San Mauro Appalti, vi sono otto avvisi di garanzia

Otto avvisi di garanzia, emessi dalla Procura della Repubblica di , nell’ambito di una indagine avviata nel 2019 sulle procedure di affidamento del servizio mensa, la proroga del contratto per il responsabile del servizio di Ragioneria e alcune agevolazioni fiscali riconosciute ad una cooperativa vicina al primo cittadini di , Giuseppe Cilento. Tra gli indagati, anche un assessore, un ex assessore, quattro funzionari ed un’imprenditrice. Sono accusati, a vario titolo, per abuso d’ufficio e di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in merito all’affidamento della gara per la refezione scolastica. L’inchiesta era avviata nel 2019 dai carabinieri della stazione di , diretti dall’allora maresciallo capo Lorenzo Brogna. Ma il primo cittadino non ci sta, ribadendo la correttezza del suo operato. «Sapevo bene che mi avrebbero massacrato quando decisi di tornare ad amministrare San Mauro Cilento dopo tutto quello che era successo con la bufera giudiziaria che aveva coinvolto la precedente Amministrazione – commenta Cilento – E mi massacreranno ancora visto che adesso c’è anche la proposta della guida del Parco, non a caso nei giorni scorsi è stata tirata fuori anche un’altra vecchia storia, e anche in quel caso abbiamo dimostrato la nostra correttezza e onestà nell’operare. Dimostrerò anche stavolta di aver fatto rispettare la legalità. Sono tranquillo e sereno e nei prossimi giorni ho già chiesto di essere ascoltato dal procuratore per spiegare tutto». Stefania Nobili racconta la sua verità di Pina Ferro

Si è difesa raccontando la sua verità. Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio ed ex moglie di Roberto Squecco, lunedì mattina ha risposto a tutte le domande formulate dal sostituto procuratore della Dda Francesca Fittipaldi e dal Giudice per le indagini preliminari Gerardina Romaniello. L’interrogatorio di garanzia, durato circa un’ora si è svolto alla presenza dei legali di fiducia della indagata, agli arresti domiciliari dal 20 gennaio, Mario Turi del foro di e Riziero Angeletti del foro di Rieti. La Nobili è stata raggiunta da ordine di custodia cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Croci del Silaro” che ha portato in carcere l’imprenditore capaccese nel settore del trasporto infermi e onoranze funebri, Roberto Squecco. Nel rispondere alle domande di magistrato e Gip, Stefania Nobili ha fornito la propria versione dei fatti in merito ai capi d’imputazione a suo carico. Al termine dell’interrogatorio, i legali hanno chiesto una misura meno afflittiva dei domiciliari. Per gli avvocati le presunte condotte illecite, sarebbero state commesse tempo addietro, e non giustificherebbero la necessità di restrizioni afflittive a carico dell’indagata, che risponde dei reati di intestazione fittizia (Lido Kennedy e Nuova Croce Azzurra Capaccio) e riciclaggio di denaro (Croce Azzurra ). Anche se il magistrato titolare del fascicolo investigativo pare abbia già espresso parere negativo alla richiesta degli avvocati, il Gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni. E sempre nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche la decisione sulla richiesta di sostituire il carcere con altra misura cautelare per Roberto Squecco. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, gli indagati Giuseppina D’Ambrosio (cognata di Squecco) e Giuseppe Pinto, braccio destro dell’imprenditore capaccese finito in carcere: entrambi ai domiciliari dal giorno del blitz, sono assistiti dai legali Angeletti e Turi, i quali hanno comunque chiesto l’attenuazione della misura cautelare in ordine agli stessi motivi espressi per la Nobili. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche altri due indagati posti ai domiciliari, ovvero Mario Squecco (nipote di Roberto) e la moglie Elena Vitale, difesi dagli avvocati Antonello Natale e Gaetano Pastore del foro di Salerno. In caso di rigetto, per tutti è stato preannunciato il ricorso al Riesame entro i termini stabiliti. Anche Sorrentino, difeso da Giovanni Annunziata ha fatto scena muta dinanzi al Gip ed al magistrato della direzione distrettuale Antimafia.

