P.05.1 Descrizione Ambienti Insediativi Locali

Il presente elaborato è stato ultimato prima dell’entrata in vigore della Legge 7 aprile 2014, N. 56 istitutiva delle Città Metropolitane, pertanto tutti i riferimenti alla “Provincia di Napoli” sono da intendersi alla “Città Metropolitana di Napoli”. Inoltre la denominazione “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)” è da intendersi come “Piano Territoriale di Coordinamento (PTC)”. Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’isola di Ischia si caratterizza per l’eccezionale varietà del paesaggio; presenta una morfologia varia e complessa che si articola su alcune principali emergenze orografiche e su una costa molto incisa e frastagliata, con promontori estesi e baie profonde. Le aree ad elevata naturalità, fortemente caratterizzate da boschi, si configurano come fondali ancora integri per le estese aree terrazzate coltivate prevalentemente a vigneto e ad alberi da frutto, e per la fitta rete di insediamenti che si addensa prevalentemente lungo la costa. La morfologia complessa, la forte caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree verdi, la struttura insediativa storica conferiscono al paesaggio una forte riconoscibilità. Negli ultimi decenni, l’equilibrio delle diverse componenti del territorio e del paesaggio sono state in parte compromesse da una diffusa edificazione, nelle aree costiere e nelle aree agricole ai margini del monte Epomeo, prevalentemente caratterizzata da residenze stagionali e attività turistico- ricettive. Dal punto di vista geomorfologico, l’isola d’Ischia nell’insieme rappresenta un’unica unità costituita da sei macrozone: a) la prima macrozona, presente nel settore sud-occidentale dell’isola d’Ischia, è costituita in prevalenza dal Tufo Verde di Monte Epomeo e dai Tufi di Citara con brecce associate, ricadenti in una fascia altimetrica compresa tra 0 - 600 m (s.l.m.). Tale macrozona ha una permeabilità variabile dipendente dal grado di diagenesi e fratturazione del tufo. E’ caratterizzata dalla presenza di orli craterici, quali elementi morfologici strutturanti e dai duomi lavici ubicati in località Capo Negro e Punta Chiarito; b) la seconda macrozona, situata nel settore occidentale dell’isola d’Ischia, è caratterizzata da depositi piroclastici a matrice prevalente misti a frammenti di depositi sedimentari con tessitura caotica ricadente in una fascia altimetrica compresa tra 0 e 100 m (s.l.m.). La permeabilità varia in funzione della granulometria prevalente; c) la terza macrozona, localizzata nel settore occidentale dell’isola d’Ischia, è costituita da depositi piroclastici a matrice prevalente misti a frammenti di depositi sedimentari con tessitura caotica a cui sono stati accorpate aree di limitata estensione del Tufo Verde di Monte Epomeo. Tale area ricade in una fascia altimetrica compresa tra i 100 ed i 600 m (s.l.m.) ed è caratterizzata da una permeabilità variabile legata alla granulometria prevalente. Comprende il rilievo più significativo dell’isola, Monte Epomeo, e tutto il bacino idrografico ubicato sul suo versante meridionale; d) la quarta macrozona si sviluppa nel settore orientale dell’isola d’Ischia, essa è costituita da depositi piroclastici, cupole laviche e dicchi ricadenti in una fascia altimetrica compresa tra 0 e 600 m (s.l.m.). Ha una permeabilità variabile legata alla granulometria prevalente nei depositi piroclastici sciolti; permeabilità medio-alta nelle lave. Il settore occidentale, spostandosi da sud verso nord, è caratterizzato dalla presenza dei seguenti elementi morfologici: duomi lavici, orli craterici e limite morfologico esterno degli edifici, e dalla falesia; e) la quinta macrozona, limitata al settore nord-orientale dell’isola d’Ischia, è costituita in prevalenza da alternanza di siltiti biancastre localmente fossilifere ricadenti in una fascia altimetrica compresa tra i 100 ed i 600 m (s.l.m.). Questo ambito è caratterizzato da alcune aste fluviali, profondamente incise, in cui l’erosione ed il trasporto solido è rilevante; f) la sesta macrozona, presente in tre zone dell’Isola di Ischia in cui affiorano rispettivamente le colate laviche dell’Arso, della Scrofa e di Zaro, è compresa in un intervallo altimetrico di 0 – 200 m. La vulnerabilità di tali unità è connessa prevalentemente ai fenomeni di scorrimento-colata dei materiali sciolti e da crolli in tufo e lava, all’elevata erosione e trasporto solido lungo i rami profondamente incisi del bacino idrografico presente sul versante meridionale di Monte Epomeo.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL A – Ischia Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 1170 25,2% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 256 5,5% Aree e componenti d'interesse rurale 2526 54,4% Aree e componenti d'interesse urbano 677 14,6% Aree di criticità e degrado 4 0,1% Nodi e reti per la connettività territoriale 10 0,2% Aree complessive*** 4642 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

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2. Aree di interesse naturalistico e rurale L’isola presenta prevalentemente suoli ad alta sensibilità ambientale (49.7%), a basso sviluppo pedogenetico caratterizzati da una permeabilità molto elevata: le falde idriche poste sotto questi suoli non beneficiano del normale effetto filtrante delle coperture pedologiche. In questa unità troviamo, soprattutto nel corpo centrale dell’Isola d’Ischia, anche suoli sottili ai primi stadi di pedogenesi (13%), che hanno limitate capacità di tamponare effetti di degrado fisico e chimico. Agronomicamente trattasi di suoli a bassa produttività ma dove si possono ottenere produzioni di alta qualità (es. vini di pregio) per le specifiche condizioni pedoclimatiche.

FATTORI STRUTTURANTI AREE DI INTERESSE NATURALISTICO

Boschi (1360 ha pari al 29% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Altre aree naturali (325 ha pari al 7% della superficie)

FATTORI STRUTTURANTI AREE DI INTERESSE RURALE

Vigneti (331 ha pari al 7% della superficie)

Sistemi colturali complessi (1042 ha pari al 22% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Terrazzamenti (975 ha pari al 21% della superficie)

Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, prevalgono nettamente gli usi del suolo ad alta ed altissima biodiversità (72% della superficie territoriale), rappresentati principalmente da boschi nella zona centrale del monte Epomeo, e da vigneti e sistemi colturali complessi nella fascia degradante verso la costa. I vigneti in particolare rientrano nell’area di produzione del DOC Ischia. Il disciplinare di produzione prevede che la massima produzione non deve superare i 3 kg di uva per pianta e pertanto sono colture non soggette ad una particolare intensificazione (input chimici) e quindi con una buona compatibilità ambientale, ma che presentano una bassa sostenibilità economica e quindi sono a rischio di abbandono. Tale fenomeno potrebbe essere particolarmente preoccupante per la difesa del suolo realizzata con i terrazzamenti. La vite. La vite nell’isola d’Ischia è prevalentemente coltivata sui terrazzamenti che si arrampicano sulle pendici del Monte Epomeo. Il vino “Ischia” è tra i primi vini italiani a potersi fregiare della Denominazione di Origine Controllata (D.P.R. 03.03.1966 e D.M. 31.07.1993). La zona di produzione coincide con i confini dell'isola di Ischia, dove la vite fu introdotta da antichi greci, provenienti dalla Calcide. Dai Romani Ischia era denominata Enaria, terra del vino. In alcune aree la vite è ancora allevata a curruturu, forma arcaica, strettamente vincolata alla tradizione: tradizione che in questo caso è garanzia di qualità superiore. Si ottiene da uve Biancolella, Forastera e Per 'e palummo, allevate solo in e sapientemente vinificate sull'isola da moderne strutture enologiche. Il Disciplinare impone vincoli rigorosi a tutela della qualità del prodotto; la produzione di uva ad ettaro non può superare i 90-100 quintali di uva e i tre chili per ceppo. Per tutti i vini è inoltre previsto Per tutti i vini è previsto un affinamento in bottiglie da effettuarsi obbligatoriamente nell'isola di Ischia

I terrazzamenti. I terrazzamenti sono sistemazioni del terreno che seguono lo sviluppo della collina e realizzano il più antico ed efficace dei sistemi per il contenimento dell’erosione dei terreni, riducendo la pendenza dei versanti e rallentando così la velocità dei flussi delle acque di scorrimento superficiale. Si tratta di un’opera monumentale la cui realizzazione risale sicuramente ad epoche anteriori al XIX secolo. Tradizionalmente le scarpate dei terrazzi erano consolidate da siepi di arbusti antierosivi, come la ginestra e varie specie di cannucce (Arundo, spp.), che spesso venivano utilizzati per la produzione artigianale di piccoli manufatti (ceste, stuoie, recipienti in vimini,…).

La coltivazione del terrazzo risulta fondamentale per la sua conservazione, sia come testimonianza storica, sia come sistema di difesa del suolo. L’abbandono della coltivazione, infatti, comporterebbe la mancanza di regimazione delle acque che progressivamente grazie al trasporto di terreno eroso porterebbero ad un aumento progressivo delle pendenze e quindi ad un progressivo aumento della suscettibilità ai fenomeni di dissesto idrogeologico. I muretti a secco, tanto comuni lungo la Penisola Sorrentina e nelle Isole del Golfo, sono spesso giustificati dalla presenza di vigneti dai quali è possibile ottenere vino di qualità. Opere come queste connotano fortemente il paesaggio, lo difendono dall’erosione e ricordano la sfida condotta per strappare il terreno alla montagna. La coltivazione, spesso manuale a causa dell’impossibilità del passaggio di mezzi meccanici, è ancora possibile solo con se i prodotti ottengono prezzi più elevati. Solo maggiori remunerazioni consentono, infatti, la manutenzione dei muretti di contenimento

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli e, quindi, indirettamente la difesa dall’erosione, un appropriato drenaggio ed un rallentamento delle acque meteoriche che altrimenti tenderebbero a ruscellare con tutti i danni che ne derivano al paesaggio ed ai manufatti a valle delle pendici collinari.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio- economiche: 1) l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); 2) aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; 3) conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale Il paesaggio di Ischia è fortemente connotato sia dalla vegetazione naturale (pinete, macchia e prateria mediterranea) che dalle aree agricole terrazzate, che interessano in modo esteso l’intero territorio. Queste aree, coltivate prevalentemente a vigneti, hanno consolidato nel tempo uno specifico paesaggio agrario e relazioni coerenti tra nuclei insediativi e contesto territoriale e paesaggistico. Negli ultimi decenni la massiccia urbanizzazione che ha interessato l’isola, determinando una diminuzione consistente delle componenti naturali e delle superfici agricole, ha in parte compromesso tali caratteri ambientali e paesaggistici. In relazione a queste trasformazioni è possibile riconoscere dinamiche e condizioni territoriali differenti. Le aree agricole che si articolano tra la base dei versanti settentrionali e occidentali del monte Epomeo e gli insediamenti costieri di Casamicciola, e si presentano attualmente fortemente segnate da un’edificazione diffusa e disordinata, sia di tipo residenziale che di tipo turistico-ricettivo, non funzionale al tessuto rurale. Allo stesso modo, ad oriente, ai margini degli insediamenti consolidati di Ischia, l’edificato recente, prevalentemente con destinazioni diverse da quelle agricole, occupa in modo allargato il territorio che fino ad alcuni decenni fa era caratterizzato da estese aree coltivate e da piccoli aggregati insediativi di tipo rurale (S.Antuono, Campagnano, Casabona). A sud, gli ambiti collinari e montani di Barano, e Buonopane presentano situazioni complessive di criticità, legate all’abbandono delle aree coltivate e dei terrazzamenti, alle consistenti espansioni edilizie caratterizzate in modo prevalente dalla presenza di residenze stagionali, al degrado degli insediamenti storici e delle case rurali, alla perdita generale di identità dei nuclei.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativi e delle centralità La struttura insediativa complessiva riflette il condizionamento esercitato dalla morfologia del territorio. Gli insediamenti sono articolati in numerosi centri e nuclei: lungo la costa settentrionale e occidentale si articolano gli insediamenti di Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, che rappresentano le aree più densamente popolate dell’isola. A sud, lungo il versante meridionale del monte Epomeo, in un contesto spiccatamente agricolo, sono localizzati i centri di Barano, Buonopane, Serrara Fontana. Gli insediamenti costieri maggiori si caratterizzano per tessuti storici compatti ed aree di più recente edificazione segnate da una sequenza di insediamenti continui a tratti compatti; ai margini di questi insediamenti consolidati si articolano aree di diffusione insediativa fortemente caratterizzate da attività turistico-ricettive e da residenze stagionali. L'assetto urbanistico dei centri denota condizioni abbastanza tipiche di realtà insediative consistentemente modificate nell'arco degli ultimi tre decenni: morfologie contraddittorie, congestione del traffico, riduzione delle aree verdi intercluse nell’edificato (giardini, orti, aree di bosco), squilibri funzionali per l'ineguale distribuzione di attrezzature e servizi, degrado.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive L'economia dell'isola è naturalmente basata sul turismo, infatti la maggior parte del territorio è organizzato e adibito alla ricezione dei turisti. La ricettività alberghiera ed extra-alberghiera è di circa 40 mila posti letto (gli alberghi sono circa 300 e gli esercizi di fittacamera sono oltre 2 mila) pari ad oltre un terzo dell'intera ricettività turistica della Regione Campania. Altra risorsa fondamentale dell'isola è l'agricoltura intesa, a Ischia, nel senso di viticoltura, e della vite. I traffici stessi erano, in passato, in funzione dell'attività agricola: i velieri trasportavano vino da Lacco Ameno, Forio ed Ischia a Roma, attraverso Civitavecchia, ed a Genova. Con il dopoguerra, lo sviluppo del termalismo e del turismo, che era già iniziato nei primi decenni del secolo, ha mutato completamente volto all'economia dell'isola a danno dell'agricoltura che, dal canto suo, dava redditi sempre minori sottoposta com'era, oltretutto a frequenti crisi di prezzi dell'uva e dei vini.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

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Nell’attuale sistema della mobilità, viene evidenziata la carenza del trasporto pubblico di interesse locale e l’assenza di integrazione tra i diversi tipi di infrastrutture e di servizi. La rete stradale si articola sulla strada statale 270 (Ischia verde) che compie l’intero giro dell’isola e collega tutti i centri maggiori; la strada statale si connette ad una fitta rete di strade minori di interesse locale. Il sistema portuale, articolato sui porti di Ischia, Casamicciola, Forio, S.Angelo e sul porticciolo di Lacco Ameno formato da in una serie di piccole darsene divise da pontili e moli, presenta caratteri di inadeguatezza sia fisica che gestionale per carenza di servizi, scarso coordinamento tra gli approdi, degrado, problemi di insabbiamento (Forio).

7. Risorse paesistiche e ambientali La complessità del sistema ambientale, la varietà delle tipologie dei siti naturali (aree montuose, boschi, crateri vulcanici, sorgenti naturali, aree agricole terrazzate, insediamenti, costa, spiaggia), la ricchezza e l’articolazione, morfologica e funzionale, dei tessuti insediativi, la compresenza di paesaggi diversi, conferiscono al territorio nel suo complesso una forte caratterizzazione e rappresentano valori fondamentali su cui fondare strategie adeguate di tutela e valorizzazione. Per Ischia, l’indagine ha messo in evidenza la dominanza del complesso montuoso dell’Epomeo e le relazioni fondamentali tra questa emergenza e le diverse configurazioni dei versanti. In particolare, per il versante settentrionale è stata messa in evidenza la complessiva omogeneità delle aree boscate che si configurano come sfondi naturali e fondali lontani per gli insediamenti che si articolano lungo la costa (Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio); la sequenza aree naturali/aree agricole/insediamenti/costa presenta dei margini netti solo nel passaggio dalle aree naturali alle aree del paesaggio complessivamente insediato (urbano e agricolo) e, anche se in modo più sfumato, tra le aree di spiaggia e i nuclei costieri. Ad eccezione dei tessuti storici fortemente caratterizzati e riconoscibili, il paesaggio insediato recente non presenta forti elementi distintivi, anche se risulta forte l’impatto di alcune infrastrutture ed alcuni nuclei edificati recenti. Con riferimento al versante meridionale, sono evidenti i rapporti spaziali tra le emergenze strutturali del monte Epomeo (versanti scoscesi, forti incisioni idrografiche) e i segni eterogenei complessivamente caratterizzanti del paesaggio insediato (aree terrazzate coltivate, vigneti, insediamenti disposti a corona con filtri di bosco tra un nucleo e l’altro, ..). Lungo la costa prevalentemente connotata dal paesaggio urbano, hanno forte rilevanza paesaggistica alcuni elementi puntuali che, in alcuni casi, si stagliano isolati in un contesto omogeneo come elementi dotati di grande capacità attrattiva, in altri casi, concorrono alla definizione di insiemi paesaggistici complessi e più estesi: i domi lavici, i promontori lungo le coste, le falesie, le emergenze dei castelli, delle torri, delle cappelle o di alcune ville isolate. L’intero territorio dell’AIL è stato dichiarato di “notevole interesse pubblico” in quanto costituisce nella sua unitarietà inscindibile un insieme geologico, ambientale, naturalistico, di eccezionale rilevanza nel quale si inseriscono mirabilmente ambienti di particolari valore estetico e tradizionale, che hanno fatto dell’isola d’Ischia una delle aree italiane di maggiore interesse turistico fin dal secondo XIX, celebrata sia nella letteratura che nelle arti figurative con l'appellativo di isola verde. In particolare: − con Decreto Ministeriale 9 settembre 1952 le zone dell’Isola d’Ischia site nei comuni di Ischia, Casamicciaola, Forio d’Ischia, Barano, Lacco Ameno e Serrara Fontana, indicate negli elenchi redatti dalla Commissione provinciale di Napoli, escluse le proprietà demaniali, sono state dichiarate, per i cospicui caratteri di bellezza naturale riconosciuti, di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497; − con Decreto Ministeriale 9 gennaio 1958 l'intero territorio del di Serrara Fontana è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, perchè costituisce, per la ricchezza di incomparabili paesaggi godibili dalle strade, dal mare e dai numerosi belvedere, tra i quali il suggestivo e tradizionale villaggio peschereccio e il promontorio di Sant'Angelo, un insieme di quadri naturali di non comune bellezza panoramica; − con Decreto Ministeriale 12 gennaio 1958 l'intero territorio del comune di Forio d'Ischia è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, perchè, oltre a costituire con i suoi incomparabili paesaggi un quadro naturale di non comune bellezza panoramica con caratteristici complessi di valore estetico e tradizionale, offre numerosi punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere lo spettacolo di quelle bellezze; − con Decreto Ministeriale 21 aprile 1958 l'intero territorio del comune di Lacco Ameno è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, perchè costituisce un antichissimo e ridente centro di piacevole soggiorno, note per le numerose e svariate sorgenti di acque termo-minerali, ricco di incomparabili paesaggi godibili da vari punti di vista accessibili al pubblico e costituenti, a volte, caratteristici complessi aventi valore estetico e tradizionale; − con Decreto Ministeriale 23 maggio 1958 l'intero territorio del comune di Casamicciola è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, perchè, oltre a costituire con i suoi incomparabili paesaggi un quadro naturale di non comune bellezza panoramica con caratteristici complessi di valore estetico e tradizionale, offre numerosi punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere lo spettacolo di quelle bellezze; − con Decreto Ministeriale 19 giugno 1958 l'intero territorio del comune di Barano d'Ischia è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, perchè, oltre a costituire con i suoi incomparabili paesaggi un quadro naturale di non comune

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bellezza panoramica con caratteristici complessi di valore estetico e tradizionale, offre numerosi punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere lo spettacolo di quelle bellezze. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Santuario di San Francesco di Forio d’Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Paola alla spiaggia di Montevergine

Villa la Mortella e Parco, collina di Forio d’Ischia Zaro

Santuario della Madonna del Forio d’Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Soccorso, piazza del Soccorso

Torre del Torrione, vico Torrione Forio d’Ischia Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 9/09/1985

Chiesa di San Gaetano – Torre Forio d’Ischia D.lgs 42/2004 - Decreto Ministero Beni Morgera Culturali e Ambientali del 26/02/1993

Torre in via Casa Patalano – S. Forio d’Ischia D.M. 21/02/1985 - D.lgs 42/2004 Maria di Loreto e Oratorio dell’Assunta

Torre Milone, in via San Vito – Forio d’Ischia D.M. 24/09/1984 - D.lgs 42/2004 Chiesa di san Vito – Torre di via Vecchia

Chiesa di San Michele, piazza Forio d’Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Maria Immacolata

Torre Aragonese, Punta di Monte Lacco Ameno Vigo - Acropoli

La Necropoli di Sasn Montano, Baia Lacco Ameno omonima

Insediamento del quartiere Lacco Ameno metallurgico greco, località Mazzola

Torre dell’Orologio – Complesso di Lacco Ameno D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Santa Restituta alla piazza omonima

Villa Arbusto – Museo archeologico Lacco Ameno Decreto Ministero Istruzione Pubblica del in contrada Arbusto 24/11/1952

Osservatorio Geofisico, via Grande Casamicciola D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sentinella Terme

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Chiesa e Torre del Buon Consiglio Casamicciola D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Terme

Pio Monte della Misericordia – Casamicciola Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Terme Gurgitiello Terme del 10/03/1998

Insediamento dell’eta del bronzo al Casamicciola promontorio del Castiglione Terme

Acquedotto romano dei Pilastri Barano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 d’Ischia

Torre di Michelangelo alla contrada Ischia Sant’Anna

Cattedrale dell’Assunta, Chiesa Ischia dell’Immacolata e Convento delle Clarisse, Chiesa di San Pietro a Pantaniello – Castello Aragonese

Castello Aragonese, mastio e Ischia murazioni cilindriche

Ponte Aragonese al Castello Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Borgo Marinaro di Ischia Ponte Ischia

Chiesa dello Spirito Santo, via Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Mazzella, Torre dell’Orologio di Ischia Ponte

Vescovado con Torre Medievale, Ischia via del Seminario

Chiesa e Convento di Sant’Antonio, Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 quartiere omonimo

Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 corso Vittoria Colonna

Stabilimento balneo-termale Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 militare, Villa Reale, Piazza Antica Reggia

Chiesa di Santa Maria di Porto Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Salvo, via Iasolino

Villa Dohrn, Acquario di Napoli, Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Punta San Pietro

Padiglione Reale e Parco della Ischia D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Pagoda al Porto

Insediamento greco al promontorio Forio d’Ischia di punta Chiarito

Borgo Marinaro di Monte Lacco Ameno Sant’Angelo

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Torre di Sant’Angelo Lacco Ameno

Chiesa di Montevergine allo Barano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Schiappone d’Ischia

Eremo e Chiesa di San Nicola, alla Serrara salita all’Epomeo Fontana

Parrocchiale e Campanile di Santa Serrara D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Maria de Carmine di Serrara Fontana

Santuario rupestre di età Barano ellenistico-romana, sorgente di d’Ischia Nitrodi

Chiesa di San Sebastiano a piazza Barano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 San Rocco d’Ischia

Torre quattrocentesca in località Barano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Testaccio d’Ischia del 26/08/1988

Sudario del Testaccio, via Corafà Barano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali d’Ischia del 10/09/1985

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030005 Corpo centrale dell'Isola di Ischia Barano d’Ischia Forio Ischia Lacco Ameno Serrara Fontana SIC IT8030010 Fondali marini di Ischia, e Vivara Barano d’Ischia Casamicciola Forio Ischia Lacco Ameno Serrara Fontana SIC IT8030022 Pinete dell'Isola di Ischia Barano d’Ischia Ischia SIC IT8030026 Rupi costiere dell'Isola di Ischia Barano d’Ischia Forio Ischia Serrara Fontana SIC IT8030034 Stazione di Cyperus polystachyus di Ischia Barano d’Ischia Ischia ZPS-IT8030010 Fondali marini di Ischia, Procida e Vivara Barano d’Ischia Casamicciola Forio Ischia Lacco Ameno Serrara Fontana

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi in primo luogo al consumo elevato di suolo per insediamenti e infrastrutture e al conseguente aumento della frammentazione ecologica; alla crescita dell’edilizia prevalentemente di tipo turistico (seconde case e attività ricettive); all’eccessivo carico antropico determinato dalla presenza di turisti (consumo di risorse energetiche, idriche; rifiuti; inquinamento acustico; aumento della domanda di mobilità) e concentrato prevalentemente lungo le aree costiere. In ambito montano e collinare, criticità specifiche sono legate all’abbandono delle aree agricole e dei terrazzamenti, ai disboscamenti, agli incendi, ai dissesti idrogeologici e al rischio frane; in ambito costiero è possibile evidenziare rischi connessi all’erosione costiera e all’inquinamento.

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti, attività, mobilità La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per Ischia. In particolare, il Piano è orientato: − alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico- ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (aree di monte Epomeo, di monte Trippodi, di monte Rotaro; crateri vulcanici; aree di Zaro, dell’Arso e della Scrofa caratterizzate da colate laviche; le aree boscate; le aree di costa alta; i promontori); − alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti (paesaggio agricolo delle aree collinari e montane di Barano e Serrara Fontana; aree agricole diffuse di altissimo valore ambientale; terrazzamenti collinari; sequenza costa-insediamenti-aree agricole collinari, aree ad elevata naturalità;…); − alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte (centri storici costieri di Ischia, Lacco Ameno, Forio, S.Angelo) o un valore documentario (nuclei collinari e montani) o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali; − potenziamento dell’attrattività e del ruolo degli ambiti collinari e montani anche a fini turistici; − alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione; − alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno degli agglomerati; − alla qualificazione delle attività turistiche; − al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente; − all’articolazione dell’offerta turistica integrando la fruizione delle risorse costiere con quella delle aree montane interne (turismo escursionistico; turismo enogastronomico; turismo culturale), puntando al prolungamento della stagione turistica; − al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti; − alla riorganizzazione e al potenziamento dei trasporti pubblici; − alla riqualificazione e adeguamento delle strutture portuali. In particolare il Piano nei comuni dell’isola di Ischia al fine della tutela dei valori paesaggistici, non rende ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata fatta eccezione di quella necessaria ad adeguare le strutture turistico-ricettive esistenti con attrezzature di servizio e attrezzature sportive nel limite del 10% della volumetria esistente, purché compatibile con le condizioni urbanistiche e paesaggistiche. Dal punto di vista della mobilità il Piano affronta il problema del collegamento con le isole di Procida e Ischia proponendo il prolungamento della linea Circumflegrea fino al porto di . L’obbiettivo è quello di aggiungere un ulteriore imbarco a quelli oggi esistenti a Napoli e per alleggerire la congestione soprattutto nel periodo di punta estivo.

10. Piani e programmi in corso Nel PTR l’isola di Ischia è inserita nel STS “ISOLE” a dominante paesistico-ambientale culturale, costituito dai comuni di , , Casamicciola Terme, Barano, Forio d’Ischia, Lacco Ameno, Ischia, Serrara Fontana e Procida. Per l’STS in questione si prevede Sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori. L’isola di Ischia è interessata da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da: − PI Portualità Turistica − PI Isole del golfo − Patto territoriale della pesca e acquacoltura

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

L’isola di Procida presenta una configurazione paesistica complessa esito dell’intreccio tra fattori di eccezionale valore naturalistico e insediativo. La stessa conformazione dell’isola, caratterizzata da un nucleo centrale compatto dal quale si articolano stretti promontori, esalta la sua identità e specificità. Procida è la più piccola delle isole del golfo di Napoli e si differenzia dalle altre per un assetto complessivamente più equilibrato: relativamente condizionata dalla presenza turistica e segnata dalla crescita edilizia recente in modo meno drammatico rispetto alla vicina isola di Ischia, è stata caratterizzata nel tempo da un fondamentale rispetto per i luoghi che ha portato a consolidare la sua identità e ha reso compatibili le esigenze della comunità insediata con quelle dei turisti, il paesaggio naturale con quello costruito. L’architettura procidana, d’altronde, è l’esempio più evidente di questo equilibrio per i suoi caratteri così fortemente relazionati all’ambiente e al paesaggio.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL B - Procida Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 76 18,2% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 30 7,3% Aree e componenti d'interesse rurale 232 55,7% Aree e componenti d'interesse urbano 73 17,5% Nodi e reti per la connettività territoriale 6 1,4% Aree complessive*** 417 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

L’ambito presenta prevalentemente suoli ad alta sensibilità ambientale (49.7%), a basso sviluppo pedogenetico caratterizzati da una permeabilità molto elevata: le falde idriche poste sotto questi suoli non beneficiano del normale effetto filtrante delle coperture pedologiche. In questa unità troviamo, soprattutto a Vivara, anche suoli sottili ai primi stadi di pedogenesi (13%), che hanno limitate capacità di tamponare effetti di degrado fisico e chimico. Agronomicamente si tratta di suoli a bassa produttività, ma dove si possono ottenere produzioni di alta qualità (vini di pregio) per le specifiche condizioni pedoclimatiche.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Vegetazione sclerofilla 76 ha pari al 18% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Vigneti, Agrumeti, Frutteti promiscui (179 ha pari al 43% della superficie)

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

ALTRE AREE DI INTERESSE

Dal punto di vista vegetazionale e agrario, sono stati considerati elementi strutturanti del paesaggio di Procida, i boschi composti da vegetazione sclerofilla, che ne connotano il paesaggio soprattutto nell’isolotto di Vivara, e vigneti, agrumeti (limoneti) e frutteti, spesso allevati a pergola, che da sempre rappresentano l’uso agricolo del suolo prevalente. Nell’ambito sono diffusi i frutteti promiscui che da un lato aumentano la biodiversità della flora, dall’altro limitano l’espansione dell’agricoltura intensiva. L’Ail è sede delle produzioni tipiche Vino DOC “Campi Flegrei” e dei Prodotti Tradizionali “Limone di Procida” e “Carciofo di Procida”.

La vite. Il vino DOC Campi Flegrei (D.M. 03.10.1994) è di grande storia e tradizione, e deriva da uno dei più apprezzati prodotti enologici dell'antichità, il Falerno Gaurano, lodato da Plinio il Vecchio e, successivamente, inserito nella "carta dei vini" della corte di Napoli e di quella papale. La zona di produzione, che include 7 comuni, tutti in prossimità di Napoli, è tra le più ricche per cultura e bellezze naturalistiche, con scorci panoramici che non trovano uguali; i terreni, che derivano da un incessante succedersi di eruzioni vulcaniche e che, oggi, si adagiano su un complesso di crateri spenti, sono ricchi di tufi, ceneri, lapilli, pomici, microelementi che conferiscono alle uve e ai vini sapori e aromi del tutto originali e permettono la coltivazione della vite su piede franco. La Falanghina, antico vitigno campano di grande pregio, da cui si ottengono i tipi bianchi, ebbe in questa area la sua prima diffusione; veniva allevata con il sistema alla putuelana, ancora oggi ampiamente utilizzato nella zona, che prevedeva che le viti fossero sostenute da un palo, detto in latino phalanx, da cui deriverebbe appunto Falanghina. I tipi rossi si ottengono dai migliori vitigni campani, come il Per 'e palummo e l'Aglianico.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio-economiche: • l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); • aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; • conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio. In Provincia di Napoli, si ricordano gli agrumeti e gli arboreti promiscui ad elevata complessità strutturale del pianoro ignimbritico di ; gli oliveti della collina costiera marnoso-arenacea di Massalubrense e S. Agata sui due Golfi; gli arboreti promiscui ed i vigneti dell’area pedemontana di e ; i vigneti e gli orti arborati delle aree pedemontane dell’isola d’Ischia; gli agrumeti e gli orti interclusi dell’isola di Procida, gli orti urbani delle Colline di Napoli.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale Il territorio dell’isola, malgrado le trasformazioni recenti che hanno comportato consistenti espansioni insediative, incremento delle attività turistiche, contrazione delle superfici agricole utilizzate, si presenta ancora fortemente caratterizzato dalla stretta interdipendenza tra insediamenti e contesto ambientale. E’ ancora riconoscibile il rapporto di profondo rispetto che ha legato nel tempo gli insediamenti al territorio, alle caratteristiche orografiche, ai fattori climatici, ai luoghi produttivi (agricoltura e pesca). Le aree che hanno conservato caratteri prevalentemente rurali, anche se con un incremento degli insediamenti diffusi o legati alla viabilità, sono le aree a nord, di Pioppeto e della Starza; a sud della Punta del Solchiaro; ad ovest dell’area del Ciraccio. Ai margini degli insediamenti maggiori (Sancio Cattolico, Corricella, Chiaia, Chiaiolella) sono riconoscibili consistenti espansioni edilizie che occupano in modo allargato il territorio che fino ad alcuni decenni fa era fortemente caratterizzato da estese aree coltivate e da piccoli aggregati di tipo rurale. Sono ancora riconoscibili, nelle aree agricole, case isolate che presentano gli elementi tipologici distintivi dell’edilizia rurale procidana (atrio di accesso; scala; cellaio; volta a botte; percorsi di collegamento tra la casa, le aree agricole e la strada).

