La Galleria Degli Uffizi Di Firenze. Quattrocento E Primo Cinquecento
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A82 17 La Galleria degli Uffizi di Firenze A83 itinerArio 17 ffizi in italiano antico significa «uffici». allievo di Bartolomeo Ammannati, verso il UFu infatti a tal fine, e cioè per accogliere 1580. In seguito sarà l’architetto Bernardo le tredici principali magistrature del Ducato Buontalenti ❚ a concluderla definitivamente di Firenze, che Giorgio Vasari ne cominciò quando, per volontà del granduca di Tosca- La Galleria la costruzione, a partire dal 23 marzo 1560, na Francesco I de’ Medici (1574-1587) e, secondo la precisa volontà del duca Cosimo soprattutto, del suo successore Ferdinando I degli Uffizi I de’ Medici (1537-1574). La progettazione (1587-1609), gli Uffizi cominciarono a essere di Firenze. e soprattutto l’esecuzione dei lavori furono trasformati in Galleria d’Arte. talmente impegnative che il Vasari stesso La fondazione vera e propria della Galle- Quattrocento confessava al riguardo «di non aver fatto mai ria degli Uffizi risale pertanto al 1581, il che murare cosa né più difficile né più perico- la rende sicuramente una delle più antiche e primo losa per essere fondata in sul fiume e quasi d’Europa. Nei secoli successivi anche tutti gli in aria». Il complesso, che come una sceno- altri membri della famiglia granducale fece- Cinquecento grafia teatrale si spinge fino al vicino Arno, ro a gara, ciascuno secondo la propria cultu- sorge al lato di Palazzo Vecchio, al posto di ra e i propri interessi, a dotarla di collezioni un quartiere medioevale appositamente raso sempre più rare, raffinate e preziose. al suolo, quasi a dimostrare come la potenza Alla morte di Gian Gastone (1723-1731), dei Medici fosse talmente forte da non arre- ultimo discendente maschio della casa medi- starsi di fronte a nessuna difficoltà. cea, il Granducato passò al duca Francesco Ste- La grandiosa fabbrica degli Uffizi ven- fano di Lorena (1737-1765), consorte dell’im- ne ultimata dall’architetto Alfonso Parigi ❚, peratrice Maria Teresa d’Austria (1740-1780) 56 79 10 16 Pianta. 4 12 11 13 24 1. Stanza Archeologica 28 15 17 18 19 20 21 22 23 1 3 14 2. Giotto e il Xiii secolo 3. Pittura senese del XiV secolo Piazzale degli Uffizi 4. Pittura fiorentina del XiV secolo Firenze 43 45 44 34 24 5-6. Gotico 42 41 35 internazionale 26 7. Primo rinascimento 36 - 40 33 27 8. Filippo Lippi 32 9. Antonio del 28 31 30 Pollaiolo 29 10-14. Botticelli 24. Stanza delle 31. Veronese 41. rubens 15. Leonardo miniature 32. tintoretto 42. niobe 16. Stanza delle carte 25. Michelangelo e 33. Pittura del XVi 43. Caravaggio geografiche artisti fiorentini secolo 44. rembrandt 17. ermafrodito 26. raffaello Sanzio e 34. Scuola lombarda 45. Pittura del XViii 18. La tribuna Andrea del Sarto 35. Barocci secolo 19. Perugino e Signorelli 27. Pontormo e 20. Dürer e artisti rosso Fiorentino ❚ germanici 28. tiziano e Alfonso Parigi 21. Giambellino e Sebastiano del (Firenze, ?-1590). Appartenente a una nota famiglia Giorgione Piombo di architetti e scenografi fiorentini, fu allievo dell’Am- 22. Fiammighi e 29. Parmigianino e mannati e come tale lavorò, oltre che agli Uffizi, an- tedeschi Dosso Dossi che ai chiostri delle chiese fiorentine di Santo Spirito 23. Correggio 30. Pittori emiliani e di Santa trìnita. 17 La Galleria degli Uffizi di Firenze A83 e a sua volta imperatore. Nel 1737 l’Elettrice Palatina ❚ Anna Maria Ludovica de’ Medici (1667-1743), ultima sorella di Gian Gastone, si batté affinché dopo la sua morte la Galleria venisse destinata alla città di Firenze e non su- bisse la triste sorte dello smembramento. Con l’adesione della Toscana al Regno d’Italia (1860) anche gli Uffizi passarono al nuovo Stato nazionale che, nel 1872, ne di- spose subito un radicale riordinamento sia per quel che riguardava le collezioni sia dal punto di vista architettonico. L’assetto attuale della Galleria è frutto di numerosi altri riordinamenti successivi, in attesa di portare a compimento l’ambizioso 17.1 l dipinto, forse il più celebre dell’artista, rap- progetto dei Nuovi Uffizi. In questa ipotesi, ipresenta una Madonna in trono con il Bam- entro i prossimi anni, dovrebbero essere ac- bino sotto le campate ancora leggermente domenico veneziano quisiti all’area espositiva ulteriori spazi anco- goticheggianti di un’architettura già restituita (ca 1400-1461) ra inutilizzati e si dovrebbe procedere al rior- secondo le precise regole della prospettiva. Al- la destra della Vergine, in primo piano, sono dinamento cronologico definitivo, rendendo Pala di Santa Lucia i Santi Giovanni Battista (forse un autoritratto la struttura museale una delle più ricche, dei Magnoli dello stesso maestro) e Francesco. Alla sua si- moderne e attrezzate del mondo. nistra, invece, troviamo i Santi Zanòbi, in abiti La Galleria, pur essendo fondamental- Circa 1445. tempera su tavola, 209×216 cm vescovili, e Lucia. A quest’ultima era dedicata la chiesetta fiorentina dei