Area forestale: Valle , Cusio, Mottarone e Orta

Piano Forestale Territoriale

Rilievi, cartografie tematiche e relazioni tecniche Gruppo di lavoro: Luciano Falcini (Coordinamento), Sandro Castelli, Enrico Tonezzer, Simonetta Mella, Paolo Pirocchi, Maurizio Toja, Luigi Gallina, Gian Mauro Mottini, Giuseppe Iuliano, Simona Ferutta, Luigi Faraone, Fabio Falcini

Metodologia, assistenza tecnica, controllo I.P.L.A. S.p.A. Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente Settore Vegetazione e Fauna Settore Cartografia ed Informatica Settore Suolo

Coordinamento generale Regione Piemonte Direzione Economia montana e Foreste Settore Politiche forestali

Torino – maggio 2004 INDICE

0. INTRODUZIONE 0.1. Presentazione - scopi 0.2. Incarico 0.3. Aspetti normativi e rapporti con altri strumenti di pianificazione 0.4. Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel piano 0.5. Elaborati del piano - metodologia

PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO

1. AMBIENTE FISICO 1.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo ed idrografico 1.2. Aspetti climatici 1.2.1. Termometria 1.2.2. Pluviometria 1.2.3. Analisi climatica 1.3. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici 1.3.1. Inquadramento territoriale 1.3.2. Geologia 1.3.3. Geomorfologia 1.3.4. Pedologia

2. ASSETTO TERRITORIALE

2.1. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo 2.2. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: 2.3 composizione, governo, trattamento passato e attuale. 2.2.1. Acero Tiglio Frassineti 2.2.2. Alneti planiziali e montani 2.2.3. Querceti di rovere 2.2.4. Castagneti 2.2.5. Faggete 2.2.6. Boscaglie pioniere e d’invasione 2.2.7. Rimboschimenti 2.2.8. Abetine 2.2.9. Altre formazioni 2.3. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre 2.4. Aspetti dell’ambiente naturale 2.4.1. Aree protette e di importanza naturalistica 2.4.2. Riserva Naturale Speciale e SIC IT114000di Fondotoce 2.4.3. SIC IT1140003 CAMPELLO MONTI 2.4.4. Proposta di ampliamento dell’area SIC: 2.4.5. Area di importanza naturalistica vco “Torbiera di Magognino”

3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI 3.1. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunale o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo, ecc.) 3.2. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale 3.3. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e trasformazione presenti – mercato dei prodotti. 3.4. Cenni storici sull’uso delle risorse silvo-pastorali. 3.5. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù)

PARTE SECONDA: DESTINAZIONI - OBIETTIVI SELVICOLTURALI

4. ASPETTI POLIFUNZIONALI DEGLI AMBIENTI FORESTALI E DELLE ZONE RURALI 4.1. Destinazioni e obiettivi selvicolturali 4.1.1. Destinazione protettiva 4.1.2. Destinazione naturalistica 4.1.3. Destinazione produttivo-protettiva 4.1.4. Destinazione produttiva 4.1.5. Destinazione alla fruizione 4.1.6. Cenosi in libera evoluzione 4.2. Problemi fitosanitari ed emergenze 4.2.1. Incendi 4.2.2. Danni meterorici, antropici, fenomeni di deperimento 4.3. Prodotti secondari del bosco – mercato dei prodotti 4.4. Aspetti faunistici e venatori 4.4.1. Zoocenosi delle zone umide. 4.4.2. Zoocenosi degli ambienti agricoli ad agricoltura estensiva. 4.4.3. Zoocenosi degli ambienti boschivi. 4.4.4. Zoocenosi delle zone aperte al di sopra del limite del bosco. 4.4.5. Segnalazione di specie rare 4.4.6. Ungulati: aspetti biologici, ecologici, distribuzione e possibili danni al patrimonio forestale 4.4.7. Istituti di protezione

5. COMPARTIMENTAZIONE DEI BOSCHI 5.1. Suddivisione in settori

PARTE TERZA: PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI

6. VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE: INTERVENTI SELVICOLTURALI PREVISTI 6.1. Quadro generale degli interventi previsti 6.1.1. Indirizzi generali 6.1.2. Indirizzi di intervento nei cedui 6.1.3. Indirizzi di intervento nei cedui composti 6.1.4. Indirizzi di intervento nelle fustaie 6.1.5. Indirizzi di intervento nei popolamenti di invasione 6.1.6. Descrizione degli interventi 6.2. Prescrizioni gestionali per categoria 6.2.1. La selvicoltura dei Castagneti 6.2.2. La selvicoltura delle Faggete 6.2.3. La selvicoltura degli Acero-tiglio-frassineti 6.2.4. La selvicoltura delle Boscaglie rupestri e d’invasione 6.2.5. La selvicoltura dei Querceti di rovere 6.2.6. La selvicoltura degli Alneti montani 6.2.7. La selvicoltura degli Alneti subalpini 6.2.8. La selvicoltura dei Rimboschimenti 6.2.9. La selvicoltura delle Abetine 6.2.10. La selvicoltura dei Lariceti 6.3. Norme gestionali per gli interventi 6.3.1. Istruzioni tecniche e amministrative delle PMPF

7. VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE RURALI, PASTORALI E DEGLI HABITAT 7.1. Valorizzazione degli ecosistemi 7.1.1. Indirizzi per la conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario 7.2. Il piano pastorale 7.2.1. Considerazioni generali 7.2.2. Analisi dello stato attuale 7.2.3. Condizione e produttività dei pascoli 7.2.4. Capi monticati 7.2.5. Proposte di piano

8. FENOMENI DI DISSESTO, ASSETTO DELLE FASCE DEI CORSI D'ACQUA ED DI INTERVENTO 8.1. Aspetti generali e tipologie prevalenti del dissesto in riferimento alle UDT ed alle fasce dei corsi d'acqua 8.2. Opere di sistemazione esistenti e loro grado di efficienza e conservazione 8.3. Interventi previsti e priorità

9. VIABILITA’ SILVO-PASTORALE POLIFUNZIONALE – SISTEMI DI ESBOSCO 9.1. Censimento della viabilità esistente 9.1.1. Richiami metodologici 9.1.2. Sviluppo e funzioni della rete viabile 9.1.3. Regime di proprietà e regolamentazione 9.1.4. Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione 9.1.5. Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici 9.2. Accessibilità e sistemi di esbosco 9.3. Proposte operative 9.3.1. Indirizzi programmatici per il miglioramento delle rete stradale forestale. 9.3.2. Interventi sulla viabilità esistente 9.3.3. Realizzazione di nuovi tracciati 9.4. Dati riepilogativi

10. PROTEZIONE DAGLI INCENDI 10.1. La pericolosità degli incendi 10.2. Pericolosità e gravità di incendio 10.3. Approfondimento locale 10.4. Servizio di estinzione 10.5. Obiettivi ed interventi previsti dal piano AIB regionale 10.6. Protezione dagli incendi: sintesi e proposte

11. QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI 11.1. Quadro economico interventi forestali su proprietà pubblica 11.2. Quadro economico interventi forestali su proprietà privata

0. INTRODUZIONE

0.1. Presentazione - scopi La legislazione che sta alla base della politica forestale attuale, deriva ancora dalla legge forestale nazionale (R.D.L. 3267/23), formulata in un periodo storico in cui massima era la concorrenza delle attività agricole e zootecniche nei confronti del bosco. All’epoca la preoccupazione maggiore era il mantenimento della stabilità fisica-idraulica dei territori montani, ottenendo così l’obiettivo di difendere anche gli insediamenti e le aree planiziali. La regolamentazione delle attività selvicolturali nelle proprietà pubbliche e private poggiava su un’attiva e consolidata tradizione degli operatori del settore. Il bosco ceduo, inoltre, era parte integrante dell’economia montana per cui era indispensabile, almeno in linea di principio, gestirlo in modo compatibile con la conservazione della risorsa. I tagli boschivi e l’alpicoltura, erano, nella maggioranza dei casi, tra i pochi introiti dei bilanci comunali, perciò occupavano un ruolo di discreta importanza nell’organizzazione amministrativa locale. Lo Stato, per tutelare il patrimonio silvo-pastorale pubblico dall’eccessivo sfruttamento individuò nei Piani economici dei beni silvo-pastorali lo strumento principale per la gestione razionale dei boschi. Facile capire come tale strumento sia stato inizialmente osteggiato da parte dei Comuni che vedevano in esso un pesante vincolo alle attività economiche della montagna. La legislazione nazionale affidava quindi alle successive Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (PMPF) il compito di dettagliare, a livello provinciale, la normativa per i boschi non sottoposti a piano di assestamento. Purtroppo, anche questo strumento, concepito per fornire indirizzi normativi specifici, non ha seguito l’evolversi dei mutamenti sopravvenuti e le Regioni che ancora non hanno provveduto ad una ridefinizione delle PMPF, si trovano a dover applicare una norma che non trova riscontro nella realtà attuale dell’attività forestale. Nel 1979 il Piemonte ha elaborato le “Norme integrative alla gestione del patrimonio forestale” (L.R..n.57/4.09.1979), dove l’articolo 1 recita testualmente: “Al fine di garantire una razionale gestione del patrimonio forestale, la giunta regionale predispone il piano di assestamento regionale, componendolo attraverso piani stralcio riguardanti porzioni del territorio regionale”.

1 A questo forte proposito di centralità di gestione tuttavia non è seguita l’individuazione di un soggetto tecnico regionale per il coordinamento non solo delle procedure burocratiche ma anche dell’effettiva applicazione degli interventi previsti. Quale ulteriore deterrente ad un'utilizzazione razionale delle risorse boscate si ha la mancanza di collegamento tra produzione legnosa e mercato. Alcune segherie sanno per esperienza distinguere le qualità tecnologiche del legname di diversa provenienza locale e sono disposti a remunerare in modo conveniente tali differenze ma, a parte questi casi, il resto dell’imprenditoria di settore, specialmente se tratta volumi cospicui, preferisce approvvigionarsi all’estero perché in tal modo è certa di poter contare su quantitativi e caratteristiche merceologiche costanti unitamente alla certezza e alla puntualità delle consegne. Occorre, inoltre, considerare che non essendovi la possibilità concreta o la convenienza ad eseguire gli interventi in base ad un “progetto di taglio” redatto da professionisti ed approvato dalle autorità competenti non vengono valorizzate le risorse professionali qualificate presenti in Piemonte a quasi vent’anni di distanza dalla nascita della facoltà di Scienze forestali dell’Università di Torino. Da questi presupposti, nel 1992 la Regione Piemonte ha deciso di affrontare organicamente il tema della gestione del patrimonio forestale partendo dall’assunto che tutti i boschi, pubblici e privati, sottoposti o meno al vincolo idrogeologico, devono essere gestiti in modo razionale e polifunzionale, secondo le direttive di Piani forestali. Da qui discende la necessità di: conoscere le RISORSE forestali e le relative potenzialità, relazionare tali conoscenze con le condizioni AMBIENTALI, SOCIALI ed ECONOMICHE del territorio piemontese e con le aspettative degli operatori, individuare gli STRUMENTI GESTIONALI più idonei. Evidentemente, a monte di tutto ciò deve essere varato un impianto normativo adatto, il cui schema dovrebbe essere il seguente:

TESTO UNICO DELLE LEGGI IN MATERIA FORESTALE

DEFINIZIONE DELLE PRESCRIZIONI PROGRAMMAZIONE E PROCEDURE FORESTALI PER IL PIANIFICAZIONE AUTORIZZATIVE PIEMONTE FORESTALE E DEGLI INTERVENTI PASCOLIVA

2 In attesa di una conclusione degli iter più lunghi e complessi relativi alla promulgazione di una nuova legge forestale e della conseguente revisione delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. L’attività di pianificazione, programmazione e gestione forestale, è stata articolata su tre livelli, strettamente interconnessi: • Regionale: PIANO FORESTALE REGIONALE (PRF) Rappresenta il documento programmatico pluriennale della Regione, indicativamente di durata decennale, redatto sulla base dei dati (nel particolare l’inventario forestale e le carte tematiche forestali) contenuti nel Sistema Informativo Forestale. Sarà periodicamente predisposto un PIANO FORESTALE REGIONALE (PFR) nel quale saranno individuati gli obiettivi settoriali da perseguire nell'arco di validità della programmazione ed i mezzi necessari per raggiungerli. • Area Forestale: PIANO FORESTALE TERRITORIALE (PFT) La pianificazione operativa a livello sovracomunale è rappresentata dal PTF, documento predisposto per ciascuna delle 47 Aree Forestali, cioè ambiti omogenei subprovinciali in cui è stato suddiviso il territorio regionale. L'intero territorio regionale sarà così progressivamente interessato dalle pianificazioni. Soggetti incaricati della pianificazione saranno i Comuni definiti montani, parzialmente montani, collinari e parzialmente collinari sulla base della normativa vigente, per tramite delle Comunità Montane e le Unioni di Comuni o direttamente se non associati. La redazione delle diverse componenti del piano è affidata a professionisti forestali attraverso un disciplinare d’incarico; l'onere della pianificazione è a carico dell'Ente Regionale. • Locale: PIANO FORESTALE AZIENDALE (PFA); Le singole proprietà pubbliche, private o consortili potranno dotarsi di piano particolareggiato denominato PFA. Il Piano Forestale Aziendale è affidato dalla proprietà a professionisti forestali i quali dovranno inquadrare l'elaborato nell'ambito delle destinazioni, obiettivi e prescrizioni contenuti nel Piano Territoriale di Area Forestale. I Piani di Gestione dovranno essere sottoposti a verifica sulla loro conformità con i PFT.

3 LIVELLI DI PIANIFICAZIONE E GESTIONE SILVO-PASTORALE

REGIONALE Indagini ed elaborati per definire le linee generali di politica forestale, controllare PIANO FORESTALE l'evoluzione del bosco, ripartire le risor- REGIONALE se economiche finanziarie disponibili, stimare la produzione e i servigi attuali e potenziali

AREE FORESTALI Livello individuato per la pianificazione PIANO FORESTALE estesa all'intero patrimonio forestale TERRITORIALE piemontese, di proprietà pubblica e pri- per la valorizzazione vata, finalizzato ad estrinsecare tutte le polifunzionale del patrimonio funzioni del bosco, evidenziando quelle forestale e pastorale localmente prevalenti

LOCALE PIANI FORESTALI AZIENDALI Indagini ed elaborati per la gestione degli interventi in una singola proprietà silvo-pastorale pubblica o privata o parte di essa PROG ET T I ES EC UT IV I DI INTERV ENT O

4 0.2. Incarico

A seguito della selezione effettuata, l’IPLA SpA ha conferito al gruppo di lavoro sottoindicato l’incarico della redazione del Piano Forestale Territoriale dell’Area Forestale n°21, coincidente con l’ambito territoriale delle Comunità Montane Cusio Mottarone e Valle Strona e Basso e del di . Dott. Agr. e For. Luciano Falcini – (VCO) Dott. For. Sandro Castelli - Trento Dott. For. Enrico Tonezzer - Trento Dott. For. Simonetta Mella – Landiona (NO) Dott. in Scienze Naturali Paolo Pirocchi – Domodossola (VCO) Dott. Geol. Maurizio Toja – Gassino (TO) Dott. For. Luigi Gallina – Rivalta (TO) Dott. Agr. Gian Mauro Mottini – Domodossola (VCO) Dott. Agr. Giuseppe Iuliano - Ceresole d’Alba (CN) Dott. For. Simona Ferutta – Diano d’Alba (CN) Luigi Faraone – Domodossola (VCO) Fabio Falcini – Domodossola (VCO)

5 0.3. Aspetti normativi e rapporti con altri strumenti di pianificazione

Come tutte le Regioni italiane, il Piemonte ha recepito le funzioni in materia forestale trasferitegli dallo Stato con una serie di leggi che vengono di seguito richiamate. Con le L.R. 11.8.1973 n. 17, 17.2.1975 n. 9, 9.4.1990 poi integrate e sostituite con la L.R. n. 72/95 (in applicazione della L.N. n. 97/94) sono state codificate le direttive per la costituzione, i compiti, il funzionamento delle Comunità Montane, nonché l'elaborazione dei Piani pluriennali di sviluppo economico-sociale (di durata quinquennale) che contemplano fra gli altri aspetti il settore forestale e pascolivo. Con la Legge 8.9.1975 n. 51 e la 30.1.1976 n. 10 (che apporta alcune modifiche a leggi precedenti), poi con la L.R. 12.10.1978 n. 63 e la 1.12.1978 n. 70 (che la modifica), si programmano gli interventi in materia forestale, stabilendo agevolazioni per: - gestione associata delle foreste comunali attraverso gli uffici forestali di Comunità Montana, Comuni e Consorzi e Aziende - creazione di cooperative forestali - opere di migliorie boschive (rimboschimenti, diradamenti ecc.) - studi e indagini nel settore forestale. La pianificazione, la gestione ed il regime autorizzativo per gli interventi selvicolturali sono disciplinati dalla L.R. 4.9.1979 n. 57, che stabilisce la redazione di un piano di assestamento regionale da costituirsi attraverso piani stralcio riguardanti porzioni di territorio. Ribadisce l'obbligo di redazione del piano di assestamento per i boschi appartenenti a Comuni e altri Enti, nonché facenti parte di aree protette; per queste ultime la Regione stessa se ne assume interamente l'onere finanziario. Le norme concernenti le zone sottoposte a vincolo idrogeologico sono codificati nella L.R. 9.8.1989 n. 45, che dà una definizione legale di bosco e detta le procedure autorizzative inerenti le modificazioni del suolo. Gli interventi di sistemazione idraulico-forestale sono regolamentati dalle Leggi Regionali 19.11.1975 n. 54 e 7.7.1976 n. 36 (integrazione della precedente), che stabiliscono le competenze e i finanziamenti predisposti. Nel settore della difesa dagli incendi forestali interviene la L.R. 6.5.1974 n. 13, integrata dalla 27.10.1976 n. 52, che promuove la propaganda per la prevenzione degli incendi, finanzia studi e ricerche sui mezzi di lotta e prevenzione e concede contributi per la ricostruzione dei beni boschivi danneggiati o distrutti dal fuoco ora sostituite dalla L.R. 16/95, che prevede tra

6 l’altro il Piano regionale per la protezione dagli incendi. La Legge 20.2.1979 n. 7 istituisce i Servizi Forestali Regionali, unità organizzative operanti alle dipendenze della Giunta Regionale: questi servizi integrano la loro opera con quella del Corpo Forestale dello Stato, i cui compiti nell'ambito delle competenze regionali in materia di agricoltura e foreste sono regolati, in attesa di leggi statali in materia, da Convenzioni. I Parchi e riserve naturali vengono costituiti in base alla legge quadro 22.3.1990 n. 12 che sostituisce la prima norma risalente al 1975 "al fine di conservare, difendere e ripristinare il paesaggio e l'ambiente, di assicurare alla collettività e ai singoli il corretto uso del territorio per scopi ricreativi, culturali sociali, didattici e scientifici, e per la qualificazione e la valorizzazione delle attività agricole e delle economie locali". Le linee guida per la tutela dei beni culturali, ambientali e paesistici sono dettate dalla L.R. 3/4/89 n. 20 che, a proposito del patrimonio forestale e in applicazione della Legge Galasso (n. 431/85), estende l'applicazione delle Prescrizioni di massima e polizia forestale (P.M.P.F.) a tutti i boschi anche al di fuori delle zone sottoposte a vincolo idrogeologico. Di fronte ai profondi mutamenti socio-economici intervenuti nell’economia montana e forestale in particolare, gli strumenti tecnico normativi tradizionali (P.M.P.F. e Piano d’assestamento forestale) si dimostrano inadeguati per la gestione dei boschi. Nei fatti, la gestione dei boschi pubblici e privati, purtroppo discontinua e spesso limitata alle sole utilizzazioni, si è, fino ad oggi, articolata nei modi seguenti: • per i boschi pubblici comunali e le proprietà di enti la gestione viene talora (raramente) effettuata tramite personale tecnico esterno (liberi professionisti) o con l'ausilio dei Settori forestali decentrati (per i miglioramenti boschivi). Più spesso è stato il Corpo Forestale dello Stato che, oltre ai compiti di controllo e polizia forestale, ha svolto anche compiti di stima ed assegno delle utilizzazioni; • sul territorio piemontese, i soli comuni dell'Alta Valle Susa hanno una gestione delegata ad un Consorzio Forestale pubblico, costituito nel 1954 per la gestione di oltre 20.000 ha di boschi e pascoli; • per le foreste regionali (ex proprietà demaniali), la gestione viene effettuata direttamente dalla Regione attraverso i propri Settori decentrati. • per i boschi privati vigono Prescrizioni di massima di polizia forestale, purtroppo oggi spesso inadeguate per fornire indicazioni valide ed attuali a seguito dei mutamenti socio- economici; • i compiti di polizia sono affidati al Corpo Forestale dello Stato.

7 0.4. Sintesi della situazione colturale e delle prescrizioni contenute nel piano

I comuni che costituiscono il territorio amministrativo dell’Area Forestale n°21 Valli Strona, Cusio Mottarone, Orta sono. La loro estensione è stata desunta dalla cartografia prodotta e riportata nella tabella seguente:

Superficie complessiva dei Comuni dell’area forestale 21 (dati cartografici)

Comune ha % 657 2,4 1.755 6,3 Belgirate 850 3,1 Brovello Carpugnino 831 3,0 1.206 4,4 1.106 4,0 288 1,0 1.467 5,3 1.457 5,3 924 3,3 Madonna del Sasso 1.504 5,4 812 2,9 1.025 3,7 3.093 11,2 1.156 4,2 1.358 4,9 3.233 11,7 4.922 17,8 TOTALE 27.646 100,0

Baveno Arola 6% Belgirate 2% 3% Brovello Carpugnino Valstrona 3% 18%

Cas ale Corte Cerro Ces ara 4% 4%

Stresa 12% Germagno 1% Gignese Quarna Sotto 5% 5%

Quarna Sopra Gravellona Toce 4% 5%

Omegna Loreglia 11% 3%

Madonna del Sasso Nonio 5% 4% Mas s iola 3%

8 I dati che seguono sono stati desunti dalla cartografia delle occupazioni del suolo redatta su supporto GIS da fotointerpretazione e da rilievi di campagna.

Distribuzione degli usi del suolo nell’area forestale 21 (dati cartografici)

CATEGORIA ha % Acque 372,0 1,3 Rocce, macereti 488,9 1,8 Greti 18,3 0,1 Aree estrattive 79,2 0,3 Aree urbanizzate 2.385,9 8,6 Aree verdi di pertinenza 325,8 1,2 Aree agricole 2.836,0 10,3 Sup. pastorale 3.543,7 12,8 Torbiere 7,5 0,0 Sup. forestale 17.588,7 63,6 TOTALI 27.646,0 100,0

Distribuzione delle categorie forestali nell’area forestale 21 (dati cartografici)

categorie ha % Abetine 195,3 1,1 Acero-tiglio-frassineti 1896,1 10,8 Alneti montani 37,4 0,2 Boscaglie pioniere e d'invasione 2016,0 11,5 Castagneti 5854,8 33,3 Cerrete 3,5 0,0 Faggete 6301,5 35,8 Lariceti 21,9 0,1 Alneti subalpini 640,4 3,6 Querceti di rovere 20,7 0,1 Rimboschimenti 601,1 3,4 totale 17588,7 100,0

9

ha 7.000

6.000

5.000

4.000

3.000

2.000

1.000

0 Abetine Acero-Tiglio- Alneti montani Boscaglie Castagneti Faggete Lariceti Alneti subalpini Querceti di Rimboschimenti Frassineti pioniere e rovere d'invasione

0.5. Elaborati del piano - metodologia

Il presente Piano Territoriale Forestale del Cusio Mottarone e Orta (Area Forestale n°21) è stato redatto seguendo le disposizioni del disciplinare d’incarico e delle norme tecniche di pianificazione allegate al contratto sottoscritto dal gruppo di lavoro con IPLA S.p.A. Gli elaborati previsti e realizzati sono i seguenti: 1. Relazione progettuale; 2. Cartografia dei limiti di proprietà pubblica e degli usi civici in scala 1:10.000; 3. Cartografia dei limiti di occupazione ed uso del suolo con rappresentazione della viabilità suddivisa nelle tipologie previste con indicazione dei piazzali per la raccolta del legname, in scala 1:10.000; 4. Cartografia della delimitazione dei bacini e sottobacini, delle Unità di Terre, della localizzazione dei dissesti, degli interventi di sistemazione esistenti e/o previsti, e delimitazione dei boschi vulnerabili e di protezione diretta in scala 1:10.000; 5. Cartografia della delimitazione dei tipi forestali, del loro assetto evolutivo – colturale, delle destinazioni, degli interventi e priorità con rappresentazione della viabilità esistente e di quella proposta; 6. Schede di descrizione dei settori forestali

10 7. Schede di rilevamento dei fenomeni di dissesto; 8. Schede di descrizione dei comprensori d’alpe; 9. Schede relative all’inventario forestale;

Tutti i dati cartografici sono stati acquisiti e validati in formato compatibile con sistema Arc- View. I rilievi del patrimonio forestale, pastorale, della viabilità, dei dissesti, dell’assetto patrimoniale, i contenuti delle carte tematiche, l’incapitolazione della presente relazione sono stati eseguiti in conformità con le Norme Tecniche di Pianificazione e Gestione Forestale della Regione Piemonte finalizzate al progetto GESFOR predisposte dall’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA S.p.A.)

11 PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO

1. AMBIENTE FISICO

1.1. Ubicazione, estensione, confini, inquadramento amministrativo ed idrografico

Il territorio dell’Area Forestale n°21, coincide con quello delle neocostituite Comunità Montane Cusio Mottarone e Valle Strona e Basso Toce, riperimetrate nel 1999, e dal Comune di Belgirate, non facente parte di Comunità Montana. L’Area Forestale comprende per intero il bacino imbrifero del torrente Strona, la sponda occidentale del lago d’Orta e il Mottarone con i versanti cusiano e del lago Maggiore, ad esclusione della porzione di territorio del Comune di che ne costituisce cerniera. I confini dell’Area sono pertanto costituiti dal tratto terminale del Toce e dal lago Maggiore a est; dal Comune di Armeno e dal lago d’Orta a sud; dalla provincia di Novara a sud, sud- ovest; dalla Provincia di Vercelli (Valsesia) a ovest e dalla Valle Ossola a nord. Nell’Area Forestale n°21 sono compresi, oltre all’intero bacino del torrente Strona, diversi sottobacini ad esso afferenti ed altri che dal Mottarone scendono al lago d’Orta e Maggiore, tra i quali sono di particolare rilievo quelli dell’, del Pescone, Selva Spessa e dell’Erno. La Comunità Montana Valle Strona a seguito della riperimetrazione operata dalla Regione Piemonte ha unito ai Comuni di Valstrona, Massiola, Germagno e Loreglia, che l’avevano originariamente costituita, quelli del Basso Toce (Casale Corte Cerro e Gravellona Toce) che originariamente appartenevano alla Comunità Montana Cusio Mottarone. Quest’ultima comprende invece i Comuni di Arola, Baveno, Brovello Carpugnino,Cesara, Gignese, Madonna del Sasso Nonio, Omegna, Quarna Sopra, Quarna Sotto e Stresa. Il Comune di Armeno, originariamente appartenente alla Comunità Montana Cusio Mottarone, in occasione della citata riperimetrazione, è stato assegnato alla neocostituita Comunità Montana Due Laghi ora situata nella provincia di Novara. Completa l’Area Forestale n°21 il Comune di Belgirate non compreso in Comunità Montane, il cui territorio, situato sulla sponda del lago Maggiore, è contiguo a quello dei Comuni di Stresa e Brovello Carpugnino.

12 Di seguito sono elencate le superfici comunali e la loro incidenza percentuale sul territorio complessivo dell’Area Forestale n°21 (desunti dalla cartografia prodotta):

Superficie complessiva dei Comuni dell’area forestale 21 (dati cartografici)

Comune ha % Arola 657 2,4 Baveno 1.755 6,3 Belgirate 850 3,1 Brovello Carpugnino 831 3,0 Casale Corte Cerro 1.206 4,4 Cesara 1.106 4,0 Germagno 288 1,0 Gignese 1.467 5,3 Gravellona Toce 1.457 5,3 Loreglia 924 3,3 Madonna del Sasso 1.504 5,4 Massiola 812 2,9 Nonio 1.025 3,7 Omegna 3.093 11,2 Quarna Sopra 1.156 4,2 Quarna Sotto 1.358 4,9 Stresa 3.233 11,7 Valstrona 4.922 17,8 TOTALE 27.646 100,0

Baveno Arola 6% Belgirate 2% 3% Brovello Carpugnino Valstrona 3% 18%

Cas ale Corte Cerro Ces ara 4% 4%

Stresa 12% Germagno 1% Gignese Quarna Sotto 5% 5%

Quarna Sopra Gravellona Toce 4% 5%

Omegna Loreglia 11% 3%

Madonna del Sasso Nonio 5% 4% Massiola 3%

13 1.2. Aspetti climatici Per l’inquadramento climatico dell’area forestale 21 sono stati utilizzati i seguenti dati disponibili: • Atlante climatologico del Piemonte, “Precipitazioni e Temperature (dati periodo 1951 –1986, Regione Piemonte Università di Torino, 1998): i dati non sono relativi a stazioni di campionamento ma ottenuti per interpolazione. • I dati pluviometrici sono stati confrontati con i dati elaborati e pubblicati dal Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici, relativi al trentennio 1921/1950 e utilizzati per l’elaborazione della “Carta delle isoiete medie annue” di questo trentennio elaborata dalla relazione ENEL 1973. Questi sono stati, tra l’altro, successivamente utilizzati nel lavoro “Indagini idrologiche e chimiche dei principali tributari piemontesi del Lago Maggiore in relazione alle sue modificazioni trofiche (1974)”, a cura del CNR Istituto Idrobiologico di Pallanza.

