Non Solo Canzonette L’Italia Della Ricostruzione E Del Miracolo Attraverso Il Festival Di Sanremo
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DENTRO LA STORIA Leonardo Campus Non solo canzonette L’Italia della Ricostruzione e del Miracolo attraverso il Festival di Sanremo Con nota introduttiva di Stefano Bollani Le Monnier 0I_X_principi.indd 3 09/12/14 10:18 Storia e canzoni anni Cinquanta portare a Sanremo una canzone come Ventiquattro- mila baci sarebbe stato semplicemente impensabile (e probabilmente neanche lontano dal Festival sarebbe mai venuta fuori). Impensabile: ma nel 1961 questo successe. Viceversa oggi le canzoni di un Sanre- mo non sono poi così diverse rispetto a quelle di un decennio o di un ventennio fa, soprattutto dal punto di vista dei testi. Ciò che si canta- va nel 1995 o nel 2005 potrebbe tranquillamente rivincere nel 2015. Segno che quello, a differenza di questo, era un momento in cui la storia stava accelerando, e le canzoni non facevano che rispecchiarlo. La medesima tendenza si era verificata del resto in altri analoghi momenti storici, come le guerre combattute dagli italiani tra Otto- cento e Novecento, che lo storico Mario Isnenghi in un suo recen- te saggio ha analizzato anche attraverso le canzoni: perché «canti e musiche – ha detto nel presentare il libro – sgorgano più abbondan- ti e facili nelle fasi di accelerazione storica» 88. L’amore, la donna, la famiglia ai tempi del boom Tutti pensate che vincerà Modugno o Paul Anka, e invece vincerà Gigliola Cinquetti. (Sanremo 1964: prima della finale, Mina dà il suo pronostico ai giornalisti) 89. Non ho l’età, non ho l’età per amarti Non ho l’età per uscire sola con te. E non avrei, non avrei nulla da dirti perché tu sai molte più cose di me Lascia ch’io viva un amore romantico nell’attesa che venga quel giorno ma ora no […] Se tu vorrai, se tu vorrai aspettarmi quel giorno avrai tutto il mio amore per te […] 190 165_220_P02_05.indd 190 09/12/14 10:23 Il tuo bacio è come un boom (1959-1964) Non ho l’età (per amarti): ovvero, probabilmente il brano più pu- dico della storia della musica italiana. Un inno alla continenza, al rispetto della verginità. Il pezzo stravincerà, e come abbiamo visto è proprio Mina, a quel tempo ragazza-madre colpita dall’ostracismo RAI, una delle prime a intuirne le potenzialità di vittoria. Il brano verrà poi difeso anche dall’insigne musicologo Massimo Mila, con- vinto che canzoni come quella affermavano «verità modeste, che però permettono di vivere, di tirare avanti tutti i giorni» 90. Intan- to Gigliola diventa una star a 16 anni: infatti più che la canzone in sé, a trionfare è proprio il suo personaggio, che conquista le giurie col suo candore (l’avesse cantata una qualsiasi altra interprete, per esempio una Iva Zanicchi o una Betty Curtis, non avrebbe mai vin- to). Nelle settimane seguenti, il successo nei negozi – ben 1.200.000 copie vendute – confermerà che il pubblico italiano non la conside- ra una proposta troppo retrograda. E anche all’estero il pezzo di- verrà subito popolarissimo: tra tutte le versioni tradotte del brano, si arriverebbe secondo alcune stime all’astronomica cifra di 20 mi- lioni di dischi venduti, tanto che proprio Gino Paoli, inizialmente incredulo riguardo la scelta compiuta dai giovani giurati sanreme- si (vedi Capitolo 1), poi dirà che Non ho l’età «è la canzone che ho sentito di più in ogni angolo del pianeta, forse anche più di Vola- re» 91. Va detto che il progetto era anche un’operazione discografica, accuratamente preparata e astutamente pensata. Ed è quasi sconta- to sottolineare che al giorno d’oggi, al contrario, nessun discografi- co potrebbe proporre un’idea del genere con una qualche speranza di ripetere quell’exploit. Ma nel 1964 l’operazione riesce in pieno, e Gigliola – differen- ziandosi dalle «ragazze terribili» della canzone italiana, Mina e Rita Pavone – va a coprire una precisa fetta di mercato, quella del mer- cato giovanile non trasgressivo 92. Non a caso anche il lato B del 45 giri di Non ho l’età non faceva che ribadire il suo personaggio: «Sei un bravo ragazzo / e per questo ti amo / per quegli occhi sinceri / per le frasi gentili» (Sei un bravo ragazzo). Intanto, la colomba di Verona (come qualche giornale comin- cia subito a soprannominarla, tanto per proseguire il puerile be- stiario canoro già avviato con Mina, Milva e Iva Zanicchi 93) ségui- ta a fare la vita di una normale ragazzina di buona famiglia: «Io ho continuato ad andare a letto alle nove di sera, non guardavo mai la TV, uscivo con mia sorella: insomma la vita di una sedicenne 191 165_220_P02_05.indd 191 09/12/14 10:23 Storia e canzoni di allora» 94. I nonni dopo l’esibizione sanremese le mandano un telegramma: «Composta educata brava e bella. Bacioni». Suo pa- dre, o, come lo descrive la stampa dell’epoca, «il fortunato padre di tanta grazia, è