PREMESSA richiesta approvazione piano di prelievo selettivo

Il capriolo (Capreolus capreolus) è tra le specie appartenenti alla Famiglia dei Cervidi la più comune e diffusa in Europa. La sua considerevole capacità di adattarsi a situazioni ambientali caratterizzate dalla presenza dell'uomo e delle sue attività ha permesso a questa specie un costante incremento nel tempo. Nonostante la pressione venatoria a cui è soggetto, il capriolo ha raggiunto in molte aree consistenze notevoli, senza dubbio superiori a quelle che caratterizzavano le sue popolazioni nei secoli passati. Dall'ambiente costiero al limite superiore della vegetazione sulle Alpi, la specie occupa oggi quasi tutte le tipologie ambientali che caratterizzano l'Europa dove le maggiori consistenze vengono raggiunte nei Paesi centro-orientali (nel 1982 veniva stimata una presenza complessiva di oltre sei milioni di esemplari). Il capriolo risulta essere assente in Islanda, in Irlanda, nelle popolazioni della penisola scandinava a Nord del golfo di Botnia e nelle isole del Mediterraneo, mentre le sue popolazioni sono discontinue e caratterizzate da basse densità in Inghilterra centrale, in Finlandia, nella Norvegia settentrionale, in Spagna, Portogallo, Grecia e Italia meridionale. In Italia il capriolo era anticamente distribuito in maniera continua su tutto il territorio italiano, ma a partire dal XVI secolo il suo areale distributivo e le sue consistenze andarono progressivamente diminuendo, arrivando nel XIX secolo a una situazione di criticità. Nell'Italia peninsulare la storia del capriolo è simile a quella di altre aree mediterranee. In tali zone la progressiva crescita delle popolazioni umane, con la conseguente diffusione delle attività agricole e di pastorizia e la drastica diminuzione delle superfici boscate è stata la principale causa di estinzione delle popolazioni. La diminuzione della specie fu particolarmente rapida nell'Italia meridionale ed in Sicilia dove si estinse prima della fine del XIX secolo. La scomparsa del capriolo in numerosi settori dell'arco alpino italiano avvenne più tardi (principalmente nelle regioni nord-occidentali), in concomitanza alla I guerra mondiale, dopo la quale la situazione rimase critica sino alla fine degli anni '40. Secondo Perco e Calò (1994) tra il 1920 ed il 1936 il numero complessivo di caprioli presenti in Italia scese da 60'000 a 30'000, per toccare il minimo storico attorno al 1945, anno in cui venne stimata la presenza di non più di 10'000 animali, distribuiti tra Valtellina (Lombardia), parte delle Alpi centro-orientali (Trento, Bolzano, Belluno e Udine) e la Maremma toscana, mentre alcuni nuclei isolati si erano conservati anche nella penisola del Gargano ed in Calabria. Dopo tale periodo, i principali fattori che hanno contribuito al graduale recupero numerico e distributivo del capriolo sono stati il progressivo abbandono delle aree montane e la notevole diminuzione del loro sfruttamento agricolo e zootecnico, con il conseguente aumento delle superfici disponibili per la fauna selvatica ed un incremento delle aree boscate e di ecotono. A partire circa dall'inizio degli anni '60, periodo in cui si stimavano presenti 50'000 caprioli, in alcune aree dell'Italia settentrionale si assistette a un vero e proprio boom demografico che portò nel 1975 a valutare la consistenza di 100'000 capi. Secondo più recenti indagini effettuate dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Pedrotti et al., 2001), la consistenza delle popolazioni italiane di capriolo ad inizio del secolo si aggiravano intorno ai 400'000 capi, per un areale occupato che si estendeva complessivamente per 95'700 km2. Dai dati forniti dall'I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel più recente 2010, le popolazioni di capriolo si aggiravano su una consistenza stimata a 457'794 esemplari, per un areale occupato pari a 145'000 km2. Con un incremento del 35% rispetto a quanto riportato nel 2000. Il progressivo recupero è avvenuto in parte per dispersione e colonizzazione spontanea ed in parte per immissioni da parte dell'uomo, spesso non completamente documentate. In Italia settentrionale, dove è presente circa il 50% della popolazione totale, il capriolo ha occupato quasi l'80% del suo areale potenziale. Supponendo una densità potenziale media per l'Italia pari a a15 caprioli per 100 ettari, lo status attuale delle consistenze delle popolazioni non supera il 15-20% delle consistenze massime sostenibili. La velocità di colonizzazione di nuovi ambienti è stata stimata in 2,2 km/anno in aree aperte all'attività venatoria e nell'ordine dei 5-7 km/anno dove l'attività venatoria non è permessa (Perco e Calò, 1994). (A. Mustoni, L. Pedrotti, E. Zanon, G. Tosi, 2002 – Ungulati delle Alpi) Un aspetto decisamente preoccupante se si considera che la specie, eccezion fatta per l'uomo durante la stagione venatoria, non ha effettivi predatori che possano agire limitando la crescita e l'espansione della popolazione. Il capriolo esercita un forte impatto negativo sulle attività antropiche e agricole e ciò determina il sorgere di contrasti tra diverse categorie sociali (cacciatori ed agricoltori), spesso caratterizzati da interessi divergenti. D'altra parte le oggettive difficoltà che s'incontrano nell'ottenere informazioni affidabili sulla consistenza delle popolazioni e sulle dimensioni del prelievo venatorio di questa specie rendono ancora più complicata la pianificazione delle attività gestionali. La gestione venatoria degli Ungulati, così come di molte altre specie oggetto di prelievo si pone obiettivi diversi: l’aumento dell’abbondanza e della distribuzione di una popolazione oppure il controllo delle sue dimensioni e della sua struttura demografica entro valori definiti. Nel caso del capriolo, il continuo proliferare delle richieste di risarcimento dei danni alle colture agricole, ma ancora di più dei sinistri stradali, impone la necessità di individuare una strategia complessiva da applicarsi su scala nazionale, in grado di appianare conflitti apparentemente insanabili e, nel contempo, di garantire un'adeguata conservazione della specie e la prosecuzione di un suo razionale utilizzo a fini venatori. Le caratteristiche del territorio regionale piemontese si rivelano essere la sua eterogeneità ambientale, con habitat anche molto diversi tra loro, e il suo consistente frazionamento, in cui le diverse tipologie ambientali sono senza soluzione di continuità a causa della presenza di istituti di protezione e gestionali fra loro contigui. In questo mosaico di unità territoriali, con finalità a volte molto diverse e spesso contrastanti, si trovano le popolazioni di capriolo vaganti sul territorio e non in grado di riconoscere i limiti amministrativi e gestionali dettati dall'uomo. Nelle Aree Protette regionali, la sua presenza è legata alla sua completa protezione, per la specie non esistono infatti piani di contenimento, a differenza ad esempio della specie cinghiale. Un'espansione tale della specie, così condensata nel tempo, ha portato a una serie di conseguenze gestionali: a un maggior interessamento da parte della componente venatoria si sono contrapposti i danni alle colture agricole e gli incidenti stradali con conseguente aumento dei conflitti sociali derivanti. Da considerare inoltre come l’attività venatoria, seppure applicata esclusivamente in forma selettiva per la specie in questione, per motivazioni etiche o di trofeistica, punti spesso a prediligere l'abbattimento delle femmine piuttosto che dei giovani e di maschi, dotati di trofeo, innescando irrimediabilmente delle risposte compensative nella popolazione. Ne consegue spesso una destrutturazione della popolazione che comporta un tasso riproduttivo più elevato (con aumento dell'I.U.A.). L’Ambito Territoriale di Caccia di (A.T.C. VC 1 “Pianura Vercellese Nord”), in base alle disposizioni contenute nelle linee guida per la gestione delle popolazioni ungulate ruminanti, D.G.R. n.94 – 3804 del 27/04/2012 e s.m.i., richiede l'autorizzazione per il piano di prelievo selettivo per il capriolo. Di seguito viene proposto il piano per la stagione venatoria 2019/2020, da realizzarsi nel periodo compreso tra giugno (data da definirsi a seconda della periodica dettata dalla delibera regionale) e la metà del mese di luglio, e dalla metà del mese di agosto sino alla fine del mese di settembre per il maschio. Un secondo periodo sarà articolato tra l'inizio del mese di gennaio e la metà del mese di marzo 2020 per consentire il prelievo delle femmine e dei giovani. TERRITORIO inquadramento territoriale dell'A.T.C. VC 1

L'Ambito Territoriale di Caccia Vercelli 1 “Pianura Vercellese Nord” si estende su un territorio di 31 comuni. Il territorio in esame può essere racchiuso in un triangolo il cui vertice è rappresentato dal comprensorio alpino C.A. VC 1 “Valle del Sesia”, la base dal confine con l'ambito territoriale di caccia A.T.C VC 2 ed i lati dai limiti amministrativi provinciali di Novara ad Est e di Biella ad Ovest. L'A.T.C. VC 1 confina con i seguenti enti faunistico-venatori:

• a Nord: con il C.A. VC 1 e il C.A. BI 1 • a Est: con l'A.T.C. NO 2 • a Sud: con l'A.T.C. VC 2 (con il quale è stato accorpato con D.G.R. n. 35-3980 del 26 settembre 2016) • a Ovest: con l'A.T.C. BI 1 e l'A.T.C. TO 1

La zona in esame, detta di pianura, si estende su un ampio areale dove é possibile identificare diversi ecosistemi. Tale distinzione viene fatta in base alle diverse caratteristiche morfologiche (idrologiche, altimetriche, climatiche ecc.), e agro-forestali. L'area è attraversata da diversi corpi idrici, In direzione Sud-Nord troviamo il torrente Elvo, il torrente Cervo, il torrente , il torrente Marchiazza e il fiume Sesia.

Focalizzando l'attenzione sulla specie capriolo all'interno dell'A.T.C. VC 1 si è andati a distinguere la zona a maggiore vocazionalità per la specie e con caratteristiche ambientali ottimali per l'affermazione della stessa definendo il Distretto 1 Capriolo specificatamente dedicato alla caccia di selezione (vedi immagine 1 e 2). Tale distretto si identifica con la parte Nord dell'ambito territoriale di caccia; tale circoscrizione a Ovest confina con l'A.T.C. BI 1, a Est con l'A.T.C. NO 2 e a Nord con il C.A. VC 1, in tutti i tre ambiti la specie capriolo è oggetto di prelievo da diversi anni. Partendo da Ovest i confini del distretto si identificano come segue: dal confine comunale tra Brusnengo e , confine tra A.T.C. VC 1 e A.T.C. BI 1, è sita la S.S. 142 che si percorre in direzione fino a raggiungere la F.S. Santhià- Gattinara in località Cotonificio, si risale la FFSS in direzione Nord sino ad incontrare il confine provinciale tra Vercelli e Novara che rappresenta anche il confine tra A.T.C. VC 1 e A.T.C. NO 2. Si risale fino ad incontrare il confine del C.A. VC 1 nei pressi di Borgo Sesia e si percorre lo stesso in direzione Ovest dove si incontra il confine tra A.T.C. VC 1 e A.T.C. BI 1 tra i comuni di e , si percorre il confine tra i due ambiti fino a raggiungere il confine comunale tra Brusnengo e Roasio sulla S.S. 142 da dove si è partiti. (Bevilacqua, 2011)

IMMAGINE 1 IMMAGINE 2 Per cause di forza maggiore, per la stagione venatoria 2019/2020, a seguito del vasto incendio che ha interessato la zona della (VC) e della Valsessera (BI) nella settimana a cavallo tra la fine del mese di marzo e l'inizio del mese di aprile, è stato necessario rivalutare l'estensione del Distretto 1 Capriolo. Le fiamme, partite dalla zona della cappella Coppone che si trova sulla strada che va alla chiesa di San Bernardo, a Serravalle Sesia, si sono propagate attraverso i boschi fino ad arrivare, nel corso di una settimana di incessante devastazione, sino alla vecchia strada che collega a Fraz. Vintebbio, nel comune di Serravalle Sesia, a Sud e alla SP 299 a Est. Invadendo in un secondo tempo anche il territorio Biellese. L'evento ha comportato la perdita di un'ampia superficie boschiva, si parla di circa 2'000 ettari, sebbene a tal proposito ci siano ancora le indagini aperte. Dal sopralluogo effettuato si è riscontrato che l'areale interessato dal fenomeno ha compromesso per intero la zona boschiva nord dell'A.T.C. VC 1, ricadente nel comune di Serravalle Sesia, interessando peraltro completamente il territorio destinato alla caccia in squadra al cinghiale e buona parte del distretto selezionato per la caccia di selezione alla specie capriolo. In virtù di quanto evidenziato, sulla base della normativa vigente Art. 10, Legge Quadro n.353 del 21 novembre 2000, in materia di incendi boschivi, sui territori interessati vige il divieto di qualsiasi forma di caccia per un periodo di dieci anni. A proposito della mappatura della zona in questione segue la cartografia dettagliata (vedi immagine 3) direttamente fornita dal settore Topografia Applicata al Soccorso del corpo dei Vigili del Fuoco, che si è occupato di censire, mappare e valutare l'entità dei danni nel territorio percorso dal fuoco.

