UN MERCOLEDì Nahid dimaggio

A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT Testi a cura di Felicetta Ferraro Esperta di storia, società e cultura dell’ Presidente dell’Associazione Ponte33 e molto poco veritiero Argo di Ben Affleck), incuriosiva sia chi era IL CINEMA IRANIANO fermamente convinto dell’oscurantismo degli ayatollah, sia chi cercava TRA PASSATO E PRESENTE di capire l’evoluzione interna di un Paese che pur essendo governato da una dirigenza islamica presentava tratti di indubbia modernità, soprattutto Nonostante il continuo richiamo all’influenza del neorealismo italiano sul nel campo della produzione artistica a partire proprio dal cinema. Il cinema iraniano degli anni Sessanta e Settanta, in Italia la cinematografia successo internazionale di Persepolis, il film di Marjane Satrapi e Vincent iraniana è rimasta sconosciuta al grande pubblico fino a tempi molto Peronnaud, seguito da quello de I Gatti Persiani di Bahman Ghobadi – recenti. Un delizioso ed ironico cortometraggio di Nanni Moretti girato film che narra le peripezie di una rock band underground con un finale nel 1996 descrive perfettamente l’ansia di un temerario esercente che a tragico particolarmente adatto a suscitare commozione e indignazione Roma decide di proiettare nel proprio cinema un film iraniano, per di più – ed infine l’exploit di Una separazione, capolavoro di che in lingua originale con sottotitoli. Il film in questione è Close Up di Abbas guadagna una messe di premi, tra cui l’Oscar 2012 quale migliore film Kiarostami, regista celebrato quale icona del cinema iraniano di qualità, straniero, spalancano finalmente anche in Italia al cinema iraniano il cuore che l’anno successivo sarà premiato a Cannes con la Palma d’Oro per del pubblico e le porte delle grandi sale cinematografiche. il bellissimo Il sapore della ciliegia. Alla prima di Close Up, che Moretti Festival importanti, come Asiatica Film Mediale a Roma, Religion Today effettivamente ospitò presso il cinema Nuovo Sacher, assistettero solo a Trento, Middle East Now a Firenze dedicano ai film iraniani spazi 12 spettatori, diventati 57 alla fine delle quattro proiezioni previste. Nel sempre più ampi, riconoscendo il valore di una cinematografia vivace 2000, l’assegnazione a Venezia del Leone d’Oro al film Il Cerchio di Jafar che affianca a prodotti per così dire di “largo consumo” pellicole di alta Panahi suscitò l’interesse della nostra stampa, ma i film iraniani rimasero qualità tecnica ed espressiva, i cui contenuti rispecchiano con puntuale ancora per parecchio tempo confinati ai cinema d’essai per un pubblico evidenza l’evoluzione della società iraniana. Una società, è bene ricordare, di raffinati amatori o, talvolta, di persone interessate a capire cosa lontana dagli stereotipi correnti in Occidente che oscillano tra l’immagine stesse succedendo in quel lontano paese. L’Iran rivoluzionario, messo di un paese dominato da religiosi barbuti e donne avvolte in chador al bando dalla comunità internazionale nel 1980, in seguito all’assalto neri e quello di masse in cerca di facile divertimento, festini a base di dell’ambasciata americana e al sequestro del suo personale diplomatico alcol e droghe, visti per scappare all’estero. Al contrario, osservandola da (episodio celebrato da diversi film di produzione USA fino al celeberrimo vicino, o anche solo attraverso lo sguardo rivelatore del cinema, la realtà 3 iraniana appare caratterizzata da un notevole dinamismo, presente in nascenti profitti del petrolio, il cinema in Iran è stato da subito identificato tutti gli strati della società. I giovani, tra i quali le donne costituiscono la con il modernismo di stampo occidentale ritenuto una minaccia per maggioranza, sono istruiti, inseriti nel flusso dell’informazione globale, i valori tradizionali e la morale religiosa islamica. Inevitabile, quindi, la curiosi di quanto accade altrove, connessi al mondo attraverso i mezzi reazione negativa dei ceti più tradizionali e degli ambienti religiosi che di comunicazione di massa che utilizzano aggirando le tante limitazioni hanno cercato di ostacolarne la diffusione. Una situazione di conflitto messe in atto da un potere politico che cerca di controllarne la forza e ancora oggi non risolta che non ha comunque impedito alle autorità la voglia di cambiamento. Soprattutto, sono consapevoli delle conquiste politiche passate e attuali di cercare di sfruttarne il potenziale per i loro fini. ottenute attraverso la rottura drammatica con il passato e i sacrifici Dopo un primo periodo di produzione di pellicole minori, realizzate richiesti dalla guerra, ma nello stesso tempo fermamente intenzionati a per lo più in India a causa della mancanza di strutture adatte in Iran, guadagnare gli spazi di libertà sociale e di azione politica propri di una l’occupazione alleata nel 1941 determinò una svolta importante nello società progressista. Le contraddizioni sono esposte alla luce del sole e sviluppo di una cinematografia nazionale, a carattere prevalentemente affrontate nel quadro di una contrapposizione politica, sociale, culturale e propagandistico. Alla fine della seconda guerra mondiale, con l’inizio soprattutto generazionale che ha conosciuto momenti di duro confronto del regno di Reza Mohammad Pahlavi, il sovrano destituito nel 1979, si e che lascia oggi sperare in un cambiamento progressivo e duraturo. afferma la produzione di un genere cinematografico locale, di natura A questa consapevolezza il cinema ha dato un contributo decisivo, essenzialmente commerciale, conosciuto come film farsi (film persiano), riflettendo puntualmente tutte le trasformazioni sociali che il paese ha i cui elementi apparivano sempre gli stessi: storie d’amore costellate di attraversato. Spesso le ha addirittura anticipate, cogliendo bisogni talvolta tradimenti, inganni e ostacoli di varia natura, il tutto condito da danze, non ancora espressi apertamente. E’ successo nel passato per il ruolo musica, canzoni eseguite da note cantanti dell’epoca, la cui presenza della donna, succede oggi nella descrizione di una società urbanizzata nel cast garantiva un sicuro successo commerciale. Questo genere, in cui l’alienazione dell’individuo è in agguato tra i grattacieli e le auto di rivisto e aggiornato, sopravvive anche nella produzione attuale per lo lusso che popolano il nuovo immaginario cinematografico. Introdotto più sotto forma di commedia popolare, dalla vita breve ma dagli incassi nel paese agli inizi del Novecento da un sovrano, per il proprio personale sicuri. Le trasformazioni degli anni ‘50 e ‘60, durante i quali lo shah cerca diletto, in un periodo particolarmente