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Il sistema insediativo dell’isola di Procida è organizzato su alcuni nuclei isolati, compatti e fortemente connotati per l’organizzazione e i caratteri tipo-morfologici e su una diffusa presenza di edificazione in area agricola, prevalentemente caratterizzata da addensamenti lungo la fitta rete viaria che attraversa l’isola. Negli ultimi decenni la crescita consistente delle aree urbanizzate che ha interessato con modalità differenti l’intero territorio dell’isola, ad eccezione di Vivara, ha determinato una diminuzione significativa delle superfici agricole, compromettendo in parte i caratteri ambientali e paesaggistici. I nuclei storici conservano nei caratteri dell’impianto e dell’edificato una forte riconoscibilità ed elevati valori insediativi ed ambientali.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Il nucleo più antico dell’isola è quello di Terra Murata costituito da un tessuto di origine medioevale molto articolato, di forma ellittica, posto su un alto banco di tufo. Il nucleo si configura come un’area di eccezionale interesse paesaggistico per il valore storico-architettonico e la forte caratterizzazione morfologico-percettiva. Come elementi di specifico interesse paesaggistico e storico-architettonico è possibile considerare: l’abbazia di S.Michele, il santuario di S. Maria delle Grazie, il complesso del Castello, i ruderi di S. Margherita vecchia. Terra Murata, per la sua posizione strategica, per secoli è stato l’unico centro abitato dell’isola; dal 1600 il sistema insediativo diventa più articolato e sorgono diversi nuclei per lo più nelle aree costiere di facile accesso e nelle aree agricole. Nei pressi di Terra Murata sorgono alcuni nuclei compatti, in origine isolati, denominati casali che si caratterizzano come costruzioni rurali fortificate, articolate intorno ad uno spazio centrale scoperto e chiuso, nelle quali i contadini hanno la possibilità di risiedere, lavorare e difendersi. I principali casali, ancora riconoscibili anche se inglobati nei tessuti urbani più recenti, sono quelli del Vascello, di S. Maria delle Grazie, di S.S. Annunziata, della Madonna della Libera. Il nucleo di Marina di Sancio Cattolico presenta un tessuto storico caratterizzato da un impianto urbano compatto costituito da un fronte continuo di edifici a schiera affacciati verso la costa con aree estese retrostanti sistemate ad orti e giardini. Le aree di recente edificazione, a nord del nucleo storico di Marina, sono estese e presentano caratteri non sempre compatibili con il contesto ambientale. Come per Marina di Sancio Cattolico, il nucleo della Corricella si estende tra la spiaggia e il costone retrostante in forte pendenza, ma rispetto al primo, presenta una maggiore complessità e articolazione spaziale: gli edifici con fronti liberi, prevalentemente esposti a mezzogiorno, sono disposti su piani differenti, in relazione alla pendenza dell’area, sono collegati da un articolato sistema di percorsi e scale e sono fortemente caratterizzati dagli elementi tipologici dell’architettura procidana (ampio arco esterno, terrazzo, scala scoperta a becco d’oca, colorazioni a tinte tenui). Ad ovest dell’isola, il nucleo della Chiaiolella presenta eccezionale valore paesaggistico per la unitarietà dell’impianto e per la forte caratterizzazione tipologica con edifici a schiera che presentano ampi archi esterni, parapetti pieni, scale articolate e volte estradossate. Il nucleo delle Centane, a sud dell’isola, come area originariamente rurale, si distingue dagli altri nuclei per la presenza di una tipologia edilizia varia e di diffuse aree destinate ad orti e giardini. Tra il nucleo delle Centane e quello della Chiaiolella si estendono aree consistenti di espansione insediativa recente, localizzate lungo la viabilità di collegamento tra i centri.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive L'economia di Procida tradizionalmente si fonda sulle risorse naturali e sulle antiche tradizioni marinare. Il mite clima dell'isola favorisce la coltivazione dei limoni e della vite che produce un'ottima qualità di uva che dà vita all'ottimo vino locale, l'Aglianico. Per quel che riguarda la pesca, secoli d'esperienza fanno dei pescatori procidani degli esperti uomini di mare. Una parte del pescato è destinata alla vendita sul posto, mentre l'altra viene portata e venduta nel grandissimo mercato ittico di Pozzuoli. Piuttosto sviluppata è anche l'attività marittima, che a Procida ha origini antichissime nascendo nel XIX secolo la regia scuola di formazione nautica, l'Istituto "F. Caracciolo". Il turismo rappresenta invece un'attività in crescita: hotels, pensioni, ristoranti, mezzi di trasporto, agenzie sono sempre più organizzati per accogliere un numero sempre maggiori di visitatori. Adesso, più che in passato, si sta cercando di sviluppare e salvaguardare il turismo privilegiando la qualità piuttosto che la quantità. La pedonalizzazione di alcune zone, la limitazione al traffico degli autoveicoli, il divieto di sbarco degli stessi nel periodo estivo, il recupero di spazi verdi attrezzati e la valorizzazione del patrimonio architettonico oltre alla lotta all'abusivismo edilizio che in varie zone ha deturpato il paesaggio, sono i punti fondamentali con i quali le amministrazioni locali intendono regolare e soprattutto selezionare l'affluenza del turismo estivo sull'isola.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Nell’attuale sistema della mobilità, viene evidenziata la carenza del trasporto pubblico di interesse locale e l’assenza di integrazione tra i diversi tipi di infrastrutture e di servizi. La rete stradale si articola su un asse principale, che attraversa longitudinalmente l’intera isola e collega i diversi nuclei da Sancio Cattolico alla Chiaiolella, e su una fitta rete di strade minori di interesse locale. Il sistema portuale si articola sul porto di Marina, che si divide in porto turistico e porto commerciale, e su quello della Chiaiolella esclusivamente di tipo turistico. L’approdo della Corricella è esclusivamente destinato alle imbarcazioni dei pescatori locali.

7. Risorse paesistiche e ambientali Le strette relazioni intercorrenti tra le diverse risorse storiche, insediative, naturalistiche e agrarie hanno nel tempo consolidato per Procida una forte identità paesaggistica e, malgrado la complessità

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli ambientale e la varietà delle componenti, il paesaggio si presenta dotato di forte unitarietà e riconoscibilità. Per Procida l’indagine ha messo in evidenza la costa come uno degli elementi dominanti del paesaggio: l’irregolarità e la varietà della costa lungo la quale si alternano punte, promontori, baie, spiagge e pareti ripide; la specificità e rarità di alcune conformazioni che derivano dalla natura vulcanica dell’isola (gran parte delle baie sono localizzate nei resti di antichi crateri: Chiaiolella, Genito, Carbogno, Pozzo Vecchio); la forte rilevanza di alcuni elementi antropici che potenziano la capacità attrattiva della costa: le chiese localizzate sui promontori, le cortine edificate continue che definiscono margini netti lungo le baie, l’emergenza di Terra Murata. La complessità della costa, nella percezione del paesaggio, è resa più netta dalla contrapposizione con la regolarità del territorio interno prevalentemente pianeggiante, fortemente connotato dalla presenza di vigneti e agrumeti. All’interno di questo territorio gli insediamenti storici assumono il ruolo di elementi strutturanti per la eccezionale caratterizzazione tipo-morfologica e la forte integrazione nel contesto. Con il Decreto Ministeriale 26 marzo 1956 è stata dichiarata di notevole interesse pubblico l’intero territorio di Procida, incluso l’isolotto di Vivara. Con il D.M. 24.06.02 l ’isola di Vivara risulta inoltre protetta come Riserva Naturale Statale

Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Insediamento Miceneo di punta Procida d’Alanca a Vivara

Postazione difensiva di Vivara Procida

Santa Margherita Vecchia alla Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Chiaiolella

Borgo Marina alla Chiaiolella Procida

Belvedere Pensione Eldorado con Procida giardino

Chiesa di San Giacomo, largo San Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Giacomo

Torre di Pozzo Vecchio in località Procida Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali omonima del 17/02/1996

Torre Annicchino alla Punta Ottimo Procida

Casa Catena alla Marina di Sancio Procida Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cattolico del 12/11/2004

Marina di Sancio Cattolico Procida

Chiesa di Maria Santissima della Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Pietà alla Marina

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Sborgo Marina della Corricella Procida

Chiesa di Maria Santissima delle Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Grazie alla Corricella

Santa Margherita Nuova, salita Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Castello

Murazioni della cittadella fortificata Procida Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali rinascimentale (D’Avalos) del 23/01/1999

Compendio carcerario, opificio e Procida Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali tenimento agricolo – Borgo della del 29/01/1999 Terra murata

Palazzo d’Avalos alla Terra murata Procida Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 23/01/1999

Abbazia di San michele alla Terra Procida Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 murata – Conservatorio delle orfane e Santa Maria Vergine della Purità

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati ZPS IT8030010 Fondali Marini di Punta Campanella e Capri. Procida

SIC IT8030010 Fondali Marini di Ischia, Procida e Vivara Procida

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi all’eccessivo carico antropico determinato dalla presenza di turisti (consumo di risorse energetiche, idriche; rifiuti; congestione del traffico automobilistico; aumento della domanda di mobilità).Molti elementi di criticità possono essere rilevati, per gli insediamenti storici, nel degrado architettonico e, per le aree di recente edificazione, ai margini degli insediamenti maggiori dove la qualità e l’equilibrio delle diverse componenti ambientali sono state in parte compromesse da una diffusa edificazione.Criticità specifiche sono legate alla riduzione e all’abbandono delle aree agricole; in ambito costiero è possibile evidenziare rischi connessi all’erosione costiera e all’inquinamento.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per Procida. In particolare, il Piano è orientato: • alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (isola di Vivara; promontorio del Solchiaro; Punta Pizzaco; Punta dei Monaci; Punta S. Angelo; Punta Lingua; Punta del Pioppeto; Punta Serra; Capo Bove; Santa Margherita e Chiaiolella); • alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti; • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali;

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• alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione; • alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno degli agglomerati; • alla qualificazione delle attività turistiche; • al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente; • al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti; • alla riorganizzazione e al potenziamento dei trasporti pubblici; • alla riqualificazione e adeguamento delle strutture portuali. In particolare il Piano nel comune di Procida al fine della tutela dei valori paesaggistici, non rende ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata fatta eccezione di quella necessaria ad adeguare le strutture turistico-ricettive esistenti con attrezzature di servizio e attrezzature sportive nel limite del 10% della volumetria esistente, purché compatibile con le condizioni urbanistiche e paesaggistiche. Dal punto di vista della mobilità il Piano affronta il problema del collegamento con le isole di Procida e Ischia proponendo il prolungamento della linea Circumflegrea fino al porto di Monte di Procida. L’obbiettivo è quello di aggiungere un ulteriore imbarco a quelli oggi esistenti a Napoli e Pozzuoli per alleggerire la congestione soprattutto nel periodo di punta estivo.

10. Piani e programmi in corso L’isola di Procida è interessata da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da: • PI Portualità Turistica • PI Isole del golfo • Patto territoriale della pesca e acquicoltura Nel PTR l’isola di Procida è inserita nell’STS ISOLE A DOMINANTE PAESISTICO-AMBIENTALE CULTURALE costituito dai comuni di Anacapri, Capri, Casamicciola Terme, Barano, Forio d’Ischia, Lacco Ameno, Ischia, Serrara Fontana e Procida. Per l’STS in questione si prevede: Sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori.

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1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

Il territorio dell’AIL Litorale Domizio è parte di un’unità territoriale più ampia e complessa che comprende anche le aree della pianura costiera ricadenti, a sud, nei territori di Pozzuoli e (Ambito Cuma e Fusaro - Ail Campi Flegrei) e a nord, nella provincia di Caserta (pianura costiera del Garigliano). Le superfici urbanizzate non sono concentrate in grossi insediamenti e rappresentano il 27% della superficie totale: lungo il litorale da Licola a Varcaturo si estende una edificazione consistente e disordinata, mentre intorno al Lago Patria è presente una zona densamente edificata. Oltre la fascia costiera caratterizzata dalla spiaggia, dai complessi dunali e dalla vegetazione naturale (pinete, leccete), nelle aree più interne sono presenti aree agricole prevalentemente destinate a sistemi colturali orticoli. Queste aree agricole sono ad alto impatto ambientale e normalmente richiedono alti input agro-chimici ed intense lavorazioni del suolo che stimolano la degradazione della sostanza organica, con liberazione di azoto nitrico che rappresenta uno dei problemi principali di inquinamento delle acque di falda. Il problema risulta aggravato anche dalla presenza di suoli permeabili, dalla falda molto superficiale e dalla vicinanza ad aree naturali protette. Nelle aree agricole è possibile ottenere differenti prodotti tipici (DOP “Mozzarella di Bufala campana”, “Ricotta di bufala campana”, IGP “carne di bufalo campana”, vino DOC “Asprinio di Aversa” e “Campi Flegrei”). Dal punto di vista geomorfologico, il territorio dell’Ail è costituito da depositi alluvionali, palustri e di spiaggia delle piane costiere ed intracrateriche compresi in un intervallo altimetrico di 0-100 m (s.l.m.) ed è caratterizzato da permeabilità per pori, in genere piuttosto bassa, e da una vulnerabilità della falda medio–alta. In quest’area ritroviamo i principali corpi d’acqua del territorio provinciale. Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL C - Litorale tirreno Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 687 25,1% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 95 3,5% Aree e componenti d'interesse rurale 1366 49,9% Aree e componenti d'interesse urbano 514 18,8% Aree di criticità e degrado 73 2,7% Aree complessive*** 2736 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

Nell’AIL sono presenti suoli in precario equilibrio con l’ambiente: si tratta di tipologie pedologiche particolarmente vulnerabili, quali suoli di ambienti di dune costiere e retrodune. Questi sono suoli a bassa resilienza, molto sensibili ai fenomeni di degrado chimico, fisico e biologico. Un eventuale processo di degrado può portare queste tipologie di suoli a processi di desertificazione e di perdita permanente della fertilità degli ecosistemi.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Laghi e aree umide (256 ha pari al 10% della superficie) Boschi litoranei (143 ha pari al 6% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo naturale (24 ha)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Vigneti (25 ha pari all’1% della superficie) Frutteti (465 ha pari al 18% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Orticoltura e colture erbacee (901 ha pari al 35% della superficie) Serre orticole e floricole (17 ha pari all’1% della superficie)

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio del litorale tirreno i boschi costieri di conifere, I laghi e le aree umide, la vegetazione dunale e retrodunale. Sono anche stati considerati strutturanti i vigneti ed i frutteti che da un punto di vista agricolo sono in continuazione dell’area viticola e frutticola dei C ampi Flegrei.

La vite . La vite nel napoletano viene tipicamente maritata al pioppo: si ottengono, quindi, alberate di altezze anche di 10-15 metri, in cui le viti, libere di crescere senza forti restrizioni di potatura, rendono completamente verde lo spazio lungo il filare di pioppi. Questa sorta di parete completamente inverdita in primavera, generalmente in prossimità delle vie di comunicazione, ha anche colpito i viaggiatori del settecento, che la rappresentarono come un insieme di festoni o archi trionfali che sembravano preparati per il passaggio di un potente monarca. In questo caso, però, l’aspetto economico è in contrasto con il significato storico e paesistico della conservazione. La raccolta e la potatura, infatti, sono molto onerose per l’altezza che raggiungono i tralci ed è, quindi, sempre più difficile scorgerle nel paesaggio.

I frutteti. L’uso del suolo prevalente della nostra provincia è costituito da arboree da frutto. Prevalgono i peschi ed i meli nel Giuglianese, l’albicocco e il ciliegio alle falde del Vesuvio ed il nocciolo nel nolano.

Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP. L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. Alle falde del Vesuvio-monte Somma sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il nome annurca è stato utilizzato per la prima volta nel 1876 nel manuale di Arboricoltura da G.A. Pasquale. E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale

L’intero territorio dell’AIL è stato dal 1855 ad oggi sottoposto a diversi e consistenti interventi di bonifica idraulica e agraria; solo negli ultimi decenni nella zona è stato possibile uno sviluppo razionale dell’agricoltura e delle attività economiche legate al turismo e alla balneazione. Negli anni più recenti però il territorio è stato stravolto da una espansione insediativa non pianificata, priva di regole e coerenza con il contesto paesaggistico. Sono ancora riconoscibili, come componenti del sistema territoriale storico, i piccoli nuclei rurali sparsi, le masserie, il sistema delle canalizzazioni, il percorso storico della via Domiziana.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

L’Ail dal punto di vista insediativo si presenta come un territorio fortemente compromesso dalle consistenti espansioni insediative determinate dall’abnorme sviluppo edilizio-turistico che negli anni più recenti ha interessato l’intera fascia costiera occidentale. E’ possibile riconoscere due diverse condizioni insediative: la prima, che riguarda le aree agricole più interne, si caratterizza per la presenza discontinua di aggregati insediativi di diversa densità ed estensione, variamente organizzati e prevalentemente privi di

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli connotati tipologici riconoscibili; la seconda si riferisce agli insediamenti lineari e compatti che occupano la fascia litoranea tra Licola e Varcaturo e alle numerose attività di ristoro e di supporto alla balneazione che si articolano lungo l’intero tratto di costa. In entrambi i casi si evidenziano condizioni ambientali complessivamente compromesse e presenza diffusa di elementi di degrado e casualità. Come ulteriore elemento di incompatibilità con i rilevanti valori paesaggistici dell’AIL, va menzionata la presenza diffusa di attività estrattive illegali che hanno creato in pochi decenni un esteso sistema di specchi d’acqua artificiali in stretta connessione con la falda idrica.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Gran parte del territorio dell’AIL è interessata, con intensità variabile, dalla presenza delle coltivazioni agricole: nonostante siano state abbandonate negli ultimi decenni molte aree, sono presenti molte aziende agricole a conduzione familiare.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

Le direttrici viarie principali che interessano l’AIL sono : − la S.S. 7 quater Domiziana con andamento nord-sud; − la “circumvallazione esterna” che collega i comuni a nord di Napoli con l’insediamento di Lago Patria e si connette alla Variante alla S.S. 7 quater con andamento est- ovest,. Per quanto riguarda i trasporti su ferro, il territorio è servito, fino al Lido di Licola, dalla linea Circumflegra.

7. Risorse paesistiche e ambientali

L’Ail presenta elevati valori ambientali e, in contrasto con la costa frastagliata e alta del litorale flegreo meridionale, si caratterizza per la costa bassa e regolare. Il paesaggio è caratterizzato dalla sequenza tipica dei litorali tirrenici sabbiosi in cui si articolano, dal mare verso l’interno, le spiagge, i sistemi dunali, le aree di macchia mediterranea, le pinete, le zone umide. Le dune costiere del litorale domiziano sono formate da sabbia fine, hanno una altezza di 8 o 10 metri e ospitano una ricca vegetazione spontanea. Allo stato naturale queste dune sono mobili, ma sono state stabilizzate attraverso la realizzazione delle pinete litoranee retrostanti, formate per lo più da pini marittimi. Le zone umide sono composte prevalentemente di stagni, acquitrini e canali artificiali in genere poco profondi (aree paludose di Licola). Parte dell’AIL ricade nella Riserva Regionale di Foce Volturno e Costa di Licola che è compresa tra Licola e l’estuario del fiume Volturno. Nell’area sono presenti due SIC “Foce di Licola” e “Lago di Patria”. − con Decreto Ministeriale 12 settembre 1957 l ’intero territorio del comune di Pozzuoli è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497; − con Decreto Ministeriale 12 settembre 1957 l ’intero territorio del comune di Bacoli è stato riconosciuto di “notevole interesse pubblico”, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497;

Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Casina Vanvitelliana del Fusaro Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Anfiteatro di Cuma Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Acropoli di Cuma Pozzuoli Acropoli di Cuma

Villa di Servilio Vatia, località Bacoli Tt 4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Torregaveta

Area Archeologica di Giugliano di Napoli

L’AIL risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030009 Foce di Licola Bacoli e Pozzuoli

SIC IT8030018 Lago Patria Giugliano di Napoli

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla presenza di insediamenti abusivi in aree rilevanti dal punto di vista paesaggistico; alla scarsa qualità degli insediamenti; allo stato di abbandono di alcuni beni ambientali (pineta, laghi); all’abbandono delle aree agricole; alla presenza diffusa di cave illegali; ai problemi di inquinamento dei suoli per un uso eccessivo di concimi e fitofarmaci e allo smaltimento illegale di rifiuti anche tossici.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Nella strategia di sviluppo proposta dal Piano per il territorio dell’Ail Litorale Domizio l’orientamento progettuale punta alla tutela e alla valorizzazione del sistema costiero, delle aree naturali e delle aree agricole, alla riqualificazione delle componenti insediative e al raggiungimento di condizioni di maggiore equilibrio ambientale. In particolare, il Piano è orientato: − alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un significativo grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (spiaggia, sistema dunale, aree di macchia mediterranea, pinete); − alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti; − al potenziamento dell’attrattività del Litorale Domizio attraverso la localizzazione di nuove funzioni (polo sportivo di rilevanza metropolitana; centro di servizi rari); − alla creazione di un Parco agricolo integrato con le aree residenziali e i servizi; − alla tutela dei beni culturali e delle strutture insediative di interesse storico-culturale, anche quando soltanto di valore documentario e/o paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali; − alla riqualificazione urbana, morfologica e paesaggistica degli insediamenti di recente edificazione; − al sostegno e alla qualificazione delle attività turistiche; − al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente; − all’articolazione dell’offerta turistica integrando la fruizione delle risorse costiere con quella delle aree archeologiche; − al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti; − al potenziamento del sistema di trasporto pubblico lungo la direttrice flegrea-domizia, attraverso il prolungamento della linea ferroviaria della circumflegrea dal nodo di Quarto (interscambio con linea FS Villa Literno-Salerno), a servizio degli insediamenti di Monteruscello e di Varcaturo e delle aree per le quali si ipotizza una densificazione abitativa, e delle risorse ambientali ed archeologiche della fascia litoranea, del sito di Cuma e del lago Patria; − al potenziamento delle aree di sosta e dei percorsi ciclopedonali.

In particolare, in relazione alla costituzione del parco agricolo denominato “Parco Liternum”, il Piano, comprendendo zone con diversa caratterizzazione (aree agricole, zone di pineta, aree archeologiche, cave a cielo aperto, piccoli laghi formatisi in cave dimesse, aggregati edilizi con residenze stabili e di tipo turistico, attrezzature ricreative) persegue i seguenti obiettivi: a) riqualificazione ambientale e paesaggistica di un territorio che benché fortemente compromesso conserva elevati valori ambientali e storico-culturali; b) riconversione dell’attuale modello turistico-balneare con la promozione di attività turistiche qualificate legate principalmente alla fruizione delle risorse paesaggistico-ambientali e storico-cu turali; c) realizzazione di un sistema ambientale di connessione e qualificazione degli insediamenti esistenti nella fascia occidentale del territorio flegreo, configurandolo come struttura complessa che ne organizza le relazioni, qualificando nel contempo i ruoli e gli sviluppi residenziali previsti dal PTCP, degli insediamenti della zona di Varcaturo.

Il “Parco Liternum” è definito e si attua attraverso un programma operativo promosso dalla Provincia e redatto di concerto con i Comuni interessati e con la Soprintendenza ai beni archeologici. Ai fini del perseguimento degli obiettivi sopra indicati, il Programma dovrà definire prestazioni ed interventi che riguarderanno, in particolare: a) l’incremento del livello di biodiversità ; b) l’eliminazione degli elementi e dei fattori che interrompono la continuità dei corridoi ecologici o la mitigazione degli effetti; c) la salvaguardia e valorizzazione della rete viaria di impianto storico, degli edifici e dei manufatti storici;

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

d) la ricostituzione delle relazioni ambientali attraverso il progressivo trasferimento dei volumi residenziali esistenti con rilocalizzazione all’interno delle aree di sviluppo residenziale di Varcaturo, con priorità per i volumi presenti lungo la linea di costa, godendo delle premialità di cui all’art. 52 delle Norme del PTCP; e) la ricomposizione ambientale delle aree di sedime degli edifici demoliti con il potenziamento della fruibilità degli arenili e della continuità delle aree dunali e retrodunali; f ) il restauro ambientale e paesaggistico dei siti interessati dalla presenza di cave e discariche; g) la verifica della possibilità di riconversione delle aree di cava con la realizzazione di attrezzature e servizi per il tempo libero e di supporto al turismo ambientale e culturale, nonché, per le aree di cava prossime agli insediamenti di Varcaturo, per la realizzazione di attrezzature collettive di livello locale e territoriale, privilegiando per queste ultime le aree di cava prossime alle previste stazioni del prolungamento della linea Circumflegrea; h) la sostituzione dell’edilizia residenziale turistica (seconde case) con strutture ricettive a rotazione d’uso, attraverso il riuso, la ristrutturazione, la sostituzione dell’edilizia esistente esterna alla fascia di cui alla precedente lettera d); i ) la riconversione sostenibile delle strutture balneari esistenti, con materiali di bioarchitettura, assetti ecocompatibili, massimizzazione della rinaturalizzazione; j ) il disinquinamento del Lago Patria con la revisione del regime idrico e la dotazione di impianti di depurazione privilegiando i metodi naturali della fitodepurazione; k) la sistemazione del lungolago dotandolo di percorsi pedonali protetti e di piste ciclabili per assicurare l’accesso agli scavi di Liternum e alle attrezzature degli sport acquatici esistenti, prevedendo aree di soste con verde attrezzato; l ) il recupero degli impianti sportivi di Lago Patria (Stadio del Remo e Circolo Nautico) con lo sviluppo degli sport d’acqua; m) l’integrazione degli scavi archeologici nel sistema del parco con il miglioramento del contesto e di restauro e conservazione dei resti; n) la dotazione di attrezzature all’aperto per lo svago e l’esercizio fisico dei residenti; o) la mitigazione degli impatti ambientali e paesaggistici prodotti dalla presenza di attività e manufatti di tipo economico- produttivo, tecnologico o di servizio quando non sia possibile una loro delocalizzazione nonché di quelli prodotti dalle infrastrutture di collegamento.

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR L’AIL Litorale Tirreno ricade in parte nel STS “AREA GIUGLIANESE” a dominante Rurale- Manifatturiera e in parte nel STS “AREA FLEGREA” a dominante Paesistico – Ambientale – Culturale; il primo è costituito dai comuni di , Giugliano di Napoli, Marano, Mugnano, e e il secondo è costituito dai comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto Per l’STS “AREA GIUGLIANESE” si prevede:

“Incremento dell’offerta di servizi urbani di livello superiore in una logica di complementarietà con il rafforzamento del centro maggiore e di integrazione con la riqualificazione delle aree già compromesse da un’edificazione disordinata conferendo un ordine riconoscibile alla struttura fisica, anche attraverso operazioni di ristrutturazione radicale; promozione di attività produttive e servizi innovativi con la proposta, da verificare, della realizzazione nell’area Asi di un polo produttivo di alta qualificazione “città della produzione” (incubatore; incentivazione di produzioni eco-compatibili). Per l’area di Varcaturo in relazione alla prospettiva di potenziamento residenziale per rilocalizzazione dalle aree sature e a rischio, realizzazione di attrezzature pubbliche e promozione di servizi privati, in particolare di servizi di supporto alla fruizione ambientale della fascia costiera e del lago Patria e del patrimonio archeologico (Cuma). Necessario supporto è l’integrazione del sistema dei trasporti, con la proposta della tramvia nell’area settentrionale e del prolungamento della circumflegrea ad ovest, nonché la valorizzazione del tratto ferroviario Villa Literno-Pozzuoli dell’attuale linea RFI.” Per l’STS “AREA FLEGREA” si prevede “Sostegno alla presenza di funzioni rare e di servizi urbani di livello superiore e riduzione della polarizzazione su Pozzuoli promuovendo l’insediamento di funzioni complementari (di tipo urbano ed economico-produttivo) negli altri ambiti del sistema. Qualificazione delle attività turistiche nell’ambito meridionale, attraverso la riqualificazione delle forme di fruizione turistico-balneare e la valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali, anche attraverso la grande opportunità del Parco dei Campi Flegrei e di un potenziamento della fruibilità del sistema archeologico Cuma- Pozzuoli-Capo .”

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

Il termine “Campi Flegrei” si riferisce ad un’area vulcanica complessa che comprende il territorio ad occidente della città di Napoli relativo ai territori dei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida nonchè alle isole vulcaniche di Ischia, Procida e Vivara (che però costituiscono altri AIL).

I rilevanti caratteri geomorfologici e naturalistici, la presenza di numerosi crateri vulcanici, l’eccezionale patrimonio storico-culturale e archeologico, la presenza di aree ad elevata biodiversità conferiscono al territorio flegreo una forte identità e configurano un paesaggio estremamente singolare.

Negli ultimi decenni, l’equilibrio delle diverse componenti del territorio e del paesaggio sono state in parte compromesse da una diffusa edificazione che ha interessato tanto le aree costiere che quelle interne, nella più completa indifferenza ai caratteri eccezionali del contesto.

Dal punto di vista geologico, l’Ail individua l’area interna alla caldera flegrea; essa è costituita da tre macrozone: a) la prima macrozona è caratterizzata da depositi alluvionali, palustri e di spiaggia delle piane costiere ed intracrateriche compresi in un intervallo altimetrico di 0-100 m (s.l.m.) e da una permeabilità per pori, assai variabile ma in genere piuttosto bassa. La vulnerabilità di tale macrozona e legata alla propagazione di materiale franato nelle zone prossime ai rilievi; vulnerabilità della falda medio-alta; pericolosità vulcanica medio - alta. b) la seconda macrozona è costituita dalle coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 0–600 m (s.l.m.) caratterizzati da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente.

Gli elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo di tale area sono: l’orlo di cratere e limite morfologico esterno degli edifici vulcanici, la morfologia craterica a luoghi modificata da collassi gravitativi e/o vulcano tettonici, l’orlo di versante legato a collasso vulcano-tettonico. La vulnerabilità di tale macrozona è legata ai fenomeni di erosione e di trasporto solido e fenomeni di scorrimento- colata nei terreni piroclastici sciolti e crolli in tufo lungo i corsi d’acqua profondamente incisi del versante settentrionale della Collina dei Camaldoli, del versante della Collina di Posillipo che si affaccia sulla Piana di Fuorigrotta e lungo la falesia di Nisida; Vulnerabilità della falda medio-bassa, pericolosità vulcanica medio–alta. c) la terza macrozona, localizzata nei Campi Flegrei (Capo Miseno, Gauro, Nisida) in un intervallo altimetrico di 0-600 m (s.l.m.), è costituito dal Tufo Giallo Napoletano (11.000 y.b.p.) e da Tufi Gialli (<10.000- 3500 y.b.p.). La vulnerabilità di tale macrozona è legata ai crolli di blocchi tufacei; vulnerabilità della falda bassa per il Gauro, media per Capo Miseno; pericolosità vulcanica medio alta.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL D - Campi Flegrei Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 1634 17,0% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 400 4,2% Aree e componenti d'interesse rurale 3651 37,9% Aree e componenti d'interesse urbano 3399 35,3% Aree di criticità e degrado 516 5,4% Nodi e reti per la connettività territoriale 26 0,3% Aree complessive*** 9626 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Dal punto di vista pedologico, l’area è caratterizzata dalla presenza di suoli ad alta biodiversità (35.1%) e da suoli ad alta sensibilità ambientale (24.1%). I primi sono prevalentemente presenti sui rilievi collinari: sono suoli vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica e molto fertili. Questi suoli sono riportati tra i geositi di interesse internazionale. I suoli ad alta sensibilità ambientale si rinvengono nei paesaggi pedologici colluviali del comprensorio; si tratta di suoli che rendono molto delicati l’ambiente in cui essi sono inseriti.

Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali e agrari, i sistemi frutticoli occupano il 14 % della superficie, mentre quasi assenti risultano sistemi colturali a bassa biodiversità.

E’ presente un’agricoltura pregiata, con produzione di vino DOC “Campi flegrei” e di mele IGP “Melannurca Campana”. In corso di registrazione sono anche IGP “Kaki napoletano”, IGP “Noce di Sorrento”.

L’area è caratterizzata da numerose superfici naturali e ad elevata biodiversità in intimo collegamento con zone densamente abitate. Per la maggior parte ricade nella zona protetta del Parco regionale dei campi Flegrei e comprende numerosi SIC (Siti di interesse comunitario).

E’ una zona particolarmente vulnerabile ai dissesti idrogeologici e presenta un rischio di incendi particolarmente alto.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Laghi e aree umide (111 ha pari all’1% della superficie) Boschi (1026 ha pari all’11% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo, con vegetazione rada, cespuglieti, vegetazione sclerofilla, rocce nude (396 ha pari al 4% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Vigneti (146 ha pari al 2% della superficie) Frutteti (1466 ha pari al 16% della superficie) Sistemi colturali complessi (678 ha pari a 7% della superficie) Terrazzamenti (433 ha pari a 5% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Orticoltura e colture erbacee in genere (336 ha pari al 4% della superficie)

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio dei Campi Flegrei, i laghi e le aree umide, la vegetazione dunale e retrodunale. Sono anche stati considerati strutturanti i vigneti, i frutteti, molto spesso promiscui e su superfici terrazzate.

La vite. La presenza dei grandi festoni di «vite maritata» al pioppo, più di rado all’olmo, era in passato tanto caratteristica dell’agro di Caserta e di Aversa, nel fertile Piano Campano, che veniva resa dall’I.G.M. con un apposito simbolo sulle «tavolette» 1:25 000. Della civiltà etrusca pochi sono i resti e per questo la conservazione della tradizione della vite maritata assume un’importanza notevole. Accanto al significato storico, rilevante è anche quello paesistico.

La vite nel napoletano viene tipicamente maritata al pioppo: si ottengono, quindi, alberate di altezze anche di 10-15 metri, in cui le viti, libere di crescere senza forti restrizioni di potatura, rendono completamente verde lo spazio lungo il filare di pioppi. Questa sorta di parete completamente inverdita in primavera, generalmente in prossimità delle vie di comunicazione, ha anche colpito i viaggiatori del settecento, che la rappresentarono come un insieme di festoni o archi trionfali che sembravano preparati per il passaggio di un potente monarca.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

In questo caso, però, l’aspetto economico è in contrasto con il significato storico e paesistico della conservazione. La raccolta e la potatura, infatti, sono molto onerose per l’altezza che raggiungono i tralci ed è, quindi, sempre più difficile scorgerle nel paesaggio.

Il pesco. Da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP.

L’albicocco. Introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana, le prime tracce risalgono al IV secolo mentre le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele.

Il ciliegio. Da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia, è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano.

La mela annurca. Presente da secoli nella nostra provincia, attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il nome annurca è stato utilizzato per la prima volta nel 1876 nel manuale di Arboricoltura da G.A. Pasquale.

E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti.