IMMAGINE 3 Per quanto concerne la caccia per la specie CAPRIOLO, il distretto vede indubbiamente un drastico ridimensionamento. In virtù degli obblighi normativi e della zona andata distrutta, si è reputato, in accordo con il Comitato di Gestione dell'A.T.C. VC 1, come intervento più idoneo quello di ridimensionare la superficie distrettuale andando ad escludere l'intero comune di Serravalle Sesia. Così facendo la caccia di selezione al capriolo rimane effettuabile esclusivamente nei comuni di Roasio, Lozzolo e Gattinara. Per quello che riguarda il comune di Roasio si provvede, sempre con parere favorevole espresso dal Comitato di Gestione, a scorporare dalla superficie distrettuale la zona di caccia a gestione privata, ossia la A.F.V. Roasio in cui a tutti gli effetti il capriolo non può essere prelevato da parte degli utenti dell'A.T.C. VC 1. Tornando all'incendio vero e proprio, questo fenomeno è stato indubbiamente fonte di forte stress per la fauna selvatica che popolava le zone in questione. L'istinto di sopravvivenza ha senz'altro comportato la fuga degli animali stessi e il loro spostamento sul territorio, creando una dispersione degli animali e l'abbandono di certe aree a discapito di quelle rimaste intatte che ancora possono garantire riparo e disponibilità alimentari. Gli spazi vitali della specie (home ranges) di conseguenza sono stati fortemente compromessi. Le operazioni di censimento, effettuate appositamente ad incendio spento, hanno evidenziato una dispersione degli animali su tutto il territorio, specialmente se comparato con la situazione dell'anno 2018. La migrazione degli animali dalle zone boschive di Serravalle Sesia, ovvero incendiate, nelle zone sicure confinanti, ha senza alcun dubbio spinto gli animali verso le zone di Gattinara, Lozzolo e Roasio: aree “fragili” sotto il punto di vista dei danni che la specie infligge a carico delle colture vitivinicole. La chiusura dell'attività venatoria nei confronti della specie, a tutela della situazione delicata di cui è protagonista, a seguito del fenomeno degli incendi, si è prospettato potesse indurre a danni ingenti a carico dei vigneti. Si propone pertanto di mantenere comunque aperta la caccia alla specie, anche per la stagione 2019/2020, avanzando una proposta di piano di prelievo bilanciata in funzione di una pressione venatoria concentrata su un areale di minori dimensioni. Da considerare in merito va anche il fatto che sostanzialmente la maggior parte del prelievo negli anni è sempre avvenuto nei comuni di Roasio, Lozzolo e Gattinara, solo un 25% circa degli abbattimenti è stato registrato nel comune di Serravalle Sesia.

Il Distretto modificato, e ridimensionato a seconda delle necessità, risulta come da cartografia (vedi immagine 4, 5 e 6) e i confini del nuovo distretto si identificano come segue. Dal confine comunale tra Roasio e Lozzolo è sita la S.S. 142 che si percorre in direzione Gattinara fino a raggiungere la F.S. Santhià-Gattinara in località Cotonificio, si risale la FFSS in direzione Nord sino ad incontrare il confine provinciale tra Vercelli e Novara che rappresenta anche il confine tra A.T.C. VC 1 e A.T.C. NO 2. Si risale fino ad incontrare il confine comunale di Gattinara con Serravalle Sesia, in prossimità di C.ma Scalvai, e si percorre lo stesso in direzione Ovest, lungo la vecchia strada che da Lozzolo collega alla Frazione di Vintebbio. Si continua in direzione Ovest lungo il confine comunale che separa Lozzolo da Serravalle Sesia, fino a raggiungere il confine tra A.T.C. VC 1 e A.T.C. BI 1, tra i comuni di Lozzolo e . Si percorre il confine tra i due ambiti fino ad incontrare la SP 68, nel comune di Roasio, in concomitanza con il confine dell'Azienda Faunistico Venatoria Roasio, che si percorre sino all'incrocio con la S.S. 142 da dove si è partiti.

Senza dimenticare che nell'area evidenziata in grigio in cartografia, rappresentante la zona percorsa dal fuoco, seppure in piccola parte ricadente all'interno del distretto, precisamente nel comune di Roasio, risulta comunque interdetta, per la durata di dieci anni, qualsiasi forma di attività venatoria. IMMAGINE 4 IMMAGINE 5 IMMAGINE 6 TERRITORIO istituti faunistico-venatori dell'A.T.C. VC 1

Basandosi sui dati del Piano Faunistico Provinciale, l'A.T.C. VC 1 conta una superficie territoriale complessiva di 66'922,99 ettari il cui 89% circa (pari a 59'778,08 ha) è da ritenersi superficie computabile in qualità di T.A.S.P. (Territorio Agro-Silvo-Pastorale), ossia la superficie indispensabile per la pianificazione faunistica, definita dalla D.G.R. 43-1055, ottenuta sottraendo dalla superficie planimetrica la porzione improduttiva del suolo ossia i fabbricati e le aree urbanizzate, le infrastrutture (strade, ferrovie, ecc.), i terreni sterili per natura (rocce, nevai, ghiacciai e ghiaieti) e una parte di acque (i greti, ma non l'acqua utile per l'abbeveraggio). Da tenere in considerazione per il calcolo della superficie venabile è la presenza di numerosi istituti faunistico-venatori: (vedi tabella 1 e immagine 7)

• 4 Oasi di Protezione della fauna (ossia aree destinate alla conservazione degli habitat naturali, al rifugio, alla riproduzione della fauna selvatica stanziale o RISERVA NATURALE migratoria) ► OASI LAGHI DI CASALROSSO (solo una piccola porzione, la restante parte ricade nei territorio di pertinenza dell'A.T.C. VC 2) ► OASI VERCELLI-CERVETTO ► OASI VERCELLI SUD ► OASI NAVIGLIO D'IVREA

• 16 Zone di Ripopolamento e Cattura (destinate alla produzione di fauna selvatica stanziale, alla sosta e alla riproduzione delle specie migratrici. Sono aree precluse all’attività venatoria ma funzionali per la caccia). ► ZRC LANGOSCA ► ZRC CASTELMERLINO ► ZRC SALOMINO (solo porzione, la restante parte ricade nei territorio di pertinenza dell'A.T.C. VC 2) ► ZRC BOARONE ► ZRC -FORMIONE ► ZRC SERRAVALLE SESIA ► ZRC GATTINARA-LOZZOLO ► ZRC -C.NA BURONZINA ► ZRC LOZZOLO-MORONDO ► ZRC ► ZRC ► ZRC ► ZRC ► ZRC SANTHIA' ► ZRC ► ZRC

• 1 Parco Naturale ► PARCO NATURALE LAME DEL SESIA • 3 Riserve Naturali ► RISERVA NATURALE DELLE BARAGGE (di Lenta e Santa Maria) ► RISERVA NATURALE GARZAIA DI ► RISERVA NATURALE GARZAIA DI

• 1 Fondo Chiuso ► FONDO CHIUSO (l'area è adibita a pista di prova per veicoli del Gruppo Fiat)

• 15 Istituti di caccia privata ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA ARBORIO ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA CARISIO ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA GATTINARA ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA I COLOMBI ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA IL GERMANO REALE ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA IL MOSTAROLO ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA LA MANDRIA DI SANTHIÀ ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA LENTA 1 (in parte nella provincia di Novara) ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA LENTA 2 ► AZIENDA AGRI-TURISTICO VENATORIA VILLARBOIT ► AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA ► AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA BALOCCO (in parte nella provincia di Biella) ► AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA BORGO D'ALE ► AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA ROASIO ► AZIENDA FAUNISTICO VENATORIA ROVASENDA (in parte nella provincia di Biella)

TABELLA 1 A.T.C. VC 1 – Istituti faunistico venatori

Superficie non venabile Denominazione Tipologia Superficie (ha) OASI LAGHI DI CASALROSSO Oasi di Protezione della Fauna 173,93 OASI VERCELLI-CERVETTO Oasi di Protezione della Fauna 55,54 OASI VERCELLI SUD Oasi di Protezione della Fauna 384,06 OASI NAVIGLIO D'IVREA Oasi di Protezione della Fauna 1.023,98 ZRC LANGOSCA Zona Ripopolamento e Cattura 163,50 ZRC CASTELMERLINO Zona Ripopolamento e Cattura 672,71 ZRC SALOMINO Zona Ripopolamento e Cattura 668,27 ZRC BOARONE Zona Ripopolamento e Cattura 416,88 ZRC CASANOVA ELVO-FORMIONE Zona Ripopolamento e Cattura 371,54 ZRC SERRAVALLE SESIA Zona Ripopolamento e Cattura 160,43 ZRC GATTINARA-LOZZOLO Zona Ripopolamento e Cattura 282,22 ZRC BURONZO-C.NA BURONZINA Zona Ripopolamento e Cattura 90,71 ZRC LOZZOLO MORONDO Zona Ripopolamento e Cattura 8,75 ZRC GREGGIO Zona Ripopolamento e Cattura 60,46 ZRC QUINTO VERCELLESE Zona Ripopolamento e Cattura 107,11 ZRC OLCENENGO Zona Ripopolamento e Cattura 56,99 ZRC VILLATA Zona Ripopolamento e Cattura 101,35 ZRC SANTHIÀ Zona Ripopolamento e Cattura 212,36 ZRC BORGOSESIA Zona Ripopolamento e Cattura 81,60 ZRC CARESANABLOT Zona Ripopolamento e Cattura 151,35 P.N. LAME DEL SESIA Parco Naturale 939,00 R.N. DELLE BARAGGE Riserva Naturale 900,00 R.N. GARZAIA DI VILLARBOIT Riserva Naturale 10,45 R.N. GARZAIA DI CARISIO Riserva Naturale 91,62 A.A.T.V. ARBORIO Azienda Agri-Turistico Venatoria 1.995,00 A.A.T.V. CARISIO Azienda Agri-Turistico Venatoria 720,52 A.A.T.V. GATTINARA Azienda Agri-Turistico Venatoria 986,00 A.A.T.V. I COLOMBI Azienda Agri-Turistico Venatoria 345,31 A.A.T.V. IL GERMANO REALE Azienda Agri-Turistico Venatoria 222,42 A.A.T.V. IL MOSTAROLO Azienda Agri-Turistico Venatoria 500,00 A.A.T.V. LA MANDRIA DI SANTHIÀ Azienda Agri-Turistico Venatoria 637,00 A.A.T.V. LENTA 1 Azienda Agri-Turistico Venatoria 970,00 A.A.T.V. LENTA 2 Azienda Agri-Turistico Venatoria 484,00 A.A.T.V. VILLARBOIT Azienda Agri-Turistico Venatoria 2.061,00 A.F.V. ALICE CASTELLO Azienda Faunistico Venatoria 1.433,54 A.F.V. BALOCCO Azienda Faunistico Venatoria 1.595,00 A.F.V. BORGO D'ALE Azienda Faunistico Venatoria 1.650,37 A.F.V. ROASIO Azienda Faunistico Venatoria 700,00 A.F.V. ROVASENDA Azienda Faunistico Venatoria 1.377,00 F.C. BALOCCO Fondo Chiuso 568,96 TOTALE 23.430,93

Definire con esattezza la superficie venabile netta risulta impossibile, dal momento che non basta togliere dalla superficie complessiva dell'ambito le zone improduttive e quelle caratterizzate da divieto di caccia, ma bisogna tenere in considerazione le distanze definite per legge dalle aree urbanizzate e dalle infrastrutture, così come il fatto che alcuni istituti faunistico-venatori abbiano una gestione tale per la quale l'attività venatoria è consentita solo per pochi (Aree Contigue, A.A.T.V. e A.F.V.) Per tale motivo si andrà a parlare di S.A.S.P. (Superficie Agro–Silvo–Pastorale) al netto degli istituti di protezione e degli istituti di caccia privata. S.A.S.P. lorda A.T.C. VC1: 59'778,08 ettari.