buio della storia nazionale, mentre di imporre alla società iraniana un modello occidentale, incontrano le potenze occidentali si disputavano i resti di un grande impero e i l’opposizione non solo degli ambienti religiosi ma anche degli intellettuali 4 di sinistra da cui provengono i primi registi impegnati. Nel 1963 un film vera e propria invasione di pellicole di bassa qualità, dal contenuto spesso iraniano viene finalmente presentato al festival di Cannes. Pochi anni più volgare, che suscitano l’indignazione dei ceti conservatori e dei religiosi. tardi, la presenza iraniana in questo e in altri festival internazionali diventa La minaccia proveniente dall’Occidente alle basi morali della società si fa stabile. Si afferma un nuovo genere cinematografico, più intellettuale agli occhi di gran parte della popolazione sempre più concreta. Quando ma anche più variegato rispetto ai clichés del film farsi. Il principale anche la situazione economica e quella dei diritti si farà insostenibile e esponente di questo nuovo cinema è Ebrahim Golestan, considerato la Rivoluzione irromperà scardinando l’ordine precedente, l’ayatollah insieme alla poetessa Forugh Farrokhzad, autrice del celebre La casa è Khomeini dichiarerà in un celebre discorso di non avere nulla contro il nera, il fondatore della cinematografia moderna iraniana. Come c’era cinema ma che bisogna sradicare la corruzione in esso presente prima da aspettarsi, questi film non incontrano grande consenso da parte del che avveleni l’intera società. pubblico, probabilmente a causa del complesso linguaggio simbolico che Nel disorientamento generale del primo periodo rivoluzionario, il cinema li contraddistingue, decisamente lontano dalla cultura cinematografica sembra quasi sparire dalla scena. I registi e gli attori più compromessi con degli spettatori iraniani dell’epoca. Maggiore fortuna incontra un il precedente sistema lasciano frettolosamente il paese, alcuni per non farvi terzo genere che si afferma verso la fine di questo stesso periodo, non più ritorno. Una buona parte delle sale cinematografiche viene distrutta, commerciale ma nemmeno elitario, intellettuale perché opera di registi altre vengono semplicemente chiuse. La televisione pubblica trasmette impegnati, ma orientato verso tematiche sociali fortemente sentite e programmi di propaganda, sermoni religiosi, inni rivoluzionari. Le autorità l’esternazione del disagio sociale che stava aumentando rapidamente in sono però ben coscienti dell’utilità del cinema per la formazione della tutto il paese. La consacrazione di questo cinema, definibile “progressista”, nuova identità islamica richiesta dalla Rivoluzione e dopo una “rivoluzione avviene con il notissimo La vacca di . Prende così il via la culturale” che stabilisce i contenuti e le forme che la produzione prima nouvelle vague iraniana. La seconda si affermerà negli anni ‘90, culturale dovrà avere, il cinema può timidamente ripartire. La ripresa dopo il decennio di stasi indotto dalla Rivoluzione islamica. Tra il 1960 e la è inaspettatamente accelerata dallo scoppio della guerra Iran-Iraq. La prima metà del 1970, cresce in Iran anche l’influenza delle cinematografie necessità di documentare l’immane sforzo bellico prontamente messo straniere, in particolare di quella francese e italiana. Quest’ultima porta in atto per contrastare la superiorità dell’esercito nemico e l’esigenza di sia la semplicità e l’umanità dell’approccio neorealista, la cui influenza disporre di materiale propagandistico per rinsaldare il nazionalismo e diventerà evidente soprattutto nel cinema post-rivoluzionario, sia una spingere migliaia di persone al martirio in nome della patria, favoriscono 5 infatti la nascita del cosiddetto “cinema di guerra”, prima sotto forma di raccontate per evitare di incappare nelle rigide norme della censura che produzione di documentari e successivamente di lungometraggi inseriti prevedevano addirittura il ricorso al velo anche nel privato delle case e nel filone della “sacra difesa”. Nel 1982 viene fondato il Ministero della nessun contatto fisico tra uomo donna, i ruoli femminili riprendono quota Cultura e della Guida islamica guidato dal futuro presidente riformista e alcune donne si posizionano perfino dietro la macchina da presa, come Mohammad Khatami, all’epoca solo un religioso di larghe vedute. Khatami registe, produttrici, scenografe. Tra i vari nomi spiccano Tamine Milani avvia immediatamente una politica di sostegno al cinema che passa e Rakhshan Bani-Etemad, che segneranno il corso della cinematografia attraverso varie strategie: la creazione di un’agenzia semi governativa degli anni a venire influenzando, in direzione di un maggiore realismo incaricata di promuovere il cinema iraniano all’estero, l’avvio di un e di un’attenzione particolare per le tematiche di genere, alcuni colleghi Festival Internazionale del cinema (Festival di Fajr), l’incoraggiamento come Dariush Mehrjui e il più giovane Jafar Panahi. Rakhshan Bani- di investimenti privati e lo stop all’importazione di film stranieri. Queste Etemad, in particolare, dimostra un interesse per gli emarginati e le storie misure stimolano la produzione interna e spingono i registi ad elaborare di miseria urbana che contribuisce a riportare l’attenzione del cinema un nuovo linguaggio cinematografico che trova nell’utilizzo dei bambini sulla città per eccellenza, la smisurata e spietata Teheran. L’ambientazione quali protagonisti e nell’ambientazione in ambito rurale una strategia di rurale, a tratti idilliaca dei film precedenti, lascia via via il posto alla società sopravvivenza presto trasformatasi in poetica distintiva del nuovo cinema urbanizzata, percorsa da tensioni e contraddizioni che derivano ancora iraniano. Il successo del film Il corridore di Amir Naderi nel 1985 a Cannes una volta dal conflitto tra modernità e tradizione. A differenza di quelli e il fenomeno Kiarostami – che aveva iniziato la sua attività nel periodo che hanno scelto di vivere all’estero, i registi rimasti in Iran sono testimoni precedente la Rivoluzione ma che firma in questi anni i suoi maggiori diretti dell’evoluzione della società, del passaggio ad un modello di vita successi - riportano il cinema iraniano sulla scena internazionale e aprono che spinge per l’affermazione dell’individuo a detrimento del modello la strada a una nuova stagione di riconoscimenti. familiare allargato e della morale tradizionale, e si impegnano a narrarne La fine, nel 1988, della lunga guerra con l’Iraq segna la consacrazione le dinamiche. La scommessa è quella di riuscire a farlo senza oltrepassare di alcuni dei registi che avevano