Il kaki. Introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio-economiche: 1. l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); 2. aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; 3. conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

I terrazzamenti sono sistemazioni del terreno che seguono lo sviluppo della collina e realizzano il più antico ed efficace dei sistemi per il contenimento dell’erosione dei terreni, riducendo la pendenza dei versanti e rallentando così la velocità dei flussi delle acque di scorrimento superficiale. Si tratta di un’opera monumentale la cui realizzazione risale sicuramente ad epoche anteriori al XIX secolo. Tradizionalmente le scarpate dei terrazzi erano consolidate da siepi di arbusti antierosivi, come la ginestra e varie specie di cannucce (Arundo, spp.), che spesso venivano utilizzati per la produzione artigianale di piccoli manufatti (ceste, stuoie, recipienti in vimini,…). I terrazzamenti ancora oggi rivestono questo fondamentale ruolo di difesa del suolo e sono in parte utilizzati per colture arboree quali vite, orti erborati, frutteti, oliveti. La coltivazione del terrazzo risulta fondamentale per la sua conservazione, sia come testimonianza storica, sia come sistema di difesa del suolo. L’abbandono della coltivazione, infatti, comporterebbe la mancanza di regimazione delle acque che progressivamente grazie al trasporto di terreno eroso porterebbero ad un aumento progressivo delle pendenze e quindi ad un progressivo aumento della suscettibilità ai fenomeni di dissesto idrogeologico.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale Il paesaggio dell’Ail Campi Flegrei è fortemente connotato sia dalla vegetazione naturale che dalle aree agricole prevalentemente terrazzate che interessano in modo diffuso l’intero territorio. Queste aree, coltivate prevalentemente a frutteti e vigneti, hanno consolidato nel tempo uno specifico paesaggio agrario e condizioni ambientali di grande equilibrio. I terrazzamenti (tipici dell’area flegrea sono i terrazzamenti ciglionati, cioè privi di muretti a secco) hanno svolto nel tempo una duplice funzione rendendo coltivabili in modo esteso le pendici collinari e, allo stesso tempo, realizzando un sistema di contenimento dell’erosione dei terreni riducendo la pendenza dei versanti e rallentando la velocità dei flussi delle acque superficiali. Negli ultimi decenni la diffusa urbanizzazione e l’abbandono delle aree agricole hanno in parte compromesso le condizioni di stabilità e i caratteri paesaggistici dell’area. L’abbandono diffuso delle coltivazioni agricole ha comportato infatti condizioni di rischio generalizzato venendo a mancare la fondamentale difesa del suolo realizzata con i terrazzamenti: molte aree, in particolare le pendici dei rilievi che circondano la conca di Agnano e le pendici nord- occidentali della collina di Posillipo, presentano fenomeni di erosione superficiale, per la natura e leggerezza dei terreni piroclastici e per la mancanza di adeguate opere di irregimentazione delle acque piovane.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

In relazione alle trasformazioni insediative è possibile riconoscere dinamiche e condizioni territoriali differenti. Le aree agricole che si articolano lungo i rilievi collinari di Monte di Procida e di Baia, quelle tra il lago del Fusaro e il lago D’Averno, e le aree coltivate lungo i versanti craterici di Fondi di Cigliano, del cratere degli Astroni e di quello del Gauro si presentano attualmente fortemente segnate da un’edificazione diffusa e disordinata di tipo residenziale, prevalentemente non funzionale al tessuto rurale. Con caratteri differenti per densità, estensione e tipologia, nelle aree interne a monte della Tangenziale, nell’ampio territorio compreso tra la costa di Licola, il lago D’Averno e il cratere di Gauro, nonché ai margini degli insediamenti consolidati di Pozzuoli, Quarto, Pianura, l’edificato recente prevalentemente caratterizzato da numerosi e consistenti insediamenti di edilizia residenziale pubblica (Monterusciello, Rione Toiano, Pianura) e da estese aree produttive (agglomerato di Quarto, area di Pisciarelli), occupa in modo allargato e casuale il territorio che fino agli anni ’Sessanta era caratterizzato da estese aree coltivate, da piccoli aggregati insediativi di tipo rurale e da masserie.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità La struttura insediativa dell’Ail riflette il condizionamento esercitato dalla morfologia del territorio e dalla singolare caratterizzazione del paesaggio. Nell’antichità la forte attrattività delle componenti naturalistiche, la particolare posizione geografica, la presenza di approdi naturali hanno favorito l’antropizzazione del territorio flegreo e il consolidarsi di un ruolo strategico per i collegamenti e gli scambi sia via mare che via terra. La realizzazione di un efficace e articolato sistema viario di collegamento tra l’area flegrea, Roma Napoli, e gli altri centri della Campania ha promosso la localizzazione di diversi insediamenti che fin dalle origini si sono distinti per ruoli e caratteri diversi: i centri costieri di Cuma, Pozzuoli, Miseno come nodi principali del sistema insediativo fortemente caratterizzato dalla presenza dei porti; i centri agricoli interni di Quarto, Soccavo e Pianura localizzati lungo gli assi principali di collegamento viario e strettamente dipendenti dal punto di vista funzionale e commerciale da Pozzuoli; i nuclei sparsi e le ville lungo la costa di Baia, Miseno e la collina di Posillipo. Attualmente l’Ail Campi Flegrei rappresenta uno dei territori più densamente abitati della provincia di Napoli, nonostante l’area sia fortemente caratterizzata dalla frammentazione con intervalli diffusi di zone naturali e aree colturali ad alta biodiversità all’interno del tessuto urbano. Gli insediamenti sono articolati in numerosi centri e nuclei: lungo la costa meridionale ed occidentale si articolano gli insediamenti di Bagnoli, Pozzuoli, Arco Felice, Baia, Bacoli, Miseno e Monte di Procida che, con caratteri, ruoli e dimensioni differenti, rappresentano le aree urbane più articolate e complesse dell’Ail. Gli insediamenti presentano condizioni abbastanza tipiche di realtà insediative consistentemente modificate nell'arco degli ultimi tre decenni con morfologie contraddittorie, congestione del traffico, riduzione delle aree verdi intercluse nell’edificato, squilibri funzionali per l'ineguale distribuzione di attrezzature e servizi, degrado, insediamenti diffusi in area agricola. A Pozzuoli la complessità storico-insediativa e la concentrazione della maggior parte delle funzioni superiori determina accentuati fenomeni di polarizzazione a livello subprovinciale. Nella zona settentrionale dell’Ail, a monte della Tangenziale, all’interno in un contesto meno caratterizzato dal punto di vista paesaggistico e fino ad alcuni decenni fa fortemente connotato dalla attività agricola, sono localizzati gli insediamenti di Monterusciello, Quarto, Pianura . Nell’area è inclusa anche l’area dismessa dell’Italsider, in corso di bonifica ai fini della programmata riconversione. I processi di espansione urbana degli ultimi decenni, con la realizzazione di insediamenti residenziali nel contesto extraurbano, la formazione spontanea di aggregati e l’accentuazione della dispersione edilizia nel territorio agricolo hanno sensibilmente compromesso la coerenza delle relazioni tra le diverse componenti del sistema territoriale-paesistico, producendo quadri territoriali in cui i sistemi degli insediamenti urbani, delle aree agricole, delle zone di elevata naturalità si presentano sensibilmente frammentati. Nelle cartografie storiche del 1936 gli insediamenti, che si presentano compatti e ancora contenuti, sono localizzati lungo la costa (Pozzuoli, Coroglio, Baia, Bacoli, Monte di Procida) e in area agricola lungo la viabilità principale di collegamento territoriale (casali di Pianura, Soccavo e Quarto). Ad occidente è nettamente riconoscibile la grande area industriale di Bagnoli e lungo la fascia costiera di Pozzuoli gli insediamenti dei cantieri Amstrong. Il territorio interno si caratterizza prevalentemente come territorio agricolo con coltivazioni sistemate a terrazzamenti e una fitta rete di percorsi interpoderali. Fino agli anni ‘Sessanta le espansioni insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici dei centri maggiori mentre sono assolutamente poco significative le edificazioni sparse in area agricola. Negli anni ‘Settanta e ‘Ottanta, in conseguenza della saturazione del capoluogo e dei centri maggiori dell’area flegrea (Pozzuoli, Arco Felice) e soprattutto in conseguenza dei fenomeni bradisismici e del terremoto, l’area flegrea comincia ad essere interessata da profonde trasformazioni e da una forte accelerazione delle espansioni urbanizzative verso le aree interne con la realizzazione, in un primo tempo, di estesi quartieri di edilizia privata (parco Fiorito, parco Cuma, parco Solfatara) e pubblica (Rione Toiano) ai margini delle aree urbane consolidate, in seguito di nuovi insediamenti abitativi “satellite” (Monterusciello I, Monterusciello II).

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Indici di specializzazione per addetti: solo Bacoli risulta specializzato nel totale dell’industria manifatturiera, mentre solo Quarto è specializzato nelle costruzioni, nel commercio e nei servizi alla persona. Pozzuoli presenta un indice di specializzazione in “altre industrie”, nel Turismo, nei servizi alle imprese. Nel turismo risultano specializzati anche Bacoli e Monte di Procida il quale lo è anche nel commercio e nei servizi alle imprese e alla persona. Pertanto, questi comuni confermano la vocazione culturale e ambientale, abbandonando definitivamente la precedente vocazione industriale legata alle politiche precedenti. Nonostante ciò, dai calcoli degli indici di specializzazione rispetto al totale dell’industria manifatturiera, risulta rilevante la specializzazione di Pozzuoli nella fabbricazione della carta (DE), nella produzione di metallo (DJ), nella fabbricazione di macchine elettriche (DL). Dinamiche temporali: 1991-2001: si è verificato un decremento tanto nelle industrie manifatturiere che in “altre Industrie”; viceversa si è avuto un balzo esponenziale nelle costruzioni; un incremento nel commercio dovuto all’aumento nel comune di Pozzuoli (contro un calo negli altri tre comuni); un aumento nel turismo e nei servizi alle imprese (specie a Bacoli e a Pozzuoli); un decremento nei servizi alla persona nonostante l’aumento registrato a Pozzuoli. Come si nota, quindi, l’andamento nei diversi settori è stato molto discontinuo e disordinato. 2001 -2011 Tenuto conto delle politiche in atto previste dalla regione Campania, nel 2011 si dovrebbero registrare dei cambiamenti consistenti relativamente al turismo che dovrebbe crescere molto di più incrementando il numero di addetti; lo stesso dovrebbe verificarsi per i servizi alla persona che dovrebbero registrare un miglioramento consistente nei quattro Comuni. Viceversa il settore delle costruzioni dovrebbe segnare un freno se non addirittura un blocco. Nell’ambito delle industrie manifatturiere potrebbero incrementarsi quei settori non inquinanti legati alle attività turistiche e alle attività portuali. Dnamiche demografiche: dal 1981 al 1991 la popolazione si incrementa in modo significativo in tutti i centri dell’Ail e in particolare i comuni di Pozzuoli e Quarto registrano una crescita molto elevata. Nel decennio successivo, mentre nei comuni minori di Bacoli e Monte di Procida, la crescita rimane abbastanza stabile, sia Pozzuoli che Quarto mantengono ritmi di crescita ancora molto sostenuti.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture La rete stradale principale è costituita dalla SS 7 quater Domitiana. che proviene dalla costa di Mondragone, serve Pozzuoli e prosegue verso Napoli nel quartiere di Fuorigrotta, e dalla sua variante parallela, tra lago Patria e Pozzuoli che si innesta sulla Tangenziale di Napoli. A queste si aggiungono la SP Bacoli-Pozzuoli-Bagnoli e la SP Montagna Spaccata che attraversa il comune di Quarto. Le linee ferroviarie a servizio del territorio sono: • la Napoli-Pozzuoli-Villa Literno con le stazioni di Pozzuoli-Solfatara e Quarto di Marano; • la linea Cumana della SEPSA con le stazioni di Dazio, Terme, Accadia, Gerolomini, Cappuccini, Pozzuoli, Cantieri, Arco Felice, Lucrino, Baia, Fusaro, e Torregaveta; • la linea Cirumflegrea della SEPSA con le stazioni di Quarto Centro, Quarto, Quarto Officine, Grotta del Sole, Licola, Marina di Licola, Cuma, Lido Fusaro e Torregaveta in comune con la Cumana. Il sistema portuale è articolato su quattro porti: il porto di Pozzuoli, fortemente integrato al centro abitato e caratterizzato da attività terziarie e commerciali; i porti di Baia e Miseno caratterizzati dalla presenza di rilevanti risorse archeologiche; gli approdi di Torregaveta e di Acquamorta.

7. Risorse paesistiche e ambientali La complessità del sistema ambientale, la varietà delle tipologie dei siti naturali (aree collinari, boschi, crateri vulcanici, laghi, aree agricole terrazzate, insediamenti, costa alta, spiaggia), la ricchezza e l’articolazione, morfologica e funzionale, dei tessuti insediativi, la compresenza di paesaggi diversi, conferiscono al territorio nel suo complesso una forte caratterizzazione e rappresentano valori fondamentali su cui fondare strategie adeguate di tutela e valorizzazione. Per l’Ail, l’indagine ha messo in evidenza la dominanza delle componenti naturali della costa, delle formazioni vulcaniche, dei laghi e dei rilievi collinari fortemente caratterizzati dalla presenza di ampie aree boscate alternate a terrazzamenti coltivati. La costa si presenta molto articolata e diversificata: al litorale sabbioso e regolare di Cuma e della marina del Fusaro, ad occidente, e alla costa bassa e prevalentemente antropizzata, a sud, si contrappone la costa alta e frastagliata, caratterizzata da pareti ripide intervallate da ampie insenature, di Monte di Procida, Bacoli, Baia e Posillipo. Rispetto alla costa altrettanto complesse si presentano le aree interne caratterizzate da rilievi, crateri e laghi che nel complesso creano un singolare ecosistema di rilevante interesse paesaggistico e ambientale. Fin dall’antichità, oltre che per i numerosi laghi che occupavano la caldera dei crateri spenti (Averno, Fusaro, Lucrino, Maremorto, Agnano e Astroni), il territorio flegreo si caratterizzava fortemente per la presenza di estese aree boscate (i boschi del lago d’Averno e la Silva Gallinara a nord di Cuma), attualmente sensibilmente ridotte. Nell’area flegrea è possibile riconoscere le aree boscate (castagno, acero, carpinella, orniello) lungo i versanti interni delle caldere, lungo le pendici settentrionali del massiccio del Gauro, del cratere Senga, del Monte Nuovo e dei Fondi di Cigliano. Il patrimonio storico-culturale è di eccezionale rilevanza, il territorio dell’area è infatti ricco di importanti testimonianze sia archeologiche che storico-architettoniche, presenti negli insediamenti e diffuse nel territorio extraurbano ove stabiliscono spesso strette relazioni con il contesto paesaggistico (Cuma, Baia, Pozzuoli).

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Ad eccezione dei tessuti storici fortemente caratterizzati e riconoscibili, il paesaggio insediato recente non presenta forti elementi distintivi, anche se risulta forte l’impatto di alcune infrastrutture, di alcuni aggregati insediativi recenti e dell’accentuata dispersione dell’edificato in area agricola. Lungo la costa prevalentemente connotata dal paesaggio urbano, hanno forte rilevanza paesaggistica, alcuni elementi puntuali che, in alcuni casi, si stagliano isolati in un contesto omogeneo come elementi dotati di grande capacità attrattiva., in altri casi, concorrono alla definizione di insiemi paesaggistici complessi e più estesi: i promontori lungo le coste, le falesie, le emergenze dei castelli, delle torri, dei resti delle ville romane. L’intero territorio del Comune di Pozzuoli è vincolato dal Decreto Ministeriale 12 settembre 1957, lo stesso territorio di Bacoli è vincolato dal Decreto Ministeriale 12 settembre 1957. mentre il territorio del Comune di Monte di Procida, ad eccezione dell’area del porticciulo di Acquamorta- è vincolato dal Decreto Ministeriale 20 gennaio 1964.

Nel 2002 è stato istituito Parco Sommerso di Baia.

Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Chiesa di Santa Maria Assunta Monte di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Procida

Cava di Tufo a Casale Schiavo Monte di Procida

Villa di Servilio Vatia, località Bacoli Torregaveta

Torre bassa di Miseno Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Ninfeo di Capo Miseno Bacoli

Strutture portuali di Miseno Bacoli

Teatro di Miseno Bacoli

Villa di Punta Pennata Bacoli

Chiesa di sant’Anna, Gesù e Maria Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 in via Sant’Anna

Ninfeo di Bacoli Bacoli

Sepolcro di Agrippina Bacoli

Cava in località Fondi di Baia Bacoli

Castello di Baia Bacoli Decreto Ministero Beni e Attività Culturali del 25/02/2005

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Parco archeologico di Baia Bacoli

Cava in località Baia Bacoli

Terme di Baia Bacoli

Casina Vanvitelliana del Fusaro Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Anfiteatro di Cuma Bacoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Area panoramica comprendente la Pozzuoli DM 03/01/1957 zona a valle della SPPozzuoli- Miliscola, località Arcofelice

Acropoli di Cuma Pozzuoli

Masseria Gazzella a via Bacoli Scalandrone

Torre Poerio all’Averno Bacoli

Tempio di Apollo all’Averno Pozzuoli

Masseria Varriale a via Vecchia Pozzuoli Campana

Necropoli di via Celle Pozzuoli

Macellum o Serapeo Pozzuoli

Palazzo –Torre di Don Pedro di Pozzuoli Toledo

Rione Terra Pozzuoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Terme imperiali a via Terracciano Pozzuoli

Anfiteatro Flavio Pozzuoli

Anfiteatro Minore Pozzuoli

Cava di Monte Barbaro Pozzuoli

Necropoli di San Vito Pozzuoli

Torre di Sabina allo Sperone Pozzuoli

Masseria di San Martino a Via Pozzuoli Pietrearse

Torre Poerio a Senga Pozzuoli

Montagna Spaccata Pozzuoli

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Cava di Castagnaro Pozzuoli

Masseria pantaleo alla via omonima Quarto

Cava di Maranese Quarto

Cava di Poggio Spinelli Quarto

Masseria Spinelli a Poggio Spinelli Quarto

Cava di tufo in località Monticelli Quarto

Cava di pozzolana in località Quarto Monticelli

Masseria Steccone in via Casa Quarto Lanno

Chiesa di Santa Maria alla via Quarto Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 omonima

Eremo di Santa Maria di Marano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Pietraspaccata in località Pietraspaccata

Torre Santa Chiara a Monteruscello Pozzuoli

Terme e Ippodromo in Conca Napoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 d’Agnano

Carcere di Nisida Napoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Faro di Nisida Napoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Complesso della Mostra Napoli Decreto legislativo 442/1999 d’Oltremare

Politecnico di Napoli Napoli Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030009 Foce di Licola Bacoli e Pozzuoli

SIC IT8030015 Lago del Fusaro Bacoli

SIC IT8030013 Isolotto di San Martino e dintorni Monte di Procida

SIC IT8030017 Lago di Miseno Bacoli

SIC IT8030002 Capo Miseno Bacoli

SIC IT8030016 Lago di Lucrino Pozzuoli

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

SIC IT8030020 Monte Nuovo Pozzuoli

SIC IT8030014 Lago d’Averno Pozzuoli

SIC IT8030019 Monte Barbaro e Cratere di Campignone Pozzuoli

SIC IT8030032 Stazione di Cyanidium Caldarium Pozzuoli

SIC IT8030007 Cretere di Astroni Pozzuoli

SIC IT8030001 Aree Umide del Cratere di Agnano Napoli

SIC IT8030023 Porto Paone di Nisida Napoli

ZPS IT8030014 Lago d’Averno Pozzuoli

ZPS IT8030007 Astroni Pozzuoli

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi in primo luogo al consumo elevato di suolo per insediamenti e infrastrutture e al conseguente aumento della frammentazione ecologica; alla scarsa qualità dell’ambiente urbano (disordine, degrado, congestione del traffico, inquinamento acustico); alla carenza del trasporto pubblico e alla insufficiente integrazione delle reti; allo stato di relativo abbandono dei centri storici e dei beni culturali; alla scarsa integrazione tra le diverse risorse; alla crisi e alla dismissione di molte aree industriali; al rischio idrogeologico.

Criticità specifiche, in ambito agricolo, sono legate all’abbandono delle aree coltivate e dei terrazzamenti, ai disboscamenti, agli incendi, ai dissesti idrogeologici e al rischio frane; in ambito costiero è possibile evidenziare rischi connessi all’erosione costiera e all’inquinamento.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per l’Ail Campi Flegrei

In particolare, il Piano è orientato:

• alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (i crateri vulcanici di Agnano, degli Astroni, di Monte Nuovo, dei Fondi di Baia; il massiccio del Gauro; le aree del litorale di Cuma, della marina del Fusaro; la costa alta di Monte di Procida, di Capo Miseno e di Baia; i promontori; gli isolotti; le aree boscate);

• alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti (paesaggio agricolo terrazzato; aree agricole di altissimo valore ambientale di Monte di Procida, Baia, Bacoli; aree agricole prossime alle aree archeologiche di Cuma, al lago d’Averno, al cratere degli Astroni);

• alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte (il Rione Terra di Pozzuoli; i centri storici di Monte di Procida, Bacoli; i casali di Pianura e Quarto; il quartiere Giusso a Bagnoli ) o un valore documentario (piccoli nuclei rurali) o un

10 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali;

• al consolidamento della centralità dell’insediamento di Pozzuoli come nodo di riferimento a scala provinciale e alla valorizzazione delle risorse insediative e produttive già esistenti;

• all’incremento e alla diffusione in tutti i centri dell’Ail delle funzioni rare e dei servizi urbani di livello superiore, puntando alla diversificazione, alla complementarietà e alla riduzione della polarizzazione su Pozzuoli;

• alla qualificazione e al potenziamento delle attività turistiche attraverso la riqualificazione delle forme di fruizione turistico-balneare e la valorizzazione delle risorse storico-culturali e ambientali;

• alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione;

• alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno e all’interno degli agglomerati;

• al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente;

• alla riorganizzazione e al potenziamento dei trasporti pubblici;

• alla riqualificazione e adeguamento delle strutture portuali.

In particolare il Piano nel comune di Pozzuoli, in relazione all’elevato rischio vulcanico e al fine della tutela dei valori paesaggistici, punta al netto contenimento insediativo non rendendo ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata.

Dal punto di vista della mobilità, in sintesi gli interventi ritenuti prioritari dal Piano per realizzare il programma di ottimizzazione della rete esistente e di integrazione territoriale possono essere così riassunti:

• potenziamento della direttrice flegrea-domizia, attraverso il prolungamento della linea ferroviaria della Circumflegrea dal nodo di Quarto (interscambio con la linea FS Villa Literno- Salerno) al servizio degli insediamenti di Monterusciello e di Varcaturo e delle aree adiacenti per le quali si ipotizza una densificazione insediativa, ma anche a vantaggio della valorizzazione delle risorse ambientali ed archeologiche della fascia litoranea, del sito di Cuma e del lago Patria;

• messa in rete dell’area collinare di Napoli con l’area flegrea-domizia e con le isole flegree, attraverso il nuovo nodo intermodale di Cilea, la Circumflegrea, l’approdo di Torregaveta (da potenziare) per i collegamenti marittimi con le isole. Questo sistema potrebbe garantire una valida alternativa, in termini di tempi di percorrenza e di costi, per i collegamenti tra Ischia e Procida (ed i Campi Flegrei) ed un cospicuo bacino residenziale (Vomero-Arenella) che può esprimere una forte domanda escursionistica, innescando, tra l’altro, dirette relazioni anche tra un bacino turistico maturo (Ischia) e un bacino turistico da consolidare (area flegrea) con la presenza di ingenti risorse culturali.

10. Piani e programmi in corso

Il territorio dei Campi Flegrei è interessato da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da:

• PI Portualità Turistica

• PI Grande attrattore culturale Campi Flegrei

11 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• Patto Territoriale Campi Flegrei

Nel PTR L’AIL Campi Flegrei ricade nel STS “AREA FLEGREA” a dominante Paesistico-Ambientale- Culturale costituito dai comuni di. Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto Per l’STS in questione si prevede: “Sostegno alla presenza di funzioni rare e di servizi urbani di livello superiore e riduzione della polarizzazione su Pozzuoli promuovendo l’insediamento di funzioni complementari (di tipo urbano ed economico-produttivo) negli altri ambiti del sistema. Qualificazione delle attività turistiche nell’ambito meridionale, attraverso la riqualificazione delle forme di fruizione turistico-balneare e la valorizzazione delle risorse storico-culturali ed ambientali, anche attraverso la grande opportunità del Parco dei Campi Flegrei e di un potenziamento della fruibilità del sistema archeologico Cuma- Pozzuoli-Capo Miseno. ”

Il territorio dell’Ail ricade nel Parco Regionale dei Campi Flegrei istituito nel 1995.

12 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’area comprende il complesso sistema collinare, localizzato nella parte nord-occidentale dell’area urbana napoletana, fortemente caratterizzato dalla presenza di estese aree boscate e di aree agricole prevalentemente arborate. L’Ail, che corrisponde per gran parte della sua estensione al Parco Regionale Metropolitano delle Colline di Napoli recentemente istituito con legge regionale (L.R. 17/2003), confina ad occidente con il Parco regionale dei Campi Flegrei, con i comuni di Pozzuoli, Quarto e Marano e interessa le circoscrizioni di Napoli di Pianura, Soccavo, Arenella, Chiaiano, Piscinola-Marianella, Miano, S.Carlo all’Arena e Vomero. L’Ail si configura come un’area complessa dal punto di vista geomorfologico caratterizzata dalla presenza di rilievi collinari, valloni, ampie conche ed estese aree coltivate prevalentemente terrazzate. Nell’area è possibile riconoscere ambiti diversamente caratterizzati dal punto di vista naturalistico, insediativo e funzionale: la conca dei Pisani, le colline dei Camaldoli, la Selva di Chiaiano, le aree delle masserie di Chiaiano, il Vallone San Rocco, lo Scudillo. A scala metropolitana l’area nel suo sviluppo complessivo e per le sue valenze ecologiche e paesaggistiche si configura come elemento di riconnessione e riequilibrio tra aree fortemente urbanizzate, in particolare tra la città di Napoli (aree centrali e periferia settentrionale) e i territori comunali che formano la conurbazione nord-occidentale, rappresentando una forte discontinuità nel tessuto urbanizzato ed impermeabilizzato degli ambiti circostanti. Dal punto di vista geomorfologico l’Ail è costituito prevalentemente da prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.) caratterizzati da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente. I versanti delle colline che si affacciano sulle piane di Soccavo e Pianura sono costituiti dal tufo giallo napoletano e da colate laviche ed hanno una permeabilità medio-alta nelle lave, di norma ridotta nei tufi. Tali versanti sono legati a collasso vulcano-tettonico e costituiscono degli elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo. La vulnerabilità di tale macrozona è determinata da fenomeni di erosione e di trasporto solido e da fenomeni di scorrimento-colata nei terreni piroclastici sciolti e da crolli di blocchi tufacei. Nell’area sono presenti numerose cave di tufo a cielo aperto, molte delle quali oramai dismesse.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL E - Colline di Napoli Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 877 20,7% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 383 9,0% Aree e componenti d'interesse rurale 1587 37,4% Aree e componenti d'interesse urbano 1289 30,4% Aree di criticità e degrado 104 2,5% Aree complessive*** 4239 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratteri identitari si fondono con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Dal punto di vista pedologico l’area è caratterizzata dalla forte presenza di suoli ad alta sensibilità ambientale (34.4%), a basso sviluppo pedogenetico, fortemente influenzati dall’elevato contenuto in scheletro calcareo. Si tratta di suoli a permeabilità molto elevata, bassa capacità di ritenere sostanze xenobiotiche e bassa capacità di ritenere acqua, si tratta quindi di suoli molto delicati rispetto all’ambiente in cui essi sono inseriti. Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’Ail rappresenta l’area caratterizzata dalla maggiore incidenza di aree naturali (oltre il 52%) frammentate da superfici urbanizzate che coprono il 29% dell'area. Ben rappresentati sono i sistemi colturali arborei ad alta biodiversità (soprattutto vigneti) che coprono quasi il 15% della superficie.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

583 ha di Bosco pari al 30% della superficie

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo, a ricolonizzazione naturale pari a 70 ha (4% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Vigneti (9 ha pari all’1% della superficie) Frutteti (217 ha pari all' 11% della superficie), Frutteti promiscui (95 ha pari al 5% della sup.), Terrazzamenti (28 ha pari al 2% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio delle Colline di Napoli i boschi ed i frutteti, spesso promiscui, che sono da tutelare in pieno accordo con gli obiettivi di conservazione dei sistemi naturali e dei paesaggi agrari riportati nel Documento d’indirizzi e delle Norme di salvaguardia (art. 1) del Parco Regionale Metropolitano delle Colline di Napoli (LR n.17 del 17.10.03). Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP. L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele.La coltivazione copre attualmente circa 2000 ha e fornisce oltre 400.000 t di prodotto. La recente istituzione del marchio IGP, non ancora pienamente decollato, si propone di valorizzare le albicocche vesuviane che al momento sono vendute sul mercato senza riconoscimento della propria origine. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. Alle falde del Vesuvio-monte Somma sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il nome annurca è stato utilizzato per la prima volta nel 1876 nel manuale di Arboricoltura da G.A. Pasquale.E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità. I sistemi naturali (boschi) e l’agricoltura dell’area collinare napoletana rappresentano una fascia di elevato valore ambientale compresa tra ambiti fortemente urbanizzati (I -Napoli e G-Nord di Napoli). I sistemi agricoli conservano ancora le tracce della frutticoltura (ciliegio, melo, noce, albicocco, vite,….) che da secoli strutturano il paesaggio di questo AIL. In questo AIL va strettamente vincolato tutto il territorio rurale ed aperto in quanto rappresenta una forte discontinuità nel tessuto urbanizzato ed imprermeabilizzato degli AIL circostanti.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale I sistemi naturali (boschi) e l’agricoltura dell’area collinare napoletana rappresentano una fascia di elevato valore ambientale compresa tra ambiti fortemente urbanizzati (Ail Napoli e Ail Nord di Napoli). I sistemi agricoli conservano ancora le tracce della frutticoltura (ciliegio, melo, noce, albicocco, vite,….) che da secoli struttura il paesaggio di questo AIL.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Nonostante le trasformazioni più recenti, è ancora possibile riconoscere numerose masserie risalenti all’Ottocento e diffuse su tutto il territorio collinare. Alcune di esse sono state inglobate nelle aree di recente edificazione, altre sorgono ancora isolate nelle aree agricole: sono caratterizzate dagli elementi tipici dell’architettura rurale con impianto a corte, la scala esterna per l’accesso ai piani superiori, il pozzo, la cantina, la stalla e in alcune di esse vasche per la raccolta dell’acqua piovana. Alcune masserie sono state recentemente recuperate e destinate ad attrezzature pubbliche (masseria della Luce; masseria della Parrocchia) altre sono in stato di degrado e abbandono (masseria Le Cesinelle).

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Nell’AIL si riconoscono aggregati insediativi recenti anche di dimensioni consistenti che, per la maggior parte dei casi, si articolano ai margini dell’Ail diramandosi dai nuclei insediativi maggiori (Quarto, Marano, Chiaiano) verso le aree collinari, o lungo la viabilità di collegamento: le aree sono prevalentemente connotate da edificazione a bassa densità, priva di qualità e con caratteri congruenti con il contesto ambientale.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Gran parte del territorio dell’AIL è interessato, con intensità variabile, dalla presenza delle coltivazioni agricole: nonostante siano state abbandonate negli ultimi decenni molte aree, sono presenti moltissime aziende agricole a conduzione familiare. L’attività estrattiva delle cave di tufo è quasi del tutto cessata.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture L’AIL è attraversato da strade di collegamento tra il centro di Napoli, le aree collinari e il più ampio contesto metropolitano nord-occidentale (via Nuova S. Rocco, via Nuova Cascanella, via Guantai). Per quanto riguarda i trasporti su ferro, la linea della Metropolitana offre un servizio soddisfacente sia per il tipo di percorso che per il numero di stazioni ma solo nel settore orientale dell’ambito considerato.

7. Risorse paesistiche e ambientali Le diverse aree dell’AIL costituiscono un sistema articolato di risorse all’interno del quale è possibile riconoscere una forte specificità paesaggistica e valori differenziati. La conca dei Pisani al margine occidentale dell’AIL si caratterizza come area prevalentemente agricola articolata su estesi terrazzamenti che seguono l’andamento delle pendici collinari molto acclivi, con ampie aree boscate intercluse; l’ambito dei Camaldoli, nella parte centrale dell’Ail, Sito di interesse comunitario e parco pubblico dal 1996, è fortemente caratterizzato da eccezionali valori botanici e avi-faunistici e connotato dalla presenza di estese aree boscate con esemplari di castagni di notevoli dimensioni; più a nord, la Selva di Chiaiano si caratterizza per la presenza di aree coltivate prevalentemente a frutteti (ciliegi) alternate ad estese aree di boschi di castagno con la presenza di masserie ancora in buono stato di conservazione; il Vallone San Rocco è un impluvio naturale che si articola per alcuni chilometri da monte a valle (Secondo Policlinico-Ponti Rossi) ed è caratterizzato da aree agricole e boscate; l’ambito dello Scudillo si caratterizza per i versanti terrazzati coltivati con ampie aree boscate intercluse ed i fronti tufacei di antiche cave; sono presenti numerosi sentieri che nel passato collegavano il centro storico di Napoli con le aree collinari e le ville storiche localizzate nei pressi del Parco di Capodimonte. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Villa e Parco della Floridiana Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castello Aselmeyer Napoli

Tomba di Virgilio Napoli

Certosa di San Martino Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castel Sant’Elmo Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Torre Caracciolo Marano Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali

La Decina Marano Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali

Eremo dei Camaldoli Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castello Scilla Marano Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 11/10/19

Reggia e Parco di Capodimonte Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030003 Collina dei Camaldoli Napoli

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla presenza di numerose cave dismesse a cielo aperto, all’abbandono dell’agricoltura, alla scarsa qualità degli insediamenti recenti, allo stato di isolamento e degrado di alcune masserie, ai dissesti idrogeologici.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e la tutela e il miglioramento del paesaggio sono elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per l’AIL.

In particolare, sotto questo profilo il Piano è orientato:

• alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un significativo grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione;

• alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza storica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti;

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• alla tutela dei beni culturali e delle strutture insediative di interesse storico-culturale, anche quando soltanto di valore documentario e/o paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali;

• alla riqualificazione urbana, morfologica e paesaggistica degli insediamenti di recente edificazione.

10. Piani e programmi in corso

L’AIL, comprendendo quasi del tutto il territorio ricadente nel Parco Regionale Metropolitano delle Colline di Napoli e dunque aree del comune capoluogo, vede intrecciarsi una serie di discipline territoriali, fra cui spiccano in particolare quella derivante dalla recente approvazione del nuovo PRG del Comune di Napoli, in cui le aree ricadenti nell’AIL considerato sono assoggettate alla disciplina della zona F (Parco Territoriale), Fa (componenti strutturanti la conformazione naturale del territorio destinate a parco territoriale), Fb (abitati nei parchi), Fc (parco di nuovo impianto).