Sono stati considerate le seguenti Stazioni di campionamento, scelte come rappresentative della situazione climatica dell’intera area, che si sviluppa dalla fascia climatica dei grandi laghi subalpini (Sponde del Lago Maggiore e del Lago d’Orta) alla Valle Strona che, lunga, stretta ed articolata, si incunea tra Valle Anzasca e Valsesia.

Stazioni di campionamento Quota Stazione Ambiti geografici (m slm) Campello Monti 1.300 Forno 892 Valle Strona Loreglia 725 Marmo 765 Cesara 500 Sponda occ. del Boleto 696 Lago d’Orta Mottarone 1.491 Cima Mottarone Alpino 778 Sponda occ. del Stresa 202 Lago Maggiore

14 1.2.1. Termometria Le temperature medie mensili ed annuali sono calcolate per l’anno medio (periodo 1951– 1986) ovviamente dalla tabella si denotano notevoli differenze che rispecchiano ambiti climatici ed ambientali ampiamente diversificati a causa della differenza di quota.

Temperature medie mensili, periodo 1951 – 1986

Forno Stresa Boleto Alpino Cesara Marmo Loreglia Mottarone Campello Monti GEN -3,6 -0,1 0,8 -0,4 0,6 0,4 -1,7 0,3 1,4 FEB -2,9 1,1 2,4 0,6 2,0 1,7 -0,9 1,5 3,4 MAR -0,4 4,1 5,9 3,6 5,3 4,9 1,8 4,7 7,6 APR 2,8 7,7 9,7 7,1 9,1 8,6 5,2 8,4 11,7 MAG 6,8 11,7 13,8 11,1 13,1 12,6 9,1 12,4 16,0 GIU 10,4 15,4 17,6 14,8 16,9 16,3 12,7 16,1 19,9 LUG 13,2 18,1 20,3 17,5 19,5 19,0 15,4 18,8 22,5 AGO 12,4 17,2 19,3 16,6 18,6 18,1 14,6 17,9 21,4 SET 9,6 13,9 15,9 13,4 15,2 14,8 11,6 14,6 17,8 OTT 5,7 9,6 11,1 9,1 10,6 10,2 7,6 10,1 12,4 NOV 0,8 4,3 5,6 3,9 5,2 4,9 2,6 4,8 6,7 DIC -2,2 1,3 2,2 1,0 2,0 1,8 -0,3 1,7 2,8 Medie annuali 5,0 9,1 10,7 8,6 10,2 9,8 7,0 9,7 12,3

N. giorni di Non gelo Disp. 91,0 72,0 98,0 78,0 82,0 122,0 84,0 57,0

15 Temperature medie mensili

30,0

20,0

10,0

0,0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Campello Forno Loreglia Marmo Cesara mesi Boleto Mottarone Alpino Stresa -10,0

Temperature medie annuali

14,0

12,0 Campello Forno 10,0 Loreglia Marm o 8,0 Cesara Boleto 6,0 Mottarone Alpino 4,0 Stresa

2,0

0,0 medie annuali

16 Stresa, data la sua ubicazione sulla sponda del Lago Maggiore, risulta la stazione a massima temperatura media annuale, più elevate medie invernali, e minimo numero di giorni di gelo, mentre le stazioni a minime temperature medie annuali sono rappresentrate da Campello Monti (Valle Strona) e Mottarone, che presentano anche i minimi valori medi mensili con valori invernali inferiori a 0°C. Nelle osservazioni di dettaglio appare significativo il confronto tra le stazioni di Campello Monti e Mottarone nei mesi di Dicembre, Gennaio, Febbraio. Campello Monti (1.300 mslm) presenta i valori di temperatura media annuale e mensile minori, con temperature nettamente inferiori allo 0°C. Mottarone (1.491 mslm) nonostante una altitudine maggiore di quasi 200 metri, pur presentando anch’essa valori di temperature medie mensili invernali inferiori a 0°C, sono mediamente superiori di circa 2°C. Il confronto evidenzia l’effetto di mitigazione climatica generato dai Laghi Orta e Maggiore sul rilievo del Mottarone, situato fra i due bacini lacustri, contro una situazione di maggiore rigidità dell’alta Val Strona, più interna e maggiormente influenzata dalla vicinanza all’alto complesso alpino del .

1.2.2. Pluviometria L’area, con la Val Strona, il versante occidentale del Lago d’Orta e il rilievo del Mottarone con il versante degradante al Lago Maggiore, è compresa interamente nel complesso ed articolato bacino del . In particolare nell’area cusiana sono rappresentati dai bacini del Lago d’Orta e dell’Alto Strona (che si identificano complessivamente nel sub bacino del F. Strona, che confluisce nel bacino del F. Toce nei pressi di Gravellona Toce), mentre sulla sponda occidentale del Lago Maggiore (Mottarone e versante degradante al Lago) esistono tutta una serie di piccoli bacini i cui corsi d’acqua afferiscono direttamente al Lago Maggiore e quindi al Bacino del Ticino. I dati a disposizione sono relativi a due fonti diverse già citate e si riferiscono ai due periodi 1921 – 1950 (“Indagini idrologiche e chimiche dei principali tributari piemontesi del Lago Maggiore”) e 1951 – 1986 (“Atlante climatologico del Piemonte”).

17

Campello M. Forno Loreglia Marmo Cesara Boleto Mottarone Alpino Stresa 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 GEN 63,0 69,2 59,0 73,4 55,0 78,7 69,0 77,5 45,0 76,2 48,0 76,4 100,0 78,8 64,0 75,2 59,0 71,0 FEB 67,0 97,8 73,0 99,9 70,0 106,1 69,0 108,3 61,0 113,7 73,0 101,5 133,0 106,3 81,0 101,2 73,0 94,2 MAR 131,0 137,0 108,0 146,7 130,0 161,3 120,0 163,3 134,0 177,1 123,0 161,7 168,0 156,2 129,0 150,9 127,0 142,6 APR 257,0 196,8 243,0 221,0 205,0 232,8 233,0 242,0 230,0 243,4 229,0 224,7 230,0 209,9 248,0 196,3 220,0 184,7 MAG 319,0 245,5 308,0 271,3 303,0 272,2 286,0 290,3 289,0 265,4 302,0 232,7 320,0 241,8 324,0 219,7 261,0 196,1 GIU 184,0 196,7 209,0 213,1 214,0 225,2 194,0 228,5 203,0 233,2 204,0 230,0 249,0 216,6 216,0 206,4 192,0 194,3 LUG 159,0 142,3 158,0 155,4 189,0 160,9 148,0 161,6 156,0 149,0 164,0 143,1 238,0 152,2 167,0 141,7 178,0 131,4 AGO 225,0 179,9 184,0 205,7 180,0 219,7 147,0 212,7 138,0 188,7 170,0 174,0 174,0 210,0 200,0 195,7 177,0 181,6 SET 270,0 180,4 226,0 215,6 277,0 228,0 285,0 235,7 237,0 223,8 225,0 209,5 241,0 202,6 215,0 194,9 218,0 190,4 OTT 223,0 209,3 258,0 245,5 218,0 267,8 251,0 270,8 219,0 243,8 229,0 212,5 213,0 237,4 227,0 225,7 222,0 213,8 NOV 210,0 176,8 256,0 193,7 239,0 213,3 210,0 214,1 202,0 217,2 208,0 204,6 220,0 200,7 238,0 189,9 199,0 180,8 DIC 90,0 73,7 94,0 89,3 84,0 93,7 81,0 92,3 91,0 89,2 95,0 83,2 140,0 88,7 89,0 87,8 97,0 86,0

Medie annuali 2198,0 1884,4 2176,0 2135,2 2164,0 2291,2 2093,0 2295,2 2005,0 2213,2 2070,0 2031,7 2426,0 2099,5 2198,0 1954,9 2023,0 1846,3

Precipitazioni medie mensili e annuali in mm

18 3000,0 DIC

2500,0 NOV OTT SET 2000,0 AGO LUG 1500,0 GIU MAG 1000,0 APR MAR 500,0 FEB GEN 0,0 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 1921-50 1951-86 Campello Forno Loreglia Marmo Cesara Boleto Mottarone Alpino Stresa

Grafico delle quantità di precipitazioni (mm) mensili per le stazioni considerate.

Premettendo che i valori ottenuti per gli annni 1951-86 sono il risultato di una interpolazione dei dati elettronici dell’Atlante climatologico regionale, dalla contemporanea osservazione dei due diversi periodi, facilitata dal grafico sovrastante, si evidenziano alcune variazioni significative: una decisa tendenza alla diminuzione delle precipitazioni nelle stazioni più alte di Campello Monti e Mottarone, oltre che per le stazioni della sponda del Lago Maggiore, e una relativa stabilità o leggero aumento per le altre stazioni. I valori medi annuali di precipitazione risultano molto elevati, con: • una media su tutte le stazioni di 2116.9 mm di pioggia annuali nel periodo 1921/1986, • un massimo di precipitazione media annuale di 2426 mm (Mottarone, durante il periodo 1921/1950) • un minimo di precipitazione media annuale di 1846 mm (Stresa, sul periodo 1951/1986) Le precipitazioni nelle diverse stazioni campione sono da considerarsi assai elevate, e risultano, nella loro distribuzione nell’arco dell’anno, relativamente livellate, con eccezione di un minimo invernale, nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Si tratta di valori pluviometrici molto alti, rispetto ai valori medi nazionali e i più elevati di tutto il Piemonte. Verso nord, lungo l’asse del Toce e della Val d’Ossola, il gradiente pluviometrico va invece sensibilmente diminuendo. Tale situazione deriva dalla particolare situazione orografica. Le masse di aria umida provenienti dal Golfo di Genova, scaricano il loro contenuto di umidità sotto forma di precipitazioni sui primi rilievi che incontrano in direzione nord. Si tratta di un sistema di

19 rilievi allineati da SO verso NE, costituiti dal Mottarone (nell’area in esame e in cui è localizzato il massimo di circa 2.400 mm), M. Massone, Cima Laurasca e Limidario. Alle quote più elevate (Alta Valle Strona e Mottarone), caratterizzate da basse temperature invernali, le precipitazioni di questo periodo hanno carattere nevoso. Per quanto riguarda il numero di giorni di pioggia, i seguenti dati si riferiscono al periodo 1951- 1986. Mediamente i giorni di precipitazione hanno valori simili per tutte le stazioni considerate, con un minimo nel periodo invernale ed un massimo nel mese di maggio.

Forno Stresa Boleto Alpino Cesara marmo Loreglia Campello Mottarone GEN 5,4 5,8 5,8 6,0 5,4 5,1 5,5 5,5 5,6 FEB 6,2 6,7 6,7 7,1 6,3 6,0 6,3 6,1 6,1 MAR 7,9 8,6 8,6 8,9 8,3 8,0 8,2 8,0 8,0 APR 9,3 10,0 10,1 10,4 9,8 9,5 9,5 9,3 9,2 MAG 12,4 13,0 13,0 13,6 12,5 12,0 12,3 11,8 11,7 GIU 11,1 11,6 11,5 12,1 11,3 11,0 10,9 10,5 10,4 LUG 8,7 8,9 8,7 9,1 8,4 8,1 8,3 8,0 8,0 AGO 10,2 10,3 10,1 10,4 9,6 9,2 9,7 9,5 9,5 SET 7,8 8,1 8,2 8,4 7,8 7,5 7,8 7,6 7,6 OTT 7,4 7,7 7,8 7,9 7,7 7,6 7,6 7,5 7,5 NOV 7,7 8,0 8,1 8,2 7,7 7,4 7,7 7,6 7,7 DIC 5,7 6,1 6,0 6,2 5,5 5,2 5,8 5,7 5,8

Totale annuo 99,8 104,8 104,7 108,4 100,3 96,9 99,6 97,4 97,1 Numero giorni di precipitazione

15,0 14,0 13,0 12,0 11,0 10,0 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC mesi Campello Forno Loreglia Marmo Cesara Boleto Mottarone Alpino Stresa

Numero di giorni di precipitazione, valori medi periodo 1951 – 1986

20 1.2.3. Analisi climatica I dati relativi alle temperature e alla pluviometria vengono qui di seguito correlati attraverso la costruzione di diagrammi ombrotermici di Bagnouls-Gaussen. Sono stati costruiti in modo che la scala relativa alle precipitazioni fosse doppia rispetto a quella delle temperature, al fine di ottenere diagrammi graficamente significativi. Qui di seguito si riportano i diagrammi ombrotermici di Bagnouls-Gaussen delle località considerate, che permettono di correlare i dati pluviometrici e termometrici. Sono stati costruiti in modo che la scala relativa alle precipitazioni sia doppia rispetto a quella delle temperature, per ottenere diagrammi graficamente significativamente. I dati di riferimento sono quelli dell’Atlante climatologico del Piemonte.

Diagrammi ombrotermici

140,0 280,0 140,0 280,0 CAMPELLO FORNO 120,0 240,0 120,0 240,0

100,0 200,0 100,0 200,0

80,0 160,0 80,0 160,0

60,0 120,0 60,0 120,0

40,0 80,0 40,0 80,0

20,0 40,0 20,0 40,0

0,0 0,0 0,0 0,0

-20,0 -40,0 -20,0 -40,0

mesi mesi temperature precipitazioni temperature precipitazioni

Regione climatica: Axerica fredda Regione climatica: Axerica fredda Sottoregione: Mediamente fredda (oroigroterica) Sottoregione: Temperata fredda

140,0 LOREGLIA 280,0 150,0 300,0 260,0 280,0 120,0 240,0 130,0 MARMO 260,0 220,0 240,0 100,0 200,0 110,0 220,0 180,0 200,0 90,0 180,0 80,0 160,0 160,0 140,0 70,0 140,0 60,0 120,0 120,0 100,0 50,0 100,0 40,0 80,0 80,0 60,0 30,0 60,0 20,0 40,0 40,0 20,0 10,0 20,0 0,0 0,0 0,0 -10,0 -20,0

mesi mesi temperature precipitazioni temperature precipitazioni

Regione climatica: Mesaxerica Regione climatica: Axerica fredda Sottoregione: Ipomesaxerica (temperata) Sottoregione: Temperata fredda

21

140,0 280,0 140,0 280,0 CESARA 260,0 BOLETO 260,0 120,0 240,0 120,0 240,0 220,0 220,0 100,0 200,0 100,0 200,0 180,0 180,0 80,0 80,0 160,0 160,0 140,0 140,0 60,0 120,0 60,0 120,0 100,0 100,0 40,0 80,0 40,0 80,0 60,0 60,0 20,0 40,0 20,0 40,0 20,0 20,0 0,0 0,0 0,0 0,0

mesi temperature precipitazioni mesi temperature precipitazioni

Regione climatica: Mesaxerica Regione climatica: Mesaxerica Sottoregione: Ipomesaxerica (temperata) Sottoregione: Ipomesaxerica (temperata)

140,0 MOTTARONE 280,0 140,0 280,0 260,0 260,0 120,0 240,0 120,0 ALPINO 240,0 220,0 100,0 200,0 220,0 180,0 100,0 200,0 80,0 160,0 180,0 140,0 80,0 160,0 60,0 120,0 100,0 140,0 40,0 80,0 60,0 120,0 60,0 100,0 20,0 40,0 40,0 80,0 20,0 60,0 0,0 0,0 -20,0 20,0 40,0 -20,0 -40,0 20,0 0,0 0,0

mesi temperature precipitazioni mesi temperature precipitazioni Regione climatica: Axerica fredda Regione climatica: Mesaxerica Sottoregione: Temperata fredda Sottoregione: Ipomesaxerica (temperata)

140,0 280,0 260,0 120,0 STRESA 240,0 220,0 100,0 200,0 180,0 80,0 160,0 140,0 60,0 120,0 100,0 40,0 80,0 60,0 20,0 40,0 20,0 0,0 0,0

mesi temperature precipitazioni

Regione climatica: Mesaxerica Sottoregione: Ipomesaxerica (temperata)

Dall’analisi dei grafici, dato che la curva delle temperature non supera mai la linea delle precipitazioni, si evidenzia l’assoluta assenza di periodi di siccità in tutte le stazioni campione, con

22 livelli di precipitazione anzi mediamente molto alti anche durante il periodo vegetativo e i mesi estivi. Sulla base delle classificazioni climatiche di Bagnouls e Gaussen (1957), basate sull’alternarsi delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell’anno, nell’area, sulla base dei dati riferiti alle stazioni considerate, ritroviamo sostanzialmente una situazione climatica ascrivibile alla Regione Mesaxerica nell’area dei Laghi Maggiore e Orta e dal fondo valle della Valle Strona verso il Mottarone, mentre verso l’alta Val Strona si hanno condizioni climatiche di transizione dalla Regione climatica Mesaxerica a quella Axerica fredda. In particolare:

Località Regione climatica Sottoregione Condizioni caratteristiche Stresa Mesaxerica Ipomesaxerica (temperata) Temperatura media del mese più Alpino freddo tra 0°C e 10°C. Cesara Nessun mese arido Boleto Loreglia Mottarone Axerica fredda Temperata fredda Meno di 4 mesi di gelo Marmo Nessun mese arido Forno Campello Monti Axerica fredda Mediamente fredda Tra 4 e 6 mesi di gelo (oroigroterica) Nessun mese arido

Carta dei regimi climatici secondo Bagnouls e Gaussen Da “Atlante climatologico del Piemonte”, Regione Piemonte 1998

23 Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici

1.2.4. Inquadramento territoriale L’area oggetto del presente Piano Territoriale Forestale interessa una superficie di 27.757 ha. All’interno di quest’area si possono identificare alcune zone relativamente omogenee per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici. Queste sono l’intera Valle Strona, il massiccio montagnoso del Mottarone ed un’area situata sulla destra orografica del lago d’Orta. Il territorio in oggetto non è rappresentato da una classica valle ma da un territorio che comprende una Valle completa (la Valle Strona) ed due aree bagnate da due grandi laghi (lago d’Orta e lago Maggiore).

1.2.5. Geologia Dall’analisi della Carta Geologica d’Italia (scala 1/100.000) si evincono importanti informazioni riguardanti le caratteristiche geologiche dell’area in oggetto. Queste caratteristiche geologiche saranno strettamente legate ai fenomeni franosi rilevati in seguito ad indagini in campo. Verranno qui di seguito descritte le caratteristiche litologiche dei principali complessi geologici individuati nel corso del rilievo di terreno e delle consultazioni delle cartografie tematiche a disposizione.

Massiccio del Monte Mottarone Analizzando i versanti ad esposizione nord-est e sud-est del massiccio del Mottarone e più precisamente i versanti che si espongono sul Lago Maggiore si nota che i centri abitati di Carpugnino, Belgirate, Stresa e la parte bassa di Gignese sorgono su depositi morenici o cordoni morenici del Wurmiano o degli stadi post-wurmiani. Questi depositi contengono talora parti fluvio- glaciali ed in particolare minute sabbie micacee del periodo quaternario. In particolare i centri abitati di Baveno e Stresa sorgono su antichi coni di deiezione talora terrazzati risalenti al quaternario recente. I versanti ad esposizione nord ed ovest del Mottarone, coincidenti pressapoco con parte dei territori comunali di Omega e Gravellona Toce, sono caratterizzati da tutt’altra origine geologica. Si tratta infatti di aree in cui sono presenti rocce granitiche di chiara origine eruttiva. In queste aree si estraggono i pregiati graniti rosei di Baveno ed i graniti bianchi del Mottarone. Quest’area si estende a nord ed a ovest sino al fondovalle, ad est ed a sud entra in contatto a quote medie con formazioni metamorfiche di micascisti a biotite e muscovite, talvolta granatiferi con minuti gneiss intercalari.

24 Tra i graniti sopraccitati le formazioni a micascisti con gneiss intercalari si trova una zona metamorfica di contatto in cui si trovano quarzi filoniani più o meno mineralizzati dipendenti dalle intrusioni granitiche.

Valle Strona La valle Strona è caratterizzata da filoni affioranti molto abbondanti di rocce granitiche (pegmatiti e graniti a 2 miche, a luoghi tormaliferi). L’andamento di tali affioramenti è costante lungo tutta la valle e segue un orientamento da sud-ovest verso nord-est. La valle si sviluppa in modo pressoché perpendicolare agli affioramenti. Gli affioramenti sono integrati in formazioni appartenenti alla serie dioritico-kirzigitica, costituita da kirzigiti, gneiss e micascisti, muscoviti granatifere e sillimanitici con grafite cristallina caratteristica e abbondante, a luoghi coltivata. Si trovano ancora gneiss e micascisti biotitici associate in un complesso includente in lenti le rocce basiche. In valle Strona l’area in cui è presente l’abitato di Campello e l’area compresa tra Masseia e Forno sono caratterizzate dalla presenza di dioriti melanogranitiche e noriti anfiboliche ed anfibolico- piroliniche. Le dioriti e le noriti biotitico anfibolitiche sono soventi granatifere e a luoghi quarzifere, qualche volta interamente laminate e metamorfosate. Si trovano ancora in queste zone orneblenditi, websteriti con lenti e sfumature di rocce quarzoso granatiere sillimanitiche (stronaliti), gneiss. Sempre in Valle Strona, a nord della località Piana di Forno con estensione ridotta e comprendente una parte in sinistra orografica del torrente Strona, si trovano le Lherzoliti, a luoghi con titanolivina, in grandi e minori masse inserite, alternanti e sfumanti con le dioriti, passanti localmente a serpentine includenti importanti giacimenti cupro-nichel cobaltiferi. Nelle parti alte della Valle Strona si trovano una grande quantità di antiche miniere e giacimenti.

La bassa Valle Strona e tutta l’area presente sulla destra orografica del lago d’Orta, Dalle rive del lago sino a media altezza è interessata da formazioni geologiche appartenenti alla cosiddetta serie dei Laghi. Si tratta di gneiss minuti scistoso tabulari, granatiferi e compatti, con mica violetta e verdiccia, spesso con microstruttura cataclastica. Si trovano ancora Gneiss molto biotitici, scagliosi e ghiandoni a grossi elementi intercalati ai precedenti. L’area in cui si sviluppa l’abitato di Quarta e i comuni di Arola , Arto e Boleto, sono caratterizzati da formazioni geologiche molto simili a quelle presenti sui versanti nord ed ovest del massiccio del Mottarone. Si tratta infatti di graniti biotitici, talora a struttura porfiroide o con feldspati, con frequenti intercalazioni di gneiss.

25 Area di fondovalle tra i Comuni di OmegNa e Gravellona Toce Quest’area è interessata da depositi quaternari recenti, derivanti da recenti alluvioni. A valle dell’Alpe Natale, nel Comune di Gravellona Toce, si nota un importante conoide di deiezione sempre di origine quaternaria recente.

1.2.6. Geomorfologia La morfologia dell’Area, al pari di quella delle altre vallate alpine, è fortemente condizionata dalle glaciazioni quaternarie e dal successivo modellamento torrentizio. Le forme del paesaggio di origine glaciale tipiche dell’area in oggetto sono rappresentate dai grandi laghi presenti. Questi laghi di chiara origine fluvio-glaciale si sono formati in seguito all’ultima glaciazione del periodo Wurmiano ed hanno occupato tutta l’area a monte dei circhi glaciali. Un altro aspetto rilevante che caratterizza l’area in questione è dato dai depositi morenici e dalle rocce montonate tipiche delle zone in cui sorgono i paesi di Stresa, Baveno, Belgirate, Carpugnino. Si trovano diversi lembi di depositi morenici presenti lungo i versanti o sui terrazzi ai fianchi delle valli; tali elementi sono la testimonianza di morene laterali attualmente in gran parte smantellate dall’erosione; Al termine dell’ultimo periodo glaciale (Wurm) le lingue di ghiaccio si sono progressivamente ritirate ed attualmente di molti ghiacciai non esiste più traccia se non dal punto di vista morfologico. Le sezioni inferiori delle Valli Strona denotano il più recente fenomeno erosivo fluviale e l’accumulo localizzato di detrito alluvionale, sovraimpostato al tipico profilo a U di origine glaciale, dovuto alle grandi glaciazioni che hanno interessato la regione. La morfologia delle Valli è inoltre strettamente correlata con la natura del substrato cristallino; si deve a questo fattore la maggiore ampiezza della parte bassa del Torrente Strona tra i Comuni di Omegna e Gravellona Toce, costituita sulla destra orografica da rocce granitiche e sulla sinistra orografica gneiss, a differenza dell’alta Valle Strona, impostata in formazioni essenzialmente ofiolitiche (profilo a V). Un aspetto geologico che condiziona fortemente la geomorfologia dei versanti ad esposizione est- nord ed ovest del Mottarone è rappresentato dalla rocce granitiche e gneiss poco metamorfosati. Tali formazioni litologiche, oltre a caratterizzare fortemente il paesaggio a causa delle innumerevoli cave di estrazione dei pregiati graniti rosa di Baveno, condizionano la morfologia dei versanti conferendogli aspre pendenze, numerosi salti di roccia e nel complesso una difficile percorribilità.

26 1.2.7. Pedologia Dal punto di vista pedologico l’area del Cusio Mottarone e Valle Strona può essere suddivisa in: 1. aree prive di suolo 2. aree con suolo superficiale o mediamente profondo di versante o di deposito morenico 3. aree con suolo relativamente profondo di fondovalle alluvionale

1 La prima suddivisione comprende le aree di testata della Valle Strona (vedi foto n. 1), le parti alte del massiccio del Mottarone. Sono aree prive di suolo anche gran parte dei settori esposti a Nord del Massiccio del Mottarone, in cui la presenza di estesi salti di roccia di notevole altezza ha a tratti impedito la formazione di Foto 1: Si nota la testata della Valle Strona. suolo. La parte alta dei versanti, soggetta sia a processi erosivi operati dalle acque superficiali che a processi legati all’azione del vento e dei cicli gelo – disgelo, costituisce un ambito sfavorevole alla formazione di suoli anche a causa della elevata pendenza che la caratterizza. Nel complesso le aree prive di suolo non sono soggette a fattori limitanti principali quali l’elevata quota a cui si trovano ma alle caratteristiche geomorfologiche e geologiche che le caratterizzano. Si tratta infatti in gran parte di aree in cui si trovano le rocce granitiche o gneiss poco metamorfosati in strati affioranti molto potenti e numerosi. A questi substrati si aggiungono le elevate pendenze associate ad elevate precipitazioni che favoriscono le eluviazioni dei materiali fini. Anche nelle aree di versante sono talora presenti settori privi di suolo caratterizzati dalla presenza di macereti anche di ampie dimensioni originatisi da continue frane di crollo dalle pareti sovrastanti. Questi fenomeni sono evidenti lungo i versanti del monte Mottarone nei pressi del Comune di Baveno. Su questi versanti si notano sia aree con movimenti attivi che aree quiescenti e parzialmente invase dalla vegetazione.

27 2 Il secondo punto comprende i suoli presenti su tutti i versanti con acclività abbastanza elevata e sulle creste arrotondate. In queste aree si assiste ad un aumento dello spessore del suolo. Sui versanti i processi pedogenetici hanno interessato sia il substrato cristallino sia, in molti casi, accumuli eluvio-colluviali molto frequenti in queste aree fortemente influenzate da menomi fluvio-glaciali. Sui versanti lo spessore del suolo aumenta in quelle aree in cui, per cause geologico–strutturali, si hanno rotture di pendenza che vanno a costituire aree subpianeggianti a copertura boschiva o prativa. Appartengono a questa categoria di suoli tutte le aree della media a bassa Valle Strona caratterizzate da versanti ripidi e un reticolo idrografico molto fitto (come da foto n.3), le aree a media quota del Mottarone (comuni di Belgirate, Carpugnino, Gignese, Baveno) e le aree collinari in cui si trovano i Comuni di Arola, Quarta e tutto il settore posto sulla destra orografica del lago d’Orta.

La Valle Strona é caratterizzata dalla presenza di un corso d’acqua principale (Torrente Strona) molto inciso che dà origine alla formazione di orridi incisi nel substrato cristallino direttamente interessato dall’azione erosiva delle acque. Foto 2:Si nota il reticolo idrografico di primo ordine che caratterizza tutta la Valle Strona. Le elevate pendenze dei versanti non permettono lo sviluppo di un reticolo idrografico più complesso.

3 Per quanto riguarda le aree di fondovalle in generale si devono nuovamente distinguere la Valle Strona, dagli altri fondovalle dell’area. I fondovalle di origine glaciale sono occupati dai grandi laghi d’Orta e Maggiore. Due importanti conoidi di deiezione di origine wurmiana sono occupati dei paesi di Baveno e Stresa. Il fondovalle che divide Gravellona Toce da Omegna è interessato dal passaggio del Torrente Strona che, deviato da un cordone morenico, invece di defluire nel Lago d’Orta, è deviato verso il Lago Maggiore. Le aree di fondovalle sono interessate da suoli a tessitura limosa con scheletro abbondante. Queste aree sono in gran parte occupate da aree civili ed industriali.

28 2. ASSETTO TERRITORIALE

2.1. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo

Di seguito vengono riportati i dati complessivi relativi alla diversa occupazione nell’Area Forestale in esame, desunti dalla carta forestale e delle altre occupazioni d’uso del suolo elaborate su supporto GIS sulla base della fotointerpretazione e dei rilievi di campagna effettuati:

Distribuzione degli usi del suolo nell’area forestale 21 (dati cartografici)

CATEGORIA ha % Acque 372,0 1,3

Rocce, macereti 488,9 1,8 Greti 18,3 0,1 Aree estrattive 79,2 0,3 Aree urbanizzate 2.385,9 8,6 Aree verdi di pertinenza 325,8 1,2 Aree agricole 2.836,0 10,3 Sup. pastorale 3.543,7 12,8 Torbiere 7,5 0,0 Sup. forestale 17.588,7 63,6 TOTALI 27.646,0 100,0

I dati in tabella evidenziano innanzitutto la forte prevalenza della copertura forestale sulle altre componenti. Il 64% di boschi costituisce un dato superiore sia alla media regionale sia a quella nazionale. Altra categoria rilevante, la seconda per incidenza, è quella delle acque. Si tratta,questo caso dei Comuni rivieraschi del lago Maggiore e del lago d’Orta, le cui proprietà ne comprendono porzioni importanti. La terza categoria, in ordine di estensione, sono le aree urbanizzate localizzate sull’asse Omegna – Gravellona e le loro pertinenze, costituite principalmente dalle ville con parchi e giardini e delle altre strutture turistico-ricettive, diffusamente presenti sulla fascia pedemontana del lago Maggiore. Essendo il territorio dell’Area Forestale caratterizzato dalle quote poco elevate della zona insubrica, risulteranno scarsamente rappresentate sia le praterie ed i pascoli, sia le rocce ed i cespuglieti, che costituiscono le tipiche occupazioni del suolo alle quote più elevate. Infine, del tutto trascurabili risultano le coltivazioni specializzate, a testimonianza di un’agricoltura assolutamente marginale nel quadro dell’economia generale della zona.