Eboli, Incassava anticipi per auto fantasma di Pina Ferro

Pagavano anticipi per auto mai arrivate. A mettere la parola fine al raggiro sono stati i finanzieri del comando provinciale di Salerno i quali hanno proceduto anche ad un sequestro di beni. Gli uomini della Fiamme gialle hanno di recente concluso un’attività ispettiva nei confronti del titolare di un autosalone di Ponte Barizzo ad a carico del quale risultano decine di denunce di clienti che hanno anticipato in tutto od in parte il corrispettivo convenuto, senza però entrare in possesso della vettura. Le indagini delle Fiamme gialle sono state avviate proprio in seguito all’esposto di una donna che ha riferito di aver consegnato a Giuseppe Saponara, 38 anni, di Eboli, contanti per circa 1.000 euro, a titolo di acconto per l’acquisto di un’utilitaria che sarebbe dovuta arrivare dall’estero. Anche dopo i ripetuti solleciti non era riuscita a farsi consegnare l’auto, nè tantomeno a farsi restituire il denaro anticipato. Effettuati i primi approfondimenti, sono emersi una trentina di episodi analoghi, in cui il titolare dell’autosalone proponeva in vendita, a prezzi vantaggiosi, autovetture di importazione, chiedendo da subito degli anticipi cospicui, a suo dire necessari per le spese di trasporto in Italia. Neppure ha insospettito i clienti la circostanza che i pagamenti avvenissero, il più delle volte, in contanti oppure attraverso la ricarica di carte prepagate. In un caso, addirittura, è stata configurata una vera e propria estorsione ai danni di un cliente che, dopo aver pattuito il corrispettivo di 43.000 euro per l’acquisto di una Range Rover Sport, è arrivato a consegnare alla fine, in più tranches, un totale di 60.000 euro, ogni volta dietro la minaccia di perdere definitivamente le somme che aveva nel frattempo anticipato. Anche in questa occasione nessuna traccia della vettura proposta in vendita. Concluse le indagini coordinate dalla Procura di Salerno per ricostruire gli episodi denunciati, è già arrivata una prima condanna per truffa da parte del locale Tribunale. Nel frattempo, la guardia di finanza ha avviato un intervento mirato a recuperare a tassazione anche i proventi della presunta attività illecita. L’esame degli estratti conto bancari e degli altri documenti acquisiti nel corso delle indagini di polizia giudiziaria hanno consentito infatti di ricostruire in circa 900.000 euro il volume dei corrispettivi percepiti nell’arco di tre anni, dal 2016 al 2019, compresi quelli delle truffe denunciate, a fronte dei quali non è stata presentata alcuna dichiarazione fiscale. Si è voluto così dare concreta attuazione alla norma tributaria che dal 1993 impone la tassazione anche dei proventi di attivita’ illecite, diretta derivazione del principio di capacita’ contributiva sancito dalla nostra Costituzione. Proprio per garantire i crediti vantati dal Fisco, il gip del Tribunale di Salerno, sempre su richiesta della stessa Procura alla sede, ha adottato un provvedimento di sequestro preventivo, al quale hanno dato esecuzione i Finanzieri di Eboli, sottoponendo a vincolo cautelare due immobili, due terreni agricoli, disponibilità finanziarie e 40 autovetture ancora in possesso dell’indagato, fino a concorrenza della somma di 530mila euro.