S.A.S.P. netta A.T.C. VC1: 40'296,16 ettari. IMMAGINE 7

Per il capriolo (Capreolus capreolus) la S.U.S. (Superficie Utile alla Specie), calcolata dalla somma della superficie caratterizzata da boschi, quella contraddistinta da prati-pascolo, i terreni destinati a coltivazione e il 25% dell'area considerata improduttiva, si aggira intorno ai 41'225,59 ettari, pari al 93,5% dell'intero territorio aziendale al netto degli istituti di protezione.

Tuttavia è da considerare come non tutto il territorio sia stato adibito alla caccia di selezione bensì sia stato distinto solamente l'areale più idoneo per questo genere di attività. Pertanto l'istituzione del Distretto 1 Capriolo (modificato a fronte dell'imponente incendio sopra citato) comporta una variazione dei parametri appena indicati (vedi immagine 4).

Per tale motivo si andrà a parlare di una Superficie Complessiva adibita alla caccia di selezione la capriolo pari a 1'874,99 ettari.

Togliendo da tale ettaraggio la componente rappresentata dai due istituti di protezione compresi (Z.R.C. Lozzolo-Morando e Z.R.C. Gattinara-Lozzolo) e avendo già scorporato dal perimetro distrettuale la A.F.V. Roasio, inglobata sino al 2018, il distretto adibito alla caccia di selezione al capriolo ha una S.A.S.P. (Superficie Agro-Silvo Pastorale) netta pari a 1'437,86 ha.

Per il capriolo (Capreolus capreolus) la S.U.S. (Superficie Utile alla Specie), calcolata dalla somma della superficie caratterizzata da boschi, quella contraddistinta da prati-pascolo, i terreni destinati a coltivazione e il 25% dell'area considerata improduttiva, si aggira intorno ai 1'464,40 ettari. Tale estensione rappresenta l'area utilizzata dalla specie esclusivamente nella zona adibita alla caccia di selezione e non all'intero complesso dell'ambito. ANALISI AMBIENTALE caratteristiche uso suolo dell'A.T.C. VC 1

Per ottenere un'analisi ambientale esaustiva, indispensabile per la definizione di interventi di gestione faunistica, sono stati acquisiti i dati relativi alla copertura vegetale e alle caratteristiche uso suolo dell'area in questione, contenuti nella Carta Forestale della Regione Piemonte. l dati, organizzati a livello di territorio comunale in scala 1:10.000 su base topografica rappresentata dalla Carta Tecnica regionale (CTR), sono stati georeferiti con sistema UTM 32 Nord, WGS 84. Grazie al supporto di un software di analisi progettato per ricevere, immagazzinare, elaborare, analizzare, gestire e rappresentare dati di tipo geografico, è stato possibile estrapolare le tipologie ambientali presenti nell'area di nostro interesse riassunte come segue con le relative superfici occupate (vedi tabella 2). Per la differenziazione di tipologia ambientale è stata presa in considerazione la superficie totale complessiva dell'ambito al netto della presenza degli istituti faunistico-venatori con un'estensione pari a 44'085,41 ha. Con l'analisi del territorio è stata effettuata un'identificazione di aree omogenee secondo una classificazione di paesaggi agrari e forestali; lo studio ha evidenziato la presenza di:

• Ambienti legati alla rete fluviale • Alta e Bassa pianura • Terrazzi alluvionali antichi • Anfiteatri morenici e lacustri • Rilievi prealpini

L'area dell'A.T.C. VC 1, come sottolineato nella tabella riportata di seguito, risulta caratterizzata da una prevalenza di suolo destinato a seminativi e prati avvicendati per un'estensione di circa 36'500 ettari (82,7% della superficie complessiva): la quota va imputata al fatto che nel territorio della zona vercellese in questione, la presenza di terreni molto fertili consente la possibilità di sfruttare un'ampia superficie per la coltivazione di cereali estivi e vernini, di leguminose da granella, di colture foraggere e soprattutto di riso, il prodotto agricolo per antonomasia di queste zone. Questo mosaico di diverse colture rendono l'habitat altamente vocato a diverse specie di fauna selvatica. Le componenti di uso suolo successive per superficie occupata risultano essere i boschi di latifoglie (il 3% del complesso territoriale), gli arbusteti e boschi in evoluzione (il 2% del totale) e le coltivazioni arboree che per un totale di circa 880 ha rappresentano, come la categoria ambientale precedente, il 2% dell'uso suolo complessivo. Piccole aree sono poi destinate a prati pascoli, per meno dell'1%. Seppure di modesta entità non si può tralasciare la componente rappresentata dalla coltivazione di vigneti e frutteti in genere che con i loro 186 ha rappresentano poco meno dello 0,5% dell'intero ambito. Alcune zone dell'ambito vercellese sono note per la rinomata produzione di vini: il comune di Gattinara e le aree limitrofe vantano di numerose aziende dalla tradizione vitivinicola. Da non sottovalutare è la presenza di terreno non fertile, quello improduttivo, che con i suoi spazi destinati ad aree urbane, reti stradali e ferroviarie, ai fiumi e ai canali rappresenta circa l'8,5% della superficie complessiva.

TABELLA 2

Categorie ambientali Superficie (ha)

Boschi di latifoglie 1.337,43

Prati e pascoli 410,16

Seminativi e prati avvicendati 36.481,88

Coltivazione arboree 884,12

Arbusteti e boschi in evoluzione 972,57

Vigneti e frutteti 186,16

Improduttivo 3.813,09

44.085,41 TOTALE

Prendendo in esame il territorio del Distretto 1 Capriolo, di nuova istituzione “forzata”, per la differenziazione di tipologia ambientale è stata presa in considerazione la superficie totale complessiva del distretto al netto della presenza degli istituti faunistico-venatori e delle Z.R.C. (Zone di Ripopolamento e Cattura) con un'estensione pari a 1'556,39 ha. Le caratteristiche uso suolo, in questa circostanza, sono in netto contrasto con le caratteristiche dell'intero ambito, dove a farla da padrone non sono più le aree adibite a seminativi e a prati avvicendati bensì gli spazi occupati da boschi di latifoglie. La situazione di utilizzo del suolo limitata alle zone di interesse è pertanto la seguente (vedi tabella 3). TABELLA 3 Categorie ambientali Superficie (ha)

Boschi di latifoglie 1.153,27

Prati e pascoli 41,44

Seminativi e prati avvicendati 6,64

Coltivazione arboree 1,02

Arbusteti e boschi in evoluzione 34,76

Vigneti e frutteti 196,61

Improduttivo 122,66

1.556,39 TOTALE

Il distretto dedicato alla caccia di selezione al capriolo comprende l'area più a nord dell'A.T.C. VC 1 ossia quella che più si differenzia in termini di composizione territoriale dal resto del comprensorio. In questo specifico caso, a contrasto con quanto descritto in termini di caratteristiche uso suolo dell'intero ambito territoriale, il distretto del capriolo è caratterizzato da una prevalenza di suolo occupato da boschi di latifoglie per un'estensione di circa 1'153 ettari (ben il 74% della superficie complessiva). Le componenti di uso suolo successive, per superficie occupata, risultano essere le aree destinate alla coltivazione di vigneti e frutteti per un totale di poco meno di circa 197 ha, pari all'incirca al 12,5% del totale. In ordine decrescente si colloca poi la presenza di prati e pascoli e di arbusteti e di boschi in evoluzione, per un'estensione rispettiva di 41 ha (2,66%) e poco meno di 35 ha (2,23%). Piccole aree sono destinate ai seminativi e ai prati avvicendati, per un totale di 6,64 ettari, pari a meno dello 0,5% del totale complessivo. Anche la superficie improduttiva, con i suoi spazi destinati ad aree urbane, reti stradali e ferroviarie, ai fiumi, ai greti, ai macereti e ai canali, rappresenta poco meno dell'8% della superficie complessiva. CONSISTENZA metodologia di censimento applicata per la specie

Per ottenere una stima di consistenza approssimativa della popolazione, presente in maniera pressoché stabile nel distretto in questione, è stato necessario scegliere quale metodica di censimento fosse più idonea. In conformità con le indicazioni contenute nelle Linee guida regionali e con l'etologia della specie, che fa registrare il suo picco di attività nelle ore crepuscolari, si è scelto di adottare come metodologia di censimento il conteggio notturno con l'ausilio della termocamera in associazione ad osservazioni dirette sul territorio raccolte nel corso dell'anno e in occasione delle operazioni di perlustrazione svolte al fine di ottimizzare il percorso di censimento notturno. Le operazioni censuali alla specie, eseguite dal tecnico faunistico agevolato dal contributo delle guardie venatorie volontarie che collaborano con l'ambito territoriale di caccia e di alcuni cacciatori, sono state realizzate nei primi dieci giorni di aprile: in concomitanza del ricaccio vegetativo sui prati-pascolo. Per la rilevazione dei capi tramite osservazione diretta, per motivi pratici e organizzativi, si è scelto di ottimizzare la raccolta dati intervistando i cacciatori, gli agricoltori e le guardie volontarie che in occasione delle diverse uscite sul territorio hanno l'opportunità di censire il territorio e di testimoniare le presenze della specie. Per l'attività di censimento notturno con termocamera si è scelto di creare una sorta di area campione, dislocata all'interno dell'areale aziendale, che includesse la più ampia varietà di territorio, evitando di andare a selezionare quelle con maggiore vocazionalità, in maniera da non influenzare i risultati finali. Per questioni logistiche tuttavia è stato necessario dare priorità alle zone facilmente accessibili tramite automezzi. La scelta dei comuni da censire è stata fatta in virtù dei danni registrati negli anni a carico della specie, pertanto nella serata d'uscita è stato censito il territorio libero dei comuni di Gattinara, Lozzolo, Roasio e Rovasenda. I transetti percorsi sono riportati di seguito con i rispettivi dati: lunghezza del percorso, velocità massima e media, altitudine e dislivello ecc. Per agevolare le operazioni mi sono avvalsa della collaborazione e del supporto di una Guardia Volontaria Venatoria (G.V.V.) che conosce molto bene le zone di interesse.

Nella serata di censimento le condizioni di visibilità erano ottime seppure il meteo fosse caratterizzato da deboli piogge costanti, ciononostante si ricorda come la termocamera sia uno strumento molto sofisticato che consente di rilevare l’energia termica emessa da esseri viventi (uomini e animali) indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. L'energia termica passa attraverso numerosi mezzi oscuranti, tra cui fumo, polveri, fogliame non folto, nebbia leggera e pioggia. Diversamente da una normale fotocamera a colori, la termocamera riesce a vedere chiaramente attraverso gli agenti oscuranti sopra citati. Per lo svolgimento del censimento sono stati istruiti alcuni operatori con compiti differenziati. Di seguito vengono riportate le caratteristiche tecniche delle due termocamere utilizzate:

TERMOCAMERA 1 – Pergam LYNX 160

• Detector: Microbolometro VOX • Risoluzione: 160x120 pixel • Lunghezza d'onda: 8 a 14μm • Lunghezza focale: 19 mm (FOV 28,4° x 21,5°) • Messa a fuoco: Automatica • Frequenza Video: 50 Hz • Zoom digitale: 2x • Distanza individuazione uomo: 300m

TERMOCAMERA 2 – Pergam LYNX 2.0

• Detector: Microbolometro VOX • Risoluzione: 400x300 pixel • Lunghezza d'onda: 8 a 14μm • Lunghezza focale: 25 mm • Messa a fuoco: Manuale • Frequenza Video: 50 Hz • Zoom digitale: 2x, 4x • Distanza individuazione uomo: fino a 800 m

Al fine di evitare doppi conteggi i transetti predefiniti sono stati percorsi una sola volta per giornata di censimento e il conteggio è avvenuto contemporaneamente sul lato destro e sinistro del transetto stesso. Nell’applicazione di questa metodica, come da Linee Guida Regionali, si è operato nel modo seguente: il censimento è stato avviato immediatamente dopo il tramonto, come previsto per la specie capriolo, secondo le sue attitudini ed etologia. Essendo lo sforzo visivo richiesto molto alto le operazioni non si sono protratte oltre le 3 ore, e non si è superato il limite delle due ore di osservazione per operatore. Con questa tecnica di censimento non è possibile alcun tipo di estrapolazione significativa, ma solamente indicativa, al resto della superficie utile del distretto; il dato che si ricava è utile per determinare la consistenza minima certa in quel distretto, anche in eventuale abbinamento ad osservazioni effettuate in aree diverse ed in tempi ravvicinati in modo da escludere eventuali doppi conteggi. La standardizzazione della metodica su percorsi ripetuti negli anni consente altresì di individuare la tendenza demografica della popolazione. Le classi di età utilizzate sono state le seguenti: » MASCHIO ADULTO: superiore ad 1 anno di età » FEMMINA ADULTA: superiore ad 1 anno di età » CLASSE 0: inferiore ad 1 anno di età » INDETERMINATO: soggetti sui quali non è stato possibile individuarne classe di età e sesso

É conveniente, in questi casi, data l'imprevedibilità del comportamento degli animali censiti, privilegiare l'aspetto quantitativo del rilievo a discapito della classificazione delle osservazioni.