Nel PTR L’AIL Colline di Napoli ricade quasi completamente nel STS “NAPOLI” sistema urbano, costituito dal solo comune di Napoli. Per l’STS in questione si prevede:

“Razionalizzazione e decongestione dell’area centrale di Napoli attraverso il decentramento di funzioni di livello superiore pubbliche e private e l’incremento e qualificazione dei servizi al turismo. Realizzazione delle nuove centralità di Bagnoli attraverso il Programma di interventi previsto dal PUE; dell’area nord-Scampia con la promozione di servizi pubblici e privati di livello superiore (formazione universitaria, cultura, tempo libero); dell’area orientale attraverso l’integrazione dei servizi pubblici e privati di livello superiore, la qualificazione/riconversione e promozione delle attività produttive e la promozione di servizi alle imprese, cogliendo in particolare le opportunità offerte dalle aree industriali dismesse”

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio Il territorio dell’AIL Giuglianese, ubicato a nord dell’area flegrea e strettamente connesso all’Ail Nord di Napoli, si caratterizza, nonostante i fenomeni recenti di intensa urbanizzazione, come uno degli ambiti agricoli più estesi e fertili della provincia. L’area, prevalentemente pianeggiante, si estende oltre il sistema dei rilievi che, partendo, a sud, dai ridossi intercraterici dei Campi Flegrei e delle colline dei Camaldoli, degrada, a nord, verso la piana dell’Aversano e, ad ovest, verso il mare. I caratteri dominanti dell’area sono individuati, oltre che nella presenza di ampie superfici destinate alla produzione agricola (in prevalenza da colture frutticole), nell’accentuata dispersione insediativa, nella presenza di agglomerati urbani recenti, di sedi industriali (agglomerato Asi di Giugliano) e di aree produttive diffuse nel territorio (strutture della grande distribuzione commerciale, depositi, attività di ristoro). Sono numerose le masserie presenti nel territorio risalenti alla fine del ‘600, nella maggior parte dei casi in stato di abbandono e in condizioni di avanzato degrado. Dal punto di vista geomorfologico, l’area è costituita dalle coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 0- 120 m s.l.m. ed è caratterizzata da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente e da una vulnerabilità della falda medio-alta.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL F - Area Giuglianese Ha % Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 170 1,5% Aree e componenti d'interesse rurale 7238 65,8% Aree e componenti d'interesse urbano 3359 30,5% Aree di criticità e degrado 238 2,2% Aree complessive* 11004 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale In relazione ai caratteri pedologici, la quasi totalità della superficie dell’Ail presenta suoli ad alta biodiversità, ad elevata reattività ambientale, con un’elevata capacità di interagire con xenobiotici. Per quanto riguarda la produttività, sono suoli molto fertili ed unici nel territorio nazionale e campano: infatti combinano un’elevata fertilità fisica (ad es. elevata porosità) con un’elevata fertilità chimica. Purtroppo detti suoli sono spesso mal gestiti ed in alcuni contesti territoriali possono evidenziare marcati segni di degrado sia in ambiente forestale (erosione, frane) che agrario (bassa attività biologica). In relazione alle caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’Ail si caratterizza per l’estensione dei terreni coltivati prevalentemente a frutticoltura specializzata ed a viticoltura (pesco, melo, susino; IGP Melannurca, DOC Asprinio di Aversa) ed a colture erbacee; è presente anche la produzione di Mozzarella di bufala campana DOP, che ha determinato un aumento delle superfici coltivate a foraggere per sostenere la discreta zootecnia presente nell’Ail, con benefici effetti sulla fertilità del suolo, dovuti alla presenza di sostanza organica (letame e deiezioni degli allevamenti avicoli). Dal punto di vista ambientale è presente anche un'agricoltura a bassissima biodiversità ed ad alto impatto ambientale (serre), ma soprattutto sono diffuse in maniera preoccupante superfici degradate o in via di degrado e superfici illegalmente destinate allo smaltimento di rifiuti anche tossici. Particolare importanza assume il sistema idrografico costituito dagli alvei Camaldoli-Quarto, un tempo sistema irriguo determinante per l’agricoltura, ridotti oggi ad una rete di scarichi fognari in parte a cielo aperto per l’immissione di reflui sia civili che agricoli ed industriali. La parte della collina dei Camaldoli nel comune di Marano è interessata da problematici dissesti di frana.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi (7 ha pari allo 0.1% della superficie)

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ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo, a ricolonizzazione naturale (6 ha pari allo 0.1% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Vigneti (126 ha pari al 2% della superficie) Frutteti (4478 ha pari al 65% della superficie) Frutteti promiscui (37 ha pari all'1% della superficie) Oliveti (84 ha pari all'1% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee (639 ha pari al 9% della superficie) Serre (166 ha pari al 2 % della superficie

E' un'area prevalentemente agricola dedicata quasi alla frutticoltura specializzata, con piccole rimanenze di aree naturali, che da secoli ne struttura il paesaggio. Discreta importanza hanno le colture erbacee, prevalentemente utilizzate per la produzione di foraggi, e le serre che spesso presentano alto impatto ambientale e paesaggistico. Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP. L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il nome annurca è stato utilizzato per la prima volta nel 1876 nel manuale di Arboricoltura da G.A. Pasquale. E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità. La vite. La presenza dei grandi festoni di «vite maritata» al pioppo, più di rado all’olmo, era in passato tanto caratteristica dell’agro di Caserta e di Aversa, nel fertile Piano Campano, che veniva resa dall’I.G.M. con un apposito simbolo sulle «tavolette» 1:25 000. Purtroppo esso non compare nella serie più recente, ma ridotto a pochi campi residui fino a qualche anno fa, si va di nuovo diffondendo, grazie al successo commerciale del vino DOC «Asprinio» di Aversa, un bianco asciutto di eccellenti qualità organolettiche, da cui si ricava anche un ottimo spumante. Questo vino, che interessa solo per una piccola area il napoletano (Giugliano, Qualiano e Sant’Antimo) è strettamente legato al paesaggio ed alla storia dei luoghi. Le condizioni di coltivazione, infatti, devono essere quelle tradizionali. Fra queste viene anche compresa, affinché venga salvaguardata, la tipica “alberata aversana” che rappresenta, il residuo della influenza etrusca in Campania che introdussero la tecnica della potatura lunga e dell’allevamento su tutore vivo, al contrario della tradizione greca che teneva la vite bassa con una potatura corta. Della civiltà etrusca pochi sono i resti e per questo la conservazione della tradizione della vite maritata assume un’importanza notevole. Accanto al significato storico, rilevante è anche quello paesistico. La vite nel napoletano viene tipicamente maritata al pioppo: si ottengono, quindi, alberate di altezze anche di 10-15 metri, in cui le viti, libere di crescere senza forti restrizioni di potatura, rendono

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli completamente verde lo spazio lungo il filare di pioppi. Questa sorta di parete completamente inverdita in primavera, generalmente in prossimità delle vie di comunicazione, ha anche colpito i viaggiatori del settecento, che la rappresentarono come un insieme di festoni o archi trionfali che sembravano preparati per il passaggio di un potente monarca. In questo caso, però, l’aspetto economico è in contrasto con il significato storico e paesistico della conservazione. La raccolta e la potatura, infatti, sono molto onerose per l’altezza che raggiungono i tralci ed è, quindi, sempre più difficile scorgerle nel paesaggio.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale

La crescita urbanizzativa degli ultimi decenni ha interessato le aree al margine degli antichi nuclei rurali di Giugliano, Villaricca, Marano, Qualiano, Calvizzano, Mugnano e ha investito in modo intenso e disordinato la piana agricola con la realizzazione di numerose strade e superstrade, edifici industriali, grandi strutture commerciali, estese aree residenziali. L’intenso processo di urbanizzazione ha modificato drasticamente il rapporto dei centri con il contesto rurale di cui erano parte, rendendo debolmente riconoscibili le preesistenze di tipo storico-culturale. Attualmente possono essere riconosciuti come elementi della struttura insediativa rurale originaria, le tracce della suddivisione delle aree agricole secondo le reti centuriate romane con i nuclei storici prevalentemente organizzati su assi ortogonali e con aggregazioni di tipologie edilizie a corte, la viabilità di connessione tra i centri, le canalizzazioni storiche dei Regi Lagni e dell’Alveo dei Camaldoli, le masserie e i piccoli nuclei rurali sparsi (masseria Regina, masseria Casola Grande a Villaricca; borgo di Casacelle a Giugliano), i resti delle antiche costruzioni difensive (torre normanna a Villaricca; castelli di Monteleone e Torre Caracciolo a Marano).

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

L’Ail dal punto di vista insediativo si presenta come un territorio complesso e problematico, interessato negli ultimi decenni da una massiccia crescita demografica ed edilizia, da fenomeni di degrado e abbandono, di abusivismo edilizio, di complessivo disagio sociale. Le aree urbanizzate risultano concentrate nella parte sud-est dell’Ail e si configurano come un continuum insediativo che dalla periferia settentrionale di Napoli e dai comuni a nord di essa, si estende verso nord-ovest congiungendosi con la conurbazione aversana. L’intenso sviluppo urbanizzativo dell’Ail è stato fortemente condizionato da una serie di fattori: dalla prossimità a Napoli, dall’offerta di abitazioni a costi contenuti rispetto a quelli del capoluogo, dalla presenza di attività produttive di un certo rilievo (agglomerato industriale Asi di Giugliano-Qualiano, ipermercati e centri commerciali), dalla realizzazione di una serie di infrastrutture viarie (Circonvallazione esterna, Asse mediano, Asse di supporto) che hanno dato vantaggi localizzativi e promosso l’espansione di nuove aree residenziali e produttive. Nonostante i tessuti storici presentino elevati valori insediativi con una significativa articolazione tipo-morfologica e la presenza diffusa di emergenze storico-architettoniche, nei centri urbani dell’Ail prevalgono condizioni urbane complessivamente critiche per assenza di qualità urbana, carenza di attrezzature e servizi di interesse locale e territoriale, per i caratteri prevalenti di disordine e casualità delle aree di recente edificazione, per la presenza diffusa di edilizia abusiva, per il carattere poco integrato delle recenti infrastrutture viarie che compromettono fortemente l’ambiente e il paesaggio. Lungo la “circonvallazione esterna”, che percorre il territorio da est ad ovest, è possibile riconoscere una quantità consistente di funzioni tradizionalmente considerate periferiche che, anche se si configurano come attività non marginali ai fini economici, determinano effetti negativi sul territorio amplificandone i caratteri di marginalità e disordine. La carenza di funzioni qualificate sia di livello locale che di livello territoriale comporta per l’Ail in esame, da una parte, la dipendenza forte dal capoluogo e, dall’altra, all’interno dello stesso Ail la forte gravitazione dei comuni minori sul centro egemone di Giugliano dove sono localizzate la maggior parte delle attrezzature e dei servizi.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Per quanto riguarda la struttura economica dell’area, negli ultimi decenni, ad un decremento delle attività e degli addetti del settore agricolo (che comunque rimane determinante) ed in quello industriale (nel quale rimangono stabili le specializzazioni manifatturiere relative all’attività conciaria e ai prodotti in pelle e alcune attività “superiori” dei servizi, localizzate nell’agglomerato ASI) si accompagnano corrispondenti fenomeni di potenziamento delle attività commerciali e delle costruzioni direttamente connesse alla crescita insediativa e demografica.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

Il territorio in esame è attraversato, da est verso ovest, dalla Circonvallazione nord di Napoli, sulla quale si va ad inserire, dopo aver aggirato il centro di Giugliano, la SS 162; da sud proviene la variante alla SS 7 quater, prolungamento della Tangenziale di Napoli, che percorre il territorio in direzione Lago Patria, parallelamente alla SS 7 quater Domitiana che costeggia il mare. Il territorio è attraversato dalla linea ferroviaria Napoli-Pozzuoli-Villa Literno con la stazione di Giugliano-Qualiano. Inoltre, molto prossima al confine sud del sistema territoriale, vi è la linea Circumflegrea con le stazioni di Quarto Centro, Quarto, Quarto Officine e Grotta del Sole.

7. Risorse paesistiche e ambientali

Per quanto riguarda la parte sud-est dell’Ail, prevalentemente connotata da un’urbanizzazione estesa, compatta e disordinata, risultano poco evidenti, perché inglobati negli insediamenti più recenti, gli elementi di interesse paesaggistico presenti riferibili alla struttura insediativa degli antichi casali, al sistema viario storico di interesse territoriale, ai beni culturali isolati, alle aree archeologiche. Di particolare interesse sono invece le estese aree agricole che, nonostante le trasformazioni recenti, mantengono una forte connotazione per i rilevanti valori di tipo ambientale, agronomico, pedologico, paesaggistico (colture arboree specializzate, elevata fertilità dei suoli, bassa frammentazione, contiguità con aree agricole estese di territori provinciali limitrofi, limitate trasformazioni antropiche non agricole) e una valenza determinante sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista ecologico-ambientale per l’intera area metropolitana. Particolarmente interessante dal punto di vista paesaggistico nella piana giuglianese è la presenza dei grandi festoni di «vite maritata» al pioppo che, dopo un periodo di assenza, ritornano ad essere diffusi, grazie al successo commerciale del vino DOC «Asprinio» di Aversa. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Cava di Tufo, in località San Giugliano di Severino Napoli

Masseria e Torre di San Severino, Giugliano di in località San Severino Napoli

Masseria Vecchia, in località Giugliano di omonima Napoli

Mulino a vento, in località omonima Giugliano di Napoli

Torre Incurabili, in località Giugliano di omonima Napoli

Torre Romano alla circumvallazione Giugliano di esterna Napoli

Masseria Tranga, circumvallazione Giugliano di esterna Napoli

Masseria Mazzella a Lago Patria Giugliano di Napoli

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Grancia di Casacelle, in località Giugliano di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Casacelle Napoli

Castello di Monteleone, alla Cupa Marano Decreto Ministero Pubblica istruzione del omonima 30/10/1917

Masseria Dentice di sopra e di Marano sotto

Masseria Faragnano di sopra e di Marano sotto, in località omonima

Chiesa di San Castrese Marano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Mausoleo di Ciaurro, in località Marano omonima

Chiesa di San Giacomo, alla via Calvizzano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 omonima

Chiesa e Campanile di San Biagio, Mugnano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 alla via omonima

Chiesa e Campanile di San Nicola, Giugliano di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 al corso Campano Napoli

Palazzo Colonna di Stigliano, Giugliano di Decreto Ministero Pubblica istruzione del Piazza Santa Sofia Napoli 16/01/1913

Chiesa e Campanile di Santa Sofia, Giugliano di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 alla piazza omonima Napoli

Chiesa e Convento dell’Annunziata, Giugliano di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 alla piazza omonima Napoli

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030018 Lago di Patria Giugliano di Napoli

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla scarsa qualità degli insediamenti recenti; alle alterazioni subite dagli edifici storici; alla carenza di attrezzature e servizi; all’abbandono delle aree agricole; alla presenza di insediamenti diffusi in area agricola. Ulteriori elementi di criticità possono essere riconosciuti nelle numerose discariche presenti nel territorio, nello smaltimento illegale di rifiuti anche tossici., nell’inquinamento dei suoli per un uso eccessivo di concimi e fitofarmaci.

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Nella strategia di sviluppo per l’Ail Giuglianese l’orientamento progettuale punta alla tutela e alla valorizzazione delle risorse agricole, al potenziamento della centralità dell’ambito di Giugliano con ruolo di rilievo nelle relazioni sovraprovinciali, al miglioramento dell’accessibilità, alla riqualificazione, anche attraverso interventi di integrazione/densificazione, delle componenti insediative e al raggiungimento di condizioni di maggiore equilibrio ambientale. In particolare, il Piano è orientato: − alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti (vigneti; frutteti); − al recupero delle matrici storiche del paesaggio rurale (centuriazioni, canalizzazioni, reticolo idrografico); − alla tutela delle aree agricole intercluse negli insediamenti; − alla realizzazione del “Parco Nord” con il ruolo fondamentale di ambito di riconnessione urbanistica e di riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio, come componente rilevante della rete ecologica provinciale in relazione alle altre risorse esistenti o previste (piana giuglianese, parco metropolitano delle colline, parco di Lago Patria, parco agricolo dei Regi Lagni); − a potenziare la centralità dell’insediamento di Giugliano attraverso interventi orientati a consolidarne l’immagine e il ruolo; a valorizzare e recuperare la struttura insediativa storica; a riqualificare gli insediamenti di recente edificazione incrementando l’offerta di servizi e di funzioni urbane di livello superiore; a migliorare l’accessibilità; − ad incrementare nei diversi centri dell’Ail le funzioni urbane di livello superiore in una logica di complementarità; − della realizzazione nell’area Asi di un polo produttivo di alta qualificazione “città della produzione” (incubatore; incentivazione di produzioni eco-compatibili); − alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario; − alla riqualificazione delle espansioni edificate recenti in modo da migliorare la qualità del paesaggio edificato, attraverso interventi orientati alla riqualificazione e all’incremento degli spazi pubblici percorribili e delle aree verdi come elementi di raccordo con le altre componenti dotate di maggiore identità e valore paesaggistico (insediamenti storici, beni culturali, paesaggio agricolo, aree di verde attrezzato,..); − alla riqualificazione delle aree già compromesse da un’edificazione disordinata conferendo un ordine riconoscibile alla struttura fisica, attraverso operazioni di ristrutturazione radicale.

Il Piano individua nell’Ail due delle cinque aree all’interno delle quali procedere all’individuazione di “ambiti di densificazione residenziale”: l’incremento insediativo vi è giudicato compatibile in rapporto alla disponibilità di adeguate infrastrutture per la mobilità, specie su ferro, alla presenza di aree urbanizzate suscettibili di integrazioni/ampliamenti, alla possibilità di costruire – nel processo di densificazione – nuove centralità urbane e nuovi paesaggi. In particolare nell’area occidentale si fa riferimento all’esteso aggregato residenziale di Varcaturo, ed a un gruppo di aggregati presenti nella fascia interna della costa domitia per i quali il piano rende ammissibili opportune intensificazioni insediative e integrazioni adeguate di attrezzature e servizi al fine di trasformare tali aggregati in entità urbane; a nord-ovest nell’area giuglianese si fa riferimento a interventi di densificazione che interessano aree già compromesse da urbanizzazione estesa e disordinata e che sono orientati alla ristrutturazione – favorendo sviluppo in altezza – al fine di recuperare spazi aperti, verde pubblico ed attrezzature capaci di riqualificare i tessuti urbanizzati. Per quanto riguarda la mobilità il Piano punta alla valorizzazione della tratta ferroviaria della linea Villa Literno/Napoli, con caratteristiche di metropolitana, tra Bagnoli e l’area Asi di Giugliano, anche come sistema di connessione tra l’area occidentale, con la presenza di attività ad alto contenuto tecnologico (CNR, Rai, Politecnico, Città della scienza, Bagnoli etc.), ed aree potenzialmente caratterizzabili con nuove funzioni produttive, di servizio o ludiche (nodo intermodale di Quarto, cave dismesse, nuova “città della produzione” nell’area Asi di Giugliano).

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR L’AIL Area Giuglianese ricade quasi completamente nel STS “AREA GIUGLIANESE” a dominante rurale-manifatturiera, costituito dai comuni di. Calvizzano, Giugliano di Napoli, Marano, Mugnano, Qualiano e Villaricca. Per l’STS in questione si prevede: “Rafforzamento dell’offerta di servizi pubblici rari (Formazione universitaria e ricercacon relativi servizi) ed incremento e integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale in un a logica di complementarietà con il rafforzamento del centro maggiore; integrazione funzionale del CIS con il sistema insediativo; promozione di servizi per la fruizione del patrimonio archeologico e delle risorse ambientali (Parco del Partenio, Parco Nolano ed aree adiacenti)”

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L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: − PIT 11 - Area Giuglianese. Il PIT è orientato alla realizzazione di poli integrati destinati alla creazione di attività industriali, artigianali e di servizio. Significativo è anche l'investimento nella riqualificazione/ristrutturazione della viabilità esistente e nella realizzazione di nuova viabilità per favorire il decongestionamento del traffico e la riduzione dei tempi di percorrenza.

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1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

L’AIL si estende nel vasto territorio della piana flegrea a nord di Napoli e si identifica con il complesso di insediamenti più rilevanti della provincia per estensione e densità dell’edificato, per numero di abitanti, per presenza di attività industriali e commerciali, per criticità della situazione abitativa, per la carenza di attrezzature e di qualità urbane, per rischi ambientali.

L’Ail si relaziona strettamente oltre che all’Ail Area Napoletana, a quelli, ad ovest, dell’Area Giuglianese e, ad est, della Piana Acerrana, comprendendo i territori comunali di , Arzano, , , , , , , , Calandrino, S.Antimo, Melito e parte del comune di Napoli con il quartiere di Scampia.

Dal punto di vista geomorfologico, l’area è costituita da prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.) e caratterizzati da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL G - Area Nord di Napoli Ha % Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 605 8,9% Aree e componenti d'interesse rurale 1711 25,1% Aree e componenti d'interesse urbano 4226 62,1% Nodi e reti per la connettività territoriale 265 3,9% Aree complessive*** 6806 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

Per quanto riguarda i caratteri pedologici e le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, la tipologia di suolo più rappresentata nell’Ail è quella ad alta sensibilità ambientale caratterizzata da basso sviluppo pedogenetico.

L’agricoltura viene effettuata in aree residuali ormai comprese all’interno di un tessuto prevalentemente urbanizzato. In molti casi, a causa dell’abbandono dell’attività agricola, molte superfici si presentano incolte e degradate: solo nella parte occidentale dell’AIL (comune di S.Antimo) sono presenti ampie superfici coltivate a frutteti (11% del totale), nella parte centrale e orientale invece le ridotte aree agricole sono caratterizzate da sistemi colturali orticoli (4%), con forte incidenza di serre (comune di Caivano).

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e Frutti Minori (1593 ha pari al 21% della sup.) Sistemi colturali complessi (473 ha pari al 6% della sup.)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee (394 ha pari al 5% della superficie) Serre (90 ha pari all’1 % della superficie)

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio della piana a Nord di Napoli, gli usi agricoli del suolo relativi ai prodotti tipici tutelati da marchio riconosciuto dalla UE, o in via di tutela, in quanto sono ammessi alla tutela solo i prodotti che hanno radici storiche nel territorio e che riguardano frutteti e frutti minori che in quest’area sono rappresentati prevalentemente da pesco e melo. Sono stati considerati strutturanti anche gli usi agricoli del suolo caratterizzati da elevata biodiversità della flora, quali gli orti arborati ed in genere gli arboreti promiscui, che rappresentano una peculiarità dell’agricoltura Campana.

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Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP.

L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele.

Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano.

La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il nome annurca è stato utilizzato per la prima volta nel 1876 nel manuale di Arboricoltura da G.A. Pasquale. E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti.

Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive.

E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….).

Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio- economiche: • l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); • aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; • conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale L’AIL comprende numerosi centri di origine rurale che negli ultimi decenni hanno subito trasformazioni radicali e modificato drasticamente il loro rapporto con il contesto rurale, di cui originariamente erano parte, di grande rilevanza per la fertilità dei terreni, per le condizioni climatiche favorevoli, per l’uso agricolo intensivo (frutteti, vigneti e coltivazioni erbacee), per la prossimità a Napoli.

La debolezza strutturale dell’agricoltura campana caratterizzata dal forte frazionamento e dalle ridotte dimensioni delle proprietà fondiarie ha facilitato, anche in questa area, il processo di trasformazione verso l’urbanizzazione. Nell’AIL Nord di Napoli negli ultimi quarant’anni è avvenuto un completo ribaltamento delle condizioni territoriali: le aree agricole oggi risultano assolutamente residuali all’interno di una conurbazione fitta, segnata da un indiscriminato spreco di suolo, da infrastrutturazioni ed edificazioni disordinate e prive di qualità, dall’assenza di regole urbane riconoscibili, da carenza di servizi, da aree agricole abbandonate.

Attualmente possono essere riconosciuti come elementi della struttura insediativa rurale originaria, le tracce della suddivisione delle aree agricole secondo le reti centuriate romane con i nuclei storici organizzati su assi ortogonali e con aggregazioni di tipologie edilizie a corte, la viabilità storica di connessione tra i centri, che costituisce ancora una componente territoriale riconoscibile, e alcune superstiti masserie e piccoli nuclei rurali sparsi.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

L’area si configura complessivamente come un’estesa conurbazione, nella quale ad eccezione dei nuclei storici e delle aree urbane consolidate risalenti alla prima metà del secolo scorso, prevalgono condizioni di disordine e congestione.

Nell’AIL è possibile riconoscere due distinti ambiti: il primo è costituito dagli insediamenti di Arzano, Casavatore, Casoria, che configurano un’estesa area densamente edificata in continuità e stretta dipendenza da Napoli; più a nord, il secondo ambito configura un’area urbanizzata che si estende con un edificato pressoché continuo da est a ovest in prossimità del confine provinciale, saldandosi in alcuni tratti con gli insediamenti del Casertano. Tra le due distinte conurbazioni si estendono grandi aree industriali e spazi agricoli residuali.

L’intenso sviluppo urbanizzativo dell’AIL è stato fortemente condizionato negli anni ‘70 dalla localizzazione degli agglomerati industriali Asi (realizzazione ex novo dell’agglomerato industriale di Caivano e potenziamento dell’area industriale di Casoria-Arzano-Frattamaggiore) e dalla realizzazione della fitta rete di infrastrutture viarie (Asse mediano, Asse di supporto) che hanno dato una forte accelerazione alle successive espansioni insediative, caratterizzate, in un primo tempo, dalla realizzazione di grandi quartieri di edilizia residenziale prevalentemente isolati nel contesto e con una edificazione ad alta densità, negli anni più recenti da una crescita dispersa di edilizia privata legale e illegale, prevalentemente a bassa densità e priva di regole che ha determinato la formazione di spazi interstiziali e ampie zone di degrado e abbandono.

Caratteri di centralità di livello sub-provinciale possono essere riconosciuti nei centri maggiori di Afragola e Frattamaggiore e nei numerosi centri commerciali realizzati lungo gli assi infrastrutturali più recenti.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Il STS E2 Napoli Nord (comuni Casoria, Arzano, Frattamaggiore,S:Antimo, Casavatore, Melito,Grumo, Frattaminore, ) comprende il Distretto di Grumo Nevano, specializzato sia nel Tessile abbigliamento sia nel calzaturiero e si estende anche ad altri comuni del Casertano.

Per il resto si rileva una forte presenza del settore costruzioni e indotto, in ragione anche della crescita esponenziale del volume costruito nell'ultimo trentennio.

Non sono rilevanti le attività turistiche e gli addetti per servizi sono sottodimensionati rispetto al resto della conurbazione napoletana.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture La faticosa mobilità costituisce il fattore critico determinante per la dipendenza territoriale da Napoli e il disagio provocato dalla difficile accessibilità interna ai servizi e ai luoghi di lavoro. Negli ultimi decenni la viabilità interurbana è stata potenziata per tratti, con aggiustamenti progressivi senza un disegno compiuto, e non consente una buona accessibilità ad intere parti del territorio, compresi molti dei centri storici inizialmente polarizzanti.

All’Asse di Supporto, al margine nord del territorio interessato dall’AIL, progettato negli anni ’70 come spina strutturale del comprensorio dell’Asi che collega a Villa Literno, si sono aggiunte le opere post-terremoto dell’Asse Mediano e della bretella di raccordo nord-sud tra l’Asse Mediano e l’Asse di Supporto ad est di Aversa. Queste infrastrutture caratterizzate prevalentemente da viadotti che si sovrappongono al tessuto urbano senza mai integrarsi ad esso, determinano condizioni diffuse di degrado e notevole impatto ambientale.

Il territorio è attraversato dalla linea ferroviaria Napoli-Aversa, con le stazioni di Casoria-Afragola, Frattamaggiore-Grumo e S. Antimo-S. Arpino.

Le strade principali che attraversano il sistema territoriale sono: • la SS 7 bis di Terra di Lavoro; • la variante alla SS 87; • la SS 87 Sannitica; • l’Asse Mediano (SS 162), che incrocia il raccordo autostradale A1-A3. • la Circumvallazione nord di Napoli.

7. Risorse paesistiche e ambientali La connotazione prevalente dell’AIL è quella dell’urbanizzazione estesa e disordinata e risultano dunque scarsamente leggibili gli elementi di interesse paesaggistico presenti riferibili alle citate sopravvivenze delle antiche trame agrarie, alla presenza di masserie isolate, ai tessuti storici che insieme al sistema viario storico di interesse territoriale definiscono una struttura continua e articolata ancora riconoscibile nel suo insieme, nonostante sia inglobata nell’urbanizzazione caotica degli anni più recenti.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

I nuclei storici conservano nei caratteri dell’impianto e dell’edificato una forte riconoscibilità e significativi valori insediativi per le caratteristiche morfologiche e tipologiche (presenza di case a corte disposte su trame viarie ortogonali all’interno delle più ampie e antiche reti centuriate), per la diffusione delle emergenze storico-architettoniche (chiese, palazzi, conventi), per la presenza ancora caratterizzante di aree organizzate a giardino o ad orto. Di particolare importanza sono le relazioni di continuità che questo AIL ha con l’area della antica città osca di , della quale attualmente è possibile riconoscere l’impianto viario, tratti di mura di fortificazione, i ruderi di una costruzione militare. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo. Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Cappella di Santa Maria la Bruna, Arzano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 in località San Severino

Chiesa e Campanile di San Casavatore Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Giovanni Battista

Complesso ecclesiastico di Arzano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Sant’Agrippino – Torre dell’Orologio, piazza R. Cimmino

Chiesa di San Benedetto, alla Casoria Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza omonima

Chiesa del Carmine, piazza Cirillo Casoria Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa del Santissimo Sacramento, Casoria Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza Cirillo

Colleggiata di San Mauro, alla Casoria Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza omonima

Basilica, Convento e Campanile di Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Sant’Antonio da Padova, viale Sant’Antonio

Chiesa e Campanile di Sant’Giorgio Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Martire, piazza Sant’Giorgio

Castello a piazza Castello Afragola Decreto Ministero Pubblica istruzione del 5/03/1913

Palazzo Comunale, piazza del Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Municipio

Complesso ecclesiale e Campanile Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 di Santa Maria di Ajello, piazza Santa Maria

Chiesa di San Marco in Sylvis, via Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 San Marco

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Palazzo Ducale, Frazione Casolla Caivano Valenziana

Chiesa e Convento del Caivano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Campiglione, in località omonima

Chiesa e Campanile di San Pietro, Caivano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 via Don Minzoni

Torre Civica, piazza C. Battisti Caivano Decreto legislativo 42/2004 – DM 20/11/1915 Castello Medievale p.za Municipio

Chiesa e Convento dei Cappuccini, Cardito Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 via Diaz

Villa Caracciolo, via Donadio Cardito Decreto Ministero Beni Culturali del 9/10/1995

Casa Municipale, piazza Garibaldi Cardito Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa e Campanile di San Biagio, Cardito Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza Garibaldi

Castello Loffredo, piazza Garibaldi Cardito Decreto Ministero Pubblica istruzione del 13/10/1913

Chiesa di Sant’Eufemia, in località Cardito Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Carditiello

Chiesa e Campanile di San Crispano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Gregorio Magno, via Lutraio

Torre e Municipio Vecchio, piazza Crispano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Trieste e Trento

Palazzo Baronale Ambrosino, Frattaminore Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali piazza Atella del 25/08/1992

Parrocchia di San Simeone, piazza Frattaminore Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Umberto I

Castello Carafa di Policastro, Frattaminore Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali piazza Crispi del 25/08/1992

Chiesa e Convento di San Maurizio, Frattaminore Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 via Marconi

Cordificio Capasso, via don Frattamaggiore Minzoni

Chiesa e Campanile di San Sossio, Frattaminore Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Cordificio Ferro, via Monte Grappa Frattamaggiore

Canapificio Pezzullo, via Pezzullo Frattamaggiore

Opificio Alicana Sud, via Vittorio Frattamaggiore Emanuele

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Cordificio in via Pezzullo Frattamaggiore

Chiesa e Convento di Santa Grumo Nevano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Caterina, piazza San Pasquale

Chiesa di San Vito, località Nevano Grumo Nevano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa e Campanile di San Grumo Nevano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Tommaso, piazza PioXII

Chiesa e Campanile di Santa Maria Casandrino Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Assunta, alla piazza omonima

Colonne di Giugliano, via Roma – Sant’Antimo Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 via Colonne

Parrocchia di Sant’Antimo, piazza Sant’Antimo Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Repubblica

Castello Feudale di Sant’Antimo, Sant’Antimo piazza Repubblica

Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Melito Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 via Roma

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla scarsa qualità degli insediamenti recenti; alle alterazioni subite dagli edifici storici; alla carenza di attrezzature e servizi; all’abbandono delle aree agricole e, in quelle residue, alla presenza di serre.

Le numerose cavità presenti nel sottosuolo (comuni di Cardito, Afragola, Casoria, Casavatore, Grumo Nevano) rappresentano un ulteriore elemento di criticità determinando dissesti e complessivi problemi di sicurezza.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Nella strategia di sviluppo proposta dal Piano per il territorio dell’AIL Nord di Napoli l’orientamento progettuale punta alla tutela e alla valorizzazione delle superstiti risorse agricole, al potenziamento delle centralità esistenti, al miglioramento dell’accessibilità, alla riqualificazione delle componenti insediative e al raggiungimento di condizioni di maggiore equilibrio ambientale.

In particolare, il Piano è orientato: • a potenziare la centralità degli insediamenti maggiori dell’Ail attraverso interventi orientati a consolidarne l’immagine e il ruolo; a qualificare la struttura insediativa storica e a riqualificare gli insediamenti di recente edificazione incrementando l’offerta di servizi e di funzioni urbane di livello superiore; a migliorare l’accessibilità. In particolare per Afragola il piano è orientato alla realizzazione di servizi di supporto alla stazione di porta dell’Alta velocità; all’incremento di servizi pubblici e privati di livello superiore; all’integrazione funzionale delle attività della grande distribuzione; per Frattamaggiore e gli insediamenti del sistema frattese, il piano punta all’incremento di servizi pubblici e privati di livello superiore in una logica di complementarietà con il rafforzamento del polo attuale di Frattamaggiore anche in connessione con la fruizione delle nuove aree di parco (Parco Nord e Parco dei Regi Lagni) e con l’integrazione funzionale delle strutture commerciali per la grande distribuzione; • alla realizzazione nell’area di Napoli-Scampia di un ambito di centralità metropolitana, con forte strutturazione e specificità funzionale e relazionale, con ruolo di cerniera territoriale tra il capoluogo e il resto del territorio provinciale e la promozione di servizi pubblici e privati di livello superiore (formazione universitaria, cultura, tempo libero); • alla realizzazione del “Parco Nord” con il ruolo fondamentale di ambito di riconnessione urbanistica e di riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio, come componente rilevante della rete ecologica provinciale in relazione alle altre risorse esistenti o previste (parco metropolitano delle colline, parco di Lago Patria, parco agricolo dei Regi Lagni). In

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particolare alle aree agricole che costituiscono il Parco Nord, il Piano attribuisce un ruolo multifunzionale che si identifica e si realizza attraverso:la permanenza ed il miglioramento delle condizioni di biodiversità;la tutela dei residui valori del paesaggio agrario ed il recupero delle matrici storiche (centuriazioni, canalizzazioni, reticolo idrografico);la riqualificazione e valorizzazione delle relazioni interne ai sistemi insediativi;la fruizione sociale, configurando il parco sia come dotazione territoriale che amplia l’offerta di servizi per il tempo libero sia come elemento che struttura ed organizza in sistema l’insieme di attrezzature e servizi collettivi di interesse sovra-comunale. • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario; • alla riqualificazione delle espansioni edificate recenti in modo da migliorare la qualità del paesaggio edificato, attraverso interventi orientati alla riqualificazione e all’incremento degli spazi pubblici percorribili e delle aree verdi come elementi di raccordo con le altre componenti dotate di maggiore identità e valore paesaggistico (insediamenti storici, beni culturali, paesaggio agricolo, aree di verde attrezzato,..); • alla tutela delle aree agricole intercluse negli insediamenti; • alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti (frutteti; tracce di centuriazione); • alla riorganizzazione del sistema della mobilità dell’AIL, articolata sul ruolo di cerniera territoriale di Scampia, con la previsione di un sistema tramviario al servizio degli insediamenti locali e di connessione tra le linee dell’Alifana e del Metrò collinare (nodo Scampia-Piscinola), quella FS Aversa-Napoli nonché di adduzione alla linea dell’A.V nella “stazione di porta” di Afragola.

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR L’AIL Area Nord di Napoli ricade in parte nel STS “NAPOLI NORD-EST” a dominante urbano- industriale, costituito dai comuni di , Afragola, , Caivano, Cardito, , , Crispano, Pomigliano d’Arco ed in parte nel STS “NAPOLI NORD” a dominante urbano-industriale, costituito dai comuni di Arzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, , Sant’Antimo . Per il primo STS si prevede: “Realizzazione di servizi di supporto alla stazione di porta dell’Alta velocità; incremento di servizi pubblici e privati di livello superiore; integrazione funzionale delle attività della grande distribuzione. Valorizzazione del ruolo legato alle attività di produzione e ricerca del triangolo Pomigliano-Acerra- Casalnuovo attraverso la “messa in rete” e l’integrazione dei servizi; incremento delle funzioni urbane di livello superiore in una logica di complementarietà tra i diversi centri/ambiti del sistema.” Per il secondo STS si prevede: “Incremento di servizi pubblici e privati di livello superiore in una logica di complementarietà con il rafforzamento del polo attuale di Frattamaggiore anche in connessione con la fruizione delle nuove aree di parco e con l’integrazione funzionale delle strutture commerciali per la grande distribuzione; riqualificazione delle aree della produzione manufatturiera”

L’AIL è interessato da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare dal PIT Città del fare, che riguarda oltre ad Afragola e Caivano, i comuni di Acerra, Cardito, Brusciano, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, , Pomigliano d'Arco. Il PIT è diretto a rafforzare la capacità competitiva del Sistema Locale dell'area a Nord-Est di Napoli, attraverso la valorizzazione delle risorse umane ed imprenditoriali presenti sul territorio, la promozione del miglior utilizzo delle significative aree industriali esistenti e la costituzione di un sistema integrato di servizi alle imprese.

L’are è oggetto di un importante intervento di realizzazione:la Stazione di Porta della linea Alta Velocità ad Afragola e la sistemazione ambientale dell'area circostante, approvato con Accordo di Programma nel 1997.