Campagna, Usura e violenze: tutti a giudizio di Pina Ferro

Avevavo dato vita a due gruppi ben distinti che spesso si scambiavano i debitori. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno, Mariella Albarano, ha rinviato a giudizio Francesco Laccadia, Giancarlo Busillo, Vito D’Ambrosio alias “o sciere”, Umberto Gallo. Marcello Magliano, Agostino Mastrolia, Gennaro Mastrolia, Giovanni Ricciardi, Luisa Zunica, Vincenzo Di Guida. Tutti gli imputati il prossimo 29 marzo compariranno dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del Tribiunale di Salerno per l’inizio del processo. Fu, nel 2015 un blitz dei carabinieri del Ros a mettere la parola fine al giro di usura posto in piedi dai gruppi nella zona di Campagma e la Piana. I reati ascritti alle persone che furono raggiunte da misura cautelare furono aggravati dal metodo mafioso. Gli interessi sulle somme prestate andavano dal 10 al 20% mensili e innescavano un vortice da cui alcuni sono usciti solamente a seguito della cessione dei propri fondi agricoli. Non mancarono episodi di violenza per chi non rispettava le scadenze come testimoniano le intercettazioni effettuate all’epoca dei fatti. «Con questa mano qua lo diedi, Angelo… boom! Gli diedi un cazzottone in faccia, gli spaccai il setto nasale… Apro lo sportello, lo acchiappo per i capelli che me lo volevo tirare a terra. Lo volevo scannare». All’udienza preliminare, erano presenti i legali Fiorenzo Pierro e Fabio Lanza, in rappresentanza delle vittime di usura e l’avvocato Luigia di Mauro per l’associazione antiusura antiracket “Emergenza Legalità” che si sono costituiti parte civile nel procedimento penale.

Flash mob dei magistrati onorari

Vogliamo il pane ma anche le rose! Questo lo slogan che ha segnato anche a Salerno e per la seconda volta in due mesi la protesta dei magistrati onorari che ieri mattina , nell’atrio della Cittadella Giudiziaria, hanno organizzato un flash mob impugnando una rosa proprio come hanno fatto nei giorni scorsi i colleghi di Palermo e Milano sulla scia dell’intervento del “Movimento Sei Luglio” all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016. Come è noto, la riforma Orlando ha previsto l’impiego dei magistrati onorari nell’ufficio per il processo, aggiungendo alle attività giudiziarie nuovi compiti, senza, tuttavia, prevedere la loro retribuzione per i giudici e i pubblici ministeri onorari già in servizio. Con una nota del 1 dicembre u.s. il Dipartimento degli Affari di Giustizia lo ha ribadito affermando, così, che i magistrati onorari devono lavorare gratis per legge. Pochi giorni prima il Ministro Bonafede aveva risposto a una interrogazione parlamentare citando gli atti dell’Assemblea Costituente, che definì la magistratura onoraria come «l’espediente migliore per facilitare la risoluzione del problema del miglioramento delle condizioni economiche dei magistrati». «Non è più tempo di espedienti» dicono giudici di pace, vice procuratori onorari e gop del Tribunale. Il Movimento Sei Luglio, il 28 ottobre , aveva dichiarato di sospendere lo stato di agitazione, a fronte della presentazione, da parte della maggioranza di Governo, di un ddl migliorativo, seppure imperfetto, della riforma Orlando e dell’impegno, da parte della Senatrice Valente, co-relatrice del ddl, di voler «fornire un quadro di tutele forte» in occasione della legge di bilancio, chiedendo, tuttavia, misure immediate per la tutela della salute dei magistrati onorari, che continuano a essere esposti al rischio di infezione da coronavirus come tutti gli altri lavoratori della giustizia, ma rimangono gli unici a essere privi della indennità per malattia. Tali misure, non solo non sono state riconosciute, ma la magistratura onoraria non è rientrata nemmeno tra i temi della discussione della Manovra economica, quando è noto che, invece, sono stati stanziati 6 miliardi di euro per acquisire nuovi sistemi d’armamento. Inoltre si è fermata anche la discussione del ddl di riforma della magistratura onoraria, ritenuto non urgente. Da qui lo stato di agitazione che non si fermerà finché il Governo non riconoscerà tutti i diritti spettanti in base alla Costituzione repubblicana e al diritto europeo.