29 2.2. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo, trattamento passato e attuale.

La distribuzione della vegetazione forestale dell’Area Forestale 21 è marcatamente influenzata dalle diverse condizioni geomorfologiche e climatiche che la caratterizzano. Una prima significativa diversità è determinata dal clima sulla cui base è possibile distinguere una zona insubrica (dei laghi paralpini) corrispondenti al territorio della Comunità Montana Cusio Mottarone e al Comune di Belgirate ed una zona alpina coincidene con la Valle Strona. La zona del Cusio Mottarone, piuttosto estesa, comprendente i Comuni che si affacciano sui laghi Maggiore e d’Orta, presentano invece significative differenze in relazione alle geomorfologie e al grado di antropizzazione. Su queste basi è possibile distinguere il massiccio del Mottarone, più antropizzato ed urbanizzato, con morfologie generalmente meno severe, dal territorio del Cusio, che pur raggiungendo le stesse quote, si presenta generalmente più impervio e con copertura forestale più continua. Si è pertanto stabilito di suddividere l’Area Forestale 21 in tre subaree corrispondenti l’una alla Valle Strona, un’altra al Mottarone, ossia al territorio compreso fra il lago d’Orta e il lago Maggiore, ed un’ultima corrispondente alla sponda occidentale del lago d’Orta.

Usi del suolo sulle tre aree principali (dati cartografici)

Mottarone Lago d'Orta Valle Strona Totale CATEGORIA ha % ha % ha % ha % Acque 201,9 0,7 170,1 0,6 0,0 0,0 372,0 1,3 Rocce, macereti 67,9 0,2 2,1 0,0 418,9 1,5 488,9 1,8 Greti 5,1 0,0 0,0 0,0 13,2 0,0 18,3 0,1 Aree estrattive 79,2 0,3 0,0 0,0 0,0 0,0 79,2 0,3 Aree urbanizzate 2.077,0 7,5 215,3 0,8 93,6 0,3 2.385,9 8,6

Aree verdi di pertinenza 282,6 1,0 43,2 0,2 0,0 0,0 325,8 1,2 Aree agricole 2.828,4 10,2 7,7 0,0 0,0 0,0 2.836,0 10,3 Sup. pastorale 705,7 2,6 398,7 1,5 2.439,4 8,8 3.543,7 12,8 Torbiere 7,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 7,5 0,0 Sup. forestale 7.637,2 27,6 5.999,2 21,7 3.952,4 14,3 17.588,7 63,6 TOTALI 13.892,4 50,3 6.836,2 24,7 6.917,5 25,0 27.646,0 100,0

30 Categorie forestali sulle tre aree principali (dati cartografici)

Categorie Mottarone Lago d'Orta Valle Strona Totale ha % ha % ha % ha % Abetine 0,0 0,0 0,0 0,0 195,3 1,1 195,3 1,1 Acero-Tiglio-Frassineti 1.106,4 6,3 604,4 3,4 185,4 1,1 1.896,1 10,8 Alneti montani 0,0 0,0 33,5 0,2 3,9 0,0 37,4 0,2 Boscaglie pioniere e d'invasione 1.152,7 6,6 256,8 1,5 606,6 3,4 2.016,0 11,5 Castagneti 3.586,3 20,4 1.819,5 10,3 449,1 2,6 5.854,8 33,3 Cerrete 3,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,5 0,0 Faggete 1.432,3 8,1 2.967,0 16,9 1.902,3 10,8 6.301,5 35,8 Lariceti 0,0 0,0 0,0 0,0 21,9 0,1 21,9 0,1 Alneti subalpini 0,0 0,0 72,5 0,4 545,2 3,1 617,7 3,5 Querceti di rovere 8,1 0,0 4,1 0,0 31,3 0,2 43,4 0,2 Rimboschimenti 348,0 2,0 241,5 1,4 11,6 0,1 601,1 3,4 TOTALE 7.637,2 43,4 5.999,2 34,1 3.952,4 22,5 17.588,7 100,0

Valle Strona Comprende i Comuni di Germano, Loreglia, Massiola e Valstrona. In conseguenza delle sue caratteristiche più alpine, di tipo endalpico, oltre alle comuni Faggete e Castagneti, sono rappresentate tutte le Abetine ed i Lariceti presenti nell’Area Forestale 21; analogamente, in questa subarea si ha la quasi totalità degli Alneti subalpini, localizzati sugli alti versanti della conca terminale della valle, principalmente nel Comune di Valstrona. Le tre categorie sopra indicate, se certamente significative per la caratterizzazione pedoclimatica della subarea, non costitiuiscono tuttavia le formazioni più estese che sono invce le Faggete che rappresentano circa il 50% della copertura forestale. Sempre in conseguenza delle quote più elevate dell’alta valle e di tratti dei versanti con morfologie molto severe, notevoli estensioni presentano anche le Boscaglie pioniere, anch’esse principalmente concentrate nel Comune di Valstrona. La bassa valle, nei Comuni di Germagno e Loreglia è in netta prevalenza costituita da Castagneti.

Mottarone La sub area comprende il territorio dei Comuni di Baveno, Belgirate, Brovello Carpugnino, Casale Corte Cerro, Gignese, Gravellona Toce, Omegna e Stresa, tutti, ad esclusione di Belgirate, partecipanti a formare il Mottarone, rilievo compreso fra i laghi d’Orta e Maggiore. Le quote meno elevate che lo caratterizzano determinano la netta prevalenza dei Castagneti, che costituiscono quasi la metà della copertura forestale e che sono principalmente presenti sul versante del lago d’Orta e della piana dei Comuni di Gravellona Toce e Baveno.

31 La presenza di estesi pascoli di proprietà privata che dall’inizio del secolo scorso sono stati progressivamente abbandonati, ha determinato la presenza di estesi Acero-tiglio-frassineti, Boscaglie di invasione e di Rimboschimenti artificiali. Si tratta infatti di formazioni che costituiscono la fase di ricolonizzazione forestale spontanea dei pascoli abbandonati oppure attivamente attuata attraverso massicci rimboschimenti effettuati sull’estesa proprietà della famiglia Borromeo.

Sponda occidentale del lago d’Orta Questa sub area comprende i Comuni di Arola, Cesara, Madonna del Sasso, Nonio, Quarna Sopra e Quarna Sotto tutti posti sulla sponda occidentale del lago d’Orta. Le morfologie meno severe e le quote meno elevate unitamente al clima e in particolare all’igrometria tipica dell’area insubrica, determinano una copertura forestale pressoché continua, dominata dal castano nella fascia più bassa dei versanti (31%) e dal faggio (50%) nelle fascie superiore e sommitale dei rilievi. Tanta uniformità della copertura forestale è interrotta solo da ridotte superfici sparse occupate principalmente dagli Acero-tiglio-frassineti in prossimità dei nuclei abitati, e quindi degli ex coltivi, di Cesara e Madonna del Sasso; da nuclei di Boscaglie di invasione sparse e da Rimboschimenti artificiali tutti concentrati in località Pioggera di Arola e Camasca di Quarna.

Assetto evolutivo sulle tre aree principali (dati cartografici)

ASSETTI Mottarone Lago d'Orta Valle Strona Totale ha%ha%ha%ha% Ceduo in conv. 0,0 0,0 211,3 1,2 0,0 0,0 211,3 1,2 Ceduo semplice 2.550,6 14,5 1.356,1 7,7 253,4 1,4 4.160,1 23,7 Ceduo composto 3.231,6 18,4 3.819,9 21,7 2.362,0 13,4 9.413,6 53,5 Fustaia 11,9 0,1 2,7 0,0 21,9 0,1 36,5 0,2 Bosco di neoformazione 594,5 3,4 293,3 1,7 208,9 1,2 1.096,7 6,2 Rimboschimento 259,7 1,5 138,9 0,8 3,1 0,0 401,7 2,3 Bosco senza gestione 988,8 5,6 176,9 1,0 1.103,1 6,3 2.268,8 12,9 TOTALI 7.637,2 43,4 5.999,2 34,1 3.952,4 22,5 17.588,7 100,0

32

I tre macrosettori individuati presentano alcune differenze significative anche sotto l’aspetto dell’assetto evolutivo e della destinazione funzionale.

Destinazione funzionale sulle tre aree principali (dati cartografici)

DESTINAZIONI Mottarone Lago d'Orta Valle Strona Totale ha % ha % ha % ha % Evoluzione libera 988,8 5,6 169,0 1,0 1.016,1 5,8 2.173,9 12,4 Fruizione 35,2 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 35,2 0,2 Naturalistica 14,3 0,1 455,4 2,6 87,2 0,5 556,9 3,2 Produttiva 1.235,6 7,0 343,5 2,0 22,0 0,1 1.601,1 9,1 Produttivo-protettiva 5.173,3 29,4 4.852,0 27,6 2.529,1 14,4 12.554,4 71,4 Protettiva 189,9 1,1 179,3 1,0 298,1 1,7 667,3 3,8 TOTALI 7.637,2 43,4 5.999,2 34,1 3.952,4 22,5 17.588,7 100,0

Sono presenti in tutti i macrosettori individuati alcuni complessi boscati caratterizzati da tipi forestali che costituiscono habitat di interesse comunitari. Si tratta in particolare delle Faggete acidofile, dei boschi di tiglio, acero e frassino d’impluvio (Acero-tiglio-frassineti di forra), Alneti di ontano bianco e ontano nero nelle forme riparie e boschi di castagno. Per alcuni di questi si potrebbe porre il problema di attuare interventi particolarmente attenti alla loro conservazione e tutela che dovranno essere tuttavia definiti a seguito di un maggiore approfondimento delle condizioni bioecologiche di questi popolamenti. La pianificazione forestale aziendale o l’elaborazione di progetti di intervento selvicolturale dovrebbero costituire l’occasione per ottemperare queste esigenze. In generale, meno problematico in questo senso è il caso dei Castagneti.

33 2.2.1. Acero Tiglio Frassineti Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superfi Codice Descrizione % cie (ha) AF50X Acero-Tiglio-Frassineto d’invasione 362,13 19,0

AF50E Acero-Tiglio-Frassineto d’invasione – var. con castagno 1.135,44 60,1

AF50D Acero-Tiglio-Frassineto d’invasione – var. con faggio 389,21 20,4

AF50C Acero-Tiglio-Frassineto d’invasione – var. ad acero di monte 4,11 0,2

AF40X Acero-Tiglio-Frassineto di forra 2,73 0,1

AF60X Tilieto di tiglio a grandi foglie 2,53 0,1

Totale 1.896,14 100

La maggiore diffusione della categoria si riscontra sul Mottarone e nel macrosettore della sponda occidentale del lago d’Orta in corrispondenza del basso versante dove sono maggiormente presenti pascoli e coltivi abbandonati. Ne è conferma il fatto che al 99% si tratta di Acero-tiglio-frassineti d’invasione e che di essi il 60% è costituito dalla variante con castagno, dunque le tipiche formazioni insediatesi sugli ex coltivi della fascia basale. Sui pascoli abbandonati, nella fascia inferiore, è presente, con localizzazione prevalente sul versante stresiano del Mottarone e a Madonna del Sasso, il 20% di Acero-tiglio-frassineti nella variante con faggio. Le due varianti con castagno e faggio costituiscono formazioni più strutturate, adulte e localizzate nella fascia di transizione verso i popolamenti stabili (Faggete e Castagneti); il 19% di Acero-tiglio- frassineti di invasione, come tali censiti, rappresentano generalmente la fase più recente di colonizzazione degli ex coltivi e dei pascoli. Gli Acero-tiglio-frassineti di forra, formazioni azonali, sono presenti su limitate estensioni, date le morfologie generalmente favorevoli dell’area, particolarmente concentrate nella valle dell’Agogna. Di pari estensione superficiale risulta essere un tiglieto in purezza presente nella zona dell’alpe Camasca in Comune di Quarna Sotto.

34 Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo ceduo inv./in popol. ceduo adulto/maturo totale Assetto evolutivo conversione Irregolare Ceduo composto 45,2 6,4 12,9 64,5 Ceduo semplice 9,6 9,6 Bosco di neoformazione 25,8 25,8 Totale 54,8 6,4 38,7 100,0 La strutturazione degli Acero-tiglio-frassineti, generalmente già ben definita, varia in funzione delle caratteristiche pedologiche dei terreni che essi occupano e dell’epoca più o meno recente di insediamento. Come sopra accennato, le varianti con castagno e faggio e quelle di forra, sono le più strutturate, mentre quelle classificate di invasione rappresentano generalmente i popolamenti di più recente insediamento e pertanto meno strutturati. Quest’ultimo tipo, sotto l’aspetto evolutivo, costituisce il bosco di neoformazione (26%) il cui stadio di sviluppo è generalmente irregolare (39%). Nel caso invece delle varianti con castagno e faggio l’assetto evolutivo prevalente è il ceduo composto (ceduo sotto fustaia), il cui stadio di sviluppo è generalmente il ceduo adulto/maturo (55%).

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive La composizione specifica dei popolamenti è dominata dalle latifoglie nobili (66%) con il frassino prevalente (33%) seguito dall’acero di monte (20%) e, nelle stazioni più termofile, dal tiglio (13%). Della quota rimanente, la specie maggiormente rappresentata è il castagno con il 17% seguita dal faggio con il 6%. Ciò a testimonianza del fatto che gli Acero-tiglio-frassineti si collocano in prevalenza nell’area di contatto con i Castagneti e, subordinatamente, a contatto con la Faggeta.

Volumi specifici (dati inventariali)

conifere altre latifoglie rovere betulla 2% 7% 1% 1% faggio 6%

castagno 17% frassino 33%

tiglio cordato 13%

acero di monte 20%

35 Dall’esame dei dati inventariali emerge che, in generale, si tratta di boschi dotati di discreta provvigione il cui valore medio di 220 m3/ha risente della significativa presenza dei popolamenti più giovani.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 1032 29,91 220,66 19 16

Confermano tale situazione i dati incrementali che indicano incrementi correnti pari a 6,4 m3/ha/anno, coincidente con quelli indicati in letteratura per i popolamenti di questo tipo in situazioni di media fertilità. La discreta incidenza dei cedui sotto fustaia, ossia dei popolamenti più adulti e strutturati, influenza il dato medio, ottenuto da 20 aree di saggio eseguite in questo tipo di soprassuoli relativi al diametro medio, che risulta essere di 19 cm, e all’altezza media, pari a 16 metri.

Incremento corrente (acero, tiglio e frassino) (dati inventariali)

Diametro Incremento N.campioni Specie campione Cm mc/ha/anno

8 – 18 8 FE, AP 3,48

19 – 39 6 FE, TC, AP 2,90

Totale 6,38

Sotto l’aspetto fitosanitario gli Acero-tiglio-frassineti presentano problemi di modesta rilevanza. Il 77% è esente da danni, il 13% presenta danni abiotici (incendio e meterorici) di media intensità e solo il 9% è soggetto ad attacchi parassitari di più alta intensità.

36 Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 20-50% 60-100% totale danni incendio 6,5 6,5 meteorico 6,5 6,5 parassitario 9,6 9,6 nessuno 77,4 Totale 77,4 13,0 9,6 100,0

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi Dei circa 1900 ha che costituiscono il complesso degli Acero-tiglio-frassineti presenti nell’area forestale, il 95% è di proprietà privata. Il dato non meraviglia considerata la collocazione prevalente di questi popolamenti alle quote meno elevate e sugli ex coltivi vicini agli insediamenti urbani, dove la proprietà è generalmente privata e di ridotta estensione particellare (87%).

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Comunale Privata 6% Proprietà Ettari % 8% Altre 1640,27 86,5 Privata 146,05 7,7 Comunale 109,82 5,8 Totale 1896,14 100,0 Altre 86%

Anche nel caso delle varianti con faggio, quindi localizzate alle quote superiori, si tratta di soprassuoli in prossimità degli alpeggi, anch’essi in prevalenze di proprietà privata, anche se in corpi di maggiore estensione (8%), come sul Mottarone. Circa l’accessibilità, occorre rilevare le favorevoli morfologie che caratterizzano gli Acero-tiglio- frassineti che unitamente alla buona presenza di piste consente su oltre il 50% della superficie l’esbosco con trattore su distanze inferiori a 300 m . Sul 38% è invece necessario ricorrere al più oneroso sistema della gru a cavo, ma va osservato che nel 20% dei casi la distanza dalla pista è inferiore a 500 m, riducendone così la difficoltà.

37

Sistemi d’esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 0-100 m 100-300 m300-500 m 500-1500 m >1500 m totale esbosco trattori 3,3% 48,3% 51,6% avallamento 3,2% 3,2% gru a cavo 19,4% 6,4% 13,0% 38,8% non necessario 6,4% 6,4% Totale 3,3% 51,5% 19,4% 12,8% 13,0% 100,0%

38 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali)

numero aree di saggio: 20 superficie boscata ha: 775,00 errore statistico (significatività 67%) 9,19%(numero alberi) 9,16%(volumi) coefficente di variabilità 41,10%(numero alberi) 40,98%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|____Conifere______|______Latifoglie______|______Polloni______|______da Seme______| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 35,1 2093 9,0 7117 4,1| 2,70 9,18| 0,0 0 0,0| 35,13 7117 4,16| 18,5 0 0,0| 16,5 7117 4,1| 15| 25,6 3576 15,4 20254 11,8| 4,62 26,13| 0,2 165 0,1| 25,39 20089 11,75| 11,0 165 0,1| 14,5 20089 11,7| 20| 18,3 4486 19,3 30911 18,0| 5,79 39,89| 0,0 0 0,0| 18,32 30911 18,08| 6,2 0 0,0| 12,1 30911 18,0| 25| 9,2 3540 15,2 27286 15,9| 4,57 35,21| 0,0 0 0,0| 9,23 27286 15,96| 3,9 0 0,0| 5,3 27286 15,9| 30| 5,4 3291 14,2 27667 16,1| 4,25 35,70| 0,0 0 0,0| 5,47 27667 16,18| 3,2 0 0,0| 2,2 27667 16,1| 35| 3,2 2522 10,8 22775 13,3| 3,25 29,39| 0,0 0 0,0| 3,25 22775 13,32| 1,1 0 0,0| 2,1 22775 13,3| 40| 1,3 1279 5,5 12488 7,3| 1,65 16,11| 0,0 0 0,0| 1,31 12488 7,30| 0,1 0 0,0| 1,1 12488 7,3| 45| 0,7 968 4,1 8645 5,0| 1,25 11,16| 0,0 0 0,0| 0,76 8645 5,06| 0,2 0 0,0| 0,5 8645 5,0| 50| 0,8 1242 5,3 12420 7,2| 1,60 16,03| 0,2 3653 2,1| 0,58 8767 5,13| 0,0 3653 2,1| 0,8 8767 5,1| 55| 0,1 175 0,7 1442 0,8| 0,23 1,86| 0,0 0 0,0| 0,10 1442 0,84| 0,1 0 0,0| 0,0 1442 0,8| 60| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 23178 100,0 171011 100,0| 29,91 220,6| 0,4 3818 2,2| 99,53 167193 97,77| 44,6 3818 2,2| 55,3 167193 97,7| | | | <=10 | 35,1 2093 9,03 7117 4,1| 2,70 9,1| 20-25| 27,5 8027 34,63 58198 34,0| 10,36 75,0| 30-35| 8,7 5814 25,08 50443 29,5| 7,50 65,0| > 35| 2,9 3666 15,82 34997 20,4| 4,73 45,1| >=20| 39,2 17508 75,54 143639 83,9| 22,59 185,3|

39 2.2.2. Alneti planiziali e montani Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

AN11X Alneto di ontano nero, st. umido 15,62 42

AN11B Alneto di ontano nero, st. umido var. con frassino maggiore 17,91 48

AN21X Alneto di ontano bianco, st. di versante 3,85 10

Totale 37,38 100

Gli Alneti montani costituiscono una categoria marginale nell’ambito dei tipi forestali rilevati occupando una superficie complessiva di 37 ha, corrispondenti allo 0,2% della copertura forestale. Sono nella quasi totalità (90%) dominati dall’ontano nero nelle tipiche formazioni igrofile localizzate nei fondovalle e in situazioni di ristagno idrico.

Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo ceduo ceduo inv./in popol. totale Assetto evolutivo adulto/maturo conversione Irregolare Ceduo composto 30,0% 10,0% 40,0% Ceduo semplice 10,0% 10,0% Bosco di neoformazione 10,0% 10,0% Bosco senza gestione 40,0% Totale 40,0% 10,0% 50,0% 100,0%

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive I popolamenti sono composti al 64% dall’ontano nero seguito dall’ontano bianco (11%) e dalle altre latifoglie fra le quali si ripartisce abbastanza uniformemente il resto della composizione. Si tratta al 40% di boschi senza gestione e al 10% di neoformazione su pascoli abbandonati pertanto in popolamenti irregolari. La parte rimanente è quasi interamente costituita da cedui adulti.

40 Volumi specifici (dati inventariali)

acero altre latifoglie 6% ontano bianco 2% castagno frassino faggio 11% 3% 1% 8%

betulla 5%

ontano nero 64%

Da questa situazione emerge un dato dendro-auxometrico medio che evidenzia un elevato numero di piante/ha (1009), una modesta provvigione (153 m3/ha), un diametro medio ridotto ed un discreto incremento corrente (5,82 m3/ha/anno) tipico delle fasi giovanili dei popolamenti. I dati emergono dalla elaborazione di 8 aree di saggio ricadenti in questa categoria.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 1009 25,87 153,55 18 13

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 19 8 AG 3,02

20 – 40 6 FE, AG, AI 2,80

Totale 5,82

41

Gli Alneti non presentano danni importanti, fatta esclusione per un attacco da defogliatori piuttosto concentrato, ed evidenziano una tendenza evolutiva in atto sostenuta da una discreta rinnovazione di frassino, acero, castagno e ontano.

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 60-100% totale danni parassitario 40,0 40,0 nessuno 60,0 Totale 60,0 40,0 100,0

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi Poiché gli Alneti di ontano nero e bianco sono tutte formazioni del piano montano, ne deriva che la proprietà è interamente privata e frazionata.

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Ettari % Altre 37,38 100,0 Totale 37,38 100,0

Sempre in conseguenza della prevalente localizzazione sul fondovalle, pertanto prossima agli abitati e alla viabilità ordinaria, tutti gli Alneti montani hanno destinazione produttivo-protettiva (58%) o produttiva (42%).

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Produttiva Produttivo Protettiva Totale ha % ha % ha % Altre 15,6 100,0 21,8 100,0 37,4 86,2

Totale 15,6 41,7 21,8 58,3 37,4 100,0

42 Tutti, inoltre, presentano facile accessibilità e possibilità di esbosco essendo localizzati a non più di 300 m da piste la cui lunghezza per raggiungere l’imposto non supera il chilometro nel 75% dei casi.

Sistemi d’esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DESP 0 - 50 m 50-300 m totale esbosco trattori 12,5% 12,5% gru a cavo 25,0% 25,0% 50,0% non necessario 12,5% 25,0% 37,5% Totale 50,0% 50,0% 100,0%

43 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali) numero aree di saggio: 8 superficie boscata ha: 250,00 errore statistico (significatività 67%) 9,08%(numero alberi) 9,99%(volumi) coefficente di variabilità 25,68%(numero alberi) 28,24%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere_____|______Latifoglie____|______Polloni______|______da Seme______| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 39,0 787 12,1 2473 6,4| 3,15 9,89| 0,0 0 0,0| 39,02 2473 6,44| 25,4 0 0,0| 13,5 2473 6,4| 15| 22,3 968 14,9 4515 11,7| 3,87 18,06| 0,0 0 0,0| 22,39 4515 11,76| 10,0 0 0,0| 12,3 4515 11,7| 20| 17,3 1352 20,9 7679 20,0| 5,41 30,72| 0,0 0 0,0| 17,33 7679 20,01| 5,3 0 0,0| 11,9 7679 20,0| 25| 12,8 1561 24,1 10321 26,8| 6,24 41,29| 0,0 0 0,0| 12,87 10321 26,89| 4,7 0 0,0| 8,1 10321 26,8| 30| 6,0 1019 15,7 7026 18,3| 4,08 28,11| 0,0 0 0,0| 6,09 7026 18,30| 1,9 0 0,0| 4,1 7026 18,3| 35| 1,6 403 6,2 2976 7,7| 1,61 11,91| 0,0 0 0,0| 1,64 2976 7,75| 0,3 0 0,0| 1,3 2976 7,7| 40| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 45| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 50| 0,3 152 2,3 1228 3,2| 0,61 4,91| 0,0 0 0,0| 0,33 1228 3,20| 0,0 0 0,0| 0,3 1228 3,2| 55| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 60| 0,3 222 3,4 2165 5,6| 0,89 8,66| 0,0 0 0,0| 0,33 2165 5,64| 0,0 0 0,0| 0,3 2165 5,6| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 6467 100,0 38387 100,0| 25,87 153,5| 0,0 0 0,0|100,00 38387100,00| 47,8 0 0,0| 52,1 38387 100,0| | | | <=10 | 39,0 787 12,18 2473 6,4| 3,15 9,8| 20-25| 30,2 2913 45,05 18001 46,8| 11,65 72,0| 30-35| 7,7 1422 21,99 10003 26,0| 5,69 40,0| > 35| 0,6 375 5,81 3393 8,8| 1,50 13,5| >=20| 38,6 4710 72,84 31398 81,7| 18,84 125,5|

44 2.2.3. Querceti di rovere Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

QV10X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia 4,08 9,4

QV10C Querceto di rovere a Teucrium scorodonia var. con castagno 8,05 18,5

QV10E Querceto di rovere a Teucrium scorodonia var. con latifoglie miste 22,72 52,4

QV20A Querco-tiglieto var. con castagno 8,55 19,7

Totale 43,4 100,0

Nonostante l’insieme di questa categoria occupi solamente 44 ha, corrispondenti allo 0,3% del totale della superficie forestale, i tipi che la costituiscono sono piuttosto diversificate. Ciò in quanto si tratta di nuclei disgiunti, di ridotta estensione, localizzati, i principali, nei Comuni di Nonio, Cesara e Casale Corte Cerro. La tipologia prevalente (80%) è quella a Teucrium scorodonia, tipica di ambienti acidofili, climacica dell’orizzonte montano, diffusa soprattutto dove, a causa della marginalità delle situazioni, non ha subito la sostituzione da parte del Castagneto, favorito dalla ceduazione. Un’unica formazione in purezza è stata rilevata su un pendio poco accessibile e con suoli superficiali, mentre dove le condizioni stazionali migliorano, compaiono le varianti con castagno, faggio e latifoglie nobili.

Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo

ceduo ceduo inv./in popol. totale adulto/maturo conversione Irregolare Assetto evolutivo Ceduo composto 35,7 28,5 7,2 71,4 Ceduo semplice 28,6 0,0 0,0 28,6 Totale 64,3 28,5 7,2 100,0

45 Prevalendo le formazioni con latifoglie miste, con castagno e faggio, l’assetto evolutivo dominante (72%) è il ceduo composto, mentre la quota rimanente è a ceduo semplice. In entrambi i casi lo stadio di sviluppo più ricorrente è il ceduo adulto-maturo (67%) o invecchiato (29%).

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive La composizione specifica vede sul campione inventariale di questa categoria, costituita da 9 aree di saggio, accanto alla dominanza della rovere (64%), un’importante presenza di castagno (17%) e faggio (14%) a cui fa seguito la betulla e le latifoglie miste. La roverella, pur sporadicamente presente, non assume rilevanza statistica sulla base delle aree di saggio effettuate.

Volumi specifici (dati inventariali)

betulla altre latifoglie 2% faggio 3% 14%

castagno 17%

rovere 64%

La presenza del castagno e del faggio determina una provvigione ed un incremento corrente dei popolamenti piuttosto elevata con valori rispettivamente di 281 m3/ha e 9,41 m3/ha/anno.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 1265,96 42,43 281,33 20,66 13,57

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 19 4 QR, CS 1,99

20 – 39 52 QR, FS, SA 7,42

Totale 9,41

46

In genere sono assenti (71%) o di modesta rilevanza i danni riscontrati.

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 10-30% totale danni incendio 14,3 14,3 parassitario 14,2 14,2 nessuno 71,5 71,5 Totale 71,5 28,5 100,0

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi I Querceti di proprietà privata, piuttosto frammentata rappresentano il 69% del totale, mentre la quota rimanente è di proprietà comunale.

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Ettari % Comunale Altre 29,81 68,7 31% Comunale 13,59 31,3 Totale 43,4 100,0

Altre 69%

Riguardo la destinazione, tutti i Querceti hanno destinazione produttivo-protettiva e nella maggior parte dei casi l’intervento previsto è la ceduazione.

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Produttivo Protettiva Totale ha % ha % Altre 29,8 0,6 29,8 68,7 Comunale 13,6 0,3 13,6 31,3 Totale 43,4 0,7 43,4 100,0 47

In generale, si conferma la non favorevole localizzazione dei Querceti che nel 65% dei casi richiede un esbosco con gru a cavo, peraltro su distanze comprese fra 100 e 500 m e con distanze su pista per raggiungere l’imposto che quasi nella metà dei casi supera il chilometro.

