di quelle che sono le imposizioni dettate dalla normativa vigente in materia di gestione delle cave (PRAE) e dalle risultanze emerse dalla ultima Conferenza dei Servizi che ha portato alla autorizzazione dell'intervento (con relative prescrizioni), generi effetti negativi permanenti determinati fondamentalmente dalla instabilità delle pareti rocciose e dall'impatto visivo (effetti sul paesaggio) della cava abbandonata. Tali elementi rendono l'impatto complessivo di questa scelta di tipo permanente (differenza sostanziale rispetto alle altre alternative).

5.2 Alternative strategiche

Le analisi delle possibili alternative da poter proporre per consentire una metodologia di messa in sicurezza e ripristino ambientale della cava, considerata la situazione del sito, è quella di dover definire un nuovo profilo per ridurre o annullare il rischio di instabilità legato alla presenza di pareti sub-verticali con rocce poco coese. Ovviamente, tale obiettivo può essere raggiunto esclusivamente scavando, realizzando quindi gradoni che portino a pendenze più accettabili e che, al contempo, permettano di "rinaturalizzare" l'area, attraverso interventi di piantumazione di specie erbacee, arbustive e arboree autoctone. Le soluzioni strategiche analizzate prevedono, la prima, il gradonamento di pedata media 5 metri ed alzata (media) di 5 metri. La soluzione alternativa prevede pedata media di 2,5 metri ed alzata (media) di 2,5 metri.

5.2.1 Gradonamento 5x5 metri

Tale soluzione è quella proposta ed autorizzata da tutti gli Enti coinvolti in occasione della conferenza dei servizi indetta dal Settore Provinciale Genio Civile di Benevento. Essa prevede lo scavo minimale del fronte di cava, con il risultato finale di ottenere una serie di gradoni di altezza media pari a 5 metri, pedata di 6 metri e pendenza di ogni gradone pari, nella media, a 70°. La riprofilatura prevede la suddivisione dell'intera cava in n.3 lotti, ognuno della durata di un anno (si veda opportuna tavola progettuale). Su ogni pedata, nella fase immediatamente successiva alla riprofilatura di ogni lotto, la soluzione prevede il riporto di terra di scavo e parte di terreno vegetale e la successiva piantumazione delle specie vegetali, così come descritte nei paragrafi successivi.

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5.2.2 Gradonamento 2,5x2,5 metri

Tale soluzione, di nuova proposta ai fini della valutazione di impatto ambientale, prevede una riprofilatura del fronte di cava più energica, suddivisione del cantiere sempre in n.3 lotti ed ognuno della durata di un anno (si veda opportuna tavola progettuale), con gradoni di alzata (media) pari a 2,5 metri e pedata (media) di 2,5 metri. Tale soluzione, a risultato finale, porta ad ottenere un mascheramento migliore e ad una migliore rinaturalizzazione dell'area, come si vedrà nei paragrafi a seguire.

5.3 Alternative di processo e di mitigazione degli effetti negativi

Le analisi delle possibili alternative legate ai differenti processi per raggiungere lo stesso obiettivo, ha portato alla scelta di delocalizzare l'impianto di frantumazione del materiale grossolano ottenuto dalle operazioni di disgaggio e realizzazione del nuovo profilo, sia esso ottenuto dal gradonamento 5x5 m, sia ottenuto con la soluzione del gradonamento 2,5x2,5 m. La scelta della delocalizzazione della operazione di frantumazione porta a mitigare anche uno degli effetti negativi determinati dalle emissioni di polveri e rumore. Questa scelta determina impatti inferiori rispetto alla presenza di un impianto di frantumazione nel sito (verrebbero generati impatti negativi maggiori rispetto a qualche viaggio in più di autocarri adibiti al trasporto del materiale prodotto). Al fine di mitigare l'impatto visivo (paesaggio) generato dal gradone, sia esso di altezza media di 5 metri, sia esso di altezza più ridotta e pari a 2,5 m, è stata scelta la soluzione progettuale che prevede la creazione di tasche vegetazionali, poste in maniera irregolare sulle alzate, di profondità di 0,5 m ed in cui saranno sistemate piante/talee di ginestre e santoreggia. Inoltre, per entrambe le soluzioni in esame, ove possibile, è previsto l'abbattimento delle teste di scarpa dei gradoni per riempire la parte sottostante ed ottenere una serie di superfici in scavo o riporto con pendenze non superiori ai 30°-35°; tale soluzione consente, sulle superfici generate, riporti di terra vegetale e rinverdimenti con normali interventi di semine e messa a dimora di alberi/arbusti.

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6 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO

6.1 Descrizione dello stato dei luoghi

Le soluzioni progettuali proposte sono finalizzate alla messa in sicurezza, recupero e riqualificazione ambientale di un’area degradata dall’attività estrattiva (ex art. 67 PRAE comma 1 lett. A) riuso naturalistico e/o paesaggistico (oasi naturalistiche, aree naturali di pregio e/o di fruizione naturalistica). Prima di procedere all’esame degli aspetti tecnici del piano, è opportuno sottolineare che l’area in questione è stata ininterrottamente utilizzata, per vari decenni, come cava di coltivazione e di frantumazione di materiale lapideo, con tutte le problematiche e conseguenze negative sull’ambiente e sul territorio circostante connesse a questo tipo di attività, l’alterazione dei caratteri morfologici naturali del territorio e dell’ecosistema floristico. L'attività è stata interrotta nei primi anni 2000. Tale interruzione ha lasciato sul terreno una sorta di “buco bianco” di discrete proporzioni, che si rende necessario ed mettere in sicurezza e recuperare.

Figura 21: il fronte di cava più ampio

Dalla figura in alto si evince la pericolosità dei luoghi in cui versa la cava, che si concretizza nel pericoloso dislivello venutosi a creare tra la parte piana e la parete rocciosa retrostante, che ha una altezza di circa 23 metri. Gli interventi proposti sono esclusivamente finalizzati alla messa in sicurezza di un'area facilmente frequentata (presenza di una strada comunale), oltre che al recupero e alla riqualificazione ambientale di una macrozona di alta valenza naturalistica, fortemente compromessa dalla pressione antropica. Tali azioni, seppur limitate nei minimi termini, determinano necessariamente processi di escavazione e gradonamento, al fine di "plasmare" il dislivello complessivo, rendendolo compatibile con l'ambiente circostante.

6.2 Piano di messa in sicurezza e recupero ambientale: le soluzioni analizzate

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Le pareti rocciose delle due platee della cava, rappresentate negli appositi elaborati progettuali, soprattutto nei lati posti ad ovest - con altezza massima che in alcuni punti raggiunge i 23 m rispetto al piano interno - verranno opportunamente messe in sicurezza, operando scavi di sbancamento per la formazione di gradoni, sui quali verranno messi a dimora circa 1.200 alberi e 2.131 arbusti di specie compatibili con il clima della zona, in modo da creare, nel tempo, ampie macchie di verde che andranno a ridurre l’impatto visivo delle pareti rocciose nude. Sulle pedate dei gradoni verrà effettuata una semina di specie erbacee endemiche.

Il ripristino ambientale avverrà in complessivi n.3 anni, nel rispetto delle prescrizioni P.R.A.E., e secondo il cronoprogramma riportato in progetto. Si procederà nelle lavorazioni di ripristino, ovviamente, dall’alto verso il basso. Ad ultimazione dei lavori di gradonamento del lotto, si procederà alle operazioni di rinaturalizzazione vera e propria, in concomitanza con le operazioni di gradonamento del lotto successivo. Nel rispetto delle prescrizioni e delle buone norme imposte dalla selvicoltura e dalle norme di applicazione delle tecniche di Ingegneria Naturalistica, le attività di semina del prato e di piantumazione delle essenze arbustive ed arboree avverrà nel periodo di riposo vegetativo, ovvero dal mese di ottobre ad aprile dell’anno successivo, quando cioè le piogge sono frequenti e quando le temperature non sono né alte, né molto basse (dall’analisi climatica dei precedenti capitoli, è sconsigliato l’intervento nei mesi di gennaio e febbraio. Viene fornita una descrizione sintetica delle varie fasi progettuali, oggetto del Studio di Impatto Ambientale.

6.2.1 Viabilità di accesso al cantiere

Così come si evince dalla lettura dell'apposita tavola progettuale, la cava è raggiungibile dalla Strada Montana Pietracotta, che si diparte dalla Strada Comunale Paolini e che costeggia l'intera cava. La viabilità esterna al cantiere risulta quindi sufficiente a garantire l'accesso nel sito dei mezzi meccanici necessari alla realizzazione dell'opera di ripristino.

6.2.2 Viabilità interna al cantiere

Sia per la soluzione del gradonamento 5x5 m che nella soluzione del gradonamento 2,5x2,5 m, la viabilità interna sarà prettamente limitata a consentire la realizzazione del gradone e ripristino ambientale. Si evidenzia come essa sarà estremamente limitata, al fine di ridurre, quanto più possibile, le emissioni di polveri e/o rumori.

6.2.3 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 5x5 m

La realizzazione dei gradoni rappresenta una protezione dalla caduta di massi o detriti e dall’eventuale azione erosiva dovuta al ruscellamento delle acque meteoriche, nonché la possibilità di insediamento della vegetazione arbustiva ed arborea sulle pedate. la necessità di mettere in sicurezza l'area, così come disposto anche dalla Regione Campania, Settore Genio Civile di Benevento, è ancora più evidente giacché l'area di cava è lambita da una strada comunale in parte asfaltata e, quindi, facilmente accessibile a chiunque.

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La coltivazione, in tale soluzione, prevede la suddivisione del fronte in complessivi n.13 gradoni (n.9 per la cava bassa e n.4 per la cava alta). Essi avranno un’alzata variabile ma quasi sempre di 5 m., pedata media 5 m. e inclinazione del fronte variabile ma quasi sempre di 70°. Per poter realizzare tale intervento, saranno impiegati mezzi meccanici idonei e menzionati nel par. 3.2, quali pala gommata e escavatore. Per il distacco dei blocchi e la realizzazione dei gradoni e dalle bancate saranno sfruttate le naturali fratturazioni della roccia e le discontinuità costituite dai giunti di stratificazione. Il materiale così estratto sarà ridotto nelle dimensioni idonee per il trasporto sugli opportuni autocarri. Si procederà quindi alla sistemazione della colmata, impiegando il materiale detritico di scavo. Tale materiale sarà disposto in colmata con gradazione granulometrica. Il materiale più grossolano sarà disposto in basso e, via via verso l’alto, si distenderanno livelli di materiale più fine. Ciò garantirà sia la tenuta che la capacità di drenaggio della colmata. La obbligata inclinazione della alzata impedisce qualsiasi forma di semina. Assunto comunque che la presenza di "affioramenti rocciosi" ben si inserisce nel paesaggio complessivo del Taburno, oltre che essere un ottimo ambiente per lo sviluppo della flora e stanziamento di fauna locale, si procederà comunque alla creazione di tasche vegetazionali sul fronte del gradone (si veda progetto), con la sistemazione di terreno (strato di circa 5 cm) e semina di specie erbacee idonee. Inoltre, al fine di mitigare maggiormente l'impatto visivo, si procederà all'abbattimento delle teste di scarpa dei gradoni, per riempire la parte sottostante ed ottenere una serie di superfici in scavo o riporto con pendenze non superiori ai 30°-35°, che consentono riporti di terra vegetale e rinverdimenti con normali interventi di semine e messa a dimora di alberi/arbusti. Si rimanda al progetto e alle specifiche tavole la definizione delle sezioni e il calcolo analitico dei volumi di materiale da sterro e da riporto.

6.2.4 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 2,5x2,5 m

Tale soluzione è stata presa in considerazione, in virtù della fase di Valutazione di Impatto Ambientale.

Così come riportato nelle apposite tavole progettuali, essa prevede la suddivisione del fronte di cava in complessivi n.29 gradoni (n.18 per la cava bassa e n.11 per la cava alta), aventi ognuno mediamente alzata 2,5 m e pedata 2,5 m. Anche per questa soluzione saranno adottate le tecniche descritte nel paragrafo precedente. Si procederà alla suddivisione del cantiere in tre lotti, così come riportato in progetto, ognuno di durata di un anno, partendo dall'alto. Verranno sfruttate le naturali fratturazioni della roccia per il distacco dei blocchi; il materiale estratto sarà ridotto nelle dimensioni idonee per il trasporto sugli opportuni autocarri impiegando materiale detritico di scavo. Saranno poi realizzate le opportune colmate, impiegando il materiale detritico di scavo, disposto con granulometria differente, il più grosso nella parte basale del gradone, sistemando via via quello più fine. Anche in questo caso si procederà alla creazione di tasche vegetazionali, nelle modalità indicate nel paragrafo precedente. In questo caso, invece, vista la esigua altezza del gradone, non si procederà all'abbattimento delle teste di scarpa dei gradoni.

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Sulle pedate sarà poi sistemato terreno vegetale (strato di circa 5 cm), per procedere successivamente alla semina di specie erbacee idonee.

6.2.5 Deposito provvisorio del materiale prodotto dal gradonamento

Al fine di ridurre al minimo l'impatto dell'intervento, non saranno previste infrastrutture di tipo prefabbricato o baraccamenti adibiti allo stoccaggio del materiale prodotto dall'attività di gradonamento, così come per il materiale impiegato per il ripristino ambientale (terreno vegetale, piante). Così come indicato in progetto, si provvederà alla disposizione di due piccoli prefabbricati, da adibire come spogliatoi e depositi piccoli attrezzi da lavoro. Il materiale verrà pertanto depositato provvisoriamente al margine dei piazzali, quanto più prossimi alla viabilità di accesso al cantiere, da dove verrà caricato sui camion adibiti al trasporto. La logistica di cantiere verrà organizzata in maniera tale che il deposito temporaneo del materiale duri al massimo due giorni. I depositi temporanei saranno disposti nel rispetto delle condizioni di stabilità dei versanti e in maniera da non interferire con il reticolo idrografico.

6.2.6 Regimazione delle acque

Così come illustrato negli elaborati progettuali, l’intervento consiste nella realizzazione di un raccordo con le isoipse, con la formazione di gradoni, tra la parte alta della parete e il fondo cava, tali da favorire il ruscellamento delle acque meteoriche nelle due vallecole poste ai margini della cava, in posizione sud-est e sud-ovest. Inoltre, attraverso la realizzazione di opportune canaline in terra battuta, dimensionate come da calcolo progettuale, si provvederà a regimare tale deflusso. Nelle misure di compensazione di habitat sottratti, tale deflusso convergerà verso la vasca di raccolta delle acque, impiegata per la lotta attiva agli incendi boschivi. Poiché la nostra area è ubicata in una zona vincolata (Parco Regionale del Taburno, oltre che area SIC), nel rispetto dei vincoli imposti dal PRAE Campania e relativi al ripristino delle cave, si è scelto di realizzare canallette trapezoidali modellate in terra battuta. Di seguito il calcolo del dimensionamento, effettuato con l’ausilio di software freeware scaricato dal sito internet geologi.it. Si è applicato il coefficiente di scabrosità di Kutter relativo ai canali in terra con depositi di sabbia. Il dimensionamento delle canalette su riportato permette di far defluire una portata d’acqua pari 0,207 mc/sec, valore superiore alle portate che si determinerebbero sia nella zona alta della cava (0,15 mc/sec) che nella zona bassa (0,18 mc/sec). Tale dimensionamento, quindi, determina un fattore di sicurezza pari a 1,15 rispetto alla portata attesa.

