Leggi La Recensione Del Buscadero
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J KANDACE SPRINGS (e pianista), protegèe di Prince dace sono, per sua stessa ammis- sta Steve Cardenas (collaborato- A THE WOMEN WHO RAISED ME (il defunto Monarca di Minnea- sione, Ella Fitzgerald, Sade ed Eva re di Norah Jones), il contrabbas- Z BLUE NOTE polis), che l’aveva molto convin- Cassidy. Ma in lei le anime sono sista Scott Colley (che ha trascorsi Z wwww to. E mi suggerì l’ascolto dell’al- molte di più. E con questo The con Carmen McRae) ed il batteri- bum Indigo (Blue Note, 2018). Women Who Raised Me lo sve- sta Clarence Penn (in passato si- Così ho conosciuto Kandace la pienamente rendendo dovu- deman di Diana Krall). In più uno Springs, ragazzotta sensualis- to tributo, come da esplicito ti- stuolo di ospiti che via via vedre- sima (dalle irresistibili lentiggi- tolo, a tutte le figure femminili mo. Dodici brani per dodici regi- ni) che riesce a combinare una che l’hanno influenzata decre- ne del canto e dell’espressività. Si voce alquanto personale al pa- tandone la splendida evoluzio- inizia con un tributo a Diana Krall, trimonio soul (old e new school) ne artistica. È ancora la Blue Devil May Care, dove il contrab- con accenti jazz aggiornatissimi Note a pubblicare. E qui un plau- basso di Christian McBride fa le- e mai banali, forte anche della so sentito va a Don Was che sta vitare letteralmente il brano. Su- produzione di un batterista at- cercando di far divenire la sto- bito dopo si celebra, in sequenza, tento e saggio come Karriem rica etichetta di Alfred Lion uno la grandezza di Ella Fitzgerald con Riggins. E da quel momen- dei punti fermi della costruzio- Angel Eyes (ospite Norah Jones), to ho recuperato, a ritro- ne/definizione del sound odier- poi quella di Nina Simone con I so (mea culpa, mea ma- no e non solo black (ricordate Put A Spell On You (resa preziosa CONSIGLIATO Debbo ringraziare il mio xima culpa), sia Soul Eyes che l’ottimo disco solista di Ben- dal contralto di David Sanborn) amico Michele, valente del 2016, dove il sound ma- mont Tench, You Should Be So e quella di Sade con Pearls (dove chirurgo, efficace chitarrista ker era il bassista (ex marito di Lucky del 2014, uscì per questa la tromba di Avishai Cohen fa mi- blues in eterno divenire e culto- Joni Mitchell) Larry Klein, sia l’o- label?). Ottima è la band che la racoli di feeling). Appare chiaris- re della buona musica specie se monimo EP, con quattro brani, supporta, dove spiccano tre mu- simo che abbiamo di fronte una di matrice nera. Non molto tem- del 2014. Tutti dischi di valore. sicisti in qualche modo legati ad delle grandi del canto di oggi: po fa mi segnalò una cantante Le influenze della suadente Kan- artiste qui omaggiate: il chitarri- ugola duttile ed emozionalità in- PAT METHENY idonei a dare compiutez- via MIDI. Per (non) tace- del Missouri, altrettanto che dà il titolo all’album è FROM THIS PLACE za al progetto. Tra essi il re delle parti sinfoniche, ispirativa è stata la prassi inizialmente memore del NONESUCH magnifico batterista An- ad opera della National creativa del quintetto del citato disco degli Snar- www½ tonio Sanchez (famoso Philharmonic Orchestra, Miles Davis dei mid-six- kies, ma dopo (Metheny per essersi inventato la in alcuni brani della co- ties, sistema compreso e è Metheny!) viene reso scarna percussiva colon- lonna sonora di The Fal- studiato anche grazie alla personalissimo dall’evo- na sonora del film Bird- con and the Snowman partnership avuta negli cativa voce della Ndege- man), la contrabbassi- (1985). Ma qui si ha l’im- anni con un pilastro di ocello, mentre Sixty-Six, sta australiano-malese pressione che l’ispirazio- quella compagine: l’im- pur presentandosi come Linda May Han Oh (pila- ne venga da più lontano menso Ron Carter. Deter- l’ideale continuazione stro dei Sound Prints di nel tempo. Ed anche da minante anche, nell’eco- di un classicissimo del Lovano e Douglas), il pia- molto vicino. Mi spiego. nomia di tutti i dieci brani Metheny Group, Last nista britannico Gwilym L’idea di base credo che di quest’opera, il lavoro Train Home, dilata a di- Simcock, il sontuoso tap- affondi le sue radici in svolto da Simcock che smisura il tema che lo peto sonoro offerto dalla dischi del passato come ricopre il ruolo che per regge grazie anche al In un comunicato stampa Hollywood Studio Sym- Expectations (1972) di anni fu del recentemen- perfetto sostegno del- relativo all’uscita di que- phony condotta da Joel Keith Jarrett, dove inter- te scomparso Lyle Mays la contrabbassista. Idea- sto disco, Pat Metheny, McNeely ed ospiti im- venti di magici archi arric- (che perdita!): alter ego e le congedo di un album sessantacinquenne gran- portanti come Meshell chivano le dense pagine, contrappunto stimolan- ricco e policromo è Love dissimo chitarrista di Lee Ndegeocello alla voce, sospese tra improvvisa- te alle evoluzioni del le- May Take Awhile, in cui Summit nel Missouri, Gregoire Maret all’ar- zione e scrittura, di quel