Sistemi d’esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 100 - 500 0 - 50 m totale ESBOSCO m trattori 21,5% 21,5% avvallamento 7,1% 7,1% gru a cavo 64,3% 64,3% non necessario 7,1% 7,1% Totale 21,5% 7,1% 100,0%

48 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali) numero aree di saggio: 9 superficie boscata ha: 350,00 errore statistico (significatività 67%) 12,42%(numero alberi) 16,18%(volumi) coefficente di variabilità 37,27%(numero alberi) 48,55%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere_____|______Latifoglie_____|______Polloni_____|______da Seme______| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 28,2 1007 6,7 2707 2,7| 2,88 7,74| 0,0 0 0,0| 28,20 2707 2,75| 20,1 0 0,0| 8,0 2707 2,7| 15| 19,5 1538 10,3 4835 4,9| 4,40 13,82| 0,0 0 0,0| 19,51 4835 4,91| 10,5 0 0,0| 8,9 4835 4,9| 20| 19,5 2804 18,8 15141 15,3| 8,01 43,26| 0,0 0 0,0| 19,59 15141 15,38| 11,8 0 0,0| 7,7 15141 15,3| 25| 16,2 3420 23,0 22536 22,8| 9,77 64,39| 0,0 0 0,0| 16,26 22536 22,89| 7,3 0 0,0| 8,9 22536 22,8| 30| 8,9 2741 18,4 22179 22,5| 7,83 63,37| 0,0 0 0,0| 8,90 22179 22,52| 3,9 0 0,0| 4,9 22179 22,5| 35| 6,2 2611 17,5 23886 24,2| 7,46 68,25| 0,0 0 0,0| 6,21 23886 24,26| 2,3 0 0,0| 3,8 23886 24,2| 40| 1,3 725 4,8 7179 7,2| 2,07 20,51| 0,0 0 0,0| 1,33 7179 7,29| 0,5 0 0,0| 0,8 7179 7,2| 45| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 50| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 55| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 60| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 14849 100,0 98466 100,0| 42,43 281,3| 0,0 0 0,0|100,00 98466100,00| 56,6 0 0,0| 43,3 98466 100,0| | | | <=10 | 28,2 1007 6,78 2707 2,7| 2,88 7,7| 20-25| 35,8 6224 41,92 37677 38,2| 17,79 107,6| 30-35| 15,1 5353 36,05 46065 46,7| 15,30 131,6| > 35| 1,3 725 4,88 7179 7,2| 2,07 20,5| >=20| 52,2 12303 82,86 90923 92,3| 35,15 259,7|

49 2.2.4. Castagneti Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

CA20X Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi 151,85 2,6

CA20B Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi var. con 1228,66 21,0 latifoglie miste

CA20C Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi var. con faggio 39,58 0,6

CA30X Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi 2087,14 35,5

CA30A Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi var. con betulla 840,64 14,5

CA30C Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi var. con rovere 484,56 8,4

CA30F Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi var. con faggio 738,71 12,6

CA30Z Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi (soprassuoli 283,68 4,8 distrutti da incendi

Totale 5854,83 100

La superficie occupata da questa categoria risulta essere di circa 5.900 ha, corrispondenti al 34% dell’intera superficie forestale dell’Area 21. La diffusione prevalente è quella della sub area del Mottarone (64%) particolarmente concentrata nei Comuni di Omegna, Gravellona, Casale Corte Cerro e Baveno, seguita dalle sponde occidentali del lago d’Orta (31%), mentre marginale è la presenza in Valle Strona (7%). Sotto l’aspetto tipologico prevale nettamente (76%) il Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia nelle sue diverse varianti. Il fatto non sorprende, considerata la tendenza ubiquitaria di questi popolamenti che tuttavia meglio si adatta alle condizioni di minore fertilità e più xericità. Alle quote più elevate si hanno le varianti con faggio (12% della superficie); dove il substrato è più superficiale si ha una notevole infiltrazione di rovere che da origine alla relativa variante (8%); dove invece la stazione si presenta più depauperata o il soprassuolo è danneggiato da aventi pregressi, principalmente l’incendio, prevale la variante con betulla (14%). A questo proposito va sottolineato che i soprassuoli assegnati a questa variante presentano una certa

50 irregolarità che, unitamente ai maggiori diametri delle piante di castagno, può giustificare il dato volumetrico inventariale che limita la betulla al 4%. Quando la fertilità stazionale aumenta il tipo dominante diventa il Castagneto mesoneutrofilo con latifoglie miste (21%). Si tratta di formazioni spesso contigue agli Acero-tiglio-frassineti e sono particolarmente diffuse nei Comuni della sponda occidentale del lago d’Orta. Notevole risulta la presenza dei Castagneti colpiti da incendio (5%), a testimonianza della forte incidenza dell’evento, principalmente concentrati nei Comuni di Arola e Nonio.

Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo ceduo ceduo ceduo popol. totale Assetto evolutivo giovane adulto/ma inv./in Irregolare Ceduo composto 1,610,38,22,222,3 Ceduo semplice 13,2 39,6 21,7 3,2 77,7 Totale 54,8 49,9 29,9 5,4 100,0

Circa l’assetto evolutivo, i Castagneti sono in netta prevalenza cedui semplici (78%); la non trascurabile presenza di cedui composti (22%) è legata alle formazioni con latifoglie miste e, subordinatamente, col faggio. Tale situazione pare destinata a perdurare, almeno nel breve periodo, vista la forte presenza del castagno che rende difficoltosa la conversione all’alto fusto. Non sono presenti, almeno in entità cartografabili, i Castagneti da frutto. Il ceduo adulto/maturo è lo stadio di sviluppo più rappresentato (50%) seguito dal ceduo invecchiato (30%) e dal ceduo giovane (15%). Ciò a conferma della ormai pluridecennale riduzione delle utilizzazioni dei cedui e della selvicoltura in generale.

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive La composizione specifica dei popolamenti evidenzia la netta dominanza del castagno (76%); la quota rimanente è ripartita fra la rovere, prevalente (9%) e le altre latifoglie, faggio, latifoglie mesofile, betulla presenti in uguale misura. L’incidenza percentuale del faggio può apparire non proporzionata alla estensione delle varianti che lo comprendono. Si deve, tuttavia, tenere in considerazione la variabilità statistica e il reticolo inventariale che hanno interessato questa categoria.

51 Volumi specifici (dati inventariali)

betulla conifere 4% rovere 0% altre latifoglie 9% 3% faggio latifoglie mesofile 4% 4%

castagno 76%

Da un esame dei dati provvigionali e dendrologici, i Castagneti risultano essere piuttosto ben dotati di massa legnosa, con una media di 247 m3/ha, valore attribuito ai cedui di fertilità medio-alta. La conferma è anche fornita dal dato incrementale che sulla media dei campioni evidenzia un incremento corrente di 9,11 m3/ha/anno. Il numero di piante per ettaro e la seriazione diametrica evidenziano e confermano la prevalenza dei cedui adulti, ma non ancora invecchiati. Abbiamo, infatti, un buon numero di piante (1171 piante/ha) con il 63% dell’area basimetrica e del volume concentrati sulle classi diametriche comprese fra 15 e 30 cm.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 1171,63 37,86 247,98 20,28 13

52

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 18 60 QR, AP, CS, RP, BP, SA 2,98

19 – 39 52 QP, QC, QR, FE, AP, 4,46 CS, FS, BP, PT

20 – 40 3 QR, CS 1,67

Totale 9,11

Per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario, il dato di maggior rilevanza è certamente l’incidenza dei danni da incendio (25%) che si concentrano maggiormente su questa categoria in quanto più prossima agli insediamenti urbani dai quali origina l’evento. Piuttosto elevato si rivela anche il danno causato da agenti parassitari (57%) con intensità medio- alte. Si tratta principalmente di attacchi del cancro corticale e da defogliazioni causate dalla Limantria (Lymantria dispar) che soprattutto sulla sponda occidentale del lago d’Orta hanno dato luogo a manifestazioni di particolare visibilità. Si può ritenere tale situazione certamente in grado di deprimere la produttività in rapporto alla fertilità stazionale e, nel caso degli incendi, trattandosi di danni di intensità medio-alta, il danno incide sulla composizione e sull’evoluzione del popolamento.

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0% 10% 20%50% 80% 100% totale danni incendio 3,3 7,8 10,8 2,7 24,6 meteorico 1,1 1,0 2,1 brucamento 1,1 1,1 parassitario 7,0 6,5 25,5 17,5 0,5 57,0 nessuno 15,2 15,2 Totale 15,2 8,1 10,9 34,3 28,3 3,2 100,0

53 Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi

Dei 5.900 ha che costituiscono la categoria dei Castagneti, ben il 70% è di proprietà privata distinta alla categoria “Altre”, ossia appartenente a quella proprietà frammentaria tipica delle valli alpine. Solo il 3% è costituito da accorpamenti che superano i 25 ha di estensione (“privata”). Sono tuttavia presenti circa 1.800 ettari di proprietà comunali soprattutto concentrati nella sub area del Mottarone nei Comuni di Omegna, Casale Corte Cerro, Gravellona e Baveno.

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Comunale 30% Proprietà Ettari % Altre 3901,45 66,6 Privata 182,66 3,1 Comunale 1770,72 30,2 Pr iv ata Totale 5854,83 100,0 Altre 3% 67%

La destinazione assolutamente prevalente è la produttiva-protettiva (80%) anche se non trascurabile è la destinazione produttiva a cui sono assegnati circa 600 ha (10%) che mantengono una ripartizione, per quanto riguarda la proprietà, nelle percentuali sotto indicate.

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Evoluzione libera Naturalistica Produttiva Produttivo Protettiva Protettiva Totale ha % ha % ha % ha % ha % ha % Altre 33,5 12,8 57,9 87,6 428,2 75,6 3151,3 66,9 230,6 92,6 3901,4 66,6 Comunale 216,7 82,7 7,1 10,7 131,9 23,3 1396,4 29,6 18,5 7,4 1770,7 30,2 Privata 11,8 4,5 1,1 1,7 6,5 1,2 163,3 3,5 0,0 0,0 182,7 3,1 Totale 262,0 4,5 66,1 1,1 566,6 9,7 4711,0 80,5 249,1 4,3 5854,8 100,0

54 In generale, si può ritenere discreta l’accessibilità e l’esboscabilità di questi soprassuoli. Abbiamo infatti il 43% della superficie esboscabile con il trattore che, in oltre la metà dei casi avviene su distanze in bosco inferiori a 100 metri. L’impiego della gru a cavo è previsto sul 35% della superficie e questo deve essere considerato un limite piuttosto importante ai fini della possibilità di effettuare gli interventi previsti. Sul 17% dei Castagneti non è necessario effettuare alcun esbosco in quanto i popolamenti sono stati nel passato recente oggetto di tagli di utilizzazione. A conferma del fatto che una parte rilevante dei Castagneti è nella fascia pedemontana, quella più dotata di viabilità e dunque dove più agevole risulta la possibilità di praticare una forma di selvicoltura più attiva, il fatto che il 68% di essi presenta una distanza di esbosco su pista per raggiungere l’imposto camionabile inferiore a 500 m.

Sistemi di esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 100-300 300-500 500-1500 0-100 m totale esbosco m m m trattori 39,0% 3,9% 42,9% avallamento 1,0% 4,9% 5,9% gru a cavo 5,9% 10,0% 9,8% 8,8% 34,5% non necessario 9,8% 5,9% 1,0% 16,7% Totale 55,7% 24,7% 10,8% 8,8% 100,0%

55 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali) numero aree di saggio: 120 superficie boscata ha: 4600,00 errore statistico (significatività 67%) 4,65%(numero alberi) 5,84%(volumi) coefficente di variabilità 50,94%(numero alberi) 63,99%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere____|______Latifoglie___|______Polloni_____|______da Seme______| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 32,9 13488 7,7 42646 3,7| 2,93 9,27| 0,0 230 0,0| 32,86 42415 3,72| 29,0 230 0,0| 3,9 42415 3,7| 15| 23,1 22049 12,6 99536 8,7| 4,79 21,64| 0,0 138 0,0| 23,13 99398 8,71| 19,3 138 0,0| 3,7 99398 8,7| 20| 19,4 32434 18,6 185706 16,2| 7,05 40,37| 0,0 0 0,0| 19,41 185706 16,28| 16,1 0 0,0| 3,3 185706 16,2| 25| 12,0 31550 18,1 206245 18,0| 6,86 44,84| 0,0 0 0,0| 12,06 206245 18,08| 9,5 0 0,0| 2,4 206245 18,0| 30| 5,7 21587 12,3 154676 13,5| 4,69 33,63| 0,0 0 0,0| 5,79 154676 13,56| 4,0 0 0,0| 1,7 154676 13,5| 35| 3,2 16805 9,6 132323 11,6| 3,65 28,77| 0,0 0 0,0| 3,25 132323 11,60| 1,7 0 0,0| 1,4 132323 11,6| 40| 1,6 11443 6,5 95477 8,3| 2,49 20,76| 0,0 0 0,0| 1,68 95477 8,37| 1,1 0 0,0| 0,5 95477 8,3| 45| 0,6 5676 3,2 49974 4,3| 1,23 10,86| 0,0 1145 0,1| 0,65 48829 4,28| 0,3 1145 0,1| 0,3 48829 4,2| 50| 0,2 2608 1,5 23297 2,0| 0,57 5,06| 0,0 0 0,0| 0,25 23297 2,04| 0,1 0 0,0| 0,1 23297 2,0| 55| 0,1 2447 1,4 20824 1,8| 0,53 4,53| 0,0 0 0,0| 0,19 20824 1,83| 0,0 0 0,0| 0,1 20824 1,8| 60| 0,2 3492 2,0 32994 2,8| 0,76 7,17| 0,0 0 0,0| 0,23 32994 2,89| 0,1 0 0,0| 0,1 32994 2,8| 65| 0,0 1318 0,7 13535 1,1| 0,29 2,94| 0,0 0 0,0| 0,08 13535 1,19| 0,0 0 0,0| 0,0 13535 1,1| 70| 0,1 2094 1,2 19008 1,6| 0,46 4,13| 0,0 0 0,0| 0,10 19008 1,67| 0,0 0 0,0| 0,0 19008 1,6| 75| 0,0 186 0,1 1892 0,1| 0,04 0,41| 0,0 0 0,0| 0,01 1892 0,17| 0,0 0 0,0| 0,0 1892 0,1| 80| 0,0 2306 1,3 20390 1,7| 0,50 4,43| 0,0 0 0,0| 0,09 20390 1,79| 0,0 0 0,0| 0,0 20390 1,7| >80| 0,1 4678 2,6 42200 3,7| 1,02 9,17| 0,0 0 0,0| 0,13 42200 3,70| 0,0 0 0,0| 0,1 42200 3,7| | | | totali| 100,0 174167 100,0 1140728 100,0| 37,86 247,9| 0,1 1513 0,1| 99,89 1139214 99,87| 81,6 1513 0,1| 18,3 1139214 99,8| | | | <=10 | 32,9 13488 7,74 42646 3,7| 2,93 9,2| 20-25| 31,4 63984 36,74 391952 34,3| 13,91 85,2| 30-35| 9,0 38392 22,04 286999 25,1| 8,35 62,3| > 35| 3,4 36251 20,81 319594 28,0| 7,88 69,4| >=20| 43,9 138629 79,60 998545 87,5| 30,14 217,0| _

56 2.2.5. Faggete Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

FA50B Faggeta mesotrofica var. con latifoglie mesofile 369,28 5,7

FA60X Faggeta oligotrofica 2828,55 45,1

FA60A Faggeta oligotrofica var. con abete bianco 130,49 2,0

FA60C Faggeta oligotrofica var. con castagno 627,26 10,0

FA60F Faggeta oligotrofica var. con latifoglie miste su suoli superficiali 1066,73 17,0

FA60G Faggeta oligotrofica var. con rovere 9,03 0,1

FA60H Faggeta oligotrofica var. con betulla 1237,52 19,7

FA60Z Faggeta oligotrofica (soprassuoli distrutti da incendio) 32,64 0,4

Totale 6301,50 100,0

I popolamenti di faggio occupano circa 6.300 ha distribuiti prevalentemente sulla sponda occidentale del lago d’Orta (16,9% della superficie forestale) nei Comuni di Arola, Madonna del Sasso, Nonio e le Quarne. In misura decrescente sono presenti nella Valle Strona (10,8%) e sul Mottarone (8,1%). È tuttavia nei Comuni del lago d’Orta che vegetano le formazioni a maggior feracità e più estese perché qui possono godere delle più favorevoli condizioni morfo-pedologiche. La Faggeta oligotrofica, con le sue varianti, costituisce la quasi totalità di questa categoria (94%). Tale diffusione trova giustificazione nella natura silicea dei suoli e nella elevata piovosità che costituiscono le caratteristiche stazionali dell’area forestale ed anche le condizioni elettive di queste formazioni di bassa o mediocre fertilità. Il tipo mesotrofico, presente esclusivamente nella variante con latifoglie miste che costituisce i popolamenti in stazioni di maggiore fertilità pedologica e con morfologie più favorevoli, è limitato al meno del 6% del totale ed principalmente concentrato sulla sponda del lago Maggiore nei Comuni di Gignese e Stresa. Della Faggeta oligotrofica la variante più diffusa è quella con latifoglie miste su suoli superficiali (17%) e quella con betulla (19%). La prima è presente in rilevanti estensioni sui versanti impervi e

57 rupicoli di Valstrona e del Mottarone cusiano, soprattutto sul versante a solatio. La seconda costituisce invece una formazione secondaria, a struttura piuttosto irregolare, dove la betulla si è insediata su pascoli abbandonati o a seguito di tagli troppo intensi sulle Faggete. Sono presenti in notevole estensione sulla sponda occidentale del lago d’Orta, nelle Quarne, ad Arola e a Madonna del Sasso, e sono comunque in progressiva evoluzione verso la Faggeta originaria.

Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo Fustaia Ceduo ceduo ceduo popol. totale Assetto evolutivo giov./adulta giovane adulto/ma inv./in Irregolare Fustaia 4,0 4,0 Ceduo composto 44,0 24,0 0,6 68,6 Ceduo semplice 6,7 16,0 1,3 1,3 25,3 Bosco senza gestione 0,6 1,3 25,8 27,7 Totale 4,0 6,7 54,8 26,6 27,7 100,0

La forma di governo più diffusa è il ceduo composto (69%) la cui diffusione, talvolta in contrasto con le caratteristiche autoecologiche della specie, è la diretta conseguenza dei tagli pregressi che hanno favorito le strutture biplane attraverso il rilascio di numerose matricine. Seguono con quasi uguali percentuali, il bosco senza gestione per condizionamenti stazionali (27%) quasi esclusivamente costituito dai popolamenti rupicoli, e il ceduo semplice matricinato, segno di una intensa e protratta utilizzazione delle Faggete. Incrociando questi dati con lo stadio di sviluppo, si può osservare come il ceduo composto sia in forte percentuale maturo o invecchiato. Si tratta quindi di popolamenti che si stanno naturalmente convertendo o comunque avvicinando alla fustaia transitoria. Modeste estensioni di fustaia (4%) sono presenti sul versante stresiano del Mottarone.

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive I popolamenti di faggio evidenziano un grado di mescolanza specifica piuttosto ridotto dal momento che il faggio rappresenta l’86% del volume di massa legnosa e il 75% del numero totale di piante censite. Della parte rimanente, la quasi totalità sono latifoglie e fra queste prevalgono il castagno (7%) e la betulla (4%) a conferma di quanto prima accennato in relazione ai tipi e alle varianti censite.

58 Volumi specifici (dati inventariali)

altre latifoglie betulla latifoglie 1% rovere 4% mesofile 0% conifere 1% 1%

castagno 7%

faggio 86%

Il dato provvigionale che emerge dalla elaborazione delle 86 aree di saggio eseguite su questa categoria forestale evidenzia una buona produttività, con un volume medio di 23 m3/ha e incremento corrente medio di 6,46 m3/ha/anno. La seriazione diametrica conferma la forte incidenza dei cedui maturi o invecchiati con presenza importante di piante con diametro compreso fra 8 e 25 cm, mentre le classi adulte, cioè con diametri superiori a 30 cm, rappresentano solo il 15% del volume totale. Si tratta quindi di popolamenti di origine agamica con permanenza sulla ceppaia di polloni soprannumerari e di scarso vigore che tuttavia contribuiscono a mantenere elevato l’incremento annuo.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 824,78 30,43 231,32 21,67 14

59

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 19 43 QR, FE, CS,FS, BP, SA 2,16

20 – 39 36 QC, FS, BP, AA 2,93

40 – 60 7 FS 1,37

Totale 6,46

Si presentano in generale buone le condizioni fitosanitarie di questi popolamenti poiché dai dati inventariali risulta che quasi l’80% è esente e la percentuale rimanente è concentrata nelle classi di danno medio-basso ed è quasi esclusivamente di natura meterorica. Non trascurabili, anche se localizzate quasi esclusivamente nel Comune di Omegna all’imbocco della valle del Pescone, sono le Faggete danneggiate dall’incendio, mentre trascurabili sono i danni da pascolamento.

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 20-50% 60-100% totale danni incendio 1,4 0,6 2,0 meteorico 1,4 1,4 non identificato 1,4 1,4 parassitario 8,6 6,6 1,4 16,6 nessuno 78,6 Totale 88,6 9,4 2 100,0

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi Quasi il 50% delle Faggete è di proprietà comunale ed è in prevalenza concentrato nei Comuni cusiani del Mottarone e nei Comuni di Nonio, Valstrona e delle Quarne. L’altra metà di proprietà privata è quasi interamente (47%) costituita da proprietà piuttosto frammentate e comunque inferiori a 25 ha, ed è principalmente concentrata nei Comuni di Madonna del Sasso, Arola e Cesara.

60 Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Ettari % Comunale Altre Altre 2714,99 43,1 48% Privata 460,55 7,3 43% Consortile 140,29 2,2 Comunale 2985,67 47,4 Totale 6301,5 100,0

Pr iv ata Consortile 7% 2%

La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva (77%) ed incide in uguale misura sulla proprietà pubblica e su quella privata. Le Faggete da lasciare all’evoluzione libera e con funzioni protettive costituiscono il 12% del totale, sono principalmente di proprietà comunale e si trovano nella Valle Strona e sull’alto versante cusiano del Mottarone. Le Faggete migliori destinate ad una funzione produttiva (6%) sono invece in netta prevalenza di proprietà privata e localizzate sulla sponda stresiana del Mottarone e nei Comuni di Nonio e Cesara.

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Evoluzione libera NaturalisticaFruizione Produttiva Produttivo Protettiva Protettiva Totale ha % ha % ha % ha % ha % ha % ha % Altre 54,3 14,2 218,9 68,5 304,1 83,9 1988,7 41,2 149,0 38,3 2715,0 43,1 Comunale 301,0 78,9 4,2 1,3 46,3 12,8 2453,2 50,8 181,0 46,5 2985,7 47,4 Consortile 0,0 0,0 49,4 15,5 0,0 77,3 1,6 13,6 3,5 140,3 2,2 Privata 26,2 6,9 47,0 14,7 24,0 100,0 11,9 3,3 305,8 6,3 45,7 11,7 460,6 7,3 Totale 381,5 6,1 319,4 5,1 24,0 0,4 362,3 5,7 4825,0 76,6 389,4 6,2 6301,5 100,0

Gli interventi previsti sono in prevalenza il diradamento e la conversione (56%) e la gestione del ceduo composto (10%) mentre marginale risultano gli altri interventi costituita dai tagli successivi sulle ridotte superfici a fustaia, dalla ceduazione su aree vocate alla produzione di legna da ardere e dalla ricostituzione boschiva di quei popolamenti danneggiati dal fuoco. Di notevole estensione sono invece le superfici destinate all’evoluzione controllata. Si tratta di Faggete, nella quasi totalità localizzate nei Comuni di Nonio, Cesara e delle Quarne dove sono stati negli anni recenti effettuati

61 tagli di avviamento all’alto fusto e sui quali non sono quindi previsti interventi nel periodo di validità del Piano.

Interventi (dati cartografici)

Gestione del Tagli ceduo Diradamento e Evoluzione Evoluzione Ricostituzione interventi successivi Ceduazione composto conversione controllata naturale boschiva Totale assetti ha % ha % ha % ha % ha % ha % ha % ha % Fustaia 11,9 100,0 11,9 0,2 Ceduo semplice 44,9 7,1 321,9 51,2 261,9 41,7 628,8 10,0 Ceduo composto 627,3 12,5 3.178,7 63,2 1.194,6 23,7 32,6 0,6 5.033,3 79,9 Ceduo in conversione 211,3 100,0 211,3 3,4 Bosco senza gestione 416,2 100,0 416,2 6,6 Totale 11,9 0,2 44,9 0,7 627,3 10,0 3.500,7 55,6 1.667,9 26,5 416,2 6,6 32,6 0,5 6.301,5 100,0

Circa l’accessibilità delle Faggete e la loro esboscabilità, dai dati inventariali, emerge che il 43% della superficie è esboscabile con trattore, ciò a conferma della buona rete di piste forestali presenti sul Mottarone e sulla sponda occidentale del lago d’Orta.

Sistemi di esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 100-300 300-500 500-1500 0-100 m totale esbosco m m m trattori 39,0% 3,9% 42,9% avallamento 1,0% 4,9% 5,9% gru a cavo 5,9% 10,0% 9,8% 8,8% 34,5% non necessario 9,8% 5,9% 1,0% 16,7% Totale 55,7% 24,7% 10,8% 8,8% 100,0% Anche le distanze di esbosco su pista, fino all’imposto camionabile, sono quasi al 70% comprese nella prima fascia di distanza compresa fra 0 e 500 m. Il 35% delle superfici, soprattutto della Valle Strona e dei Comuni del Cusio, è invece esboscabile solo con gru a cavo con tutte le difficoltà e limitazioni che ne conseguono.

62 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali) numero aree di saggio: 86 superficie boscata ha: 3750,00 errore statistico (significatività 67%) 6,45%(numero alberi) 4,50%(volumi) coefficente di variabilità 59,84%(numero alberi) 41,70%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere_____|______Latifoglie____|______Polloni_____|______da Seme______| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 36,5 8817 7,7 34729 4,0| 2,35 9,26| 0,1 284 0,0| 36,39 34444 3,97| 26,9 284 0,0| 9,6 34444 3,9| 15| 21,7 11621 10,1 61753 7,1| 3,10 16,47| 0,0 48 0,0| 21,78 61705 7,11| 12,2 48 0,0| 9,5 61705 7,1| 20| 15,7 15189 13,3 98741 11,3| 4,05 26,33| 0,0 128 0,0| 15,70 98613 11,37| 6,8 128 0,0| 8,9 98613 11,3| 25| 8,2 12504 10,9 90471 10,4| 3,33 24,13| 0,0 382 0,0| 8,25 90089 10,39| 2,9 382 0,0| 5,3 90089 10,3| 30| 6,2 13691 12,0 108629 12,5| 3,65 28,97| 0,0 293 0,0| 6,23 108336 12,49| 2,4 293 0,0| 3,7 108336 12,4| 35| 4,0 11883 10,4 100327 11,5| 3,17 26,75| 0,0 548 0,0| 4,02 99779 11,50| 1,5 548 0,0| 2,5 99779 11,5| 40| 2,8 11314 9,9 99521 11,4| 3,02 26,54| 0,0 1751 0,2| 2,85 97770 11,27| 1,0 1751 0,2| 1,8 97770 11,2| 45| 1,8 8896 7,8 80443 9,2| 2,37 21,45| 0,0 0 0,0| 1,83 80443 9,27| 0,7 0 0,0| 1,1 80443 9,2| 50| 1,3 8432 7,3 78766 9,0| 2,25 21,00| 0,0 3108 0,3| 1,32 75657 8,72| 0,4 3108 0,3| 0,9 75657 8,7| 55| 0,6 4949 4,3 47594 5,4| 1,32 12,69| 0,0 0 0,0| 0,67 47594 5,49| 0,1 0 0,0| 0,5 47594 5,4| 60| 0,2 2195 1,9 20918 2,4| 0,59 5,58| 0,0 0 0,0| 0,24 20918 2,41| 0,0 0 0,0| 0,2 20918 2,4| 65| 0,1 1113 0,9 11047 1,2| 0,30 2,95| 0,0 0 0,0| 0,11 11047 1,27| 0,0 0 0,0| 0,0 11047 1,2| 70| 0,1 2205 1,9 21177 2,4| 0,59 5,65| 0,0 0 0,0| 0,18 21177 2,44| 0,0 0 0,0| 0,1 21177 2,4| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 1278 1,1 13320 1,5| 0,34 3,55| 0,0 0 0,0| 0,06 13320 1,54| 0,0 0 0,0| 0,0 3320 1,5| | | | totali| 100,0 114094 100,0 867445 100,0| 30,43 231,3| 0,3 6545 0,7| 99,65 860899 99,25| 55,3 6545 0,7| 44,6 860899 99,2| | | | <=10 | 36,5 8817 7,73 34729 4,0| 2,35 9,2| 20-25| 24,0 27693 24,27 189213 21,8| 7,39 50,4| 30-35| 10,2 25574 22,42 208957 24,0| 6,82 55,7| > 35| 7,3 40386 35,40 372791 42,9| 10,77 99,4| >=20| 41,6 93655 82,09 770962 88,8| 24,97 205,5|

63 2.2.6. Boscaglie pioniere e d’invasione Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

BS20X Betuleto montano 732,70 36,3

BS20Z Betuleto montano (soprassuoli distrutti da incendio) 40,65 2,0

BS31X Boscaglie d’invasione st. collinare 3,92 0,2

BS32X Boscaglie d’invasione st. montano 175,75 8,7

BS32A Boscaglie d’invasione st. montano var. a sorbo degli uccellatori 49,58 2,5

BS32B Boscaglie d’invasione st. montano var. a sorbo montano 10,00 0,5

BS40X Corileto d’invasione 106,59 5,3

BS40A Corileto d’invasione var. con latifoglie varie 152,43 7,6

BS80X Boscaglia rupestre pioniera 500,60 24,8

BS80B Boscaglia rupestre pioniera var. a betulla 217,43 10,8

BS80C Boscaglia rupestre pioniera var. a nocciolo 18,64 0,9

BS80Z Boscaglia rupestre pioniera (soprassuoli distrutti da incendio) 7.74 0,4

Totale 2016,03 100,0

Vengono qui descritti diversi tipi accomunati dalla tendenza della specie dominante ad avere attitudine pioniera. Il Betuleto rappresenta circa il 40% del totale di questa categoria generalmente associata a stazioni in precedenza occupate da altre categorie forestali collassate o percorse dal fuoco oppure da pascoli abbandonati. I nuclei più estesi sono presenti in Valle Strona e sul versante del Mottarone nei Comuni di Stresa e Gignese; un nucleo di 40 ha, distrutto da incendio è localizzato in Comune di Quarna Sopra.