operato nell’ambito del cinema di le linee rosse poste dal governo o magari forzando solo quel tanto che guerra e l’affermarsi di nuovi nomi che di lì a poco diverranno familiari permette comunque di continuare a lavorare. è un lavoro di cesello, anche all’estero. Inoltre, dopo un decennio in cui le donne erano di espedienti per aggirare i divieti, di trovate filmiche che diventano state emarginate sia come attrici che come protagoniste delle storie genere: tutto pur di permettere al cinema di continuare a crescere. La 6 relativa libertà di espressione conquistata negli anni della presidenza dove la denuncia non è urlata, ma proposta nelle pieghe della narrazione, Khatami, durante i quali si assiste al paradosso di film proibiti all’interno da senza nessuna contrapposizione rigida tra “noi” e “loro”. Seguendo il censori ostinatamente reazionari, ma incoraggiati a presentarsi ai festival suo esempio, la nuova generazione di registi che opera oggi in Iran si internazionali con celebrazione ufficiale dei premi eventualmente ricevuti, sente finalmente libera di raccontare storie che parlano persiano, che crea ad un certo punto la tipologia del regista “resistente” che sembra traggono ispirazione dal vissuto della società e della cultura iraniana senza quasi lavorare per l’estero, con film che ammiccano alle aspettative e agli necessariamente dover rendere conto del bene e del male del sistema stereotipi del pubblico dei festival. Si tratta di una scelta minoritaria, spesso politico, del sistema religioso, delle contraddizioni, dei paradossi, delle bollata dagli iraniani come opportunista, ma che ha il merito di aprire ingiustizie e delle disuguaglianze che la Storia ha messo loro davanti. E di un dibattito sulla libertà di espressione, di cui beneficia l’intera società e raccontarle bene, con un gusto per i dettagli formali, per l’atmosfera, per l’immagine stessa del cinema iraniano. l’estetica complessiva che si fa sempre più raffinato e testimonia la maturità La capacità di porsi al di fuori di queste due categorie realizzando film acquisita negli anni a dispetto di tutte le limitazioni, le censure e gli ostacoli. dalla forte valenza artistica che raccontano le contraddizioni della società La selezione che Academy Two propone ha il merito di portare in Italia iraniana attuale senza travalicare le limitazioni della censura, ha decretato tre titoli della recentissima cinematografia iraniana e uno della diaspora, nel 2011 il successo planetario, è il caso di dirlo, di Asghar Farhadi, regista presentati nei più prestigiosi Festival internazionali. In ordine cronologico già molto noto in Iran per i suoi film precedenti. I numerosi premi, tra essi sono: cui l’Oscar per il miglior film straniero attributi al suo Una separazione, A girl walks home alone at night di Ana Lily Amirpour segnano nel 2012 l’inizio di una nuova fase del cinema iraniano, Nahid di Ida Panahandeh sicuramente la più interessante, per lo spettatore straniero, della lunga Un mercoledì di maggio di Vahid Jalilvand storia qui riassunta. Il cinema diventa strumento di approfondimento A Dragon Arrives! di Mani Haghighi etico, di costruzione di una nuova umanità che si basa sulla capacità degli Due registe, due registi. Tre straordinarie opere prime ed una conferma. individui di osservare la realtà intorno a loro, di scegliere e di assumersi Sono opere diverse tra loro, per linguaggi e temi, accomunate comunque la responsabilità delle proprie azioni. I due prestigiosi riconoscimenti dalla lezione appresa dal grande cinema d’autore, sia esso straniero, come che Farhadi ha ottenuto di recente a Cannes per il suo nuovo film nel caso del film della Amirpour, o iraniano, per gli ultimi tre. Influenze confermano l’apprezzamento del pubblico e della critica per un cinema 7 provenienti dall’esterno, in particolare dell’amatissimo neorealismo italiano, paragonabile a nessun film iraniano sinora visto, né al cinema problematico emergono comunque anche nel caso di questi tre film. Particolarmente e impegnato di un Makhmalbaf, di un Kiarostami o di un Panahi, né al evidenti, ad esempio, esse sono in Un mercoledì di maggio: un affresco di cinema borghese-urbano di Farhadi. Siamo in territori nuovi e spiazzanti, ad umanità dolente, abbandonata a se stessa, che lotta disperatamente per un uso del linguaggio cinematografico rutilante, denso di citazioni di generi la sopravvivenza in una città dove, lo sappiamo da altri fonti, il tenore di e di stili che provengono da una grande cultura visiva internazionale e da vita ha ormai raggiunto livelli di opulenza occidentale. Il film va però oltre una tradizione mitologico-simbolica tra le più ricche al mondo. l’affresco sociologico e scava invece dentro le ragioni intime che hanno Di altro genere il film di Ana Lily Amirpour: ambientato in un luogo senza portato il protagonista ad un gesto che sembra essere di pura filantropia e tempo, in un bianco e nero anamorfico, e con lo stile di una graphic che invece, lo scopriremo dopo, è anche altro. novel. Qui le influenze sono altre: è come se Sergio Leone e David In Nahid, il film di Ida Pahanandeh che in molti si sono affrettati a Lynch fondassero una band iraniana di bambini che suonano rock e qualificare come “femminista”, il tema che prevale è sì quello della lotta Nosferatu fosse chiamato a fargli da baby sitter. L’Iran c’è ma è un’eco di una donna coraggiosa che cerca di difendere le sue scelte dalle lontana, rappresentata da un chador nero che svolazza come le ali di imposizioni di una società maschilista e patriarcale ma, come la regista un pipistrello. Quel chador che continua ad agitare gli incubi di chi ha tiene a sottolineare, è innanzitutto la storia di una donna, di quella donna, lasciato l’Iran tanti anni fa, al momento della rivoluzione, e che la società di quella condizione sociale, in quella cittadina. Nahid lotta per se stessa, iraniana ha invece idealmente rimosso per andare avanti oltre confini che non è un simbolo di tutte le donne iraniane. Un film che pretende di il cinema potrà aiutare a conoscere. dire tutto su un Paese – ripete ancora la regista – non può che fallire nel suo compito perché la realtà è complessa e un regista non può che coglierne un brandello. Per fortuna, il cinema iraniano si è ormai liberato della necessità di essere ogni volta il riflesso dell’intera società. Ogni regista sceglie un aspetto, un’angolazione, una storia piccola o grande come sono piccole o grandi e diverse le storie di tutti e la rappresenta con la sua visione della vita, con la sua scelta cinematografica. è il caso ad esempio del film di Mani Haghighi A Dragon Arrives!, non 8 9 nahid