«Da due mesi stiamo protestando in tutti i modi possibili immaginabili, dallo sciopero della fame ai flash mob che si sono tenuti in tutta Italia. Non abbiamo ottenuto alcuna risposta dalle istituzioni quindi oggi siamo qui a Salerno a fare una protesta distrettuale alla quale partecipa tutta la magistratura onoraria del distretto in concomitanza con l’altro flash mob che si tiene a Roma dinanzi alla Corte di Cassazione per l’apertura dell’anno giudiziario». Ad affermarlo Rosaria Izzi, giudice onorario di , ieri mattina presente dinanzi al palazzo di giustizia. «Siamo giudici precari perché praticamente non abbiamo riconosciute le tutele lavoristiche che sono riconosciute a tutti i lavoratori. Lavoriamo da oltre 20 anni per la giustizia, amministriamo la giustizia ci assicuriamo che vengano rispettati i diritti ma non abbiamo diritti. A tutt’oggi, anche con la riforma un previsione non ci verrà assicurato la previdenza, la malattia, le ferie retribuite e quindi siamo al punto di partenza ma ciò non basta perché praticamente noi oggi lavoriamo full-time, con l’entrata in vigore della legge Orlando noi lavoreremo part-time quindi arriveremo al blocco alla paralisi del sistema giustizia perché i giudici di pace che oggi praticamente hanno un contenzioso che pari ad oltre il 50% del contenzioso pendente si troverà a lavorare un solo giorno a settimana con poche ore dedicate alla redazione dei provvedimenti, quindi, capisce bene che questo comporterà il blocco totale del sistema giustizia con un notevole pregiudizio soprattutto per l’avvocatura, l’avvocatura che oggi qui è presente e di sostegno alla protesta della magistratura onoraria ed è qui proprio per partecipare a questo flash mob, anche perché, l’avvocatura e consapevole che questa riforma avrà delle fortissime ripercussioni soprattutto per il loro lavoro per il futuro». Il simbolo della protesta è una rosa. Una scelta che non è stata fatta a caso. «I simboli della nostra protesta sono il codice e la rosa – spiega ancora la izzi – mutuati da una protesta fatta dalle lavoratrici tessili a fine 800 in America. Queste lavoratrici si sono viste ridurre il loro salario e hanno protestato, hanno scioperato e sono scesi in piazza con il pane e con la rosa. Il pane era la loro retribuzione sostanzialmente che veniva in qualche modo ridotta e la rosa il simbolo delle tutele. Oggi noi scendiamo col codice con la rosa proprio per rappresentare quella che la nostra attività: il codice che non potremo più espletare a pieno è la rosa in segno delle tutele che ci sono mancate e che non ci vengono riconosciute». «Quello che a me preme oggi ribadire e sottolineare – aggiunge Caterina Anna Pellegrino giudice di pace di – e che la nostra presenza qui, oltre, ad essere di supporto a quelli che sono i colleghi di Roma che in questo momento stanno, anche loro, organizzando il flash mob all’apertura dell’anno giudiziario è un suffragio, cioè un amore che viene dato a quelle colleghe di Palermo che per 16 giorni hanno fatto lo sciopero della fame una di queste colleghe è venuta in udienza di questo ne hanno parlato le testate giornalistiche locali, ne ha parlato qualche TG sono intervenuti parecchi politici, ma chi ha taciuto è stato il ministro di Giustizia. Bonafede ha ritenuto di non dover dire nulla, di non esprimere una parola. Questo mi ha fatto sentire sola mi ha fatto sentire abbandonata dalle istituzioni, da quelle situazioni in cui io credo perché io sono 22 anni che faccio questo lavoro. Ho iniziato come vice procuratore onorario e proseguito come giudice di pace. Come giudice di pace amministro la giustizia, emetto sentenze, faccio provvedimenti faccio sì che il cittadino si senta tutelato ma io non sono tutelata e io oggi sono qui fermamente per dire che voglio anche per me giustizia».