64 I Betuleti ospitano sporadici soggetti di rovere, castagno, faggio a seconda della quota e della stazione, e mostrano in generale una certa tendenza a repressiva dimostrandosi estremamente difficoltosa l’evoluzione verso il bosco originario a causa delle difficoltà di reinsediamento naturale delle specie che lo dovrebbero costituire. La spiccata tendenza pioniera della betulla, nelle stazioni estreme per morfologia e per condizionamenti pedologici, caratterizza un’importante variante della Boscaglia rupestre pioniera. Nuclei di estensione importante sono presenti sulle pendici alte del Mottarone e in Valle Strona. Le Boscaglie rupestri per estensione superficiale (36%) equivalgono ai Betuleti. Si tratta tuttavia di nuclei disgiunti che occupano superfici talora ridotte se considerate singolarmente, comunque tutte caratterizzate da una natura primaria a causa dei forti condizionamenti stazionali e composte, con vario grado di mescolanza, da latifoglie minori (sorbo montano e degli uccellatori, nocciolo, maggiociondolo). Sono presenti principalmente in Valle Strona e sui versanti impervi del Mottarone. Il Corileto, altra formazione appartenente alla categoria delle Boscaglie pioniere e di invasione, è presente con due nuclei principale, uno in Comune di Valstrona e uno in Comune di Casale Corte Cerro. Il Corileto cresce su suoli asciutti e superficiali e si presenta come una formazione secondaria insediatasi su ex pascoli. Le Boscaglie di invasione completano il quadro della categoria (20%) e si presentano frammentate in numerosi nuclei disgiunti, anche di ridotta estensione, presenti su ex pascoli a monte delle due Quarne e sul Mottarone.

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive Dalla media dei dati inventariali delle aree campione risultano popolamenti in prevalenza partecipati dalla betulla (55%), che si conferma la specie più diffusa nei vari tipi e varianti che costituiscono questa categoria. Seguono il faggio (17%) e i sorbi (7%) spesso associati nelle boscaglie sia di invasione sia rupestri del piano montano. La quota rimanente è suddivisa fra castagno, acero, querce e altre latifoglie minori; la presenza di conifere è piuttosto modesta (6%).

65

Volumi specifici (dati inventariali)

latifoglie altre latifoglie querce mesofile 3% 2% 1% acero sorbi castagno 4% 8% 4% picea 2%

faggio 17%

betulla 55% conifere 4% Circa gli assetti evolutivi, il 61% delle Boscaglie rilevate sono boschi di neoformazione (Betuleti e Boscaglie di invasione). Il 18% sono invece boschi senza gestione in quanto formazioni rupestri pioniere. Da tale situazione deriva che lo stadio di sviluppo assolutamente prevalente (80%) è il popolamento irregolare. La presenza dei cedui (19%) è raramente legata ad utilizzazioni effettuate sui popolamenti. Più spesso si tratta invece di formazioni irregolari andate soggetto, nelle fasi giovanili, al pascolo o a stress stazionali che hanno causato il ricaccio alla base dei soggetti colpiti.

Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo

Ceduo ceduo ceduo inv./in popol. totale giovane adulto/maturo conversione Irregolare

Assetto evolutivo Fustaia 2 2 Ceduo composto 3,8 7,6 3,9 15,3 Ceduo semplice 1,9 1,9 3,8 bosco di neoformazione 61,5 61,5 Bosco senza gestione 17,4 17,4 Totale 1,9 5,7 7,6 84,8 100

Sulla base dei dati inventariali risulta che in media i popolamenti hanno 800 piante/ha con provvigioni piuttosto modeste (104 m3/ha) date le basse stature (10 m) e incrementi contenuti data la rilevante incidenza di formazioni rupicole o comunque in stazioni difficili.

66 Occorre peraltro sottolineare che la forte irregolarità dei popolamenti di questa categoria a cui spesso si unisce l’inaccessibilità dei luoghi, rendono statisticamente meno significativi i dati dendro-auxometrici.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 851 16,77 104,10 16,26 10,25

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 19 23 AP, CS, FS, BP, SA, AL, 2,49 ai

20 – 39 8 QR, AP, BP 1,96

Totale 4,45

Emerge inoltre che questa categoria non presenta particolari problemi fitosanitari, dal momento che il 62% delle superfici ne è esente e la parte rimanente presenta danni di intensità medio-bassa, fatta eccezione per quelle superfici ripetutamente percorse dal fuoco, generalmente occupate dalla betulla.

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 20-50% 60-100% totale danni incendio 7,7 7,7 meteorico 3,8 3,8 parassitario 5,7 7,7 13,5 26,9 nessuno 61,6 61,6 Totale 67,3 7,7 21,2 100,0

67 Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi

Il 55% dei popolamenti è di proprietà comunale e coincide con le Boscaglie rupestri di invasione; il 31% di proprietà privata di estensione superiore a 25 ha è costituito dalle Boscaglie di invasione e dai Betuleti insediatisi sugli ex pascoli di privati mentre la quota rimanente appartiene sempre ai privati ma in corpi di minore estensione.

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Altre Proprietà Ettari % 31% Altre 623,6 30,9 Consortile 46,96 2,3 Privata 241,83 12,0 Comunale 1103,65 54,7 Consortile Totale 2016,04 100,0 Comunale 2% 55% Pr iv ata 12%

A riguardo della destinazione, abbiamo circa la metà delle superfici della categoria lasciate all’evoluzione libera (49%) e l’altra metà con funzioni produttivo-protettiva (48,5%). Ovviamente alla prima destinazione sono assegnate le Boscaglie rupestri, in prevalenza di proprietà comunale, mentre alla seconda sono assegnate le Boscaglie di invasione e parte dei Betuleti su ex pascoli. Trascurabile la superificie con destinazione produttiva (1,2%) generalmente su ex coltivi vicini agli abitati, e quella naturalistica, di fruizione e protettiva.

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Evoluzione libera Naturalistica Fruizione Produttiva Produttivo Protettiva Protettiva Totale ha % ha % ha % ha % ha % ha % ha % Altre 233,8 23,8 3,5 14,9 378,4 38,7 7,9 100,0 623,6 30,9 Comunale 647,4 66,0 1,5 10,5 3,1 13,1 451,7 46,2 1103,7 54,7 Consortile 46,7 4,8 0,3 0,0 47,0 2,3 Privata 53,0 5,4 12,8 89,5 11,2 100,0 16,8 71,9 148,1 15,1 241,8 12,0 Totale 980,9 48,7 14,3 0,7 11,2 0,6 23,3 1,2 978,5 48,5 7,9 0,4 2016,0 100,0

68 L’accessibilità e l’esboscabilità delle superfici occupate dalle Boscaglie presenta situazioni nettamente diverse a seconda del tipo. Nel caso delle Boscaglie rupestri l’esbosco non è necessario in quanto non si prevede alcun intervento (41%). Per i Betuleti e le Boscaglie di invasione su ex pascoli è previsto, circa in uguale proporzione l’esbosco con gru a cavo e con trattore. A conferma delle localizzazioni piuttosto periferiche interviene il dato della distanza di esbosco su pista per raggiungere l’imposto camionabile che assegna il 56% delle superfici nella classe superiore al chilometro.

Sistemi di esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 300 - 500 500 - 1000 0 - 50 m 50 - 300 m totale ESBOSCO m m non applicabile 3,8% 3,8% trattori 9,6% 15,3% 24,9% gru a cavo 2,0% 19,1% 9,6% 30,7% non necessario 13,6% 25,0% 2,0% 40,6% Totale 29,0% 59,4% 2,0% 9,6% 100,0%

69 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali) numero aree di saggio: 34 superficie boscata ha: 1300,00 errore statistico (significatività 67%) 10,90%(numero alberi) 13,65%(volumi) coefficente di variabilità 63,57%(numero alberi) 79,60%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______conifere_____|______Latifoglie__|______Polloni_____|______da Seme_____| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 49,1 4123 17,9 14152 10,4| 3,17 10,89| 1,1 745 0,5| 48,00 13406 9,91| 30,1 745 0,5| 19,0 13406 9,9| 15| 23,5 4573 19,9 22622 16,7| 3,52 17,40| 0,4 530 0,3| 23,09 22092 16,32| 11,5 530 0,3| 12,0 22092 16,3| 20| 14,9 4979 21,6 29417 21,7| 3,83 22,63| 0,3 784 0,5| 14,62 28632 21,16| 5,7 784 0,5| 9,1 28632 21,1| 25| 6,4 3410 14,8 22245 16,4| 2,62 17,11| 0,0 0 0,0| 6,49 22245 16,44| 1,9 0 0,0| 4,5 22245 16,4| 30| 3,9 3118 13,5 22961 16,9| 2,40 17,66| 0,1 1198 0,8| 3,73 21762 16,08| 1,3 1198 0,8| 2,6 21762 16,0| 35| 0,8 889 3,8 7015 5,1| 0,68 5,40| 0,0 676 0,5| 0,75 6338 4,68| 0,3 676 0,5| 0,5 6338 4,6| 40| 0,4 663 2,8 5685 4,2| 0,51 4,37| 0,0 0 0,0| 0,48 5685 4,20| 0,2 0 0,0| 0,2 685 4,2| 45| 0,2 350 1,5 3014 2,2| 0,27 2,32| 0,0 540 0,4| 0,17 2473 1,83| 0,0 540 0,4| 0,1 2473 1,8| 50| 0,3 860 3,7 8213 6,0| 0,66 6,32| 0,1 3514 2,6| 0,23 4698 3,47| 0,0 3514 2,6| 0,3 4698 3,4| 55| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 60| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 22968 100,0 135327 100,0| 17,67 104,1| 2,4 7991 5,9| 97,57 127335 94,09| 51,3 7991 5,9| 48,6 127335 94,0| | | | <=10 | 49,1 4123 17,95 14152 10,4| 3,17 10,8| 20-25| 21,4 8389 36,53 51662 38,1| 6,45 39,7| 30-35| 4,7 4007 17,45 29976 22,1| 3,08 23,0| > 35| 1,0 1874 8,16 16913 12,5| 1,44 13,0| >=20| 27,2 14271 62,14 98552 72,8| 10,98 75,8|

70 2.2.7. Rimboschimenti Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Codice Descrizione % (ha)

RI10B Rimboschimento del piano collinare var. a pino strobo 26,92 4,5

RI10C Rimboschimento del piano collinare var. a quercia rossa 4,04 0,7

RI10D Rimboschimento del piano collinare var. a latifoglie autoctone 3,13 0,5

RI20A Rimboschimento del piano montano var. con latifoglie codominanti 196,20 32,5 d’invasione

RI20B Rimboschimento del piano montano var. a pino nero 28,77 4,8

RI20D Rimboschimento del piano montano var. a picea 93,21 15,5

RI20H Rimboschimento del piano montano var. a conifere miste 206,40 34,4

RI20Z Rimboschimento del piano montano (soprassuoli distrutti da incendio) 42,41 7,1

Totale 601,08 100,0

I Rimboschimenti sono una componente puntuale ma rilevante, non tanto per l’estensione e l’incidenza percentuale generale, che risulta essere di 600 ha complessivi corrispondenti al 3,5% del totale dei boschi, quanto per la loro concentrazione in due località dove assumono il ruolo di componente fondamentale della copertura forestale. Si tratta del Mottarone, sul versante stresiano, dove è presente il 60% della categoria e la località Pioggera, in Comune di Arola dove è presente un nucleo accorpato di xx ha. Completano la categoria un nucleo di rilevante estensione nelle due Quarne e altri piccoli nuclei disgiunti presenti soprattutto nel Comune di Madonna del Sasso. Come sopra accennato, la principale presenza di rimboschimenti è sul Mottarone e in particolare sulle proprietà della famiglia Borromeo presenti nei Comuni di Stresa e Gignese. Sono quindi rimboschimenti del piano montano, in prevalenza con conifere miste (34%), con picea in purezza (16%), talvolta, o poiché all’impianto si è coniferato un ceduo oppure a causa di danni, principalmente da incendio, o di tagli eseguiti, si presentano nella variante con latifoglie codominanti di invasione.

71 I rimboschimenti del piano collinare sono principalmente concentrati nel Comune di Madonna del Sasso, sono di proprietà privata e in nuclei disgiunti. Significativa, infine, la presenza dei rimboschimenti distrutti da incendio (7%). Si tratta di 42 ha complessivi, distrutti in due eventi distinti, verificati nel 1996 e nel 2001, nei Rimboschimenti del Pioggera e delle Quarne entrambi, di proprietà comunale, con conifere miste e di età compresa fra i 40 e i 60 anni.

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive Sul Mottarone i Rimboschimenti Borromeo sono stati effettuati a più riprese a partire dal 1920 per terminare negli anni ’60. Per questo la loro composizione specifica, lo stadio di sviluppo e, conseguentemente, le caratteristiche dendro-auxometriche sono piuttosto variabili. Tuttavia, come emerge dai rilievi effettuati nelle 18 aree di saggio eseguite per questa tipologia forestale, la specie prevalente è l’abete rosso (48%) in purezza o mescolato a larice (13%) o ad altre conifere (20%); non trascurabili risultano anche le latifoglie mesofile (14%) principalmente rappresentate da acero montano e frassino anche se non mancano alcune curiosità come un nucleo di rimboschimento artificiale di faggio associato alla Betulla, che ne doveva garantire una certa ombreggiatura nelle fasi giovanili, successivamente in parte tagliata e in parte rimasta.

Volumi specifici (dati inventariali)

altre latifoglie abete bianco 5% 5% altre conifere latifoglie 20% mesofile 9%

larice 13%

abete rosso 48%

72 Assetto evolutivo e stadio di sviluppo (dati inventariali)

Stadio di sviluppo Fustaia Fustaia giov./adulta disetanea Assetto evolutivo totale

Rimboschimento 95,6 4,4 100 Totale 95,6 4,4 100

Nella quasi totalità si tratta quindi di fustaie coetanee che vanno dallo stadio di spessina fino alla fustaia adulta. I maggiori caratteri di irregolarità sono dovuti più che a diversi trattamenti eseguiti, al verificarsi di eventi calamitosi, principalmente incendi, o ad altre cause di deperimento. Per quanto riguarda la provvigione, si evidenzia una buona fertilità della stazione e la prevalenza di popolamenti adulti avendo un volume medio di 400 m3/ha con diametro medio di 26 cm e con circa 900 piante/ha, dunque segno di avvenuti diradamenti o almeno di un’avvenuta gerarchizzazione, attraverso i naturali meccanismi della competizione, dei soggetti.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media m2/ha m3/ha cm m 890,44 47,38 399,51 26,03 16

Gli incrementi correnti sono conseguentemente elevati attestandosi su un valore medio pari a 11 m3/ha/anno.

Incremento corrente (tutte le specie) (dati inventariali)

Diametro N.campioni Specie campione Incremento Cm mc/ha/anno

8 – 19 4 PA 1,67

20 – 39 14 AA, PA, AC 9,34

Totale 11.01

73 La carenza di interventi colturali, che pure si manifesta con evidenza soprattutto sui nuclei di più recente impianto, e che è spesso fattore di esaltazione dei danni parassitari, non pare abbia avuto particolare influenza. I danni rilevati sono principalmente causati dall’incendio che ha colpito in forma intensa il 20% dei popolamenti, mentre risulta modesta l’incidenza dei danni di natura parassitaria (4,3%) e di bassa intensità (0-10%).

Danni rilevati (dati inventariali)

intensità 0 -10% 20-50% 60-100% totale danni incendio 13,1 8,7 21,8 parassitario 4,3 4,3 nessuno 73,9 Totale 78,2 13,1 8,7 100,0

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi Solo il 40% dei rimboschimenti appartiene ai Comuni. Si tratta in particolare del Pioggera (Comune di Arola) e delle Quarne. Prevale, invece, la quota (60%) di proprietà privata di cui fa parte la rilevante proprietà accorpata dei Borromeo (27%).

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Altre 24% Ettari % Comunale Proprietà 40% Altre 142,56 23,7 Consortile 56,2 9,3 Privata 160,94 26,8 Consortile 9% Comunale 241,39 40,2 Totale 601,09 100,0 Privata 27%

Circa le destinazioni, a conferma delle buone morfologie e fertilità delle stazioni di rimboschimento in quanto, spesso, su ex pascoli, abbiamo quasi la metà di essi con destinazione produttiva (46%). La parte rimanente ha destinazione produttivo-protettiva (40%) e naturalistica (13%). Quest’ultima

74 è localizzata sul Monte Avigno di Madonna del Sasso dove è presente un sito di interesse comunitario (S.I.C.). Del tutto trascurabile la quota di Rimboschimenti con funzione protettiva (0,6%).

Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Naturalistica Produttiva Produttivo Protettiva Protettiva Totale ha%ha%ha%ha%ha% Altre 7,0 8,8 45,1 16,2 86,7 36,1 3,8 100,0 142,6 23,7 Comunale 4,3 5,5 83,9 30,1 153,2 63,9 241,4 40,2 Consortile 56,2 71,0 56,2 9,3 Privata 11,7 14,8 149,3 53,6 160,9 26,8 Totale 79,2 13,2 278,2 46,3 239,9 39,9 3,8 0,6 601,1 100,0

Gli interventi necessari sono principalmente i diradamenti (60%) che soprattutto sugli impianti più recenti non sono mai stati effettuati. Il diradamento e conversione (33%) riguarda il tipo prima descritto con latifoglie codominanti di invasione. In questo caso, la conversione dovrà praticarsi sulle ceppaie di latifoglie mentre il diradamento dovrà tendere alla regolarizzazione dei nuclei densi di conifere di impianto artificiale. La ricostituzione boschiva (7%) è tutta concentrata nei rimboschimenti recentemente percorsi dal fuoco. Eseguendo tale operazione si ritiene opportuno evitare il rinfoltimento artificiale con specie non autoctone e in particolare con le resinose considerate le caratteristiche stazionali non adatte. Su 18 aree di saggio effettuate, 11 non presentano rinnovazione in quanto trattasi di fustaie a perticaia a densità colma e sesto di impianto geometrico. Rinnovazione di latifoglie mesofile è invece presente nei Rimboschimenti a latifoglie codominanti di invasione.

Interventi (dati cartografici)

Diradamento e Ricostituzione interventi Diradamento Totale conversione boschiva assetti ha % ha % ha % ha % Ceduo composto 199,3 100,0 199,3 33,2 Rimboschimento 359,3 100,0 42,4 100,0 401,8 66,8 Totale 199,3 33,2 359,3 59,8 42,4 7,1 601,1 100,0

75 L’accessibilità di queste superfici è in generale buona, come testimonia il fatto che l’80% di esse risulta esboscabile con trattori o per avvallamento su distanze comprese entro 50 m. A ulteriore conferma della discreta rete di piste forestali e strade è il dato della distanza da percorrere su pista per raggiungere l’imposto camionabile ch nel 22% dei casi è inferiore ai 500 m e all’80% non supera i 1000 m.

Sistemi di esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DEFP 0 - 50 m 100 - 500 m totale ESBOSCO trattori 56,6% 17,3% 73,9% avvallamento 8,6% 8,6% gru a cavo 8,7% 8,8% 17,5% Totale 73,9% 8,8% 100,0%

76 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali)

numero aree di saggio: 18 superficie boscata ha: 575,00 errore statistico (significatività 67%) 6,82%(numero alberi) 7,60%(volumi) coefficente di variabilità 28,91%(numero alberi) 32,26%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere_____|_____Latifoglie_____|______Polloni_____|______da Seme_____| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 13,5 540 1,9 3161 1,3| 0,94 5,50| 8,8 2451 1,0| 4,71 710 0,31| 1,7 2451 1,0| 11,8 710 0,3| 15| 14,1 1267 4,6 7487 3,2| 2,20 13,02| 10,2 5708 2,4| 3,88 1779 0,77| 0,9 5708 2,4| 13,2 1779 0,7| 20| 22,0 3680 13,5 26087 11,3| 6,40 45,37| 18,9 22214 9,6| 3,10 3872 1,69| 0,4 22214 9,6| 21,5 3872 1,6| 25| 14,8 3731 13,7 29170 12,7| 6,49 50,73| 12,5 24787 10,7| 2,27 4382 1,91| 0,9 24787 10,7| 13,8 4382 1,9| 30| 13,8 5015 18,4 42491 18,5| 8,72 73,90| 12,9 39731 17,3| 0,91 2760 1,20| 0,0 39731 17,3| 13,8 2760 1,2| 35| 11,7 5763 21,1 51360 22,3| 10,02 89,32| 9,6 42689 18,5| 2,14 8670 3,77| 0,4 42689 18,5| 11,2 8670 3,7| 40| 6,5 4152 15,2 38551 16,7| 7,22 67,05| 5,5 33328 14,5| 1,01 5222 2,27| 0,0 33328 14,5| 6,5 5222 2,2| 45| 1,9 1509 5,5 14783 6,4| 2,63 25,71| 1,9 14783 6,4| 0,00 0 0,00| 0,0 14783 6,4| 1,9 0 0,0| 50| 1,0 1106 4,0 11406 4,9| 1,92 19,84| 1,0 11406 4,9| 0,00 0 0,00| 0,0 11406 4,9| 1,0 0 0,0| 55| 0,1 227 0,8 2510 1,0| 0,40 4,37| 0,0 0 0,0| 0,17 2510 1,09| 0,0 0 0,0| 0,1 2510 1,0| 60| 0,1 244 0,9 2708 1,1| 0,42 4,71| 0,0 0 0,0| 0,17 2708 1,18| 0,0 0 0,0| 0,1 2708 1,1| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 27240 100,0 229718 100,0| 47,38 399,5| 81,6 197101 85,8| 18,36 32616 14,20| 4,5 197101 85,8| 95,4 32616 14,2| | | | <=10 | 13,5 540 1,98 3161 1,3| 0,94 5,5| 20-25| 36,7 7412 27,21 55257 24,0| 12,89 96,1| 30-35| 25,6 10779 39,57 93851 40,8| 18,75 163,2| > 35| 9,8 7241 26,58 69959 30,4| 12,59 121,6| >=20| 72,2 25432 93,36 219069 95,3| 44,23 380,9| _

77 2.2.8. Abetine Localizzazione ed estensione dei popolamenti

Tipi rilevati (dati cartografici)

Superficie Descrizione % (ha)

AB30C Abetina oligotrofica mesalpica var. con faggio 195,25 100

Totale 195,25 100

Le Abetine costituiscono una categoria marginale nell’insieme dei boschi dell’Area Forestale 21. occupano complessivi 195 ha, corrispondenti all’1 della copertura, e sono localizzati nell’alta Valle Strona in Comune di Valstrona a quote comprese fra 1000 e 1500 m principalmente nella val Nagarone, una valletta laterale in destra orografica della valle principale.

Composizione, caratteristiche dendrologiche e tendenze evolutive Si tratta di Abetine oligotrofiche variante con faggio, in cui l’abete bianco copre il 70% della composizione specifica; il faggio partecipa al 28% dei soggetti e praticamente irrilevante è la presenza di altre specie. Il faggio è generalmente presente con esemplari isolati di portamento poco slanciato e piuttosto ramosi, quando cresciuti in condizioni di densità non colma. A volte il faggio forma piccoli nuclei di fustaia di polloni se in passato è stato sottoposto a ceduazione.

Volumi specifici (dati inventariali)

altre latifoglie 1% betulla 2% faggio 28%

abete bianco 69%

78 Si tratta pertanto di una fustaia in stazioni di media fertilità come testimonia la provvigione di 225 m3/ha e l’incremento corrente di 5,11 m3/ha/anno.

Caratteristiche dendro-auxometriche medie (dati inventariali)

N° di piante/ha Area basimetrica Volume Ø medio Altezza media Incremento corrente m2/ha m3/ha cm m m3/ha/anno 1052 29,83 225,01 19 12 5,11

Non sono rilevabili danni importanti dal momento che il 60% non ne presenta e il 40% sono di debole intensità e di natura parassitaria (Melampsorella caryophillacearum)

Danni rilevati (dati inventariali)

Tipo di danno Intensità 0% 10-20% totale Parassitario 40 40 Nessuno 60 60 TOTALE 60 40 100

Assetto patrimoniale, accessibilità, destinazione e interventi Il 70% delle Abetine è di proprietà privata individuata nella categoria “Altre”, ossia fra quelle la cui estensione particellae non raggiunge i 25 ha accorpati. Solo il 22% è di proprietà comunale, mentre un piccolo nucleo in prossimità di Nagarone, corrispondente al 10% della superficie totale, è di proprietà consortile.

Assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Ettari % Comunale Altre 124,97 64,0 22% Privata 6,97 3,6 Consortile 19,78 10,1 Comunale 43,53 22,3 Consortile 10% Altre Totale 195,25 100,0 64% Pr iv ata 4%

79 Destinazioni per assetto patrimoniale (dati cartografici)

Proprietà Evoluzione libera Produttivo Protettiva Totale ha % ha % ha % Comunale 43,5 22,9 43,5 22,3 Consortile 19,8 10,4 19,8 10,1 Privata 7,0 3,7 7,0 3,6 Altre 5,0 100,0 120,0 63,1 120,0 61,4 Totale 5,0 2,6 190,3 97,4 195,3 100,0

Purtroppo le dia difficile morfologia della parte terminale della Valle Strona, i cui versanti impervi mal si adattano alla realizzazione di piste, fa si che l’unico sistema di esbosco utilizzabile per le Abetine sia la gru a cavo con oltre 1000 m di linea (100%). Conferma tale situazione di difficoltà la distanza da percorrere per raggiungere l’imposto che nel 50% dei casi supera i 3 km.

Sistemi d’esbosco e distanze di esbosco fuori pista (dati inventariali)

DESP > 1000m totale esbosco gru a cavo 100,0% 100,0% Totale 100,0% 100,0%

80 Volumi per specie e classi diametriche (dati inventariali)

numero aree di saggio: 3 superficie boscata ha: 125,00 errore statistico (significatività 67%) 35,80%(numero alberi) 25,26%(volumi) coefficente di variabilità 62,01%(numero alberi) 43,76%(volumi)

| ______totali generali______|_tot. per ha_|______Conifere_____|______Latifoglie__|______Polloni_____|______da Seme_____| diamet.| % A.bas. % Volume % | A.bas. Vol.| % Volume % | % Volume % | % Volume % | % Volume % | 10| 35,6 381 10,2 1730 6,1| 3,05 13,85| 9,1 633 2,2| 26,45 1097 3,90| 23,0 633 2,2| 12,5 1097 3,9| 15| 25,7 542 14,5 3077 10,9| 4,34 24,62| 7,0 1074 3,8| 18,74 2002 7,12| 17,1 1074 3,8| 8,6 2002 7,1| 20| 15,9 689 18,4 4869 17,3| 5,51 38,96| 6,1 1893 6,7| 9,82 2976 10,58| 6,3 1893 6,7| 9,6 2976 10,5| 25| 13,4 827 22,1 6373 22,6| 6,62 50,99| 7,1 3693 13,1| 6,32 2680 9,53| 4,7 3693 13,1| 8,7 2680 9,5| 30| 4,8 474 12,7 4185 14,8| 3,79 33,48| 4,8 4185 14,8| 0,00 0 0,00| 0,0 4185 14,8| 4,8 0 0,0| 35| 2,3 299 8,0 2758 9,8| 2,40 22,07| 2,3 2758 9,8| 0,00 0 0,00| 0,0 2758 9,8| 2,3 0 0,0| 40| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 45| 1,3 276 7,4 2685 9,5| 2,21 21,48| 1,3 2685 9,5| 0,00 0 0,00| 0,0 2685 9,5| 1,3 0 0,0| 50| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 55| 0,3 102 2,7 1040 3,7| 0,82 8,32| 0,3 1040 3,7| 0,00 0 0,00| 0,0 1040 3,7| 0,3 0 0,0| 60| 0,3 135 3,6 1404 4,9| 1,08 11,24| 0,3 1404 4,9| 0,00 0 0,00| 0,0 1404 4,9| 0,3 0 0,0| 65| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 70| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 75| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| 80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| >80| 0,0 0 0,0 0 0,0| 0,00 0,00| 0,0 0 0,0| 0,00 0 0,00| 0,0 0 0,0| 0,0 0 0,0| | | | totali| 100,0 3728 100,0 28126 100,0| 29,83 225,0| 38,6 19369 68,8| 61,33 8756 31,13| 51,3 19369 68,8| 48,6 8756 31,1| | | | <=10 | 35,6 381 10,23 1730 6,1| 3,05 13,8| 30-35| 7,1 773 20,76 6944 24,6| 6,19 55,5| > 35| 2,0 514 13,80 5130 18,2| 4,12 41,0| >=20| 38,5 2804 75,23 23317 82,9| 22,44 186,5| _

81 2.2.9. Altre formazioni Sono state riunite in questa categoria due tipologie forestali che singolarmente non raggiungono significatività sotto l’aspetto inventariale, per le quali non si dispone di aree di saggio, e che costituiscono entità marginali sotto l’aspetto selvicolturale. Si tratta dei Lariceti (21ha) e degli Alneti subalpini (617 ha).