ader. Ciò appare chiaris- il languido romantici- così si è espresso: “From monica e Luis Conte alle magnifico quartetto. Ma simo in pezzi quali Wide smo del grande Pat tro- This Place è uno degli percussioni. E poi, an- alcune soluzioni croma- and Far, la ternaria Path- va pieno dispiegamento album che ho aspettato che, per il tornare ad un tiche della Hollywood maker (impagabile San- in un’evocazione serena di realizzare per tutta la uso strategico dei suo- Studio Symphony sem- chez!), la frastagliata e commossa di ciò che, vita”. Beh, non sappiamo ni orchestrali. Che tali brano provenire dai mo- Everything Explained, ma nell’inconscio collettivo, quanto ciò sia realmente tentazioni facciano cicli- menti maggiormente soprattutto nelle ariose rappresentiamo come vero. Ma fidandoci della camente parte del per- salienti di Sylva (2015), delicatezze di You Are e infinitezza. Non riesco a sincerità dell’artista ini- corso artistico del chitar- il notevolissimo album di The Past in Us (magico comprendere se è davve- ziamo col dire che il la- rista lo si nota a partire degli Snarky Puppy con ospite il thielemansiano ro uno degli album del- voro ad un primo ascol- da Secret Story del 1992 la Metropole Orkest. Ba- Maret). Pur respirando- la vita di questo impor- to appare ambizioso ma fino all’imperioso e ten- sta soffermarsi attenta- si un invidiabile inter- tante artista. Di sicuro è per nulla fastoso. Ogni tacolare progetto di Or- mente nell’ultimo terzo play di gruppo in tutto il un disco che sintetizza al singolo aspetto sembra chestrion (2010) dove il del brano d’apertura in- lavoro, lo si coglie in par- meglio il suo variegato ed frutto di meditata ricer- nostro guidava un’inte- titolato America Undefi- ticolar modo in tre trac- appassionante percorso ca. Innanzitutto il coin- ra congerie di strumen- ned. Inoltre, e per stessa ce: Same River, From This musicale. volgimento dei musicisti ti con la sua chitarra, ammissione dell’artista Place e Sixty-Six. Il brano Ernesto D’Angelo 98 terpretativa da brividi. Si continua ti di Dusty Springfield, è anelito J con Ex Factor, che onora a dove- crepuscolare dal mèlos malinco- A re Lauryn Hill (ma che fine ha fat- nicamente struggente. Per cele- Z to?), con ritmo rubato a Vernel brare adeguatamente Roberta Z Fournier e flauto delicato di Ele- Flack ecco Killing Me Softly With na Pinderhughes, si procede con His Song, che inizia in modo con- una I Can’t Make You Love Me che venzionale e poi procede con un riverisce la lady blues Bonnie Raitt vestito soul-ballad tutto pizzicori in modo molto intimistico (con un e carezze veramente ammaliante nuovo intervento fatato di Cohen) (con un altro bel cameo flautisti- e si giunge a Gentle Rain, piccolo co della Pinderhughes). Cala il si- monumento ad Astrud Gilberto pario sul disco con la canzone che arricchito dal sax tenore di Chris ha identificato il cammino e l’ar- Potter. Il fedele collaboratore di te (e la coscienza sociale) di una Dave Holland la fa da padrone donna: Strange Fruit, resa immor- pure nell’ellingtoniana Solitude tale dalla divina Billie Holiday. Qui che omaggia lo storytelling indi- la brava Kandace la veste di fioca menticabile di Carmen McRae. ed appassionata essenzialità (lei Torna Norah Jones, ma come de- e piano elettrico) che rievoca in stinataria d’ossequio, in The Ne- modo personale la chiaroscura- arness Of You interpretata dalla le musicalità della sua storica in- Springs con disarmante commo- terprete. È nata una nuova stel- vente grazia, mentre la What Are la del canto jazz. Intelligente ed You Doing The Rest Of Your Life, originale. atto di deferenza nei confron- Ernesto D’Angelo S HABAKA tre è co-titolare di uno dici composizioni che ci chi Favors di Go My He- lizzi del buon Siyabonga & THE ANCESTORS dei dischi più incisivi e portano in territori an- art, Go To Heaven, ora- riescono a renderla una WE ARE SENT HERE BY creativi del 2019, Uni- cor più variegati del pre- zione sentita di sapore rinnovata versione del- HIstORY ty dei ‘The Comet Is Co- cedente lavoro che si li- ornettiano con Shaba- le intuizioni del Castles IMPULSE! ming’ (che nello stesso mitava (si parva licet) a ka che riporta in vita il Of Ghana di John Car- www½ anno ci hanno elargito rendere aggiornatissi- sound di Dewey Redman, ter. Tre diverse sugge- pure Lifeforce Part II, di ma e vitale la lezione dei mentre Behold, The De- stioni per concludere: poco inferiore al prece- vari Abdullah Ibrahim/ ceiver è tentativo riusci- ’Til The Freedom Comes dente) e voce strumen- Dollar Brand, Mongezi to di rendere mingusia- Home, con un grande tale essenziale di uno dei Feza, Johnny Dyani, Dudu na la Afro Blue di Mongo Makhene, che rende quattro episodi (la Chi- Pukwana, Chris McGre- Santamaria trasfiguran- più compiute e melodi- cago Side) di Universal gor, Nikele Moyake e dola anche grazie al con- che le illuminanti visio- Beings di Makaya McCra- Louis Moholo: il grande tributo di un Mvubu che ni del Julius Hemphill dei ven, disco del 2018 che jazz (sud)africano.