Su una superficie censita che si aggira intorno ai 1'270 ettari sono stati osservati 61 esemplari per una densità di 4,80 capi/100 ha. I dati raccolti risultano indubbiamente insoddisfacenti in proporzione ai numeri riferiti dagli operatori locali (guardie venatorie volontarie e cacciatori) che sino allo scorso anno riportavano la presenza di popolazioni molto grandi di capriolo distribuite sempre più in maniera uniforme all'interno dell'area distrettuale. L'effettiva presenza di numerosi esemplari è indicata anche nel Piano Faunistico Venatorio provinciale, dal quale è stato possibile estrapolare l'immagine seguente circa la distribuzione della specie nell'ambito territoriale di caccia Vercelli 1. Come è possibile notare, la comprovata presenza del capriolo è registrata nelle aree di confine dell'A.T.C. VC 1, in particolar modo nei comuni di Serravalle Sesia, Lozzolo, Roasio, Rovasenda e Gattinara. La rappresentazione cartografica riportata di seguito indica aree con normale presenza della specie, tuttavia l'immagine è riferita al primo decennio degli anni 2000, da allora le popolazioni di capriolo risultano in espansione ed aumento. Basti pensare come negli stessi anni la presenza del capriolo, nel territorio circostante rappresentato dall'area montana vercellese (C.A. VC 1), venisse documentata come presente in abbondanza su quasi tutto il territorio. Da sottolineare è il fatto che l'utilizzo della termocamera a discapito del faro o di altri metodi ha consentito un successo di conta decisamente soddisfacente, specialmente se rapportato con lo sforzo di censimento. La fauna selvatica in genere porta intrinseca una serie di problematiche che si ripercuotono sulle operazioni di censimento; qualunque conteggio va pertanto considerato una stima approssimativa del numero effettivo di animali presenti. Come detto, il capriolo ha un comportamento elusivo, prevalentemente notturno che alterna le differenti attività vitali in brevi fasi intervallate tra loro e ripetute più volte nel corso della giornata. L'attività notturna, preponderante soprattutto in primavera ed estate, si attenua in autunno mentre durante l'inverno, probabilmente a causa della scarsità di disponibilità alimentare, i caprioli sono costretti ad una maggiore attività diurna. La densità della popolazione e la struttura dell'habitat in cui vive la specie sono i fattori che sembrano influire maggiormente sull'estensione delle aree vitali (home ranges), all'interno delle quali si sposta durante i normali ritmi di attività. La misura dell'home range sembra correlata anche con l'età degli individui: i giovani fino ad un anno di età convivono nel gruppo famigliare della madre, o nelle sue immediate vicinanze, occupando circa la medesima area di quest'ultima; dopo l'anno e mezzo di età, con l'evoluzione dei comportamenti sociali legati alla territorialità, i subadulti cominciano ad occupare un proprio home range con dimensioni già simili a quello degli adulti. I dati riguardanti le differenze tra gli home ranges stagionali dei due sessi hanno evidenziato differenze solo durante il periodo primaverile quando i maschi, probabilmente in funzione della ricerca attiva dei territori occupano home ranges di dimensioni maggiori rispetto alle femmine. Nelle femmine al contrario non si osservano quasi mai differenze significative tra le dimensioni medie dei territori stagionali. L'utilizzo interno dell'home range non è omogeneo e i caprioli ne utilizzano differenti porzioni durante il giorno e la notte a seconda della disponibilità di cibo e di rifugio che vi trovano. Durante l'inverno gli spostamenti all'interno dell'area stagionale si riducono per ottimizzare il rapporto tra nutrizione e dispendio energetico. In primavera quando si accrescono le disponibilità alimentari i maschi generalmente aumento sia le dimensioni degli home ranges sia gli spostamenti al loro interno. Le stime di consistenza devono quindi tenere in considerazione i numerosi fattori ambientali che concorrono alla determinazione della densità di popolazione.

A fronte del numero di esemplari censiti tramite il conteggio notturno resta comunque a supporto, per quantificare la densità delle popolazioni di capriolo, la constatazione dei segni tipici della specie che ne indicano la presenza: tracce fecali, danni alle colture agricole e l'impatto sulle attività antropiche (incidenti stradali, ecc.). A sostegno dei dati rilevati per la specie nelle fasi di censimento vi è infine il fatto che ad oggi la serie storica di dati in nostro possesso (dal 2014 al 2018), redatta dai tecnici faunistici responsabili della gestione faunistica dell'A.T.C. VC 1, ha fatto registrare la conta di circa un'ottantina di animali nel 2014 saliti a poco meno di un centinaio nel corso del 2015. Nei due anni successivi, 2016 e 2017, vi è stato un ulteriore incremento di osservazioni che ha condotto all'avvistamento di 121 esemplari nel 2016, 123 caprioli nel 2017 e 112 nel 2018 (vedi grafico 1). Il conteggio di 61 capi per l'anno 2019, va decisamente controtendenza. I dati dell'anno precedente lasciavano intendere un leggero calo demografico rispetto l'anno antecedente, considerazione facilmente screditata a fronte di un'attenta valutazione che prende in analisi anche il totale dei chilometri e di conseguenza degli ettari censiti. In relazione ai 1500 ettari censiti nel 2017 erano stati avvistati 123 caprioli, nel 2018 invece 112 sono gli esemplari focalizzati ma su un totale inferiore di area censita, ovvero pari a circa 1270 ettari. Nel 2019 la situazione registrata si prospetta decisamente preoccupante: i caprioli totali avvistati (dati certi grazie al ripetersi delle operazioni di censimento in diverse serate) si confermano circa la metà di quelli conteggiati l'anno prima. Indubbiamente il recente e vasto incendio, di cui si è parlato in precedenza, deve aver comportato una dispersione degli animali e un loro spostamento altrove. Le zone censite sono peraltro confinanti con l'areale boschivo incendiato. Non ci si capacita tuttavia di come soltanto questo evento possa essere la causa di un decremento tale della popolazione. I cacciatori stessi durante le fasi di consegna dei capi abbattuti presso il centro di controllo hanno riportato la presenza di numerosi bracconieri sul territorio, i soliti “ignoti”, che stanno evidentemente contribuendo ad imprimere in maniera più o meno importante sulla densità di questa popolazione. Altro elemento da non sottovalutare è la presenza di cani volutamente lasciati liberi sul territorio: personalmente durante una serata di censimento ho avuto modo di poter sentire l'abbaio o scrocchio emesso da un capriolo allarmato a fronte della presenza di numerosi cani liberi facilmente udibili sul territorio. Vi è poi l'ipotesi che anche il lupo, la cui esistenza, non confermata, è stata segnalata lungo le rive del Sesia. Qualora vi fosse una conferma di tale presenza, non si tratterebbe comunque di un branco sostanzioso capace di spostare o indurre a morte un così ampio numero di esemplari.

L'elaborazione dei recenti dati raccolti (2019) non ha permesso di fare considerazioni a proposito della struttura della popolazione censita che apparentemente risulterebbe avere un rapporto a favore dei giovani rispetto a quella degli adulti: relazione non estrapolata nel dettaglio ma che viene affermata in considerazione del fatto che i censimenti hanno comportato l'avvistamento di 4 individui adulti e 57 indeterminati (vedi tabella 4). Viene immediato considerare che all'interno dei 57 indeterminati possano esserci difficoltà di valutazione del sesso e dell'età degli animali a fronte dei caratteri poco definiti delle classi più giovanili.

TABELLA 4 2019-2020 CAPI CENSITI – Anno 2019 DENSITÀ Km Ha TOTALE MASCHI FEMMINE INDET. (Cl. I-III) (Cl. I-III) (caprioli/100 ha) 21,24 1270 61 3 1 57 4,80

Tale considerazione, priva di effettivo fondamento, non può pertanto essere ritenuta indicativa dal momento che nel periodo primaverile la distinzione tra le classi adulte e quelle più giovani risulta decisamente complicata in un contesto censuale dove avvistamenti, di pochi secondi, non consentono spesso un'osservazione accurata delle differenze minime che contraddistinguono i giovani dagli adulti in questo periodo dell'anno. Eccezion fatta per i maschi dove il palco, quasi a sviluppo completato, è di dimensioni minori nei giovani rispetto che negli adulti, la mole corporea è ormai prossima tra le due classi di età. Questo rapporto individuato tra classi di età non può inoltre avere alcun riscontro con la serie storica di dati in possesso dal momento che non è stato possibile risalire alla suddivisione dei capi censiti per classi di età ma soltanto per sesso. Di conseguenza si evidenzia una sex-ratio dei capi censiti negli anni sempre più o meno a favore delle femmine seppure con una marcata variabilità nel tempo, oscillazioni minime a favore del sesso femminile sono dovute in particolare alla maggior longevità delle femmine (vedi grafico 2). Nei censimenti dell'anno scorso (2018) il rapporto si è portato al valore ideale per eccellenza, ovvero la sex-ratio ha raggiunto un rapporto paritario tra i sessi (1:1). Nel 2019 invece il rapporto ottenuto, su un totale di 4 esemplari distinti per sesso, è stato di 1:0,33, a favore dei maschi. Ciononostante la maggior parte degli avvistamenti sono stati classificati come indeterminati, questo parametro può effettivamente andare ad influenzare le considerazioni fatte; seppure all'interno di questa classe vengano raggruppati anche gli individui più giovani, l'alto numero di indeterminati è la risultante dell'impossibilità di verificare con l'ausilio del faro gli animali individuati con la termocamera, in quanto alla vista di fonti luminose la specie elusiva tende a rifugiarsi nel bosco impedendo di verificarne a vista la classe di appartenenza. L'utilizzo di un valido strumento come la termocamera ha permesso di avere un successo di censimento soddisfacente, seppure numerosi restino ancora gli ostacoli incontrati.

GRAFICO 1

DATI DI CENSIM ENTO

Capi censiti Densità (capi/100 ha)

140 120 100 80 60 N° capi N° 40 20 0 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Anno

GRAFICO 2

STRUTTURA POPOLAZIONE

Maschi Femmine

30

25

20

15

N° Capi N° 10

5

0 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Anno CONSISTENZA analisi tableaux di caccia relativi alla stagione 2018/2019