Màgnoli (Magnòlie), mente una pinacoteca, ospita comunque an- Poco o nulla sappiamo della formazione di Do- alla quale questa Sacra conversazione era ini- che una nutrita serie di sculture ellenistiche menico Veneziano (nato a Venezia) la cui origine zialmente destinata. e romane. lascia comunque supporre l’esistenza di un suo La precisa collocazione spaziale dei quattro In parte del cosiddetto Corridoio vasa- contatto con la pittura veneta degli inizi del XV santi risulta geometricamente esaltata dal dise- secolo. Quando nel 1439 arrivò a Firenze, però, gno prospettico del pavimento, come se i per- riano, il collegamento che univa gli Uffizi a egli dimostrò di essere già perfettamente a cono- sonaggi fossero pedine su una scacchiera va- Palazzo Pitti, è poi allestita la Collezione degli scenza dell’ambiente artistico della città. Questo riopinta. La concezione, ereditata da Masaccio, autoritratti, attualmente la più importante induce a ipotizzare, pur in assenza di documen- di uno spazio misurabile con una semplice oc- ti certi, anche la possibilità di un suo precedente del mondo, ricca di oltre 1200 autoritratti dei chiata ha evidentemente già fatto scuola. soggiorno nel capoluogo toscano. tra il 1441 e il Se la volumetria dei personaggi e la preva- principali artisti italiani e stranieri dal XV se- 1445 lavorò a un ciclo di affreschi (oggi perduti) lenza del disegno appartengono a pieno tito- nel coro della chiesa fiorentina di Sant’egidio. Lo colo ai giorni nostri. lo alla tradizione fiorentina, l’uso del colore ri- aiutò l’allora giovanissimo Piero della Francesca, vela anche in quest’occasione l’origine veneta Alla Galleria degli Uffizi, infine, fa capo che ebbe così modo di studiare le novità della lu- anche il prestigioso Gabinetto Disegni e ce e dei colori del più maturo maestro. infatti, pur di Domenico. tutta la scena è infatti pervasa Stampe. Esso raccoglie oltre 104 000 pezzi dal essendosi subito adeguato al disegno e ai volumi da una luce chiara e uniforme, che crea colori tenui e del tutto privi di forti effetti di chiaro- XV secolo all’epoca contemporanea, anche dei Fiorentini, Domenico non rinuncia all’uso dei teneri colori della tradizione veneta, dei quali è scuro. se i secoli maggiormente rappresentati sono considerato – in quel tempo – uno dei pochi e in- in questo modo, quel che la rigorosa pro- senza dubbio il XVI e il XVII. vidiati conoscitori. spettiva matematica contribuisce a suddividere in una serie di piani successivi (scuola fiorenti- na) viene poi riunificato dal colore (scuola ve- neziana), in un insieme di grande equilibrio e Bernardo Buontalenti Elettrice Palatina (1531-1608). Uno dei personaggi più versatili e fan- titolo nobiliare spettante per antichissimo privilegio armonia. Completava originariamente la pala tasiosi del Manierismo. Formatosi alla scuola dell’Am- alla consorte dell’elettore Palatino, uno dei quattro una sottostante predella lignea dipinta di ugua- mannati, ne seguì gli insegnamenti riproponendo for- principi ai quali era concesso di esercitare il diritto, le lunghezza, oggi purtroppo smembrata in va- me di gusto classicheggiante e, alla morte del Vasari, dal 1257 al 1806, di eleggere l’imperatore del Sacro ri pezzi e dispersa fra tre musei di Washington, ne ereditò il prestigioso ruolo presso i Medici. romano impero. Cambridge e Berlino. A84 Itinerario 17 17 La Galleria degli Uffizi di Firenze A85 17.3 antonio del pollaiolo (ca 1431-1498) Ercole e l’Idra Circa 1475. tempera su tavola, 17×12 cm Antonio di Jacopo Benci, nato a Firenze e morto a roma, deriva il soprannome dall’attività del padre. Antonio iniziò la propria carriera come orafo e ciò spiega il gusto per il particolare minuto e raffina- 17.2 to. Come pittore concentrò la propria attenzio- ne soprattutto sullo studio dell’anatomia umana, indagando in particolare i corpi sotto sforzo e in andrea movimento, riservando grande attenzione ai temi del castagno del nudo e della lotta. (ca 1421-1457) a piccola tavola rappresenta ercole, il leggen- Sibilla cumana Ldario eroe mitologico, nella seconda delle do- dici fatiche impostegli dagli dei per espiare l’uc- Circa 1450. Affresco strappato e cisione, in una crisi di follia, della moglie e dei riportato su tela, 250×154 cm figli. egli è intento a combattere contro l’idra di Lèrna (in Argòlide), un mostruoso serpente le originario forse di Castagno, in Mu- cui molte teste, una volta mozzate, ricrescevano gello, Andrea di Bartolo di Bargilla, per incanto. La ripresa degli studi umanistici, del detto Andrea del Castagno si formò resto, e in particolar modo della filosofia e del- come pittore nella Firenze del pri- la letteratura classiche, aveva progressivamente mo rinascimento, mettendo a pun- condotto gli artisti del Quattrocento a rivendica- to uno stile molto incisivo, basato su una modellazione potente e qua- re per la propria ispirazione anche tutto il fanta- si scultorea. Disegnatore raffinato e sioso repertorio della mitologia greca e romana.