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1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio La piana acerrana si estende a nord del complesso vulcanico del Somma Vesuvio, in una vasta conca a basso gradiente verticale caratterizzata fortemente come territorio agricolo e solcata dalla fitta rete di canali del sistema dei Regi Lagni. L’Ail si relaziona strettamente sia all’Ail Casalnuovo-Pomigliano che all’Ail Nord di Napoli comprendendo, oltre all’intero territorio comunale di Acerra, parte dei territori di Caivano, di Afragola e di . Ad eccezione dell’insediamento di Acerra e degli agglomerati industriali di Caivano e Acerra, l’Ail si caratterizza fortemente come territorio aperto, poco eroso da edificazioni, nel quale i segni dell’agricoltura, determinati dal complesso sistema dei canali e dalla rete delle strade interpoderali, definiscono una tessitura territoriale a trama fitta e assumono una caratterizzazione dominante sulle altre componenti ambientali. Nell’ Ail ulteriori elementi di elevato interesse storico e paesaggistico possono essere riconosciuti nelle tracce, particolarmente evidenti in questo territorio, della suddivisione delle aree agricole secondo le reti centuriate romane (centuriazione Acerra-Atella I). I filari di alberi presenti fino ad alcuni decenni fa lungo i confini degli appezzamenti, utilizzati oltre che per demarcare le proprietà anche per riparare le coltivazioni dal vento, e che rappresentavano elementi di forte valore paesaggistico e vantaggio ecologico come elementi di supporto alla biodiversità, sono quasi del tutto scomparsi. Anche i canali del sistema idrografico artificiale dei Regi Lagni, realizzato tra il 1600 e il 1900 per drenare e convogliare al mare le acque della ampia e paludosa piana a nord di Napoli, versano attualmente in stato di abbandono e di degrado per l’accumulo di detriti e l’immissione di scarichi anche inquinanti. Dal punto di vista geomorfologico, l’area è costituita dalle coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente e nella sua parte alta da un affioramento di travertino caratterizzato da una quota altimetrica <100 m (s.l.m.). L’area è caratterizzata da una permeabilità variabile per pori in genere media e da una vulnerabilità della falda medio–alta. Sono presenti suoli ad alta biodiversità (46.2%), suoli ad alta sensibilità ambientale (17.9%) e suoli a moderato sviluppo pedogenetico degli ambienti alluvionali dei Regi Lagni e del Sarno (21.2%). Questi ultimi sono caratterizzati da alta reattività ambientale sia per la granulometria fine che per le proprietà andiche; inoltre, le peculiari proprietà fisiche e chimiche di questi suoli li rendono molto importanti nella mitigazione del rischio idrogeologico. Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL H - Piana Acerrana Ha % Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 69 0,8% Aree e componenti d'interesse rurale 7041 82,4% Aree e componenti d'interesse urbano 1437 16,8% Aree complessive* 8547 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, la piana acerrana è la seconda più importante zona agricola della provincia (oltre 7700 ha di superfici coltivate), in cui sono presenti sistemi colturali orticoli a bassa biodiversità (circa il 50% della superficie totale) e sistemi colturali ad alta biodiversità che insieme alle residue aree naturali rappresentano il 30% della superficie. Grazie alle caratteristiche pedoclimatiche eccellenti, l’Ail è caratterizzato da estesa orticoltura intensiva, anche di pregio (IGP Pomodoro San Marzano, DOP Mozzarella di bufala campana), con forte presenza di serre nella zona occidentale. La vocazione agricola è anche data dalla forte incidenza della superficie agraria su quella territoriale (il 67% del territorio comunale di Acerra è destinato all’agricoltura) e dalla percentuale della popolazione che è dedita all’agricoltura (per Acerra il 15%) con retribuzioni medie interessanti. E’ una delle poche zone della provincia che vede crescere la superficie agraria nell’ultimo decennio. Va segnalata anche la presenza di numerosi allevamenti avicoli che determinano una grande disponibilità di sostanza organica necessaria a mantenere o ripristinare la fertilità dei suoli. Nell’Ail vengono evidenziati come rischi per la qualità dei suoli e dei prodotti destinati all’alimentazione la presenza di aree dismesse ed in via di dismissione, lo smaltimento illegale di rifiuti anche tossici, la presenza di insediamenti industriali e di impianti tecnologici inquinanti.

FATTORI STRUTTURANTI

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO

ALTRE AREE DI INTERESSE Acque, aree a pascolo, a ricolonizzazione naturale, boschi (59 ha pari l'1% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI Frutteti (159 ha pari al 2% della superficie) Sistemi colturali complessi, Frutteti promiscui (949 ha pari al 13% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE Colture erbacee (1445 ha pari al 19% della superficie) Ortive (3200 ha pari al 42% della superficie) Serre (32 ha pari allo 0.5 % della superficie)

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio della Piana Acerrana, i frutteti, prevalentemente all'interno di sistemi colturali complessi e le superfici con tracce della centuriazione. Questo AIL infatti è la zona provinciale che ne conserva maggiormente la leggibilità dei tracciati. Le piccolissime aree naturali sopravvissute devono essere strettamente tutelate e dove possibile rafforzate. Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio- economiche: • l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); • aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; • conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio. La rete centuriata romana, che rappresenta il sistema agrimensorio più caratteristico di tutta l’antichità classica (Gentile, 1955), ha fornito la trama su cui si sono insediate numerosissime masserie e casali che hanno costituito i capisaldi intorno ai quali è stato organizzato fino al dopoguerra tutto l’assetto territoriale dell’intera Piana campana (De Seta et al., 1984), caratterizzando il paesaggio con le linee impresse dalla divisione geometrica degli antichi agrimensori militari romani per l’assegnazione di terre ai legionari veterani, rimarcate da filari di alberi frangivento e delimitatori (Manzi, 1974). Le tre pianure ai piedi del Vesuvio (napoletana, sommese e sarnese) rappresentano un ottimo esempio della complessità delle tecniche di suddivisione del territorio in epoca romana. Infatti, sono state rinvenute ben 7 reti centuriate differenti per modulo e per estensione, tra le quali sono riconoscibili ancora delle tracce nella centuriazione Acerra-Atella (AA.VV., 1987), che hanno conferito ai paesaggi agrari del territorio la caratteristica suddivisione ortogonale.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale Le cartografie dei primi del ‘900 presentano la piana come un esteso territorio agricolo destinato prevalentemente a frutteti, caratterizzato dalla fitta rete di canalizzazioni dei Regi Lagni, dall’insediamento di Acerra che si presenta isolato nel contesto agricolo, da una presenza diffusa di masserie e piccoli casali. Dagli anni ’70 i processi di sviluppo industriale danno inizio anche nella piana acerrana a trasformazioni territoriali consistenti con il progressivo insediamento degli agglomerati industriali Asi di Caivano e di Acerra, la realizzazione di infrastrutture viarie di notevole impatto ambientale (Asse di supporto; Asse mediano; bretella di raccordo tra Asse mediano e strada statale 7 bis; autostrada A30), la localizzazione di alcuni impianti tecnologici di grande dimensione (impianti di depurazione e,

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli ancora in fase di realizzazione, il termovalorizzatore), l’espansione del centro di Acerra, la densificazione dell’edificato lungo la viabilità di collegamento tra i centri maggiori. Nonostante le trasformazioni, nella piana acerrana attualmente è ancora possibile riconoscere la permanenza di alcuni elementi peculiari del paesaggio agrario storico: le ampie superfici destinate alla produzione agricola prive di insediamenti (aree a nord di Acerra e aree lungo il raccordo autostradale Napoli-Caserta); le masserie risalenti alla fine dell’800 e diffuse nel territorio di Acerra e in quello di Caivano (casa Spinelli; masseria Buonocore; masseria Sanganiello; masseria Lizzi); manufatti diffusi nel territorio agricolo di grande interesse documentale (mulini, vasche per la macerazione della canapa, ponti); le siepi e i filari di alberi che fiancheggiano gli appezzamenti agricoli e, con maggiore continuità, il canale principale dei Regi Lagni.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità L’insediamento consolidato di Acerra si presenta con una struttura complessa e compatta: il tessuto storico, di rilevante interesse storico e culturale, è caratterizzato da un impianto urbano di forma quadrilatera, da un sistema viario ortogonale e da edifici di elevato valore architettonico; le espansioni realizzatesi fino agli anni ’70 si sono articolate con continuità e coerenza lungo i tracciati viari ortogonali; le espansioni più recenti invece sono estese e frammentate e presentano nella maggior parte dei casi impianti incompiuti, scarsa qualità urbana, sia dal punto di vista morfologico che funzionale, e un’accentuata frammentazione dei margini. Si riconoscono sviluppi insediativi di una certa rilevanza lungo gli assi locali di collegamento ai centri maggiori e alla viabilità di interesse territoriale, a nord-est verso la strada statale 7 bis, a sud verso la strada statale 162 e l’area industriale di Pomigliano. Gli agglomerati industriali di Acerra e Caivano realizzati negli anni ’80 con il piano di sviluppo industriale dell’Asi, si caratterizzano come aree autonome e isolate dagli insediamenti urbani non presentando elementi di continuità fisica o attrezzature e servizi di interesse urbano. Di elevato interesse storico-archeologico e paesaggistico, sono i ruderi dell’antica città aurunca di Suessola presso i quali sono stati rinvenuti i resti di una necropoli con tombe e corredi funerari risalenti a periodi diversi, dal sec.VIII al IV a.Cristo.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive La piana acerrana rappresenta la seconda più importante zona agricola della provincia con oltre 7700 ha di superfici coltivate. La vocazione agricola è anche data dalla forte incidenza della superficie agraria su quella territoriale (il 67% del territorio comunale di Acerra è destinato all’agricoltura) e dalla percentuale della popolazione che è dedita all’agricoltura (per Acerra il 15%) con retribuzioni medie interessanti. E’ una delle poche zone della provincia che vede crescere la superficie agraria nell’ultimo decennio. Dagli anni ’70 è comunque iniziato un processo di sviluppo industriale che ha dato inizio anche nella piana acerrana a trasformazioni territoriali consistenti. Il progressivo insediamento degli agglomerati industriali Asi di Caivano e di Acerra, la realizzazione di infrastrutture viarie di notevole impatto ambientale (Asse di supporto; Asse mediano; bretella di raccordo tra Asse mediano e strada statale 7 bis; autostrada A30), la localizzazione di alcuni impianti tecnologici di grande dimensione (impianti di depurazione e, ancora in fase di realizzazione, il termovalorizzatore), l’espansione del centro di Acerra, la densificazione dell’edificato lungo la viabilità di collegamento tra i centri maggiori, hanno sottratto territorio agrocolo e rafforzato un’idendità anche industriale dell’area che comunque dal 2001 registra un calo degli addetti nell’industria, nel commercio e nelle costruzioni mentre sono cresciuti gli addetti nei servizi alle imprese e nel comparto ‘altre industrie’.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture L’AIL è interessato, nel suo settore occidentale, dalla linea AV-AC Roma-Napoli-Battipaglia, in corso di realizzazione, con la “stazione porta” ad Afragola. La realizzazione della linea AV-AC e la conseguente riorganizzazione complessiva del trasporto su ferro comporterà, nel territorio dell’Ail in esame, la deviazione del tracciato della tratta ferroviaria RFI Cancello-Napoli finalizzata ad eliminare l’attraversamento in superficie del centro di Acerra e, di conseguenza, tutte le interferenze che non sono compatibili su una linea di raccordo ad un servizio ad alta frequenza. Per quanto riguarda i trasporti su ferro, l’Ail è servito dalla la linea FS Napoli-Cancello, con andamento nord-sud, che attraversa il centro urbano di Acerra.

Le direttrici viarie principali che interessano l’Ail sono : • con andamento nord-sud, l’autostrada A1 Milano-Napoli che attraversa trasversalmente l’Ail e segna il confine tra Caivano e Acerra; • la strada statale 162 che attraversa l’insediamento di Acerra da est a ovest; • l’ “asse mediano”, superstrada est-ovest che segna il limite sud dell’AIL; • l’”asse di supporto”, strada a scorrimento veloce che collega Nola a Villa Literno, realizzata come sostegno infrastrutturale agli agglomerati industriali delle aree napoletana e casertana; • l’autostrada A30 che segna il confine orientale dell’Ail e non ha svincoli sul territorio di Acerra.

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7. Risorse paesistiche e ambientali Oltre alla disponibilità sull’intero territorio dell’Ail, e sui territori ad esso prossimi, di aree e beni archeologici, culturali, storici e ambientali di rilievo, l’Ail dispone di emergenze paesaggistiche significative che fanno riferimento alle citate sopravvivenze delle antiche trame agrarie, alla presenza diffusa di masserie isolate, al paesaggio agrario ancora fortemente caratterizzato dall’estensione di campi coltivati a frutteti.

Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico.

La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Strutture del Teatro Romano del Acerra Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Castello di Acerra – Castello Cardenas, piazza Castello

Convento e Chiesa dell’Annunziata Acerra Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 – Chiesa e Campanile del Suffragio, via Purgatorio al Castello

Duomo e Palazzo Vescovile di Acerra Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Acerra, piazza Duomo

Chiesa Vecchia, frazione Casolla Caivano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Valenzana

Castellone, in località Caivano Sant’Arcangelo

Area Archeologica di Suessola, Acerra località omonima

Casina Cardenas – Spinelli e Torre Acerra Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Longobarda di Suessola, località del 21/07/1994 Suessola

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla scarsa qualità degli insediamenti, allo stato di isolamento e degrado dei beni culturali, alla presenza diffusa nelle aree agricole di serre e ai problemi di inquinamento dei suoli per un uso eccessivo di concimi e fitofarmaci e per lo smaltimento illegale di rifiuti anche tossici.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Nella strategia di sviluppo proposta dal Piano per il territorio dell’Ail Piana Acerrana l’orientamento progettuale punta alla tutela delle aree agricole, alla riqualificazione delle componenti insediative e al raggiungimento di condizioni di maggiore equilibrio ambientale.

In particolare, il Piano è orientato:

• a potenziare la centralità dell’insediamento di Acerra attraverso interventi orientati a consolidarne l’immagine e il ruolo legato alle attività di produzione e ricerca; a qualificare la struttura insediativa storica;

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• a riqualificare gli insediamenti di recente edificazione rafforzando l’offerta di servizi e di funzioni urbane di livello superiore; • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario; • riqualificare le espansioni edificate recenti in modo da conferire connotazioni compatibili con i caratteri paesaggistici del contesto e migliorare la qualità del paesaggio edificato, anche attraverso interventi orientati alla riqualificazione e all’incremento degli spazi pubblici percorribili e delle aree verdi come elementi di raccordo con le altre componenti dotate di maggiore identità e valore paesaggistico (insediamenti storici, beni culturali, paesaggio agricolo,..); • al potenziamento delle relazioni tra beni archeologici e culturali e beni ambientali e ad agevolare l’accessibilità e la fruizione delle risorse dell’intero ambito attraverso la realizzazione di una rete integrata di servizi e di aree attrezzate; • alla costituzione del “Parco agricolo dei Regi Lagni”, e dunque alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio attraverso la tutela e valorizzazione delle canalizzazioni storiche, il mantenimento del loro ruolo idraulico attivo, il recupero della qualità delle acque e della vegetazione presente lungo le sponde; il restauro ambientale e paesaggistico dei siti interessati dalla presenza di cave e discariche; la mitigazione degli impatti ambientali e paesaggistici prodotti dalla presenza di attività e manufatti di tipo economico-produttivo, tecnologico o di servizio quando non sia possibile una loro delocalizzazione. • alla tutela delle aree agricole intercluse negli insediamenti; • alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti (frutteti; tracce di centuriazione).

10. Piani e programmi in corso

L’AIL è interessato da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale urbano, ed in particolare dal − PIT - Città del fare, che riguarda oltre ad Acerra, i comuni di Afragola, Caivano, Cardito, Brusciano, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Mariglianella, Pomigliano d'Arco.Il Pit è diretto a rafforzare la capacità competitiva del Sistema Locale dell'area a Nord-Est di Napoli, attraverso la valorizzazione delle risorse umane ed imprenditoriali presenti sul territorio, la promozione del miglior utilizzo delle significative aree industriali esistenti e la costituzione di un sistema integrato di servizi alle imprese. − Il progetto della Stazione di porta della linea Alta Velocità ad Afragola e della sistemazione ambientale dell'area circostante, approvato con l’Accordo di Programma del 1997, è in corso di realizzazione. La stazione Napoli-Afragola, posta ai margini dell'ambiente insediativo, ma influente su di esso per gli effetti indotti, viene interpretata come una grande infrastruttura- attrezzatura di carattere metropolitano, motore per la realizzazione di interventi tesi allo sviluppo dell’area, secondo principi di riqualificazione ambientale. Il piano conseguente all'accordo di programma definisce, infatti, oltre alla realizzazione della linea TAV, della stazione TAV di Napoli Afragola e della nuova connessione con Napoli centrale, il recupero della rete idrografica storica; la sistemazione di un nuovo parco (agricolo dei Regi Lagni) centrato sul Comune di Caivano; la sistemazione del parco archeologico nell’area dell’antica città di Suessola. Tra le proposte di progetti urbani avanzati su questa parte del territorio, si ricorda quello relativo al “Parco pubblico Bosco di Calabricito” nell’ambito del territorio comunale di Acerra e l’idea-progetto del “Programma integrato per lo sviluppo dell’area dei Regi Lagni come Business Park per l’agricoltura e le connesse attività di trasformazione”, elaborato nell’ambito del progetto-pilota per l’adeguamento della strumentazione tecnico-urbanistica ed economicaprogrammatoria (PON “Assistenza tecnica e azioni di sistema” del QCS Italia Obiettivo 1 2000-2006) su commissione dei Comuni di Acerra, Brusciano, Caivano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Mariglianella e Pomigliano d’Arco, che interpreta il sistema dei Regi Lagni come “un fattore d’ordine e di razionalizzazione delle strutture insediative, un elemento di riequilibrio ambientale e di rifondazione del rapporto9tra spazi apoerti e città”. Inoltre, si ricorda che il comune di Acerra è interessato alla localizzazione di carattere sovracomunale del Polo Pediatrico Mediterraneo che interesserà un’area pari a 180.000 mq ad est dell’abitato di Acerra. Nel PTR L’AIL Piana Acerrana ricade quasi completamente nel STS “NAPOLI NORD-EST” a dominante urbano-industriale, costituito dai comuni di Acerra, Afragola, Brusciano, Caivano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Crispano, Pomigliano d’Arco. e in piccola parte nel STS “NOLANO”.Per il primo STS in questione si prevede: “Realizzazione di servizi di supporto alla stazione di porta dell’Alta Velocità; incremento di servizi pubblici e privati di livello superiore; integrazione funzionale delle attività della grande distribuzione. Valorizzazione del ruolo legato alle attività di produzione e ricerca del triangolo Pomigliano-Acerra- Casalnuovo attraverso la “messa in rete” e l’integrazione dei servizi; incremento delle funzioni urbane di livello superiore in una logica di complementarietà tra i diversi centri/ambiti del sistema”

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’AIL “Area napoletana” si presenta come un territorio complesso e fortemente urbanizzato che comprende l’ambito di paesaggio del Centro Storico, quelli collinari del Vomero e di Posillipo, e quello dell’Area Orientale di Napoli. L’AIL in esame, che risulta in parte compreso nella regione vulcanica dei Campi Flegrei, confina ad ovest con la piana alluvionale di Bagnoli-Fuorigrotta, a nord-ovest con il sistema collinare dei Camaldoli, a nord con quello dei Colli Aminei, di Capodichino e Poggioreale, ad est con i territori dei comuni finitimi di Volla, e . È composto da una parte collinare (Posillipo, Vomero), propaggine del sistema di alture culminanti nei Camaldoli (che territorialmente ricadono nell’AIL Colline di Napoli), da una serie di conche degradanti verso il mare contornate dalle colline già citate (quelle che costituiscono il margine settentrionale appartengono all’AIL Nord di Napoli), e da una parte pianeggiante di origine alluvionale (piana del Sebeto) che, a oriente (quartieri di Barra e Ponticelli), inizia a risalire verso le pendici del Vesuvio. L’originaria morfologia della costa è difficile da ricostruire in seguito ai fenomeni alterni del bradisismo flegreo nonché in rapporto alle imponenti trasformazioni antropiche. Alle spalle del litorale, fra le conche già richiamate si distinguono quelle di Chiaia e di Neapolis, resti della parte più orientale dei sistemi craterici flegrei. Dal punto di vista geologico, l’AIL è costituito da depositi alluvionali, palustri e di spiaggia delle piane costiere ed intracrateriche e da coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente, con aree di limitata estensione costituite da tufo, compresi in un intervallo altimetrico di 0-500 m s.l.m. L’AIL è caratterizzato da una permeabilità per pori, assai variabile ma in genere piuttosto bassa per i depositi alluvionali ed una permeabilità variabile in funzione della granulometria prevalente nei depositi piroclastici. La vulnerabilità di tali unità è connessa prevalentemente alla vulnerabilità medio-alta della falda, ad una pericolosità vulcanica medio-bassa ed a fenomeni di crolli di blocchi tufacei lungo il versante sud-occidentale della Collina di Posillipo.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL I - Area Napoletana Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 51 0,7% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 1902 27,6% Aree e componenti d'interesse rurale 852 12,4% Aree e componenti d'interesse urbano 3931 57,0% Aree di criticità e degrado 13 0,2% Nodi e reti per la connettività territoriale 142 2,1% Aree complessive*** 6890 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Il 73% della superficie di questa area è urbanizzata. I suoli sono per il 13.9% ad alta biodiversità, per il 6.6% ad alta sensibilità ambientale e per il 5.8% sono in precario equilibrio con l’ambiente. In particolare in questi ultimi un’eventuale processo di degrado può portare queste tipologie di suoli a processi di desertificazione e di perdita permanente della fertilità. Caratteristiche delle superfici agricole e naturali Naturalmente è la zona più urbanizzata della provincia, in cui residuali appaiono le aree naturali nella zona occidentale (Posillipo) per poco più del 4% della superficie e quelle agricole, soprattutto nella parte orientale, per circa il 13 % della superficie totale.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

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Boschi di latifolie e boschi misti, cespuglieti e vegetazione sclerofilla 304 ha pari al 6% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e Frutti Minori (19 ha pari allo 0.4% della superficie) soprattutto verso la zona vesuviana. Sistemi colturali complessi (143 ha pari al 3% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee (201 ha pari al 4% della superficie) Terrazzamenti (16 ha pari allo0.3% della superficie). Sono da considerarsi aree di criticità e di degrado, le serre con una superficie di 38 ha pari all’1 % della superficie.

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio dell'area Napoletana, i frutteti spesso promiscui e tutte le residue aree naturali. L’agricoltura dell’area napoletana viene effettuata in aree residuali ormai comprese all’interno di un tessuto variamente urbanizzato che vanno assolutamente tutelate in quanto rappresentano le uniche discontinuità nel tessuto urbano impermeabilizzato. La conservazione all'uso agricolo di tali aree è particolarmente importante anche in considerazione della bassa presenza di verde urbano nell'area Napoletana. L’attività agricola con alto rischio di impatto ambientale (colture ortive intensive e serre che normalmente richiedono alti input agro-chimici ed intense lavorazioni del suolo che stimolano la degradazione della sostanza organica), deve essere indirizzata verso forme eco-compatibili con maggiore biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale È nota la storia degli insediamenti nel territorio napoletano, dalla prima fondazione greca di Parthenope sul monte Echia (Pizzofalcone) a quella successiva di Neapolis sui terrazzamenti culminanti con il dosso di Caponapoli, alla evoluzione della città in epoca romana e, poi, nel Medio Evo, alla sua crescita in superficie e densità nell’età moderna. I fattori determinanti dell’insediamento antico nella logica dell’emporio sono certamente da riconoscere nelle favorevoli opportunità di approdo su una costa dotata di un retroterra ricco di risorse agricole e di opportunità di scambio con le popolazioni osco-sannite. Ma giocò presto un ruolo rilevante l’amenità e la fertilità dei luoghi: in epoca imperiale si moltiplicarono nella fascia costiera le ville per il soggiorno di ricchi romani (si ricordano soprattutto quella di Licinio Lucullo sul monte Echia e quella di Vedio Pollione a Posillipo), mentre nell’ager ad oriente si realizzavano colonizzazioni agricole attraverso delimitazioni centuriate. In epoca bizantina iniziò la storia di Napoli capitale, prima, di un piccolo ducato, poi, di un regno di importanza crescente anche alla scala europea, con le ovvie trasformazioni urbane che la resero una delle città di ancienne regime più significative dell’intero continente. Dopo l’unificazione nazionale le trasformazioni infrastrutturali e le ristrutturazioni urbanistiche, anche estese, non sono riuscite a contrastare il declino materiale ed immateriale della città, costante nonostante la crescita quantitativa dell’urbanizzato intorno al nucleo storico. La presenza di castelli e fortezze, palazzi e chiese, teatri e conventi testimonia ancora oggi lo splendore del passato, con il quale ancor più stridente è il contrasto della scarsa qualità delle edificazioni del secondo dopoguerra che – obbedendo quasi sempre a incontenibili logiche affaristiche – hanno soffocato i tessuti antichi cementificando intensivamente la cornice collinare e intasando ulteriormente il contesto urbano, con grave pregiudizio anche per le diverse opportunità

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli economico-sociali dello sviluppo capitalistico, dalla fase dell’industrializzazione fordista a quella della globalizzazione.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità L’AIL comprende soltanto una parte dell’aggregato urbano napoletano: le dinamiche recenti individuabili in tale parte dipendono spesso da più vasti meccanismi evolutivi. La conferma negli anni ’50 delle presenze industriali di base (siderurgia/cemento a ovest e raffinazione del petrolio ad est) ha condizionato per alcuni decenni le relazioni fra città e contesto “metropolitano”: la città si fregiava di una apparenza industriale, che mascherava la sua realtà fatta di produttivo sommerso e, soprattutto, di attività del settore edilizio-immobiliare e di terziario tradizionale. Sotto il profilo materiale, la crescita edilizia ha prima saturato gli spazi interni al territorio comunale, poi si è saldata all’analoga crescita nei comuni contermini della fascia costiera vesuviana, dei territori flegrei, della “galassia” settentrionale, sfruttando il reticolo stradale e la significativa rete di collegamenti ferroviari locali come supporto della trasformazione insediativa. Negli anni ’60 sono stati programmati gli interventi più cospicui: la grande viabilità (un sistema di autostrade urbane articolate intorno alla “tangenziale”) e il centro direzionale (un intensivo riuso di aree industriali dismesse a ridosso del centro storico), che hanno ulteriormente contribuito alla congestione della parte centrale della città in direzione della quale hanno continuato a gravitare flussi motorizzati da una più estesa periferia metropolitana. L’unica centralità “nuova” alla scala urbana è emersa nell’area di Fuorigrotta per la concentrazione in un breve raggio di grandi servizi (attività ricreative e fieristiche nella ex Mostra d’Oltremare, impianti sportivi e per lo sport-spettacolo di rango sovracomunale, sedi universitarie, centro Rai, Istituto Motori CNR ecc.), anche grazie alla presenza di efficienti collegamenti “metropolitani” su ferro. Sul finire del secolo XX la dismissione delle industrie di base ha aperto la strada alla prefigurazione di nuove centralità sia a Bagnoli-Coroglio che a Poggioreale-San Giovanni a Teduccio, in vista delle quali sono in corso operazioni di riassetto infrastrutturale, che coinvolgono anche la parte orientale del porto. Il miglioramento della mobilità su ferro con l’ammodernamento e la interconnessione delle linee “storiche” e la realizzazione di nuove linee (metro collinare, nuova alifana) hanno favorito anche la concentrazione del commercio in alcuni quartieri, come il Vomero, in precedenza quasi solo residenziali.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Dato che l’AIL costituisce gran parte del comune di Napoli, possono essere significative per esso le indicazioni di scala comunale sulle tendenze demografiche: la popolazione residente diminuisce nell’intera città (oltre 60mila abitanti in meno fra 1991 e 2001; oltre 9mila abitanti in meno nel solo 2006) evidentemente per negatività dei saldi migratori, dal momento che l’indice di vecchiaia della popolazione napoletana è pari a poco più di 91, laddove la media nazionale supera il valore di 131 (va tuttavia segnalato che negli ambiti del Vomero e di Posillipo, nei quali si registrano prodromi di gentryfication, la popolazione è mediamente più anziana che nel resto dell’AIL).

Per quel che riguarda gli indici di specializzazione per addetti, essi risultano maggiori di uno nei settori “altre industrie”, “servizi alle imprese” e “servizi alla persona”. Le trasformazioni in atto sono abbastanza confuse e non riferibili ad un modello schematico di de-industrializzazione/ terziarizzazione: nel decennio 1991-2001 si è registrato infatti un decremento nell’industria manifatturiera (-34,95%) contro un aumento nelle “altre industrie” (93,27%) e un aumento ridotto nelle costruzioni (8%); nel terziario, poi, colpisce il decremento nel commercio (-16,32%), probabilmente legato alla chiusura di piccoli negozi in seguito all’apertura di grandi centri commerciali, e impressiona negativamente il decremento dei servizi alla persona (-75,12) mentre il turismo mostra un netto aumento, pari al 24,96%. Rimane perciò aperta la questione dell’identità economico-sociale che la città di Napoli intende proporre. Alcune tendenze potrebbero rafforzarsi: dovrebbero, infatti, potenziarsi quelle attività legate al porto di Napoli, il cui rilancio non riguarda solo il flusso turistico delle grandi navi da crociera, ma anche il movimento delle merci containerizzate specie di provenienza asiatica. In questo contesto potrebbe aversi un aumento più deciso dei servizi alle imprese. Per il settore delle costruzioni, dovrebbero costituire un volano stabilizzante le necessarie attività di manutenzione/ riqualificazione del patrimonio edilizio e delle dotazioni infrastrutturali. Anche le attività del turismo potrebbero espandersi e diversificarsi, specie se si realizzeranno gli interventi previsti per la valorizzazione di nuovi beni culturali, ma preoccupano molto a tali fini la peggiorata condizione ambientale e la insoddisfacente qualità della vita (di cui può essere segnale anche il decremento dei servizi alla persona), nonché la perdurante microcriminalità.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Com’è noto, il processo urbanizzativo napoletano, molto mal governato negli anni della grande crescita edilizia, ha prodotto una struttura insediativa asfittica, che rende assai difficile la mobilità

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli urbana. Il tessuto storico, strutturalmente inadatto a sopportare intensi flussi di traffico nelle modalità contemporanee, continua ad ospitare funzioni rare e di rango non locale; le espansioni recenti hanno sfruttato fino all’inverosimile la scarsa accessibilità fornita dalle arterie preesistenti, integrandole solo con il reticolo minimale dei percorsi di lottizzazione, e ciò non ostante ospitano a loro volta funzioni polarizzanti: concentrazioni di attività commerciali, servizi pubblici e/o privati anche di rango più che locale. I grandi interventi stradali degli anni ’70 (tangenziale ecc.) hanno migliorato la situazione per gli spostamenti a medio-lungo raggio, producendo indirettamente, tuttavia, due tipi di contraddizioni: hanno ampliato il bacino gravitazionale sul centro di Napoli, incrementando così i flussi di traffico; vengono fortemente penalizzati da alcuni insediamenti polarizzanti al loro margine (centro direzionale) non ancora adeguatamente serviti dal ferro, che inducono proprio sulla tangenziale carichi di punta spesso insostenibili. Nei lustri più recenti si è prodotto un grande sforzo per il miglioramento della mobilità che comincia a dare frutti positivi: si è potenziata e interconnessa la rete del trasporto collettivo su ferro, si è razionalizzato il trasporto collettivo su gomma, si è operata una gerarchizzazione di base del reticolo stradale, si sono realizzate alcune importanti zone a traffico limitato e aree pedonali. Il bilancio è abbastanza positivo nel centro storico e sulla collina vomerese; lo è meno per quanto riguarda Posilllipo, penalizzata dal condizionamento geomorfologico e dalla difficoltà di interconnessione con la rete del ferro; è ancora negativo nella parte centro-orientale, per la disorganicità del sistema infrastrutturale-insediativo, su cui tardano ad incidere le progettate riorganizzazioni strategiche.