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6.2.7 Opere accessorie

Per la definizione esatta di tali opere, si rimanda ai documenti progettuali.

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6.2.8 Apporto di terreno vegetale e attività preparatorie alla piantumazione

Per gran parte dell'area oggetto di lavorazione, sarà ovviamente impossibile recuperare il terreno che costituiva lo scotico delle lavorazioni di cava, in quanto, fra l’altro, le attività di estrazione si sono concluse più di dieci anni fa. Questa attività sarà invece possibile per le cosiddette "aree vergini", intese come aree "nuove", interessate necessariamente alla fase di rimodellazione del fronte di cava nell'attività di gradonamento, pari a:

 per la soluzione gradonamento 5x5 m, pari a 8.017 mq ed identificata in apposita tavola progettuale e nella immagine riportata in basso, il cui volume è stimato in 4008,4 mc;  par la soluzione gradonamento 2,5x2,5 m, pari a 9.056 mq, anch'essa identificata in apposita tavola progettuale e nella immagine riportata in basso, il cui volume è stimato in 4528 mc.

Tale terreno, così come prevede il P.R.A.E., sarà preventivamente accantonato in apposita area indicata negli elaborati grafici progettuali, per poi essere ricollocato sulla pedata del gradoni di neo formazione.

Sempre nel rispetto di quanto previsto nel P.R.A.E. della Regione Campania, parte del materiale sterile recuperato dall’attività di realizzazione dei gradoni sarà mescolato con terreno acquistato, quest'ultimo di composizione molto simile allo strato pedologico dell’area di studio (per le caratteristiche, si veda paragrafo "4.3 Aspetti pedologici").

Tutte le operazioni di preparazione che coinvolgono sterile (cappellaccio) e terreno possono avvenire in qualsiasi momento dell’anno, e quindi procederanno con i lavori di realizzazione dei gradoni.

Lo strato di sterile e terreno posto sulla pedata dei gradoni e nelle aree originariamente adibite a piazzale avrà uno spessore adeguato al radicamento delle specie vegetali da impiantare, valutato pari a 60 cm. I primi 5 cm di terreno saranno costituiti da miscela terreno vegetale, a cui sarà aggiunto il cappellaccio; tutto ciò al fine di rendere meno ciottolosa la parte di terreno posta più in superficie. Nella fase di spandimento del terreno, per ogni gradone si provvederà a dare una pendenza verso il piede pari al 2-3%; tutto ciò per favorire le operazioni di drenaggio in caso di afflussi meteorici eccezionali. A tal proposito, si provvederà a determinare un opportuno sistema drenante, per convogliare le acque di precipitazione verso le due vallecole poste ai margini dell’opera, come riportato nelle tavole di progetto.

Le operazioni successive prevedono la erpicatura e la rullatura del terreno, al fine di dare regolarità alla superficie. Seguirà una concimazione granulare, del tipo microgranulare binario con elevato tenore in fosforo, nella misura di 20-30 mg/mq. Dopo tale operazione, seguirà la fase di semina.

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Figura 22: area di lavorazione. In rosso, le aree vergini interessate dalla soluzione con gradoni 5x5 m.

Figura 23: area di lavorazione. In rosso, le aree vergini interessate dalla soluzione con gradoni 2,5x2,5 m.

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6.2.9 Semina

Il ripristino ambientale, effettuato con tecniche di ingegneria naturalistica, prevede la semina, sia sui gradoni che nelle aree originariamente adibite a piazzale, di una miscela di sementi autoctone, sicuramente certificate. La miscela di sementi sarà costituita da:  erba fienarola (Poa pratensis);  festuca rossa (Festuca rubra);  gramigna (Cynodion dactylon);  trifoglio repens e t. bianco (Trifolium repens e Trifolium pratense);  loietto (Lolium perenne);  erba mazzolina (Dactylis glomerata);  lupolina (Medicago lupolina);  paleo rupestre (Brachypodium rupestre);  ginestrino (Lathyrus venetus). L’erba fienarola ha buone caratteristiche di attecchimento, mentre la festuca rossa e la gramigna hanno un’azione consolidante sul terreno. La semina verrà effettuata a spaglio. Dopo tale intervento, se necessario, sarà opportuno effettuare una o più irrigazioni di soccorso, garantite con l’impiego di autobotti.

6.2.10 Piantumazioni sui gradoni

Per entrambe le soluzioni analizzate, sui gradoni saranno messi a dimora complessivamente n.1902 piante di specie arbustive ed arboree (dato comprensivo di individui sostituiti per risarcimenti/integrazioni di piante morte a seguito di monitoraggio fino al terzo anno dalla piantumazione), di cui:  N.385 individui arborei, così identificati: o n. 80 Fraxinus Ornus (orniello); o n. 80 Quercus ilex (leccio); o n. 55 Sorbus domestica (sorbo domestico); o n.170 Olea europea (olivo);  N.1517 individui arbustivi, così identificati: o n.400 Crateagus monogyna (biancospino); o n.217 Pistacia terebinthus (terebinto); o n.500 Satureja montana (santoreggia); o n.400 Spartium junceum (ginestra). Sui gradoni della cava bassa saranno sistemati individui arbustivi, mentre sui gradoni della cava alta saranno sistemati gli individui arborei e individui arbustivi. Al fine di facilitare l'attecchimento di specie vegetali anche sulle alzate dei gradoni, oltre che di garantire in parte il mascheramento visivo della roccia affiorante, saranno create una serie di tasche vegetazionali, poste in maniera non ordinata ed irregolare e ad una distanza di circa 3 m l'una dall'atra. Tali tasche avranno una profondità di circa 50 cm, in cui verrà sistemato del terreno vegetale. Seguirà poi la piantumazione di santoreggia e di talee di ginestra.

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Si procederà alla piantumazione del 90% delle quantità di piante su indicate, mentre il restante 10% costituirà riserva per i già citati risarcimenti a seguito dei monitoraggi che verranno effettuati nei tre anni successivi alla messa a dimora.

6.2.11 Piantumazioni nelle aree originariamente adibite a piazzali

Nelle aree originariamente adibite a piazzali saranno messi a dimora complessivamente n.1428 specie arboree ed arbustive (dato comprensivo di individui sostituiti per integrazione/risarcimenti di piante morte a seguito di monitoraggio fino al terzo anno dalla piantumazione) di cui:  N.514 individui di specie arboree, così identificati: o n. 200 Olea europea (olivo); o n. 150 Quercus ilex (leccio); o n. 164 Sorbus domestica (sorbo domestico);  N.914 arbusti, così identificati: o n.214 Pistacia terebinthus (terebinto); o n.300 Satureja montana (santoreggia); o n.400 Spartium junceum (ginestra).

Anche in questo caso si procederà alla piantumazione del 90% delle quantità di piante su indicate, mentre il restante 10% costituirà riserva per i già citati risarcimenti a seguito dei monitoraggi che verranno effettuati nei tre anni successivi alla messa a dimora. Tutto il materiale impiegato, opportunamente certificato, sarà acquistato dai vivai più vicini all’area di cava, in maniera da ridurre il rischio di stress da adattamento climatico. Per entrambe le aree, la piantumazione seguirà il concetto di intervento di tipo naturalistico, prevedendo quindi la sistemazione delle piante con sesto irregolare e favorendo, soprattutto per le specie arbustive, la sistemazione a gruppi. Per effettuare la piantumazione, si provvederà alla realizzazione manuale di apposite buche, di adeguata profondità, eseguite con l’ausilio della vanga. Ad ogni piantina verrà posto un opportuno tutore.

6.2.12 Controllo delle infestanti, monitoraggi e irrigazione di soccorso

Al fine di garantire il successo degli interventi proposti, nei tre anni successivi al recupero ambientale verranno garantiti una serie di attività così sintetizzate:  Lavorazioni del suolo e controllo della flora infestante: la superficie di suolo circostante le piante messe a dimora che sarà colonizzata dalla flora infestante verrà sfalciata 2 volte all’anno (fine primavera e fine inverno) al fine di evitare che vengano interessate da eventuali incendi; Il suolo nelle immediate vicinanze delle piante verrà zappettato 2 volte all’anno (fine inverno e fine primavera) per favorire l’infiltrazione e la conservazione dell’acqua;  Controllo fitosanitario: durante l’attecchimento delle piante verrà controllato lo stato fitosanitario delle stesse e solo in caso di forti infestazioni di avversità biotiche verranno eseguiti trattamenti ad hoc;

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 Irrigazione di soccorso: nel caso in cui la stagione primaverile-estiva risulti particolarmente siccitosa verranno effettuate irrigazione di soccorso previa formazione della formella di impluvio dell’acqua.

6.3 Rifiuti e residui di lavorazione delle attività previste in progetto

L’attività di coltivazione della cava non produce rifiuti di tipo particolare. L’unico prodotto dell’attività di cava è costituito da materiali litoidi inerti costituiti da scampoli lapidei di varia pezzatura, da piccola a medio–grossa che solo per poco tempo saranno accumulati direttamente sulla superficie del terreno all’interno dell’area di cava. Parte di essi saranno re-impiegati per gli interventi di ripristino ambientale della cava; un'altra parte sarà rapidamente avviata all’impianto di frantumazione, quest'ultimo non ubicato all'interno di cava per non produrre ulteriori polveri e rumori, con cadenza giornaliera o al massimo settimanale. I rifiuti solidi prodotti dalla cava sono costituiti essenzialmente dai normali rifiuti solidi derivanti dalle attività connesse con la presenza del personale. L’acqua utilizzata per l’abbattimento delle polveri, in media circa 8 mc/giorno, verrà ottenuta mediante l’utilizzo di autobotti. Sarà priva di elementi inquinanti, per cui potrà filtrare nel terreno senza provocare danno alcuno alla falda idrica profonda. Non ci sarà produzione di rifiuti speciali dall’attività di manutenzione ordinaria dei mezzi meccanici. Potrà tuttavia verificarsi la necessità di intervenire in situ per manutenzione straordinaria dovuta, cioè, a guasti improvvisi, che non permettano il trasporto in autofficine autorizzate per la relativa riparazione. In tale circostanza, gli oli esausti, parti meccaniche obsolete, pneumatici fuori uso ecc, verranno opportunamente stoccati in apposito vano adibito a deposito e quindi consegnati in breve tempo alla ditta autorizzata alla raccolta. Nel caso perdita di olii per guasti improvvisi di mezzi o attrezzature meccaniche, saranno presenti in cantiere taniche di emergenza del tipo Eco-Work o similari. Si tratta di serbatoi in materiale plastico, leggeri e maneggevoli che facilmente possono essere rapidamente sistemati al di sotto del mezzo danneggiato per contenere la perdita. Tali contenitori sono inoltre adatti anche al trasporto in sicurezza dei liquidi recuperati verso i centri di smaltimento autorizzati. Ad ogni modo, la ditta EDILTER srl, essendo in attività da diversi decenni e tenuta al rispetto delle leggi in materia di protezione dell’ambiente (in particolare di produzione e conferimento di rifiuti, registro di carico/scarico, presentazione del MUD con indicazione del tipo e quantità di rifiuti prodotti, ditte cui vengono conferiti ecc.). Infine gli scarichi gassosi sono solo quelli emessi dalle macchine previste nel ciclo produttivo. Le loro emissioni in atmosfera non producono danno sensibile all’ambiente in quanto dotate di dispositivi previsti dalle norme vigenti per gli automezzi. Rumore, Vibrazioni e Polveri sono le emissioni connesse con l’attività estrattiva:  Il Rumore è connesso a quello dei macchinari di cantiere ed all’uso delle macchine operatrici di cava. I macchinari usati rientrano nel gruppo delle macchine operatrici (pala gommata, escavatore, dumper, autocarro cisterna, motocompressore, ecc.). Il rumore emesso da dette macchine differisce da modello a modello ed è funzione del lavoro eseguito. Tutte le macchine da utilizzare hanno livelli di rumore tali da non

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provocare danni al personale impiegato, per cui il rumore prodotto nella fase di coltivazione della cava non comporta danni di alcun genere all’ambiente circostante, tenuto conto della distanza dal centro abitato e dalle strade di grande traffico.  Al fine di evitare la formazione di polveri la cava sarà dotata di un sistema di depolverizzazione per la raccolta e il convogliamento delle polveri di lavorazione e sistemi di depolverizzazione su apparecchiature di cava, sulle strade e i piazzali, ove circolano i mezzi di carico e trasporto dei materiali, mediante ausilio di autobotti. Pertanto la quantità di polveri che si potranno generare nel corso della produzione sarà molto limitata.

6.4 Cronoprogramma esecuzione degli interventi

Dall’esame di entrambe le soluzioni progettuali analizzate, si evince che tutto gli interventi si completeranno in un arco temporale di tre anni, nel rispetto delle prescrizioni del P.R.A.E. Regione Campania. Soprattutto la soluzione progettuale che prevede la sistemazione ambientale con gradoni 2,5x2,5 m permette di effettuare razionalmente sia l’operazione di rimodellamento del profilo, sia l’operazione di piantumazione delle specie vegetali autoctone, determinando un decorso regolato al fine di restituire, a lavori ultimati, un’area completamente recuperata e meglio inserita nel contesto territoriale circostante. L’intera area di lavorazione sarà divisa in n.3 lotti, della durata di un anno ognuno. Si procederà a lavorare dalla parte più alta, determinando quindi i gradoni così come riportato nelle tavole di progetto. A completamento della definizione dei gradoni del primo lotto, seguirà l’attività di riporto del terreno vegetale e sterro, operazione che sarà eseguita di volta in volta che si completerà il singolo gradone. L’attività di rinaturalizzazione si completerà, prima, con gli interventi preparatori del terreno (aratura, rullatura e concimazione), passando poi alle attività di semina e piantumazione delle essenze arboree e arbustive. Stessa procedura verrà eseguita per il secondo e terzo lotto. Si riporta in basso una tabella indicante i periodi di intervento. Nel rispetto della buona norma agronomica/forestale, sia la semina che la messa a dimora delle essenze arboree ed arbustive avverranno nel periodo di riposo vegetativo, identificato nel periodo autunno-invernale.

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Figura 24: tempi di esecuzione degli interventi di rinaturalizzazione

6.5 Analisi economica - costi dell'intervento

I costi di intervento sono stati valutati prendendo i esame il costo del personale, l'ammortamento dei macchinari utilizzati, l’energia elettrica, la piantumazione/rinaturalizzazione dell'area, ecc. Si sono ottenuti i seguenti costi annui di gestione, valutati sia per la soluzione che prevede gradoni 6x5 m, sia per la soluzione con gradoni 2,5x2,5 m.