Nahid, una giovane divorziata, vive con il figlio adolescente in una cittadina perennemente avvolta dalla nebbia sulle sponde del Mar Caspio. Per la legge iraniana, in caso di divorzio i figli vengono dati in custodia al padre, ma il marito di Nahid, un poco di buono, violento e drogato, acconsente che il figlio venga affidato all’ex moglie solo a patto che questa non si risposi. Senza mezzi, con una vecchia madre malata da accudire e un lavoro precario, Nahid conduce una vita magra ma non perde il desiderio e la speranza di essere felice, di provare a costruire una vita normale. L’occasione sembra essere offerta dall’amore di Massoud, anch’egli vedovo e padre di una bambina, che potrebbe assicurarle affetto e sicurezza economica. Ma un matrimonio è impossibile così come non è assolutamente praticabile qualsiasi ipotesi di relazione clandestina. Pressata dalla voglia di vivere la sua storia d’amore e il timore di perdere il figlio, il quale tra l’altro mostra di voler seguire le orme del padre, Nahid ricorre all’unica soluzione permessa dalla rigida morale islamica: il matrimonio temporaneo. La riprovazione sociale e la reazione dell’ex marito, geloso e ancora innamorato di lei, sfoceranno in un dramma a cui la giovane dovrà trovare una soluzione. 10 LA REGISTA GLI INTERPRETI