Le problematiche citate, legate alla specie, inducono a dirimere che ogni tipo di censimento non può essere considerato efficace per valutare, con un certo grado di affidabilità, la consistenza numerica della specie. Viene quindi in sostegno l'H.I.P.D. (Hunting Indicator of Population Density) (Boitani, 1988), ossia l'indice cinegetico, considerato l'unico sistema di stima indicativo dell'abbondanza della specie. L'H.I.P.D. si basa sull'analisi di alcuni parametri correlati alla presenza della specie quali lo sforzo venatorio applicato (calcolato tenendo presente il numero di capi assegnati, il numero di capi abbattuti, il numero di uscite totali per capo abbattuto e i fattori climatici tipici della singola stagione venatoria). La modalità di caccia prescelta per il prelievo venatorio della specie capriolo, per la stagione corrente, all'interno dell'ambito territoriale di caccia VC 1 è la “A”, ovvero l'assegnazione nominativa del capo. L'analisi dei tableaux di caccia delle stagioni venatorie passate diventa inevitabilmente importante al fine di definire quali-quantitativamente i piani di prelievo annuali. Il confronto con la serie storica di dati in nostro possesso è fattibile a partire dagli TABELLA 5 albori, ossia dalla stagione venatoria 2011- 2011-2012 2012, anno in cui è stata avviata la caccia di PICCOLI selezione al capriolo all'interno dell'ambito. MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) PIANO PRELIEVO 9 4 4 1 Indubbiamente il piano di prelievo, con il PRELEVATO 1 1 0 0 procedere degli anni, è andato % PRELIEVO 11,11% 25,00% 0,00% 0,00% aumentando: partendo da un totale di 9 capi prelevabili si è raggiunta la quota dei 45 2012-2013 caprioli nella stagione venatoria appena conclusa. PICCOLI MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM In funzione della richiesta di capi e (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) dell'approccio del mondo venatorio anche il PIANO PRELIEVO 15 5 5 5 confronto tra il piano numerico assegnato e PRELEVATO 3 3 0 0 l'effettivo prelevato ha subito una % PRELIEVO 20,00% 60,00% 0,00% 0,00% fluttuazione negli anni (vedi tabella 5). La gente del posto neofita nei confronti di 2013-2014 questa modalità di caccia e scrupolosa PICCOLI MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM nella scelta del capo da abbattere, onde (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) evitare errori di tiro, contava pochi PIANO PRELIEVO 13 3 5 5 cacciatori locali abilitati a questa tipologia PRELEVATO 7 3 2 2 di prelievo venatorio; pertanto il primo anno % PRELIEVO 53,85% 100,00% 40,00% 40,00% di caccia di selezione al capriolo, 2011-2012, è stato caratterizzato da un successo di 2014-2015 prelievo decisamente ridotto. Un solo capo è PICCOLI MASCHI FEMMINE stato prelevato dei 9 previsti dal piano ossia TOTALE (Cl.0, MM (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) l'11,11% del totale. La formazione del mondo PIANO PRELIEVO 18 6 6 6 venatorio, la crescita della popolazione di PRELEVATO 10 6 1 3 capriolo nell'ambito di interesse e la % PRELIEVO 55,56% 100,00% 16,67% 50,00% possibilità di avere un piano di prelievo più 2015-2016 consistente ha portato l'immediata stagione PICCOLI venatoria successiva ad un successo di MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM (Cl. I-III) (Cl. I-III) prelievo pari al 20%, ossia all'abbattimento di e FF) PIANO PRELIEVO 21 7 7 7 3 dei 15 caprioli totali assegnati. Per le PRELEVATO 8 6 0 2 annate venatorie 2013-2014 e 2014-2015 la % PRELIEVO 38,10% 85,71% 0,00% 28,57% percentuale di prelevato si è aggirata tra il 53% e il 55% nonostante i capi prelevabili 2016-2017 fossero aumentati da un anno all'altro. Per motivi non chiari nel 2015-2016 i tableaux di PICCOLI MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM caccia hanno fatto registrare un calo del (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) completamento del piano, che si è aggirato PIANO PRELIEVO 30 10 10 10 intorno al 38% nonostante dalla stagione PRELEVATO 23 9 6 8 precedente la disponibilità di capi era % PRELIEVO 76,67% 90,00% 60,00% 80,00% aumentata di soltanto due soggetti. Al contrario, decisamente soddisfacente risulta 2017-2018 la percentuale di prelievo annotata nel 2016- PICCOLI MASCHI FEMMINE TOTALE (Cl.0, MM 2017 che con circa il 77% ha portato (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) all'abbattimento di 23 caprioli sui 30 PIANO PRELIEVO 36 12 12 12 consentiti. A partire dal 2017-2018 invece il PRELEVATO 21 11 4 6 successo di prelievo è tornato a diminuire % PRELIEVO 58,33% 91,67% 33,33% 50,00% facendo registrare una percentuale di prelievo intorno a poco meno del 60%. 2018-2019 Analizzando invece la stagione venatoria PICCOLI MASCHI FEMMINE appena conclusa, il piano numerico di TOTALE (Cl.0, MM (Cl. I-III) (Cl. I-III) e FF) prelievo era di 45 capi e il prelievo è stato di PIANO PRELIEVO 45 15 15 15 25 soggetti pertanto il piano di prelievo é PRELEVATO 25 13 7 5 stato completato per il 55,56 %. Di certo non % PRELIEVO 55,56% 86,67% 46,67% 33,33% una delle annate migliori ma che tutto sommato lascia intendere un crescente impegno da parte dei cacciatori al fine del completamento del piano, soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che nel giro di sette anni il carniere di capi assegnabili è quadruplicato: da 9 capi iniziali a 36 totali. Più nel dettaglio, dalle analisi dei tableaux di caccia raccolti negli anni, è possibile fare considerazioni anche in merito alla struttura di prelievo, ossia il rapporto tra le due classi di età (giovani/adulti). Come era prevedibile secondo le idee e questioni venatorie, specialmente nei primi anni dall'apertura della caccia di selezione al capriolo, il prelievo è stato mirato principalmente all'abbattimento della classe adulta, in particolar modo dei soggetti di sesso maschile. La trofeistica ancora una volta ha avuto la meglio su una corretta gestione faunistica comportando nella maggior parte dei casi, considerando le sette stagioni venatorie di nostro interesse, al completamento totale o quasi del piano di prelievo degli individui maschi della classe adulta. Minor interesse è stato rivolto alle classi giovanili e alle femmine adulte, ciononostante a partire dal 2014 si è potuta notare una maggiore consapevolezza da parte del mondo venatorio negli interessi legati al prelievo mirato anche delle classi giovanili comportando un prelievo che, da quattro anni a questa parte, predilige i piccoli alle femmine adulte. Dal 2011 ad oggi non vi è stata stagione alcuna che abbia permesso di poter porre positivo il rapporto dei giovani prelevati sulla classe adulta, anzi a ben vedere negli ultimi anni tale rapporto è andato incrementandosi a favore dei soggetti adulti (vedi tabella 6). Parlando di sex-ratio non è possibile includere nella lettura dei dati quello che concerne la distinzione dei sessi tra i soggetti abbattuti di classe 0, dal momento che non è stato possibile recuperare tali valori dai verbali di abbattimento, eccezion fatta per le ultime due stagioni venatorie ossia la 2017-2018 e la 2018-2019. Rispettivamente i soggetti classe 0 prelevati sono stati 4 femmine e 2 maschi per il primo anno e 3 femmine e 2 maschi per il secondo. Al di là del caso e delle coincidenze, la scelta è stata sicuramente dettata a fronte di questioni di trofeistica; per cui il maschio diventa preda ambita raggiunto il suo completo sviluppo in termini di palco. Al contrario, fra gli adulti invece la ripartizione del prelievo fra i sessi mira, come detto in precedenza a favorire i maschi sulle femmine. Ancora una volta sono gli interessi legati al trofeo e la possibilità di far procreare le femmine a dettare le scelte nelle operazioni di caccia.

TABELLA 6 PRELIEVO DI SELEZIONE Rapporto giovani/adulti Anno Giovani Adulti M F M F TOT N° USCITE STRUTTURA PRELIEVO 2011/2012 0 1 0 1 0,00 2012/2013 0 3 0 3 0,00 2013/2014 2 3 2 7 0,40 2014/2015 3 6 1 10 78 0,43 2015/2016 2 6 0 8 158 0,33 2016/2017 8 9 6 23 221 0,53 2017/2018 2 4 11 4 21 265 0,13 2018/2019 2 3 13 7 25 380 0,10

CONSISTENZA danni alle colture agricole e incidenti stradali

La richiesta di avviamento della caccia di selezione per il capriolo viene motivata in virtù dei danni crescenti che la specie, in espansione demografica sul comprensorio aziendale, arreca sulle produzioni agricole, forestali e sulle attività antropiche, nonché al crescente numero di sinistri stradali registrati nelle zone incluse nell'areale di competenza. Il capriolo risulta, tra gli ungulati dell'arco alpino, la specie maggiormente capace di modificare la dinamica delle proprie popolazioni, in risposta ad una serie di condizionamenti esterni che possono influenzare parametri demografici, riproduttivi e di mortalità. Normalmente popolazioni “giovani”, caratterizzate da basse densità e da notevoli possibilità di sviluppo numerico, mostrano tassi di natalità maggiori, una diminuzione dell'età delle primipare e minori tassi di mortalità invernale, con un conseguente rapido incremento degli effettivi. Viceversa, in popolazioni che hanno raggiunto consistenze vicine alla Capacità Portante dell'ambiente, i tassi di accrescimento diminuiscono, fino in alcuni casi a portare ad una diminuzione numerica dei capi presenti. In queste popolazioni le consistenze si stabilizzano vicino a valori dati dalla Capacità Portante, con fluttuazioni numeriche (anche significative) dettate dalle condizioni generali dell'ambiente. Queste considerazioni lasciano intendere che nella realtà dell'A.T.C. VC 1 ci si trovi distante al raggiungimento della Capacità Portante e di conseguenza la popolazione tenda a protrarre la sua crescita demografica. Il capriolo ha inoltre di per sé un I.U.A. (Incremento Utile Annuo) che si aggira da un minimo del 30% della popolazione, a una media del 40% a un massimo del 50%. Il territorio di interesse risulta inoltre avere un'elevata vocazionalità faunistica per la specie. Al di fuori della percentuale rappresentata dalle aree urbanizzate, non atte a rappresentare la superficie agro-silvo-pastorale, le caratteristiche uso suolo della zona sono per altro indice di elevato rischio di impatto ambientale da parte della specie in oggetto che per natura, nella stagione del ricaccio vegetativo e nel periodo di maturazione delle colture, tende a imprimere su di esse il maggior danno. L'azione provocante il danno è relativa alla cimatura delle gemme e allo sfregamento del trofeo per la pulitura dello stesso. Per le popolazioni di capriolo è possibile una notevole variabilità nella Densità Biotica, con valori compresi generalmente tra i 3 e i 25 (ma con massimi fino ai 50) capi per 100 ha. La determinazione di tali densità è dettata dall'insieme di tutti i fattori che, come la disponibilità alimentare, la presenza di zone di svernamento, il disturbo antropico e i rapporti interspecifici, concorrono a determinare il grado di idoneità ambientale di un'area. Nonostante l'impatto della specie sul patrimonio boschivo sia da considerarsi modesto, in alcuni contesti assume importanza la definizione di una Densità Agro Forestale (D.A.F.). Tale densità, normalmente compresa tra i 3 e i 10 capi per 100 ha, è quantificabile solo in base al grado di tollerabilità ai danni ed è quindi variabile a seconda del contesto sociale ed economico nel quale si opera. Per la realtà dell'A.T.C. VC 1 la densità si aggira mediamente intorno agli 8/9 capi per 100 ha, tranne per quello che riguarda l'ultimo anno, tuttavia quello che maggiormente preoccupa in termini di equilibrio di consistenza con il contesto risultano essere i danni che la specie infligge alle colture agricole, in particolar modo alle coltivazioni vitivinicole. Per cercare di ovviare il problema, molti cacciatori, che esercitano l'attività venatoria all'interno dell'ambito territoriale di caccia, stanno provvedendo a formarsi in qualità di selecontrollori per poter accedere alla caccia di selezione: modalità di prelievo che non determina un impatto drasticamente negativo sulle popolazioni e che mira, come dice il termine stesso, a selezionare i soggetti del prelievo al fine di ottenere abbattimenti equilibrati. Indispensabile per l'accesso ai piani di prelievo risulta la frequentazione di un corso formativo, organizzato da A.T.C. e C.A. e svolto da tecnici faunistici esperti in materia, di durata intorno alle 60 ore, come previsto dalla DGR n.65-477 del 2 agosto 2010. Con la caccia di selezione l'intento è quello di cercare di limitare l'espansione della specie nella zona di interesse, con l'obiettivo di ottenere risultati soddisfacenti. In tal modo si vuole cercare di porre rimedio ai danni che la specie infligge. I danni arrecati dal capriolo, rappresentati nel grafico seguente, considerando l'esigua serie storica di dati in nostro possesso (a nostra disposizione ci sono solo i dati degli ultimi tre anni, 2016, 2017 e 2018), risultano essere tendenzialmente in netto aumento, eccezion fatta per il 2018. Nell'annata 2017, rispetto la stagione venatoria precedente, la cifra periziata è di circa due volte e mezzo più cospicua. In realtà non è corretto allarmarsi difronte a questo genere di valori dal momento che l'annata è stata contraddistinta da un importante impatto sulle colture agricole a livello regionale da parte di tutte le specie più impattanti in questi termini: capriolo così come il cinghiale. D'altro canto nel 2018 l'importo registrato è di circa sei volte inferiore rispetto all'anno antecedente (vedi tabella 7 e grafico 3). TABELLA 7 DANNI DA CAPRIOLO PERIZIATI – Periodo 2011-2018 Anno Importo totale annuale N° richieste Costo unitario medio