Camerota, dopo l’avviso di garanzia Scarpitta «Sono pronto a chiarire ogni legittimo dubbio»

di Pina Ferro

Sono 9 le persone iscritte nel registro degli indagati, finite in un’inchiesta giudiziaria che vede coinvolto il di e la Soget spa. Il gip del tribunale di Vallo della Lucania, ha chiuso le indagini e notificato gli avvisi, attraverso la locale caserma dei carabinieri, al sindaco Mario Scarpitta, alla Giunta, al segretario comunale, al responsabile dell’ufficio Finanziario e a due persone della Soget. Le indagini sono relative a presunti reati riferiti alla rimodulazione del contratto con la Soget Spa e al successivo affidamento del servizio parcheggi alla medesima Società. «Fermo restando (e ci mancherebbe) il rispetto per gli Inquirenti che fanno il loro lavoro ed hanno l’obbligo di approfondire ogni singolo aspetto, è allo stesso tempo doveroso chiarire che siamo fiducioso nel chiarire il prima possibile la totale estraneità a tutto quanto in astratto si contesta» sottolinea il sindaco di Camerota, Mario Salvatore Scarpitta, due giorni dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia. «L’Amministrazione comunale da me guidata si è infatti insediata quando la maggioranza precedente aveva dapprima esternalizzato il servizio e poi affidato a Soget Spa, che aveva vinto non solo la gara europea, ma addirittura il giudizio amministrativo iniziato da chi era arrivato dopo – continua Scarpitta -. Abbiamo, questo è vero, rinegoziato il contratto, ma l’unica colpa che potranno addossarci sarà quella di aver fatto risparmiare 3,3 milioni di euro ai cittadini di Camerota. Abbiamo scritto bene: tre milioni e trecento mila euro. L’abbiamo fatto utilizzando gli strumenti previsti dalla legge, vale a dire l’art. 106 del Codice dei Contratti. Non abbiamo avvantaggiato nessuno al di fuori della gente di Camerota. Era giusto farlo, poiché non si potevano riconoscere all’Agente della Riscossione gli importi di cui al contratto originario, a nostro avviso troppo penalizzanti per l’Ente. Dietro la nostra azione amministrativa c’è sempre un lavoro di analisi, approfondimento e studio». «Siamo pronti a chiarire ogni legittimo dubbio, fiduciosi che si tratti solo di un equivoco – continua il primo cittadino -. Lo stesso vale per l’affidamento del servizio relativo ai parcheggi. Prima di noi se ne occupava, con risultati poco lusinghieri, la Società partecipata Calanca srl, che abbiamo deciso da subito di mettere in liquidazione. Nell’impossibilità di procedere all’assunzione di personale necessario per lo svolgimento di un servizio strategico, ci siamo determinati per l’affidamento all’esterno alle migliori condizioni possibili, quelle che potevano garantire il maggior risparmio di spesa ed i maggiori ricavi. In maniera quasi naturale, dunque, approfittando della disponibilità manifestata dalla Soget Spa, abbiamo temporaneamente affidato loro questa possibilità. Il tutto nel pieno rispetto delle norme ed utilizzando, anche in questo caso, precise disposizioni di legge. Chiariremo tutto ciò quanto prima, chiedendo di essere sentiti e documentando ogni singolo aspetto. Siamo certi che la verità verrà presto a galla e si accerterà che tutto quanto compiuto è lecito, legittimo, fatto nel solo interesse di Camerota e dei Camerotani. Con la forza di poter scrivere, senza possibilità di smentite. Con lealtà e onestà, nell’unico interesse possibile: quello del mio paese» chiosa Scarpitta.