Ida Panahandeh è nata a Teheran dove ha studiato fotografia e regia Sara Bayat (Nahid): attrice molto versatile, è stata l’interprete della cinematografica. Ha iniziato ad operare nel cinema già da studentessa badante in Una Separazione di Asgar Farhadi. La regista temeva che realizzando diversi cortometraggi. Documentarista di talento, è stata venisse associata con l’idea di donna oppressa e passiva svolto in quel invitata dalla televisione di stato a realizzare alcune serie, ricevendo ruolo, completamente all’opposto del carattere e della forza richiesta numerosi premi. Nel 2009 ha partecipato al Talent Campus della a Nahid. Insieme hanno costruito ogni giorno la figura di Nahid Berlinale con il film corto Cockscomb Flower. La condizione della donna ottenendo un ottimo risultato. in Iran e il miglioramento dei suoi diritti sono sempre stati al centro Pejman Bazeghi (Massoud): attore con lunga esperienza televisiva, è del suo lavoro. Nahid, il suo primo lungometraggio, nasce da questa stato il protagonista di film importanti quali Duel di Ahmad Reza Darwish. esigenza e dall’esperienza vissuta dalla madre della regista che ha Navid Mohammad Zadeh (Ahmad): uno degli attori più interessanti cresciuto la figlia da donna sola. Il film è stato presentato al Festival di della nuovissima generazione. Prestato al cinema dal teatro ha Cannes nel 2015 e ha ricevuto molti consensi e il premio L’Avenir nella interpretato alcuni film di grande successo tra cui il film Live+one day sezione Un Certain Regard. Quest’anno, Susan Sarandon e Geena Davis, che ha trionfato al Festival di Fajr 2016. hanno assegnato a Ida Panahandeh il premio Women in Motion per i “Il film rivela tutta la forza, la passione ed il coraggio di una regista che giovani talenti. non teme di parlare chiaro.” (Taxi drivers)

“Primo lungometraggio di Ida Panahandeh è un film coraggioso, impegnato e femminista.” (Le Monde).