Localizzazione ed estensione dei popolamenti Gli Alneti di ontano verde sono presenti quasi esclusivamente in Valle Strona, alla testata della valle o comunque nelle fasce del piano subalpino e alpino dei due versanti. Il tipo primario è una formazione arbustiva stabile, favorita dalle condizioni di elevata umidità atmosferica e del suolo. Lo si trova, pertanto, nei canaloni da valanga, e in questi casi può scendere fino al piano montano e sui versanti umidi ad innevamento prolungato in nuclei disgiunti. particolarmente numerosi Il tipo secondario è invece presente, in nuclei disgiunti prossimi agli alpeggi abbandonati della fascia subalpina, diffusi principalmente sulle esposizioni nord nell’anfiteatro che chiude la valle a Campello Monti. In entrambi i casi si tratta di formazioni prive di componente arborea, fatta eccezione, in taluni casi, per una sporadica presenza di larice, che determinano situazioni ad evoluzione bloccata e prive di qualunque presupposto economico che consenta la possibilità di una gestione selvicolturale. I Lariceti rilevati sul territorio dell’area forestale 21 hanno una modestissima estensione complessiva e sono anch’essi localizzati alla testata della Valle Strona, a monte del nucleo rurale di Campello Monti. Trattandosi di stazioni difficili e di popolamenti ad elevata fragilità, è esclusa ogni forma di intervento finalizzato alla funzione produttiva ritenendo invece preferibile lasciarli all’evoluzione controllata o naturale.

82 2.3. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre

L’individuazione delle unità di terre è il risultato della sovrapposizione di differenti carte tematiche (geologia, geomorfologia, uso del suolo ed esposizione) realizzate prevalentemente tramite fotointerpretazione e mediante rilievi di controllo in campagna e ricerche bibliografiche. In particolare partendo dal riconoscimento dei principali Sistemi di terre presenti nell’area, mediante l’inserimento delle variabili di cui sopra, è stata operata una progressiva suddivisione dei Sistemi che ha portato all’individuazione delle UDT. Nell’ambito dell’Area di studio sono state riconosciute 76 UDT come risultato di una discreta variabilità sia morfologica che litologica. Come già evidenziato nel paragrafo relativo all’assetto geologico, dal punto di vista geologico, si evidenzia la presenza di ampie porzioni dell’area in cui sono presenti rocce granitiche di origine eruttiva; i centri abitati di Carpugnino, Belgirate, Stresa e la parte bassa di Gignese sorgono su depositi morenici o cordoni morenici del Wurmiano o degli stadi post-wurmiani. Questi depositi contengono talora parti fluvio-glaciali ed in particolare minute sabbie micacee del periodo quaternario. La valle Strona è caratterizzata da filoni affioranti molto abbondanti di rocce granitiche (pegmatiti e graniti a 2 miche, a luoghi tormaliferi).

Il tema uso del suolo che è stato sovrapposto alle carte tematiche precedentemente descritte per la formazione delle unità di terre è derivata per semplificazione dalla carta dell’uso del suolo, prendendo in considerazione soltanto le seguenti tre classi :

1 boscato 2 rocce e macereti 3 non boscato

La classe aree boscate comprende tutte le superfici che corrispondono all’uso del suolo “Superficie forestale”, la classe rocce e macereti comprende l’analoga classe degli usi del suolo, mentre la classe “non boscato” comprende tutte le voci restanti ed include quindi prati e pascolo, seminativi, cespuglieti, aree urbane.

Il territorio in esame è caratterizzato da una molteplicità di forme morfologiche: creste e displuvi, crinali subpianeggianti allungati, impluvi, pianori di versante, fondovalle principale e fondovalle vallivi, conoidi, terrazzi morfologici, versanti montani uniformi, versanti montani complessi con

83 impluvi, versanti montani ad elevata rocciosità). Per l’individuazione delle UDT i versanti sono stati suddivisi 3 distinte classi di pendenza riportate di seguito:

1. 10% - 35% 2. 36% - 50% 3. >50%

Vengono di seguito descritti i Sistemi di terre individuati; all’interno di tali Sistemi sono state, in alcuni casi, operate ulteriori suddivisioni in modo da caratterizzare con precisione gli elementi morfologici tipici dell’area in esame.

Creste e displuvi: il sistema di terre comprende tutte quelle aree che si collocano in corrispondenza delle zone di spartiacque. In particolare sono state distinte le creste, caratterizzate da una morfologia fortemente irregolare con sommità aguzza, che generalmente costituiscono la linea di separazione tra i principali bacini idrografici della regione. I displuvi presentano sommità regolare con morfologia arrotondata, si diramano dalle creste e costituiscono gli spartiacque degli affluenti laterali dei principali corsi d’acqua. Sono inoltre stati distinti i crinali subpianeggianti allungati, che caratterizzano le zone meridionali della’area di studio.

Impluvi: comprende gli impluvi cartografabili alla scala del presente lavoro. Nel territorio in esame il reticolato idrografico è notevolmente gerarchizzato; nella Valle Strona gli impluvi risultano caratterizzati da una marcata erosione regressiva e di fondo, mentre nelle altre zone si verificano anche fenomeni di deposito.

Pianori : Porzioni di territorio con acclività inferiore al 10%, caratterizzate da marcate rotture di pendenza rispetto al versante principale.

Fondovalle principale: In questo settore rientrano le zone di fondovalle caratterizzate dalla presenza di forme morfologiche originate dalla dinamica torrentizia dei corsi d’acqua principali. In particolare il sistema comprende depositi incoerenti grossolani quali coni di deiezioni, alluvioni terrazzate e terreni fluvioglaciali, compresi tra l’alveo inciso e le pendici dei rilievi montuosi. Queste zone sono caratterizzate da pendenze inferiori a 10% ed ospitano i principali centri abitati.

84 Versanti montani uniformi: il sistema di terre comprende una porzione notevole dell’area di studio. All’interno del Sistema in esame è possibile operare una distinzione in funzione dell’acclività dei versanti: - versanti uniformi con pendenza compresa tra 10%e 35% e tra 36% e 50%. I versanti in esame sono caratterizzati dalla presenza di una fitta copertura boscata associata a depositi superficiali di versante (di potenza anche superiore a 2 – 3 m); solo localmente sono riconoscibili settori caratterizzati dall’affioramento del substrato litoide. - versanti uniformi con pendenza maggiore del 50%. Queste zone sono caratterizzate da una marcata riduzione delle aree boscate con prevalenza di pascoli, boschi radi e cespuglieti; l’elevata acclività del versante comporta un aumento dell’erosione superficiale che, non contrastata dalla vegetazione, determina il ridotto spessore dei depositi superficiali e, in alcuni casi, la presenza di affioramenti rocciosi.

Versanti montani con impluvi: rientrano in questa classe i settori di versante caratterizzati dalla presenza di numerosi impluvi ed incisioni non cartografabili alla scala del presente lavoro. Tali zone sono ubicate in corrispondenza della testata dei bacini idrografici in aree caratterizzate da elevata acclività (generalmente maggiore di 50%) e spesso anche nei settori a quota inferiore dei versanti della valle Strona. Carattere peculiare di questi settori è l’elevata erosione superficiale legata ad un insieme di concause quali assenza di copertura boschiva, azione degli agenti atmosferici e notevole pendenza del versante.

Versanti montani ad elevata rocciosità: Porzioni di territorio in genere fortemente acclivi (pendenza maggiore di 35%) dominate dalla presenza dell’affioramento del substrato litoide (pareti rocciose e salti di roccia). Questi settori sono caratterizzati dalla prevalenza di fenomeni gravitativi di crollo che, in molti casi, originano accumuli di detrito di falda; l’assenza di una copertura boschiva associata all’elevata acclività sono all’origine del ridotto spessore dei terreni di copertura.

Terrazzi fluviali Aree terrazzate debolmente sospese sui principali corsi d’acqua.

Conoidi Conoidi alluvionali individuabili lungo le aste dei corsi d’acqua principali allo sbocco dei rii secondari. In particolare sono stati segnalati i conoidi di maggiori dimensioni tra cui si segnalano quelli sui quali sorgono i centri abitati di Baveno e Stresa.

85 Le UDT individuate sono state sistematicamente verificate mediante accurati rilievi di terreno durante i quali sono stati cartografati i dissesti presenti nell’area in studio e l’assetto della basse sponde.

Morfologia Litologia Uso del suolo Rocce ignee acide o intermedie, T1 Cava Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee acide o intermedie, T2 Conoide alluvionale Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T3 Conoide alluvionale Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T4 Cresta affilata Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee acide o intermedie, T5 Cresta affilata Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T6 Cresta affilata Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T7 Cresta affilata Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T8 Cresta affilata Rocce e macereti e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T9 Crinale arrotondato Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee acide o intermedie, T10 Crinale arrotondato Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T11 Crinale arrotondato Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T12 Crinale arrotondato Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T13 Crinale subpianeggiante allungato Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T14 Crinale subpianeggiante allungato Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T15 Crinale subpianeggiante allungato Non boscato e loro derivati metamorfici

86 Depositi superficiali incoerenti T16 Fondovalle alluvionale Boscato grossolani Depositi superficiali incoerenti T17 Fondovalle alluvionale Non boscato grossolani Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T18 Fondovalle alluvionale Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T19 Fondovalle vallivo Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T20 Fondovalle vallivo Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T21 Impluvio Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T22 Impluvio Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T23 Impluvio Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T24 Isola Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T25 Lago Non boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T26 Pianoro su versante Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T27 Pianoro su versante Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T28 Pianoro su versante Non boscato e loro derivati metamorfici Pianoro su versante con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T29 Non boscato contropendenza e loro derivati metamorfici Rocce ignee acide o intermedie, T30 Raccordo tra versante e fondovalle Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee acide o intermedie, T31 Raccordo tra versante e fondovalle Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T32 Raccordo tra versante e fondovalle Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T33 Raccordo tra versante e fondovalle Non boscato e loro derivati metamorfici

87 Rocce ignee acide o intermedie, T34 Scarpata Boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T35 Scarpata Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T36 Scarpata Non boscato e loro derivati metamorfici Terrazzo alluvionale uniforme di Depositi superficiali incoerenti T37 Non boscato primo grado grossolani Terrazzo alluvionale uniforme di Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T38 Non boscato primo grado e loro derivati metamorfici Terrazzo alluvionale uniforme di Depositi superficiali incoerenti T39 Non boscato secondo grado grossolani Rocce ignee acide o intermedie, T40 Terrazzo antico Non boscato graniti a tessitura gneissica Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T41 Terrazzo antico Boscato e loro derivati metamorfici Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T42 Terrazzo antico Non boscato e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T43 Boscato pendenza compresa tra 10 e 35% graniti a tessitura gneissica Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T44 Non boscato pendenza compresa tra 10 e 35% graniti a tessitura gneissica Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T45 Boscato pendenza compresa tra 10 e 35% e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T46 Non boscato pendenza compresa tra 10 e 35% e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T47 Boscato pendenza compresa tra 36 e 50% graniti a tessitura gneissica Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T48 Non boscato pendenza compresa tra 36 e 50% graniti a tessitura gneissica Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T49 Boscato pendenza compresa tra 36 e 50% e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T50 Non boscato pendenza compresa tra 36 e 50% e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T51 Boscato pendenza superiore al 50% graniti a tessitura gneissica

88 Versante montano uniforme con Rocce ignee acide o intermedie, T52 Non boscato pendenza superiore al 50% graniti a tessitura gneissica Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T53 Boscato pendenza superiore al 50% e loro derivati metamorfici Versante montano uniforme con Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T54 Non boscato pendenza superiore al 50% e loro derivati metamorfici Versante terrazzato con pendenza Rocce ignee acide o intermedie, T55 Boscato superiore al 50% graniti a tessitura gneissica Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T56 Boscato incisioni con pendenza compresa graniti a tessitura gneissica tra 10 e 35% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T57 Boscato incisioni con pendenza compresa e loro derivati metamorfici tra 10 e 35% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T58 Non boscato incisioni con pendenza compresa e loro derivati metamorfici tra 10 e 35% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T59 Boscato incisioni con pendenza compresa graniti a tessitura gneissica tra 36 e 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T60 Non boscato incisioni con pendenza compresa graniti a tessitura gneissica tra 36 e 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T61 Boscato incisioni con pendenza compresa e loro derivati metamorfici tra 36 e 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T62 Non boscato incisioni con pendenza compresa e loro derivati metamorfici tra 36 e 50%

89 Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T63 Boscato incisioni con pendenza superiore al graniti a tessitura gneissica 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T64 Non boscato incisioni con pendenza superiore al graniti a tessitura gneissica 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee acide o intermedie, T65 Rocce e macereti incisioni con pendenza superiore al graniti a tessitura gneissica 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T66 Boscato incisioni con pendenza superiore al e loro derivati metamorfici 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T67 Non boscato incisioni con pendenza superiore al e loro derivati metamorfici 50% Versante montano complesso caratterizzato da impluvi ed Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T68 Rocce e macereti incisioni con pendenza superiore al e loro derivati metamorfici 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee acide o intermedie, T69 Boscato affioramenti rocciosi con pendenza graniti a tessitura gneissica compresa tra 36 e 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T70 Boscato affioramenti rocciosi con pendenza e loro derivati metamorfici compresa tra 36 e 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T71 Non boscato affioramenti rocciosi con pendenza e loro derivati metamorfici compresa tra 36 e 50%

90 Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee acide o intermedie, T72 Boscato affioramenti rocciosi con pendenza graniti a tessitura gneissica superiore al 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee acide o intermedie, T73 Non boscato affioramenti rocciosi con pendenza graniti a tessitura gneissica superiore al 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T74 Boscato affioramenti rocciosi con pendenza e loro derivati metamorfici superiore al 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T75 Non boscato affioramenti rocciosi con pendenza e loro derivati metamorfici superiore al 50% Versante montano complesso con salti di roccia, macereti e Rocce ignee basiche ed ultrabasiche T76 Rocce e macereti affioramenti rocciosi con pendenza e loro derivati metamorfici superiore al 50%

91 2.4. Aspetti dell’ambiente naturale

2.4.1. Aree protette e di importanza naturalistica Nell’area considerata insistono le seguenti aree di protezione o di attenzione naturalistica:

Aree Protette regionali Riserva Fondotoce

SIC IT 1140001 – Fondotoce IT 1140003 – Campello Monti IT 1140007 – Boleto Monte Avigno

SIR IT 11400012 – Torbiera di Valle Scoccia

Censimento Biotopi provincia VCO (anno 2000) Nell’ambito di un censimento realizzato dalla Provincia del VCO nell’anno 2000 (Studio Associato Bossalini e Cattin), venivano individuate nell’area provinciale una prima proposta di siti considerati di importanza naturalistica o geologica. In questo elenco ritroviamo per l’area Forestale 21 le seguenti aree:

NUM NOME Località Comune Interesse 222 Bosco Toce Fondotoce forestale 227 Riserva di Fondotoce Fondotoce VERBANIA Idrobiologico 229 Torbiera di Magognino La Torbiera STRESA Idrobiologico, Geomorfologico, Botanico 7 Bocc dal Faij Alpe Costavaga LOREGLIA speleologico 26 Cunicolo delle Locce Alpe Loccia LOREGLIA speleologico 27 Buco della Sorpresa Alpe Loccia LOREGLIA speleologico 80 Caverna delle Streghe Cave di marmo di VALSTRONA speleologico Sambughetto 81 Cunicolo del fiero alleato Cave di marmo di VALSTRONA speleologico Sambughetto 82 Grotta dei partigiani Alpe Ruse at Lana VALSTRONA speleologico 83 Sorgente sotto l'Alpe Forno VALSTRONA speleologico Ravinella 84 Balm dal Diau Cava di marmo di VALSTRONA speleologico Luzzogno 85 Pozzetto Emilio Praga Luzzogno VALSTRONA speleologico

92 NUM NOME Località Comune Interesse 91 Balma della Volpe Luzzogno VALSTRONA speleologico 92 Grotta Kirova Luzzogno-Massiola VALSTRONA speleologico 93 Grotta della discarica Valstrona VALSTRONA speleologico 107 Complesso dell'Intaglio Cava di marmo di VALSTRONA speleologico Sambughetto 109 Grotta Cadente Alpe Loccia LOREGLIA speleologico 110 Buco del Cobra Alpe Loccia LOREGLIA speleologico 116 Stanze di Asmodeo Cave di marmo di VALSTRONA speleologico Sambughetto 117 Pozzo del Faggio Luzzogno VALSTRONA speleologico 118 Gallerie della Ghittina Cava di marmo di VALSTRONA speleologico Sambughetto 119 Balma dei faij di Inuggio Inuggio VALSTRONA speleologico 125 Grotta della Viulanta Luzzogno VALSTRONA speleologico 141 Grotta presso l’Alpe Forno VALSTRONA speleologico Ravinella 163 Sovrascorrimento di Germagno (fonderia) OMEGNA geologico Germagno 164 Marmo di Strona Strona VALSTRONA geologico 166 Marmo di Sambughetto Sambughetto VALSTRONA geologico 167 Antiforme del Massone Fontana MASSIOLA geologico 168 Crosta inferiore Forno Forno VALSTRONA geologico 169 Campello Monti: linea Campello Monti VALSTRONA geologico insubrica 170 Peridotite del M.Capio Pennino grande-la Balma- VALSTRONA geologico Cengio dell'Omo 206 Case Camponi: dioriti e Case Camponi geologico gabbrodioriti

Occorre precisare che in base alla legge regionale n. 47 del 3 aprile 1995 (Norme per la tutela dei biotopi) vengono definiti biotopi (Art. 2) “porzioni di territorio che costituiscono un’entità ecologia di rilevante interesse per la conservazione della natura...”. Vengono classificati come biotopi (Art. 1, comma 3) “…anche i geotopi di interesse morfologico, geologico e mineralogico.” Tale legge non ha individuato ad oggi alcun elenco ufficiale di biotopi. L’elenco di siti sopra considerati non sono stati di fatto inseriti inoltre in alcun elenco ufficiale da parte della Provincia del VCO. Il lavoro è da considerarsi pertanto come un elemento di conoscenza e di individuazione generale di aree di attenzione naturalistica o geologica. A titolo di conoscenza, nell’Area Forestale n. 21 risultano compresi (tabella sopra riportata) 32 siti individuati in tale censimento. Di questi, solo 3 individuano porzioni di territorio di interesse biologico. La trattazione sintetica delle motivazioni di tutela non fa riferimento ad ambienti o specie animali inserite nelle Direttive comunitarie “Habitat” ed “Uccelli”, ma ritrovano certamente motivazioni rispondenti ai criteri di

93 tali direttive. Due delle tre schede si riferiscono peraltro alla Riserva di Fondotoce (Area Protetta e SIC). Tutti i rimanenti siti possono essere accorpati nella categoria “geotopi”, individuando siti di interesse geologico, geomorfologico, idrogeologico. Tra questi ben 21 individuano grotte e cavità naturali di interesse speleologico.

Aree di Importanza Naturalistica Provincia VCO (2003) Un secondo lavoro di censimento e inquadramento naturalistico di aree di importanza naturalistica è stato svolto nel 2003 dall’Università di Pavia, Dipartimento di Ecologia del Territorio per conto della Provincia del VCO, e ha portato alla schedatura di aree di Importanza Naturalistica, SIR, SIC. Allo stato attuale tali aree risultano inserite nel Piano Territoriale Provinciale in corso di approvazione definitiva.

Sintetica schedatura Di seguito si sintetizza una schedatura sintetica di Aree Protette, SIC SIR e Aree di Importanza Naturalistica provinciali con riferimento alla presenza di specie ed habitat comunitari.

Le schede di dettaglio, per ciascuna area di attenzione, sintetizzano: 1. Dati descrittori generali • Comuni entro i quali l’area ricade • Estensione • Quote minima e massima • Vincoli esistenti per quelle aree, ed in particolare l’insistenza di: o Siti di Importanza Comunitaria o Zone di Protezione Speciale per gli Uccelli o Siti di Importanza Regionale o Important Bird Areas o Parchi e Riserve (Nazionali, Regionali) o Oasi di protezione o Biotopi VCO (compresi i siti definiti come Geotopi o Siti di Interesse Speleologico) o Galassini o Oasi faunistiche 2. Inquadramento generale

94 3. Elenco degli ambienti di importanza comunitaria presenti nell’area, corredato da un sintetico commento sul grado delle conoscenze e su aspetti di particolare interesse I dati sono stati raccolti nell’ambito di specifiche campagne sul campo e di ricerca bibliografica nell’ambito di questo incarico, e raffinati grazie ad una prosecuzione dello stesso lavoro nell’ambito di un incarico dell’Università di Pavia e della Provincia VCO per l’individuazione di Aree di Importanza Naturalistica nel VCO (bibliografia: Provincia VCO, Assessorato all’ambiente, Progetto Biodiversità, Aree di Importanza Naturalistica del Verbano Cusio Ossola. Coordinamento Sartori Francesco, Università degli Studi di Pavia, Dipart. Ecologia del Territorio. Redattori Pirocchi Paolo e Bionda Radames)

2.4.2. Riserva Naturale Speciale e SIC IT114000di Fondotoce

Comuni Verbania Estensione 364 ha Quota minima 195 m Quota massima 210 m Altri vincoli • Proposto Sito di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva 92/43/CEE. • Zona di Protezione Speciale secondo la Direttiva 79/409/CEE • L’area corrisponde al territorio tutelato dalla “Riserva Naturale Speciale di Fondotoce”. • Nell’area sono individuati 2 biotopi di interesse provinciale • Bosco Toce • Riserva di Fondotoce

Inquadramento generale Il SIC comprende la foce del Fiume Toce ed un tratto del medesimo sino poco oltre la confluenza con il torrente Strona, alcuni lembi di bosco a Alnus glutinosa e Salix alba, colture florovivaistiche ed aree antropizzate.

Ambienti di importanza comunitaria Nell’area sono rappresentate 3 tipologie di ambienti di interesse comunitario, tutte legate a zone umide e qui rappresentate nella loro migliore espressione per il territorio provinciale. Inoltre, la Riserva tutela il più importante canneto a Phragmites australis della Provincia per estensione e

95 rappresentatività. Si tratta di un ambiente caratterizzato dalla presenza di un elevato numero di specie faunistiche estremamente specializzate. Riveste inoltre una notevole importanza quale luogo di sosta per gli uccelli durante le migrazioni.

Codice Denominazione Natura 2000 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion e Hydrocharition Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e del Callitricho- 3260 Batrachion *Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padio, Alion glutinasae, Alnion 91E0 incanae, Salicion albae, Populion nigrae in Appennino)

Flora Le conoscenze floristiche sono da considerarsi esaurienti, grazie allo studio realizzato nell’ambito della bozza di piano naturalistico ed alle osservazioni integrative del personale specializzato della Riserva. Si evidenzia la presenza di Trapa natans L. var. verbanensis, endemica del Lago Maggiore. L’elenco floristico (pteridofite e spermatofite) comprende, al 2002, circa 250 specie.

Flora: pteridofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Matteuccia struthiopteris (L.) Tod. Osmunda regalis L. LR x

Flora: spermatofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Allium angulosum L.* VU VU Geranium sibiricum L. LR Ludwigia palustris (L.) Elliott LR EN Nymphaea alba L. (tutte le ssp)** x Trapa natans L. x VU EN Vallisneria spiralis L. LR * Guizzoni e Galanti, 1983-85 ** Guizzoni e Galanti, 1983-85, riportata nella bozza del piano naturalistico, ma la specie è da considerarsi scomparsa.

96 Fauna Come accennato in precedenza, a causa della peculiarità degli ambienti rappresentati in quest’area, l’area ospita numerose specie faunistiche esclusive. Il grado di conoscenza può considerarsi completo per quanto riguarda la classe degli Uccelli, oggetto di uno specifico monitoraggio e progetto di ricerca. Per quanto riguarda Ciclostomi e Pesci ossei, i dati derivano dai campionamenti effettuati nel corso del Piano Ittico Provinciale, integrati con osservazioni del personale della Riserva, mentre per i mammiferi sono stati condotti studi specifici solamente per l’ordine dei Chirotteri. I dati relativi a Rettili ed Anfibi provengono essenzialmente dalle osservazioni dei Guardiaparco, mancando studi specifici. Sono note 27 specie di Coleotteri Cerambicidi, 17 Lepidotteri Ropaloceri, 1 specie di Ciclostomi, 27 Pesci Ossei, 3 Anfibi, 7 Rettili e 25 Mammiferi. Con 181 specie di uccelli segnalati, dei quali 72 nidificanti, è l’area che ospita il più elevato grado di biodiversità su scala provinciale, per questo gruppo tassonomico. Per quanto riguarda i rettili, l’area rappresenta uno dei tre siti provinciali dove è segnalata Natrix tassellata (Bionda et al., 2002). La recente segnalazione di Emys orbicularis (Bandini, com. pers.) merita ulteriori conferme. Infine, due segnalazioni esclusive per il territorio piemontese riguardano Graphoderus bilineatus, un coleottero ditiscide, e una colonia riproduttiva di Myotis capaccinii segnalata in prossimità della Riserva.

Invertebrati

Nome scientifico IUCN Direttiva Habitat Conv. di Berna Graphoderus bilineatus VU II e IV II

Ciclostomi e Pesci ossei Lista Direttiva Convenzione di Nome comune Nome scientifico IUCN Rossa Habitat Berna. Italiana Lampreda padana Lethenteron zanandreai II II EN Agone Alosa fallax II III EN Barbo canino Barbus meridionalis II III VU Barbo comune Barbus plebejus II III LR Gobione Gobio gobio LR Vairone Leuciscus souffia II III LR Sanguinerola Phoxinus phoxinus VU Coregone lavarello Coregonus lavaretus III Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus II EN Temolo Thymallus thymallus III VU Bottatrice Lota lota DD Spinarello Gasterosteus aculeatus VU Scazzone Cottus gobio II VU Persico reale Perca fluviatilis LR

97

Anfibi Nome comune Nome scientifico IUCN Dir.Habitat Bern Conv. LRI Raganella italiana Hyla intermedia LR/nt IV II DD Rana temporaria Rana temporaria III Rana di Lessona/ Rana lessonae/ Rana esculenta Rana klepton esculenta IV III

Rettili Direttiva Convenzione Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Tartaruga dalle orecchie rosse Trachemys scripta III Orbettino Anguis fragilis III Ramarro occidentale Lacerta bilineata IV III Lucertola muraiola Podarcis muralis IV II Biacco Hieropis viridiflavus IV II Natrice dal collare Natrix natrix III Natrice tassellata Natrix tessellata IV II

Uccelli Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia

Gavia stellata I II II 3 V W Tachybaptus ruficollis III SB Podiceps cristatus III SB Podiceps grisegena II W Podiceps nigricollis III DD M Podiceps auritus I II W Phalacrocorax carbo III EN W Botaurus stellaris I II II 3 (V) EN W Ixobrychus minutus I II II 3 (V) LR B Nycticorax nycticorax I II 3 D M Egretta garzetta I II M Casmerodius albus I II DD M

98 Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Ardea cinerea III LR W Ardea purpurea I II II 3 V LR M Ciconia nigra I II II 3 R DD A Ciconia ciconia I II II 2 V LR M Cygnus olor III SB Tadorna tadorna II M Aix galericulata III A Anas penelope II e III III DD M Anas strepera II III II 3 V CE M Anas crecca II e III III EN M Anas platyrhynchos II e III III SB Anas acuta II e III III II DD M Anas querquedula II III 3 V VU M Anas clypeata II e III III EN M Netta rufina III II 3 D EN W Aythya ferina II e III III II 4 S VU W Aythya fuligula II e III III CE W Clangula hyemalis III W Melanitta nigra II e III III W Melanitta fusca II III II 3W LW W Bucephala clangula III W Mergus merganser III DD W Pernis apivorus I II II 4 S VU M Milvus migrans I II II 3 V VU B Milvus milvus I II II 4 S EN M Circus aeruginosus I II EN M Circus cyaneus I II II 3 R W Circus pygargus I II II 4 S VU M Accipiter gentilis II VU W Accipiter nisus II W Buteo buteo II SB Pandion haliaetus I II II 3 R M Falco tinnunculus II II 3 D M Falco vespertinus II II 3 V DD M Falco subbuteo II VU M Falco peregrinus I II II 3 R VU M

99 Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Phasianus colchicus II III B Rallus aquaticus II III LR B Porzana parva I II II 4 (S) CE M Gallinula chloropus II III B Fulica atra II e III III B Haematopus ostralegus III EN A Charadrius dubius II LR B Charadrius hiaticula II DD M Pluvialis apricaria I, II e III III II 4 S A Vanellus vanellus II III M Philomachus pugnax I e II III II 4 (S) M Gallinago gallinago II e III III DD M Scolopax rusticola II e III III II 3W VW EN M Numenius phaeopus III II 4 (S) A Tringa erythropus III M Tringa totanus II III II 2 D EN M Tringa nebularia III M Tringa ochropus II M Tringa glareola I II M Actitis hypoleucos III VU B Phalaropus lobatus I II A Phalaropus tricolor II A Larus minutus II 3 D A Larus ridibundus III VU W Larus canus III W Larus fuscus 4 S A Larus cachinnans III W Sterna hirundo I II LR A Columba palumbus II 4 S B Streptopelia decaocto III B Streptopelia turtur II III 3 D B Cuculus canorus III B Bubo bubo I II 3 V VU SB Athene noctua II 3 D SB Strix aluco II 4 S SB Asio otus II LR SB

100 Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Asio flammeus I II 3 (V) DD A Caprimulgus europaeus I II 2 (D) LR B Apus apus III B Apus melba II LR B Alcedo atthis I II II 3 D LR SB Merops apiaster II II 3 D M Upupa epops II B Jynx torquilla II 3 D B Picus viridis II 2 D LR SB Picoides major II SB Alauda arvensis II III 3 V M Riparia riparia II 3 D M Ptyonoprogne rupestris II M Hirundo rustica II 3 D B Delichon urbica II B Anthus campestris I II 3 V M Anthus trivialis II M Anthus pratensis II DD M Anthus cervinus II M Anthus spinoletta II M Motacilla flava II M Motacilla cinerea II B Motacilla alba II B Troglodytes troglodytes II B Prunella modularis II 4 S W Erithacus rubecula II 4 S B Luscinia megarhynchos II II 4 (S) B Luscinia svecica I II DD M Phoenicorus ochrurus II M Phoenicurus phoenicurus II II 2 V B Saxicola rubetra II II 4 S M Saxicola torquata II II 3 (D) B

101 Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Oenanthe oenanthe II M Turdus torquatus II II 4 S M Turdus merula II III II 4 S B Turdus pilaris II III II 4W S M Turdus philomelos II III II 4 S M Turdus iliacus II III II 4W S DD M Turdus viscivorus III II 4 S M Cettia cetti II B Locustella naevia II II 4 S DD M Acrocephalus palustris II II 4 (S) B Acrocephalus scirpaceus II II 4 S B Acrocephalus arundinaceus II B Hippolais icterina II 4 S DD M Hippolais polyglotta II II 4 (S) M Sylvia cantillans II 4 S A Sylvia curruca II M Sylvia communis II II 4 S M Sylvia borin II II 4 S M Sylvia atricapilla II II 4 S B Sylvia conspicillata II S A Phylloscopus bonelli II II 4 S M Phylloscopus sibilatrix II II 4 (S) M Phylloscopus collybita II B Phylloscopus trochilus II DD M Regulus regulus II II 4 (S) M Regulus ignicapillus II II 4 S M Muscicapa striata II II 3 D B Ficedula albicollis I II II 4 S M Ficedula hypoleuca II II 4 S M Panurus biarmicus III LR A Aegithalos caudatus III B Parus palustris II B Parus cristatus II 4 S B Parus ater II B

102

Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Parus caeruleus II 4 S B Parus major II B Sitta europaea II B Certhia brachydactyla II 4 S B Remiz pendolinus III W Oriolus oriolus II B Lanius collurio I II 3 (D) B Corvus corax III LR W Passer italiae III B Passer montanus III B Fringilla coelebs III 4 S B Fringilla montifringilla III DD B Serinus serinus II 4 S B Carduelis chloris II 4 S B Carduelis carduelis II B Carduelis spinus II VU W Carduelis cannabina II 4 S M Carduelis flammea II M Emberiza citrinella II 4 (S) M Emberiza cia II 3 V M Emberiza hortulana I III 2 (V) LR M Emberiza schoeniclus II B

103 Mammiferi Lista Direttiva Convenzione Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna di Bonn Italiana Riccio Erinaceus europaeus III Toporagno comune Sorex araneus III Vespertilio minore Myotis blythi II e IV II II Vespertilio di Cappaccini Myotis capaccinii II e IV II II Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii IV II II Vespertilio maggiore Myotis myotis LR/nt II e IV II II VU Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii IV II II LR Nottola di Leisler Nyctalus leisleri LR/nt IV II II VU Nottola comune Nyctalus noctula IV II II VU Pipistrello di Savi Hypsugo savii IV II Orecchione bruno Plecotus auritus IV II II LR Orecchione meridionale Plecotus austriacus IV II II LR Molosso di Cestoni Tadarida teniotis IV II II LR Lepre comune o europea Lepus europaeus III Scoiattolo comune Sciurus vulgaris LR/nt III VU Ghiro Glis glis LR/nt III Faina Martes foina III

NOTE A causa della presenza di alcuni campeggi, l’area è sottoposta ad una pressione turistica elevatissima, con notevoli ripercussioni sulla tranquillità degli ambienti naturali. L’area è gestita dall’Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve del Lago Maggiore.