Soluzione con gradoni 5x5 m

Figura 25: costi annui interventi di rinaturalizzazione ipotesi gradoni 5x5 m

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Figura 26: costi totali intervento ipotesi gradoni 5x5 m

Soluzione con gradoni 2,5x2,5 m

Figura 27: costi annui interventi di rinaturalizzazione ipotesi gradoni 2,5x2,5 m

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Figura 28: costi totali interventi di rinaturalizzazione ipotesi gradoni 2,5x2,5 m

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7 INTERAZIONE DELL’INTERVENTO CON GLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE VIGENTI

7.1 Generalità

In questo quadro di riferimento sono presi in esame gli atti di pianificazione e programmazione nazionale, regionale e locale che in qualche modo possono avere una interazione con il progetto. La disciplina delle attività estrattive è regolata a livello nazionale dal R.D. 29 luglio 1927, n. 1443. La citata legge mineraria distingue le attività estrattive di cava da quelle di miniera in relazione alla tipologia del materiale estratto:  materiali e sostanze di miniere (o di I categoria) sono quelli ritenuti di maggior rilevanza economica per pregio e/o rarità e di interesse prioritario e/o strategico per l’economia nazionale;  materiali di cava (o di II categoria) sono sostanzialmente quelli impiegati nell’edilizia, considerati di minore rilevanza economica. Il materiale estratto dalla cava “Izzo”, ovviamente, appartiene a quelli di II categoria. La disciplina delle attività in materia di cave, ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, è stata trasferita alle Regioni. Il trasferimento è stato compiutamente definito con i D.P.R. 14 gennaio 1972, n. 2, e 24 luglio 1977, n. 616. In virtù di quanto sopra, la Regione Campania ha emanato il Piano Regionale delle attività Estrattive, in applicazione delle previsioni contenute nell’articolo 2 L.R. n.54/1985 e s.m.i.

7.2 Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.)

Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) è l'atto di programmazione settoriale, con il quale si stabiliscono gli indirizzi, gli obiettivi per l’attività di ricerca e di coltivazione dei materiali di cava nel rispetto dei vincoli ambientali, paesaggistici, archeologici, infrastrutturali, idrogeologici ecc. nell'ambito della programmazione socio-economica. Il Piano persegue il fine del corretto utilizzo delle risorse naturali compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, del territorio nelle sue componenti fisiche, biologiche, paesaggistiche, monumentali. La pianificazione e programmazione razionale delle estrazioni di materiali di cava è legata a scelte operate dalla Regione tenendo conto dello sviluppo economico regionale e di tutte le implicazioni ad esso collegate. Nell'attuazione del Piano regionale delle attività estrattive, un ruolo fondamentale è ricoperto dal Settore Cave e torbiere e dai Settori provinciali del Genio Civile, che svolgono funzioni istruttorie e di supporto tecnico-amministrativo, di controllo sul territorio e di vigilanza. La Regione Campania, con le LL.RR. n. 54 del 13.12.1985 e n. 17 del 13.04.1995, ha previsto l’obbligo di dotarsi di un Piano Regionale delle Attività Estrattive per razionalizzare l’approvvigionamento e l’uso delle risorse delle materie di cava. Il Piano disciplina l’esercizio dell’attività estrattiva come definita dall’articolo 1 L.R. n. 54/1985 e s.m.i. , la ricomposizione ambientale e, ove possibile, la riqualificazione ambientale delle cave abusive, abbandonate e dismesse nel territorio della regione Campania.

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Il Piano regionale persegue le seguenti finalità di carattere generale: a) Regolazione dell’attività estrattiva in funzione del soddisfacimento anche solo parziale del fabbisogno regionale, calcolato per province. b) Recupero ed eventuale riuso del territorio con cessazione di ogni attività estrattiva, in un tempo determinato, in zone ad alto rischio ambientale (Z.A.C.) e in aree di crisi. c) Riduzione del consumo di risorse non rinnovabili anche a mezzo dell’incentivazione del riutilizzo degli inerti. d) Sviluppo delle attività estrattive in aree specificatamente individuate. e) Ricomposizione e, ove, possibile, riqualificazione ambientale delle cave abbandonate. f) Incentivazione della qualità dell’attività estrattiva e previsione di nuove e più efficienti sistemi di controllo. g) Prevenzione e repressione del fenomeno dell’abusivismo nel settore estrattivo.

Il PRAE è uno strumento gerarchicamente sovraordinato rispetto agli strumenti generali comunali, è di pari grado rispetto alla pianificazione paesistica e ambientale regionale. La Cava Izzo, interessata dal progetto di messa in sicurezza e recupero ambientale nel presente studio di impatto ambientale, risulta censita nelle linee guida del P.R.A.E. nell’area estrattiva Benevento indicata come “Area di crisi”. Per le cave ricadenti in aree particolarmente compromesse da un punto di vista ambientale, (le aree di crisi) il P.R.A.E. prevede, ove necessario, la dismissione dell’attività estrattiva e, negli altri casi, la possibilità dell’esercizio dell’attività estrattiva per un periodo limitato, attraverso la rimodulazione obbligatoria del progetto di coltivazione, con impegno di superfici, anche differenti, in funzione della riqualificazione ambientale e del riassetto del territorio su cui le cave insistono.

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Figura 29: aree perimetrate dal P.R.A.E.

7.3 Piano Territoriale Paesistico del Massiccio del Monte Taburno

Il DM 28 marzo 1985 (dichiarazione di notevole interesse pubblico degli interi territori dei comuni di Paupisi, Campoli del Monte Taburno, Tocco Caudio, , Vitulano, Cautano, Frasso Telesino, , Melizzano, S. Agata dei Goti, Montesarchio, Bonea, Bucciano, Moiano, Torrecuso e Foglianise), relativo alle aree ed ai beni individuati ai sensi dell’art.2 del DM 21 settembre 1984, ha sottoposto a “vincolo paesaggistico” ai sensi della Legge n.1497/1939, sedici comuni ricadenti nel territorio denominato Gruppo Montuoso del Taburno. Inoltre è stato sottoposto a vincolo parte del territorio di . In seguito il Piano è stato approvato dal Ministero per i Beni Culturali con DM 30.09.1996, e comprende l'intero territorio dei succitati 17 comuni, tutti facenti parte della provincia di Benevento. Il Piano, redatto ai sensi dell’art.1 bis della Legge 8 agosto 1985, n.431, è costituito da n.18 "tavole fotografiche di zonizzazione", dalla “Relazione” e dalle “Norme di Attuazione” riferite a tutto il territorio di competenza. L’area oggetto di studio rientra in zona di conservazione integrale, C.I. paesaggio montano, collinare, boschivo. Di seguito si riporta la norma relativa a tale zona.

Articolo 13 - Zona di Conservazione Integrale (C.I.) I. Descrizione dei caratteri paesaggistici La zona comprende prevalentemente aree boschive e pianori nudi d'altura situati nella parte sommitale dei rilievi del Massiccio, che presentano rilevante interesse paesaggistico per l'assenza di modifiche antropiche sostanziali dei caratteri naturali, l'equilibrio vegetazionale fra le varie essenze, il particolare rapporto esistente tra morfologia del territorio e struttura del soprassuolo, nonché per il valore percettivo della configurazione estetica, dovuta all'alternanza tra copertura boschiva e suolo nudo. I confini della zona sopradescritta sono individuati nelle tavole di zonizzazione. 2. Norme di tutela

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La zona in oggetto è sottoposta alle norme di tutela di conservazione integrale finalizzata al mantenimento dell'attuale assetto paesistico e naturalistico dell'insieme (C.1.) 3. Divieti e limitazioni Nella zona sono vietati i seguenti interventi: - incremento dei volumi esistenti con esclusione degli interventi consentiti al successivo punto 4 del presente articolo; - apertura o continuazione di attività estrattive nelle cave esistenti di materiale litoide o sciolto e l'asportazione di materiale terroso; - realizzazione e prosecuzione di impianti di discarica di rifiuti di qualsiasi genere; - esecuzione di movimenti o livellamenti di terreno e di qualsiasi altra modifica dell'andamento morfologico naturale; - installazione di apparecchiature per la trasmissione di segnali radio-televisivi e telefonici in arre attualmente non utilizzate per analoga destinazione; - realizzazione di nuove linee elettriche aeree su tralicci; - trasformazione colturali di aree di pascolo e di bosco; 4. Interventi ammissibili Nella zona sono ammessi i seguenti interventi, fatte salve le norme e disposizioni di cui agli artt. 9 e 11 del Titolo I della presente normativa: - realizzazione di opere di protezione antincendio, comprendenti tagli del sottobosco per apertura di tracciati di accesso, -realizzazione di torrette di avvistamento in struttura lignea e creazione di vasche di accumulo di acqua utilizzando invasi naturali; - opere di sistemazione di aree aperte per uso ricreativo che non comportino alterazione dell'andamento naturale dei terreni, taglio di vegetazione arborea o arbustiva né opere murarie; eventuali manufatti per la dotazione di servizi igienici dovranno essere dotati di depurazione chimica delle acque di scarico; - realizzazione di aree di parcheggio che non comporti livellamenti di terreni, muri di sostegno, taglio di vegetazione o realizzazioni di pavimentazioni; - opere di captazione idrica, da realizzare con tecniche di ingegneria ecologica; - opere di adeguamento funzionale delle linee elettriche di media e bassa tensione; - interventi di ristrutturazione edilizia, anche integrale, degli edifici esistenti, a parità di volume, e con le limitazioni di cui al punto 7 dell'art. 6, finalizzati al migliore inserimento paesistico, da ottenere attraverso la nuova composizione volumetrica e tipologica, che preveda, in ogni caso, il contenimento delle altezze nei limiti di mt 6.00 all'imposta della copertura a tetto. In caso di suolo in declivio, il predetto limite di altezza è rapportato alla quota media del declivio stesso; - adeguamento impiantistico e funzionale, anche attraverso ampliamento, fino al 10% della volumetria esistente, sempre nel limite di altezza fissato al punto precedente, negli interventi di ristrutturazione edilizia sugli edifici o complessi di edifici destinati, ovvero da destinare, ad attività turistico-ricettiva o agri-turistica.

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Figura 30: stralcio piano territoriale paesistico

Figura 31: aree sottoposte a tutela paesistica

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7.4 Piano Regolatore Generale Comune di Sant’Agata dè Goti

L’area in cui ricade la cava oggetto di studio è ubicata in parte in zona E1 ed in parte E5 del Piano Regolatore Generale vigente del comune di S. Agata dei Goti. Di seguito viene riportata la normativa relativa alle 2 zone:  ZONA E1: Nella zona, caratterizzata da agricoltura estensiva e da problemi di natura idrogeologica, sono vietate nuove costruzioni residenziali. E' confermata la destinazione agricola e, qualsiasi intervento di modificazione del territorio sottoposto a vincolo idrogeologico va assoggettato al visto delle relative competenti autorità. Ai fini dell'accertamento di lotti non contigui da utilizzare in altra zona agricola, alla zona è attribuito un indice di fabbricabilità fondiaria residenziale di 0.003 mc./mq (IFa) .Non è consentito, invece, l'accorpamento per quanto riguarda gli annessi agricoli; il relativo indice fondiario di 0,01 mc./mq (IFb). può pertanto essere utilizzato esclusivamente all’interno della zona omogenea in oggetto. Per le costruzioni esistenti sono consentite esclusivamente opere di manutenzione o ristrutturazione a parità di volume. Il piano di zona si attua mediante intervento diretto.  ZONA E5: Nella zona, interessata da sicure risorse archeologiche, sono vietate le nuove costruzioni residenziali e di annessi agricoli. E' confermata la destinazione agricola, con divieto, tuttavia, di operare sterri; è altresì vietata la coltivazione di cave. E' fatta salva la facoltà dell'Amministrazione di individuare aree da destinare a parco pubblico per lo scavo, la tutela e la valorizzazione degli eventuali ritrovamenti. L'accorpamento dei lotti non contigui da utilizzare in altra zona agricola è consentito tanto per le residenze quanto per gli annessi agricoli; gli indici di fabbricabilità fondiaria risultano rispettivamente di 0,03 mc./mq. (IFa) e di 0,05 mc./mq. (IFb).. Per le costruzioni esistenti sono ammesse esclusivamente operazioni di manutenzione e di ristrutturazione a parità di volume. Il piano di zona si attua a mezzo di intervento diretto .

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E1

E5

Figura 32: stralcio della zonizzazione del vigente P.R.G.

7.5 Parco Regionale del Taburno-Camposauro

Il Parco Naturale Regionale del Taburno-Camposauro istituito con delibere di giunta Regionale n.1404 del 12.04.2002, n. 3312 del 21.11.2003, n.157 del 03.02.2004 e con Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n.779 del 06.11.2002; riguarda parte del territorio di n.14 comuni della provincia di Benevento (Bonea, Bucciano, Cautano, Foglianise, Frasso Telesino, Melizzano, Moiano, Montesarchio, Paupisi, S. Agata dei Goti, Solopaca, Tocco Caudio, Torrecuso e Vitulano). Il territorio protetto, tutto nella Provincia di Benevento, è pari a HA 13.683,505; in esso vi sono habitat naturali presenti nella Direttiva UE 92/43/CEE; specie di animali vertebrati di interesse per la Direttiva UE 92/43/CEE; specie di uccelli di interesse per la Direttiva UE 79/409/CEE; siti di importanza comunitaria (SIC). Il territorio del Parco si erge a ovest del capoluogo sannita e culmina nei monti Taburno (m.1394), Camposauro (m.1388) e Pentime (m.1170), il cui profilo dei tre monti ricorda quello di una donna sdraiata, da cui l'appellativo di "Dormiente del Sannio". Il massiccio è delimitato a nord dalla Valle Telesina, a sud dalla e a est e ovest dai Fiumi Ienga e Isclero. Il territorio del Parco è in gran parte compreso nel demanio statale e, pur essendo vincolato da tempo e in vario modo, si presenta in forte stato di degrado; vi è una forte pressione antropica, presenza di cave, viabilità in dissesto, discariche abusive, ripetitori radio televisivi, edilizia abusiva, ecc.. L’area oggetto di studio si trova in zona “B” - Area di Riserva Generale

3.2.0 - Zona “B” – Area di riserva generale orientata e di protezione. Nella zona “B” vigono le seguenti norme oltre quelle generali di salvaguardia di cui al punto 2):