2011 € 0,00 0 -

2012 € 0,00 0 -

2013 € 0,00 0 -

2014 € 0,00 0 -

2015 € 0,00 0 -

2016 € 4.161,13 6 € 693,52

2017 € 10.954,37 6 € 1.825,73

2018 € 1.806,60 1 € 1.806,60

GRAFICO 3

ANDAM ENTO DANNI CAPRIOLO A.T.C. VC 1 - Periodo 2011-2018

€ 12.000

€ 10.000

€ 8.000 Importo € 6.000 totale annuale € 4.000 Importo(€) € 2.000

€ 0 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Anno

Se nell'anno 2016 i danni alle colture agricole periziati e liquidati hanno sfiorato i 4'165 €, con un costo unitario medio per perizia che si aggirava intorno ai 693 €; nel 2017 la situazione è andata in netto peggioramento, con un totale periziato dell'importo di poco inferiore agli 11'000 € e registrando il picco massimo. Controtendenza invece il 2018 dove, a fronte di un unico sinistro l'importo totale raggiunto è stato di 1'800 € circa. Mettendo le tre annate a confronto il numero di richieste danni è rimasto invariato, per un totale di 6 sinistri per i primi due anni. Come detto in precedenza 1 sola denuncia è stata avanzata nell'ultimo anno. Le differenze sono articolate in termini di costo unitario medio: da 693 € si è passati a poco più di 1'800 € per sinistro, confermandosi intorno alla medesima cifra anche per il 2018. L'aspetto che lascia ben sperare, in termini di controllo dei danni è la dispersione dei danni sul territorio che risultano concentrati su un totale di soli tre comuni dell'intero ambito per i primi due anni e un solo comune invece per l'ultima stagione. Questo dettaglio di certo permette di poter adottare interventi piuttosto tempestivi in termini di prelievo venatorio: cercando di impiegare uno sforzo venatorio prioritario in questa area circoscritta a discapito delle restanti aree del distretto. Un'azione di facile attuazione specialmente se si considera la morfologia della zona interessata caratterizzata dalla presenza di zone collinari con prevalenza di colture vitivinicole, a differenza della fitta vegetazione boschiva e di arbusteti che distingue il restante settore distrettuale. Per il 2019 la prospettiva non si anticipa tra le più rosee in considerazione dell'ingente incendio di cui si è parlato in precedenza, e che indubbiamente ha comportato la migrazione della popolazione di caprioli in direzione delle aree che ancora dispongono di risorse alimentari, ossia le zone di Lozzolo e Gattinara, contraddistinte dalla presenza di vigneti. A conferma della previsione vi è già la segnalazione da parte di viticoltori gattinaresi (produttori di vini pregiati D.O.C.G.) che denunciano ingenti brucature sui ricacci vegetativi delle viti. A seguire, una tabella riassuntiva per i danni relativi al periodo compreso tra gli anni 2016 e 2018, suddivisi per comune, e un'immagine rappresentante la distribuzione dell'entità dei danni entro i confini dell'A.T.C. VC 1 nel solo lasso temporale relativo all'anno 2018 (vedi tabella 8 e immagine 8). Le annate prese in considerazione non si spingono ulteriormente indietro nel tempo per mancanza di dati.

TABELLA 8 DANNI DA CAPRIOLO PER COMUNE – Periodo 2016-2018 Comune N° richieste Percentuale

Gattinara 6 46,15%

Lozzolo 1 7,69%

Roasio 6 46,15%

TOTALE 13 100,00% IMMAGINE 8 Per ovviare alla suddetta circostanza si avanza quindi, per la stagione 2019/2020, richiesta agli organi competenti di attivazione del piano di tiro di selezione per la specie; ciò non esclude il costante impegno, da parte dell'ambito di caccia, destinato alla prevenzione dei danni stessi. Molti sono stati i coltivatori e gli agricoltori che hanno accettato di proteggere le loro coltivazioni mediante l'applicazione di recinzioni elettrificate o di shelter per la protezione delle piante più giovani in base all'occorrenza.x

TABELLA 9 COLTURE DANNEGGIATE – Periodo 2016-2018 Le tipologie colturali maggiormente 2016 danneggiate sono risultate essere, nel Coltura N° richieste % complesso, la vite, in prevalenza, e a

Fragola 1 16,67% percentuali decisamente inferiori, e quasi

Vite 4 66,67% occasionali, la fragola e alcune piante ornamentali da vivaio come riportato nella Vivai 1 16,67% tabella seguente (vedi tabella 9). TOTALE 6 100,00%

2017

Coltura N° richieste %

Fragola 0 0,00%

Vivai 0 0,00%

Vite 6 100,00%

TOTALE 6 100,00%

2018

Coltura N° richieste %

Fragola 0 0,00%

Vivai 0 0,00%

Vite 1 100,00%

TOTALE 1 100,00%

TABELLA 10 Se si analizza la distribuzione dei danni nei DISTRIBUZIONE DANNI NEI MESI – Periodo 2016-2018 diversi mesi dell’anno (vedi tabella 10), si Mese N° richieste % osserva come vi siano andamenti che fanno gennaio 0 0,00% registrare due picchi: il primo nei mesi febbraio 0 0,00% primaverili in concomitanza con il ricaccio vegetativo, con danni che aumentano marzo 0 0,00% gradualmente a partire dal mese di mag- aprile 0 0,00% gio sino al mese di giugno e il secondo, maggio 1 7,69% addirittura di maggiore entità, in agosto- settembre, durante la maturazione dei grap- giugno 4 30,77% poli e le operazioni di vendemmia. luglio 0 0,00%

agosto 1 7,69%

settembre 6 46,15%

ottobre 1 7,69%

novembre 0 0,00%

dicembre 0 0,00%

TOTALE 13 100,00% Altra questione legata alla crescita delle popolazioni di capriolo è l'incremento dei sinistri stradali registrati. Per quanto riguarda infatti gli incidenti stradali provocati dal capriolo nei territori dell’A.T.C. VC 1, si evidenzia una problematica di considerevole entità ossia la mancanza di dati. Risulta particolarmente impegnativo reperire elementi utili dal momento che, per mancanza di fondi, non vi è più alcuna fonte di risarcimento danni causati da collisioni con fauna selvatica. Di conseguenza, i pochi dati raccolti negli anni non hanno una continuità nel recente periodo, specialmente negli ultimi tempi, quando le denunce dei sinistri vengo meno, a fronte della consapevolezza di mancato rimborso. Gli unici dati a nostra disposizione, in merito, sono quelli indicati nella tabella sottostante (vedi tabella 11), ciononostante, in base alle testimonianze raccolte dalle testate giornalistiche e dai mass-media, gli incidenti in alcuni punti del territorio compreso entro i confini dell'A.T.C VC 1 sono tutt'altro che in diminuzione e i corridoi di passaggio che la specie utilizza quotidianamente vanno ad incrementare la pericolosità della viabilità sulle strade a maggiore percorrenza. A fronte di queste considerazioni un controllo mirato della densità di popolazioni di capriolo risulta di prioritaria importanza ai fini di salvaguardare la sicurezza dei cittadini.

TABELLA 11 INCIDENTI STRADALI – Periodo 2004-2018 Anno N° incidenti

2004 0

2005 2

2006 0

2007 1

2008 0

2009 1

2010 1

2011 5

2012 3

2013 n.d.

2014 1

2015 1

2016 n.d.

2017 n.d.

2018 n.d. PIANO PRELIEVO proposta piano di prelievo stagione venatoria 2019/2020

Riassumendo, i dati di censimento hanno riportato un totale di capi avvistati pari a 61 individui su una superficie totale di 1'270 ha circa. Tuttavia è da considerare la comprovata sottostima che qualsiasi metodo di censimento di fauna selvatica porta intrinseco e le problematiche evidenziate.

L'obiettivo gestionale, per una specie a così ampia valenza ecologica quale il capriolo, è il raggiungimento e il mantenimento della densità agro-forestale (DAF), ossia compatibile con la salvaguardia delle biocenosi naturali, con le attività economiche agricole e con la sicurezza stradale. Considerando che l'ambiente componente l'areale aziendale presenta una moderata quantità e/o pregio di colture agro-forestali, i capi per 100 ha, ovvero la DAF tollerabile, dovrebbero aggirarsi su un intervallo di valori compreso tra 3 e 10: la tendenza media di 8/9 caprioli, circa 4 invece nell'ultimo anno, registrata nell'A.T.C. VC 1 è pertanto sottocontrollo. Da considerare è come nelle zone censite vi sia comprovata presenza del cervo e che come questo possa aver esercitato un'azione di disturbo nei confronti del capriolo, determinandone un controllo della densità. La presente relazione ha come finalità la definizione quanti-qualitativa di piani di prelievo annuali, così come previsto dalle linee guida e redatti in base alla situazione demografica della popolazione e agli obiettivi gestionali citati precedentemente. Per la formulazione del presente piano numerico di selezione del capriolo si tiene conto di quanto evidenziato dall’analisi dei dati raccolti durante le stagioni venatorie in supporto ai dati di censimento ottenuti nel corso degli anni. Infatti, l’esame dei capi prelevati durante la stagione venatoria è in grado di fornire importanti indicazioni sui principali parametri delle popolazioni di capriolo. La gestione della specie per mezzo del prelievo venatorio, previsto dal calendario regionale, come detto in precedenza, ha fatto registrare poco più di una ventina di capi abbattuti. Nei periodi 2016/2017, 2017/2018 e 2018/2019 il totale degli abbattimenti ha raggiunto rispettivamente le quota di 23, 21 e 25 capi con un completamento del piano di prelievo pari al 76,67% per il 2016/2017, al 58,33% per la stagione 2017/2018 e al 55,56% per il 2018/2019. Rapportando gli abbattimenti totali effettuati dell'ultimo anno con la superficie utile alla specie del distretto di caccia (prima della modifica territoriale) focalizzato per il prelievo della specie (3'669,34 ha), la densità media riscontrata di capi prelevati è di 0,68 ogni 100 ha; pertanto, è possibile utilizzare il valore di questo indice cinegetico per avvalorare la richiesta di piano di prelievo selettivo per la stagione 2019/2020. Prendendo in esame anche i danni alle colture e gli incidenti stradali, in sostanziale crescita, ci si avvale del confronto con le realtà circostanti all'Ambito Territoriale di Caccia VC 1 quale mezzo per poter sostenere la richiesta di piano di prelievo. Tralasciando le realtà di montagna rappresentata dai Comprensori alpini VC 1 e BI 1, per questioni di incomparabilità territoriale, l'A.T.C. NO 2 “Sesia”, per la stagione venatoria precedente, ha fatto richiesta di 190 capi, l'A.T.C. BI 1 “Pianura e Colline Biellesi” di 420 capi, l'A.T.C. TO 1 “Zona Eporediese” di 46 capi, lo stesso A.T.C. VC 1 “Pianura Vercellese Nord” invece di 45 capi. Indispensabile considerare come gli ambiti sopra citati sono in stretta comunicazione con l'A.T.C. VC 1 dal momento che non esistono demarcazioni artificiali o naturali atti a bloccarne il transito di fauna selvatica. A fronte di una densità censita di 4,80 capi ogni 100 ha, la consistenza della popolazione occupante l'intero neo-distretto del capriolo, di superficie modificata e di estensione pari a 1'874,99 ha, viene stimata attorno ai 90 esemplari. Alla luce di quanto sopra esposto, analizzati tutti gli indicatori previsti dalle linee guida, viste le indicazioni del possibile e reale impatto su vitigni pregiati, si richiede l'autorizzazione per l'abbattimento di un totale di 18 esemplari (vedi tabella 12). Il piano di selezione proposto prevede il prelievo del 20% del totale della popolazione stimata, nonché il 29,5% del totale di esemplari avvistati, ovvero della consistenza minima certa. Il piano di prelievo è qualitativamente equilibrato nelle classi di sesso: calcolato per il 33% di maschi (25-35% indicato da linee guida), il 33% di femmine e il 33% di giovani (30-40% indicato da linee guida), pari a 6 capi per classe, fermo restando la priorità dell'abbattimento nei confronti dei soggetti traumatizzati e/o defedati della specie assegnata, qualunque ne sia la classe d'età ed il sesso.

TABELLA 12 2019-2020 PROPOSTA PIANO DI PRELIEVO MASCHI FEMMINE PICCOLI TOTALE (Cl. I-III) (Cl. I-III) (Cl.0, MM e FF) 18 6 6 6 % 33% 33% 33%

Periodo previsto per l'esecuzione dei prelievi: MASCHI: dal 10 giugno 2019 al 15 luglio 2019 e dal 17 agosto 2018 al 22 settembre 2019 FEMMINE e CLASSE 0: dal 4 gennaio 2020 al 12 febbraio 2020 e dal 17 febbraio 2020 all'11 marzo 2020 Giornate: lunedì, mercoledì, sabato e domenica. (Fermo restando il limite massimo di tre giornate settimanali)

Modalità di prelievo (con riferimento alle linee guida): Prelievo selettivo ai sensi della normativa vigente. Assegnazione nominativa del capo.

