Gino Massullo, Bagnoli Del Trigno. Territorio E Società
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Comunità/1 Gino Massullo BAGNOLI DEL TRIGNO Territorio e società dalla preistoria ad oggi Edm Edizioni di Macchiamara © 2011 Edizioni di Macchiamara Via Campanile, 24 Bagnoli del Trigno (IS) [email protected] www.macchiamara.it Bagnoli del Trigno. Territorio e società Indice Premessa p. 9 I . Prima del castello 1. Primi insediamenti nella preistoria 17 2. Recinti e santuari sanniti 18 3. Municipi, villa e fattorie 21 4. Tra Bizantini e Longobardi: le fare 24 II. Tra Longobardi, Franchi e Normanni 1 Terra Burrelensis 27 2. Benedettini 29 3. Balneoli da oppido a castello 31 4. Speronasinum 35 III. I Sanfelice 1. Svevi, angioini, aragonesi 37 2. Antonio Sanfelice primo conte di Bagnoli 38 3. Feudo e universitas: forti contrasti sociali 42 4. Aumento della popolazione e immigrazione 45 IV. Nella crisi del Seicento 1. I Sanfelice resistono, i D‟Alessandro avanzano 51 2. Sprondasino nel Seicento: scomparsa o trasferimento 54 V. Il Settecento: crescita demografica e lotta per la terra 1. Economia, mercati, popolazione 59 2. Urbanistica 62 3. Percorsi di ascesa sociale 68 VI. Dopo il castello: dall‟Ottocento al Terzo millennio 58 1. Risorgimento in periferia 71 2. I bagnolesi vanno a Roma 73 3. Galantuomini e contadini 75 4. Autarchia 76 5. L‟esodo 77 6. Verso il futuro? 78 Appendice 83 Ai miei genitori Bagnoli del Trigno. Territorio e società Premessa Mi sembrava che, a ben raccontarle [le storie di uomini che hanno impersonificato le condizioni e le lotte politiche e morali del loro tempo] si po- tesse appagare l‟immaginazione che si diletta dello straordinario e inaspettato, senza perciò de- ludere le richieste della seria intelligenza storica. B. Croce, Vite di avventure, di fede e di passione Era da qualche tempo che mi tornava sempre più di frequente alla mente la vecchia idea di riordinare ed even- tualmente pubblicare una discreta mole di materiale storio- grafico accumulato negli anni, relativo al mio paese natale, Bagnoli del Trigno, in Molise. Si tratta perlopiù di informazioni, note e noterelle relative a questa ormai piccola comunità del medio Trigno nella quale mi è capitato di nascere, alcune volte trovate per caso, altre proprio cercate, per svago della mente, durante i 9 Bagnoli del Trigno. Territorio e società momenti di pausa delle molte e lunghe giornate di lavoro passate a scorrere scaffali di biblioteca e a scandagliare fondi di archivio nel corso del mio lavoro di storico. Quelle raccolte più tempo fa le ho di recente riesumate ritrovandole diligentemente annotate su vecchie schede di catalogazione di cartoncino, dal fondo bianco ormai un poco ingiallito ma con le righe e i caratteristici bordi frastagliati di un bel verde ancora intenso, acquistate molti anni fa, agli inizi della mia attività di ricerca, in una di quelle cartolerie di una volta, già alquanto antica allora, tutta pervasa dagli odori penetranti ed evocativi di inchiostro e colla. Quelle schedate più di recente, diciamo negli ultimi venti anni, sono invece risalite, grazie ad un provvidenziale backup, dalle profondità abissali e sconosciute della memoria dell’hard disk del mio attuale computer nelle quali negli anni erano precipitate e giacevano disperse, anche in conseguenza dei molteplici travasi di dati dal primo ingombrante calcolatore utilizzato negli anni ottanta al più compatto e sofisticato portatile che uso oggi. Ho a lungo esitato prima di decidermi a riordinare in un testo quei semplici appunti. Sospettavo nell’idea una qualche eccessiva indulgenza in - quasi senili e dunque ancor più pericolose - regressioni verso il mio personale passato o comunque il rischio di nostalgico vagheggiamento del “piccolo mondo antico” da cui, come quasi tutti quelli della mia generazione, provengo. Passato che, certo, è pur assolutamente necessario conoscere ed elaborare per costruire la propria personalità individuale e sociale, ma 10 Premessa entro il quale non è bene rifugiarsi, come in un poco vigliacco e comunque impossibile ritorno all’utero materno; specie in tempi come i nostri – ma è stato quasi sempre così del resto – nei quali l’attenzione va tenuta fortemente all’attualità e al mondo intero nella sua complessità e lo sguardo dritto alla prora indirizzata fermamente alla costruzione di un futuro non necessariamente peggiore del presente. Mi frenava nell’intrapresa, con paradosso solo apparente, anche lo stesso mio mestiere di storico e la consapevolezza che ne deriva della differenza sostanziale tra aneddotica più o meno erudita e vero e proprio esercizio storiografico; premeva in me la coscienza della diversità di ruolo tra la figura del cronista e quella dello storico; unicamente attento al racconto, più o meno scientificamente suffragato dalle fonti, il primo; il secondo