7. Risorse paesistiche e ambientali Non occorre spendere molte parole per confermare lo straordinario valore paesaggistico del territorio incluso nell’AIL, sia per la ricchezza delle articolazioni morfologiche correlate con la natura vulcanica, profondamente rimodellata, della maggior parte di esso, sia per la rilevanza del patrimonio storico-culturale, sia per il peculiare rapporto con il mare. Né va sottovalutato – al di là degli stucchevoli stereotipi o delle deteriori banalizzazioni – l’originalissimo rapporto fra ambiente e paesaggio napoletani e cultura tradizionale della popolazione, che concorre a rendere quanto mai riconoscibile il paesaggio come fattore decisivo per l’identità locale, in tal senso – naturalmente – registrando con adeguata attenzione tanto gli aspetti positivi prodotti da natura e storia quanto gli aspetti negativi da attribuire alla massiva speculazione edilizia contemporanea. Sotto questo profilo, ad un’osservazione di lungo raggio emergono con tutta evidenza gli elementi strutturanti, nel loro chiaroscuro: la costa, disordinatamente artificializzata dal confine orientale dell’AIL fino al centro cittadino, poi connotata da un water front urbano di grande valore formale, infine articolata in uno straordinario intreccio natura-artificio da Mergellina a Capo Posillipo; la cornice collinare, contrappunto a Posillipo di verde e di costruito (anche di mal costruito), totalmente cementificata nel tratto del Vomero (ma con le due straordinarie isole verdi della Floridiana e del colle di San Martino), aggredita ancora, sul margine Scudillo-Capodimonte, dall’edificazione dequalificata che non è riuscita però a cancellare alcuni fondali tufacei e alcuni relitti verdi intorno al parco della Reggia di Capodimonte o all’Osservatorio; i tessuti storici compatti, punteggiati di cupole e campanili e segnati dalle emergenze dei castelli superstiti, ma anche violentati dai “grattacieli sui vicoli”, dal Rione Carità al centro direzionale; il conglomerato ex industriale della piana, repertorio di tipologie e stilemi riconoscibili e di sedimenti indistinti, in cui cominciano a emergere nuove forme cui potrebbe agganciarsi la costruzione di un nuovo paesaggio; le grandi infrastrutture, incerte fra inserimenti violenti e peculiari matrici paesaggistiche (si pensi al porto). In una realtà siffatta, si percepisce con eccezionale evidenza la inseparabilità fra ambiente, paesaggio e urbanistica. Risulta, inoltre, vincolato l’intero territorio di dal D. M. 4/10/1961 e l’intero territorio di San Giorgio a Cremano dal D. M. 28/03/1985. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Villa e Parco della Floridiana Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castello Aselmeyer Napoli

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Tomba di Virgilio Napoli

Certosa di San Martino Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castel Sant’Elmo Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

La Gaiola Napoli

Area archeologica di Villa Napoli Pausillypon

Torre Ranieri Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 8/03/1982

Borgo di Marechiaro Napoli

Villa Rosbery Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Villa Gallotti a Riva Fiorita Napoli Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 21/11/1922

Villa Volpicelli Napoli

Palazzo Donn’Anna Napoli Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 12/02/1928

Villa Pignatelli e Parco Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Villa Comunale Riviera di Chiaia Napoli

Palazzo Cellammare Napoli Decreto Ministero Pubblica Istruzione

Castel dell’Ovo Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Borgo Marinaro Napoli

Lungomare Partenope - Nazario Napoli Sauro

Accademia della Nunziatella Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa e Colonnato di San Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Francesco di Paola

Palazzo Reale Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Galleria Umberto I Napoli Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 12/08/1997

Castel Nuovo Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Stazione Marittima Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa dell’Immacolatella al Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Porto

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Chiesa Convento e Campanile di Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Santa Chiara

Chiesa Convento e Campanile Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 del Gesù Nuovo e Guglia dell’Immacolatella

Port’Alba Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Guglia e Chiesa di San Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Domenico Maggiore

Museo Archeologico Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Porta San Gennaro Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa della Madre del Buon Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Consiglio a Capodimonte

Osservatorio astronomico Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Duomo e Cappella di San Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Gennaro- Guglia del Duomo e P.tta Riaro Sforza

Chiesa e Campanile di Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sant’Agostino alla Zecca

Chiesa e Campanile di Santa Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Maria del Carmine

Porta del Carmine, mura e torri Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 aragonesi

Porta Nolana Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa dell’Annunziata Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castel Capuano Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa e Convento di santa Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Caterina a Formiello – Porta Capuana

Torri Aragonesi in Caserma Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Garibaldi

Orto Botanico Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Real Albergo dei Poveri Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Mercato Ittico Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Caserma Bianchini Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Chiesa di Santa Maria del Pianto Napoli D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 a Poggioreale

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Forte Vigliena Napoli

Villa Raiola Scarinzi e Villa Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Vittoria al c.so San Giovanni n. Ambientali del 19/10/1976 732, 752

Palazzo Procaccini al c.so San Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Giovanni n. 711 Ambientali del 19/10/1976

Villa Vignola, via Lieto n. 14 Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 19/10/1976

Villa Giulia o De Gregorio di Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Sant’Elia, via Tropeano n. 68 Ambientali del 19/10/1976

Villa Salvetti, via Martucci n. 55 Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 19/10/1976

Villa Spinelli di Scalea e Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Dipendenza, c.so Sirena n. 165 Ambientali del 19/10/1976 e via G. B. Vela n. 23

Palazzo Bisignano e Villa Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Filomena, c.so Sirena n. 67 e 55 Ambientali del 19/10/1976

Villa Pignatelli di Monteleone, Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e c.so Sirena n. 7 Ambientali del 19/10/1976

Villa Nasti, ora Letizia, via G. Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Battista Vela n.110 Ambientali del 19/10/1976

Villa Amalia, via G. Battista Vela Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e n.273 Ambientali del 19/10/1976

Villa Sant’Anna, via Volpicelli n. Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e 310 Ambientali del 19/10/1976

Villa Volpicelli I e Villa Volpicelli Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e II, C.so San Giovanni n. 827 e Ambientali del 19/10/1976 835

Villa Cristina, C.so San Giovanni Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e n. 879 Ambientali del 19/10/1976

Villa Papa, Villa Paupice, Villa Napoli Decreto Ministero dei Beni Culturali e Percuoco, C.so San Giovanni n. Ambientali del 19/10/1976 88, 893 e 901

Villa Pignatelli di Montecalvo, San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e largo Arso Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Ammarino, via Gramsci San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Carsana e Chiesa San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e dell’Addolorata, via Pessina Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Cerbone, Villa Leone (ex San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Berio, ex Vacca Macchucca), via Cremano Ambientali del 19/10/1976 Pessina

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Villa Caracciolo di Forino, Villa San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Menale, Villa Righi, Villa Cremano Ambientali del 19/10/1976 Zampagliene, via Pessina

Villa Lignola, via Galante San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Avallone (ora Tufarelli), San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Villa Galante, Villa Giarrusso Cremano Ambientali del 19/10/1976 Maria, Villa Olimpia, via Pessina

Villa Borrelli, Villa Carafa San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Percuoco, Villa Galante, via Cremano Ambientali del 19/10/1976 Buozzi

Villa Tanucci, via De Gasperi San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Vanucchi, via Roma San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Cosenza (ex-Vanucchi), San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Villa Giulia o De Marchi, via Cremano Ambientali del 19/10/1976 Cavalli di Bronzo

Villa Bruno, via Cavalli di San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Bronzo Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Salvetella, via Sant’Anna San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Pizzicato, via Pittore San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Siniscropi, via Pittore San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Bonocore, via Manzoni San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Tufarelli di sotto, via San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Tufarelli Cremano Ambientali del 19/10/1976

Villa Marulli, via Bernabò San Giorgio A Decreto Ministero dei Beni Culturali e Cremano Ambientali del 19/10/1976

8. Criticità ambientali e funzionali Ad alcune criticità funzionali di fondo della città di Napoli si è già fatto in certo senso riferimento nel paragrafo precedente: carenza di spazi pubblici attrezzati, specie a verde; disorganica rete stradale; squilibrata distribuzione di attività polarizzanti e di pregio. Ad esse si accompagnano questioni ambientali molto gravi, per ciò che riguarda – oltre al ben noto problema dei rifiuti – l’inquinamento atmosferico e l’inquinamento acustico. Vanno poi segnalati più specifici elementi di criticità, quali, ad esempio, quelli legati ai dissesti idrogeologici e al rischio di frana (coperture piroclastiche incoerenti delle colline) o di crollo, che interessano prevalentemente i costoni tufacei, non solo costieri: fenomeni di erosioni evidenti si rilevano infatti sulle pareti tufacee a ridosso del Castel Sant’Elmo e di Monte Echia e sul versante della collina del Vomero lungo Corso Vittorio Emanuele. È inoltre necessario un continuo monitoraggio del sottosuolo, costellato di cavità prodotte nei secoli per realizzare infrastrutture o per cavare tufo e più volte interessato da crolli improvvisi: il rischio di collasso di vuoti sotterranei,

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli spesso sconosciuti, è aggravato dallo stato insoddisfacente delle reti idriche, le cui perdite incrementano instabilità, dilavamenti e scorrimenti. La presenza di falde superficiali in terreni limosi e le carenze delle reti fognarie sono fattori di criticità nella zona pianeggiante orientale, dove eventi meteorici concentrati possono determinare allagamenti anche cospicui. Nel medesimo territorio un elemento che produce peculiari forme di criticità è rappresentato dalla presenza estesa di serre, che determinano sia negativi effetti paesaggistici per le grandi superfici riflettenti, generalmente in materiali plastici, sia preoccupanti concentrazioni di reflui inquinanti per fitofarmaci e fertilizzanti. La permanenza di depositi petroliferi sempre nella zona orientale costituisce un grave fattore di criticità sia sotto il profilo paesaggistico che in termini di sicurezza.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità Le strategie generali del PTCP (tutela del patrimonio naturalistico e culturale del territorio, riassetto policentrico dell’armatura urbana, potenziamento dell’intermodalità e sviluppo della mobilità sostenibile ecc.) intrinsecamente affrontano le questioni cruciali dell’AIL, tanto in termini diretti (conservazione e valorizzazione sostenibile dei beni culturali e dei tessuti storici come delle superstiti risorse naturali/agricole) quanto in forme indirette (la promozione di nuove centralità esterne può decongestionare i centri tradizionali). In termini più specifici il piano propone la riqualificazione strategica dell’area orientale di Napoli per una trasformazione da area industriale degradata a nuova centralità urbana integrata, nel contesto della riorganizzazione policentrica e reticolare del territorio provinciale, in accordo con la vision preferenziale del PTR. Così come definite dagli indirizzi relativi alla “Valorizzazione e riarticolazione del sistema urbano” le priorità che il PTCP indica per il sistema napoletano sono le seguenti: “Razionalizzazione e decongestione dell’area centrale di Napoli attraverso il decentramento di funzioni di livello superiore pubbliche e private e l’incremento e la qualificazione dei servizi al turismo. Realizzazione delle nuove centralità: (...) dell’area orientale attraverso l’integrazione dei servizi pubblici e privati di livello superiore, la qualificazione/riconversione e promozione delle attività produttive e la promozione di servizi alle imprese, cogliendo in particolare le opportunità offerte dalle aree industriali dismesse; ….” Per l’AIL sono inoltre di primaria importanza le linee strategiche relative alla conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e paesaggistico e alla riqualificazione e tutela della linea di costa. Vanno inoltre sottolineate le scelte del PTCP per mobilità e trasporti. In accordo con la prospettiva strategica regionale e con i criteri che sono stati definiti nel Piano di Bacino dei Trasporti già adottato dalla Provincia di Napoli, il PTCP intende attuare tutte quelle politiche capaci di trasferire il più alto numero di spostamenti possibile dal trasporto automobilistico individuale/privato a quello collettivo/pubblico. Inoltre si richiedono vettori con impatto ambientale minimizzato, come la trazione elettrica o il metano, in attesa della possibilità di utilizzazione sistematica dell’idrogeno. Alla scala più vasta, si riconosce il merito di operare già in questa direzione al programma della metropolitana regionale, le cui previsioni sono pertanto ritenute elementi di base rispetto ai quali disegnare il sistema di trasporto di livello provinciale. E nel settore il PTCP ha incluso tra i progetti di interesse prioritario i due seguenti: - logistica intermodale, che punterà a rafforzare le comunicazioni con le isole e gli interporti prioritariamente per il trasporto merci. Saranno messe in rete, ampliate e rifunzionalizzate una serie di infrastrutture esistenti (porti, linee ferroviarie, tronchi stradali) dotandole dei servizi per la gestione delle informazioni e degli strumenti di gestione dei flussi. Il sistema dovrà essere orientato all’utenza della piccola e media impresa dei settori turistici e manifatturieri e dovrà essere programmato in sinergia con le prospettive dei distretti industriali e delle autorità di trasporto, nonché con il programma nazionale delle Autostrade del mare; - rete delle piste ciclabili, che provvederà prioritariamente a connettere i tratti già esistenti e quelli realizzati dai singoli comuni. In base agli indirizzi del Piano, saranno dotate di queste piste le aree naturalistiche accessibili dai visitatori e le zone di maggior valore paesaggistico. Le norme per la progettazione delle piste si danno cura del contesto sia per un armonioso inserimento che per tracciare itinerari da cui sia possibile percepire nel modo migliore le qualità dell’ambiente e del paesaggio. La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e la tutela e il miglioramento del paesaggio sono poi elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per il capoluogo. In particolare, sotto questo profilo il Piano è orientato: • alla tutela delle rare componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un significativo grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione; • alla tutela e valorizzazione delle superstiti aree agricole di particolare rilevanza storica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti;

10 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• alla tutela dei beni culturali e delle strutture insediative di interesse storico-culturale, anche quando soltanto di valore documentario e/o paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali; • alla riqualificazione urbana, morfologica e paesaggistica degli insediamenti di recente edificazione e a delle infrastrutture di maggior impatto; • alla riprogettazione degli aggregati insediativi nella zona industriale orientale, con la tutela dei “casali” e degli edifici produttivi significativi in termini di archeologia industriale, con la riqualificazione del paesaggio agrario nelle zone agricole superstiti, anche riducendo/ migliorando l’impatto degli impianti a serra, e la ricerca di nuove configurazioni insediative paesaggisticamente qualificate.

10. Piani e programmi in corso L’AIL, coincidendo quasi con l’area del comune capoluogo, vede intrecciarsi una serie di discipline territoriali, fra cui spiccano quella derivante dalla recente approvazione del nuovo PRG del Comune di Napoli e quella contenuta nel PTR, secondo il quale l’Area Napoletana è inserita nell’STS D3 – Sistema urbano di Napoli. A norma del PRG, nel centro storico l’intervento mediante piani attuativi riguarda innanzitutto ambiti dove la valorizzazione di rilevanti emergenze archeologiche richiede una nuova sistemazione urbana complessiva. Per la massima parte del tessuto antico il PRG ha operato una classificazione per tipologie dei fabbricati e degli spazi liberi - le unità di spazio - associando a ognuna di esse un articolo della normativa che stabilisce, mediante intervento diretto, le operazioni edilizie e le utilizzazioni consentite. L'obiettivo é di conservare gli immobili antichi, adeguandoli agli standard di vita moderni senza comprometterne però, con opere sbagliate o con usi impropri, le caratteristiche distintive e gli elementi tipologici essenziali. Le tipologie individuate sono 53, raggruppate per epoca in una delle due grandi famiglie: dell'edilizia di base, ovvero essenzialmente residenziale, o dell'edilizia speciale, ovvero essenzialmente collettiva, sia civile che religiosa. Una classificazione a parte è stata approntata per gli spazi aperti: i giardini, i chiostri, i cortili, le piazze ecc. (nel complesso sono state classificate e normate 16.124 unità di spazio, tra fabbricati e spazi scoperti). La novità che la variante presenta è la definizione di una soluzione urbanistica di dettaglio che consente l'esecuzione immediata di molti interventi. Un dispositivo economico ad hoc consente di concentrare nella realizzazione di queste urbanizzazioni i contributi dei singoli interventi, alleviando notevolmente il carico economico del Comune. Nei diversi quartieri, in particolare in quelli periferici, sono stati individuati ambiti rinviati a piani attuativi perché coincidenti con complessi insediativi dismessi da precedenti utilizzazioni o per esigenze di riordino urbanistico. La realizzazione del nuovo sistema di trasporto su ferro costituisce poi l'occasione per più ampi interventi di riqualificazione nei contesti urbani delle nuove stazioni e dei nodi d'interscambio, per ciascuno dei quali è previsto un piano urbanistico esecutivo. Tra i restanti PUA previsti nel PRG (il piano di Bagnoli-Coroglio, l'università ad Agnano, il recupero della Mostra d'Oltremare, il completamento del centro direzionale, lo studio di fattibilità di aree ex ferroviarie, il centro commerciale di via Argine, l'area polifunzionale di via Galileo Ferraris, il porto turistico a San Giovanni a Teduccio) hanno rilevanza provinciale solo quelli delle zone industriali storiche, a est e a ovest della città, destinate ad accogliere trasformazioni radicali: il rinnovamento della destinazione produttiva di quella orientale, la riconversione a nuovi usi urbani dell'area ex- siderurgica a occidente. L’AIL è interessato da numerosi progetti integrati (insiemi di azioni che attraversano diversi settori, ma puntano a un obiettivo comune di sviluppo del territorio e necessitano di un approccio attuativo unitario e coerente); essi sono, in particolare: - il Progetto integrato Grandi Attrattori Culturali; - il PI Città di Napoli; - il PI Portualità Turistica; - il PI Filiera Termale; - il PI Polo Orafo Campano.

11 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio Il territorio comprende il sistema insediativo pedemontano a nord del monte Somma (San Sebastiano,. , , Cercola, Sant’Anastasia, , Pomigliano d’Arco, Marigliano) con gli insediamenti sviluppatisi a corona lungo le pendici del Vesuvio, fino a pochi decenni fa ancora fortemente caratterizzati dall’attività agricola e da complessive condizioni di riconoscibilità e stabilità insediativa, ma interessati negli anni più recenti da fenomeni di crescita che hanno portato a saldare i centri lungo la viabilità principale e ad incrementare le aree di diffusione insediativa. L’area vesuviana interna, nei primi decenni del secolo, si configura come un territorio paesaggisticamente omogeneo, fortemente caratterizzato dal punto di vista agricolo, in cui si articola un sistema di centri di media e piccola dimensione, collegati da un’unica strada con orientamento est- ovest (SS 268) e da una viabilità secondaria trasversale di collegamento con la Via Appia (SS 7 bis). L’area presenta una sua riconoscibilità e si differenzia nettamente dall’area vesuviana costiera, anche perché poco relazionata all’area urbana napoletana; più forti appaiono infatti le relazioni tra i comuni vesuviani con quelli dell’area pomiglianese - nolana e con quelli dell’area dell’agro nocerino- sarnese. Dal punto di vista geomorfologico il versante settentrionale del Somma-Vesuvio è costituito da coperture di prodotti piroclastici eterometrici e lave affioranti in aree di limitata estensione compresi in un intervallo altimetrico di 100–1000m (s.l.m.). Tale area è caratterizzata da una permeabilità variabile legata alla granulometria prevalente e da una vulnerabilità connessa prevalentemente all’erosione, al trasporto lungo gli impluvi fortemente incisi nelle coltri piroclastiche, alla vulnerabilità della falda medio–alta e all’alta pericolosità vulcanica. Per quel che riguarda il Sistema geomorfologico ed idrogeologico le componenti che lo costituiscono sono: − le emergenze geomorfologiche costituite dal cratere e dal cono vulcanico del Vesuvio, dalle bocche eruttive affioranti e sepolte, dalle colate e dai banchi di lava affioranti, dall’orlo calderico del Somma affiorante e sepolto, dagli ulteriori orli craterici e calderici, dalle fratture eruttive affioranti e sepolte, dai colli, dai poggi e dalle creste, da valli e valloni, dal mare, dalla costa e dagli arenili; − le acque e la rete idrografica costituita dal sistema morfologico dei bacini e delle incisioni fluviali e comprendente gli acquiferi superficiali e profondi, le sorgenti, il reticolo di drenaggio superficiale delle acque (alvei, lagni, torrenti, fossi) e le vasche di raccolta delle stesse. Per quel che riguarda il Sistema agricolo-forestale costituiscono componenti strutturali: − i boschi costituiti da pinete, castagneti, boschi misti a dominanza di latifoglie decidue, leccete,querceti, arbusteti,

− le aree agricole di elevato valore storico-culturale, comprensive delle sistemazioni agrarie tradizionali (terrazzamenti), e quelle frammentarie delle fasce periurbane e urbane. L’area presenta suoli ad alta biodiversità, vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica, ad elevata reattività ambientale e con un’elevata capacità di interagire con xenobiotici. Sono i suoli più fertili delle pianure della regione Campania. Per quanto riguarda le caratteristiche delle aree naturali e agrarie, l’area è caratterizzata da un elevato valore naturalistico, con una forte incidenza di zone naturali ad altissima biodiversità , nella zona centrale dei rilievi del Vesuvio-Somma, circondata da una fascia coltivata a frutteti. Risultano quasi assenti sistemi colturali ad alto impatto ambientale e bassa o bassissima biodiversità. La presenza di agricoltura di pregio caratterizzata da numerosi prodotti tipici (Vigneti DOC “Vesuvio”, “Albicocca vesuviana” IGP, Pomodorino “Piennolo del Vesuvio” DOP) potrebbe essere ulteriormente diffusa dall’utilizzazione del marchio “Parco del Vesuvio”. Le aree naturali godono già di ampia tutela grazie alla presenza del Parco Nazionale del Vesuvio, e di un SIC. A causa delle pendenze e delle caratteristiche geo-litologiche, il territorio dell’Ail è vulnerabile ai dissesti idrogeologici.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL L - Vesuvio nord Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 10 0,1% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 152 1,9% Aree e componenti d'interesse rurale 5662 69,3% Aree e componenti d'interesse urbano 2345 28,7% Aree di criticità e degrado 3 0,0% Aree complessive* 8171 100,0%

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2. Aree di interesse naturalistico e rurale

L’agricoltura dell’area a nord del Vesuvio è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza dell’albicocco nella parte meridionale e con discreta presenza di ciliegio, melo e kaki. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. In quest’AIL i frutteti sono considerati fattori strutturanti del paesaggio in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche. Predomina l’albicocco nella parte meridionale. Sono presenti estese aree naturali nella parte meridionale sulle pendici del Monte Somma.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi di conifere, di latifolie 825 ha pari al 10% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a ricolonizzazione, cespuglieti, rocce affioranti 124 ha pari all’1 % della superficie

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e frutti minori 3858 ha pari al 45% della superficie Sistemi colturali complessi 470 ha pari al 5% della superficie Vigneti 48 ha pari all’1 % della superficie Terrazzamenti 186 ha pari all’2% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee 239 ha pari al 3 % della superficie

L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale “crisommole”. Il territorio di questo AIL è prevalentemente interessato alla produzione di albicocche. Infatti la Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati. Ancora oggi nell’area vesuviana si produce oltre la metà della produzione regionale e il 20% di quella nazionale. Nell’area vesuviana è presente un’elevatissima biodiversità genetica in quanto sono ancora diffuse oltre 70 varietà ed ecotipi locali tra i quali si ricordano Barracca, Boccuccia Ntruppecosa, Ceccona, Monaco Bello, Portici, Palummella, S. Castrese, Vitillo, Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia Liscia e Boccuccia Spinosa, Portici, Vitillo, molti dei quali dall’inequivocabile origine dialettale partenopea. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente, oltre che nell’area flegrea e nelle colline napoletane, anche alle falde del Vesuvio-monte Somma, dove sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. La coltivar simbolo è “Della Recca” che deriva il suo nome dalla contrada Recca in comune di Marano.

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3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale I paesaggi agrari sono caratterizzati dalla interazione di diverse componenti relative alle caratteristiche colturali tipiche dell’area vesuviana, alle sistemazioni tradizionali che producono conformazioni del suolo di elevato valore storico-culturale (terrazzamenti e ciglionamenti), ai caratteri dell’infrastrutturazione rurale (strade poderali, siepi, muretti, pozzi e fossi di drenaggio) e ai modi dell’urbanizzazione agraria legata al presidio produttivo storico (l’architettura rurale di masserie, ville rustiche, “torrette”) e contemporaneo (residenze agrarie diffuse). Tali paesaggi, soprattutto nei versanti più bassi del Vesuvio, sono stati modificati dall’espansione dei centri urbani pedemontani determinando fenomeni di frammentazione e insularizzazione delle aree agricole, di trasformazione delle qualità estetiche ed ecologico-ambientali tradizionali. La presenza differenziata di tali componenti caratterizza i paesaggi del versante vesuviano e di quello sommano. In particolare si riconoscono: • i pettini ambientali della produzione agricola di qualità del versante sommano • le matrici agrarie del versante vesuviano I pettini ambientali della produzione agricola di qualità del versante sommano connotano il paesaggio agrario del versante medio e basso sommano, incardinato sulle trame forti dei terrazzamenti, delle infrastrutture rurali (strade poderali, delimitazioni fondiarie), delle vie d’acqua e delle confinazioni colturali e costituito dalla presenza rilevante di territori agricoli, senza forti cesure rispetto ai centri urbani, la cui conservazione è legata alla conduzione nel tempo di interventi assidui di manutenzione attiva da parte dell’uomo. La salvaguardia fisica di tale paesaggio è fortemente ancorata alla valorizzazione della centralità produttiva dell’agricoltura in relazione alle sue enormi potenzialità di affermazione sui mercati e alle straordinarie opportunità per le produzioni di qualità di origine controllata. Le matrici agrarie del versante vesuviano connotano il vasto settore agricolo del Vesuvio meridionale ed orientale, in forte continuità con il manto boschivo delle leccete e delle pinete di impianto postbellico dei versanti alti, ancora integro nella sua qualità e continuità e fortemente segnato dalla matrice del palinsesto eruttivo che ne ha storicamente e ciclicamente modificato le forme e gli usi. La valorizzazione della individualità produttiva ed economica dell’agricoltura di questo versante, intrecciandosi con le istanze di manutenzione delle trame storiche e delle matrici agricole dell’organizzazione del suolo, dei complessi e sapienti sistemi di governo delle acque, è fortemente orientata alla tutela dell’integrità fisica, con l’obiettivo di rafforzarne la resistenza al processo di frammentazione e compromissione dei suoli che ha investito i territori immediatamente a valle. I luoghi storici dell’identità locale sono rappresentati dai centri, nuclei ed edifici storici che nella loro dinamica evolutiva e nel rapporto con il complesso dei segni permanenti e persistenti del territorio storico, svolgono un ruolo di particolare rilevanza nella costruzione dell’identità del sistema insediativo sommano-vesuviano.

Tale rilevanza è stata profondamente messa in discussione dai processi urbanizzativi degli ultimi 50 anni che li ha spesso svuotati della loro “centralità” e complessità simbolica e funzionale e ne ha compromesso la riconoscibilità fisica, sociale e produttiva, con l’affermazione di nuovi modelli insediativi e abitativi, pervasivi e omologanti, ad elevato consumo di suolo e tendenzialmente monofunzionali. Nuovi processi e modelli che hanno peraltro progressivamente cancellato, pur nella indiscutibile diversità degli esiti tra i due versanti, anche la fitta e ricca rete di tracciati primari e secondari sui quali l’urbanizzazione storica ha costruito la propria ricca armatura.

Tuttavia, l’indiscutibile valore di riferimento che i centri storici continuano ad avere nella struttura e nell’immagine del territorio e nella memoria delle comunità, conduce a riconoscerne un forte peso fisico ed economico all’interno della nuova dimensione e del nuovo modello di sviluppo vesuviano, da costruire attraverso la riqualificazione e valorizzazione delle qualità fisiche e la reinvenzione di un ruolo centrale; ruolo che, all’interno dei contesti locali, passa attraverso l’introduzione di nuove funzioni di qualità e, in una più ampia dimensione territoriale, si concretizza con la costruzione di una strategia di rete connessa alla fruizione delle risorse storiche.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Il Sistema storico-insediativo è costituito dalle componenti su cui si è andata costruendo l’identità del sistema insediativo sommano-vesuviano, profondamente messa in discussione dai processi urbanizzativi degli ultimi 50 anni, ma che rappresentano ancora l’armatura portante della struttura insediativa territoriale ed in particolare: aree ed emergenze archeologiche, centri e nuclei storici, tracciati storici di interesse territoriale e locale, edifici e complessi specialistici di interesse storico, architettonico e monumentale (conventi, chiese, cappelle, santuari, castelli, palazzi reali, torri, mura, …), masserie, ville vesuviane, parchi e giardini di interesse storico. Nel trentennio 1901-1931 i centri che presentano incrementi demografici più significativi sono Cercola, San Sebastiano, Pollena; a crescere dal punto di vista demografico sono dunque i comuni più vicini all’area del capoluogo. Nelle cartografie storiche del 1936 i centri dell’area si presentano compatti e distaccati: le espansioni insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici centrali; sono poco significative le espansioni sia lungo la viabilità principale di livello territoriale, sia lungo la viabilità di collegamento intercomunale. Molto diffuse sono le case rurali e le masserie nei territori agricoli che

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli si presentano estremamente variegati per la fitta trama dei canali, per i numerosi percorsi interpoderali, per la conformazione dei campi, per gli innumerevoli manufatti sparsi sul territorio. Dagli anni ‘60 anche nell’area vesuviana pedemontana ha inizio una crescita demografica ed edilizia significativa, in particolare per alcuni centri prossimi all’area urbana di Napoli: San Sebastiano (130%), Cercola (47%), il nucleo di Massa (128%). Abbastanza stabile nei decenni successivi è la crescita degli insediamenti della corona vesuviana: Sant’Anastasia, Somma Vesuviana. Negli anni ‘80 lo sviluppo urbanizzativo investe in modo consistente i centri: ai nuclei storici che si caratterizzavano fino agli anni ‘50 come tessuti compatti e riconoscibili fortemente connessi al contesto ambientale, si giustappongono aree edificate molto estese che spesso presentano impianti incompiuti e sono scarsamente relazionate, sia dal punto di vista morfologico che funzionale, alle aree preesistenti e al contesto. Le espansioni dalle aree centrali si diramano in modo consistente lungo la viabilità territoriale e locale e comincia a determinarsi un’edificazione diffusa nel territorio agricolo che in alcune aree si presenta particolarmente densa sia per l’ampliamento di alcuni aggregati che per l’edificazione lungo la viabilità. L’edificazione degli ultimi venti anni, dal 1980 al 2000, si caratterizza prevalentemente come densificazione degli insediamenti, sia residenziali che produttivi, lungo le strade di collegamento intercomunale: attualmente le aree edificate si estendono verso i comuni limitrofi fino a saldare quasi gli insediamenti. Prevalgono in queste espansioni più recenti le funzioni commerciali di interesse sovracomunale, le attività produttive, le strutture turistico-ricettive. Le aree agricole, soprattutto quelle più vicine agli insediamenti, si alternano in modo casuale con le aree edificate, caratterizzandosi come aree residuali. L’assetto urbanistico dei centri denota condizioni abbastanza tipiche di realtà insediative rapidamente modificate nelle parti “centrali” nell’arco degli ultimi quattro decenni: condizioni modeste di vivibilità sia nelle zone urbane consolidate per un certo livello di congestione del traffico, per condizioni di degrado e abbandono dei tessuti storici, per morfologie contraddittorie, sia nelle zone di espansione recente, soprattutto in area agricola lungo la viabilità trasversale, per la commistione assolutamente casuale di funzioni e per i caratteri poco significativi e coerenti dell’edificazione.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Le direttrici delle centralità produttive e terziarie rappresentano i diversi assetti territoriali che alcuni rilevanti luoghi destinati alla produzione, al commercio e al tempo libero, assumono sui due versanti vesuviano e sommano, strutturandosi lungo le principali infrastrutture che li attraversano linearmente: in particolare per la zona nord si riconosce il policentrismo produttivo lungo la S.S. 268. Tale policentrismo è riconoscibile nel sistema delle aree produttive, molte delle quali ricadenti in Zone PIP esistenti o programmate, che disponendosi puntualmente all’interno degli spazi agrari del versante sommano si agganciano alla S.S. 268, costruendo una costellazione di potenziali nodi, principalmente connessi alla produzione e alla trasformazione dei prodotti agricoli di qualità, ma anche ad alcune funzioni specialistiche collettive. I luoghi della diffusione produttiva fanno riferimento alla presenza di attività produttive consolidate e tradizionali, che connotano ambiti territoriali o specifici luoghi dell’area vesuviana, la cui forza identitaria ed economica ne consente una collocazione riconoscibile all’interno della struttura fisica ed economica complessiva.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Il sistema dei trasporti è presente nell’area vesuviana nel suo insieme con due componenti fondamentali: la strada e il ferro. Le componenti lineari (strada e ferro) cingono il cono del vulcano con anelli circolari alla base dei suoi versanti attraversando tutti i comuni della Zona Rossa del Vesuvio. Per ogni modalità il percorso circolare è scomponibile in due archi con caratteristiche sensibilmente diverse: l’uno, di minor lunghezza, nella stretta fascia tra il Vesuvio e il mare; l’altro, interno, ai margini della pianura tra il Vesuvio ed i primi contrafforti dell’Appennino. Le due parti si congiungono anche se non direttamente alle loro estremità occidentale ed orientale: ad occidente, in corrispondenza dell’ingresso a Napoli, ed a oriente nel triangolo tra , e . Le carenze di queste “saldature” sono alla radice di quella “separatezza” che esiste tra i centri della costa e quelli interni. Nel settore stradale, che oggi permette di offrire risposta alla maggior parte della domanda di mobilità, sono presenti due livelli funzionali: il comprensoriale ed il locale. Il primo è rappresentato dalla nuova SS 268 del Vesuvio che, partendo dalla periferia orientale di Napoli, attraversa tutti i paesi a nord-ovest, a nord-est ed a sud-est del Vesuvio terminando nella zona di -Scafati. La SS 268 non è stata mai completata nel tratto terminale ad oriente dove però, sia pure con caratteristiche inferiori, raggiunge comunque l’A3 chiudendo il percorso circolare. Ne è stato di recente deciso il raddoppio. Il secondo livello è alla scala locale ed è costituito dal vecchio tarcciato della SS 268 che declassato a strada intercomunale, attraversa il tessuto edificato di tutti i comuni. L’intera circonferenza di questa viabilità locale è oggi un susseguirsi di “corsi principali” dei paesi attraversati, doppiati solo in qualche caso da circonvallazioni locali. Sono strade tipicamente urbane per giacitura, geometria,

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli frequentazione, attività lungo i bordi, interconnessioni con la rete viaria locale dei paesi. Il livello di servizio è molto scadente: in particolare nelle fasce orarie di punta del mattino, della sera e di mezzogiorno, la congestione è pari a quella dei centri delle grandi città. Nel settore ferroviario esiste un analogo anello rappresentato dalle tre linee della Circumvesuviana: a sudovest la Napoli-Torre Annunziata, a nord-ovest ed a nord-est la Napoli-- ed a sudest la Torre Annunziata-Poggiomarino. Tra le tre linee non vi è continuità di binari di corsa così che non è possibile organizzare servizi che percorrino l’intero periplo del Vesuvio, mentre è possibile trasbordare da un treno ad un altro in corrispondenza di stazioni comuni alle diverse linee. I territori ricadenti in questo AIL, visti nel loro insieme e più in generale inseriti nella più vasta area vesuviana, si collocano rispetto al sistema dei trasporti di livello superiore (metropolitano e nazionale), in una posizione privilegiata. Per ciò che riguarda i collegamenti stradali, infatti lungo la costa l’A3 svolge ancora, accanto al ruolo di strada comprensoriale, anche quello di strada di collegamento con il nord ed il sud d’Italia. All’interno è la direttrice dell’A30 Caserta-Salerno che costituisce l’asse portante per le relazioni con il resto dell’Italia, collegandosi all’A1 a Caserta verso il centro e il nord, all’A3 a Salerno verso il sud e all’A16 a Nola verso la costa adriatica. In termini di collegamenti ferroviari, la situazione è analoga: lungo la costa è presente la linea FS Napoli- Salerno, tratto della linea nazionale tirrenica, utilizzata oggi anche per collegamenti metropolitani e regionali come parte della “Metropolitana regionale” della Campania. All’interno, a ridosso dei comuni vesuviani, corre il tracciato dell’Alta velocità/Alta capacità (AV/AC) che, in breve tempo, sostituirà quello costiero per i principali collegamenti nazionali, sia passeggeri che merci. Esistono inoltre altre due linee di Rete ferroviaria italiana (RFI): la Cancello-Codola-Salerno e la Cancello-Torre Annunziata. La prima è una tratta della linea nazionale Roma-Cassino-Cancello- Salerno, destinata prevalentemente al servizio merci (con lo smistamento di Maddaloni e gli interporti Sud Europa a Marcianise e Campano a Nola); la seconda è una linea molto poco usata di interesse al più comprensoriale che, con un tracciato trasversale alle principali direttrici di traffico convergenti su Napoli, attraversa una serie di comuni della Zona rossa (Ottaviano, S. Giuseppe Vesuviano, , e ). Quest’ultima linea è dotata di semplice binario elettrificato ed è quindi di modesta potenzialità. Il tracciato interessa a raso le viabilità comunali determinando condizionamenti e disfunzioni sia al traffico stradale che a quello ferroviario. È una risorsa da valorizzare anche se pone non pochi problemi per essere la sede stretta tra gli edifici circostanti e la domanda scarsa.

7. Risorse paesistiche e ambientali

Tutti i comuni ricadenti nell’AIL sono sottoposti a vincolo gravante sull’intero territorio: • San Sebastiano al Vesuvio – D.M. 11.06.1961 • Cercola - D.M. 05.08.1961 • Pollena Trocchia – D.M. 03.10.1961 • Massa di Somma – D.M. 05.08.1961 • Sant’Anastasia- 08.08.1961 • Somma Vesuviana – 26.10.1961 Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Villa Sant’Anna, via Volpicelli 310 Napoli Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Masseria Totaro, Strada Statale Cercola 162

Masseria Rutiglia in località San Cercola Gennariello

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Masseria Rota in località Tufarelli Cercola

Villa Pistolese, Piazza Capece Pollena Decreto Ministero Istruzione Pubblica del Minutolo Trocchia 08.01.1912

Parrocchiale di San Giacomo Pollena Trocchia

Masseria Cannello, località Lagno Pollena di Pollena Trocchia

Villa Figliola San Sebastiano al Vesuvio

Masseria Tufarelli, località Tufarelli San Sebastiano al Vesuvio

Chiesa e Campanile di Santa Maria Massa di D.LGS 42/2004 art.10 comma 1 Assunta nuova Somma

Chiesa e Campanile di Santa Maria Massa di D.LGS 42/2004 art.10 comma 1 Assunta vecchia Somma

Santuario della Madonna dell’Arco Sant’Anastasia D.LGS 42/2004 art.10 comma 1

Masseria Schioppa, via Romani Sant’Anastasia Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali

Masseria Marra, via Sant’Anastasia Circumvallazione

Area archeologica alla Starza della Somma Regina in località omonima Vesuviana

Chiesa e convento di Santa Maria Somma Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del Pozzo in località omonima Vesuviana

Chiesa e Convento di San Sossio Somma D.LGS 42/2004 art.10 comma 1 Vesuviana

Colleggiata al borgo di Casamale Somma D.LGS 42/2004 art.10 comma 1 Vesuviana

Castello d’Alagno – De Curtis, via Somma Decreto Ministero Pubblica Istruzione del Circumvallazione Vesuviana 14.01.1974

Borgo murato del Casamale e mura Somma Decreto Ministero Pubblica Istruzione del Aragonesi Vesuviana 18.09.1936

Masseria Starza della Regina il Somma località omonima Vesuviana

Cave di sabbia al lagno di Santa Somma Teresella Vesuviana

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030021 Monte Somma Ottaviano Terzigno

ZPS IT 8030037 Vesuvio e Monte Somma Boscoreale Boscotrecase Terzigno Ottaviano San Giuseppe Vesuviano

8. Criticità ambientali e funzionali

L’AIL VESUVIO NORD ricade completamente nel perimetro della Zona Rossa del Vesuvio individuata dalla L.R. 21/2003 come area a alto rischio vulcanico e sismico; l’area è quindi caratterizzata da numerosi elementi di criticità:

− Rischio vulcanico − Rischio sismico − Rischio geomorfologico e idrogeologico − Compromissione ecologico-ambientale − Degrado morfologico-insediativo − Disagio urbanistico − Disagio abitativo, sociale ed economico − Debolezza della rete infrastrutturale

Si tralascia il rischio vulcanico e il rischio sismico che sono stati specificamente trattati in appositi strumenti di pianificazione.