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3.2.1 Attività sportive. E’ vietato lo svolgimento di attività sportive con veicoli a motore di qualsiasi genere; 3.2.2 Protezione della fauna. In tale area è vietata: • l’introduzione di nuove specie animali e vegetali estranee all’ambiente naturale, fatti salvi gli interventi connessi alla normale conduzione delle attività agro-zootecniche e silvo-pastorali; • la pesca negli specchi e nei corsi d’acqua, fatta salva quella con singola canna nel rispetto delle specie e dei tempi stabiliti dai calendari annuali. 3.2.3 Protezione della flora ed attività agronomiche e silvo-pastorali. Sono ammesse e regolamentate, secondo gli usi tradizionali, le attività agro-silvo-pastorali, artigianali, turistiche e ricreative finalizzate ad un corretto utilizzo del Parco. Sono consentiti gli interventi previsti nei piani di assetto forestale, diretti alla conservazione, alla tutela ed al ripristino della flora e della fauna. Sono consentite le attività agricole con impianti arboree e frutticoli esistenti nelle zone vincolate, consentendone l’ampliamento compatibilmente con la tutela del paesaggio. In tale area sono consentite e vengono favorite: • rimboschimenti con essenze autoctone, arboricoltura da legno, operazioni di fronda e di potatura necessarie per le attività agricole; • opere antincendio, ivi incluse le piste tagliafuoco, lavori di difesa forestale e di regimazione e sistemazione di corsi d’acqua; sistemazione delle pendici, di conservazione del suolo con sistemi naturali; • trasformazione di cedui castanili in castagneto da frutto e l’impianto ex novo di castagneti da frutto compatibilmente con la tutela del paesaggio. Fermo restando le prescrizioni di cui alle norme generali nella zona è consentito il taglio colturale e produttivo. 3.2.4 Circolazione. E’ consentita la circolazione, fuori dei percorsi stradali, dei veicoli a motore per i mezzi necessari allo scavo, al restauro ed alla sistemazione delle strutture archeologiche e per i mezzi necessari alle normali attività di sorveglianza e soccorso. 3.2.5 Infrastrutture impiantistiche. E’ consentita la posa di cavi e tubazioni interrati per reti di distribuzione dei servizi di pubblico interesse, ivi comprese le opere igienico-sanitarie che non comportino danni per le alberature di alto fusto né la modifica permanente della morfologia del suolo; cabine di trasformazione elettrica; tutti gli interventi che comunque non interessano l’aspetto esterno dell’edificio; piccoli serbatoi per uso idropotabile; adeguamento di impianti tecnici alle norme di sicurezza; opere per l’eliminazione delle barriere architettoniche; 3.2.6 Uso del suolo. Sono consentiti: • interventi volti alla conservazione ed alla ricostituzione del verde nonché delle zone boscate secondo l’applicazione di principi fitosociologici; • interventi di prevenzione dagli incendi; • interventi di risanamento e restauro ambientale per l’eliminazione di strutture e di infrastrutture in contrasto con l’ambiente, di cartelloni pubblicitari e di altri detrattori ambientali; • interventi di sistemazione ed adeguamento della viabilità pedonale e carrabile; • realizzazione di piste ciclabili utilizzando percorsi esistenti

3.2.7 Tutela del patrimonio edilizio e disciplina edilizia. E’ consentito l’adeguamento igienico funzionale delle case rurali esistenti fino alraggiungimento degli indici fondiari stabiliti al punto 1.8 del Titolo II (Direttive e parametri di pianificazione) dell’allegato alla L.R. 14/82 e precisamente:

• aree boschive, pascolive ed incolte: 0,003 mc/mq; • aree seminative ed a frutteto: 0,03 mc/mq; • aree ad uso produttivo per l’esclusiva attività zootecnica: 0,05 mc/mq; • aree seminative irrigue con colture pregiate ed orti a produzione ciclica intensiva: 0,05 mc/mq. Le attrezzature e le pertinenze possono essere incrementate entro il limite del 20% dei volumi esistenti a ciò destinati. In tale area sono consentite e vengono favorite, secondo gli usi tradizionali, le utilizzazioni e le attività produttive di tipo agro-silvo-pastorale, ivi compresa la realizzazione di piccole strutture strettamente connesse alle attività agricole ed alla commercializzazione di prodotti tipici locali. Le strutture da realizzare non possono superare le dimensioni di mt. 5x6 per essiccatoi e mt. 4x4 per altri usi e non possono essere contigue; comunque in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti. Sono inoltre consentite, tramite il recupero del patrimonio edilizio esistente, nuove attività artigianali, nonché agrituristiche ricettive, purché compatibili con l’equilibrio ambientale e con la capacità di carico dei sistemi naturali.

In ogni caso occorre preventiva autorizzazione della Giunta Regionale che deve pronunciarsi entro 90 giorni dalla data di ricezione della richiesta di autorizzazione.

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In tali aree sono consentite e vengono favorite e sviluppate le attività agrituristiche e artigianali, purché compatibili con l’equilibrio ambientale e con la capacità di carico dei sistemi naturali, tramite il recupero del patrimonio edilizio esistente mediante opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia da effettuarsi secondo le prescrizioni generali. E’ ammesso l’ampliamento della volumetria esistente entro il massimo del 10% per l’adeguamento igienico, con esclusione degli immobili di valore storico-artistico ed ambientale-paesistico. E’ consentita la recinzione della proprietà private salvaguardando il passaggio della fauna minore; è consentita la continuazione di esercizio dei campeggi organizzati già esistenti nelle aree destinate a tale scopo ed appositamente attrezzate.

Figura 33: zonizzazione del Parco Naturale regionale del Taburno-Camposauro

7.6 Zona SIC/ZPS Comune di Sant’Agata dè Goti

Il sito di interesse comunitario o Sito di Importanza Comunitaria (SIC), (in inglese Site of Community Importance), è un concetto definito dalla direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” nota anche come Direttiva "Habitat", recepita in Italia a partire dal 1997. In ambito ambientalistico il termine è usato per definire un'area:  che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat definite nell'allegato 1 o a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente una delle specie definite nell' allegato 2 della Direttiva Habitat;  che può contribuire alla coerenza della rete di Natura 2000 e/o che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità della regione in cui si trova. Secondo quanto stabilito dalla direttiva, ogni stato membro della Comunità Europea deve redigere un elenco di siti (i cosiddetti SIC, proposte di Siti di Importanza Comunitaria) nei quali si

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trovano habitat naturali e specie animali (esclusi gli uccelli previsti nella Direttiva 79/409/CEE o Direttiva Uccelli) e vegetali. Sulla base di questi elenchi, e coordinandosi con gli stati stessi, la Commissione redige un elenco di Siti d'Interesse Comunitario (SIC). Entro sei anni dalla dichiarazione di SIC l'area deve essere dichiarata dallo stato membro zona speciale di conservazione (ZCS). L'obiettivo è quello di creare una rete europea di ZSC e zone di protezione speciale (ZPS) destinate alla conservazione della biodiversità denominata Natura 2000. In Italia la redazione degli elenchi SIC e ZPS è stata effettuata a cura delle regioni e delle province avvalendosi della consulenza di esperti e di associazioni scientifiche del settore. Tutti i piani o progetti che possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione di incidenza ambientale. In Italia, a dicembre 2012 risultano censiti 2.299 siti d'interesse comunitario. La zona oggetto della relazione di Impatto Ambientale risulta essere compresa in Zona S.I.C. IT 8020008 Massiccio del Taburno.

Figura 34: stralcio aree SIC provincia di Benevento con ubicazione della Cava Izzo

7.7 Piano di Bacino Assetto Idrogeologico (PAI)

Tra le attività dell’Autorità di Bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno vi è stata quella di redigere il Piano Straordinario per la rimozione delle situazioni a rischio più alto contenente l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato per l’incolumità delle persone e per la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale.

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Il Piano Straordinario e stato predisposto separatamente per il rischio alluvione ed il rischio frana. Nell’ambito della perimetrazione, le aree a rischio idrogeologico sono state suddivise in aree di alta attenzione (interessate da fenomenologie franose con intensità elevata e che non impattano con le strutture e infrastrutture ed il patrimonio ambientale e culturale) e aree di attenzione (interessate da fenomenologie franose con intensità media e che impattano in parte o del tutto con le strutture e infrastrutture ed il patrimonio ambientale e culturale). All'interno delle une e delle altre sono individuate le aree a rischio molto elevato. Sono censiti, altresì, i comuni per i quali e stato dichiarato lo stato d'emergenza ai sensi della Legge n.225/1992. Per la definizione del rischio idraulico, lo studio fa riferimento a quanto definito nel Piano Stralcio per la Difesa dalle Alluvioni, redatto sempre dall’Autorita di Bacino dei fiumi Liri- Garigliano e Volturno. L’Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano-Volturno ha successivamente redatto il “Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico” relativo alla definizione del rischio di frana (Aprile 2001). Come si evince dalla carta l’area oggetto di studio si trova a ridosso della ZONA C1: Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno, ovvero di fenomeni di primo distacco – In queste aree gli interventi sono subordinati unicamente all’applicazione della normativa vigente in materia, con particolare riguardo al rispetto delle disposizioni contenute nel D.M. 11 marzo 1988 (S.O. G.U. n.127 del 1/06/88), nella Circolare LL.PP. 24/09/88 n. 3483 e successive norme e istruzioni e nel D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia -G.U. n. 245 del 20 ottobre 2001- s.o. n. 239).

Figura 35: stralcio della carta del Rischio Idrogeologico. Fonte: Autorità di Bacino Nazionale Liri-Garigliano-

Volturno

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8 NATURA 2000 - VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Per incarico conferito dalla ditta EDILTER Srl, nell'ambito delle procedure di richiesta di messa in sicurezza e ripristino ambientale della cava di calcare sita in loc. Pietracotta, in agro del Comune di Sant'Agata dei Goti (Bn), di proprietà della stessa ditta, è stato eseguito uno studio per la valutazione di incidenza. In particolare l'area rientra all'interno del confine del Parco Regionale del Taburno-Camposauro, ed è inserita nei siti Natura 2000 come Sito di Importanza Comunitaria (SIC direttiva 92/43/CEE) denominata "Massiccio del Taburno" con codice IT8020008. La presente relazione ha l'obiettivo di valutare le possibili incidenze ambientali provocate dall'attuazione del progetto sul Sito Natura 2000 ed è stata redatta in conformità a quanto previsto dal D.P.R. 357/97 allegato G e dal D.P.R. 120/03 (art. 6). La tipologia degli elaborati richiesti, per la Valutazione di Incidenza è riportata nell'allegato G al DPR 357/97 ed è di seguito descritta. Le caratteristiche dei progetti debbono essere descritte con riferimento in particolare alle tipologie delle azioni e/o opere:  alle dimensioni e/o ambito di riferimento;  alla complementarietà con altri piani e/o progetti;  all'uso delle risorse naturali;  alla produzione di rifiuti;  all'inquinamento e disturbi ambientali;  al rischio di incidenti per quanto riguarda, le sostanze e le tecnologie utilizzate. Le interferenze di piani e progetti debbono essere descritte con riferimento al sistema ambientale considerando:  componenti abiotiche;  componenti biotiche;  connessioni ecologiche. Le interferenze debbono tener conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell'ambiente naturale. Nella presente relazione per la Valutazione di Incidenza l'approccio metodologico seguito per l'individuazione e la quantificazione delle incidenze è quello indicato nei documenti ufficiali elaborati dalla Commissione UE - DG Ambiente.In particolare i documenti di riferimento sono stati: "La gestione dei siti della rete Natura 2000 - Guida all'interpretazione dell'art. 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE" (Aprile 2000) e la "Guida metodologica alle disposizioni dell'artico 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE" (Novembre 2001). Sono stati valutati:  la possibilità o meno di impatti, anche cumulativi, su di un ecosistema rientrante tra quelli sensibili;  il possibile degrado del sistema e possibili impatti sulle componenti ambientali;  le possibili perturbazioni con riguardo alle specie animali e vegetali prioritarie;  le possibili misure mitigative degli impatti. Orientativamente, gli aspetti che sono stati valutati si sono riferiti alle seguenti indicazioni.

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a) Con riferimento all'ubicazione: quali siano le caratteristiche fisiche, naturali e antropizzate del luogo ove si colloca l'intervento; quali siano gli usi territoriali; quali siano le disposizioni date dalla pianificazione territoriale; quali siano gli elementi importanti dal punto di vista conservativo, paesaggistico, storico, culturale o agricolo; quali possano essere gli effetti combinati con altre fonti di disturbo presenti sul territorio. b) Con riferimento alle potenziali fonti di impatto: quali scarichi, rifiuti solidi, sottoprodotti, emissioni, rumori; quali saranno le caratteristiche di accesso e traffico; c) Con riferimento all'habitat e alle specie (sulla scorta della mappa e della scheda descrittiva del sito): quali siano gli habitat della rete Natura 2000 interessati; quale influenza possa esserci sull'area SIC; quali siano le specie animali e vegetali prioritarie presenti; quale sia il livello di importanza ai fini della rete Natura 2000; quali possano essere i motivi di perturbazione sulle specie floristiche e/o faunistiche presenti; d) Con riferimento alle modalità di mitigazione e di controllo: misure per ridurre, evitare o mitigare eventuali effetti negativi significativi.

Di seguito si riporta una mappa con il perimetro del SIC "Massiccio del Taburno", con la localizzazione della cava.

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8.1 Dimensioni e/o ambito di riferimento

L'intervento in progetto ricade in agro del Comune di Sant'Agata dei Goti, all'interno dell'area del Parco Regionale del Taburno in loc. Pietracotta. Riguardo alla tipologia dell'area interessata dal progetto si evidenza che la zona su cui ricade la cava è interessata da diverse attività antropiche. In particolare il progetto si sviluppa in adiacenza alla Strada Montana Pietracotta. L'analisi dell'uso del suolo, realizzata con rilievi diretti ed osservazione di foto aeree, ha evidenziato che le principali attività antropiche sono rappresentate da quella agricola, ed alcune attività di tipo agro - pastorale.

8.1.1 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 5x5 m

L'area interessata dal progetto che prevede la costituzione di gradoni 5x5 m, nel complesso, occupa una superficie di 3,24 ha, integralmente all'interno dell'area SIC "Massiccio del Taburno" cod. IT8020008 con una superficie complessiva di 5321 ha. Il progetto incide sulla superficie dell'area SIC per il 0,06%. Tale superficie è già stata interessata dai lavori di coltivazione. Dell'intera superficie su indicata, 8.000 mq (0,01% della intera superficie SIC) sono identificate come aree vergini.

8.1.2 Alternativa di messa in sicurezza delle pareti di cava con gradoni 2,5x2,5 m

L'area interessata dal progetto che prevede la costituzione di gradoni 2,5x2,5 m occupa una superficie di 3,35 ha, integralmente all'interno dell'area SIC "Massiccio del Taburno" cod. IT8020008 con una superficie complessiva di 5321 ha. Il progetto incide sulla superficie dell'area SIC per il 0,06%. Tale superficie è già stata interessata dai lavori di coltivazione. Dell'intera superficie su indicata, 9.056 mq (0,017% della intera superficie SIC) sono identificate come aree vergini.

8.2 Descrizione del Sito Natura 2000 e dell'ambiente naturale direttamente interessato

 SIC IT8020008 "Massiccio del Taburno. Tipo B;  Comune: Sant'Agata dei Goti (Bn).

