San Mauro Cilento Appalti, Vi Sono Otto Avvisi Di Garanzia,Stefania
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San Mauro Cilento Appalti, vi sono otto avvisi di garanzia Otto avvisi di garanzia, emessi dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, nell’ambito di una indagine avviata nel 2019 sulle procedure di affidamento del servizio mensa, la proroga del contratto per il responsabile del servizio di Ragioneria e alcune agevolazioni fiscali riconosciute ad una cooperativa vicina al primo cittadini di San Mauro Cilento, Giuseppe Cilento. Tra gli indagati, anche un assessore, un ex assessore, quattro funzionari ed un’imprenditrice. Sono accusati, a vario titolo, per abuso d’ufficio e di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in merito all’affidamento della gara per la refezione scolastica. L’inchiesta era avviata nel 2019 dai carabinieri della stazione di Pollica, diretti dall’allora maresciallo capo Lorenzo Brogna. Ma il primo cittadino non ci sta, ribadendo la correttezza del suo operato. «Sapevo bene che mi avrebbero massacrato quando decisi di tornare ad amministrare San Mauro Cilento dopo tutto quello che era successo con la bufera giudiziaria che aveva coinvolto la precedente Amministrazione – commenta Cilento – E mi massacreranno ancora visto che adesso c’è anche la proposta della guida del Parco, non a caso nei giorni scorsi è stata tirata fuori anche un’altra vecchia storia, e anche in quel caso abbiamo dimostrato la nostra correttezza e onestà nell’operare. Dimostrerò anche stavolta di aver fatto rispettare la legalità. Sono tranquillo e sereno e nei prossimi giorni ho già chiesto di essere ascoltato dal procuratore per spiegare tutto». Stefania Nobili racconta la sua verità di Pina Ferro Si è difesa raccontando la sua verità. Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio Paestum ed ex moglie di Roberto Squecco, lunedì mattina ha risposto a tutte le domande formulate dal sostituto procuratore della Dda Francesca Fittipaldi e dal Giudice per le indagini preliminari Gerardina Romaniello. L’interrogatorio di garanzia, durato circa un’ora si è svolto alla presenza dei legali di fiducia della indagata, agli arresti domiciliari dal 20 gennaio, Mario Turi del foro di Salerno e Riziero Angeletti del foro di Rieti. La Nobili è stata raggiunta da ordine di custodia cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Croci del Silaro” che ha portato in carcere l’imprenditore capaccese nel settore del trasporto infermi e onoranze funebri, Roberto Squecco. Nel rispondere alle domande di magistrato e Gip, Stefania Nobili ha fornito la propria versione dei fatti in merito ai capi d’imputazione a suo carico. Al termine dell’interrogatorio, i legali hanno chiesto una misura meno afflittiva dei domiciliari. Per gli avvocati le presunte condotte illecite, sarebbero state commesse tempo addietro, e non giustificherebbero la necessità di restrizioni afflittive a carico dell’indagata, che risponde dei reati di intestazione fittizia (Lido Kennedy e Nuova Croce Azzurra Capaccio) e riciclaggio di denaro (Croce Azzurra Agropoli). Anche se il magistrato titolare del fascicolo investigativo pare abbia già espresso parere negativo alla richiesta degli avvocati, il Gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni. E sempre nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche la decisione sulla richiesta di sostituire il carcere con altra misura cautelare per Roberto Squecco. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, gli indagati Giuseppina D’Ambrosio (cognata di Squecco) e Giuseppe Pinto, braccio destro dell’imprenditore capaccese finito in carcere: entrambi ai domiciliari dal giorno del blitz, sono assistiti dai legali Angeletti e Turi, i quali hanno comunque chiesto l’attenuazione della misura cautelare in ordine agli stessi motivi espressi per la Nobili. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche altri due indagati posti ai domiciliari, ovvero Mario Squecco (nipote di Roberto) e la moglie Elena Vitale, difesi dagli avvocati Antonello Natale e Gaetano Pastore del foro di Salerno. In caso di rigetto, per tutti è stato preannunciato il ricorso al Riesame entro i termini stabiliti. Anche Sorrentino, difeso da Giovanni Annunziata ha fatto scena muta dinanzi al Gip ed al magistrato della direzione distrettuale Antimafia. Eboli, Incassava anticipi per auto fantasma di Pina Ferro Pagavano anticipi per auto mai arrivate. A mettere la parola fine al raggiro sono stati i finanzieri del comando provinciale di Salerno i quali hanno proceduto anche ad un sequestro di beni. Gli uomini della Fiamme gialle hanno di recente concluso un’attività ispettiva nei confronti del titolare di un autosalone di Ponte Barizzo ad Eboli a carico del quale risultano decine di denunce di clienti che hanno anticipato in tutto od in parte il corrispettivo