Eboli area Pip, Il Tar accoglie il ricorso degli imprenditori di Pina Ferro

Recupero del costo degli oneri di urbanizzazione nell’area Pip del comune di Eboli: il tribunale amministrativo campano, sezione di Salerno accoglie il ricorso e le motivazioni degli imprenditori e annulla i provvedimenti del comune della Piana del . I giudici hanno accolto il ricorso presentato dalla Agrintech srl comtro il Comune di Eboli. A proporre il ricorso: Gennaro La marca del Caseificio Tre Stelle, Bicos srl, Mirra&Co, Sicignano Immobiliare, Vercarm, Pneumatici Riviello, Lamage srl, New Habitat Zoo, Itr Sud, Sarim srl. Alle aziende il Comune avevo chiesto il pagamento di 8,8 milioni totali per gli oneri di urbanizzazione. Cifra che, oltre a scatenare un braccio di ferro con l’amministrazione, ha portato al ricorso al Tar ed alla sentenza emessa nella giornata di venerdì. I giudici del tribunale amministrativo hanno confermato che gli imprenditori non dovranno versare le somme richieste anche per via dell’intervenuta prescrizione, poiché l’importo sarebbe stato calcolato nel 2019, ovvero a distanza di oltre 12 anni dal rilascio delle concessioni edilizie. Il Comune, in ogni caso, potrà ricorrere al consiglio di Stato. “Abbiamo fatto diverse riunioni, spiegando il nostro punto di vista. Abbiamo chiesto di verificare i conteggi. Ma da via Ripa ci hanno chiesto di restituire anche le cifre che il Comune non ha mai speso di tasca propria, compreso i contributi a fondo perduto (circa tre milioni) e quelli regionali, altri 2,4 milioni. A tutto questo hanno aggiunto anche i costi per la costruzione di strade che non hanno mai servito la zona industriale come quella di Festola”.

San Cipriano, Riforniva i propri pullman con il gasolio “agricolo”

Riforniva i propri pullman con il gasolio “agricolo”. In cinque anni, evase imposte sui carburanti per 160 mila euro. Nei guai il rappresentante legale di una società per il trasporto turistico di . Gli uomini della Guardia di Finanza di Salerno al termine dell’attività di controllo ha sequestrato sette automezzi e circa 5.000 litri di prodotto ancora in azienda. In particolare, gli uomini delle Fiamme Gialle, al termine di una normale attività di controllo presso la sede di una società di trasporto turistico, ubicata a San Cipriano Picentino, hanno individuato un originale sistema di evasione fiscale. Dall’ispezione è emerso che i mezzi utilizzati dall’azienda venivano riforniti con il gasolio “agricolo” che, essendo destinato all’uso agevolato in agricoltura, è soggetto ad un minore prelievo fiscale, rispetto al prodotto erogato dai distributori stradali. Non si tratta di una differenza di poco conto, se solo si considera che per ogni litro di carburante si arriva a risparmiare circa 50 centesimi, con uno “sconto” sul prezzo finale alla pompa nell’ordine del 40%. Proprio per evitare un utilizzo diverso da quello agevolato, il prodotto riservato agli agricoltori viene tracciato ed è immediatamente riconoscibile; uno specifico additivo lo rende infatti di color verde-azzurro, potendolo quindi facilmente distinguere dal gasolio “normale” (di color giallo-trasparente). Grazie ad una sorta di contabilità occulta rinvenuta durante l’intervento, i Finanzieri della prima Compagnia di Salerno hanno potuto ricostruire l’indebito consumo di oltre 330.000 litri di gasolio “agricolo” nell’arco degli ultimi cinque anni, con un’evasione di Iva ed accise (questo il termine tecnico dell’imposta sui carburanti) quantificata in complessivi 160.000 euro. Talmente importanti i quantitativi di carburante movimentati che l’azienda si era dotata di un impianto di rifornimento “parallelo”, con tanto di cisterna, all’interno della quale sono stati rinvenuti 3.500 litri di prodotto. Altri 1.200 litri sono stati poi scoperti con l’ispezione degli automezzi. Ed è proprio in tale circostanza che è emerso un aspetto inquietante: su due di essi, nel vano bagagli, era stato realizzato un serbatoio aggiuntivo per il rifornimento del gasolio “agricolo”, del tutto fuori norma, collegato a quello principale con un complesso di tubi interni, attivabile dall’autista tramite un dispositivo elettrico. Questo sistema artigianale di alimentazione, molto pericoloso per l’incolumità dei passeggeri, serviva evidentemente a superare indenni i sempre possibili controlli su strada. Al termine delle attività ispettive, le Fiamme Gialle hanno provveduto al sequestro della cisterna e dei 7 pullman con ancora il gasolio “agevolato” nel serbatoio, cautelando così un totale di circa 5.000 litri di carburante illecitamente detenuto. Il rappresentante legale della società è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Salerno, potendosi configurare a suo carico la specifica fattispecie di reato fiscale in materia di accise, e rischia adesso fino a 5 anni di carcere ed una multa milionaria, pari a dieci volte l’ammontare dell’imposta evasa.