invece concentrato sulle questioni storiografiche, sulle domande da porre al passato per riuscire a dotarlo di senso, al fine di far luce sul presente. La pletora di monografie municipali, anche molisane, spesso ridondanti nell’esposizione quanto scarne per contenuti originali e ancor di più per problematicità storiografica, incontrata e faticosamente scorsa in anni di studi, non mi aiutava nella decisione. Alla fine due considerazioni mi hanno convinto. La prima riguarda la necessità di prestare la dovuta attenzione alla divulgazione, ed alla sua correttezza filologica e meto- dologica, in particolare in un paese come l’Italia in cui modestissima è la tradizione nel campo, comparativamente, 11 Bagnoli del Trigno. Territorio e società ad esempio, a quella dei paesi di tradizione anglosassone. Tradizione modesta anche nel settore storiografico e forse soprattutto in esso, a giudicare dall’uso a volte davvero inavveduto e incauto o, peggio, ignobilmente strumentale che spesso della storia si fa. Ed esempi di uso, almeno, incauto e sprovveduto della divul- gazione storiografica se ne possono purtroppo trovare num- erosi anche relativamente al Molise. Essi vanno anzi pur- troppo aumentando correlativamente alla più recente tende- nza di singoli e comunità - in sé positiva ed auspicabile - a prestare maggiore interesse per il proprio passato, per la propria storia. In un processo tipico di ogni luogo, uscendo dal sottosviluppo, dalla miseria, dall’isolamento e dall’ano- nimato, solitamente le comunità locali smettono di rimuo- vere il proprio passato – ed anche, più o meno velatamente, di vergognarsene - e avviano il suo recupero, la sua vera e propria ri-costruzione. Maggiori risorse economiche a dispo- sizione degli enti locali consentono, sia pure in misura sem- pre troppo modesta, di mettere in campo esperienze di ricer- ca, di avviare il restauro di monumenti, di consegnarli alla fruizione ed alla appropriazione culturale e sociale da parte della collettività, tentando di farne magari anche strumento di sviluppo economico locale. Questo processo in sé stesso positivo, se non rigorosamente controllato dal punto di vista culturale, può però sostituire alla negatività dell’abbandono della memoria e dell’oblìo del passato, l’altra, ancor più insidiosa e pervasiva, di una nuova ignoranza tanto più diffusa e condivisa quanto più inconsapevole perché 12 Premessa costruita, rilanciata ed amplificata proprio da canali, strutture, enti che nella coscienza comune o per definizione godono di legittimazione – troppo spesso di semplice auto legittimazione – per l’appunto culturale. A pagare le conseguenze di questo increscioso fenomeno è, come al solito, quel cittadino comune, non necessariamente pienamente inculturato ma comunque colmo di curiosità ed interesse per la storia e la conoscenza in genere, proprio quando egli venga a trovarsi, tanto per esempio, di fronte alle pregevoli e restaurate vestigia del castello ducale del proprio paese natale. Visitando l’antico maniero, egli non ritroverà più la pericolante e pericolosa petraia dei suoi ricordi resa tale da secoli di abbandono e saccheggio collettivo di pietre squadrate e stipiti scalpellinati con maestria ormai perduta, luogo mitico dei propri giochi di infanzia e dei connessi suoi riti di passaggio. Non più il complice rifugio per le fugaci adolescenziali prime avventure amorose un tempo lontano vissute, tra quelle mura dirute, le prete e i mazzacani dispersi in nugoli di polvere calcinata che, fissata agli abiti necessariamente, dopo l’escursione, un poco stazzonati, avrebbe puntualmente finito per tradire presso genitori furenti la fragile segretezza del, peraltro quasi sempre innocente, consesso amoroso. Al posto di quelle rovine egli trova ora di fronte a sé final- mente un monumento–documento reso agibile e – forse – leggibile da un lungo restauro ancora in corso curato dalla competente sovrintendenza ai beni architettonici. Quel bravo cittadino, nel desiderio di saperne un poco di più sulla sua 13 Bagnoli del Trigno. Territorio e società storia, non troverà facilmente materiale scientifico o divul- gativo utile a conoscere il passato del castello, del paese che gli è cresciuto intorno, degli uomini e le donne che lo hanno abitato nei secoli, correndo così il rischio di trovarsi involontariamente a perdere, in un solo momento, il luogo della propria memoria – ormai necessariamente cancellato dal restauro – senza poter trovare quello della propria storia. Insieme alla necessità di una divulgazione controllata, a convincermi ulteriormente all’impresa ha poi molto autore- volmente contribuito l’esempio del grande Benedetto Croce. Se anche l’universale maestro, nelle pause delle sue fonda- mentali e inarrivabili riflessioni, scritture storiche e filoso- fiche, trovò il desiderio e il tempo di dedicarsi alla ricostru-