Il rischio geomorfologico e idrogeologico richiama le condizioni di vulnerabilità del territorio connesse alla struttura idrogeomorfologica e in particolare:

− nel versante medio-alto del Somma, il rischio idrogeomorfologico presenta una fitta struttura idrografica all’interno degli insediamenti pedemontani, che si sovrappone alla compromissione ecologico-ambientale dovuta alla presenza di alvei strada e alvei tombati;

− nel versante vesuviano pedemontano, il rischio idraulico si associa, in generale, ad una forte compromissione ambientale connessa alla frammentazione delle aree agricole e alla interruzione della continuità degli alvei; sullo stesso versante condizioni di criticità riguardano gli insediamenti periurbani fortemente interrelati al processo di consumo di suolo agricolo e dunque di interruzione della continuità ecologico-ambientale. La compromissione ecologico-ambientale si riferisce alle condizioni di alterazione ambientale connesse principalmente a processi di antropizzazione poco attenti agli equilibri ecologici. In particolare, tali condizioni riguardano la compromissione sia della continuità delle reti ecologiche ancorate al sistema delle aree agricole e degli alvei, sia di specifici siti inquinati o investiti da processi di deterioramento ambientale. Il degrado morfologico-insediativo mette in evidenza le condizioni di squilibrio dei tessuti edificati, in particolare le condizioni di squilibrio sono riconoscibili nell’assenza di una regola insediativa unitaria e la prevalente ricerca del massimo sfruttamento dei lotti edificabili, con conseguenze in termini di alta densità edilizia, strade e spazi aperti di relazione sottodimensionati rispetto all’edificato, nonché nella scarsa relazione con la struttura urbana e la prevalente tendenza alla creazione di “recinti” isolati o di sacche intercluse, indifferenti alle relazioni con il contesto o in stato di marginalità. Il disagio urbanistico ha lo scopo di mettere in evidenza i principali sintomi di criticità connessi soprattutto ad un uso intensivo del territorio, fortemente squilibrato a favore della residenza. Il disagio fisico-abitativo, sociale ed economico, mette in evidenza le principali criticità connesse soprattutto alle condizioni di inadeguatezza abitativa e socio-economica. In particolare, gli indicatori considerati sono le aree ad elevato indice di affollamento, le aree ad elevata presenza di patrimonio abitativo non utilizzato e le aree con elevata presenza di popolazione disoccupata e in cerca di prima occupazione e basso livello di istruzione della popolazione insediata. La debolezza della rete infrastrutturale, infine, mette in evidenza i punti di crisi del sistema dal punto di vista del funzionamento ottimale della rete, ma anche in relazione alle esigenze connesse all’emergenza della fuga in caso di evento.

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

L’orientamento progettuale si fonda sulla esistenza di un piano specifico per tutta l’area vesuviana: infatti ai sensi della L.R. 21/2003, dedicata al “rischio vesuvio” è stato redatto il “Piano Strategico Operativo per i comuni del vesuviano a rischio di eruzione”che ha sancito l’immediata inedificabilità a scopo residenziale per tutti i 18 comuni ricadenti nella Zona Rossa, contestualmnete alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, prevedendo, inoltre, interventi sulla viabilità atti a migliorare le vie di fuga. Contestualmente ad interventi dffusi su tutto il territorio vesuviano (18 comuni) volti a mitigare i rischi e le criticità sopra menzionati, il PSO individua per ciascun comune delle “Aree Programma”, zone del territorio destinate alla realizzazione di interventi puntuali di rigenerazione nelle aree di trasformazione e sviluppo. L’obiettivo del PSO di mitigazione del rischio vulcanico attraverso misure di decompressione e di decongestionamento volte a promuovere attività turistiche e sociali in sostituzione di edilizia residenziale diventa linea strategica del PTC: infatti il piano destina ad altre aree del territorio provinciale (aree di densificazione), la quota residenziale sottratta ai comuni vesuviani. Il piano recepisce le aree programma del PSO come progetti attuativi e in particolare: 1. Comune di Cercola – Business Parck e Centro Sportivo di eccellenza nel nodo intermodale 2. Comune di Pollena Trocchia – Centro Servizi per la Ricerca Scientifica e l’Agricoltura di qualità 3. Comune di Massa di Somma – Centro di Accoglienza Turistica per il Parco Nazionale Vesuvio 4. Comune di San Sebastiano – Centro di Accoglienza Turistica su Via Fellapane 5. Comune di S. Anastasia – L’eccellenza del turismo religioso del santuario di Madonna dell’Arco 6. Comune di Somma Vesuviana – Il Parco Agricolo e Archeologico della Villa Augustea.

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR l’AIL “VESUVIO NORD” ricade nel STS “COMUNI VESUVIANI” a dominante Paesistico- Ambientale-Culturale ed è costituito dai Comuni di Cercola, Massa di Somma, Pollena Trocchia, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, e Volla. Per l’STS in questione si prevede:Incremento ed integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio). Per l’area vesuviana interna – in considerazione anche della condizione di inedificabilità residenziale e dei programmi di decompressione insediativa previsti dal PSO – si ipotizza la riorganizzazione degli insediamenti come un sistema urbano integrato, una sorta di “città”, caratterizzata da relazioni di complementarietà tra i diversi centri del sistema – in particolare tra i centri maggiori o sede di servizi di livello sovracomunale – e quelli del vesuviano orientale. L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: Progetto Integrato Territoriale Vesevo. L’AIL ricade nel Parco Nazionale del Vesuvio, quindi è soggetto al Piano Pluriennale Economico e Sociale del Parco, finalizzato ad individuare misure di politica economica locale, azioni eprogetti di sostegno alla trasformazione e alla crescita economica che, compatibilmente con le indicazioni del Piano del Parco, possono contribuire al processo di tutela e valorizzazione dellerisorse ambientali ai fini dello sviluppo economico e sociale delle comunità locali. Infine, come già illustrato prima, l’AIL rientra nella Zona Rossa del PSO, ai sensi della L.R. 21/2003, adottato dal Consiglio Provinciale con Delibera n. 99 del 29/10/07 e in fase di approvazione definitiva presso la Regione.

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1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’AIL in esame si caratterizza come un’area notevolmente urbanizzata in un contesto aperto di tipo agricolo ancora significativo sia sotto il profilo produttivo che dal punto di vista del paesaggio. L’AIL è individuato nella zona di piana a nord del Somma-Vesuvio e si relaziona strettamente sia all’AIL Acerrano che all’AIL Nord di Napoli, e comprende quasi interamente i territori comunali di Brusciano, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Mariglianella, Marigliano, Pomigliano d’Arco, e parzialmente quelli di Acerra, Afragola, Casoria e Volla. La trama insediativa dell’AIL si è andata strutturando intorno alle vie di comunicazione, essendosi la popolazione rurale accentrata in luoghi strategici in rapporto allo sfruttamento agricolo del territorio e al controllo degli itinerari locali e comprensoriali. Dal punto di vista morfologico, l’AIL si caratterizza per la presenza del complesso sistema di canali drenanti dei Regi Lagni. Questo importante sistema idrografico artificiale, realizzato tra il 1500 e il 1800 per drenare e convogliare al mare le acque della vasta e paludosa piana a nord di Napoli e delle fasce pedemontane circostanti, versa oggi in stato di abbandono e di degrado per l’accumulo di detriti e l’immissione di scarichi anche inquinanti. La rete dei canali, insieme alla rete viaria interpoderale, ha disegnato la trama territoriale delle tessiture agricole e delle maglie dell’urbanizzazione, tutt’ora riconoscibile nonostante le “rotture” delle infrastrutture di collegamento a lungo raggio e la grande estensione degli attuali insediamenti – fra i quali si contano anche cospicue aliquote di impianti industriali – organizzati in successione lineare lungo il fascio complesso composto dall’autostrada A16, Napoli-Canosa, dalla linea ferroviaria della Circumvesuviana Napoli-Nola-Baiano e dalla SS 7 bis di Terra di Lavoro. Le fasce ancora agricole si dislocano a nord e sud della direttrice insediata, presentando episodi di dispersione insediativa, più cospicui e numerosi a sud, con fasce piuttosto dense lungo la viabilità di collegamento tra Pomigliano e S.Anastasia e tra Marigliano e Somma Vesuviana. Dal punto di vista geomorfologico, l’AIL è costituito da depositi alluvionali e palustri delle piane costiere ed intracrateriche e da coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente, compresi in un intervallo altimetrico di 0-100 m s.l.m. I depositi alluvionali sono caratterizzati da una permeabilità per pori, assai variabile ma in genere piuttosto bassa, e le coperture piroclastiche da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente. La vulnerabilità della falda e la pericolosità vulcanica sono medio-alte.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL N - Casalnuovo-Pomigliano Ha % Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 180 3,2% Aree e componenti d'interesse rurale 2010 35,7% Aree e componenti d'interesse urbano 3416 60,7% Nodi e reti per la connettività territoriale 20 0,4% Aree complessive* 5626 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale L’AIL è composto per il 23.2 % da suoli ad alta biodiversità ed il 14.3% da suoli affetti da alta sensibilità ambientale. I primi sono caratterizzati per la presenza nel passato di importanti ecosistemi forestali da cui deriva la loro straordinaria ricchezza; i secondi, a basso sviluppo pedogenetico, sono caratterizzati da permeabilità molto elevata. Si tratta quindi di suoli molto delicati rispetto all’ambiente in cui essi sono inseriti. Agronomicamente sono suoli a bassa produttività, ma vi si possono ottenere produzioni di alta qualità per le specifiche condizioni pedoclimatiche. Le superfici effettivamente coltivate presentano caratteristiche di biodiversità intermedie: si registrano sistemi colturali orticoli a bassa biodiversità nella parte settentrionale (27% della superficie dell’AIL) e frutticoli nella parte meridionale (13%). Dal punto di vista degli ordinamenti colturali, essendo in quest'area quasi assenti le superfici in assetto naturale, ridotte a meno di 2 ha di pascolo, sono piuttosto diffusi i sistemi colturali tradizionali con una prevalenza di colture ortive e limitata presenza distribuita di serre. In particolare si registrano circa 155 ha destinati a frutteti e frutti minori, circa 449 ha a sistemi colturali complessi, circa 512 ha adibiti a colture erbacee e 1252 ha utilizzati con colture ortive.

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AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e Frutti Minori (155 ha pari al 3% della superficie) Sistemi colturali complessi (449 ha pari al 10% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee (512 ha pari al 10% della superficie) Ortive (1252 ha pari al 27% della superficie) Serre (14 ha pari allo 0.3 % della superficie)

In quest'area sono quasi assenti superfici naturali (meno di 2 ha di pascolo), mentre l'agricoltura presenta una discreta diffusione di sistemi colturali tradizionali e una prevalenza di colture ortive, con limitata diffusione di serre. Nella parte orientale rimangono ancora leggibili, nelle trame della tessitura dei campi, della viabilità interpoderale e delle relazioni con le parti antiche degli insediamenti, alcuni tratti di centuriazioni.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale

Nel territorio dell’AIL si riconoscono, come si accennava, tracce assai antiche di colonizzazione rurale. La conquista romana della Liburia si tradusse infatti, oltre che nei mutamenti politico- amministrativi nel governo delle città osco-sannite, in trasformazioni significative del paesaggio agrario sia con la costruzione di strade di rango non locale, sia con la suddivisione a fini di coltivazione di territori extraurbani secondo le tecniche e le procedure della limitatio centuriata. Ancora oggi nei territorio di Marigliano e San Vitaliano per una estensione di circa 50 ettari si riconosce agevolmente la suddivisione dei campi secondo maglie quadrate di 710 m circa di lato, con orientamento sostanzialmente nord-sud (cardines) e est-ovest (decumani). Un’altra serie di elementi di forte connotazione paesaggistica è correlata con il sistema idraulico della bonifica realizzata fra il XVI e il XVIII secolo attraverso la costruzione di una rete di canali,i Regi Lagni, convogliati nell’alveo radicalmente riconfigurato dell’antico Clanio. Tale rete di canali, cui si associano spesso tracciati viari con caratteri prevalentemente rurali, ha condizionato significativamente il paesaggio agrario imponendo il proprio schema alla trama dei campi ed all’andamento delle colture (molto caratterizzanti e assai diffusi, un tempo, i filari di pioppo con la vite “maritata” a festone), oppure determinando uno dei segni più caratteristici del paesaggio agrario della piana campana costituito dai filari di pino mediterraneo a fiancheggiare i principali percorsi di argine al fianco dei canali. I nuclei rurali più antichi hanno riproposto con una certa costanza la tipologia della corte campana, intrecciata con palazzi signorili e poi borghesi, lasciando agli edifici religiosi i luoghi di convergenza dei percorsi. Le strutture difensive sono state un ulteriore polo attrattore, come certi isolati luoghi di culto, ed hanno qualificato la modesta trama residenziale anche con episodi architettonici di un certo valore morfologico, oltre che per la testimonianza di storia e civiltà. Anche se l’insediamento sparso è un fenomeno in larga prevalenza piuttosto recente, abbastanza diffuse erano le case rurali e le masserie variamente distribuite in funzione della dimensione delle proprietà agrarie e delle modalità di conduzione.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Lo sviluppo urbanizzativo dell’AIL è stato fortemente condizionato dal sistema dei collegamenti che ha favorito la formazione di un continuum urbanizzato tra i vari Comuni. Nelle cartografie storiche del 1936 i centri della zona si presentano ancora compatti e distinti: le espansioni insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici centrali mentre sono assolutamente poco significative le edificazioni sia lungo la viabilità principale di livello territoriale (S.S.7 bis), sia lungo la viabilità di collegamento intercomunale (Acerra-Pomigliano d’Arco; Pomigliano d’Arco-S.Anastasia; Marigliano-Somma Vesuviana).

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Il bacino dei Regi Lagni copre una vasta superficie delle aree provinciali di Napoli e Caserta ed è costituito da un sistema di canali e di invasi, realizzati in gran parte in epoca vicereale e borbonica, che allo stato attuale versano spesso in stato di abbandono, e talora di profondo degrado in quanto a volte utilizzati come fogne a cielo aperto. Negli anni ‘70, in conseguenza della saturazione del capoluogo e di molti centri della conurbazione vesuviana costiera (che presentano situazioni abitative problematiche per congestione, traffico, degrado) e dell’insediamento a Pomigliano dello stabilimento automobilistico dell’Alfa Sud nell’apposito agglomerato industriale dell’ASI, si ha una forte accelerazione delle espansioni urbanizzative. Nei lustri successivi nel settore nord-orientale della provincia si registrano un consistente incremento e potenziamento della rete viaria, sia di livello nazionale che di interesse provinciale, la ristrutturazione del tratto occidentale della linea della Circumvesuviana Napoli-Nola-Baiano, ulteriori insediamenti industriali (Aeritalia) e la localizzazione di grandi impianti commerciali e logistici (CIS Centro ingrosso sviluppo campano, interporto) che ulteriormente intensificano il processo di urbanizzazione delle aree lungo la direttrice da Casalnuovo a Nola sicché il sistema insediativo dell’AIL Casalnuovo-Pomigliano presenta oggi una configurazione conurbativa prevalentemente lineare. La cospicua crescita che ha portato alla saldatura dei centri ha interessato con ritmi abbastanza simili tutti i comuni: le recenti espansioni sono costituite da consistenti “addizioni” di carattere prevalentemente residenziale e dalla densificazione dell’edificato lungo la viabilità di collegamento tra i centri (Casalnuovo-Pomigliano; Marigliano-Mariglianella-Brusciano). In alcuni centri sono stati realizzati dei quartieri residenziali con cospicue aliquote di attrezzature pubbliche (poi spesso mal gestite o vandalizzate) nel quadro del PSERN, Programma Straordinario di Edilizia Residenziale per Napoli del dopo terremoto (legge 219/1981) Negli ultimi anni, nel contesto di una economia abbastanza dinamica grazie alle componenti terziarie dell’apparato produttivo locale, si sono registrati ulteriori sviluppi nei comparti dei servizi alle imprese, che prefigurano elementi rilevanti di centralità di rango metropolitano nel Pomiglianese. Nell’AIL si distinguono tre ambiti di paesaggio identitario: • l’ambito di Casalnuovo che risulta caratterizzato da una trasformazione urbanizzativa diffusa del sistema rurale ed a episodiche localizzazioni di impianti industriali e commerciali; • l’ambito di Pomigliano che si presenta come un insediamento complesso consolidato con isolate trasformazioni specialistiche; • l’ambito Marigliano-Brusciano che si presenta come raggruppamento di centri in un contesto di periferia urbanizzata ed a contatto con un paesaggio rurale consolidato e relativamente poco alterato.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Le dinamiche demografiche sono abbastanza contraddittorie nell’AIL: in presenza di saldi naturali sempre positivi, i saldi migratori sono fortemente positivi a Casalnuovo di Napoli, abbastanza o moderatamente positivi in tutti gli altri comuni e significativamente negativi nel comune di Pomigliano d’Arco. Ciò può essere spiegato con una generale attrattività dell’AIL per i suoi dinamismi economici, con gradienti esaltati nel comune di Casalnuovo, probabilmente per la prossimità al comune capoluogo e per le “affluenti” politiche edilizie locali, e con fenomeni in controtendenza nel comune di Pomigliano, in cui il conseguimento di prestazioni di tipo urbano ha probabilmente innalzato in misura rilevante il livello dei costi insediativi. Per quel che riguarda gli indici di specializzazione per addetti, la spiccata caratterizzazione dell’ambiente Casalnuovo - Pomigliano è nel manifatturiero. Qui tutti i comuni fanno registrare indici simili. Negli altri settori la specializzazione è più bassa di quella provinciale o in linea con la stessa. Nell’ambito dell’industria manifatturiera, i settori trainanti dell’area sono quello della fabbricazione dei mezzi di trasporto (DM, grazie al ruolo predominate esercitato da Pomigliano e Mariglianella), quello della raffinazione del petrolio (DF, soprattutto a Casalnuovo e Castello di Cisterna) e quello della produzione di metallo e della fabbricazione di prodotti in metallo (DJ). Interessante è l’omogenea specializzazione di tutti i comuni nel settore dell’industria tessile e dell’abbigliamento (DB). Per quel che concerne l’analisi delle dinamiche temporali tra il 1991 e il 2001, il periodo considerato ha visto una forte perdita di occupati nell’industria manifatturiera, perdita registratasi a Pomigliano e Casalnuovo ed in parte compensata dagli aumenti nelle attività localizzate a Castello di Cisterna, Mariglianella e Marigliano. Un calo di occupati si è avuto anche nel settore dei servizi alla persona. Forti aumenti si sono avuti nei servizi alle imprese, nel turismo e nelle costruzioni (in particolare a San Vitaliano e Mariglianella). Anche il commercio ha visto crescere gli addetti, in particolare a San Vitaliano, Mariglianella e Casalnuovo.

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6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

L’AIL è servito da linee ferroviarie e assi stradali di rango nazionale/regionale. Le quattro direttrici viarie principali sono : - con andamento nord-sud, l’autostrada A1 Milano-Napoli che delimita il territorio dell’AIL ad occidente;

- la Strada Statale 7 bis “terra di Lavoro”, che attraversa il territorio dell’AIL da est a ovest;

- sempre con andamento est-ovest, l’autostrada A16 Napoli-Avellino-Bari, che costituisce il limite meridionale dell’AIL e che, tra l’altro, collega anche l’autostrada A1 e l’autostrada A30 Caserta-Mercato San Severino1;

- l’ “asse mediano”, superstrada est-ovest che segna in parte il limite nord dell’AIL e che collega la variante alla Domiziana all’altezza di Lago Patria con Acerra e Pomigliano. Per quel che riguarda le reti ferroviarie si distinguono tre direttrici: - la linea FS Napoli-Cancello, con andamento nord-sud interessante soprattutto il territorio di Casalnuovo;

- la linea FS Torre Annunziata-Cancello2, sempre con andamento nord sud e interessante il territorio di Marigliano;

- la linea Circumvesuviana Napoli-Nola-Baiano3, che, con andamento est-ovest, interessa l’intero AIL; nel quadro del citato PSERN, il tratto fra Pomigliano e è stato sostituito con un nuovo tracciato esterno ai centri abitati, con due ordini di problemi conseguenti: quello della eccentricità e delle condizioni di totale isolamento delle nuove stazioni, e quello del riuso del vecchio tracciato, che solo qualche Comune ha avviato a soluzione migliorando la mobilità sostenibile nel cuore dei tessuti edificati. Occorre rilevare che l’AIL è interessato, nel suo settore occidentale, dalla linea AV-AC Roma-Napoli- Battipaglia, in corso di costruzione, di cui è programmata la “stazione porta” dell’area metropolitana ad Afragola, a breve distanza, quindi, dall’AIL. La stazione di “Porta Campania-Afragola” rappresenta un nodo di grande rilevanza nel disegno di riassetto della rete ferroviaria e quindi della rete dei trasporti nazionale. All’interno della regione, alla stazione verrà affidata la funzione di connessione del sistema AV/AC con la fitta e complessa rete di infrastrutture presenti sul territorio che serve un grande bacino di utenza. La realizzazione della citata stazione impone una cospicua variante alla linea FS Napoli-Cancello cui competerà in futuro una funzione più specificatamente regionale e metropolitana. La cospicua dotazione di infrastrutture permette un buon livello di mobilità nell’AIL, nel quale tuttavia le reti per la mobilità sostenibile risultano presenti in misura e forme episodiche, laddove potrebbero fornire un contributo significativo in rapporto alla configurazione pianeggiante del territorio e al livello di congestione delle strade interne agli abitati per i flussi automobilistici sproporzionati alle morfologie insediative.

7. Risorse paesistiche e ambientali L’AIL si presenta come un comprensorio pianeggiante abbastanza esteso e riferibile in una percezione paesaggistica di lungo raggio ai fondali delle colline di Cancello- e nord e del cono vulcanico del Somma-Vesuvio a sud. Al suo interno, l’AIL risulta privo di emergenze geomorfologiche capaci di strutturarne il paesaggio, che invece trova i riferimenti essenziali nel citato sistema di canali di bonifica dei Regi Lagni, opera di ingegneria idraulica rinascimentale ampliata in epoca borbonica, e nelle sopravvivenze delle colonizzazioni della centuriazione romana, che hanno condizionato le trame rurali storiche e si configurano potenzialmente come riferimento ordinatore del paesaggio agrario, mentre le grandi intrusioni delle industrie e delle infrastrutture propongono il tema (la sfida, si potrebbe dire con qualche enfasi) della loro riqualificazione per la costruzione di nuovi paesaggi contemporanei. Il patrimonio insediativo e i connotati tipo-morfologici dei centri testimoniano le radici contadine a cui resta in parte legata l’identità culturale dell’area. Il valore dei tessuti risiede specialmente nella compattezza e coerenza dell’edificato, che consente di scandire gli spazi secondo precisi caratteri e con una chiara gerarchia. Riconoscibili sono sempre uno o più luoghi centrali, dominati da elementi monumentali come la basilica, la parrocchia, il castello o il palazzo baronale. La grande corte contadina ha generalmente conservato, quando non sono intervenute intensificazioni edilizie, quella riserva di spazio libero interno ancora oggi prezioso per la socialità ed in alcuni casi sono sopravvissuti i giardini interni, oggi importante riserva di verde urbano.

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Tra i manufatti abbandonati spiccano una serie di masserie, gli edifici delle grandi aziende di un tempo, i cui fondi sono andati frazionati tra proprietari che hanno successivamente preferito trasferirsi in paese. Va riconosciuto a molti di questi edifici, oltre alla consistenza edilizia, una certo pregio dell’architettura. Singolarmente e nel loro insieme tali manufatti costituiscono un importante patrimonio, che si presta alla riutilizzazione con usi appropriati, anche a sostegno del mondo agricolo. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Mulino Borbonico della Bolla, alveo Volla di Volla

Parrocchiale di san Giacomo Casalnuovo Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Maggiore

Palazzo Lancellotti, via XXV Luglio Casalnuovo Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 9/08/1989

Chiesa di Santa Maria di Afragola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Costantinopoli, località Scafatella

Torre dell’Orologio, presso la Pomigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Chiesa di san Rocco d’Arco

Chiesa e Campanile di San Felice, Pomigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza San Felice d’Arco

Palazzo Riaro Sforza, piazza Pomigliano Mercato d’Arco

Chiesa e Campanile di Santa Maria Pomigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 delle Grazie d’Arco

Chiesa di San Nicola di Bari Castello di Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Cisterna

Parrocchiale di San Giovanni Mariglianella Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Evangelista

Chiesa e Campanile di San Vito Marigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Palazzo Comunale (Ex Monastero Marigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Santa Maria delle Grazie)- Chiesa e Campanile Santa Maria delle Grazie

Palazzo Ducale Marigliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa di San Vitaliano San Vitaliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

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8. Criticità ambientali e funzionali

Criticità funzionali sono rappresentate sia dalla carenza di spazi verdi e attrezzature sia dall’inadeguatezza del sistema viario locale.

Il verde pubblico si riduce a esigue ville comunali e solo in tempi molto recenti si sono affrontati progetti di più ampio respiro come nel caso del Parco urbano di Pomigliano, mentre l’inadeguatezza del sistema viario negli abitati e nei contesti sub-urbani produce elevati valori di congestione del traffico veicolare.

In tal senso la fusione degli abitati lungo gli assi viari, legata all’espansione edilizia degli ultimi trent’anni, non è avvenuta attraverso il potenziamento delle infrastrutture urbane, ma attraverso una successione di interventi discontinui senza una logica connessione con programmi di adeguamento delle preesistenze.

Si segnalano, come ulteriore elemento di criticità relativo ai tessuti edilizi, le alterazioni subite dal patrimonio architettonico con sopraelevazioni, inserimenti di nuovi corpi di fabbrica estranei per stile e volumetria, ricostruzioni o sostituzioni improprie, demolizioni o alterazioni dei tetti e molte altre manomissioni che hanno peggiorato e talvolta del tutto sfigurato parti di questi centri.

Un cenno va fatto anche alla sistematica presenza in ogni centro di serbatoi idrici costituiti da alte torri in cemento armato, secondo due tipologie, una meno recente con una forma a prisma poligonale, greve e sgradevole, ed una più recente a bulbo su un pilone rastremato verso l’alto, entrambe poco adatte a costituire i più vistosi riferimenti percettivi dell’ambito.

Va inoltre segnalata la presenza, nei centri storici, di numerose cavità del sottosuolo. Esse rappresentano un elemento di criticità (aggravato talora da infiltrazioni provocate da carenze del sistema fognario in presenza di accentuate concentrazioni di eventi meteorici): non sono mancati, in simili condizioni, episodi di dissesto che hanno creato rilevanti problemi di sicurezza per la popolazione.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Per quel che riguarda le linee strategiche generali, particolare importanza assumono per il territorio di quest’AIL:

- la valorizzazione del ruolo legato alle attività di produzione e ricerca nei centri di Pomigliano d’Arco e Casalnuovo di Napoli attraverso la “messa in rete” e l’integrazione dei servizi;

- l’incremento delle funzioni urbane di livello superiore in una logica di complementarità tra i diversi centri/ambiti del sistema;

- un’attenta politica di valorizzazione dei poli specialistici per attività produttive;

- la valorizzazione del “parco agricolo” dei Regi Lagni.

Le ipotesi del PTCP indicano quella lungo la direttrice Pomigliano-Scisciano come una delle quattro aree all’interno delle quali procedere all’individuazione di “ambiti di densificazione residenziale”: l’incremento insediativo vi è giudicato compatibile in rapporto alla disponibilità di adeguate infrastrutture per la mobilità, specie su ferro, alla presenza di aree urbanizzate suscettibili di integrazioni/ampliamenti, alla possibilità di costruire – nel processo di densificazione – nuove centralità urbane e nuovi paesaggi.

In tal senso si prefigura un “progetto” di rafforzamento complessivo della direttrice insediativa, in una logica di integrazione e complementarità interna al sistema (in cui attualmente si distingue il ruolo forte di Pomigliano) e di relazione con l’area settentrionale della provincia, in particolare, prospettando la interconnessione del “parco agricolo” dei Refi Lagni con la nuova centralità del “cuneo verde” collegato con la stazione “porta Campania-Afragola” dell’Alta Velocità/Alta Capacità.

Per quel che riguarda le aree e complessi per insediamenti produttivi di interesse provinciale e/o sovracomunale (art. 55 della Normativa), il PTCP individua:

- tra i Poli specialistici produttivi consolidati per funzioni miste produttive, logistiche e del commercio o la cui evoluzione è indirizzabile verso funzioni miste produttive, logistiche e del commercio, il Polo integrato di Casoria/Afragola;

- tra i Poli specialistici produttivi consolidati per funzioni prevalentemente industriali, il Polo produttivo di Pomigliano d’Arco;

- tra i Poli specialistici produttivi suscettibili di sviluppo per funzioni miste produttive, logistiche e del commercio, il Polo produttivo, logistico e commerciale di Marigliano.

Per essi il PTCP persegue obiettivi specifici quali la qualificazione delle imprese e delle aree di insediamento sia sul piano delle dotazioni che su quello morfologico; la riduzione dell’impatto ambientale degli insediamenti produttivi e del loro consumo di risorse non rinnovabili; la riduzione

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli della dispersione dell’offerta insediativa e del consumo di territorio, mantenendo comunque un’offerta adeguata alla domanda; la concentrazione delle ulteriori potenzialità di offerta in collocazioni ottimali rispetto alle infrastrutture primarie per la mobilità e con scarse o nulle limitazioni o condizionamenti dal punto di vista ambientale ecc.

Gli interventi ritenuti dal Piano prioritari per realizzare il programma di ottimizzazione delle reti per la mobilità possono essere così riassunti:

- consolidamento della direttrice nolana, da Pomigliano d’Arco a Nola e , attraverso il potenziamento della tratta della Circumvesuviana Nola-Baiano al servizio degli insediamenti e dei poli produttivi esistenti (Area industriale di Pomigliano d’Arco, Cis di Nola e “vulcano buono”) e a supporto della densificazione insediativa ipotizzata, con la caratterizzazione intermodale del nodo di Marigliano (connessione con la tratta FS Torre Annunziata-San Giuseppe Vesuviano-Nola); in questo settore territoriale può sottoporsi a idonea verifica l’ipotesi di prolungamento della linea Circumvesuviana in direzione di Avellino;

- potenziamento della tratta ferroviaria da Torre Annunziata a Nola-Cancello (oggi sottoutilizzata) per la costruzione di un sistema logistico integrato (Porto commerciale di Torre Annunziata, Distretto industriale di San Giuseppe Vesuviano, interporto di Nola), a supporto della mobilità locale (con caratteristiche ferrotranviarie in ambito urbano) ed in connessione (nodo di Ottaviano con la Circumvesuviana) con la stazione dell’AV/AC di Poggiomarino-Striano;

- realizzazione di una rete ciclabile provinciale che consenta la fruibilità della linea di costa e si prolunghi ed articoli in modo da connettere i siti archeologici e, in prospettiva, da coinvolgere gran parte degli insediamenti dalla piana napoletana, con la costruzione nel breve periodo di reti corte (da Castellammare a Torre Annunziata, da Nola a Pomigliano, da Giugliano a Napoli, o nel perimetro di aree protette come i Campi Flegrei, o lungo i Regi Lagni) progressivamente attivando reti lunghe di connessione tra i diversi ambiti di pianura;

- attrezzatura prioritaria delle aree urbane raggiungibili mediante connessioni ciclopedonali dai nodi intermodali e in particolare dalle stazioni ferroviarie, localizzandovi investimenti per la riqualificazione urbana o per il completamento e la densificazione residenziale, in modo da consentire un più diretto vantaggio agli abitanti in termini di accessibilità ai trasporti collettivi su rotaia.

10. Piani e programmi in corso

Il territorio dell’AIL Casalnuovo - Pomigliano, nell’ambito delle indicazioni del PTR corrisponde in parte al STS E1-Napoli Nord-est: un territorio con presenza di aziende di grande dimensione e di settori “moderni”, nonché di settori tradizionali come l’abbigliamento e il calzaturiero, e in parte all’STS E3-Nolano: area di prevalente connotazione agroalimentare che si caratterizza per le infrastrutture moderne per la commercializzazione specie del tessile abbigliamento, proponendosi così come un importante “polo” per il commercio.

Tra i progetti maggiori incidenti su questo territorio è il già citato progetto per la stazione di “Porta Campania-Afragola” che avrà la funzione di raccordo all’area metropolitana del sistema AV/AC.

Tale progetto, in corso di realizzazione, è stato inquadrato nell’ambito del “Piano dei cinque comuni”, approvato ed in corso di attuazione, che definisce nel quadro di una riqualificazione del territorio interessato le seguenti azioni:

• la minimizzazione dell'impatto ambientale della linea AV e della linea FFSS Cancello - Napoli;

• l’organizzazione degli spazi aperti secondo un "disegno del suolo" tale da garantire la creazione di un vasto parco territoriale di respiro metropolitano;

• la realizzazione di percorsi interni al parco tali da garantire la continuità spaziale tra i diversi episodi vegetazionali ed architettonici;

• la realizzazione di aree di sosta, sia in prossimità degli accessi al parco che negli spazi al servizio degli insediamenti produttivi;

• la tutela e la valorizzazione delle fasce spondali lungo il canale artificiale Borbonico.

Si segnala, inoltre, che tale territorio è parzialmente interessato dai seguenti Progetti pilota redatti dalla Provincia di Napoli:

• il programma integrato per lo sviluppo dell’area dei Regi Lagni come Business park per l’agricoltura e le connesse attività di trasformazione che riguarda il territorio dei comuni di Brusciano, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Mariglianella e Pomigliano d'Arco (ma anche di Acerra, Caivano, Cardito);

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• il programma integrato per la riqualificazione e il rafforzamento dei legami identitari di una rete di 13 centri storici minori a nord di Napoli4, con particolare riguardo al risanamento e alla messa in sicurezza degli spazi ipogei, nonché alla valorizzazione delle risorse territoriali e storico-artistiche.

Di grande importanza per il territorio dell’AIL è anche il progetto del parco agricolo dei Regi Lagni che completa la “cintura verde” provnciale verso est, offrendo il riferimento innovativo per la valorizzazione ed il rafforzamento delle attività di produzione e ricerca del triangolo Pomigliano- Acerra-Casalnuovo attraverso la “messa in rete” e l’integrazione dei servizi e l’incremento delle funzioni urbane di livello superiore in una logica di complementarità tra i diversi centri/ambiti del sistema.

L’AIL è interessato dal “PIT 7 - Città del fare”, riguardante i comuni di Afragola, Brusciano, Casalnuovo di Napoli, Castello di Cisterna, Mariglianella, Pomigliano d'Arco (oltre ad Acerra, Caivano, Cardito inseriti in altri AIL) che intende rafforzare la capacità competitiva del Sistema Locale dell'area a Nord-Est di Napoli attraverso la valorizzazione delle risorse umane ed imprenditoriali presenti sul territorio, la promozione del miglior utilizzo delle significative aree industriali esistenti e la costituzione di un sistema integrato di servizi alle imprese.