La “sfortuna” del Regina Margherita caso covid in segreteria, non si riapre di Monica De Santis

Era l’unica scuola di Salerno e provincia a non aver riaperto lo scorso mese di ottobre. La mancanza di aule e dell’uscita d’emergenza aveva spinto la dirigente scolastica a non consentire le lezioni in presenza ai suoi oltre 1300 allievi. Poi con il passare dei mesi la lunga bagarre con il comune di Salerno per riuscire ad ottenre le stanze lasciate libere dell’ex tribunale. Locali che l’Istituto di via Cuomo aspettava da anni e che però improvvisamente non gli sono stati concessi dall’amministrazione comunale che ha invece dopo una lunga attesa deciso di dividere con la scuola media Pirro.

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Anno Giudiziario, Primicerio: “La corruzione che alligna nella giurisdizione è un fatto gravissimo” di Pina Ferro

“Il Covid sta distraendo non poche energie da parte dei magistrati per il moltiplicarsi degli adempimenti amministrativi e organizzativi. Energie che, per forza di cose, vengono sottratte alla destinazione loro propria dell’esercizio della funzione giudiziaria”. A sostenerlo, ieri mattina, è stato il procuratore generale di Salerno, Leonida Primicerio, nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel distretto . Ricordando, poi, alcune inchieste della procura di Salerno sui “colletti bianchi”, Primicerio ha rimarcato come “la corruzione che alligna nella pubblica amministrazione e’ un fatto grave, ma la corruzione che alligna nella giurisdizione è un fatto gravissimo perchè è quanto di più grave possa verificarsi perchè inquina l’istituzione che quella corruzione dovrebbe combattere e contrastare”. Guardando al lavoro svolto dalle altre due procure, e Vallo della Lucania, il procuratore generale ha sottolinea l’azione dell’ufficio inquirente nocerino sull’inquinamento del fiume e l’inchiesta per abbandono di rifiuti della procura vallese, “riuscita a rinvenire una ingente quantita’ di rifiuti interrati pericolosi e non, fino dal 1990”. Ad aprire l’anno giudiziario nel distretto della Corte di Appello di Salerno è stato il presidente Iside Russo. Questo anno la cerimoniaè stata chiusa al pubblico, ma trasmessa in diretta su radio Radicale. “La progettualità organizzativa e culturale che ha caratterizzato in questi anni tutto il distretto, ha risentito delle prescrizioni limitative imposte dal Covid. Ma, la consapevolezza delle dimensioni e della drammaticità della crisi, la condivisione delle difficoltà, soprattutto la volontà e capacità di rispondere con misure organizzative adeguate, rispettose dei principi del giusto processo hanno consentito a magistrati, avvocati e personale amministrativo di lavorare in sinergia, cercando gli uni di comprendere i problemi degli altri”. Oltre alla sospensione delle udienze a causa della pandemia, bisogna considerare che per la Corte d’Appello “c’è stata la sospensione, per oltre un mese, delle udienze per il trasloco alla cittadella giudiziaria” e “la Corte è stata in grado di ottenere risultati apprezzabili”, sottolinea Russo rimarcando che il trasferimento è stato ormai completato del tutto. “La prima sezione civile – spiega il presidente della Corte d’Appello – a fronte di sopravvenienze pari a circa 500, ne ha definite il doppio, con un indice di ricambio positivo tra sopravvenienze e definizioni. Per la seconda sezione civile, l’indice di ricambio