11 12 un mercoledì di maggio

Uno strano annuncio sul giornale di un uomo, Jalal, che è pronto a regalare un’ingente somma a chi dimostra di averne veramente bisogno, spinge un mercoledì di maggio una folla di persone davanti al suo ufficio. Tra i disperati che sperano di risollevare in questo modo la loro vita, c’è Setareh, adottata dalla famiglia della zia e ostacolata nel suo desiderio di sposare un uomo diverso dal cugino. Dei soldi ha bisogno per far uscire di prigione Morteza, il fidanzato, accusato ingiustamente di aver ferito il cugino durante un litigio. Non meno disperata è la situazione di Leila, il cui marito ha bisogno di un intervento chirurgico per tornare a camminare e vivere normalmente. Leila che è stata un tempo fidanzata di Jalal prima che l’uomo la lasciasse senza una spiegazione, vive una vita miserabile ormai ai limiti della sopportabilità. Il motivo che spinge Jalal a un atto di generosità che la moglie contesta aspramente si chiarisce solo verso la fine del film quando Jalal si trova, come lo spettatore, a chiedersi se il bene è altruismo o desiderio di riempire un proprio vuoto. Premiato al Festival di Fajr 2015 di Teheran, il film ha ricevuto anche il premio FIPRESCI nella sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia 2015.

13 IL REGISTA GLI INTERPRETI

Vahid Jalilvand che, oltre ad essere il regista nel film interpreta il ruolo Niki Karimi (Leila): nata nel 1971, è una delle più famose attrici e registe di Ali, è nato a Teheran nel 1976. Si è laureato in regia teatrale e iraniane. Ha vinto il premio come migliore attrice al Festival di San Sebastian ha iniziato subito a lavorare nella televisione di stato come editor e e al Festival di Nantes nel 1992 per il film Sara di Dariush Mehrjui. Ha poi come regista di più di 30 film documentari e di numerose serie lavorato in più di 25 film vincendo premi nazionali e internazionali. È stata televisive. Molto prima, però, a soli 15 anni aveva già iniziato la carriera membro in diverse giurie, tra le quali Cannes, Berlino, Locarno. di attore che ha poi continuato sia a teatro che in televisione. Un Sahar Ahmadpour (Setareh): nata nel 1992 a Teheran, non è un’attrice mercoledì di maggio è il suo primo lungometraggio come regista e il professionista e questa è la sua prima apparizione in un film. secondo come attore. Lavora da sempre con un gruppo di amici ed Amir Aghaei (Jalal): nato nel 1975, ha iniziato la sua carriera come è stato proprio un amico che gli ha dato l’idea di questo film. Jalilvand attore professionista nel 1995. Ha recitato in più di 12 film e in diverse racconta che una sera l’ha chiamato e gli ha parlato di un dubbio che serie tv e spettacoli. È attore, scrittore, pittore e fotografo. gli era venuto. Questo amico era solito dare grosse cifre in beneficenza Borzou Arjmand (Esmail): nato nel 1975, è laureato in recitazione, ed è ma ad un tratto si era chiesto cosa avrebbe fatto se non avesse avuto apparso nel suo primo film nel 2000. È un attore molto noto nel cinema più un soldo e come unica ricchezza gli fosse rimasta solo l’automobile. iraniano, ha recitato in vari film e in più di 20 serie tv. L’avrebbe venduta per donare anche quei soldi? “Con Un mercoledì di maggio il cinema iraniano continua a stupire grazie all’originalità della storia e a una messa in scena che descrive la società iraniana senza fronzoli.” (La Croix)

“L’umanesimo del cinema iraniano più raffinato è presente nelle splendide immagini di Un mercoledì di maggio.” (The Hollywood Reporter) 14 15 a dragon arrives!

