Archivio Notarile Di Trevi
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Archivio di Stato di Frosinone Sezione Anagni – Guarcino Archivio Notarile Di Trevi Originali e Copie Inventario a cura di: Giulio Bianchini Operatore al computer Pierina Petrivelli INTRODUZIONE La prima normativa sugli archivi, di carattere generale, nello Stato Pontificio fu emanata da papa Sisto V nel 1588 con la bolla “Sollecitudo pastoralis officii”. Con questa bolla venne istituita la Prefettura degli Archivi composta dai Chierici di Camera, che aveva il compito di vigilare sulla corretta tenuta e sul buon funzionamento degli archivi, mediante frequenti ispezioni. Gli archivi dovevano essere istituiti in tutto lo Stato Pontificio, sia nei territori “immediatamente soggetti”, cioè dipendenti dalla Camera Apostolica, sia in quelli baronali “mediamente soggetti”. L’obiettivo del Papa era quello di uniformare la legislazione nel campo archivistico, che fino ad allora aveva goduto di molta autonomia, e di garantire la conservazione dei documenti notarili. I principi enunciati dalla bolla sistina trovarono attuazione con il bando del Camerlengo del 5 dicembre 1588. Gli archivi dovevano essere istituiti in ogni città dello Stato, ad eccezione di Roma, e Bologna; nei luoghi di mancata istituzione doveva essere utilizzato quello della città dominante. Ad ogni archivio dovevano essere preposti degli archivisti di buona fama, scelti dall’Archivista Generale e avevano la qualifica di pubblici ufficiali. Tutti i notai avevano l’obbligo di presentare i propri atti presso l’archivio, entro quindici giorni dalla stipulazione, muniti di sigillo, perché fossero conservati a beneficio di ogni persona interessata. Il notaio archivista annotava la presentazione dell’atto in un libro detto delle esibite. Gli atti non presentati erano considerati nulli. Gli eredi dei notai defunti dovevano consegnare all’archivio i protocolli conservando però il diritto di ricevere la metà degli introiti ricavati dalla vendita delle copie. L’attuazione delle norme emanate da Sisto V fu, in vari modi, ostacolata dalle resistenze dei notai e dagli eredi dei notai defunti. Regole in materia archivistica furono emanate anche nel corso dei secoli successivi, rispecchiando in sostanza le norme sistine. Si ricordano in particolare il bando del Camerlengo Card. Barberini del 1668, che precisò alcuni punti relativi alla tenuta delle carte, ai testamenti, ai doveri degli archivisti, ecc. L’ultimo bando, prima delle riforme ottocentesche, fu emanato dal Cardinale Valente, Prefetto degli Archivi, nel 1748 ed ingiungeva ai comuni dello Stato Pontificio di fare l’inventario dei documenti conservati nei rispettivi archivi. L’occupazione napoleonica dello Stato Pontificio e la relativa annessione all’Impero francese nel 1809, portò all’abrogazione dell’ordinamento archivistico sistino, che venne sostituito da quello francese. Il regolamento prevedeva che in ogni capoluogo di dipartimento fosse istituito un archivio generale, nel quale confluivano i protocolli, libri, rogiti, ecc, presenti negli archivi del circondario. Il numero dei notai era fisso e distribuito secondo le esigenze nelle città. Con il ritorno del Papa negli antichi territori vi fu la riorganizzazione generale dello Stato con il Moto Proprio del 6 luglio 1816 di Pio VII, che prevedeva un nuovo regolamento per i notai. Questo regolamento fu emanato con il Moto Proprio del 31 maggio 1822, che stabiliva la residenza degli archivi nei “capoluoghi di provincia, nelle città di governo distrettuale e nei paesi ove è fissata la residenza dei governatori”. I comuni, sede di archivi, avevano l’obbligo di fornire i locali e le scaffalature per la conservazione dei protocolli; ad eleggere il notaio archivista, scelto tra i notai del circondario e la cui nomina doveva essere approvata dal Prefetto degli Archivi. Il compito dell’archivista era quello di ben conservare gli atti e di renderne conto ogni anno al Prefetto degli Archivi. I notai, ogni quattro mesi, dovevano presentare il repertorio, vidimato dall’Ufficio del Registro, all’archivista, nel quale si annotavano gli atti ed i nomi dei contraenti. Essi dovevano risiedere nelle città assegnate e non potevano rogare al di fuori del circondario. La professione notarile era incompatibile con quella di giudice, governatore, cancelliere ed avvocato. In base al riparto del 1817, gli archivi notarili della Delegazione Apostolica furono 18, quanto i comuni di residenza dei governatori. Qualche anno più tardi il riparto territoriale fu modificato con il Moto Proprio di Leone XII del 21 dicembre 1827, con la creazione di una sede archivistica anche a Paliano. La concentrazione degli archivi comunali in quelli di mandamento non fu pienamente attuata, perché molti comuni ebbero la facoltà di conservare il proprio archivio comunale a condizione che avessero il notaio archivista e locali idonei. Con il Regno d’Italia si pose il problema di uniformare il sistema amministrativo e legislativo di tutto il territorio. La legge riguardante il notariato fu quella del 25 luglio 1875 n. 2786 che istituiva, in ogni distretto dove ha sede il tribunale, un archivio. Inoltre era