convenuto, senza però entrare in possesso della vettura. Le indagini delle Fiamme gialle sono state avviate proprio in seguito all’esposto di una donna che ha riferito di aver consegnato a Giuseppe Saponara, 38 anni, di Eboli, contanti per circa 1.000 euro, a titolo di acconto per l’acquisto di un’utilitaria che sarebbe dovuta arrivare dall’estero. Anche dopo i ripetuti solleciti non era riuscita a farsi consegnare l’auto, nè tantomeno a farsi restituire il denaro anticipato. Effettuati i primi approfondimenti, sono emersi una trentina di episodi analoghi, in cui il titolare dell’autosalone proponeva in vendita, a prezzi vantaggiosi, autovetture di importazione, chiedendo da subito degli anticipi cospicui, a suo dire necessari per le spese di trasporto in Italia. Neppure ha insospettito i clienti la circostanza che i pagamenti avvenissero, il più delle volte, in contanti oppure attraverso la ricarica di carte prepagate. In un caso, addirittura, è stata configurata una vera e propria estorsione ai danni di un cliente che, dopo aver pattuito il corrispettivo di 43.000 euro per l’acquisto di una Range Rover Sport, è arrivato a consegnare alla fine, in più tranches, un totale di 60.000 euro, ogni volta dietro la minaccia di perdere definitivamente le somme che aveva nel frattempo anticipato. Anche in questa occasione nessuna traccia della vettura proposta in vendita. Concluse le indagini coordinate dalla Procura di Salerno per ricostruire gli episodi denunciati, è già arrivata una prima condanna per truffa da parte del locale Tribunale. Nel frattempo, la guardia di finanza ha avviato un intervento mirato a recuperare a tassazione anche i proventi della presunta attività illecita. L’esame degli estratti conto bancari e degli altri documenti acquisiti nel corso delle indagini di polizia giudiziaria hanno consentito infatti di ricostruire in circa 900.000 euro il volume dei corrispettivi percepiti nell’arco di tre anni, dal 2016 al 2019, compresi quelli delle truffe denunciate, a fronte dei quali non è stata presentata alcuna dichiarazione fiscale. Si è voluto così dare concreta attuazione alla norma tributaria che dal 1993 impone la tassazione anche dei proventi di attivita’ illecite, diretta derivazione del principio di capacita’ contributiva sancito dalla nostra Costituzione. Proprio per garantire i crediti vantati dal Fisco, il gip del Tribunale di Salerno, sempre su richiesta della stessa Procura alla sede, ha adottato un provvedimento di sequestro preventivo, al quale hanno dato esecuzione i Finanzieri di Eboli, sottoponendo a vincolo cautelare due immobili, due terreni agricoli, disponibilità finanziarie e 40 autovetture ancora in possesso dell’indagato, fino a concorrenza della somma di 530mila euro. Campagna, Usura e violenze: tutti a giudizio di Pina Ferro Avevavo dato vita a due gruppi ben distinti che spesso si scambiavano i debitori. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno, Mariella Albarano, ha rinviato a giudizio Francesco Laccadia, Giancarlo Busillo, Vito D’Ambrosio alias “o sciere”, Umberto Gallo. Marcello Magliano, Agostino Mastrolia, Gennaro Mastrolia, Giovanni Ricciardi, Luisa Zunica, Vincenzo Di Guida. Tutti gli imputati il prossimo 29 marzo compariranno dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del Tribiunale di Salerno per l’inizio del processo. Fu, nel 2015 un blitz dei carabinieri del Ros a mettere la parola fine al giro di usura posto in piedi dai gruppi nella zona di Campagma e la Piana. I reati ascritti alle persone che furono raggiunte da misura cautelare furono aggravati dal metodo mafioso. Gli interessi sulle somme prestate andavano dal 10 al 20% mensili e innescavano un vortice da cui alcuni sono usciti solamente a seguito della cessione dei propri fondi agricoli. Non mancarono episodi di violenza per chi non rispettava le scadenze come testimoniano le intercettazioni effettuate all’epoca dei fatti. «Con questa mano qua lo diedi, Angelo… boom! Gli diedi un cazzottone in faccia, gli spaccai il setto nasale… Apro lo sportello, lo acchiappo per i capelli che me lo volevo tirare a terra. Lo volevo scannare». All’udienza preliminare, erano presenti i legali Fiorenzo Pierro e Fabio Lanza, in rappresentanza delle vittime di usura e l’avvocato Luigia di Mauro per l’associazione antiusura antiracket “Emergenza Legalità” che si sono costituiti parte civile nel procedimento penale. Flash mob dei magistrati onorari Vogliamo il pane ma anche le rose! Questo lo slogan che ha segnato anche a Salerno e per la seconda volta in due mesi la protesta dei magistrati onorari che ieri mattina , nell’atrio della Cittadella Giudiziaria, hanno organizzato un flash mob impugnando una rosa proprio come hanno fatto nei giorni scorsi i colleghi di Palermo e Milano sulla scia dell’intervento del “Movimento Sei Luglio” all’inaugurazione dell’anno giudiziario