Un vero e proprio borgo, quasi un paesino, la cui costruzione è iniziata intorno TENUTA agli anni Trenta del Novecento. Un vero e proprio borgo privato Immerso in un parco privato di circa 206.860 mq di estensione, all’interno del Parco Naturale del Campo dei Fiori, con tanto di cappella privata consacrata, strade asfaltate e non, muretti in pietra, scalinate, parcheggi coperti, piazzuole. Sono inoltre presenti una sorgente, un acquedotto privato, boschi a perdita d’occhio, piante da frutta, giardini, serre, campo da tennis e sportivo

Vi si accede tramite un ingresso privato protetto da una cancellata in acciaio di cortene opera dello scultore Giancarlo Marchese, comandata elettricamente ed Il borgo è sorvegliato da guardiani (una famiglia che vive nella tenuta dagli anni Cinquanta) che hanno anche la funzione di manutentori e giardinieri. I proprietari apribile con codice segreto. dell’Alpe hanno così a disposizione personale di riferimento per qualsiasi necessità, sia essa per tagliare l'erba del proprio prato, o per preparare la casa ed accogliere ospiti senza dover essere personalmente presenti . Gli spazi esterni delle ville sono circondati da uno spettacolare parco perfettamente progettato dalla natura e curato costantemente, anno dopo anno, disseminato di siepi, da arbusti autoctoni e di alberi ad alto fusto in equilibrio con il contesto naturale circostante. Immersi in un Parco naturale protetto

Questa gigantesca tenuta privata , in località Induno Olona, fa parte del Parco Naturale del Monte Campo dei Fiori , sottoposto a vincolo idrogeologico e ambientale; tutta la zona gode di un microclima eccezionale: un contesto di pace e tranquillità, con un panorama unico. La posizione geografica della tenuta è la soluzione ideale per chi è in cerca una villa in posizione tranquilla ma non isolata. Posta a pochi km dal centro di Induno Posizione incantevole e veduta spettacolare Olona , la frazione fa La posizione è collinare, circa 650 metri di altitudine. parte di un prestigioso Dalla tenuta si gode una vista magnifica del parco circostante e delle cime dei complesso privato monti Monarco, Martica e Chiusarella, che la circondano creando una cornice accessibile soltanto dai spettacolare. proprietari delle sei ville Un curatissimo viale alberato sale lungo il dolce colle sul quale sorge il che lo compongono. complesso, perfettamente curato, nel quale i vialetti attraversano il parco delineando con discrezione i confini della proprietà. Composizione del complesso Allʼinterno della tenuta insistono sette costruzioni e alcune tettoie: - sei ville di circa 250 - 300 mq cadauna ( in ottimo stato) - una casa colonica di circa 200 mq ( abitata dai custodi/manutentori) - un campo sportivo /campo da tennis - una sorgente che da acqua a volontà a tutta la tenuta ( sottostante la tenuta passa un ruscello) - bosco ceduo di consistente dimensione ed estensione

Sui vari appezzamenti di terreno, la cui estensione totale è di circa 1730.000 mq, insistono piante di alto fusto e palme , siepi e fiori disseminati ovunque. Le sei ville, per una superficie coperta totale di oltre 2000 mq , sono dislocate sui vari appezzamenti di terreno e sono distanti una dallʼaltra , ognuna circondata da giardino che permette di soggiornare, pranzare, e rilassarsi in totale armonia e privacy, alberi da frutta e piante di alto fusto ( tra le quali anche pini marittimi e palme ). Le ville sono in ottimo stato dʼuso sia per quanto attiene le parti esterne che quelle interne.

Posizione geografica ed accessibilità. La tenuta è facilmente accessibile attraverso l’autostrada Milano- ubicata a pochi km ed è facilmente raggiungibile dai grandi capoluoghi di Milano, Varese e Como. Il confine della tenuta, nella parte nord, è quasi confinante col confine svizzero ( Stabio e Porto Ceresio , il braccio sud ovest del lago di Lugano). Dal borgo sono facilmente raggiungibili oltre che il confine svizzero , il lago di Como , il lago di Varese, e il lago Maggiore ...ed il braccio del lago indicato come “lago di Luino”. Descrizione dei fabbricati

Stato e finiture del complesso Oltre i confini dei vari giardini privati, si estende il parco comune del complesso, anch'esso perfettamente curato che, in posizione discreta, custodisce un curatissimo campo sportivo/campo da tennis, liberamente utilizzabile dai proprietari delle varie ville. Qualora lo si volesse, si potrebbe valutare la possibilità di realizzare anche piscine private ad uso esclusivo oppure un maneggio comune.