Iran, 22 gennaio 1965. Il primo ministro Hassan Ali Mansour, è stato ucciso il giorno prima da un attentatore con un colpo di pistola davanti al parlamento. Il detective Babak Hafizi, agente della Savak, la temibile polizia segreta dello shah, viene interrogato da un suo superiore su un caso sul quale era stato incaricato di indagare nell’isola di Qeshm tempo prima e rimasto irrisolto. Nel successivo flashback, una Chevrolet Impala di uno sgargiante calore arancione, guidata da Hafizi, cammina veloce su una pista dell’isola di Qeshm, nel Golfo Persico, in direzione di un antico cimitero che le leggende dell’isola vogliono maledetto. Qui, in un alloggio di fortuna ricavato da un ex galeone che soldati portoghesi vi avevano trascinato secoli prima, un prigioniero, confinato nell’isola per crimini politici, pende dalla corda con la quale si è tolto la vita. Intorno a lui, lungo tutte le pareti, brani di una storia, che risulterà poi essere un diario, e simboli sconosciuti. Ad attendere Hafizi c’è un suo collega della Savak, incaricato di sorvegliare il prigioniero da vicino, compito che evidentemente non ha svolto a pieno. Non solo, nonostante il corpo mostri chiari segni di strangolamento, l’uomo insiste sulla tesi del suicidio, premendo per una rapida chiusura del caso. Il giovane Hafizi, forse già stregato dalla bellezza incantata del luogo - una valle nel cuore desertico dell’isola, cosparsa di canyon corrosi dal vento 16 e bucherellati da caverne e buie cave sotterranee – e dal mistero che sente tanti altri momenti di questo film, il regista evoca in relazione a un evento aleggiare su quella morte (perché è stato ucciso il prigioniero? Cosa racconta che ha coinvolto un tecnico del suono di un film di suo nonno, Ebrahim il diario? Chi è il pescatore-guaritore con il quale il suo collega intrattiene un Golestan, dal titolo Mattone e Specchio, alcuni spezzoni del quale sono ambiguo rapporto? E dov’è finita la figlia del guaritore, Halimeh?), decide inseriti in questa pellicola. Il tecnico era sparito all’improvviso nel nulla, come in di passare lì la notte, facendo seppellire prima il prigioniero morto. A nulla quegli anni succedeva a tanti e si era vociferato di un intervento della polizia valgono i tentativi di dissuaderlo del custode del cimitero che gli racconta segreta. Il mistero, di cui Haghighi è venuto a conoscenza, così ci dice nel terrorizzato dei terremoti che in quella parte dell’isola si verificano ogni film, ritrovando in maniera fortuita a casa del nonno una cassetta contenente volta che un morto viene interrato. La terra – dice l’uomo - quando viene documenti sul caso e alcuni misteriosi oggetti, sembra adesso destinato ad squarciata non vuole più rinchiudere la sua bocca, a meno che non divori essere risolto attraverso il film che lo spettatore sta guardando. Al pubblico la qualcuno. Affascinato più che scettico, il detective resta e nel cuore della scelta di crederci. notte assiste a un terribile terremoto che tocca effettivamente solo l’area del cimitero. O forse, come sostengono nell’isola, è il drago – metafora di un “Un film denso, ludico, affascinante, e molto cinematografico.” ancestrale male oscuro che affligge un paese dalla storia troppo lunga - che (Internazionale). si nasconde sotto le tombe e scuote la crosta rugosa dell’isola e i destini degli uomini. Da qui l’inizio di una storia che, come le montagne russe “A Dragon Arrives! è un film misterioso e molto divertente, una storia della fantasia sul cinema di Haghighi bambino, trascina lo spettatore in un di fantasmi e un detective dal carattere duro, miscelati con un tocco di vortice di generi (spy-story, mystery, ghost-story, western, thriller politico), Indiana Jones.” (The Hollywood Reporter) citazioni cinematografiche (meraviglioso il cappello alla Marlowe indossato dal protagonista) non meno intricati delle leggende, i simboli, i riferimenti alla storia recente e meno recente dell’Iran, all’orrore ancora vivo dei crimini della Savak. Quella Savak che, con uno spostamento temporale spiazzante, come

17 documentari dedicati al grande regista Dariush Mehrjui, Haghighi ha IL REGISTA girato A Modest reception premiato al Festival del Cinema di Berlino, al Festival di Varsavia e al Cinefan Festival di Delhi, è un thriller psicologico, Mani Haghighi (Teheran, 1969), nipote di Ebrahim Golestan, mitico sofisticato e brillante, che esplora il lato oscuro della natura umana. fondatore del cinema moderno iraniano, e figlio di un grande operatore Mani Haghighi è anche un attore molto apprezzato. Oltre ad aver cinematografico, racconta di aver deciso di fare il regista a cinque recitato in alcuni dei suoi film, tra cui A Modest reception, è stato uno anni, colpito sul set dalla visione del nonno seduto dietro una camera degli interpreti di About Elly di Farhadi e di Melbourne di Nima Javidi. installata su una giraffa altissima che si stagliava contro l’azzurro del cielo. Quella fantasia, il cinema come un inebriante giro su un’alta montagna russa - questo era sembrata la giraffa ai suoi occhi di bambino - non l’ha più abbandonato e, terminati gli studi di filosofia in Canada, ha fatto immediatamente ritorno in Iran per realizzare il suo sogno. Il successo è arrivato subito, già con il primo film Abadan, del 2003, premiato al Tribeca Film Festival. Nel 2006 ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria al Festival dei Tre Continenti di Nantes per la sceneggiatura di Fireworks Wednesday, il fortunato film di Asghar Farhadi. Prestigiosi riconoscimenti ha ricevuto anche il suo secondo film Men at work (2006), un’ironica commedia su quattro amici che si ostinano a voler rimuovere un enorme masso dalla loro strada, quasi come simboleggiasse i loro problemi di quarantenni. Scritto da e interpretato da un cast di eccezione, il film è stato premiato all’Asian Film Awards di Hong Kong e al Festival di Fajr di Teheran. Dopo un terzo film, Canaan, del 2008 e due 18 GLI INTERPRETI