Altezza Codice Regione Area Altezza massima Lat.ne Long.ne minima sito bio-eografica [ha] [m.s.l.m.] [m.s.l.m.] IT8020008 Mediterranea 5321 41 6 41 14 34 50 500 1394

Caratteristiche Descrizione generali Qualità ed Interessante avifauna (Falco peregrinus) importanza

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Il facile accesso ai siti, anche a quelli in quota, comporta una massiccia presenza Vulnerabilità antropica, specie in determinati periodi dell'anno, con relativi fenomeni di degrado Massiccio calcareo mesozoico, separato da una depressione tettonica del Monte Altre caratteristiche Camposauro, con il quale forma un'unita' geologico-strutturale. Versanti squartati per del sito la presenza di faglie e pareti ripide (sopratutto il versante meridionale). Privo di idrografia superficiale

8.2.1 Specie e tipi di habitat di interesse comunitario presenti nel SIC

Superficie Tipi di habitat presenti coperta

Altri habitat (inclusi abitati, strade, discariche, miniere e aree industriali 5% Prati magri, steppe 30% Boschi di latifoglie decidue 30% Boschi misti 25% Aree non forestali coltivate con piante legnose (inclusi frutteti, oliveti,vigneti, pascoli 5% arborati) Habitat rocciosi, detriti di falda, aree sabbiose, nevi e ghiacci perenni 5% Copertura totale habitat 100%

Habitat di interesse comunitario (elencati nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE) Grado

Sup. di Codic Tipo Rappresentatività Superfici Valutazio coperta conserv e e relativa ne globale azione

9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 35% A B A A *

9260 Foreste Castanea satyva 20% B C B C

Percorsi substeppici di graminacee e 6220 5% B C B A piante annue dei Thero-Brachypodietea * Pareti rocciose calcaree con vegetazione 8210 5% A C A A casmofitica Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato 6210 20% B C B A calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Grotte non ancora sfruttate a livello 8310 1% A C A B turistico * habitat prioritari

Uccelli migratori abituali (non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE) Valutazione Codice Specie Nome volgare Popol.ne Conservazione Isolamento globale

A246 Lullula arborea tottavilla C B C B

A321 Ficedula albicollis balia dal collare C B C B

A255 Anthus campestris calandro C B C B

A073 Milvus migrans nibbio C B C B

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A284 Turdus pilaris cesena C B C B

A072 Pernis apivorus falco pecchiaiolo C B C B

A086 Accipiter nisus sparviero euroasiatico C B C B

A224 Caprimulgus europaeus succiacapre C B C B

A087 Buteo buteo poiana comune C B C B

A096 Falco tinnunculus gheppio comune C B C B

A099 Falco subbuteo lodolaio eurasiatico C B C B

A103 Falco peregrinus falco pellegrino C B C B

A338 Lanius collurio averla piccola C B C B

A208 Columba palumbus colombaccio C B C B Melanocorypha C B C B A242 calandra calandra

A247 Alauda arvensis allodola C B C B

A113 Coturnix coturnix quaglia comune C B C B

A286 Turdus iliacus tordo sassello C B C B

A221 Asio otus gufo comune C B C B

A210 Streptopelia turtur tortora comune C B C B

A283 Turdus merula merlo C B C B

A285 Turdus philomelos tordo bottaccio C B C B

A227 Apus pallidus rondone C B C B Phoenicurus C B C B A274 phoenicurus codirosso

A276 Saxicola torquata saltimpalo africano C B C B

A300 Hippolais polyglotta canapino C B C B

A310 Sylvia borin beccafico C B C B

A314 Phylloscopus sibilatrix lui verde C B C B

A316 Phylloscopus trochilus lui grosso C B C B

A315 Phylloscopus collybita lui piccolo C B C B

A155 Scolopax rusticola beccaccia C B C B

A212 Cuculus canorus cuculo C B C B

A214 Otus scops assiolo C B C B

A226 Apus apus rondone C B C B

A230 Merops apiaster gruccione comune C B C B

A232 Upupa epops upupa C B C B

A251 Hirundo rustica rondine C B C B

A253 Delichon urbica balestruccio C B C B

A257 Anthus pratensis pispola C B C B

A260 Motacilla flava cutrettola C B C B

A266 Prunella modularis passera scopaiola C B C B

A269 Erithacus rubecula pettirosso C B C B

A271 Luscinia megarhynchos usignolo C B C B codirosso C B C B A273 Phoenicurus ochruros spazzacamino

A275 Saxicola rubetra stiaccino C B C B

A277 Oenanthe oenanthe culbianco C B C B

A304 Sylvia cantillans sterpazzolina C B C B

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A309 Sylvia communis sterpazzola C B C B

A319 Muscicapa striata pigliamosche comune C B C B

A337 Oriolus oriolus rigogolo C B C B

A341 Lanius senator averla capirossa C B C B

A351 Sturnus vulgaris storno C B C B

A359 Fringilla coelebs fringuello C B C B

A366 Carduelis cannabina fanello eurasiatico C B C B

Mammiferi (elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE)

Codice Specie Nome volgare Popol.one Conservazione Isolamento Valutazione globale

1303 Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore C A C A

1304 Rhinolophus ferrumequinum ferro di cavallo maggiore C A C A

1324 Myotis myotis vespetilio maggiore C A C A

Anfibi e rettili (elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE) Valutazione Codice Specie Nome volgare Popolazione Conservazione Isolamento globale ululone dal ventre 1193 Bombina variegata C B C B giallo

Piante (elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE) Valutazione Codice Specie Nome volgare Popolazione Conservazione Isolamento globale Himantoglossum barbone 4104 adriaticum adriatico D

Invertebrati (elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE)

Codice Specie Popolazione Conservazione Isolamento Valutazione globale

1062 Melanargia arge Melanargia arge C A C A

1043 Lindenia tetraphylla libellula B A A A

Altre specie importanti di flora e fauna

Gruppo Specie nome volgare Popolazione

Anfibi Triturus italicus tritone italiano Rara

Rettili Coluber viridiflavus Biacco Comune

Elaphe longissima Saettone rara

Lacerta bilineata ramarro occidentale Comune

Podarcis sicula lucertola campestre Comune

Podarcis muralis lucertola muraiola comune

Invertebrati Lucanus tetraodon coleorrero lucanus tetraodon Presenza

Sympecma fusca Sympecma fusca libellula Presenza

pianta Alnus cordata ontano napoletano Presenza

pianta Armeria macropoda spillone del cilento presenza

8.2.2 Descrizione dell'ambiente naturale

Per la descrizione di dettaglio si rimanda al par.4.6.

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Per quanto riguarda alcune delle specie presenti, gli studi indicano che il pulviscolo atmosferico potrebbe influenzare negativamente l'impollinazione e quindi la fase riproduttiva e diffusione nel territorio. Le attività antropiche che determinano un aumento del pulviscolo atmosferico creerebbero perciò interferenze negative alla loro esistenza.

8.2.3 Caratteristiche paesaggistico ambientali

Per la descrizione di dettaglio si rimanda al par.4.8.

8.2.4 Fauna

Oltre alla descrizione definita nel par. 4.7, si è fatto riferimento all'"Atlante della Distribuzione delle Specie Faunistiche nel Parco del ", Progetto S22 POR Campania 2000- 2006 Mis.1.9. Si riportano di seguito alcuni stralci di tale atlante, a cui è stato aggiunto un pallino blu indicante l'ubicazione della Cava Izzo. In rosso i luoghi di rinvenimenti di alcune delle più importanti specie faunistiche presenti nel Parco Regionale del Taburno e nel SIC "Massiccio del Taburno".

poiana ghiandaia

volpe picchiaiolo

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sparviere biancone

Assiolo civetta

Nei numerosi sopralluoghi condotti nella zona, si è spesso rinvenuta la presenza del falco pellegrino nei cieli sovrastanti l'area di cava.

8.3 Valutazione della significatività dell'incidenza ambientale dell'intervento

Le potenziali incidenze dell'intervento proposto sul sito IT802008 sono state valutate stimando, attraverso la tecnica matriciale, gli effetti indotti dagli interventi previsti in progetto sulle componenti abiotiche (suolo, aria, acqua, clima), sulle componenti biotiche (habitat, flora e fauna) e sullo stato di conservazione strutturale e funzionale dell'ecosistema e delle connessioni ecologiche. La significatività di ciascuna incidenza è stata valutata adottando una scala a quattro livelli, così come riportato nella tabella in basso. Nel lungo periodo (t >3 anni) gli interventi proposti nella soluzione del gradonamento 2,5x2,5, avranno una significatività maggiormente positiva che nella soluzione con gradonamento 5x5 m. E' evidente, infatti, che la soluzione con un gradone più piccolo permetta una maggiore rinaturalizzazione dell'area e, quindi, una incidenza estremamente positiva sulle componenti biotiche (vegetazione e fauna). Per entrambe lo soluzioni proposte, si valutano quindi esclusivamente gli effetti nell'arco temporale dei tre anni (esecuzione degli interventi). Di seguito la descrizione degli effetti potenziali sulle singole componenti e, in apposito paragrafo, la rappresentazione della significatività.

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Livelli di significatività potenziali

Nessuna interazione: presenza di azioni che

non hanno effetti significativi

Incidenza negativa trascurabile: individuati possibile effetti diretti o indiretti negativi ma trascurabili

Incidenza negativa significativa: individuati possibili effetti diretti o indiretti negativi che incidono significativamente

Incidenza positiva trascurabile: individuati possibile effetti diretti o indiretti positivi ma trascurabili

Incidenza positiva significativa: individuati possibili effetti diretti o indiretti positivi che incidono significativamente

8.3.1 Interferenze sulle componenti abiotiche

L'area è inserita in un contesto che è caratterizzato dalla presenza di infrastrutture. Oltre al suolo già sottratto in passato (la cava è in disuso), come indicato in progetto, al fine della messa in sicurezza si prevede una sottrazione di suolo pari a:  8000 mq. per la soluzione che prevede gradoni 5x5 m;  9056 mq. per la soluzione che prevede gradoni 2,5x2,5 m. In entrambe le soluzioni, comunque, le suindicate aree non sono occupate da habitat prioritari. Per quanto concerne la componente aria, si avrà un aumento di polverosità nelle fasi di messa in sicurezza/costituzione dei gradoni. Fenomeno che, evidentemente, sarà più manifesto nella soluzione del gradone 2,5x2,5 m. Tale fenomeno verrà ampiamente limitato dall'impianto di abbattimento polveri/bagnatura delle aree interessate dalle lavorazioni. Non vi sarà alcuna interferenza sulla componente acqua. In relazione alle opere previste in questo progetto si può asserire che non vi saranno interferenze significative sul suolo, sul sottosuolo e sulle falde idriche superficiali e sotterranee.

8.3.2 Interferenze sulle componenti biotiche

Interferenze sulla vegetazione

La grande varietà di habitat e la conseguente biodiversità di specie animali e vegetali è indicatrice della lunga continuità ecologica di questo territorio che, tuttavia, ha subito notevoli interventi di trasformazione dell'assetto territoriale. Il ripristino ed il mantenimento di questi habitat, in condizioni di stabilità idrogeologica, non presentano particolari problemi, in quanto la maggior parte delle specie hanno rapida velocità di accrescimento e di propagazione vegetativa. Attualmente il disturbo causa di degradazione e regressione di questi habitat, viene provocato dal

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pascolo intenso, dalla forte pressione turistica e dai periodici incendi che si verificano nei periodi più aridi e che vengono appiccati alle formazioni arbustive a copertura più elevata, allo scopo di effettuare diradamenti da utilizzare come pascoli. Non si avrà interferenza diretta e indiretta sulle specie indicate nella scheda identificativa del sito di interesse comunitario se comunque saranno rispettate le indicazioni e i divieti elencati nei paragrafi successivi che riguardano in particolare metodologie di scavo e di movimentazione.

Interferenze sulla fauna

Nel breve periodo, inteso come quello necessario al ripristino ambientale, potranno verificarsi interferenze con le specie che, per le caratteristiche dell'area, maggiormente sono deputate a frequentare il sito e le aree viciniore. Fra esse citiamo la tottavilla (frequenta i campi per nutrirsi e vive a margine dei boschi), la cesena (vive in zone rade), il tordo bottaccio (si nutre di olive e bacche), l'averla piccola (nidifica nei cespugli, si nutre di insetti e larve), l'upupa (vive nei campi), o il più importante falco pellegrino. A proposito di questa specie, va affermato comunque che, seppure le attività previste potranno sicuramente condizionare la frequentazione dei luoghi più prossimi al sito per la ricerca del cibo, sicuramente tali luoghi sono inadatti alla sua riproduzione (il falco pellegrino prediligine rupi ripide come luogo di cova). In ogni caso, poiché fra l'altro tutte le specie citate sono considerate in un stato di conservazione Buono e la valutazione Globale rapportata al SIC è comunque anch'essa buona, si ritiene che nel periodo dei tre anni di lavoro le interferenze avranno una incidenza negativa trascurabile.

8.3.3 Connessioni ecologiche

La rete ecologica si configura come un sistema di connessione naturale e ambientale il cui fine è quello di legare tra loro ambiti territoriali provvisti di maggiore naturalità, recuperando tutti quegli ambienti superstiti e dispersi nel territorio che hanno mantenuto una struttura originaria, meglio integrata con la comunità locale. In vista di ciò bisogna sempre evitare che le opere costituiscano un effetto barriera per poter conservare un sistema ecologico completo. Ricordiamo comunque che il SIC Natura 2000 oggetto in cui ricade la cava è di tipo B, per cui non ha relazione con altri SIC. L'allocazione e la coltivazione della cava ha interrotto gli habitat agricoli, gli habitat nonché l'habitat trofico di alcune specie animali. Nel caso in questione si possono individuare le seguenti situazioni di disturbo della connessione ecologica: a) presenza di barriere artificiali continue costituite da manufatti più o meno lineari; è il caso della strada comunale montana; b) presenza di barriere puntuali artificiali entro una matrice naturale continua o presenza di aree naturali di varia geometria entro una matrice a bassa permeabilità che può essere la stessa cava; L'impatto dovrà essere inteso soprattutto in termini di disturbo che potrà arrecare indirettamente sugli habitat contermini.

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Si ritiene, sulla base del progetto di sistemazione dell'area di cava, la continuità laterale tra gli stessi ambienti e gli stessi habitat non sarà interrotta, quindi il grado di interconnessione e interscambio non sarà intaccato.

8.3.4 Matrice di incidenza

FASE DI CANTIERE GRADONE 5X5 m i d

Fattore Comparto perturbativo rifiuti rifiuti liquidi umana umana habitat habitat rumore polvere Presenza inquinanti inquinanti gassosi e/o vegetazione Diffusione di Emissione Modificazioni morfologiche Produzione di Sottrazione di Eliminazione di Eliminazione Modificazione di Propagazione di

Atmosfera D/T D/T Ambiente idrico superficiale D/P D/P Suolo/sottosuolo D/T D/P D/P D/T Vegetazione/flora D/T D/T D/T D/T I/T Fauna I/T I/T I/T D/T D/T I/T D/T D/T Ecosistemi I/T I/T I/T I/T I/T I/T I/T D/T

FASE DI CANTIERE GRADONE 2,5X2,5 m i d

Fattore Comparto perturbativo rifiuti rifiuti liquidi umana umana habitat habitat rumore polvere Presenza inquinanti inquinanti gassosi e/o vegetazione Diffusione di Emissione Modificazioni morfologiche Produzione di Sottrazione di Eliminazione di Eliminazione Modificazione di Propagazione di

Atmosfera D/T D/T Ambiente idrico superficiale D/P D/P Suolo/sottosuolo D/T D/P D/P D/T Vegetazione/flora D/T D/T D/T D/T I/T Fauna I/T I/T I/T D/T D/T I/T D/T D/T Ecosistemi I/T I/T I/T I/T I/T I/T I/T D/T D= effetto diretto; I= effetto indiretto; T= effetto temporaneo; P= effetto permanente

Livelli di significatività potenziali

Nessuna interazione

Incidenza negativa trascurabile Incidenza negativa significativa Incidenza positiva trascurabile Incidenza positiva significativa

Nella fase post realizzazione, gli interventi proposti produrranno incidenze positive significative su tutti i comparti considerati. Tale incidenza positiva è maggiormente significativa per la soluzione che prevede un gradone 2,5x2,5 m.