Utilizzo e potenzialità. Per chi non ama essere troppo isolato, la possibilità di far parte di un piccolo complesso mantenendo la propria privacy ed una totale indipendenza, presenta molteplici vantaggi, primo fra tutti la tranquillità di non essere soli, di avere a disposizione personale di riferimento per qualsiasi necessità, sia essa per tagliare l'erba del proprio prato, o per preparare la casa ed accogliere ospiti senza dover essere personalmente presenti in quel momento.

Attività ricettiva anche settimanale Un aspetto che per qualcuno potrebbe essere importante, è quello di poter trarre reddito dalla proprietà affittando la villa di settimana in settimana per vacanza, anche soltanto per una settimana. Una soluzione mai adottata dagli attuali proprietari ma che può essere adottata affittando una o più ville a turisti internazionali in cerca di una base tranquilla da cui partire per scoprire le meraviglie della zona .

Abitazione principale o di vacanza. La proprietà, grazie alla sua posizione, è perfetta sia per chi è alla ricerca di una abitazione da adibire a residenza principale che per le vacanze . L’attuale suddivisione delle ville in un’unica unità immobiliare potrebbe essere mantenuta oppure si potrebbe dividere gli spazi in due unità immobiliari, indipendenti e distinte , e rappresentare ottima soluzione per due famiglie o per chi desiderasse utilizzare una delle due per realizzare una piccola attività turistico ricettiva. Ovviamente nulla vieta di vivere l’intera villa come unica abitazione, senza alcun intervento strutturale, grazie al collegamento interno o esterno già esistente.

Acquisto in blocco: vantaggi indiscussi e massimo sfruttamento. La particolare composizione del complesso costituito da più ville allo stesso tempo quasi contigue ma distinte, permette una molteplicità di soluzioni modulabili a seconda dell'interesse e dell'investimento. Per la posizione geografica, particolarmente interessante per la vicinanza a grandi capoluoghi (Milano- Varese- Como) sia dal punto di vista turistico il complesso può interessare sia l'investitore che desidera acquistare il solo nucleo abitativo del “borgo” continuandone la originaria destinazione residenziale , sia chi voglia iniziare una attività ricettiva sia il costruttore interessato ad ampliare la disponibilità di alloggi con la realizzazione di più unità abitative di minore superficie delle attuali.

Sicuramente l'acquisto in blocco permette di sfruttare al massimo l’investimento. Interesse turistico- storico

Dalla speleologia della all’ Antro delle Gallerie .

Semplici giri "turistici speleo”, Archeologia Sotterranea di Bolsena. Zona citata nelle relazioni del "British archaeological report" di Cambridge. l'Antro delle Gallerie sul tracciato che la ferrovia Varese-Luino aveva in prossimità dell'Antro - Alcune relazioni di inizio secolo parlano di un secondo ingresso murato durante la costruzione della ferrovia.

Complesso ipogeo : la grotta dell'Alabastro in collegamento con l'Antro delle Gallerie

( dalla Guida di Roberto Corbella "Antichi sentieri della Valceresio")