2.4.3. SIC IT1140003 CAMPELLO MONTI Comuni Valstrona Estensione 584 ha Quota minima 1350 m Quota massima 2421 m • Proposto Sito di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva Altri vincoli 92/43/CEE • Area inclusa nel galassino “Alta Valstrona”

104 Inquadramento generale L’area ricade alla testata della Val Strona, in un’area un tempo intensamente utilizzata per attività zootecniche (pascolo vaccino ed ovi-caprino). La Valle è stata oggetto di approfonditi studi geologici e petrografici, culminati in una serie di simposi (1968 e 1978) e di workshops (1988, 1989, 1992) dedicati al “Complesso Ivrea-Verbano”. Si tratta di un complesso roccioso di crosta profonda con affioramento di elementi che appartenevano al mantello superiore, e litologicamente formato da rocce basiche ed ultrabasiche, ben rappresentate in alta Valle Strona. Rocce peculiari, di tipo granulitico, sono inoltre le stronaliti, affioranti in un areale ristretto tra Val Strona e Valsesia (essenzialmente rappresentate al di fuori dell’area del SIC). In quest’area sono individuabili filladi, scisti epidotici, scisti anfibolici, miloniti, tracce di gneiss anfibloici. Sono presenti anche piccoli affioramenti calcarei (scisti calcarei), che diventano più apprezzabili ed elemento importante in aree esterne al SIC. Il forte regresso dell’attività zootecnica ha consentito un’evoluzione (tutt’ora in corso) dei soprassuoli con la progressiva riduzione di cenosi erbacee del piano montano e subalpino a favore di formazioni arbustive particolari, dominate da Laburnum alpinum, Alnus viridis, Sorbus aucuparia, con presenza di Genista radiata (Lehringer, 2003).

Ambienti di importanza comunitaria Nell’area sono rappresentate 8 tipologie ambientali di interesse comunitario.

Codice Denominazione Natura 2000 4060 Lande alpine e boreali 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine *Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle 6230 zone submontane dell'Europa continentale) 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofili 6520 Praterie montane da fieno 7140 Torbiere di transizione Ghiaioni silicei dei piani dal montano fino a quello nivale (Androsacetalia alpinae, 8110 Galeopsietalia ladani) 8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica

Flora Nella redazione delle segnalazioni in tabella sono state considerate, oltre a dati bibliografici, le osservazioni realizzate durante i sopralluoghi effettuati per il presente studio, le segnalazioni di osservatori (Soldano, com. pers) e di Susanne Lahringer, impegnata in una tesi di dottorato per 105 l’Università di Friburgo (Germania), Insitut für Landespflege. Si ritiene che la conoscenza floristica di questa zona, caratterizzata da una significativa situazione geologica e geografica, con eccezione di osservazioni storiche oppure riguardanti le pteridofite (Peroni, 1999), sia ancora limitata.

Flora: pteridofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Polystichum braunii (Spenner) F‚e LR

Flora: spermatofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Aconitum napellus L. x Aconitum variegatum L. x Androsace vandellii (Turra) Chiov. VU LR x Arctostaphylos uva-ursi (I.) Spreng. D Arnica montana L. D V Caltha palustris L. (tutte le ssp) x Campanula excisa Schleicher x

Cephalanthera damasonium (Miller) Druce B x

Daphne mezereum L. x Dianthus superbus L. (tutte le ssp) x Digitalis lutea L. x Drosera intermedia Hayne VU VU x Drosera rotundifolia L. VU x Euphorbia carniolica Jacq. LR Galium tendae Rchb. LR LR Genista radiata (L.) Scop. Gentiana bavarica L. x Gentiana purpurea L. x Geranium rivulare Vill. x Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. B x Lilium bulbiferum L (tutte ssp.). x Lilium martagon L. x Nigritella nigra (L.) Rchb. B x

106 Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Orchis sambucina L. B x Orchis ustulata L. B x Phyteuma humile Schleicher LR LR Primula farinosa L. x Primula hirsuta All. x Saxifraga cotyledon L. x Saxifraga oppositifolia L. x

Fauna Le informazioni relative alla fauna sono scarse e possono considerarsi relativamente complete solamente per il taxon degli Uccelli, per il quale sono note 36 specie nidificanti. In bibliografia vengono segnalate 13 specie di Coleotteri Carabidi (Bisio, 2002; Magistretti, 1965; Pescarolo, 1985), tra i quali Trechus salassus, endemico delle Alpi Lepontine (Magistretti, 1965) e Pterostichus parnassius, endemico di Piemonte e Valle d’Aosta (Bisio, 1984), 10 specie di Lepidotteri Ropaloceri (Ramella, 2003). Alcuni sopralluoghi hanno permesso di individuare la presenza di 1 specie di Anfibio, 2 specie di Rettili, 38 specie di Uccelli (36 nidificanti) e 3 specie di Mammiferi. Dal punto di vista ornitologico l’area potrebbe avere (a causa della vocazionalità degli ambienti in essa rappresentati) una certa importanza per la conservazione di Alectoris graeca, per la quale mancano dati sulla consistenza delle popolazioni.

Farfalle diurne Lista Direttiva Convenzione Convenzione Rossa Nome scientifico IUCN Habitat di Berna di Bonn Italiana Parnassius apollo VU IV II EN

Anfibi Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italiana Rana temporaria Rana temporaria III

107 Rettili Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italiana Lucertola muraiola Podarcis muralis IV II Vipera Vipera aspis III

Uccelli Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Accipiter gentilis II VU W Accipiter nisus II B Buteo buteo II B Aquila chrysaetos I II II 3 R VU B Falco tinnunculus II II 3 D B Lagopus mutus I, II e III III VU B Tetrao tetrix I e II III 3 V B Alectoris graeca I e II III 2 V VU B Cuculus canorus III B Apus apus III P Alauda arvensis II III 3 V B Anthus trivialis II B Anthus spinoletta II B Motacilla cinerea II B Cinclus cinclus II VU B Troglodytes troglodytes II B Prunella modularis II 4 S B Prunella collaris II B Erithacus rubecula II 4 S B Phoenicurus ochrorus II B Saxicola rubetra II II 4 S B Oenanthe oenanthe II B Monticola saxatilis II II 3 (D) LR B Turdus merula II III II 4 S B Turdus viscivorus III II 4 S B Sylvia curruca II B Sylvia borin II II 4 S B

108 Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italiana Fenologia Sylvia atricapilla II II 4 S B Phylloscopus collybita II B Parus montanus II B Tichodroma muraria III LR B Pyrrhocorax graculus II LR B Corvus corax III LR B Montifringilla nivalis II LR B Fringilla coelebs III 4 S B Carduelis cannabina II 4 S B Emberiza cia II 3 V B

Mammiferi

Lista Direttiva Convenzione Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna di Bonn Italiana Marmotta Marmota marmota III Camoscio Rupicapra rupicapra III

2.4.4. Proposta di ampliamento dell’area SIC:

2.4.4.1. Area di Importanza Naturalistica “Piana di Forno” Comuni Valstrona Estensione 1248 ha Quota minima 1020 m Quota massima 2253 m Vincoli • Area inserita nel galassino “Alta Val Strona”. • Include il Geotopo provinciale “Peridotite del ”.

109 Inquadramento generale L’area è posta a valle del Sito di Importanza Comunitaria “Campello Monti”. Si tratta di un ampio territorio che viene considerato di grande interesse, che aumenta notevolmente il valore di diversità ambientale del confinante SIC. Dal punto di vista geologico assumono una ben maggiore importanza le componenti calcaree e basiche-ultrabasiche, con affioramenti di Marmi, Marmi a silicati, Granuliti basiche, Stronaliti basiche, Peridotiti, Pirosseniti. Inoltre è più marcata e differenziata la presenza di habitat forestali.

Ambienti di importanza comunitaria Sono state individuate 10 tipologie ambientali:

Codice Denominazione Natura 2000 4060 Lande alpine e boreali 6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine *Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle 6230 zone submontane dell'Europa continentale) 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofili 6520 Praterie montane da fieno Ghiaioni silicei dei piani dal montano fino a quello nivale (Androsacetalia alpinae, 8110 Galeopsietalia ladani) Ghiaioni calcarei e scisti calcarei alpini (Thalaspion rotundifolii, Drabon hoppeanae e, 8120 probabilmente, Petasition paradoxi) 8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica 9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum 9410 Foreste acidofile montane e alpine di picea (Vaccinio-Piceion)

Flora Nella redazione delle segnalazioni in tabella sono state considerate, oltre a dati bibliografici, osservazioni realizzate durante i sopralluoghi, comunicazioni personali di Soldano e di Susanne Lahringer (impegnata in una tesi di dottorato per l’Università di Friburgo, Insitut für Landespflege). Si ritiene che la conoscenza floristica di questa zona, caratterizzata da una tanto significativa situazione geologica e geografica, sia ancora limitata. Si sottolineano alcune presenze significative: per le pteridofite Asplenium adulterinum (Peroni. 1999), tipico di substrati ultrabasici; Delphinium fissum W. et K., Digitalis lutea L., Genista radiata (L.) Scop., Potentilla grammopetala Moretti, Saxifraga purpurea All.

110 Flora: pteridofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem.

Asplenium adulterinum Milde LR

Lycopodium annotinum L. 5

Polystichum braunii (Spenner) F‚e LR

Flora: spermatofite

Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Aconitum napellus L. x Aconitum variegatum L. x Aconitum vulparia Rchb. x Arctostaphylos uva-ursi (I.) Spreng. D Arnica montana L. D V Campanula excisa Schleicher x Daphne mezereum L. x Delphinium fissum W. et K. LR x Dianthus superbus L. (tutte le ssp) x Digitalis lutea L. x Euphorbia carniolica Jacq. LR Genista radiata (L.) Scop. Gentiana purpurea L. x Geranium rivulare Vill. x Gymnadenia conopsea (L.) R. Br. B x Lilium bulbiferum L (tutte ssp.). x Lilium martagon L. x Nigritella nigra (L.) Rchb. B x Orchis mascula L. B x Orchis sambucina L. B x Orchis ustulata L. B x Potentilla grammopetala Moretti LR LR Primula hirsuta All. x Saxifraga oppositifolia L. x Saxifraga purpurea All. x

111 Fauna Praticamente assenti i dati faunistici, con l’eccezione degli Uccelli nidificanti, per i quali sono note 69 specie, delle quali 7 dell’Allegato I della Direttiva Habitat. I dati relativi i Pesci ossei provengono dal Piano Ittico Provinciale (GRAIA, 2000) ed indicano la presenza di due sole specie.

Pesci ossei Lista Direttiva Conv Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat Berna Italia Scazzone Cottus gobio II VU

Uccelli Conv. Conv. Lista Direttiva di di Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italia Fenologia

Pernis apivorus I II II 4 S VU B Accipiter gentilis II VU B Accipiter nisus II B Buteo buteo II B Aquila chrysaetos I II II 3 R VU B Falco tinnunculus II II 3 D B Bonasa bonasia I III LR B Tetrao tetrix I e II III 3 V B Alectoris graeca I e II III 2 V VU B Scolopax rusticola II e III III II 3W VW EN B Cuculus canorus III B Strix aluco II 4 S B Asio otus II LR B Aegolius funereus I II LR B Apus apus III B Picus viridis II 2 D LR B Dryocopus martius I II B Picoides major II B Alauda arvensis II III 3 V B Ptyonoprogne rupestris II B Anthus trivialis II B

112 Anthus spinoletta II B Motacilla cinerea II B Motacilla alba II B Cinclus cinclus II VU B Troglodytes troglodytes II B Prunella modularis II 4 S B Prunella collaris II B Erithacus rubecula II 4 S B Phoenicurus ochrurus II B Phoenicurus phoenicurus II II 2 V B Saxicola rubetra II II 4 S B Oenanthe oenanthe II B Monticola saxatilis II II 3 (D) LR B Turdus torquatus II II 4 S B Turdus merula II III II 4 S B Turdus philomelos II III II 4 S B Turdus viscivorus III II 4 S B Sylvia curruca II B Sylvia borin II II 4 S B Sylvia atricapilla II II 4 S B Phylloscopus bonelli II II 4 S B Phylloscopus collybita II B Regulus regulus II II 4 (S) B Regulus ignicapillus II II 4 S B Muscicapa striata II II 3 D B Aegithalos caudatus III B Parus palustris II B Parus montanus II B Parus cristatus II 4 S B Parus ater II B Parus caeruleus II 4 S B Parus major II B Sitta europaea II B Tichodroma muraria III LR B Certhia familiaris II B Nucifraga caryocatactes II B

113 Pyrrhocorax graculus II LR B Corvus corax III LR B Fringilla coelebs III 4 S B Serinus serinus II 4 S B Carduelis carduelis II B Carduelis cannabina II 4 S B Carduelis flammea II B Loxia curvirostra II B Pyrrhula pyrrhula III B Emberiza cia II 3 V B

Mammiferi Lista Direttiva Convenzione Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna di Bonn Italia Scoiattolo comune Sciurus vulgaris LR/nt III VU Ghiro Glis glis LR/nt III Faina Martes foina III Capriolo Capreolus capreolus III Camoscio Rupicapra rupicapra III

2.4.4.2. Boleto-Monte Avigno - IT1140007 Comuni Madonna del Sasso Estensione 390 ha Quota minima 690 m Quota massima 1136 m Vincoli • Proposto Sito di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva 92/43/CEE. • L’area ricade nel galassino “Lago d’Orta e territori circostanti”

Inquadramento generale Il SIC comprende una vasta area che dal Monte Avigno degrada verso Madonna Sasso. I boschi sono rappresentati da faggete, castagneti e latifoglie miste, in gran parte di colonizzazione di pascoli abbandonati. I pascoli, un tempo assai diffusi, sono oggi ridotti a pochi appezzamenti, con evidenti segni di abbandono e inarbustimento.

114 Dal punto di vista geologico e morfologico risultano interessanti gli alti strati di materiale granitico in varie fasi di disgregamento.

Ambienti di importanza comunitaria Delle 4 tipologie di interesse comunitario rappresentati nell’area la maggiore importanza è data dalle zone umide a Rhyncospora alba e piccole aree boscate a Alnus glutinosa marginali rispetto alle aree umide o lungo alcuni impluvi. L’importanza dei Faggeti del Luzulo-Fagetum e Foreste di Castanea sativa è limitata dalla loro ampia distribuzione, sia a livello provinciale che regionale

Codice Denominazione Natura 2000 7150 Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion 9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum *Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padio, Alion 91E0 glutinasae, Alnion incanae, Salicion albae, Populion nigrae in Appennino) 9260 Foreste di Castanea sativa

Flora Tra le specie botaniche di pregio si segnalano Drosera rotundifolia, Drosera intermedia, Rinchospora alba, presenti con alcune popolazioni significative. Nella schedatura ufficiale del SIC risultava la segnalazione di una popolazione di Gentiana pneumonanthe la cui presenza andrebbe verificata. Il grado di conoscenza risulta scarso, mentre il valore del sito richiederebbe la realizzazione di indagini mirate.

Flora: spermatofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Aconitum vulparia Rchb. x Drosera intermedia Hayne VU VU x Drosera rotundifolia L. VU x Juncus bulbosus L. LR Rhynchospora alba (L.) Vahl VU CR

Fauna Per quest’area è nota l’unica segnalazione piemontese di Lema erichsoni (Pescarolo, 1991), un Coleottero Crisomelide .

115 Con l’eccezione degli Uccelli, per i quali sono note 33 specie nidificanti, il grado di conoscenza relativo ai vari gruppi tassonomici è scarso. Nella scheda Bioitaly completata dalla Regione Piemonte vengono segnalate 5 specie di Anfibi (Hyla intermedia e Rana dalmatina necessitano di conferma), 2 di Rettili e 3 Mammiferi. Anche le segnalazioni relative alla presenza di Maculinea alcon e Coenonimpha oedippus, sempre riportate in tale scheda, necessitano di conferma.

Anfibi Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italia Salamandra pezzata Salamandra salamandra III Raganella italiana Hyla intermedia LR/nt IV II DD Rana dalmatina Rana dalmatina IV II Rana temporaria Rana temporaria III

Rettili Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italia Ramarro occidentale Lacerta bilineata IV III

Lucertola muraiola Podarcis muralis IV II

Uccelli Lista Direttiva Conv. Conv. Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna Bonn SPEC ETS Italia Fenologia Pernis apivorus I II II 4 S VU B Accipiter gentilis II VU B Accipiter nisus II B Buteo buteo II B Falco peregrinus I II II 3 R VU B Scolopax rusticola II e III III II 3W VW EN B Cuculus canorus III B Strix aluco II 4 S B Asio otus II LR B

116 Apus apus III B Dryocopus martius I II B Picoides major II B Troglodytes troglodytes II B Erithacus rubecula II 4 S B Phoenicorus ochrorus II B Phoenicurus phoenicurus II II 2 V B Turdus merula II III II 4 S B Turdus philomelos II III II 4 S B Sylvia atricapilla II II 4 S B Phylloscopus collybita II B Regulus regulus II II 4 (S) B Muscicapa striata II II 3 D B Aegithalos caudatus III B Parus palustris II B Parus cristatus II 4 S B Parus ater II B Parus caeruleus II 4 S B Parus major II B Sitta europaea II B Certhia brachydactyla II 4 S B Fringilla coelebs III 4 S B Emberiza cia II 3 V B

Mammiferi Lista Direttiva Conv. di Conv. di Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat Berna Bonn Italia Capriolo Capreolus capreolus III

Note L’area, che in un passato non lontano era ampiamente sfruttata sul piano agricolo (pascoli e limitati prati da sfalcio), presenta evidenti segni di abbandono, con presenza diffusa di boschi di colonizzazione e ricco strato arbustivo.

117 Nelle aree limitrofe alle zone umide sono state trovate tracce di pascolamento bovino e caprino, con rischio di calpestio. Tale situazione e la vicinanza a strade e al centro abitato di Madonna Sasso rende tale area soggetta ad alto rischio di incendio.

2.4.4.3. SIC IT1140012 - Torbiera di Valle Scoccia (M.te Mottarone)

Comuni Stresa, Gignese Estensione 28 ha Quota minima 860 m Quota massima 890 m Vincoli • Sito di Importanza Regionale secondo la L.R. 47/95

Inquadramento generale Ampia area umida a torbiera lungo la Valle Scoccia (Mottarone), percorsa dal torrente omonimo e chiusa a valle da uno sbarramento di detrito morenico.

Ambienti di importanza comunitaria L’area include essenzialmente ampie aree umide che interpretiamo, in attesa di studi di maggior dettaglio, nella tipologia “Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion”.

Codice Denominazione Natura 2000 7150 Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion

Flora Le estese torbiere a lato del torrente risultano di elevato valore naturalistico, con presenza di specie rare quali Drosera rotundifolia, Drosera intermedia, Menyantes trifoliata, Rhyncospora alba, ecc. Sui versanti erbosi degradanti verso le aree umide, in parte pascolati e in tempi recenti oggetto di sfalcio, sul limite delle aree di colonizzazione arborea ed arbustiva sono presenti alcune popolazioni di Gentiana pneumonanthe. La superficie significativa e la posizione isolata fanno di quest’area un sito di importanza in una logica di reti ecologiche, rendendone fondamentale la tutela. La conoscenza floristica, sulla base dei sopralluoghi effettuati per il presente studio e della bibliografia risulta ancora limitata: si evidenzia pertanto la necessità di studi di approfondimento.

118 Flora: spermatofite Lista Lista Direttiva Rossa Rossa Legge 32 Nome scientifico Berna Cites Habitat Piemonte Italia Reg. Piem. Caltha palustris L. (tutte le ssp) x Drosera intermedia Hayne VU VU x Drosera rotundifolia L. VU x Eriophorum vaginatum L. LR Gentiana pneumonanthe L. VU EN x Menyanthes trifoliata L. x Potentilla palustris (L.) Scop. CR VU Rhynchospora alba (L.) Vahl VU CR

Fauna Incomplete le informazioni relative alla fauna. Allo stato attuale delle conoscenze si segnala la presenza di 19 specie di farfalle diurne, 1 Anfibio, 3 Rettili, 17 specie di uccelli nidificanti. Segnalato in quest’area Pterostichus diligens.

Farfalle diurne Lista Direttiva Convenzione Convenzione Rossa Nome scientifico IUCN Habitat di Berna di Bonn Italia Apatura iris EN

Anfibi Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italia Rana temporaria Rana temporaria III

119 Rettili Lista Direttiva Convenzione Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat di Berna Italia Ramarro occidentale Lacerta bilineata IV III Lucertola vivipara Zootoca vivipara III LR Lucertola muraiola Podarcis muralis IV II

Uccelli Lista Direttiva Conv. di Conven. Rossa Nome scientifico IUCN Uccelli Berna di Bonn SPEC ETS Italia Fenologia Buteo buteo II B Columba palumbus II 4 S B Troglodytes troglodytes II B Erithacus rubecula II 4 S B Turdus merula II III II 4 S B Sylvia atricapilla II II 4 S B Regulus regulus II II 4 (S) B Regulus ignicapillus II II 4 S B Muscicapa striata II II 3 D B Aegithalos caudatus III B Parus palustris II B Parus ater II B Parus caeruleus II 4 S B Parus major II B Garrulus glandarius B Fringilla coelebs III 4 S B Emberiza citrinella II 4 (S) B

NOTE Le torbiere recano segni di canalizzazioni piuttosto rudimentali, mirate probabilmente ad opere di drenaggio, finalizzate all’aumento delle superfici pascolative o da sfalcio. In tempi relativamente recenti sono stati realizzati sfalci controllati che solo in parte hanno interessato le torbiere. Nel complesso appare in buono stato di conservazione. Sono da valutare attentamente i fenomeni evolutivi legati all’abbandono.

120 2.4.5. Area di importanza naturalistica vco “Torbiera di Magognino”

Comuni Stresa Estensione 3 ha Quota minima 538 m Quota massima 540 m Vincoli Già individuato come Biotopo provinciale

Inquadramento generale La torbiera di Magognino si trova in una depressione circondata da boschi di castagno. E’ costituita da un sistema di alcuni laghetti tra loro comunicanti, circondati da un campo da golf. Ambienti di importanza comunitaria La tipologia di habitat presenti non sembrano rientrare nelle categorie di interesse comunitario. Il sistema di laghetti ha mantenuto una copertura vegetale relativamente naturale, dominata da Phragmites australis, e rappresenta una importante zona di riproduzione di anfibi. Flora Non sono stati identificate specie di attenzione. Fauna Le informazioni sono assenti per quanto riguarda gli Invertebrati e incomplete per Anfibi e Rettili.

Anfibi Lista Direttiva Conv. di Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat Berna Italia Rana di Lessona/Rana esculenta Rana lessonae/Rana klepton esculenta IV III

Rettili Lista Direttiva Conv.di Rossa Nome comune Nome scientifico IUCN Habitat Berna Italia Ramarro occidentale Lacerta bilineata IV III Lucertola muraiola Podarcis muralis IV II NOTE Stato di conservazione discreto, nonostante la zona umida sia inserita in un contesto a forte disturbo antropico.

121 3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI

3.1. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunale o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo, ecc.) Il territorio dell’Area Forestale n. 21 è compreso nelle due Comunità Montane della Valle Strona e Cusio Mottarone e nel Comune di Belgirate. La pianificazione urbanistica di base, costituita dal Piano Regolatore Generale Comunale, è stata elaborata ed approvata a livello comunale da ogni singolo comune, che ne gestisce anche autonomamente l’applicazione, senza avere creato livelli intercomunali di pianificazione. Tutti i PRGC sono regolarmente approvati e in vigore e recentemente sono stati adeguati al P.A.I.. È stato recentemente (2003) approvato dalla Regione Piemonte un importante strumento di pianificazione urbanistica sovracomunale comunemente denominato “P.T.O. del Mottarone” (Piano Territoriale del Mottarone e dell’alpe Vidabia) che al momento è vigente ed al quale dovranno adeguarsi i PRGC dei Comuni interessati. Merita sottolineare che si tratta di uno strumento di pianificazione piuttosto eccezionale di cui in Piemonte esistono solo pochi esempi e che coinvolge 7 Comuni, 3 Comunità Montane e 2 Province.

Pianificazione urbanistica nell’area forestale n.21

Stato della Comuni Tipo di pianificazione pianificazione Arola PRGC in vigore Baveno PRGC PTO* in vigore Belgirate PRGC in vigore Brovello Carpugnino PRGC PTO* in vigore Casale Corte Cerro PRGC in vigore Cesara PRGC in vigore Germagno PRGC in vigore Gignese PRGC PTO* in vigore Gravellona Toce PRGC PTO* in vigore Loreglia PRGC in vigore Madonna del Sasso PRGC in vigore Massiola PRGC in vigore Nonio PRGC in vigore Omegna PRGC PTO* in vigore Quarna Sopra PRGC in vigore Quarna Sotto PRGC in vigore Stresa PRGC PTO* in vigore Valstrona PRGC in vigore

* il P.T.O. del Mottarone e dell’alpe Vidabia interessa inoltre il Comune di Armeno appartenente alla Comunità Montana Due Laghi in provincia di Novara.

122 Entrambe le Comunità Montane hanno adottato il proprio Piano di Sviluppo Socio Economico 2000-2004 redatto ai sensi della L.R. 16/99 art. 26. Il livello superiore di pianificazione, quello provinciale, risulta purtroppo al momento piuttosto carente. La provincia del Verbano Cusio Ossola ha al momento adottato il progetto preliminare del Piano Territoriale Provinciale che è attualmente in fase di osservazione.

3.2. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale

Il territorio dell’Area Forestale 21 è sottoposto a vincoli per scopo idrogeologico (L.R. 45/89) e paesistico ambientale (D.L. 490/99). La loro copertura territoriale è riportata nella tabella seguente, elaborata sulla base dei dati forniti da IPLA e suddivisi per tipologia di vincolo ambientale (L.431/85, L. 1497/39).

Vincolo paesistico L. 431/85 (L. 1497/39) Vincolo Vincolo Galasso fascia Galasso fascia Aree Comuni idrogeologico L. paesistico L. Galassini Biotopi 150 m dai fiumi 300 m dai laghi protette 3267/23 1497/39 ha ha ha ha ha ha ha Arola 657,2 36,9 651,0 Baveno 694,3 128,1 94,5 748,7 0,4 18,6 21,5 Belgirate 3,4 0,3 12,7 Brovello Carpugnino 662,0 116,7 Casale Corte Cerro 974,3 62,6 Cesara 1.040,4 4,3 300,6 Germagno 274,5 21,5 Gignese 1.355,8 4,1 341,6 3,2 27,4 Gravellona Toce 1.017,3 0,5 158,8 3,9 Loreglia 912,2 26,2 Madonna del Sasso 1.420,3 0,6 119,3 1479,9 375,4 Massiola 794,4 43,8 785,7 Nonio 807,3 120,5 48,8 236,3 285,2 Omegna 2.287,5 26,2 511,1 386,3 483,8 Quarna Sopra 926,4 74,0 Quarna Sotto 1.557,5 140,0 14,8 Stresa 1.643,7 274,1 96,1 1.368,2 443,6 1,3 Valstrona 4.780,5 350,8 3767,4

Per quanto riguarda i biotopi e le aree protette ricadenti sull’area forestale ci si è limitati ad indicare una scelta gestionale di tipo naturalistico, rimandando gli eventuali interventi puntuali a più specifiche indicazioni che saranno contenute nei relativi Piani gestionali.