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8.4 Misure di mitigazione e di attenuazione proposte

Sulla base di quanto scaturito dallo studio delle interferenze sulle componenti biotiche e abiotiche è possibile descrivere le misure di salvaguardia (attenuazione e mitigazione) in riferimento agli habitat e alle specie per i quali il SIC è stato designato e alla integrità del sito stesso. La dimensione relativamente modesta dell'area della cava, non permette di analizzare una specifica comunità faunistica. Vi è però da riferire che la zona della cava rientra all'interno del contesto delle aree trofiche per l'alimentazione di alcune specie di uccelli (esempio quelli citati nel par.8.3.2). Per quanto riguarda la fauna, l'attività di realizzazione dei gradoni potrebbe impattare negativamente tramite la produzione di rumore derivante dalle attività di cava, per cui il livello di rumore prodotto sarà rilevato e monitorato al fine di mantenerlo nell'ambito di livelli accettabili.

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8.4.1 Azioni di mitigazione agli impatti più significativi

1) Soprattutto nella soluzione progettuale che prevede un gradone 2,5x2,5 m, la polverosità indotta dalle attività di movimentazione di materiale calcareo verrà limitata attraverso l'installazione di sistemi di abbattimento delle polveri (bagnatura); sistema che di per sé dà buoni risultati. Risulta comunque importante il successivo buono stato di efficienza dei mezzi adibiti a tali lavorazioni (escavatore e pala gommata, oltre che autocarro). L'efficacia dell'azione sarà assicurata dal monitoraggio periodico nelle aree esterne alla cava dell'entità delle polveri emesse (2 volte all'anno). Nel caso i sistemi di abbattimento non risultassero adeguatamente efficienti, la attività su descritte non dovranno avvenire in giornate particolarmente ventose; 2) L'eventuale impiego dell'illuminazione notturna per motivi di sicurezza del cantiere, dovrà avvenire nelle zone aperte solo in misura strettamente necessaria, in quanto costituisce motivo di forte disturbo e danno per la fauna notturna e migratoria. A tale scopo è necessario adottare misure di mitigazione che prevedono l'utilizzo di lampade schermate con reti che diminuiscano i danni per l'entomofauna notturna (Lepidotteri, Coleotteri ed Imenotteri), attratta dalla forte luce. Bisognerà adottare fari direzionati solo sulle zone da illuminare; 3) Limitare l'accesso veicolare all’interno della cava; verrà così evitata la costituzione di nuove strade e/o percorsi al di fuori dell'area di cava; 4) Bagnare le strade presenti all'interno della cava durante la fase di esercizio dei mezzi, ed in particolare durante i periodi più caldi dell'anno, tutte le volte necessarie affinché i mezzi non producano polverosità, che si andrebbe a sommare a quella prodotta dalla pala gommata e dall'escavatore;

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5) Riutilizzare in sito il terreno vegetale e lo scotico rimosso in fase di scavo, soprattutto prodotto nelle aree cosiddette "vergini"; 6) Utilizzare solo specie vegetali autoctone e di provenienza locale, così come indicato in progetto; 7) Divieto assoluto di utilizzazione di cariche esplosive. 8) Divieto di effettuare riparazioni ai mezzi meccanici all'interno dell'area di cava;

8.4.2 Misure di compensazione di habitat sottratti

Come evidenziato in progetto, nelle attività della messa in sicurezza delle pareti di cava e della necessaria costituzione dei gradoni, si renderà necessario sottrarre 8000 mq di aree cosiddette "vergini". Si rende necessario quindi individuare le cosiddette misure di compensazione dell'habitat sottratto, di seguito elencate:

1) Nella primissima fase di apertura del cantiere, si procederà ad espiantare i n.16 alberi/arbusti ubicati nelle aree vergini interessate dai lavori, per reimpiantarli nell'area identificata dalle particelle n.499, 519 e 313, foglio 27C del Comune di Sant'Agata dei Goti (Bn), sempre di proprietà del sig. Izzo, di estensione pari a 2000 mq, attigua all'area di cava ma se parata da essa dalla strada montana e non interessata da alcuna lavorazione. In è riportata una ortofoto con la identificazione delle particelle. In fase preventiva si provvederà a riqualificare tale area, oggetto negli anni di ripetute deturpazioni a cura di ignoti. Esse consisteranno nella ripulitura dell'area dalle specie infestanti quali rovi e vitalbe, per poi procedere al reimpianto dei succitati arbusti/alberi. Anche tale area sarà oggetto delle cure, irrigazioni, trattamenti fitosanitari e monitoraggi, così come previsto per la rinaturalizzazione dell'area di cava. 2) Tutta la macroarea sud-ovest del Monte Taburno e, più in particolare il territorio del Comune di Sant'Agata dei Goti, per la forte pressione antropica, è da sempre soggetta a numerosi incendi boschivi. Risultano da sempre ad alto rischio incendio anche le aree di interfaccia urbano/foresta, come quella oggetto di studio. Supportati dallo studio condotto interrogando il Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS) alla lotta attiva agli incendi boschivi, di proprietà dell'UOD Foreste di Regione Campania e gestito da SMA Campania, si sono identificate le aree boscate e di interfaccia urbano/foresta che negli ultimi dieci anni sono state oggetto di incendi. In basso (Figura 37 e Figura 38) una mappa del territorio del Comune di Sant'Agata dei Goti e una di una zona più ristretta alla zona di cava, che riportano la ubicazione degli incendi boschivi (pallini rossi) e la ubicazione della cava. Le aree tratteggiate rosse rappresentano gli incendi (con al indicazione della data) su cui il Corpo Forestale dello Stato ha proceduto alla esatta perimetrazione delle aree bruciate. Al fine di preservare gli habitat dagli incendi boschivi, la ditta Edilter nel piazzale della cava bassa realizzerà una vasca interrata per l'approvvigionamento idrico, utile sia ai mezzi di terrestri (autobotti) che ai mezzi aerei (elicoterri muniti di benna) impiegati nella lotta attiva agli incendi boschivi (si veda apposita tavola progettuale). Tale vasca, di forma irregolare per farla sembrare un laghetto, avrà una dimensione di circa 50x20 m, ed una profondità di 2 metri; verrà

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alimentata dall'acqua meteorica convogliata dal sistema di canaline poste alla base di ogni gradone. Per garantire la estrema sicurezza dell'area, si provvederà a realizzare una opportuna recinzione di rete metallica a semplice torsione, di colore verde per mimetizzarsi meglio con il paesaggio, dell'altezza di 2 metri, sostenuta da pali di castagno. Tale recinzione verrà posta ad una distanza di 3 metri dal perimetro della vasca, con opportuno cancello di ingresso della larghezza di 1 metro. La introduzione di tale struttura, favorirà l'insediamento di specie faunistiche quali rettili ed anfibi, già presenti nel SIC. 3) Inoltre, nel caso venisse autorizzata la soluzione che prevede gradone 2,5x2,5 m, al fine di compensare gli ulteriori 1056 mq di aree vergini sottratte (differenza fra i 9056 mq di aree vergini, con l'applicazione del gradonamento 2,5x2,5 m e gli 8000 mq di aree vergini sottratte con l'applicazione del gradonamento 5x5 m), si provvederà al ripristino del deflusso naturale delle acque del torrente della Vallone delle Fratte nel punto di intersezione con la strada comunale montana Pietracotta.

Figura 36: soluzione ipotesi area di cava riqualificata con gradoni 5x5 m, con indicazione delle due misure di compensazione previste.

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Figura 37: territorio del Comune di Sant'Agata dei Goti con indicazione delle aree percorse da incendi nell'ultimo decennio. In verde, l'ubicazione della cava Izzo.

Figura 38: particolare della macroarea di cava, sempre con indicazione degli incendi boschivi

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Figura 39: soluzione ipotesi area di cava riqualificata con gradoni 2,5x2,5, con indicazione delle tre misure di compensazione previste.

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Figura 40: misura di compensazione ripristino deflusso idrico del Vallone delle Fratte in corrispondenza della strada comunale montana Pietracotta: stato attuale dei luoghi.

8.5 Note conclusive

Le azioni di progetto previste riguardano l'ampliamento superficie della cava, in ragione della stretta necessità di mettere in sicurezza le pareti, attraverso la realizzazione di opportuni gradoni e successiva rinaturalizzazione degli stessi. Le pareti di cava, infatti, allo stato attuale, come definito dal Settore Genio Civile di Regione Campania, risultano costituire un serio pericolo per la loro instabilità. Tale obiettivo viene raggiunto in maniera esaustiva con la soluzione che prevede interventi di naturalizzazione con costituzione di gradoni 2,5x2,5 m. Tali azioni non interesseranno

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alcuna porzione di habitat prioritario. Ad ogni buon modo e a causa della sottrazione di circa 9056 mq di aree vergini prossime all'attuale perimetro di cava, sono state previste le relative azioni di compensazione descritte nel paragrafo precedente, consistenti nella riqualificazione di un'area di proprietà del sig. Izzo (proprietario della cava), attraverso il reimpianto degli alberi/arbusti espiantati nelle aree vergini, comprensivo delle successive cure colturali. Inoltre verrà realizzata una vasca interrata per l'approvvigionamento idrico dei mezzi (terrestri ed aerei) adibiti alla lotta attiva agli incendi boschivi, oltre che un ponte carrabile, opportunamente dimensionato, nel punto di in cui la strada comunale Pietracotta interseca il torrente Vallone delle Fratte. Tutte le azioni previste non arrecheranno disturbi all’assetto generale del sito. Quindi le misure di mitigazione previste consentono di salvaguardare l’area da azioni indotte di nocumento al sito. In conclusione, sulla base di quanto fin qui esplicitato, nel rispetto di quanto espresso riguardo alle azioni di mitigazione proposte e in considerazione delle superfici interessate dal progetto, si ritiene che l’area SIC contrassegnata con il codice IT8020008 tipo B e denominata Massiccio del Taburno, resterà salvaguardata in riferimento agli habitat e alle specie per i quali il sito è stato designato e alla integrità del sito stesso.

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9 VALUTAZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE

Verrà di seguito adottata una metodica di analisi mirata ad individuare esclusivamente gli impatti dell'opera sull'ambiente circostante e non verranno volutamente valutati gli impatti socio- economici, evidentemente positivi a causa dell'incremento occupazionale. Tutto ciò al fine di dimostrare che l'opera avrà, nella fase di realizzazione della stessa, un basso impatto ambientale sullo stesso e abbia quindi tutti i requisiti per essere realizzata. E' fra l'altro evidente come essa, già nella fase post intervento, possa invece generare impatti estremamente positivi. L'ambiente è stato suddiviso in componenti secondo una struttura gerarchica nella quale, al vertice, si possono individuare gli aspetti più sintetici e, scendendo nella scala, quelli più disaggregati. ln particolare, sono stati individuati tre livelli gerarchici di scomposizione, definiti, dall'alto in basso, "categorie", "componenti" e "fattori". Con il termine di "categoria" si è inteso di definire una prima scomposizione di massima dell'Ambiente in termini molto aggregati. Le "categorie" prese in esame, tenendo conto degli elementi fisici, antropici e naturali del territorio in esame sono quella chimico-fisica, quella biologica e quella estetica. Con il termine "componente" si è definita una prima disaggregazione delle "categorie". Con "fattore" si definiscono le caratteristiche del "componente", misurabili o che si prestino ad essere analizzate. Si è quindi scelto un approccio tramite la metodologia delle "matrici a livelli di correlazione variabile" in quanto ha consentito di considerare contemporaneamente fattori di diversa natura, ambienti antropici, ecc. oltre ad offrire ottimi risultati nella fase interpretativa degli stessi, in quanto ha permesso di realizzare un "package verticale" con il quale impostare i dati, risolvere le matrici e presentare i risultati in forma grafica. L'utilizzo della metodologia delle "matrici a livelli di correlazione variabile" è stata possibile solo dopo l'individuazione delle "componenti" (atmosfera, suolo, sottosuolo, vegetazione, ambiente idrico, ecc.) e dei "fattori" (temperatura dell'aria,precipitazioni, umidità dell'aria, ventosità, ecc.). In particolare la metodologia utilizzata ha permesso di: a) mettere in relazione le due liste di controllo (costituite rispettivamente una dalle "componenti" e l'altra dai "fattori"); b) conseguentemente, di stimare l'entità dell'impatto elementare dell'opera da realizzare su ogni "componente ambientale". Per un corretto uso delle matrici è necessario procedere all'attribuzione delle magnitudo, indicate nel seguito come m, M e P, (m = magnitudo minima, M = magnitudo massima, P = magnitudo propria). Pertanto per ottenere un range di valori, da utilizzare come metro di confronto tra l'impatto esercitato dall'opera in progetto sull'ambito ambientale e territoriale interessato, si sono determinati i valori di magnitudo minima e massima. Quindi con l'assegnazione del valore di magnitudo propria (P) si è proceduto alla determinazione dell'impatto elementare dell'opera da realizzare sul sistema ambientale e territoriale interessato. La metodologia prescelta nel caso della cava in studio è una analisi quantitativa di stima globale alquanto attendibile, significativa e sintetica trattasi di Matrici e Livelli di Correlazione Variabili elaborati tramite il software Namiral Impatto Ambientale 2.0.

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E' bene ribadire che, trattandosi di messa in sicurezza e di recupero ambientale/naturalistico di una cava esistente, gli impatti saranno valutati esclusivamente per la fase di realizzazione dell'opera (fase di cantiere). Mentre, di conseguenza, la fase di esercizio è definita dall'opera completata e restituita al contesto ambientale, dove quindi gli impatti saranno tutti positivi. La modalità scelta utilizza una matrice con livelli di correlazione variabili e con sommatoria dei valori d'influenza stabilita di volta in volta. Questa metodologia richiede una attenta analisi delle componenti e dei fattori. Dopo aver operato la scelta delle componenti da analizzare e dei fattori da prendere in esame (scelta alla base dello Studio di Impatto Ambientale), si è individuato l'intervallo delle magnitudo minima e massima possibili onde attribuire ad ogni fattore la magnitudo relativa al caso in esame. Dopo questa fase preliminare sono state evidenziate, per ogni componente, i diversi fattori incidenti, nonché il relativo livello di correlazione. Il range dei valori entro il quale scegliere la magnitudo da attribuire all'effetto che i fattori avranno sulla componente ambientale, onde consentire una maggiore leggibilità dei dati e dei risultati, nel presente studio è l'intervallo (1 -10). L'influenza di un fattore su una componente può essere nulla (in assenza di correlazione) o massima (nel caso di stretta correlazione) e tra i due casi estremi si può avere tutta una serie di livelli intermedi (livelli di correlazione) che esprimono valori d'influenza di diverso peso. Nella scelta della metodologia per la determinazione degli impatti si è tenuto presente (e potrebbe erroneamente ritenersi un limite) del fatto che con l'utilizzo delle matrici a livello di correlazione variabile non è possibile stimare gli impatti positivi generati dall'opera in esame (nel caso in esame aumento dell'occupazione ed aumento del benessere socio-economico, ecc.).