L’Antro delle gallerie è forse il luogo più misterioso delle valli intorno ad Induno Olona; è stato definito “La sfinge del Varesotto”. Vi si può facilmente arrivare percorrendo un sentierino che parte dalla strada asfaltata e porta alla tenuta. Sono molti i quesiti relativi a questo afascinante dedalo di cunicoli a cui ancora nessuno è riuscito a dare una risposta . Dall’ingresso si diramano un incredibile numero di gallerie molto strette, poste su diversi piani, che probabilmente avevano diversi accessi non ancora esplorati ed oramai franati. L’antro è certamente una miniera, ma l’incredibile numero di cunicoli, gallerie cieche, aperture, labirinti farebbe pensare che per aver svolto un simile lavoro il materiale che vi si estraeva dovesse essere qualcosa di veramente prezioso, anche se non ve ne si è trovata traccia. All’esterno non c’è niente che possa aiutare a risolvere il quesito, non sono state ritrovate scorie, né resti di edifici; probabilmente il materiale veniva lavorato altrove. La carta topografica delle gallerie finora esplorate fa presupporre l’esistenza di altri cunicoli a livelli sottostanti agli attuali, e in questo caso dagli studi geologici efettuati si può presumere che ci fosse Galena Argentifera. Potrebbe anche essere che la parte non ancora conosciuta dell’Antro avesse uscite nella Valfredda, sul versante opposto dell’Alpe. Nel corso degli anni, durante varie ricerche, sono stati rinvenuti attrezzi e oggetti di difcile datazione. Sull’antichità della miniera sono state fatte varie ipotesi, ma non ci sono ancora certezze. Una delle ipotesi che riassume un ’ tutto quello che è stato scritto è questa: l’inizio degli scavi è avvenuto in epoca tardo Impero Romano, successivamente l’antro fu abbandonato e riutilizzato per scopi religiosi come Antro Mitraico. Vi fu un nuovo sviluppo dei lavori minerari dal secolo XI in poi. Nel 1547 F. Raimondi otteneva la licenza di “cavare oro ed argento” dalle miniere poste alla “Predara delle ” al confine tra la Valganna e la Valceresio, sotto la “strada de Cusei” (Cuseglio), sita “nelle terre di Induno, Pieve di Arcisate, Ducato di Milano“. Dalla descrizione sembra proprio trattarsi dell’Antro delle Gallerie”, ma, dopo pochi mesi dalla concessione Ducale, gli Arcimboldi, fedudatari locali, si impadronirono della miniera.

Fortunatamente madre natura ha ben celato il sentiero che porta alla Grotta dell'Alabastro. Adesso una fitta boscaglia lo nasconde rendendo poco agevole il percorso, in particolare a persone poco pratiche di sentieri e sentierini... Una pubblicazione di Don Frecchiami (il Priore della Badia di Ganna che si era occupato dell'Antro) a proposito dell'esistenza di attività estrattiva nel 1500 e della contesa per la concessione mineraria tra Orrigoni ed altri conferma un'ipotesi relativamente ad altri ingressi dell'Antro presenti in passato in Valfredda e successivamente franati.

Molti hanno cercato esempi di altre miniere con caratteristiche di scavo simili all'Antro ed hanno trovato abbondante documentazione di alcune miniere nella Francia, in Alsazia, ove le gallerie si presentano identiche a quelle dell'Antro per tipo di scavo, sezione delle gallerie, tipo di utensili di scavo. Tali miniere venivano usate tra il 1400 e 1500 per estrarre minerali di ferro ed ancor più per estrarre argento usato dai re di Francia per battere moneta.

Tali miniere erano formate da un dedalo di gallerie su più livelli con quelli più bassi usati per far defluire l'acqua che trasudando dalle pareti avrebbe inondato la zona degli scavi. Le gallerie di carreggio erano dotate di binari in legno identici a quelli trovati in varie occasioni nell'Antro (chi ha visitato l'Antro avrà notato in alcuni punti della galleria principale, sul pavimento, degli incavi che servivano ad alloggiare le traversine dei binari).

La diferenza è che le miniere Alsaziane avevano all'esterno numerose strutture (forge, locali per i minatori, abitazioni, ecc.) i cui resti sono ben visibili, mentre all'esterno dell'Antro apparentemente niente di tutto ciò. Undici anni dopo Giangiacomo Medici (il Medeghino) contrasse società con altri nobili della Valceresio: Mayno e Francesco Mozzoni, Giannantonio Orrigoni e Gabriele Tatti, per scavare l’argento ed altri metalli nella miniera suddetta. In un secondo tempo, a seguito di cessioni e vendite, restò unico padrone Giannantonio Orrigoni. Alla fine del ‘700 si hanno ancora notizie di attività mineraria, poi più nulla. Nuovamente cadde il silenzio sull’Antro, silenzio che durò fino alla seconda metà del 1800, quando si ebbero diverse segnalazioni della miniera abbandonata da parte di curiosi e dilettanti di archeologia. Uno di costoro, Inganni Rafaele, nel 1904 segnalò ad Antonio Magni, presidente della Società Archeologica Comense, la posizione dell’Antro, attribuendosene erroneamente la scoperta, poiché vi erano state almeno altre due segnalazioni prima della sua. Seguirono quasi un secolo di ricerche, studi, ipotesi su quella che romanticamente era definita “La Sfinge del Varesotto”. Essendosi persa memoria del vero uso dell’Antro, le congetture sono state molte. Chi entra nell’Antro delle Gallerie si sente oppresso da una sensazione di mistero e da un’aura quasi sacrale; è certamente un luogo pieno di fascino e non stupisce che tanti studiosi si siano appassionati ai suoi enigmi.