123 3.3. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e trasformazione presenti – mercato dei prodotti.

L’analisi della struttura e delle caratteristiche della popolazione rappresentano un elemento indispensabile per comprendere, conoscere e valutare il rapporto tra il territorio e i suoi abitanti. L’attuale composizione socio – demografica dell’Area forestale n.21 presenta un andamento abbastanza variabile. Attraverso le tabelle, ricavate dai dati ISTAT, nonché dalla Banca Dati Territoriale della Regione Piemonte, è possibile analizzare più nel dettaglio l’andamento socio – demografico del territorio considerato.

Popolazione residente nell’area forestale n°21 (serie storica)

Popolazione residente Comune 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1951 1961 1971 1981 1991 1998 Arola 384 360 322 291 289 Baveno 1812 2300 2508 2910 2726 2959 3489 3827 4231 4477 4510 4595 Belgirate 717 755 629 652 637 553 622 631 566 531 510 Brovello Carpugnino 1030 978 1032 1024 903 890 618 551 510 395 437 511 Casale Corte Cerro 1555 1812 2624 2707 2471 2437 2541 2663 2703 3016 3043 3292 Cesara 1034 1064 903 872 856 762 704 749 763 742 579 574 Gravellona Toce 1483 1729 3015 3557 4001 3856 4331 4725 6512 7838 7842 7801 Germagno 186 175 149 172 201 199 207 200 196 171 167 199 200 Gignese 959 956 783 871 871 927 873 874 951 855 852 888 Loreglia 599 512 481 424 489 526 542 586 524 522 440 357 307 Madonna del Sasso 889 936 965 972 809 744 653 610 498 449 413 456 Massiola 309 324 364 348 327 360 372 348 331 288 243 192 176 Nonio 669 697 820 790 853 871 932 951 947 841 849 879 Omegna 3687 4313 8578 10126 10273 11078 12945 14063 16305 16461 15371 15416 Quarna Sopra 633 678 700 679 642 621 514 477 425 378 344 319 Quarna Sotto 861 878 994 1003 1008 927 765 696 605 527 475 438 Stresa 3152 3370 3496 4323 4106 4139 4555 4777 5165 5162 4684 4885 Valstrona 1734 1755 1769 1733 1754 1808 1634 1726 1597 1676 1535 1348 1289 Totale 2828 21247 23229 29724 33257 33049 33519 36402 38626 43198 44379 42296 42315

124 Andamento della popolazione residente nell’area forestale n°21 (serie storica)

50000

45000

40000

35000

30000

25000

20000

15000 popolazione residente 10000

5000

0 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1951 1961 1971 1981 1991 1998 anni

Una lettura dei dati della tabella e del grafico precedenti sottolinea come, a fronte di un incremento della popolazione residente nei Comuni ubicati nel fondovalle e lungo le sponde dei laghi Maggiore e Orta, si registra una diminuzione di popolazione nelle zone montane a conferma della tendenza in atto in questi territori. Questa situazione può essere estesa al quadro demografico più generale della Provincia del Verbano Cusio Ossola. Come si può notare, l’andamento fluttuante della popolazione residente è soprattutto provocato dal cosiddetto “boom demografico” dell’immediato dopoguerra, dovuto non solo alla fine della 2° Guerra Mondiale, ma anche al rilancio economico e all’apertura di industrie, soprattutto nei Comuni di Omegna, Casale Corte Cerro e Gravellona Toce. I valori registrati nel censimento del 1981 segnano il massimo valore, superando di oltre 10.000 unità quelli del 1931.

125 Ripartizione in macro classi di età nell’area forestale n°21 (per residenza e sesso)

da 0-14 da 15-64 da 64-oltre 75 COMUNI 1981 1991 1981 1991 1981 1991 fm fm fm fm fm fm AROLA 262325169390789249424832 BAVENO 400 401 265 286 1501 1446 1584 1542 463 266 520 313 BROVELLO CARPUGNINO 33 32 30 29 125 114 125 146 49 42 68 39 CASALE CORTE CERRO 299 305 202 229 967 1018 1063 1113 273 154 279 149 CESARA 61 64 32 19 212 219 196 210 81 47 73 49 GERMAGNO 14 22 20 21 50 53 61 74 14 14 13 10 GIGNESE 73 71 42 43 278 254 271 289 108 71 126 79 GRAVELLONA TOCE 887 872 563 628 2666 2591 2856 2769 527 323 663 375 LOREGLIA 40 43 18 13 124 141 112 143 61 31 48 23 MADONNA DEL SASSO 31 28 20 19 130 150 140 139 76 41 62 37 MASSIOLA 20 21 8 12 78 65 59 64 32 27 28 21 NONIO 72 65 59 65 272 297 278 296 86 49 92 61 OMEGNA 1519 1689 940 1076 5497 5390 5352 5385 1494 872 1642 976 QUARNA SOPRA 28 26 25 20 104 123 100 99 58 43 50 34 QUARNA SOTTO 31 38 20 22 142 161 136 153 98 57 78 66 VALSTRONA 171 186 93 93 477 500 454 497 136 65 130 81

L’analisi demografica prende in esame il grado di invecchiamento della popolazione dell’Area forestale mettendo in relazione gli abitanti con età superiore a 65 anni con i giovani di età inferiore a 14 anni.

Indice di invecchiamento

POPOLAZIONE TOTALE INDICE VECCHIAIA COMUNI 1981 1991 1981 1991 fmfm AROLA 168 155 151 140 1,86 1,95 BAVENO 2364 2113 2369 2141 0,91 1,51 BROVELLO CARPUGNINO 207 188 223 214 1,40 1,81 CASALE CORTE CERRO 1539 1477 1544 1491 0,71 0,99 CESARA 354 330 301 278 1,02 2,39 GERMAGNO 78 89 94 105 0,78 0,56 GIGNESE 459 396 439 411 1,24 2,41 GRAVELLONA TOCE 4080 3786 4082 3772 0,48 0,87 LOREGLIA 225 215 178 179 1,11 2,29 MADONNA DEL SASSO 237 219 222 195 1,98 2,54 MASSIOLA 130 113 95 97 1,44 2,45 NONIO 430 411 429 422 0,99 1,23 OMEGNA 8510 7951 7934 7437 0,74 1,30 QUARNA SOPRA 190 192 175 153 1,87 1,87 QUARNA SOTTO 271 256 234 241 2,25 3,43 VALSTRONA 784 751 677 671 0,56 1,13 126 Alcune località, caratterizzate da attività turistiche di rilievo, mostrano basse intensità di invecchiamento ed anzi un ringiovanimento della popolazione. Lo sviluppo di attività redditizie in questi casi ha indubbiamente avuto il ruolo di richiamare popolazione e famiglie giovani ed al contempo trattenere la popolazione autoctona. Diversa è la situazione di quelle località montane che hanno subito la concorrenza dello sviluppo di vicine aree sviluppatesi prima con insediamenti industriali poi con attività del terziario. In queste zone, accanto al declino delle attività agricole, si è registrato e si registra, il trasferimento di residenza di numerose persone con conseguente spopolamento ed invecchiamento. Si tratta nel nostro caso delle aree della sponda occidentale del Cusio e della valle Strona per le quali si registra un progressivo spopolamento a partire dal 1961. Sono le aree nelle quali si riscontra un’età media più elevata che nelle altre parti. In queste aree del territorio lo spopolamento è imputabile a diversi fattori: la mancanza di occasioni di lavoro in loco, la carenza di servizi, la difficoltà di collegamento con le aree più attrezzate, e, come detto, la maggiore appetibilità delle aree sviluppate a nord del lago (Omegna, Gravellona) da un lato e a sud del lago (Gozzano, Borgomanero). Tutti questi fattori, all’interno di un vasto processo di trasformazione socioeconomica, hanno prodotto un impoverimento difficilmente contrastabile delle condizioni sociali di queste zone. Abbastanza diverse sono le condizioni demografiche dei comuni del Mottarone ed in particolare di quelle dei comuni della sponda del lago Maggiore, e del Basso Toceper i quali la presenza e lo sviluppo delle attività turistiche, parallelamente al miglioramento delle già storicamente buone dotazioni infrastrutturali di collegamento viario, hanno consentito di mantenere i livelli demografici del 1971 ed in alcuni casi (Casale Corte Cerro e Gravellona Toce) di incrementarli. In questi comuni si rilevano ad oggi indici di vecchiaia più contenuti rispetto a quelli dell’area Cusio Ovest e Valle Strona. Probabilmente supportati dal sostanziale miglioramento viario, facilmente raggiungibili dai poli di Verbania, Gravellona e Omegna, sostenuti dalla forte attività turistica, i Comuni di quest’area sono quelli che percentualmente presentano la più marcata tendenza alla crescita demografica nell’ultimo decennio. I comuni più giovani dell’Area forestale n.21 sono però quelli dell’asse Omegna Gravellona, area nella quale si concentra circa la maggior parte dell’intera popolazione e dove si concentrano un grosso numero di attività economiche partecipi di un più vasto sistema produttivo (secondario, terziario) costituito dall’asse Omegna-Verbania. In questi comuni, dopo un primo periodo di grosso sviluppo industriale ed urbanistico protrattosi fino a tutti gli anni ‘60, si sono quasi sempre registrati valori demografici in crescita (o calo contenuto) con una tendenza alla stabilizzazione o leggera crescita nell’ultimo ventennio.

127 Numero di famiglie residenti nell’area forestale n°21

FAM. RESIDENTI COMUNI 1981 1991 91 - 81

AROLA 130 123 -5,38 BAVENO 1676 1826 8,95 BROVELLO CARPUGNINO 168 197 17,26 CASALE CORTE CERRO 1085 1118 3,04 CESARA 261 237 -9,20 GERMAGNO 63 73 15,87 GIGNESE 348 396 13,79 GRAVELLONA TOCE 2687 2916 8,52 LOREGLIA 155 143 -7,74 MADONNA DEL SASSO 193 195 1,04 MASSIOLA 88 81 -7,95 NONIO 320 339 5,94 OMEGNA 5894 5856 -0,64 QUARNA SOPRA 165 137 -16,97 QUARNA SOTTO 236 214 -9,32 VALSTRONA 466 444 -4,72

A conferma delle considerazioni sopra esposte la variazione del numero di famiglie residenti nell’area oggetto di studio mostra come i Comuni più lontani dalle attività produttive e dai principali assi viari presentino variazioni negative. L’incremento delle famiglie si è avuto infatti in quelle aree, già in precedenza citate, dove a partire dal dopoguerra si sono insediate le maggiori attività produttive e dove la rete viaria ha garantito migliori prospettive. Per quel che riguarda le attività produttive la maggiore fonte di occupazione è rappresentata dall’industria seguita da altri settori di occupazione (fra i quali ricordiamo il settore turistico). I dati confermano ulteriormente la tendenza all’abbandono delle attività agricole in corso nell’intero arco alpino.

128 Addetti nei diversi settori produttivi nell’area forestale n°21

TOT ATTIVI COND. ALTRE ATTIVITA' AGRICOLTURA INDUSTRIA PROFESSIONALE COMUNI TOT TOT 81 91 81 91 81 91 81 91 AROLA 201674723830132118 BAVENO 13 29 940 788 925 1149 1878 1966 BROVELLO CARPUGNINO 22 15 55 51 70 83 147 149 CASALE CORTE CERRO 5 12 1042 885 308 478 1355 1375 CESARA 11 11 207 176 48 49 266 236 GERMAGNO 5 3 43 50 25 30 73 83 GIGNESE 41 33 121 95 157 232 319 360 GRAVELLONA TOCE 24 25 2402 2019 1148 1529 3574 3573 LOREGLIA 10 4 141 112 30 34 181 150 MADONNA DEL SASSO 11 9 133 124 32 42 176 175 MASSIOLA 3 5814214189865 NONIO 20 6 277 253 83 127 380 386 OMEGNA 33 43 4600 3600 2528 3087 7161 6730 QUARNA SOPRA 3 0 93 74 33 45 129 119 QUARNA SOTTO 4 5 129 102 69 57 202 164 VALSTRONA 45 36 537 456 85 110 667 602

18000

16000

14000

12000

10000 1981 8000 1991

6000 numero di addetti di numero 4000

2000

0 AGRICOLTURA INDUSTRIA ALTRE ATTIVITA' TOT ATTIVI COND. settori di attività

129 Le attività economiche e produttive che trovano sede nel territorio dell’Area forestale n.21 non sono distribuite in modo omogeneo. Le attività industriali sono concentrate nei Comuni di Gravellona Toce, Casale Corte Cerro e Omegna dove si è assistito nel recente passato a una trasformazione delle caratteristiche imprenditoriali del comparto. Trasformazione non ancora conclusa. Nei recenti anni si assiste ad una riconversione del sistema produttivo: la chiusura delle grandi aziende metalmeccaniche ha comportato comunque un proliferare di piccole e piccolissime unità produttive oltre ad un deciso incremento del settore commerciale soprattutto quello legato alla grande distribuzione. In sintesi ci si trova dunque di fronte ad un quadro produttivo composito nel quale alle aree tradizionalmente agricole, poco dinamiche produttivamente con evidenti problemi di collegamento viario fanno da contraltare aree di notevole vitalità produttiva densamente abitate le quali presentano, per contro, rilevanti problemi ambientali e di assetto urbanistico. Però se sia l’area del Cusio ovest, l’area del Mottarone e lago Maggiore e la valle Strona provengono da una tradizione produttiva basata sull’attività agricola che negli anni ha inevitabilmente perso la competitività economica con altre aree di produzione più vocate a metodologie moderne di conduzione agraria, l’area del Mottarone e lago Maggiore, può contare su di un patrimonio di infrastrutture di collegamento ben sviluppato e su di un elevato prestigio turistico nelle sponde lacustri.

130 3.4. Cenni storici sull’uso delle risorse silvo-pastorali.

L’Area Forestale in esame, seppure niente affatto trascurabile sotto l’aspetto silvo-pastorale, risulta del tutto priva di studi e relazioni, sostenute da dati quantitativi, sull’utilizzazione del patrimonio forestale, mentre è stata oggetto, nell’ambito di indagini più ampie, di alcuni censimenti delle attività pastorale e alpicola. A peggiorare la situazione, relativamente alla attività forestale, è intervenuta la costituzione della nuova provincia del Verbano Cusio Ossola per scissione dalla preesistente provincia di Novara, che ha determinato la creazione di un nuovo comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato. Ciò ha comportato la dispersione di documentazione storica e, in particolare, dei registri delle utilizzazioni forestali sui quali i comandi stazione annotavano le utilizzazioni dei boschi pubblici. Va altresì segnalato che su tali registri le maggiori informazioni sono relative ai boschi di proprietà pubblica, essendo quelli privati gestiti direttamente dai proprietari, seppure sulla base delle prescrizioni di massima di polizia forestale, trattandosi quasi esclusivamente di boschi cedui. Considerata la relativamente ridotta quantità di boschi comunali nonché la smobilitazione di alcuni comandi di stazione competenti sul territorio in esame, risulta oggi praticamente impossibile tentare una ricerca di dati significativi per fornire evidenza statistica alle considerazioni di carattere generale che di seguito vengono sinteticamente esposte in ordine alle utilizzazioni pregresse. Qualche elemento è invece disponibile in relazione ai migliormenti boschivi effettuati sia da privati che su proprietà comunali. In un convegno tenutosi a Stresa nel 1989, il Dott. Pietro Borsetta, allora ispettore capo del C.F.S. di Novara, forniva dati di una ricerca sui rimboschimenti effettuati sul Mottarone e, in particolare, dalla Amministrazione Borromeo, dai quali risulta che dall’inizio del secolo scorso fino al 1940 erano stati rimboschiti circa 200 ha e altrettanti venivano rimboschiti nel periodo compreso tra il 1950 e il 1970, principalmente nei Comuni di Gignese, Stresa e, in misura minore, di Omegna e Baveno. Altri importanti interventi di rimboschimento artificiale sono stati effettuati nel periodo a cavallo della II° guerra mondiale nei Comuni di Quarna Sopra e Sotto, all’Alpe Camasca, e in Comune di Arola in località Pioggera. Tali interventi testimoniano una situazione che all’inizio del secolo vedeva la generalità delle superfici silvo-pastorali dell’area in esame coperte da boschi cedui e da notevoli estensioni di pascoli di bassa quota (prati-pascolo). Ed è proprio il progressivo abbandono di questi ultimi che ha determinato gli estesi e protratti interventi di rimboschimento a cui sopra si è fatto cenno. Le utilizzazioni boschive sono state pertanto tutte concentrate sui cedui ed hanno pertanto fornito tutto il combustibile, che nel passato è servito alla popolazione, dal carbone di legna alla legna da ardere, nonchè tutta la paleria agricola e da costruzione, soprattutto ottenuta dal ceduo di castagno.

131 Negli ultimi due o tre decenni le utilizzazioni si sono fortemente ridotte, sia sulla proprietà pubblica sia sulla privata, e si sono principalmente concentrate sulla legna da ardere ed in particolare sul faggio, la sola specie capace di fornire interesse e convenienza per utilizzazioni di proprietà pubblica, considerate le buone richieste di mercato. È proprio questo il caso di oltre un centinaio di ettari di faggio di proprietà comunale delle Quarne vendute negli anni ’80 e ’90. Non sono ovviamente mancate le utilizzazioni del ceduo misto o di castagno, ma si è generalmente trattato di proprietà privata e di modeste estensioni considerato il progressivo venir meno delle necessità di combustibile per il riscaldamento domestico ed anche di paleria da lavoro. Negli anni ’90 sono stati effettuati importanti interventi colturali al patrimonio sia pubblico sia privato della Comunità Montana Cusio Mottarone. Sulle proprietà Borromeo sono stati eseguiti tagli di diradamento di perticaie artificiali e tagli colturali di formazioni miste su una superficie complessiva di oltre 200 ha. Anche i Rimboschimenti, di proprietà comunale, del Pioggera (Arola) e di Camasca (Quarne), rispettivamente di 30 e 40 ha, sono stati sottoposti a tagli di diradamento. Sono stati infine effettuati tagli di conversione all’alto fusto di cedui di faggio di proprietà comunale e privata nei Comuni di Cesara, Nonio, Arola e Quarna Sotto per una superficie complessiva di circa 100 ha. Non risulta invece siano stati effettuati interventi di miglioramento forestale nella Valle Strona, fatta eccezione per alcuni rimboschimenti effettuati in Comune di Germagno. Tutti gli interventi sono stati eseguiti utilizzando i finanziamenti previsti dal Reg. CEE 2080/92. Per quanto riguarda i cenni storici sulle utilizzazioni pastorali, si rinvia al successivo capitolo del Piano Patorale.

132 3.5. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù) A determinare la superficie complessiva dell’area forestale dell’Area Forestale n. 21 contribuiscono diciotto Comuni la cui estensione varia dai 290 ha di Germagno, il più ridotto, ai 4894 del Comune di Valstrona nel cui territorio è compresa tutta la parte terminale della valle omonima.

Superfici comunali e confronto fra dati ISTAT e cartografia di rilievo

Superficie comunale Comune ISTAT cartografia differenza ha % ha % ha % Arola 652,0 2,3 657,2 2,4 -5,2 -4,7 Baveno 1.725,0 6,2 1.755,0 6,3 -30,0 -27,1 Belgirate 840,0 3,0 850,1 3,1 -10,1 -9,1 Brovello Carpugnino 834,0 3,0 830,6 3,0 3,4 3,1 Casale Corte Cerro 1.208,0 4,4 1.206,5 4,4 1,5 1,4 Cesara 1.127,0 4,1 1.106,0 4,0 21,0 19,0 Germagno 290,0 1,0 288,4 1,0 1,6 1,4 Gignese 1.494,0 5,4 1.467,4 5,3 26,6 24,0 Gravellona Toce 1.467,0 5,3 1.456,6 5,3 10,4 9,4 Loreglia 920,0 3,3 924,0 3,3 -4,0 -3,6 Madonna del Sasso 1.527,0 5,5 1.504,3 5,4 22,7 20,5 Massiola 805,0 2,9 812,4 2,9 -7,4 -6,7 Nonio 1.015,0 3,7 1.025,5 3,7 -10,5 -9,5 Omegna 3.080,0 11,1 3.093,0 11,2 -13,0 -11,7 Quarna Sopra 951,0 3,4 1.156,2 4,2 -205,2 -185,4 Quarna Sotto 1.605,0 5,8 1.358,1 4,9 246,9 223,0 Stresa 3.323,0 12,0 3.233,3 11,7 89,7 81,0 Valstrona 4.894,0 17,6 4.921,7 17,8 -27,7 -25,0 27.757,0 100,0 27.646,3 100,0 110,7 100,0

Per quanto riguarda invece la proprietà dell’indagine patrimoniale condotta, emerge che il 28% della superficie complessiva territoriale è comunale. Si tratta ovviamente di un dato medio fra le percentuali dei diversi Comuni che invece presentano situazioni molto difformi: si passa dall’assenza totale di proprietà comunale (significativa) del Comune di Belgirate o dalle percentuali bassissime di Brovello Carpugnino (1%) e Madonna del Sasso (3,2%) alle elevate percentuali di Quarna Sopra (70%) e Quarna Sotto (64%). A parte il caso delle Quarne, il dato medio testimonia una situazione che si colloca nella fascia bassa della norma delle vallate alpine. Constribuiscono a

133 determinare tale situazione i Comuni della zona Sud dell’area e delle sponde dei laghi d’Orta e Maggiore dove si ha una nettissima prevalenza della proprietà privata.

Ripartizione del tipo di proprietà

Altre Comunale Consortile Demaniale Privata TOTALE COMUNI ha % ha % ha % ha % ha % ha % Arola 591,3 90,0 65,9 10,0 657,2 100,0 Baveno 694,5 39,6 290,9 16,6 716,3 40,8 53,3 3,0 1755,0 100,0 Belgirate 159,3 18,7 0,0 690,8 39,8 850,1 3,1 Brovello Carpugnino 642,0 4,5 146,3 1,0 42,2 0,3 830,6 3,0 Casale Corte Cerro 653,2 54,1 553,3 45,9 1206,5 100,0 Cesara 893,4 80,8 212,5 19,2 1106,0 100,0 Germagno 213,6 74,1 74,8 25,9 288,4 100,0 Gignese 783,2 53,4 198,2 13,5 486,1 33,1 1467,4 100,0 Gravellona Toce 926,9 63,6 529,7 36,4 1456,6 100,0 Loreglia 372,1 40,3 403,9 43,7 147,9 16,0 924,0 100,0 Madonna del Sasso 1181,5 78,5 48,5 3,2 109,7 7,3 164,6 10,9 1504,3 100,0 Massiola 340,4 41,9 472,0 58,1 812,4 100,0 Nonio 628,0 61,2 228,6 22,3 169,0 16,5 1025,5 100,0 Omegna 1665,1 53,8 809,5 26,2 201,9 6,5 416,4 13,5 3093,0 100,0 Quarna Sopra 342,6 29,6 813,6 70,4 1156,2 100,0 Quarna Sotto 484,4 35,7 873,7 64,3 1358,1 100,0 Stresa 1299,8 40,2 394,7 12,2 1256,3 38,9 282,4 8,7 3233,3 100,0 Valstrona 2501,1 50,8 1624,4 33,0 507,6 10,3 288,7 5,9 4921,7 100,0 14372,4 52,0 7740,6 28,0 765,2 2,8 3034,3 11,0 1733,6 6,3 27646,0 100,0 *percentuale riferita alla superficie comunale

Quasi trascurabile risulta essere la proprietà consortile se considerata come dato complessivo riferito all’intera superficie dell’area forestale (2,8%). Più significativo appare il dato se riferito ai tre Comuni (Loreglia, Valstrona e Madonna del Sasso) dove è concentrata l’intera superficie consortile dell’area. Si tratta di consorzi d’alpeggio nei due Comuni della Valle Strona, mentre in Comune di Madonna del Sasso si tratta di una proprietà legata all’acquedotto di Borgomanero e ubicata nella zona delle sorgenti. La proprietà privata occupa 14372 ha totali, corrispondenti al 52% della superficie territoriale complessiva. Nella tabella le proprietà private sono distinte in due categorie: “altre” comprendenti le proprietà private la cui estensione non raggiunge i 100 ha accorpati o i 25 ha accorpati se boscati; “private”, comprendenti le proprietà superiori a tali limiti. Quest’ultima categoria è significativa nel complesso (6,3%) e diventa rilevante nei Comuni il cui territorio comprende i diversi versanti del Mottarone e, subordinatamente nel Comune di Madonna del Sasso, dove sono presenti importanti estensioni di proprietà privata accorpata. Sul Mottarone sono infatti presenti alcune grandi proprietà. La più estesa appartiene alla famiglia Borromeo e occupa oltre 500 ha di boschi e pascoli del versante stresiano. Altre estese proprietà, seppure di superficie più ridotta se considerate 134 singolarmente, sono presenti sul versante cusiano del Mottarone ed appartengono a diverse società in buona parte afferenti alla famiglia Riva. A testimonianza della notevole incidenza di queste grandi proprietà abbiamo il dato del Comune di Gignese, dove questa categoria costistuisce il 33% del totale della superficie comunale, e del Comune di Omegna col 13,5%. Se si eccettua il Mottarone, gli unici altri Comuni dove siano presenti grandi proprietà private sono Valstrona (5,9%) e, soprattutto, Madonna del Sasso (11%) dove una famiglia del luogo e alcune aziende agricole sono proprietarie di importanti superfici accorpate.

Ripartizione del tipo di proprietà

Altre Comunale Consortile Demaniale Privata TOTALE COMUNI ha % ha % ha % ha % ha % ha % Arola 591,3 2,1 65,9 0,2 657,2 2,4 Baveno 694,5 2,5 290,9 1,1 716,3 2,6 53,3 0,2 1755,0 6,3 Belgirate 159,3 0,6 0,0 690,8 2,5 850,1 3,1 Brovello Carpugnino 642,0 2,3 146,3 0,5 42,2 0,2 830,6 3,0 Casale Corte Cerro 653,2 2,4 553,3 2,0 1206,5 4,4 Cesara 893,4 3,2 212,5 0,8 1106,0 4,0 Germagno 213,6 0,8 74,8 0,3 288,4 1,0 Gignese 783,2 2,8 198,2 0,7 486,1 1,8 1467,4 5,3 Gravellona Toce 926,9 3,4 529,7 1,9 1456,6 5,3 Loreglia 372,1 1,3 403,9 1,5 147,9 0,5 924,0 3,3 Madonna del Sasso 1181,5 4,3 48,5 0,2 109,7 0,4 164,6 0,6 1504,3 5,4 Massiola 340,4 1,2 472,0 1,7 812,4 2,9 Nonio 628,0 2,3 228,6 0,8 169,0 0,6 1025,5 3,7 Omegna 1665,1 6,0 809,5 2,9 201,9 0,7 416,4 1,5 3093,0 11,2 Quarna Sopra 342,6 1,2 813,6 2,9 1156,2 4,2 Quarna Sotto 484,4 1,8 873,7 3,2 1358,1 4,9 Stresa 1299,8 4,7 394,7 1,4 1256,3 4,5 282,4 1,0 3233,3 11,7 Valstrona 2501,1 9,0 1624,4 5,9 507,6 1,8 288,7 1,0 4921,7 17,8 Totale 27646,0 100,0 *percentuale riferita al totale del tipo di proprietà

Dall’esame della tabella risulta di notevole incidenza la proprietà demaniale che nei Comuni di Baveno, Belgirate e Stresa raggiunge o supera il 40% del territorio. In realtà si tratta, in tutti i casi, delle acque del lago Maggiore o d’Orta in quanto la superficie comunale comprende porzioni di lago.

135 Usi civici

Nell’Area Forestale 21 la quasi totalità del territorio di proprietà comunale risulta gravata da uso civico. Ne risulta invece totalmente esente il Comune di Belgirate in quanto privo di proprietà comunale di beni non urbani o di loro pertinenze. I decreti di accertamento, eseguiti dal Commissario per la liquidazione degli usi civici di Torino, risalgono al periodo compreso fra il febbraio del 1932 e il termine del 1940 per tutti i Comuni. Con i decreti venivano stilati gli elenchi dei terreni sui quali esisteva l’uso civico di legnatico e focatico a favore della popolazione. Aggiornamenti, eliminazioni, reintegre, asseganzioni a categoria, scioglimenti, promiscuità e altre procedure si sono succedute negli ani contribuendo a determinare lo stato di grande incertezza e difficoltà che contraddistingue questa materia. Solo il Comune di Cesara ha recentemente presentato all’Ufficio Usi Civici regionale il progetto di accertamento ed è in corso di emissione il relativo decreto. Per gli altri Comuni, dal prospetto sotto riportato si può rilevare come, a parte Cesara, tutti gli altri Comuni siano ancora da definire.

Superfici gravate da uso civico e loro rappresentazione cartografica

Uso civico Mappa Comuni Situazione accertamento N.C.T. accertato Rabbini ha Arola 38,36 da definire / X Baveno 518,04 da definire X X Brovello Carpugnino /da definireXX Casale Corte Cerro 805,80 da definire X Cesara 401,54 assegnazione X / Germagno / da definire/assente/ in atto / / Gignese 327,81 da definire X / Gravellona Toce 381,55 da definire X X Loreglia 265,51 da definire X X Madonna del Sasso 3,28 da definire X / Massiola / da definire/assente/ in atto / / Nonio 14,10 da definire / X Omegna /da definire XX Quarna Sopra / da definire/assente/ in atto / / Quarna Sotto 5,00 da definire X X Stresa 1023,52 da definire X X Valstrona 0,16 da definire / X

136 Tutti i Comuni, ad eccezione di Gignese, Madonna del Sasso e Cesara, hanno parte dell’uso civico riferito all’antica mappa Rabbini con l’ulteriore difficoltà che ne consegue. Per i Comuni di Massiola, Germagno e Quarna Sopra non è presente agli atti nessun avvio di procedure per cui si può solamente presumere l’esistenza dell’uso civico. Per tutti gli altri Comuni risultano invece un certo numero di situazioni accertate con decreti emessi nel corso degli anni, che sono state riportate, seppure nell’ambito di situazione generale non ancora definite.

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