Il piano, attuato per un periodo così esteso e su tutto il territorio del A.T.C. VC 1, è reso possibile dal basso impatto che tale pratica esercita sulle altre componenti dell'ecosistema. L'A.T.C. VC 1 si riserva la possibilità di suddividere l'attività venatoria in più periodi di ugual durata. Il metodo di monitoraggio e la stesura del piano numerico di prelievo hanno rispettato le indicazioni riportate nella D.G.R. 94-3804 del 27/04/2012 e s.m.i. Per la caccia di selezione al capriolo l'attività venatoria è consentita per un massimo di 3 giornate a scelta tra le quattro possibili (vengono esclusi i giorni di silenzio venatorio). Per quanto riguarda gli orari ci si attiene ai sensi dell’articolo 18, comma 7 della Legge 157/92; pertanto la caccia di selezione agli ungulati il periodo di caccia è consentito da un'ora prima del sorgere del sole sino ad un'ora dopo il tramonto. La caccia di selezione è consentita esclusivamente all'aspetto e prevede che il cacciatore attenda l'uscita degli animali sui siti di alimentazione stando fermo in punti prestabiliti, sfruttando una postazione sopraelevata o un altana. Il prelievo delle femmine e dei classe 0 potrà essere effettuato anche alla cerca. L'efficienza del metodo è strettamente legata non soltanto allo sforzo intrapreso (numero di uscite/uomo), ma anche alla professionalità degli operatori e alla predisposizione di adeguate strutture in grado di facilitare gli abbattimenti. La caccia di selezione viene organizzata secondo la modalità “A” descritta dalle Linee Guida per l'organizzazione e realizzazione dei piani di prelievo dei bovidi e dei cervidi selvatici nella Regione Piemonte, ossia attraverso l'assegnazione nominativa dei capi nell’ambito di ciascuna specie, con la possibilità di accorpare femmine adulte e classe 0. É possibile procedere all’assegnazione con un rapporto massimo di 1,3 cacciatori per capo autorizzato (es. max 130 cacciatori ogni 100 capi autorizzati) purché sia garantita la ripartizione equilibrata tra le diverse classi di tiro. Nel caso di accorpamento delle femmine, della classe 0 e/o classe 1, il prelievo può essere esercitato fino al raggiungimento del 90% del piano previsto per ciascuna specie o classe di tiro. Al raggiungimento della suddetta soglia i capi restanti possono essere assegnati nominativamente con un rapporto paritario capi/cacciatori.

Per semplificare la gestione della caccia di selezione al capriolo è stato scelto di destinare a tale tipologia di caccia solamente una porzione dell'intero territorio: le aree dove vi è comprovata presenza della specie, dove sono stati registrati danni inflitti dal capriolo sulle colture agricole e in particolar modo laddove questo genere di prelievo può essere effettuato in sicurezza (vedi immagine 9).

L'areale adibito alla caccia di selezione risulta quindi suddiviso come segue:

DISTRETTO 1 - CAPRIOLO: che comprende i comuni di LOZZOLO e una porzione dei comuni di GATTINARA e di ROASIO.

IMMAGINE 9 Nei fascicoli allegati sono indicati espressamente: denominazione dell'istituto, dati territoriali, dati di censimento e la proposta per il piano di prelievo.

Per disciplinare la presente tipologia di caccia viene come di consueto predisposto dal Comitato di gestione dell'A.T.C. VC 1, per ogni stagione venatoria, un regolamento, allegato di seguito.

Caresanablot (VC), 24/04/2019 Il Tecnico Faunistico Assessorato Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca Settore tutela e gestione della fauna selvatica e acquatica

CENSIMENTO E PIANO DI PRELIEVO

ANNO _2019/2020_

CAPRIOLO (Capreolus capreolus)

Status dell’Istituto di gestione

 Comprensorio Alpino

X  Ambito Territoriale di Caccia  Azienda Faunistico Venatoria

 Azienda Agri Turistico Venatoria

 Altro ______

1) Denominazione dell’Istituto: AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA VERCELLI 1 “PIANURA VERCELLESE NORD”

2) Denominazione del Distretto: DISTRETTO 1 – CAPRIOLO

NOTE ESPLICATIVE

1) Indicare per esteso la denominazione completa dell’Istituto di gestione nell’ambito del quale sono stati condotti i censimenti e per il quale viene formulato il piano di prelievo.

2) Indicare la denominazione del distretto di gestione nel quale sono stati condotti i censimenti e per il quale viene formulato il piano di prelievo.

Corso Stati Uniti 21 – 10128 Torino – Tel. 011/4324557 CAPRIOLO TABELLA A – Dati territoriali (OGUR)

Tipo di superficie Superficie (ha) % sul totale

1) Superficie complessiva distretto 1'556,39 100,00% 2) Superficie agro-silvo-pastorale 1'437,86 92,38% 3) Superficie utile alla specie Netta 1'464,40 94,09%

Categorie ambientali Superficie (ha) % sul totale

Boschi di latifoglie 1'153,27 74,10% Boschi di conifere - Arbusteti e boschi in evoluzione 34,76 2,23% Prati e pascoli 41,44 2,66% Seminativi e prati avvicendati 6,64 0,43% Coltivazioni arboree 1,02 0,07% Improduttivo 122,66 7,88% Vigneti e frutteti 196,61 12,63%

NOTE ESPLICATIVE

1) Riportare la superficie complessiva (in ettari) del distretto, al netto della superficie di eventuali altri istituti compresi entro il suo perimetro, così come indicato nel PPGU.

2) Indicare la superficie agro-silvo-pastorale indicata nel PPGU detraendo alla superficie complessiva le superfici occupate da aree urbanizzate e relative infrastrutture e dall’improduttivo.

3) Riportare la SUS sulla base del PPGU o di ulteriori valutazioni.

CAPRIOLO Corso Stati Uniti 21 – 10128 Torino – Tel. 011/4324557 TABELLA B – Dati di censimento

CAPI CENSITI Suddivisione per classi di età e sesso secondo Linee guida regionali

MASCHI FEMMINE TOTALE INDET. (CL. I-III) (CL. I-III)

61 3 1 57

Data di esecuzione dei censimenti: ______Tra l'inizio e la metà di aprile 2019______

Metodologia adottata: Osservazione notturna con l'ausilio della termocamera______(N° 2 temocamere)______

Superficie censita: ___1'270 ha circa______

NOTE ESPLICATIVE

 Riportare nella TABELLA B i dati numerici relativi ai capi effettivamente censiti nell’unità di gestione le cui caratteristiche sono evidenziate nella TABELLA A.  La suddivisione per classi di età e sesso dei capi censiti deve essere riportata, come previsto nella tabella, seguendo le indicazioni delle Linee guida regionali.  La superficie censita (ha) nell’ambito della metodologia dell’osservazione diretta da punti fissi e percorsi è da intendersi quale stima indicativa; quella relativa ai censimenti in battuta su area campione (ha) deve essere calcolata con precisione; nel caso di censimenti su transetti (anche notturni), può essere indicata la lunghezza (km) in alternativa o in aggiunta alla stima della superficie censita (ha).

CAPRIOLO Corso Stati Uniti 21 – 10128 Torino – Tel. 011/4324557 TABELLA C – Piano di prelievo

PROPOSTA PIANO DI PRELIEVO Suddivisione per classi di età e sesso secondo Linee guida regionali

MASCHI FEMMINE PICCOLI TOTALE (CL. I-III) (CL. I-III) (Cl. 0, MM/FF)

18 6 6 6

Periodi previsti per l’esecuzione dei prelievi:

MASCHI: dal 10 giugno al 15 luglio 2019 e dal 17 agosto al 22 settembre 2019;______FEMMINE e CL0: dal 4 gennaio al 12 febbraio 2020 e dal 17 febbraio all'11 marzo 2020__ Giornate: lunedì, mercoledì, sabato e domenica. (Fermo restando il limite massimo di tre giornate settimanali)______

Modalità di prelievo (con riferimento alle linee guida):

Prelievo selettivo ai sensi della normativa vigente: appostamento temporaneo nel periodo estivo e anche in forma vagante nel periodo invernale. Assegnazione nominativa del capo.

NOTE

PRESIDENTE A.T.C. VC 1 TECNICO FAUNISTICO

Nome: Stefano Bondesan Nome: Nicole Preacco

Telefono: 0161.58181 Telefono: 328.5862214 E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] PEC: [email protected] PEC: [email protected] Data: 24/04/2019 Data: 24/04/2019 Firma: Firma:

CAPRIOLO Corso Stati Uniti 21 – 10128 Torino – Tel. 011/4324557 A.T.C. VC1 “PIANURA VERCELLESE NORD”

REGOLAMENTO PER LA CACCIA DI SELEZIONE ALLA SPECIE CAPRIOLO

Titolo I -Disposizioni generali

Art.1. -Principi e finalita’. Al fine di garantire una popolazione ben strutturata nel rapporto dei sessi, delle classi di età e una densità commisurata alle potenzialità ambientali, la gestione venatoria della specie capriolo si pone i seguenti obiettivi:  la conservazione della specie ed il mantenimento della biodiversità;  la conoscenza della reale consistenza e struttura della popolazione acquisita mediante l'effettuazione di censimenti;  l’impostazione di razionali piani di prelievo e il raggiungimento e/o il mantenimento di densità di popolazione compatibili con le attività agro-silvo-pastorali;  l'applicazione di mezzi e tempi di prelievo biologicamente corretti, anche in rapporto alla presenza di altre specie oggetto di caccia.  Controllo di legge sui capi abbattuti

Art. 2. –Regolamentazione in attuazione alle Linee Guida Regionali 1. Le norme seguenti costituiscono il regolamento per l'esercizio della caccia di selezione alla specie capriolo nel territorio dell'ATC –VC1. 2. Il presente regolamento esplica la propria normativa esclusivamente per la caccia di selezione alla specie capriolo. Per quanto non espressamente normato, valgono le disposizioni previste nelle leggi nazionale e regionale in materia di caccia. 3. Costituisce parte integrante del presente regolamento l’Allegato 1. Le disposizioni contenute nell’Allegato 1 hanno validità annuale. Il Comitato di Gestione (di seguito CdG) delibera e trasmette alla Regione Piemonte la conferma o eventuali modifiche entro il 30 aprile di ogni anno. 4. In caso di variazioni o integrazioni della presente normativa, verrà data comunicazione prima dell'inizio della stagione di prelievo selettivo.

Titolo II – Caccia di Selezione

Art. 3. -Modalità di partecipazione 1. Per lo svolgimento della caccia di selezione al capriolo l'A.T.C. VC1 istituisce un apposito "Registro dei Cacciatori di Selezione al Capriolo". 2. I cacciatori che intendono esercitare la caccia di selezione debbono presentare domanda per l'iscrizione nel registro di cui al comma precedente. (Mod “A”) 3. L'iscrizione nel registro è subordinata ad una delle seguenti posizioni: a) al possesso dell’apposita abilitazione alla caccia di selezione degli ungulati rilasciata a seguito della frequenza ad un Corso di formazione teorico-pratico; b) al possesso dell’abilitazione a cacciare in zona Alpi precedentemente all’entrata in vigore della l.r. 70/96

Art. 4. -Requisiti dei cacciatori di selezione 1. Per esercitare la caccia di selezione al capriolo i cacciatori, oltre ad essere iscritti nel "Registro" di cui all'art. 3, debbono anche essere ammessi all'esercizio dell'attività venatoria nell'A.T.C. VC1nella stagione venatoria di riferimento.

Art. 5. -Pubblicità degli atti 1. L'A.T.C. si assume l'impegno di dare idonea pubblicità dei seguenti adempimenti: • modalità di partecipazione alla caccia di selezione (regolamento); • calendario dei censimenti; • piano di Prelievo per la specie Capriolo, ed eventuali variazioni; • calendario per la caccia di selezione, ed eventuali variazioni; • ammissione al Piano di prelievo; • cartografia del Distretto • ubicazione delle cassette per “imbucare'' tagliandi giornalieri; • sede ed orario del Centro di Controllo; • stato d'avanzamento del prelievo; • altre eventuali comunicazioni che si rendessero necessarie in merito allo svolgimento della caccia di selezione.

Art. 6. -Organizzazione del territorio. 1. Il CdG ha individuato, nell’ambito del territorio di sua competenza, il Distretto, all'interno del quale effettuare la caccia di selezione al capriolo. Il Distretto si trova a nord della SS 142

Art. 7. -Formulazione del Piano di prelievo e del relativo calendario 1. Il piano di prelievo selettivo annuale ed il relativo calendario, vengono sottoposti alla Giunta Regionale per l'approvazione. 2. Ad approvazione avvenuta da parte della Regione Piemonte, il CdG dà pubblicità del piano e del calendario ai sensi dell'art. 5 del presente regolamento.

l Comitato di gestione organizza la caccia di selezione agli ungulati ruminanti secondo la modalità di seguito descritta, valida per tutto il territorio di competenza: a) assegnazione nominativa dei capi nell’ambito di ciascuna specie, con la possibilità di accorpare femmine adulte, classe 0

La caccia con la modalità di cui alla lettera a), nel caso di accorpamento delle femmine e della classe 0 può essere esercitata sino al raggiungimento del 90% del piano previsto per ciascuna specie o classe di tiro.