costantemente positivo e in salita da un paio d’anni fino ad arrivare, in questo periodo caratterizzato dalla pandemia, all’1,60 attuale. Il dato che meglio fotografa la sezione lavoro è il numero di pendenze ultra-biennali: al 30 settembre 2020, 21 cause”. “L’andamento del settore penale ha risentito della rigida disciplina imposta dal lock down e della stasi completa che si è avuta nel periodo marzo-maggio quando nessuna istanza di trattazione dei processi è pervenuta in corte d’Assise e poche istanze presentate alla sezione penale – aggiunge – ciononostante, sono stati definiti più di 350 processi eliminando l’arretrato e definendo processi iscritti anche nel 2018, evitando ricorsi allo Stato per la legge Pinto. Non vi sono state scarcerazioni per decorrenza dei termini di custodia cautelare”. Quanto al lavoro svolto dal tribunale di Salerno, che “ha retto bene l’impatto del Covid-19”, emerge che, “nel contenzioso ordinario il numero delle definizioni e’ stato rilevante, riducendosi mediamente la produttivita’ del solo 20%. Grazie all’applicativo Teams e alla trattazione scritta telematica si riscontra un indice di ricambio positivo in diversi ambiti della giurisdizione civile, nei ricorsi di separazione e divorzi, nella materia fallimentare, anche nel settore della volontaria giurisdizione le definizioni superano le sopravvenienze. La performance definitoria della sezione lavoro è stata addirittura la stessa di quella dell’anno precedente. Anche nel settore penale risultati apprezzabili nel dibattimento collegiale, sostanzialmente analoghi a quelli dell’anno precedente. Gli effetti negativi della crisi si sono avuti, invece, nel monocratico. La sezione riesame e misure di prevenzione ha proseguito regolarmente la propria attivita’ non risentendo negativamente gli effetti della sospensione”. “La procura di Salerno – aggiunge – all’indomani dell’entrata in vigore della normativa emergenziale, ha dovuto fronteggiare improvvisamente la necessità di tradurre in pratica il disposto normativo che consentiva la partecipazione del Pubblico Ministero da remoto alle udienze con detenuti, soprattutto le udienze di convalida del fermo dinanzi al gip e le udienze per celebrare il processo con rito direttissimo”. Dai dati trimestrali del tribunale di Nocera Inferiore “emerge che nel primo semestre del 2020 le definizioni sono aumentate rispetto alle definizioni del secondo semestre del 2019 in varie procedure”, mentre la procura nocerina “ha segnalato come l’impossibilita’ di accedere da casa agli applicativi piu’ importanti per la gestione del procedimento penale abbia rappresentato un fattore di grave rallentamento dell’attività, soprattutto per il personale amministrativo che di fatto doveva limitarsi esclusivamente al controllo della posta elettronica. A seguito di specifica richiesta la procura è stata abilitata ad accettare il pagamento telematico dei diritti di copia e il conseguente annullamento della ricevuta telematica attraverso la piattaforma PagoPa, così limitando il più possibile l’accesso dell’utenza presso gli uffici per il ritiro delle copie degli atti processuali”. Il presidente del tribunale di Vallo della Lucania fa presente che gli effetti sulla produttività del tribunale “sono stati abbastanza rilevanti”, mentre i dati della procura evidenziano “una considerevole produttivita’ dell’ufficio che ha provveduto a definire tutte le sopravvenienze