9.1 Lista delle componenti e dei fattori con relative descrizioni

L'opera in progetto influenzerà le seguenti COMPONENTI ambientali: 1. ATMOSFERA E CLIMA 2. SUOLO 3. SOTTOSUOLO 4. AMBIENTE IDRICO SUPERFICIALE 5. AMBIENTE IDRICO SOTTERANEO 6. VEGETAZIONE E FLORA 7. ECOSISTEMI 8. PAESAGGIO 9. FAUNA 10. RUMORI

Di seguito, invece, l'elenco dei FATTORI: 1. Modifiche pedologiche; 2. Modifiche morfologiche; 3. Caratteristiche geologiche e geotecniche; 4. Stabilità dell'area; 5. Modifiche di drenaggio superficiale;

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6. Modificazioni della vegetazione; 7. Perdita di habitat; 8. Disturbo antropico generalizzato per la realizzazione; 9. Frammentazione del mosaico ecosistemico; 10. Incidenza della visione e/o percezione; 11. Distanza da insediamenti abitativi; 12. Modifica nell'uso della rete stradale; 13. Luminosità notturna del cantiere; 14. Produzione di rumore; 15. Produzione di polveri; 16. Produzione di rifiuti; 17. Riduzione attrattività turistica; 18. Modifiche climatiche; 19. Modifiche idrogeologiche; 20. Modifiche chi-fis-biologiche acque superficiali; 21. Modifiche chi-fis-biologiche acque sotterranee; 22. Alterazione dello skyline; 23. Vicinanza a elementi naturali; 24. Modifiche dei flussi di traffico.

ln funzione delle problematiche sollevate nel progetto in oggetto si è deciso dl considerare 4 livelli di correlazione, con relativi fattori moltiplicativi (A = 2B, B = 2C, C = 2D, D =1) e sommatoria dei livelli di influenza uguale a 10 (A + B + C + D=10). In fase di attribuzione dei livelli di correlazione è stata individuata la seguente connessione tra "livello di correlazione" e "giudizio di attribuzione": A = ELEVATO B = MEDIO C = BASSO D = MOLTO BASSO La fase di calcolo è consistita nello sviluppo dei sistemi di equazione relativi ad ogni componente, considerando ogni sistema equazionale composto da:  FATTORE MOLTIPLICATIVO  LIVELLO DI CORRELAZIONE;  INFLUENZA COMPLESSIVA DEL VALORE. L'impatto elementare si è ottenuto cosi dalla sommatoria dei prodotti tra l'influenza ponderale di un fattore e la magnitudo relativa, analiticamente ie = E ni (lpi x Pi) in cui ie = impatto elementare su una componente; lPi = influenza ponderale del fattore su una componente Pi = magnitudo propria del fattore.

Si è poi sostituito (nell'equazione) il valore della magnitudo propria (elaborazione secondo ipotesi potenziale) dapprima con la "magnitudo minima tendenziale" (elaborazione secondo ipotesi

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ottimistica) e poi con la 'magnitudo massima tendenziale' (elaborazione secondo ipotesi pessimistica) ottenendo cosi il relativo valore di impatto elementare minimo e massimo. Ciò ha consentito di appurare se l'impatto generato dall'opera in esame si avvicinasse a livelli rilevanti di soglia (attenzione, sensibilità o criticità). Contemporaneamente ciò ha permesso di considerare gli impatti generati dall'opera sia da un punto di vista ottimistico che pessimistico e ciò ha consentito di prendere automaticamente, in dovuta considerazione, le varie correnti di giudizio espresse da esperti del settore. Per la rappresentazione dei risultati si è usato sempre un software che utilizza una rappresentazione ad istogramma di facile ed immediata rappresentazione. Analizzando i risultati di entrambe le soluzioni progettuali proposte, si nota come tutte le componenti mostrano valori d'impatto medio-bassi. Ciò è dovuto alla moltitudine di aspetti interessati e, generalmente, in maniera non significativa.

9.2 Elaborazione dei dati

Per le due soluzioni progettuali proposte (gradone 5x5 m e gradone 2,5x2,5 m) sono state individuate le "componenti ambientali" ed i "fattori ambientali", con i relativi gradi di magnitudo (m, mt, P, M, Mt). Successivamente sono stati individuati per ogni componente i livelli di correlazione (A, B, C, D) e la loro influenza globale; è stata inoltre assegnata l'influenza complessiva (10). Si è passato quindi allo sviluppo delle matrici utilizzando un software capace di calcolare gli impatti elementari mediante lo sviluppo di una matrice con 4 livelli di correlazione ed a sommatoria variabile. Indici dei livelli di correlazione A=2B B=2C C=2D D=1

9.2.1 Stima dei fattori

1. Modifiche pedologiche  Soluzione gradone 5x5 m: l'intervento è focalizzato sul ripristino ambientale; ad ogni modo, come indicato in progetto, si prevede la sottrazione, nella fase di cantiere, di 8000 mq di aree vergini. La restante parte dell'area (oltre 2 ha) risulta essere già stata scarificata. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: anche in questo caso l'intervento è focalizzato sul ripristino ambientale; ad ogni modo, come indicato in progetto, si prevede la sottrazione, nella fase di cantiere, di 9056 mq di aree vergini. La restante parte dell'area (oltre 2 ha) risulta essere già stata scarificata. m=1 M=10 P=3

2. Modifiche morfologiche  Soluzione gradone 5x5 m: la realizzazione delle opere previste, rispetto alla situazione attuale, contribuirà a rendere l'area meglio inserita nel contesto ambientale proprio. Infatti, rispetto al progetto di ripristino originario, la nuova sistemazione dell'area con pareti meno ripide tenderà a conformare l'area di cava al contesto ambientale circostante. m=1 M=10 P=2

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 Soluzione gradone 2,5x2,5 m: in tal caso, la realizzazione di gradoni più piccoli consentirà di rendere l'area inserita in maniera più efficace nel contesto ambientale proprio. m=1 M=10 P=1

3. Caratteristiche geologiche e geotecniche  Soluzione gradone 5x5 m: i caratteri geologici e geotecnici dei terreni ospitanti la cava non subiranno variazioni in quanto questi risultano possedere buoni parametri. Anzi, l'obiettivo dell'intervento è la messa in sicurezza delle pareti di cava. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: anche in tal caso, i caratteri geologici e geotecnici dei terreni ospitanti la cava non subiranno variazioni in quanto questi risultano possedere buoni parametri, anzi verranno migliorati m=1 M=10 P=1

4. Stabilità dell'area  Soluzione gradone 5x5 m: Le attività previste in progetto hanno l'obiettivo di migliorare i caratteri geotecnici dei terreni ospitanti la cava. Tali parametri, in termine di stabilità dei fronti di cava, sono ritenuti sufficienti a consentire le lavorazioni previste. Dai risultati dell'analisi di stabilità condotta, non si prevedono variazioni in termini negativi. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: anche in tal caso, la stabilità dell'area verrà migliorata nella fase della realizzazione dei gradoni. m=1 M=10 P=1

5. Modifiche di drenaggio superficiale  Soluzione gradone 5x5 m: I terreni costituenti l'area di cava sono abbastanza permeabili; infatti le acque di scolo già attualmente permeano abbastanza bene i terreni. Nelle attività di ripristino ambientale, comunque, il progetto prevede la costituzione di canaline di regimazione delle acque. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Le valutazioni esposte per la soluzione precedente possono ritenersi valide anche per tale soluzione. m=1 M=10 P=1

6. Modifiche della vegetazione  Soluzione gradone 5x5 m: Le attività di ripristino ambientale andranno ad incidere sulla vegetazione circostante, nella prima fase, tramite l'emissione di polvere soprattutto durante il periodo estivo. Comunque, il sistema di abbattimento polveri utilizzato (bagnatura) consentirà di non incidere sulla vegetazione. La piantumazione di specie vegetali autoctone, inoltre, darà valore aggiunto all'area ripristinata. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: A seguito di un maggiore lavoro di riprofilatura dell'area interessata, saranno emesse maggiori quantità di polveri rispetto alla soluzione precedente. L'attività di bagnatura del terreno sarà più intensa.

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Sicuramente, a completamento dell'opera, vi sarà una maggiore copertura vegetale rispetto alla soluzione precedente m=1 M=10 P=3

7. Perdita di habitat  Soluzione gradone 5x5 m: Non vi sarà perdita di superfici con habitat prioritari. Rispetto alla situazione attuale, saranno comunque sottratti 8000 mq di aree vergini, necessarie alla messa in sicurezza delle pareti di cava. habitat ampiamente recuperati nel breve periodo. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Anche in questo caso non vi sarà perdita di superfici con habitat prioritari. Rispetto alla situazione attuale, saranno comunque sottratti 9056 mq di aree vergini, necessarie alla messa in sicurezza delle pareti di cava. habitat ampiamente recuperati nel breve periodo. m=1 M=10 P=3

8. Disturbo antropico generalizzato per la realizzazione  Soluzione gradone 5x5 m: Il disturbo arrecato è in relazione alla movimentazione di mezzi e persone nell'ambito dell'area di cava su un'area che, comunque, risulta molto limitato per la ridotta estensione di cava e per il tempo necessario al completamento dei lavori, pari a tre anni. m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Anche in questo caso, il disturbo arrecato è in relazione alla movimentazione di mezzi e persone nell'ambito dell'area di cava su un'area, molto limitato per la ridotta estensione di cava e per il tempo necessario al completamento dei lavori, pari a tre anni. m=1 M=10 P=3

9. Frammentazione del mosaico ecosistemico  Soluzione gradone 5x5 m: La cava è ubicata su un'area marginale al Parco Regionale del Taburno e al SIC. L'obiettivo è quello di ripristinare il mosaico ecosistemico, allo stato attuale interrotto dalla cava abbandonata. Nei tre anni definiti per il ripristino ambientale, tale obiettivo sarà raggiunto gradualmente; per cui tale fattore andrà migliorando già durante i lavori. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Anche in questo caso, valgono le considerazioni del punto precedente. Nel lungo periodo, tale soluzione permetterà di raggiungere un risultato migliore rispetto al gradonamento 6x5 m. m=1 M=10 P=1

10. Incidenza della visione e/o percezione  Soluzione gradone 5x5 m: La cava è ubicata a mezza costa, per cui, già allo stato attuale risulta essere visibile. Non è comunque visibile dai più grossi centri abitati come Sant'Agata dei Goti o Moiano. Dalla Strada Provinciale 48, in alcuni punti, è possibile osservare un tratto di cava; dalla SP 81, invece, è visibile in più punti. Sulla base del progetto qui proposto non vi sarà alcuna alterazione della percezione del sito rispetto alla situazione attuale. m=1 M=10 P=5

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 Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Anche per questa soluzione valgono le considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=5

11. Distanza da insediamenti abitativi;  Soluzione gradone 5x5 m: Come riportato in apposita tavola progettuale, l'area di cava è distante 470 m in linea d'aria dalla piccola contrada Paolini; mentre a 407 mt è presente una azienda agricola. La contrada Paolini e l'azienda agricola sono ubicate a quota inferiore. m=1 M=10 P=4  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Anche in questa soluzioni valgono le considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=4

12. Modifica nell'uso della rete stradale;  Soluzione gradone 5x5 m: La rete stradale provinciale è già trafficata anche da mezzi di questo tipo. Nella fase di realizzazione dell'opera subirà piccole modifiche di utilizzo la strada montana che costeggia l'area di cava, giacché i movimenti di automezzi, per un intervento distribuito in 3 anni di esercizio, è sostanzialmente limitato. m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Le considerazioni del punto precedente sono leggermente modificate a seguito del maggiore movimento a seguito della realizzazione di un gradone più piccolo. m=1 M=10 P=4

13. Luminosità notturna del cantiere;  Soluzione gradone 5x5 m: Non verranno osservati turni di lavoro notturni, il cantiere sarà illuminato solo se necessario, per motivi di sicurezza (accorgimenti adottati nelle misure di mitigazione valutazione di incidenza). m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le stesse considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=2

14. Produzione di rumore;  Soluzione gradone 5x5 m: Il rumore sarà provocato dai mezzi di lavoro. Poiché il cantiere non è in esercizio, non è stato possibile effettuare preventivamente analisi strumentale. L'impianto di frantumazione del materiale rinvenuto dalle attività di gradonamento non sarà ubicato nel cantiere (si veda paragrafo rumore) Ad ogni modo, durante le fasi di cantiere relative alla realizzazione dei gradoni verranno condotte apposite analisi strumentali per verificare che le emissioni siano nei limiti stabiliti dalla normativa vigente. m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Le considerazioni precedenti sono modificate in quanto si stima che nella fase di lavoro, il rumore sarà maggiore, a seguito di un più intenso lavoro di riprofilatura del versante con gradoni di più piccole dimensioni. m=1 M=10 P=4

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15. Produzione di polveri;  Soluzione gradone 5x5 m: Le polveri, generalmente, sono maggiormente prodotte dall'impianto di frantumazione che, per scelta progettuale, non sarà ubicato nel cantiere. Ad ogni modo, nelle fasi di lavorazione, si provvederà a bagnare i mezzi di lavoro per ridurre tale fenomeno. Solo in periodi di forte vento vi è la possibilità che le polveri siano innalzate dai piazzali di lavoro. m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le stesse considerazioni della soluzione precedente. Si valuta una incidenza negativa maggiore a seguito dei lavori di profilatura più intensa. m=1 M=10 P=4

16. Produzione di rifiuti;  Soluzione gradone 5x5 m: In apposito paragrafo progettuale si è definito che non si produrranno particolari quantità di rifiuti. In cantiere saranno sistemate taniche del tipo Eco-Wok, per recupero olii in caso di guasti. Tutti i rifiuti prodotti dall'esercizio delle macchine verranno smaltiti, secondo le norme, da ditte esterne e/o consegnate al consorzio obbligatorio Oli esausti. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le stesse considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=2

17. Riduzione attrattività turistica;  Soluzione gradone 5x5 m: L'area non è inserita in un percorso turistico, né questa zona rientra nei percorsi predisposti dall'Ente Parco. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le stesse considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=2

18. Modifiche climatiche;  Soluzione gradone 5x5 m: L'attività non influenzerà i parametri meteorologici della zona. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: L'attività non influenzerà i parametri meteorologici della zona. m=1 M=10 P=1

19. Modifiche idrogeologiche;  Soluzione gradone 5x5 m: L'assetto strutturale dell'area troverà addirittura giovamento dagli interventi proposti; inoltre, si rimarrà a quote sufficientemente distanti dalla falda sotterranea. Si può quindi asserire che l'impatto sui caratteri idrogeologici è nullo. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=1

20. Modifiche chi-fis-biologiche acque superficiali

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 Soluzione gradone 5x5 m: L'intervento richiesto e proposto si pone l'obiettivo di ridurre il rischio legato a fenomeni di instabilità della cava, generati fra l'altro dalla modificazione dell'assetto idrico superficiale generato dalla realizzazione della cava. Il progetto prevede, fra l'altro la regimazione delle acque superficiali. Non vi è alcun rischio legato alle modifiche biologiche delle stesse. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le considerazioni del punto precedente m=1 M=10 P=2