Amir Jadidi (Babak Hafizi, il detective): maestro di tennis dal fascino alla Cary Grant, è una new entry del cinema iraniano. Un suo cliente che lavorava nel cinema l’ha convinto a recitare, ed è nata una stella. Homayoun Ghanizadeh (Behnam Shokouhi, il geologo), regista e attore di teatro. Mani Haghighi l’ha visto recitare il ruolo della madre in The Beauty Queen of Leenane di Martin McDonagh e l’ha voluto nel suo film. Ehsan Goudarzi (Keyvan Haddad, il tecnico del suono). Pochi mesi prima di iniziare il film, Haghighi è venuto a sapere di un attore bravissimo che aveva messo in scena in un bagno pubblico abbandonato di Teheran, un suo monologo. è andato a sentirlo ed Ehsan è diventato Keyvan Haddad, l’uomo da cui la storia narrata prende il via. Kiana Tajammol (Shahrzad Besharat), artista, fotografa. Ha studiato Nuova tecnologia dell’Arte presso l’Accademia di Brera. Nader Fallah (Almas, il guaritore), ha già lavorato con Mani Haghighi nel suo precedente film A modest reception.

19 a girl walks home alone at night

Protagonista di questo horror-western girato in bianco e nero è una ragazza vampira lugubre e inquietante. Abbigliata con il tradizionale chador nero vaga di notte nella città fantasma di Bad City per strade che potrebbero essere di Teheran o di Detroit, dove la paura e la morte aleggiano minacciose sui suoi sgradevoli abitanti: prostitute, tossici, magnaccia, anime perverse. Il tagliente piacere del pulp, per un film che appare una riuscita fusione di generi, archetipi e iconografie, influenzato da spaghetti western, graphic novel, film dell’orrore e il New Wave iraniano. Amplificate da un mix di rock iraniano, techno e tracce musicali ispirate a Morricone, le sue immagini in bianco e nero e l’aspetto volutamente artificioso delle scene dichiarano come modelli di ispirazione la ribollente tensione dei film di Sergio Leone e il surrealismo inquietante di David Lynch. Vincitore negli USA dei prestigiosi premi del cinema indipendente Gotham Award e Indipendent Spirit Film Award, il film ha vinto anche il Revelations Prize al Deauville Film Festival del 2014 e il Carnet Jove Jury Award, e inoltre il Citizen Kane Award per la Best Directorial Revelation al Sitges Film Festival.

20 LA REGISTA GLI INTERPRETI

Ana Lily Amirpour è nata a Londra da genitori iraniani. Si è poi trasferita con Sheila Vand (la ragazza): vive tra New York e Los Angeles e ha recitato i suoi in Florida e ha quindi completato gli studi in arte, teatro e televisione in nel film Argo, con il premio Oscar Ben Affleck. Ha debuttato a Broadway a California. Ha realizzato il suo primo film horror a 12 anni, coinvolgendo gli fianco di Robin Williams con lo spettacolo Bengal Tiger at the Baghdad zoo. invitati di un pigiama party. Si è dedicata alla pittura, alla scultura ed ha fatto Arash Marandi (il James Dean iraniano): attore di cinema e teatro si è parte di una band indie rock. I suoi cortometraggi hanno partecipato a vari laureato alla scuola di musica e teatro di Amburgo. festival in giro per il mondo, tra i quali, la Berlinale, BFI a Londra, Edimburgo, Marshall Manes (il giocatore d’azzardo): Dopo il debutto in True Lies di Ikff Hamburg, Nashville, NNYCIFF festival e il Seoul Korea Children’s Festival. James Cameron, ha recitato ne Il grande Lebowski dei fratelli Coen. Ha Un suo cortometraggio del 2011, Pashmaloo è stato acquisito da Artè e nel lavorato in più di 100 film per la tv e il cinema. 2011 Ana Lily è stato uno dei cinque giovani registi scelti dalla Berlinale per Mozhan Marnò (la prostituta): nata nel 1980 a Los Angeles, è stata la girare un film prodotto da Medienboard in Germania. Ha passato 4 mesi a protagonista del film The Stoning of Soraya. Berlino per girare A Little Suicide, un intricato film che miscela stop motion Dominic Rains (il protettore): nato in Iran nel 1982, vive ora in America. animation con riprese reali. Il film è stato nominato nel 2012 per il Berlin Ha cominciato la sua attività di attore partecipando nel 2003 al film per Today Awards. Ha poi partecipato a vari programmi tra cui il Berlinale Talent la televisione Saving Jessica Lync. Ha lavorato nel film Captain America: Il Campus, Find screenwriter and director labs, Tribeca all access, e Find’s primo vendicatore. fast track. A girl walks home alone at night è il suo primo film premiato al “Ricorda il senso di libertà di Persepolis della Satrapi.” (The Guardian) Sundance Film Festival e in numerosi altri festival.

“...il film è impregnato di elementi Lynchiani, spaghetti-western e noir, realizzato in uno splendido bianco e nero.” (Variety)

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