perito edile presso l’amministrazione provinciale di Verona. Abita in un modesto appartamento – ancora odoroso di buone minestre all’antica – […] con la moglie Sara e le due fi- gliole Rosabianca […] e Gigliola. Bastano i nomi delle due ragaz- ze per determinare l’ambiente in cui sono vissute: […] in una pa- rola pulizia» 95. Ecco il ritratto che di Gigliola fa il «Corriere della sera» all’indomani della vittoria: il suo personaggio semplice, primaverile è capitato al momento giu- sto sulla scena. Pochi le avevano badato da principio: se ne stava sem- pre schiva, modestissima, vestita da ragazzina com’è giusto quando non si hanno ancora 16 anni, un visetto bianco che ricorda un po’, per intenderci, quello di Valeria Ciangottini nelle ultimissime scene de La dolce vita di Fellini, quell’alba stupita sul mare. […] Farà pre- sa sui giovanissimi […] perché appartiene al loro mondo, racconta le cose vissute da loro; ma dovrebbe piacere anche agli adulti, ai ‘ve- tusti’ come dicono i minori di vent’anni parlando di chi è semplice- mente maggiorenne, e commuovere le vecchie signore, perché si por- ta dietro questo filo di melodia 96. Il fatto che, come dicevamo, il pubblico abbia accolto favorevol- mente una proposta che sarebbe anche potuta apparire retrograda, può essere visto anzitutto come conferma del fatto che i mutamen- ti di mentalità procedono con un processo più lento del mutamento economico, dunque non lo seguono automaticamente da un anno all’altro (già Gramsci parlava di mutamento ineguale tra economi- co e politico). Ma forse va visto anche come conseguenza del fatto che a conquistare, più che il valore del pudore in sé, fosse stato il personaggio (la candida Gigliola): tra i tantissimi che comprarono quel disco infatti c’era probabilmente anche chi aveva già altre con- vinzioni e abitudini morali, ma era comunque attratto dal candore di quella canzone, di quel personaggio. Un aspetto che vale la pena sottolineare infatti è come un mes- saggio tradizionalissimo sia stato proposto, in modo credibile, pro- prio da una giovanissima 97. In Gigliola gli italiani dell’epoca scor- gono così una possibilità di convivenza tra i sani valori di ieri e la freschezza giovanile di oggi. Nel suo personaggio, tradizione e 192 165_220_P02_05.indd 192 09/12/14 10:23 Il tuo bacio è come un boom (1959-1964) gioventù si danno la mano, creando un nuovo (e grazioso) model- lo di femminilità canora. Il suo inno alla continenza stavolta non è la solita predica inflitta alle giovani da un «matusa», a casa o in parrocchia, bensì una convinta autoaffermazione di una giovane al suo spasimante. In un certo senso, la Cinquetti di Non ho l’età (per amarti) è la risposta ita liana alla Lolita di Nabokov (1955) e Kubrick (1962). Per di più il suo è un personaggio vin cente: Gigliola sbanca a sorpresa il Festival delle superstar internazionali, poi vince anche l’Eurovision Song Contest a Copenhagen, vende molti dischi, è una ragazza di successo, ammirata e sinceramente benvoluta: non cer- to una emarginata dal gruppo. E piace a giovani e adulti. In questo senso, incarnando credibilmente un modello in cui convivevano in modo positivo e non traumatico una vecchia e una nuova concezio- 193 165_220_P02_05.indd 193 09/12/14 10:23 Storia e canzoni ne di femminilità, si può dire che il personaggio di Gigliola aiutò a «traghettare» 98 gli italiani verso la incalzante modernità, presen- tando loro un modo al contempo rassicurante e ammirato di essere giovane negli anni Sessanta. Il tutto, si capisce, in modo del tutto inconsapevole, sia da parte della sedicenne Gigliola che da parte del pubblico italiano, il qua- le – ben giustamente – fruiva della musica leggera di tutti i cantan- ti senza troppi ragionamenti, e non faceva della sociologia prima di andarsi a comprare un 45 giri. Ad ogni modo il personaggio apparso a Sanremo nel 1964 ri- sulta così credibile e raggiunge gli italiani in modo così forte che in seguito diverrà per la stessa Cinquetti una sorta di gabbia. Difatti, a riprova della forza di quello stereotipo, ancora oggi che ha inter- pretato canzoni di Modugno, Brel, Brassens, si tende a pensare a lei come se non avesse fatto mai altro che Non ho l’età, come se aves- se eternamente sedici anni e il vestitino fiocchettato, non rendendo giustizia alla sua voce, anche duttile e calda, e alla sua personalità. Quel personaggio che inizialmente poteva essere autentico, aderen- te a lei, a lungo andare non poteva che cominciare ad andarle sem- pre più stretto. Lei stessa confesserà poi: «Detestavo quella Giglio- la Cinquetti. […] Se fosse dipeso dai miei impresari e discografici avrei continuato a non avere l’età fino a cinquant’anni» 99. Perfino sul finire degli anni Ottanta «ci fu una campagna denigratoria con- tro di me quando si seppe che avrei votato radicale, il partito del di- vorzio e dell’aborto» 100.