Art. 8 -Organizzazione del piano di prelievo. 1 I cacciatori che intendono esercitare il prelievo selettivo devono presentare domanda mediante l’apposito modulo predisposto dall’ATC VC1 (Mod. ”B”). Le domande dovranno pervenire, debitamente compilate, all’ ATC entro la data indicata nell’Allegato 1. Le domande che perverranno incomplete o dopo la data indicata nell’Allegato 1 non saranno prese in considerazione. 2. L’assegnazione è immediata nel caso in cui il numero di preferenze espresse per specie, sesso e classe d’età sia uguale o inferiore al numero di capi disponibili per ciascuna classe di tiro. Viceversa, se per una o più classi di tiro il numero di preferenze espresse è superiore al numero di capi assegnabili, il Comitato di gestione procederà all’assegnazione del capo secondo criteri di ordine meritocratico

Costituiscono criteri di ordine meritocratico i seguenti punti b) Assegnazione punti 5 per ogni singola partecipazione alle operazione di censimento della specie. (Quando richiesto dall’ATCVC1)

c) Assegnazione punti 3 per l’abbattimento di un capo sanitario nella stagione precedente d) Assegnazione punti 2 per l’abbattimento di un capo assegnato nella stagione precedente e) Partecipazione al corso di aggiornamento alla caccia di selezione (quando organizzato dall’ATC VC1.)

Nel caso in cui dalla graduatoria stilata in base ai punteggi indicati si realizzassero dei pari merito, si procederà al sorteggio.

2B) L’ATC annualmente verificherà la possibilità di procedere all’assegnazione con rapporto massimo di 1.3 cacciatori per capo autorizzato purchè sia garantita la ripartizione equilibrata tra le diverse classi di tiro, il prelievo potrà essere esercitato pertanto fino al raggiungimento del 90% del piano previsto per ciascuina specie o classe di tiro. Al raggiungimento di suddetta soglia i capi restanti saranno assegnati nominativamente. L’ATC si riserva la possibilità di suddividere il periodo di caccia in più periodi a seconda delle esigenze riscontrate.

3. I cacciatori ammessi al piano di prelievo sono tenuti al pagamento della quota di partecipazione economica, variabile a seconda del capo assegnato, prevista nell’Allegato 1 ed a ritirare presso la sede dell'ATC la seguente documentazione: • una scheda autorizzativa contenente il numero di contrassegno, ed il periodo di caccia. Sul retro di detta scheda il cacciatore dovrà segnare le giornate di caccia effettuate che, per ogni settimana, saranno 3; • un contrassegno in plastica da applicare in modo inamovibile al capo appena abbattuto. Il contrassegno comprova la liceità del prelievo effettuato e contemporaneamente autorizza il cacciatore alla detenzione e al trasporto del capo. ln assenza di contrassegno il possessore del capo sarà perseguito a termini di legge; • un blocchetto di tagliandi madre-figlia, da compilare ad ogni uscita, di cui la parte figlia è da imbucare nelle apposite cassette. 4. Per il ritiro dell’autorizzazione il cacciatore dovrà presentare ricevuta dell’avvenuto versamento. Il mancato ritiro dell’autorizzazione entro (3) tre giorni antecedenti l’apertura del periodo assegnato, verrà considerata come rinuncia da parte dell cacciatore alla partecipazione della caccia di selezione e potrà comportare l’ammissione del primo degli esclusi della graduatoria. In questo caso, come in quello del rifiuto da parte del cacciatore del capo eventualmente assegnato d’ufficio, e non è previsto il rimborso della quota versata.

5. In caso di accorpamento di femmine e classe 0, al raggiungimento del 90% del piano di prelievo autorizzato per singola classe, il Comitato di Gestione valuterà tempi ed opportunità di procedere all’assegnazione nominativa dei capi residui.

6. I Comitati di Gestione possono suddividere il prelievo ad ogni specie in più periodi di caccia, ciascuno di durata non inferiore a 6 giornate per cacciatore, compresi nell’arco temporale massimo previsto dalla normativa vigente. Al termine di ciascun periodo il cacciatore che non abbia effettuato l'abbattimento restituisce al Comitato di gestione la scheda autorizzativa e la relativa fascetta. Nel caso in cui il numero di capi da abbattere fosse superiore al numero dei cacciatori ammessi, coloro che avessero già completato l’abbattimento di un primo capo potranno richiedere l’abbattimento di un secondo presentando apposita domanda presso l’A.T.C. ed allegando alla stessa la ricevuta del versamento della quota. Resta inteso che un cacciatore non può abbattere nella stessa stagione venatoria 2 capi portatori di trofeo.

In ogni caso sono esclusi dalle ulteriori assegnazioni i cacciatori che nella stagione in corso hanno effettuato l'abbattimento di un capo non conforme.

6. Le autorizzazioni ed i contrassegni rilasciati sono strettamente personali e non cedibili per ragione alcuna. In caso di smarrimento del contrassegno, questo non verrà sostituito e il suo possessore perderà automaticamente il diritto al prelievo del capo assegnato. 7. I contrassegni e le autorizzazioni non utilizzate dovranno essere restituite tassativamente entro i termini stabiliti nell’Allegato 1. La mancata restituzione del contrassegno entro i termini comporterà la perdita del diritto di partecipare al prelievo selettivo per la stagione in corso o per la successiva. 8. In caso di smarrimento o distruzione dell’autorizzazione e/o del contrassegno sarà necessario presentare regolare verbale di denuncia rilasciato dalle autorità competenti.

Art. 9. -Il prelievo 1. Il cacciatore, all’inizio della giornata di caccia, dovrà segnare la giornata sul tesserino regionale, sull’autorizzazione e compilare un tagliando del blocchetto assegnato in ogni sua parte, e imbucare la figlia nelle apposite cassette; l’ubicazione delle cassette è indicata nell’Allegato 1. 2. I periodi di prelievo, le giornate e le modalità operative di caccia di selezione sono parte integrante dell’Allegato 1. 3. Ogni cacciatore non potrà esercitare la caccia di selezione al di fuori dei confini del Distretto. 4. Il cacciatore che non ha effettuato l’abbattimento del capo assegnato entro la fine del periodo assegnato, dovrà restituire il contrassegno e la cartolina tassativamente entro e non oltre la data stabilite nell’Allegato 1. Nei giorni successivi si provvederà a riassegnare i capi non abbattuti. I capi disponibili saranno assegnati prioritariamente a tutti coloro che non hanno avuto il capo assegnato nel periodo antecedente. 5. Gli abbattimenti dovranno essere effettuati prioritariamente nei confronti di animali, traumatizzati e/o defedati. Tale capo viene definito sanitario e come tale segnalato sulla scheda di rilevamento dati dal tecnico incaricato del controllo, il quale indicherà nelle note le motivazioni del prelievo sanitario. Come capo sanitario si intende un animale che presenti le caratteristiche seguenti:  segni di malattia, lesioni e/o ferite pregresse (escluse quelle di giornata) denunciate dal cacciatore al momento della presentazione del capo al Centro di Controllo e di cui ne sia comprovata l’esistenza e la rilevabilità a distanza da parte del tecnico incaricato;  peso inferiore al 35% rispetto al peso medio della corrispondente classe di sesso ed età. con il palco ancora in velluto se trattasi di maschi adulti prelevati nel periodo estivo. 6. L’abbattimento di un capo ritenuto sanitario dà diritto alla scelta della classe e del sesso di un capo della stessa specie nella successiva stagione venatoria. 7. Gli animali abbattuti e classificati come sanitari, escludendo i capi per i quali si è dovuto provvedere alla distruzione della carcassa, rientrano nel computo complessivo dei capi previsti dal piano di prelievo. Al cacciatore che ha effettuato l’abbattimento sanitario con distruzione della carcassa, verrà assegnato, se disponibile, un ulteriore capo. 8. Salvo i casi di prelievo sanitario, l’abbattimento di un capo diverso da quello assegnato comporta: a) l’esclusione dall’abbattimento di altri capi per l’anno in corso e per quello successivo; b) la consegna obbligatoria del trofeo all’ATC nel caso in cui l’assegnatario di una femmina o di un giovane abbatta un maschio adulto portatore di trofeo. c) L’applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla normativa vigente.

Art. 11. -Mezzi per l’esercizio della caccia di Selezione 1. La caccia di selezione agli ungulati deve essere effettuata con fucile con canna ad anima rigata, munito di ottica e di calibro non inferiore ai 6 mm. con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a millimetri 40. 2. I cacciatori dovranno esercitare la caccia di selezione ottemperando alle più rigorose norme di sicurezza nel rispetto dei principi di etica venatoria e nel rispetto di quanto previsto dalla vigente normativa in materia di detenzione e uso delle armi da fuoco. Ogni cacciatore dovrà sempre controllare l’esito del tiro mediante verifica sul colpo. Il cacciatore che abbia comunicato tempestivamente il ferimento di un capo per tentarne il recupero, non perderà il diritto all’abbattimento, qualora la ricerca risultasse infruttuosa. 3. Nella pratica della caccia di selezione non è consentito avvalersi dell’ausilio di cani, ad eccezione dei cani da traccia autorizzati per il recupero. .

Art. 12. -Centro di Controllo 1. Il capo prelevato dovrà essere presentato il giorno stesso dell’abbattimento o dell’avvenuto recupero al Centro di Controllo dal cacciatore che ha effettuato il prelievo, il quale consegnerà anche la scheda di autorizzazione debitamente compilata. Al Centro di Controllo sarà compilata, a cura del tecnico preposto al controllo, la scheda di rilevamento dati, che verrà sottoscritta dal cacciatore e dall’incaricato del controllo; una copia sarà rilasciata al cacciatore abbattitore e costituirà documento attestante la legalità del possesso dell’animale. Nel caso in cui al Centro di Controllo si riscontri l’abbattimento di un capo con caratteristiche difformi da quanto indicato sulla scheda autorizzativa, fatto salvo il caso di un abbattimento sanitario, il tecnico del Centro di Controllo provvederà a comunicare tale irregolarità al Presidente dell’ATC oppure ad un suo delegato che ne darà tempestiva notizia alla Provincia competente per territorio. 2. Eventuali casi contestati devono essere segnalati contestualmente alla sottoscrizione della scheda rilevamento dati presso il centro di controllo. Il ricorso dovrà essere presentato entro dieci giorni dalla data della contestazione alla Provincia ed al Presidente dell’A.T.C. ed il cacciatore interessato dovrà conservare la testa dell’animale o quanto altro richiesto dal tecnico del centro di controllo. Il ricorso verrà risolto da una Commissione di esperti così composta: il tecnico del centro di controllo, un rappresentante dell’A.T.C., un agente di vigilanza della Provincia competente per territorio, da un rappresentante della Regione nella persona del coordinatore faunistico e da persona tecnica proposta dal cacciatore. Il responso della Commissione dovrà essere comunicato entro dieci giorni alla Provincia competente per le ulteriori competenze e al cacciatore interessato. 3. Orario e indirizzo del Centro di Controllo saranno oggetto di comunicazione a parte. (Allegato1). 4. I trofei devono essere tenuti a disposizione dell’ATC fino alla data del 31 agosto dell’anno successivo per un’eventuale esposizione degli stessi e per fini di studio e valutativi. Decorso tale termine, l’ATC si rende disponibile a ritirare i trofei di quanti intendano disfarsene e a conservarli per eventuali fini didattici.

Art. 13 -Vigilanza 1. La vigilanza circa il rispetto delle norme contenute nel presente Regolamento è affidata agli Organi di cui all'art. 27 della Legge 11/2/1992, n. 157, 2. Gli Organi di cui al comma precedente segnalano le infrazioni alle norme del presente regolamento al Comitato di Gestione.

Art. 14 – Divieti e sanzioni 1. La mancata osservanza degli articoli del presente Regolamento comporta l’applicazione della sanzione amministrativa prevista dall'art.40 della L.R. 05 del 05/05/2012

2. La mancata riconsegna della scheda autorizzativa e/o del contrassegno comporterà l’esclusione dalla partecipazione al piano di prelievo per la stagione successiva. 3. L'abbattimento di un capo diverso da quello assegnato ai sensi dell’art. 10, commi 1 ed 2, con esclusione dei casi di prelievo sanitario, comporta: • l'esclusione dall'abbattimento di altri capi per l'anno in corso e per quello successivo; • il ritiro del trofeo da parte dell'A.T.C. nel caso in cui l'assegnatario di una femmina o di un giovane abbatta un maschio adulto portatore di trofeo; • la segnalazione all'Amministrazione provinciale dell'avvenuta violazione di cui all'art. 40 della Legge Regionale n. 5 del 05/04/2012