possibile istituire archivi nei capoluoghi di mandamento. Per esercitare la professione notarile si richiede almeno ventiquattro anni, buona moralità, superamento di esami di diritto e pratica per almeno due anni. Al termine di ciò, superato l’esame di idoneità si poteva accedere alla professione all’interno del distretto in cui di era iscritto. La legge 6 aprile 1879, n. 89, modificò l’ordinamento stabilito qualche anno prima, perché oltre all’istituzione degli archivi distrettuali e mandamentali, lasciò la possibilità di istituire archivi sussidiari in altre città del distretto. Quest’ultima possibilità fu poi abolita con la legge 31 dicembre 1923, n. 3138. Per quanto riguarda la zona del frusinate, come per le altre provincie pontificie, si provvide alla sistemazione degli archivi notarili esistenti con il Regio Decreto 28 giugno 1879, n. 4949. A Frosinone venne istituito l’archivio notarile distrettuale, in quanto già sede del Tribunale, e nei comuni di Alatri, Anagni, Ceccano, Ceprano, Ferentino, Guarcino, Paliano e Veroli venne istituito l’archivio mandamentale . Nell’archivio distrettuale si conservano le copie certificate conformi degli atti notarili che non erano state depositate negli archivi mandamentali, le copie delle notazioni fatte ai repertori di tutti gli atti ricevuti, i volumi contenenti gli originali ricevuti in deposito dai notai morti o che avevano cessato l’attività. Gli archivi mandamentali vennero soppressi nei decenni successivi con la contemporanea chiusura delle preture. NOTA ARCHIVISTICA Gli atti , sia originali che copie, conservati nell’archivio notarile di Trevi, iniziano alla fine del 1400 e terminano agli inizi del 1900. Trevi, come risulta dall’elenco redatto dalla Prefettura degli Archivi nel 1709, era sede di archivio notarile e dipendeva, gerarchicamente, dall’Abbazia di Subiaco, mentre agli inizi dell’ottocento, con la concentrazione degli archivi fu portato a Subiaco. Con il Motu Proprio del 1816 Trevi viene aggregata alla delegazione di Frosinone, governo di Guarcino. Con la creazione del distretto notarile di Guarcino, in quanto sede del governatore, conforme al “Riparto dei governi e delle comunità dello Stato Pontificio con i loro rispettivi appodiati” del 1817, Trevi venne a dipendere dall’archivio notarile di Guarcino. Infatti tra di atti schedati vi è un fascicolo, di ff. 6, del 1840: “Inventario di tutti i protocolli degli istrumenti dei notai del comune di Trevi che esistevano nell’archivio di Subiaco e che vengono consegnati al comune di Guarcino”. E’ da notare, però, che nell’elenco predetto compaiono protocolli che oggi non sono presenti, al contrario di altri che non sono citati. La scheda dell’inventario dell’archivio notarile di Trevi è stata redatta secondo la partizione di seguito elencata: Numero della busta; Numero dell’unità archivistica Nome del notaio Estremi cronologici del singolo pezzo; Piazza dove di è svolta l’attività; Eventuali osservazioni sulla tipologia del documento, numero di carte ecc. BIBLIOGRAFIA M.L. SAN MARTINI BARROVECCHIO, Gli archivi notarili sistini nella provincia di Roma, in “Rivista storica del Lazio”, II (1994), pp. 293-320; M.G. PASTURA RUGGERO, La Reverenda Camera Apostolica e i suoi archivi ( sec. XV-XVIII), Roma, Archivio di Stato, 1984; R. LODOLINI, L’Archivio della Sacra Congregazione del Buon Governo (1592- 1847), Roma, 1956; M. DI FABIO, Notaio, (Enciclopedia del Diritto, XXVIII), pp. 565-639. Originali (1471-1824) b. 1 1.1 Diversi notai 1471 mar. 29 - 1543 set. 13 Jacobus Aurelius, Lucidus de Leliis (S.T.), Atti non ordinati cronologicamente Joannes Antonius Bartolomeis (S.T.), Petrus De Leliis (S.T.) Laurentius (S.T.), Nicolaus Magistri Petri (S.T.) Atti rogati in: Trevi, Ferentino Protocollo rilegato senza coperta . Sul dorso è presente un frammento di pergamena con scrittura gotica. Pezzo composto da più fascicoli, diversi per origine: la prima parte contiene atti giudiziari di Trevi, all'interno dei quali si trovano alcuni atti notarili: la seconda parte contiene atti notarili rogati in Ferentino. Il protocollo era rilegato con pergamena scritta in carolina, segnata con la lettera B. 1.2 Lucidus Blasii Leonardi de Leliis 1498 set. 10 - 1517 giu. 24 S.T. alla c. 1 Atti non ordinati cronologicamente Atti rogati in: Trevi Bastardello di cc.38, non rilegato e senza coperta . Pezzo composto da 2 fascicoli, slegati tra loro. Il protocollo era rilegato con pergamena scritta in carolina, segnata con la lettera G. 1.3 Lucidus Blasii Leonardi de Leliis 1500 feb. 2 - 1523 lug. 30 S.T. alla c. 1 Atti non ordinati cronologicamente Atti rogati in: Trevi Protocollo di cc.28, non rilegato e senza coperta . Pezzo composto da 2 fascicoli, slegati tra loro. 1.4 Pompeius Aurelius 1522 nov. 11 - 1535 nov. 1 S.T. alla c.1 Atti rogati in: Trevi Protocollo di cc. 135, rilegato con coperta di pergamena floscia con corregge in cuoio e patta di chiusura. Sul piatto: Pompeo Aurelij Vecchio. 1.5 Petrus Leliis 1528 mag. 1 - 1570 gen. 16 Atti non ordinati cronologicamente Atti rogati in: Trevi, Vallepietra Bastardello di cc.: 176-213, senza coperta. Pezzo composto da 5 fascicoli, slegati tra loro. Il protocollo è il seguito del n.