21. Modifiche chi-fis-biologiche acque sotterranee  Soluzione gradone 5x5 m: Le azioni indotte non arrecheranno modifiche alle acque sotterranee. m=1 M=10 P=1  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=1

22. Alterazioni dello skyline  Soluzione gradone 5x5 m: Lo skyline, allo stato attuale, risulta essere già compromesso. Gli interventi che si vanno a proporre hanno l'obiettivo di migliorare l'elemento visivo. m=1 M=10 P=2  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le considerazioni del punto precedente. Nel lungo periodo, con l'adozione di tale soluzione, si produrranno effetti positivi migliori rispetto al punto precedente. m=1 M=10 P=2

23. Vicinanza ad elementi naturali  Soluzione gradone 5x5 m: La cava è inserita nel SIC e nel Parco Regionale del Taburno. In apposito paragrafo si sono definite le caratteristiche dell'ecosistema in cui essa è inserita. A meno dei due valloni che costeggiano la cava, non esistono nell'immediato intorno elementi naturali di spicco. m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Valgono le considerazioni del punto precedente. m=1 M=10 P=3

24. Modifiche dei flussi di traffico;  Soluzione gradone 5x5 m: Le strade interessate (la provinciale e la comunale montana) nella fase di cantiere subiranno modifiche dettate dalla frequentazione, nelle ore diurne delle giornate lavorative, di circa 4-5 mezzi di trasporto (ghiaia e sabbia e/o terreno e piantine provenienti dai vivai). m=1 M=10 P=3  Soluzione gradone 2,5x2,5 m: Le strade interessate (la provinciale e la comunale montana) nella fase di cantiere subiranno modifiche dettate dalla frequentazione, nelle ore diurne delle giornate lavorative, di circa 5-6 mezzi di trasporto (ghiaia e sabbia e/o terreno e piantine provenienti dai vivai). m=1 M=10 P=4

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9.3 Risultati

Per entrambe le soluzioni progettuali esaminate, sono stati elaborati i dati inseriti nella "Matrice e Livelli di Correlazione Variabili", attraverso il software Namiral Impatto Ambientale 2.0. Il risultato di tale elaborazione permette di confrontare gi impatti elementari propri previsti per ogni singola componente, nonché di stabilire se l'impatto dell'opera prevista si avvicina o meno ad un livello significativo di soglia (attenzione, sensibilità, criticità).

Di seguito sono riportati i valori di impatto elementare ottenuti dallo sviluppo delle suddette matrici per le fasi di cantiere, classificati secondo cinque intervalli di valore.

Magnitudo Impatto elementare Intervallo MOLTO ELEVATO > 80 ELEVATO tra 60 e 79,99 MEDIO tra 40 e 59,99 BASSO tra 20 e 39,99 MOLTO BASSO tra 10 e 19,99

Di seguito, invece, le due tabelle degli impatti propri di ogni singola componente, valutati per le due soluzioni progettuali analizzate (profilo con gradoni 5x5 m e profilo con gradoni 2,5x2,5 m). Si è associato il colore relativo al magnitudo. Come già precisato nel paragrafo introduttivo, si evidenzia che, per entrambe le soluzioni analizzate, già nella fase di cantiere si andranno a verificare Impatti Nulli alla componente SOTTOSUOLO e AMBIENTE IDRICO SOTTERRANEO.

IMPATTO SOLUZIONE GRADONI 5X5 M COMPONENTI Elementare Minimo Massimo

Atmosfera e clima 35,00 10,00 100,00

Suolo 20,00 10,00 100,00

Sottosuolo 00,00 10,00 100,00

Ambiente idrico superficiale 20,00 10,00 100,00

Ambiente idrico sotterraneo 00,00 10,00 100,00

Vegetazione e flora 25,00 10,00 100,00

Ecosistemi 27,50 10,00 100,00

Paesaggio 30,00 10,00 100,00

Fauna 27,78 10,00 100,00

Rumore 34,00 10,00 100,00

Tabella 7: impatti propri di ogni singola componente ambientale, soluzione progettuale con gradoni 5x5 m

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IMPATTO SOLUZIONE CON GRADONI 2,5X2,5 M COMPONENTI Elementare Minimo Massimo

Atmosfera e clima 40,00 10,00 100,00

Suolo 20,00 10,00 100,00

Sottosuolo 00,00 10,00 100,00

Ambiente idrico superficiale 20,00 10,00 100,00

Ambiente idrico sotterraneo 00,00 10,00 100,00

Vegetazione e flora 35,00 10,00 100,00

Ecosistemi 37,50 10,00 100,00

Paesaggio 30,00 10,00 100,00

Fauna 35,56 10,00 100,00

Rumore 40,00 10,00 100,00

Tabella 8: impatti propri di ogni singola componente ambientale, soluzione progettuale con gradoni 2,5x2,5 m

9.4 Considerazioni finali e misure di monitoraggio da adottare in fase di esecuzione dell'opera

Il presente Studio di Impatto Ambientale, integrato con la Valutazione di Incidenza, evidenzia Impatti Ambientali di Medio-Bassa entità nella fase di esecuzione degli interventi proposti di messa in sicurezza e recupero ambientale della Cava Izzo, ubicata in loc. Pietracotta del territorio comunale di Sant'Agata dé Goti (Bn). Poiché si tratta di una cava a mezza costa, fra l'altro posta ad una distanza di circa 400 m in linea d'area dai recettori (contrada Paolini del Comune di Sant'Agata dé Goti e altri edifici agricoli), così come evidenziato nel relativo paragrafo relativo alla Valutazione di Incidenza Ambientale, i valori potenziali più significativi nella fase di cantiere saranno registrati dalle COMPONENTI RUMORE e ATMOSFERA/CLIMA (polveri nella realizzazione dei gradoni e nel trasporto dei materiali); anche la COMPONENTE PAESAGGIO (impatto visivo), seppure in misura ridotta rispetto alle prime due, evidenzierà un discreto impatto elementare. Tutti gli impatti, ad ogni modo, nel breve e medio periodo successivo al termine della esecuzione degli interventi, risulteranno acquisire IMPATTI POSITIVI, giacché si creeranno tutte le condizioni per l'avvio alla rinaturalizzazione dell'area, allo stato attuale compromessa dall'azione dell'uomo. In tal senso, la soluzione progettuale che prevede la creazione di gradoni 2,5x2,5 m risulterà produrre IMPATTI MAGGIORMENTE POSITIVI rispetto alla soluzione che prevede gradoni 6x5 m (si genererà un profilo più dolce e la rinaturalizzazione dell'area sarà maggiormente facilitata).

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Si ribadiscono tutte le misure di mitigazione da adottare, già indicate nel capitolo relativo alla Valutazione di Incidenza, atte a contenere gli impatti elementari appena evidenziati e validi, comunque, per entrambe le soluzioni analizzate: 1) La polverosità indotta dalle attività di realizzazione dei gradoni e movimentazione di materiale calcareo verrà limitata attraverso l'installazione di sistemi di abbattimento delle polveri (bagnatura); sistema che di per sé dà buoni risultati. Risulta comunque importante il successivo buono stato di efficienza dei mezzi adibiti a tali lavorazioni (escavatore e pala gommata, oltre che autocarro). L'efficacia dell'azione sarà assicurata dal monitoraggio periodico nelle aree esterne alla cava dell'entità delle polveri emesse (2 volte all'anno). Nel caso i sistemi di abbattimento non risultassero adeguatamente efficienti, la attività su descritte non dovranno avvenire in giornate particolarmente ventose; 2) L'eventuale impiego dell'illuminazione notturna per motivi di sicurezza del cantiere, dovrà avvenire nelle zone aperte solo in misura strettamente necessaria, in quanto costituisce motivo di forte disturbo e danno per la fauna notturna e migratoria. A tale scopo è necessario adottare misure di mitigazione che prevedono l'utilizzo di lampade schermate con reti che diminuiscano i danni per l'entomofauna notturna (Lepidotteri, Coleotteri ed Imenotteri), attratta dalla forte luce. Bisognerà adottare fari direzionati solo sulle zone da illuminare; 3) Limitare l'accesso veicolare alla cava esclusivamente ai mezzi di cantiere indicati in apposito precedente capitolo; verrà così evitata la costituzione di nuove strade e/o percorsi al di fuori dell'area di cava; 4) Bagnare le strade presenti all'interno della cava durante la fase di esercizio dei mezzi, ed in particolare durante i periodi più caldi dell'anno, tutte le volte necessarie affinché i mezzi non producano polverosità, che si andrebbe a sommare a quella prodotta dalla pala gommata e dall'escavatore; 5) Riutilizzare in sito il terreno vegetale e lo scotico rimosso in fase di scavo, soprattutto prodotto nelle aree cosiddette "vergini"; 6) Utilizzare solo specie vegetali autoctone e di provenienza locale, così come indicato in progetto; 7) Divieto assoluto di utilizzazione di cariche esplosive. 8) Divieto di effettuare riparazioni ai mezzi meccanici all'interno dell'area di cava;

Di seguito, invece, le misure di monitoraggio proposte.

9.4.1 Monitoraggio delle polveri

Il monitoraggio delle polveri sarà condotto durante le fasi di disgaggio, riprofilatura e realizzazione dei gradoni (fasi più critiche per la produzione di polveri), da realizzarsi presso i recettori più prossimi alla Cava, ovvero la Contrada Paolini (470 m in linea d'area) e gli edifici agricoli posti a 407 m in linea d'area, nelle condizioni imposte dalla normativa vigente.

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Il metodo che verrà adottato prevede la determinazione delle polveri totali mediante raccolta delle stesse su di un filtro in esteri misti di cellulosa della porosità di 0,47 µm e del diametro di 25 mm, per differenza di pesata tra il peso del filtro preventivamente condizionato in stufa, per due ore a 105 °C e in essiccatore per 0,5 ore, ed il peso dello stesso dopo il campionamento e condizionato nella stessa maniera. La concentrazione finale sarà determinata dividendo tale differenza di peso per il volume di aria ambiente aspirato in fase di campionamento. Il campionamento sarà effettuato mediante pompa aspirante per alti, medi ed bassi flussi, munita di contatore volumetrico e indicatore della velocità di flusso ed indicatore della temperatura ambiente. Il tempo di campionamento per ciascun punto sarà congruo per lo scopo della determinazione. Il filtro, durante la fase di campionamento, sarà posto in apposito portafiltro. Al termine di ogni campionamento, il filtro opportunamente identificato, sarà posto in apposito contenitore in polietilene e sarà appositamente annotato il volume di aeriforme aspirato e della temperatura ambiente. La determinazione analitica sarà fatta in laboratorio mediante bilancia analitica. La ditta eseguirà il piano di monitoraggio delle polveri con frequenza annuale in due giornate non consecutive. In particolare deve essere effettuato il monitoraggio del particolato nelle postazioni di prelievo. Qualora si verificassero superamenti dei limiti di legge per la componente atmosferica , o intervenissero circostanze critiche per tali componenti, si provvederà ad ulteriori campagne di misura e adeguati sistemi di mitigazione.

9.4.2 Monitoraggio del rumore

La ditta eseguirà il monitoraggio acustico, al fine di verificare il rispetto dei limiti assoluti e differenziali di immissione sonora presso i ricettori definiti nel paragrafo precedente. Tale monitoraggio dovrà essere svolto a frequenza annuale. Anche questo monitoraggio verrà effettuato durante le fasi di disgaggio, riprofilatura e gradonamento.  Livello di rumore ambientale Il rilievo dovrà avvenire con le attività su definite, nella fase a regime.  Livello di rumore residuo La misura dello stato di bianco dovrà essere svolta, a discrezione del tecnico competente in acustica, secondo una delle seguenti modalità: a. misure fonometriche di breve durata (comunque per il tempo necessario per la stabilizzazione del LA eq) nelle stesse postazioni di rilievo di cui sopra; b. misure fonometriche di breve durata (comunque per il temo necessario per la stabilizzazione del LAeq), da effettuarsi presso almeno un ricettore prossimo alla viabilità veicolare esterna e presso un ricettore isolato, al fine di caratterizzare il clima acustico in assenza dell'attività di cava.

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Si precisa che la misura del livello di rumore residuo dovrà avvenire nella stessa giornata in cui è stato effettuato il rilievo del rumore ambientale, nell'ora di pausa delle lavorazioni o fermando temporaneamente le stesse.

9.5 Misure di compensazione di habitat sottratti

Si veda par. 8.4.2.

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10 CONCLUSIONI

Sulla base di quanto constatato in campo e sintetizzato nei precedenti capitoli, si può affermare che i lavori progettati e che riguardano la messa in sicurezza delle pareti di cava e il ripristino ambientale della cava Izzo sono conformi in linea di massima ai principi prefissati di salvaguardia e tutela dei valori paesaggistici ed ambientali dell’area, fra l'altro in linea con i dettami imposti dal P.R.A.E. Campania. Le azioni relative alla messa in sicurezza e al ripristino ambientale, nella fase di cantiere, agiscono su quasi tutte le componenti. Tali impatti, tuttavia, sono di bassa o media entità e di breve durata, si risolvono in tre anni terminando con la fine dei lavori, sono per lo più reversibili e hanno un’estensione esclusivamente locale. La soluzione proposta con realizzazione di gradoni di pedata (media) 2,5 m e alzata (media) di 2,5 m, seppure nel breve periodo (fase di cantiere) determina una sottrazione di habitat (non prioritario) pari a 9056 mq, è quella che permette di ottenere nel medio-lungo periodo un grado di rinaturalizzazione dell'area più incisivo rispetto alla soluzione con gradone 5x5 m. Rispetto alla mitigabilità degli impatti, quasi tutti gli impatti risultano mitigabili. Le azioni che producono effetti più incisivi sulle componenti ambientali, ovvero la produzione di polveri sul comparto ecosistemico e i necessari movimenti terra sul profilo del versante e sulla qualità paesaggistica, oltre che il rumore prodotto dai macchinari impiegati, sono interamente mitigabili nel giro di pochi anni. Considerando, quindi, che gli impatti sull'ambiente sono estremamente contenuti, che il ripristino ed il recupero ambientale da realizzarsi è da ritenersi migliorativo dal punto di vista paesaggistico, diventa senz'altro auspicabile che tale intervento possa realizzarsi. Gli impatti ambientali saranno comunque compensati da misure opportune proposte, quali il recupero ambientale di un'area attigua alla cava, la realizzazione di una vasca di approvvigionamento idrico, oltre che il ripristino di un ponte carrabile sulla strada comunale montana Pietracotta. Affinché il recupero ambientale sia ulteriormente validato, devono essere periodicamente compiute alcune verifiche sullo stato dell’ambiente nella fase di realizzazione delle opere, mediante un piano di monitoraggio. Queste permetteranno di modulare al meglio le azioni collegate all’esecuzione del progetto e di procedere, ove necessario, al pronto recupero degli eventuali insuccessi, attraverso interventi ordinari di gestione e/o di integrazione e/o di aggiustamento.

dott.arch. Maria Laura Stefanizzi dott. for. Saverio Basile

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Geodes StudioAssociato di Geologia Geosystem srl dr.Domenico Palma geom. Alfredo Ciaramella

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dott. ing. Salvatore Principe

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