Valle Strona, Cusio, Mottarone E Orta Piano Forestale Territoriale
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Area forestale: Valle Strona, Cusio, Mottarone e Orta Piano Forestale Territoriale Rilievi, cartografie tematiche e relazioni tecniche Gruppo di lavoro: Luciano Falcini (Coordinamento), Sandro Castelli, Enrico Tonezzer, Simonetta Mella, Paolo Pirocchi, Maurizio Toja, Luigi Gallina, Gian Mauro Mottini, Giuseppe Iuliano, Simona Ferutta, Luigi Faraone, Fabio Falcini Metodologia, assistenza tecnica, controllo I.P.L.A. S.p.A. Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente Settore Vegetazione e Fauna Settore Cartografia ed Informatica Settore Suolo Coordinamento generale Regione Piemonte Direzione Economia montana e Foreste Settore Politiche forestali Torino – maggio 2004 INDICE 0. INTRODUZIONE 0.1. Presentazione - scopi 0.2. Incarico 0.3. Aspetti normativi e rapporti con altri strumenti di pianificazione 0.4. Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel piano 0.5. Elaborati del piano - metodologia PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO 1. AMBIENTE FISICO 1.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo ed idrografico 1.2. Aspetti climatici 1.2.1. Termometria 1.2.2. Pluviometria 1.2.3. Analisi climatica 1.3. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici 1.3.1. Inquadramento territoriale 1.3.2. Geologia 1.3.3. Geomorfologia 1.3.4. Pedologia 2. ASSETTO TERRITORIALE 2.1. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo 2.2. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: 2.3 composizione, governo, trattamento passato e attuale. 2.2.1. Acero Tiglio Frassineti 2.2.2. Alneti planiziali e montani 2.2.3. Querceti di rovere 2.2.4. Castagneti 2.2.5. Faggete 2.2.6. Boscaglie pioniere e d’invasione 2.2.7. Rimboschimenti 2.2.8. Abetine 2.2.9. Altre formazioni 2.3. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre 2.4. Aspetti dell’ambiente naturale 2.4.1. Aree protette e di importanza naturalistica 2.4.2. Riserva Naturale Speciale e SIC IT114000di Fondotoce 2.4.3. SIC IT1140003 CAMPELLO MONTI 2.4.4. Proposta di ampliamento dell’area SIC: 2.4.5. Area di importanza naturalistica vco “Torbiera di Magognino” 3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI 3.1. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunale o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo, ecc.) 3.2. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale 3.3. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e trasformazione presenti – mercato dei prodotti. 3.4. Cenni storici sull’uso delle risorse silvo-pastorali. 3.5. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù) PARTE SECONDA: DESTINAZIONI - OBIETTIVI SELVICOLTURALI 4. ASPETTI POLIFUNZIONALI DEGLI AMBIENTI FORESTALI E DELLE ZONE RURALI 4.1. Destinazioni e obiettivi selvicolturali 4.1.1. Destinazione protettiva 4.1.2. Destinazione naturalistica 4.1.3. Destinazione produttivo-protettiva 4.1.4. Destinazione produttiva 4.1.5. Destinazione alla fruizione 4.1.6. Cenosi in libera evoluzione 4.2. Problemi fitosanitari ed emergenze 4.2.1. Incendi 4.2.2. Danni meterorici, antropici, fenomeni di deperimento 4.3. Prodotti secondari del bosco – mercato dei prodotti 4.4. Aspetti faunistici e venatori 4.4.1. Zoocenosi delle zone umide. 4.4.2. Zoocenosi degli ambienti agricoli ad agricoltura estensiva. 4.4.3. Zoocenosi degli ambienti boschivi. 4.4.4. Zoocenosi delle zone aperte al di sopra del limite del bosco. 4.4.5. Segnalazione di specie rare 4.4.6. Ungulati: aspetti biologici, ecologici, distribuzione e possibili danni al patrimonio forestale 4.4.7. Istituti di protezione 5. COMPARTIMENTAZIONE DEI BOSCHI 5.1. Suddivisione in settori PARTE TERZA: PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI 6. VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE: INTERVENTI SELVICOLTURALI PREVISTI 6.1. Quadro generale degli interventi previsti 6.1.1. Indirizzi generali 6.1.2. Indirizzi di intervento nei cedui 6.1.3. Indirizzi di intervento nei cedui composti 6.1.4. Indirizzi di intervento nelle fustaie 6.1.5. Indirizzi di intervento nei popolamenti di invasione 6.1.6. Descrizione degli interventi 6.2. Prescrizioni gestionali per categoria 6.2.1. La selvicoltura dei Castagneti 6.2.2. La selvicoltura delle Faggete 6.2.3. La selvicoltura degli Acero-tiglio-frassineti 6.2.4. La selvicoltura delle Boscaglie rupestri e d’invasione 6.2.5. La selvicoltura dei Querceti di rovere 6.2.6. La selvicoltura degli Alneti montani 6.2.7. La selvicoltura degli Alneti subalpini 6.2.8. La selvicoltura dei Rimboschimenti 6.2.9. La selvicoltura delle Abetine 6.2.10. La selvicoltura dei Lariceti 6.3. Norme gestionali per gli interventi 6.3.1. Istruzioni tecniche e amministrative delle PMPF 7. VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE RURALI, PASTORALI E DEGLI HABITAT 7.1. Valorizzazione degli ecosistemi 7.1.1. Indirizzi per la conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario 7.2. Il piano pastorale 7.2.1. Considerazioni generali 7.2.2. Analisi dello stato attuale 7.2.3. Condizione e produttività dei pascoli 7.2.4. Capi monticati 7.2.5. Proposte di piano 8. FENOMENI DI DISSESTO, ASSETTO DELLE FASCE DEI CORSI D'ACQUA ED DI INTERVENTO 8.1. Aspetti generali e tipologie prevalenti del dissesto in riferimento alle UDT ed alle fasce dei corsi d'acqua 8.2. Opere di sistemazione esistenti e loro grado di efficienza e conservazione 8.3. Interventi previsti e priorità 9. VIABILITA’ SILVO-PASTORALE POLIFUNZIONALE – SISTEMI DI ESBOSCO 9.1. Censimento della viabilità esistente 9.1.1. Richiami metodologici 9.1.2. Sviluppo e funzioni della rete viabile 9.1.3. Regime di proprietà e regolamentazione 9.1.4. Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione 9.1.5. Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici 9.2. Accessibilità e sistemi di esbosco 9.3. Proposte operative 9.3.1. Indirizzi programmatici per il miglioramento delle rete stradale forestale. 9.3.2. Interventi sulla viabilità esistente 9.3.3. Realizzazione di nuovi tracciati 9.4. Dati riepilogativi 10. PROTEZIONE DAGLI INCENDI 10.1. La pericolosità degli incendi 10.2. Pericolosità e gravità di incendio 10.3. Approfondimento locale 10.4. Servizio di estinzione 10.5. Obiettivi ed interventi previsti dal piano AIB regionale 10.6. Protezione dagli incendi: sintesi e proposte 11. QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI 11.1. Quadro economico interventi forestali su proprietà pubblica 11.2. Quadro economico interventi forestali su proprietà privata 0. INTRODUZIONE 0.1. Presentazione - scopi La legislazione che sta alla base della politica forestale attuale, deriva ancora dalla legge forestale nazionale (R.D.L. 3267/23), formulata in un periodo storico in cui massima era la concorrenza delle attività agricole e zootecniche nei confronti del bosco. All’epoca la preoccupazione maggiore era il mantenimento della stabilità fisica-idraulica dei territori montani, ottenendo così l’obiettivo di difendere anche gli insediamenti e le aree planiziali. La regolamentazione delle attività selvicolturali nelle proprietà pubbliche e private poggiava su un’attiva e consolidata tradizione degli operatori del settore. Il bosco ceduo, inoltre, era parte integrante dell’economia montana per cui era indispensabile, almeno in linea di principio, gestirlo in modo compatibile con la conservazione della risorsa. I tagli boschivi e l’alpicoltura, erano, nella maggioranza dei casi, tra i pochi introiti dei bilanci comunali, perciò occupavano un ruolo di discreta importanza nell’organizzazione amministrativa locale. Lo Stato, per tutelare il patrimonio silvo-pastorale pubblico dall’eccessivo sfruttamento individuò nei Piani economici dei beni silvo-pastorali lo strumento principale per la gestione razionale dei boschi. Facile capire come tale strumento sia stato inizialmente osteggiato da parte dei Comuni che vedevano in esso un pesante vincolo alle attività economiche della montagna. La legislazione nazionale affidava quindi alle successive Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (PMPF) il compito di dettagliare, a livello provinciale, la normativa per i boschi non sottoposti a piano di assestamento. Purtroppo, anche questo strumento, concepito per fornire indirizzi normativi specifici, non ha seguito l’evolversi dei mutamenti sopravvenuti e le Regioni che ancora non hanno provveduto ad una ridefinizione delle PMPF, si trovano a dover applicare una norma che non trova riscontro nella realtà attuale dell’attività forestale. Nel 1979 il Piemonte ha elaborato le “Norme integrative alla gestione del patrimonio forestale” (L.R..n.57/4.09.1979), dove l’articolo 1 recita testualmente: “Al fine di garantire una razionale gestione del patrimonio forestale, la giunta regionale predispone il piano di assestamento regionale, componendolo attraverso piani stralcio riguardanti porzioni del territorio regionale”. 1 A questo forte proposito di centralità di gestione tuttavia non è seguita l’individuazione di un soggetto tecnico regionale per il coordinamento non solo delle procedure burocratiche ma anche dell’effettiva applicazione degli interventi previsti. Quale ulteriore deterrente ad un'utilizzazione razionale delle risorse boscate si ha la mancanza di collegamento tra produzione legnosa e mercato. Alcune segherie sanno per esperienza distinguere le qualità tecnologiche del legname di diversa provenienza locale e sono disposti a remunerare in modo conveniente tali differenze ma, a parte questi casi, il resto dell’imprenditoria