Si segnala infine che il Comune di Marigliano è stato candidato ad essere sede della “Città dei fiori”, il mega-progetto promosso dal Consorzio Conflomer ed inserito tra i quindici grandi interventi regionali da finanziare con i fondi strutturali europei Fesr 2007-2013.

La “Città dei fiori” si propone al settore florovivaistico nazionale ed internazionale come il luogo privilegiato della commercializzazione e della logistica, ma anche come il luogo della ricerca, dell’innovazione tecnologica e della internazionalizzazione dei mercati.

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’area Nolana presenta una conformazione particolarmente articolata dal punto di vista geo- morfologico, con ampie aree pianeggianti che si elevano dolcemente, a sud, verso il Vesuvio e a nord verso le dorsali dell’Appennino (monti del Partenio) e con una caratterizzazione geologica strettamente legata all’attività vulcanica e al dilavamento delle falde dei rilievi circostanti. L’area è costituita da depositi alluvionali e palustri, e da coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 0- 100 m (s.l.m.). i primi depositi sono caratterizzati da una permeabilità per pori, assai variabile ma in genere piuttosto bassa ed i secondi da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente. La vulnerabilità di tali aree è connessa, per le zone prossime ai rilievi carbonatici, alla propagazione del materiale franato; da una vulnerabilità della falda e pericolosità vulcana medio – alta. Predominano suoli ad alta biodiversità (57.0%) e suoli ad alta sensibilità ambientale (21.5%). I primi sono suoli vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica e fertili. Questi suoli ed in particolare i suoli andici con orizzonte di superficie spesso su superfici neolitiche della pianura pedemontane sono riportati tra i geositi di interesse internazionale. I suoli ad alta sensibilità ambientale si trovano paesaggi pedologici colluviali del comprensorio. Si tratta di suoli molto delicati rispetto all’ambiente in cui essi sono inseriti. Nell’area manca una idrografia superficiale perenne e le acque che scendono dai rilievi non sono in grado di alimentare i corsi d’acqua per tutto l’anno, sia per l’irregolarità delle piogge che per la modesta capacità delle sorgenti. I corsi d’acqua più importanti che si originano da sorgenti sono quelli che provengono dai monti Avella, il torrente di Avella e quello del Gaudo.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse:

AIL O - Nolano Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 115 1,0% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 332 3,0% Aree e componenti d'interesse rurale 7538 68,0% Aree e componenti d'interesse urbano 3030 27,4% Aree di criticità e degrado 62 0,6% Aree complessive* 11078 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale E’ la terza zona agricola della provincia per estensione (oltre 7500 ha), in cui predominano sistemi colturali frutticoli a media biodiversità che coprono il 64% della superficie totale. Nell’ultimo decennio è da segnalare l’aumento della superficie agricola in diversi comuni ed in particolare un consistente aumento della superficie investita a frutteti in tutta l’area. Le superfici urbanizzate rappresentano il 25% del totale.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi di conifere e di latifolie 46 ha pari all’1% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo naturale pari a 24 ha

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Frutteti e frutti minori (4578 ha pari al 51% della superficie)

Sistemi colturali complessi (651 ha pari al 7% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee (765 ha pari al 9% della superficie)

In quest’AIL i frutteti sono considerati fattori strutturanti del paesaggio in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche . L’agricoltura dell’area Nolana è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo nella parte settentrionale, con discreta presenza di melo e kaki, e dell’albicocco nella parte meridionale. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. Rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di , , Casamarciano, , , , , Nola, , Roccarainola, San Gennaro Ves., , San Vitaliano, , Scisciano, Somma Ves.,, . L’albicocco viene riportato in Campania la prima volta da Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, che, nel 1583, nell'opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale La rete centuriata romana, che rappresenta il sistema agrimensorio più caratteristico di tutta l’antichità classica ha fornito la trama su cui si sono insediate numerosissime masserie e casali che hanno costituito i capisaldi intorno ai quali è stato organizzato fino al dopoguerra tutto l’assetto territoriale dell’intera Piana campana, caratterizzando il paesaggio con le linee impresse dalla divisione geometrica degli antichi agrimensori militari romani per l’assegnazione di terre ai legionari veterani, rimarcate da filari di alberi frangivento e delimitatori. Le tre pianure ai piedi del Vesuvio (napoletana, sommese e sarnese) rappresentano un ottimo esempio della complessità delle tecniche di suddivisione del territorio in epoca romana. Infatti, sono state rinvenute ben 7 reti centuriate differenti per modulo e per estensione, tra le quali sono riconoscibili ancora delle tracce nella centuriazione Acerra-Atella ed in quella di Nola di Nuceria, che hanno conferito ai paesaggi agrari del territorio del Piano Campano la caratteristica suddivisione ortogonale. Negli ultimi decenni, l’equilibrio delle diverse componenti del territorio e del paesaggio è stato in parte compromesso dalla diffusa edificazione e dall’abbandono di alcune aree rilevanti dal punto di vista paesaggistico, culturale e insediativo (centri storici degradati, aree archeologiche poco valorizzate, scarsa attenzione e tutela per alcune aree naturali rilevanti,…). Nelle cartografie storiche del 1936 i centri dell’area Nolana si presentano compatti e distaccati: le espansioni insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici centrali; sono poco significative le espansioni sia lungo la viabilità principale di livello territoriale (S.S.7 bis), sia lungo la viabilità di collegamento intercomunale. Molto diffuse sono le case rurali e le masserie nei territori agricoli che si presentano estremamente variegati per la fitta trama dei canali, per i numerosi percorsi interpoderali, per la conformazione dei campi, per gli innumerevoli manufatti sparsi sul territorio.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

Negli anni ‘70-80 lo sviluppo urbanizzativo investe tutti i centri dell’area nolana: la saturazione del capoluogo e di molti centri della conurbazione vesuviana costiera, che presentano situazioni abitative problematiche per congestione, traffico, degrado, la localizzazione di alcune grandi industrie a Pomigliano (Alfa sud, Alfa Romeo, Aeritalia) e di alcuni agglomerati industriali dell’Asi, il consistente incremento e potenziamento della rete viaria sia di livello nazionale che di interesse provinciale, la localizzazione di grandi insediamenti di tipo terziario (CIS Centro ingrosso sviluppo campano) accelerano il processo di urbanizzazione delle aree lungo la direttrice Nolana, da Pomigliano a Baiano. Negli ultimi vent’anni il sistema insediativo nolano registra aumenti consistenti della popolazione e delle espansioni edilizie sia lungo le infrastrutture principali di collegamento territoriale, sia in modo diffuso in area agricola. Nell’area Nolana il sistema insediativo si articola in direzione nord-sud con gli insediamenti di Roccarainola, Cicciano, Camposano, Cimitile, Nola e in direzione est-ovest con gli insediamenti di Scisciano, Saviano, Nola, S.Paolo Belsito; i centri si susseguono a catena e presentano continuità dell’edificato: ai nuclei storici che si presentano con una struttura compatta e riconoscibile, si affiancano aree edificate che, soprattutto quelle di più recente formazione caratterizzate da insediamenti di edilizia residenziale pubblica, rivelano spesso un impianto incompiuto. Nola è il centro di riferimento per tutti i comuni dell’area che in epoca romana si configuravano come casali strettamente dipendenti da Nola; nel centro sono presenti diverse attrezzature di interesse territoriale e molte attività terziarie. Negli anni più recenti Nola ha assunto un ruolo sempre più rilevante anche a livello regionale per la presenza del Cis, dell’Interporto, della sede dell’Università di Napoli. Molto interessanti sono le aree archeologiche presenti sia all’interno che all’esterno del centro urbano, anche se poco valorizzate. Il centro storico è molto interessante per complessità insediativa e presenza diffusa di manufatti di interesse storico-architettonico; è però segnato da condizioni di degrado e congestione. Strettamente connessi a Nola, sull’asse nord-sud, sono i centri di Saviano, Cimitile, Camposano e Cicciano che negli anni più recenti hanno registrato una crescita demografica consistente ed un aumento notevole del patrimonio abitativo. Di notevole interesse culturale è il complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile. Il centro di Saviano è strettamente connesso sia a Nola che a Marigliano che all’area vesuviana interna (S.Giuseppe Vesuviano) e fino a qualche decennio fa si caratterizzava prevalentemente come centro agricolo; negli anni più recenti ha subito profonde trasformazioni di tipo insediativo con espansioni edilizie consistenti (lungo la viabilità di collegamento tra i centri e diffusa in area agricola) sia di tipo residenziale che produttivo (centri commerciali, attività manifatturiere,...). Tufino è un piccolo centro dell’agro Nolano, a margine degli insediamenti più consistenti del sistema Nola-Roccarainola e di quello di Avella. Ha registrato negli anni più recenti una modesta crescita demografica e del patrimonio abitativo. Il paesaggio è fortemente segnato dalla presenza di cave, che sono diffuse e in alcuni casi profonde (alcune cave sono utilizzate come discariche o come siti di stoccaggio). La cava più consistente si trova in prossimità del centro abitato, la vegetazione spontanea presente la maschera e non crea un impatto negativo sul paesaggio. Il comune di Visciano forma una lunga lingua sul crinale di una delle dorsali trasversali del Preappennino, che si spinge oltre i mille metri di quota, e che penetra nel territorio avellinese separando il Vallo di Lauro dal Baianese. Il centro è compatto ed il paesaggio di grande interesse dal punto di vista naturalistico (bassa presenza antropica, presenza di boschi, versanti ad elevata pendenza, ...). Il territorio di Roccarainola ricade in parte all’interno del Parco Del Partenio (foresta demaniale di Roccarainola 900ha). L’insediamento si articola in diversi nuclei ed è strettamente collegato al centro di Cicciano. Negli anni ‘80 ha avuto un incremento significativo di abitanti e di abitazioni (edilizia residenziale pubblica rione Fellino); le aree di recente edificazione presentano una complessiva assenza di qualità urbana e carenza di attrezzature e servizi anche di tipo locale. Si riconosce una condizione di squilibrio tra Nola e i centri vicini, una concentrazione assoluta di attività e servizi nel centro maggiore (negli anni più recenti sono aumentate molto le attività commerciali solo a Cicciano). E’ possibile dunque individuare un gruppo di centri, connessi fisicamente, che configurano un’area urbanizzata compatta che ha Nola come centro di riferimento, e per i quali non è possibile riconoscere attualmente ruoli complementari o differenze rilevanti (Cimitile, Camposano, Cicciano) e una serie di centri che sono collegati a Nola dal punto di vista funzionale, ma per i quali è possibile riconoscere una maggiore caratterizzazione, relazioni ancora congruenti tra insediamento e contesto ambientale e forme di identità superstiti (Visciano, Roccarainola, Tufino, Saviano, Palma).

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Quest’area, oltre alla destinazione agro-alimentare, si caratterizza per le infrastrutture moderne, per la commercializzazione specie del tessile abbigliamento, proponendosi così come iun importante polmone per il commercio.

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Le trasformazioni sociali ed economiche dell’area Nolana sono avvenute principalmente nel corso degli anni settanta-ottanta. Il CIS, nato nella metà degli anni ottanta, è diventato il maggior centro di distribuzione all’ingrosso d’Europa ed oggi rappresenta una delle realtà commerciali più dinamiche dell’area Nolana e del Mezzogiorno. Il CIS, moderno centro di raccolta e smistamento merci, che, di fatto, rappresenta la rilocalizzazione di molte attività precedentemente insediate in Piazza Mercato a Napoli, occupa un’area totale di 1.700.000 mq, di cui 550.000 mq sono superfici coperte, ospita 328 aziende grossiste dislocate su otto grandi isole commerciali, i settori merceologici sono 80, gli addetti complessivi sono 3.500 unità, 200 i servizi e gli studi professionali che vi operano all’interno. Nelle immediate vicinanze del CIS è presente l’Interporto Campano, il primo e più importante polo del Centro-SudItalia per lo stoccaggio, la movimentazione e la manipolazione delle merci, dotato di strutture ed attrezzature che dovrebbero rendere più razionali le attività degli operatori. L’Interporto occupa un’area di 350.000mq: sono localizzati un terminal ferroviario ed intermodale collegato alla rete nazionale F. S. in grado di assorbire10.000 tonnellate di merci al giorno, consentendo il trasbordo dalla modalità ferroviaria a quella su strada e viceversa; magazzini frigoriferi per una superficie di oltre 30.000 mq; 75.000 mq coperti per magazzini per merci; 130.000 mq coperti per magazzini per trasportatori, spedizionieri e corrieri e, in ultimo,23.000 mq destinati all’area doganale. In fase di completamento è il Centro servizi polifunzionale “Vulcanobuono”. Il complesso logistico impegna un’area complessiva di 260 mila mq. All’interno vi sorgono impianti telematici ed informatici per il monitoraggio delle flotte dei veicoli, uffici per la fornitura di servizi di accesso alle banche dati nazionali ed internazionali, attività destinate ad un ampio pubblico ( un grande ipermercato, attività commerciali di tutti i generi e dimensioni, , alberghi, ristoranti ed attività per il tempo libero. L’Area di sviluppo industriale (ASI) sorge in località Boscofangone, nelle immediate vicinanze del Cis, dell’interporto e del Centro servizi polifunzionale “Vulcanobuono”. I quattro complessi, hanno una buona accessibilità essendo localizzati in prossimità degli assi viari principali che collegano l’area Nolana al resto della regione ed all’accesso diretto alle autostrade A16 Napoli –Bari, alla A30 Caserta – Salerno, alla A1Milano – Napoli ed alla A3 Salerno –Reggio Calabria.escita delle realtà locali.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Molti centri sono localizzati lungo la strada statale 7 bis, che attraversa tutta l’area in direzione ovest-est, da Marigliano a Tufino. Lungo la strada provinciale del Vallo di Lauro sono localizzati S. Paolo Belsito, e Liveri, vicini ai centri della provincia di Avellino (Quindici, Lauro, Moschiano). A nord della SS. 7 bis Camposano, Cimitile, Cicciano, Comiziano, Tufino e Roccarainola si collegano alla strada provinciale per Caserta. Il trasporto su ferro si articola sulla linea ferroviaria (FF.SS.) Caserta-Nola-Salerno, che assolve a funzione di trasporto passeggeri e merci e sulla tratta Napoli-Baiano della ferrovia Circumvesuviana, con funzione di collegamento di tipo metropolitano (solo trasporto passeggeri).

7. Risorse paesistiche e ambientali La morfologia articolata, la caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree verdi, la struttura insediativa storica, la presenza di un articolato sistema di risorse storico-culturali conferiscono al paesaggio una precisa identità. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Parrocchiale di San Gavino a Via Camposano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Vittorio Emanuele

Chiesa di San Clemente, piazza Casamarciano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Umberto I

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Castello Mercogliano, Via Santa Casamarciano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Maria del 05/03/1987

Chiesa di San Pietro Apostolo Cicciano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa di Santa Maria degli Angeli Cicciano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa e Campanile Cicciano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 dell’Immacoloata Concezione, Via Roma

Chiesa di san Giacomo Apostolo, Cicciano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza Giovanni XXIII

Complesso Basilicale di san Felice Cimitile Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Parrocchiale di san Felice Cimitile Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa e Convento di San Cimitile Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Francesco di Paola del 28/01/1989

Parrocchiale di San Severino, Comiziano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza san Severino

Palazzo D’Afflitto, piazza san Comiziano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Severino

Santuario di Santa Maria a Parete, Liveri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Via Santa Maria a Parete

Duomo e Campanile di San felice, Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 piazza Duomo

Palazzo Orsini(Tribunale), piazza Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Giordano Bruno

Chiesa del Gesù, piazza Giordano Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Bruno

Chiesa e Campanile Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 dell’Immacolata Concezione, piazza matteotti

Convento di Sant’Angelo in Palco Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Complesso conventuale di santa Nola Decreto Ministero Istruzione Pubblica del Chiara, via Vitale 02/03/1921

Complesso di Santa Maria degli Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Angeli(Camaldolesi di Nola)

Convento dei Cappuccini o San Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Francesco in località Madonna delle Grazie

Castello Cicala in località omonima Nola Decreto Ministero Educazione Nazionale del 27/11/1932

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Caserma Principe Amedeo, piazza Nola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 d’Armi

Ruderi del castello in località Monte Roccarainola Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Moio del 14/10/1985

Parrocchiale e Campanile di San Roccarainola Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Giovanni Battista

Villa Montesano in località omonima San Paolo Belsito

Chiesa di San Vitaliano San Vitaliano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Chiesa di Madonna di Loreto Tufino Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

All’interno del territorio dell’AIL, con Decreto Ministeriale 28 marzo 1985 Zona del Colle Cicala nel comune di Nola, è stata dichiarata di notevole interesse pubblico la zona del Colle di Cicala, dalla quale si gode un significativo panorama e che si estende da Nola fino al mare.in quanto rappresenta un insieme di rilevante interesse ambientale e paesaggistico nel quale si inseriscono episodi architettonici di particolare valore, quali i resti del Castello e dell'abitato di Cicala, che vi era sorto intorno. Si segnala, infine, di particolare interesse il complesso delle Basiliche Paleocristiane nel centro storico di Cimitile di epoca compresa tra il IV ed il X secolo d.C. il cui nucleo originario risale al II-III secolo d.C., comprende le basiliche di San Felice in Pincis, di San Giovanni (Basilica Nova), di San Caulonio, di San Tommaso, di Santo Stefano e dei SS. Martiri, sorte intorno al luogo dell'antico "coemeterium" nolano in cui erano sepolti il corpo di San Felice e quelli di altri martiri.

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi in primo luogo alla presenza di cave che ricadono nei comuni di Tufino e Casarmarciano. Queste segnano fortemente il paesaggio, sono diffuse e in alcuni casi profonde; spesso vengono utilizzate come discariche e come siti di stoccaggio, sebbene la presenza di vegetazione ne attenui l’impatto dal punto di vista visivo. Altro elemento di criticità è costituito dalla presenza di estese aree a rischio esondazione che si estendono tra l’area commerciale occupata dal CIS e quella individuata dal susseguirsi dei comuni del sistema nolano in direzione Nord-Sud dal centro urbano di Nola fino a Cicciano. Lo sviluppo degli insediamenti industriali e commerciali negli anni ‘70-‘80 ha trasformato profondamente la destinazione agricola originaria dei suoli creando una realtà commerciale economico-produttiva di ampio respiro, anche di livello europeo, che per contro non si è integrata funzionalmente con il sistema insediativo locale. In generale, sia per Nola che per i comuni limitrofi, i centri storici, sebbene interessanti per complessità insediativa e presenza diffusa di manufatti di interesse storico-architettonico, versano in condizioni di degrado e congestione. Di contro le espansioni edilizie di recente edificazione presentano una complessiva assenza di qualità urbana e carenza di attrezzature e servizi anche di tipo locale.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità L’orientamento progettuale si basa sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale insieme alla implementazione di servizi di eccellenza e allo sviluppo economico produttivo dell’area già a forte vocazione commerciale nonché sul riconoscimento del valore storico dei centri e nuclei storici e delle aree urbane prevalentemente consolidate. Inoltre ha l’obiettivo di integrare le funzioni del CIS con il sistema insediativo locale. Infine il piano propone la progettazione di servizi per la fruizione del patrimonio archeologico e delle risorse ambientali (parco del Partenio ed aree adiacenti). Obiettivo del piano è il ridisegno urbano delle aree agricole compromesse: infatti la frammentazione urbana e l’assenza di un impianto urbanistico coerente e riconoscibile ha condotto alla individuazione di aree di integrazione urbanistica e riqualificazione ambientale atte a migliorare la qualità

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli edilizia, spaziale e funzionale. Tali aree collocate ai margini degli insediamenti urbani, sono destinate a soddisfare inoltre i fabbisogni residenziali non solo della popolazione residente ma anche di una quota destinata ai bisogni localizzativi derivanti dalle esigenze di rilocalizzazione residenziale espresse nell’ambito della strategia del PTC. L’incremento residenziale si realizza grazie all’individuazione di aree di possibile densificazione adiacenti ai centri minori sia integrando gli insediamenti di ERP sia densificando le aree parzialmente edificate. L’organizzazione complessiva del “sistema nolano”, caratterizzata attualmente dal polo di Nola e da piccoli centri, prevede il potenziamento dell’offerta di servizi pubblici rari (formazione universitaria e ricerca, con i relativi servizi) nonchè l’incremento e l’integrazione tipologica dei servizi urbani di livello sovracomunale in una logica di complementarità: i centri minori disposti lungo la direttrice nord-sud, hanno una dotazione contenuta di attrezzature di livello locale: sono luoghi marginali che possono essere riconfigurati, coinvolgendo anche gli spazi parzialmente edificati ad essi adiacenti, come nuovi luoghi centrali complementari a quelli esistenti connessi al sistema di valori urbanistico- culturali del centro storico di Nola e, in maniera diversa, di Cimitile, ed integrati in una rete che, a livello locale, si estenda a tutto il sistema insediativo nolano. Alla strutturazione del “sistema nolano” costituito dal continuum dei centri disposti lungo la direttrice nord-sud da Nola a Cicciano, il piano contrappone la presenza di fasce agricole periurbane che evitano la saldatura dei centri costituendo corridoi ecologici della più ampia rete generale. Il PTC individua tra gli altri parchi provinciali il Parco Nolano con l’obiettivo di: a) costituzione di una centralità di riequilibrio fondata sul disegno degli spazi aperti e verdi in cui vanno collocate attrezzature e servizi rari integrati in un progetto di paesaggio e con elevata qualità architettonica; b) realizzazione di una continuità paesaggisto-ambientale tra la collina di Castel Cicala e il paesaggio della piana campana; c) costituzione di un cuore verde della conurbazione nolana finalizzata ad evitare la saldatura tra i centri urbanizzati e fornire spazi aperti per la migliore abitabilità dei residenti.

Il PTCP individua inoltre nello specifico i seguenti interventi:

d) Creazione di centri di servizi rari inclusi l’alta formazione e la ricerca e) Una nuova linea di trasporto pubblico locale f) Dimensionamento delle abitazioni in relazione alla localizzazione delle nuove funzioni g) Individuazione dei corridoi ecologici locali volti ad evitare la saldatura tra centri h) Recupero delle aree degradate finalizzato alla realizzazione di attività per il tempo libero e al servizio del parco

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR L’AIL Nolano ricade quasi completamente nel STS “NOLANO” a dominante rurale-urbano- industriale, costituito dai comuni di Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Marigliano, Nola, Roccarainola, San Paolo Belsito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Tufino e Visciano. Per l’STS in questione si prevede: “Rafforzamento dell’offerta di servizi pubblici rari (Formazione universitaria e ricercacon relativi servizi) ed incremento e integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale in un a logica di complementarietà con il rafforzamento del centro maggiore; integrazione funzionale del CIS con il sistema insediativo; promozione di servizi per la fruizione del patrimonio archeologico e delle risorse ambientali (Parco del Partenio, Parco Nolano ed aree adiacenti)”

L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: − PIT Area Nolana.

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

L’area del Partenio presenta una conformazione particolarmente articolata dal punto di vista geomorfologico, con paesaggi molto diversificati: è caratterizzata da totale assenza antropica e da aree ad elevata naturalità, con boschi nelle aree a quota più elevata e macchia mediterranea nelle aree collinari più basse.

Fa parte del Parco regionale del Partenio, istituito nel 1993, che comprende territori delle province di Avellino, , Caserta e Napoli (Comune di Roccarainola).

L’area dal punto di vista geologico è costituita prevalentemente da calcari e calcareniti con diffuse coperture di depositi piroclastici, compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.). E’ caratterizzata da alta permeabilità dei calcari per fessurazione e carsismo e permeabilità variabile nei depositi piroclastici legata alla granulometria prevalente. Sono presenti elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo come i versanti di faglia ad elevata pendenza. Alla base dei versanti sono presenti depositi detritici di elementi carbonatici sciolti o poco cementati a cui sono associati depositi piroclastici sciolti talora presenti in livelli (a) passanti verso il basso a depositi ghiaioso – sabbioso - limosi e brecce di conoide (b) compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.). La permeabilità varia da media a bassa.

E’ un territorio vulnerabile ai dissesti idrogeologici: tale vulnerabilità è dovuta a diffusi fenomeni di scorrimento-colata e crolli di roccia in pareti fortemente acclivi e lungo gli impluvi in approfondimento; la vulnerabilità della falda è medio-alta, la pericolosità vulcanica è medio–bassa.

In relazione alla tipologia dei suoli presenti, essi rientrano prevalentemente nella categoria di suoli ad alta biodiversità (66.5%) e suoli in precario equilibrio con l’ambiente (30.8%):

I suoli ad alta biodiversità sono presenti negli ambienti forestali umidi dei rilievi carbonatici (a prevalenza di castagno, faggio e querce) e sono caratterizzati dalla presenza di importanti ecosistemi forestali attuali. I suoli in precario equilibrio con l’ambiente sono molto sensibili ai fenomeni di degrado chimico, fisico e biologico. Un eventuale processo di degrado può portare queste tipologie di suoli a processi di desertificazione e di perdita permanente della fertilità.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’area presenta un bassissimo livello di urbanizzazione (dal 5 al 7% della superficie totale) e l'assenza quasi totale di sistemi colturali a bassa biodiversità.

Percentuale della superficie territoriale con sistemi colturali ad: - altissima biodiversità: 47.1 - alta biodiversità: 25.7 - media biodiversità: 21.5 - bassa biodiversità: 0.3 - bassissima biodiversità: 0.0

La percentuale della popolazione addetta all'agricoltura è tra le più alte della provincia. Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse:

AIL P - Pendici del Partenio Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 1341 69,1% Aree e componenti d'interesse rurale 501 25,8% Aree di criticità e degrado 99 5,1% Aree complessive* 1941 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Le aree naturali e semi-naturali sono strutturanti del paesaggio di quest'area della Provincia ricadente nella parte meridionale del Parco del Partenio. L’agricoltura dell’area è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo nella parte settentrionale, con discreta presenza di melo e kaki. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità,che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi.

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 802 ha pari al 33% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree a pascolo naturale (218 ha), aree con vegetazione rada (222 ha), cespuglieti ed arbusteti (91 ha)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Sistemi colturali tradizionali: - Oliveti (430 ha pari al 18% della sup.) - Frutteti (482 ha pari al 20% della sup.) - Sistemi complessi, orti arborati, frutteti misti……(23 ha pari all’1% della sup.) Terrazzamenti 1.3 ha

ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree ortive 31 ha pari all’1% della sup

Sono stati considerati strutturanti i boschi che caratterizzano fortemente il paesaggio ma anche gli oliveti ed i frutteti, che sono prevalentemente composti da nocciolo. In questo AIL, rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Cicciano, Nola, Roccarainola Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo, e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano..E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale L’AIL presenta un bassissimo livello di urbanizzazione (circa il 5% della superficie totale) e l’assenza quasi totale di fattori storici ed insediamenti rurali caratterizzanti il territorio.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità L’AIL presenta un bassissimo livello di urbanizzazione (circa il 5% della superficie totale) e l’assenza quasi totale di fattori storici e caratterizzanti dello sviluppo urbanizzativo del territorio.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

7. Risorse paesistiche e ambientali La morfologia articolata, la caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree boscate e delle aree agricola che hanno conservato in gran parte la loro integrità dal punto di vista naturalistico conferiscono al paesaggio una forte identità di paesaggio naturale. L’AIL costituisce la parte meridionale del Parco Regionale del Partenio istituito nel 1993 L’Ail risulta interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8040006 Dorsale dei Monti del Paartenio Roccarainola

L’AIL rientra tra le aree di applicazione del DLGS 42/2004 art.142 come “Aree assegnate alle Università agrarie e zone gravate da usi civici.”

8. Criticità ambientali e funzionali

Elementi di criticità dell’area sono rappresentati in primo luogo dalla presenza di estese aree di cava localizzate alle pendici del Monte Fellinoe Monte S.Angelo Palomba: queste segnano fortemente il paesaggio, sono diffuse e in alcuni casi profonde.

Di particolare rilevanza è anche la presenza di aree vaste e diffuse soggette a pericolosità frana.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Il piano per le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche dell’AIL prevede soprattutto misure di salvaguardia relative ai boschi e alle aree di valore naturalistico ed alla tutela del paesaggio agrario. Pertanto sinteticamente prevede:

Protezione della vegetazione esistente Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di intervento silvo-colturali (protezione anti-incendio, pulizia dei boschi, riforestazione con specie autoctone, piani di assestamento forestale che prevedano la riconversione verso forme di ceduo a turni più lunghi) con finalità prioritarie di tutela naturalistica, protezione idrogeologica, ricerca scientifica, funzione climatica e turistico-ricreativa, oltrechè produttiva Divieto di edificabilità, come previsto dalle linee guida del PTR per tutte le aree naturali Al fine di garantire la tutela dei siti “Rete Natura 2000” e di impedire il verificarsi di processi o attività che ne possano ridurre il grado di biodiversità, devono essere adottate tutte le misure di conservazione indispensabili, tra le quali, se necessario, appropriati piani di gestione specifici e/o integrati con gli altri strumenti di pianificazione Limitare all’indispensabile, in funzione dei valori ambientali e paesaggistici, gli ampliamenti e le rettifiche del sistema viario.

Tutela del paesaggio agrario Vincolo all’uso agricolo e divieto di modifica dell’ordinamento colturale e di abbattimento di piante di piante da frutto, ad esclusione dei casi di sostituzione per reimpianti. Divieto di edificabilità ad eccezione dell’edilizia rurale solo se strettamente funzionale all’attività agro-silvo-pastorale e non su aree naturali e semi-naturali. Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di Promozione/Incentivazione di interventi sulla forma di allevamento delle piante di olivo, finalizzati alla raccolta diretta dalla pianta, con contestuale eliminazione delle reti semi-permanenti, che in determinati periodi dellìanno possono anche ostacolare percorsi naturalistici.

Le superfici non boscate a forte pendenza e le cave potrebbero essere soggette a programmi di intervento di rinaturalizzazione e consolidamento con la piantumazione di specie antierosive. Date le pendenze, da non sottovalutare anche la funzione anti-erosiva svolta dagli inerbimenti. Contestualmente alla salvaguardia il piano prevede forme di promozione e sviluppo sostenibili:

• Promozione di attività turistiche sostenibili: • Aumento competitività dell’offerta • Aumento della Biodiversità e della ecocompatibilità

10. Piani e programmi in corso L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano:

PIT Parco Regionale Del Partenio – MISURA 3.18 (EX 1.11) del P.O.R. CAMPANIA 2000/2006

Parco Regionale del Partenio istituito con L.R. n. 33 /93

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio Il territorio del comune di Visciano forma una lunga lingua sul crinale di una delle dorsali trasversali del Preappennino, che si spinge oltre i mille metri di quota, e che penetra nel territorio avellinese separando il Vallo di Lauro dal Baianese. L’insediamento è compatto ed il paesaggio di grande interesse dal punto di vista naturalistico, caratterizzato da una bassa presenza antropica, dalla presenza di boschi e versanti ad elevata pendenza. L’area, dal punto di vista geologico, è costituita prevalentemente da calcari e calcareniti con diffuse coperture di depositi piroclastici, compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.). L’area è caratterizzata da alta permeabilità dei calcari per fessurazione e carsismo e permeabilità variabile nei depositi piroclastici legata alla granulometria prevalente. Sono presenti elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo come i versanti di faglia ad elevata pendenza. Alla base dei versanti sono presenti depositi detritici di elementi carbonatici sciolti o poco cementati a cui sono associati depositi piroclastici sciolti talora presenti in livelli passanti verso il basso a depositi ghiaioso – sabbioso - limosi e brecce di conoide compresi in un intervallo altimetrico di 100- 600 m (s.l.m.). La permeabilità varia da media a bassa La vulnerabilità di tale territorio è dovuta a diffusi fenomeni di scorrimento-colata e crolli di roccia in pareti fortemente acclivi e lungo gli impluvi in approfondimento; la vulnerabilità della falda è medio- alta e la pericolosità vulcanica è medio–bassa. In relazione alla tipologia dei suoli presenti, essi rientrano prevalentemente nella categoria di suoli ad alta biodiversità (76.9%) e suoli in precario equilibrio con l’ambiente (17.6%). I suoli ad alta biodiversità sono presenti negli ambienti forestali umidi dei rilievi carbonatici, a prevalenza di castagno, faggio e querce, e sono caratterizzati dalla presenza di importanti ecosistemi forestali attuali. I suoli in precario equilibrio con l’ambiente sono molto sensibili ai fenomeni di degrado chimico, fisico e biologico. Un eventuale processo di degrado può portare queste tipologie di suoli a processi di desertificazione e di perdita permanente della fertilità. Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’area presenta un bassissimo livello di urbanizzazione e l'assenza quasi totale di sistemi colturali a bassa biodiversità. L’area ha oltre i 75% della propria superficie occupata da sistemi frutticoli, soprattutto nella parte pianeggiante. Percentuale della superficie territoriale con sistemi colturali ad: altissima biodiversità: 18;3 alta biodiversità: 0.5 media biodiversità: 75.7 bassa biodiversità: 0.0 bassissima biodiversità: 0.0 Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse:

AIL Q - Visciano Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 247 23,0% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 13 1,2% Aree e componenti d'interesse rurale 750 70,1% Aree e componenti d'interesse urbano 61 5,7% Aree complessive* 1071 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

Le aree naturali e semi-naturali sono strutturanti del paesaggio di quest'area della Provincia ricadente nella zona pedemontana dell'Appennino. L’agricoltura dell’area è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo con discreta presenza di melo, caki e noce. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità,che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi.

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 313 ha pari al 23% della superficie

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Sistemi colturali tradizionali: - Frutteti (968 ha pari al 70% della sup.)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Sono stati considerati strutturanti i boschi che caratterizzano fortemente il paesaggio ma anche i frutteti, che sono prevalentemente composti da nocciolo. In questo AIL, rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Casamarciano.Nola, Tufino, Visciano. Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo, e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano..E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale L’AIL presenta un bassissimo livello di urbanizzazione completamente concentrato intorno al nucleo storico di Visciano in quasi totale assenza di dispersione edilizia rurale.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Lo sviluppo urbanizzativo dell’AIL è concentrato esclusivamente intorno al nucleo storico del comune di Visciano, evitando dispersione edilizia e conservando quindi un paesaggio integro dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. La cittadina si stende su un'insellatura di 10,89 Kmq, in una conca, a 340 m.l.m., protetta a Est, Nord-Est dall'appennino campano, propaggine dei monti dell'Irpinia.

7. Risorse paesistiche e ambientali

La morfologia articolata, la caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree boscate e delle aree agricole che hanno conservato in gran parte la loro integrità dal punto di vista naturalistico conferiscono al paesaggio una forte identità di paesaggio naturale.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

L’Ail risulta interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8040017 Pietra Maula Visciano

Parte del territorio dell’AIL rientra tra le aree di applicazione del DLGS 42/2004 art.142 come “Aree assegnate alle Università agrarie e zone gravate da usi civici.”

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Il piano per le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche dell’AIL prevede soprattutto misure di salvaguardia relative ai boschi e alle aree di valore naturalistico ed alla tutela del paesaggio agrario.nonché la conservazione del nucleo storico di Visciano. Pertanto sinteticamente prevede:

Protezione della vegetazione esistente Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di intervento silvo-colturali (protezione anti-incendio, pulizia dei boschi, riforestazione con specie autoctone, piani di assestamento forestale che prevedano la riconversione verso forme di ceduo a turni più lunghi) con finalità prioritarie di tutela naturalistica, protezione idrogeologica, ricerca scientifica, funzione climatica e turistico-ricreativa, oltrechè produttiva Divieto di edificabilità, come previsto dalle linee guida del PTR per tutte le aree naturali Al fine di garantire la tutela dei siti “Rete Natura 2000” e di impedire il verificarsi di processi o attività che ne possano ridurre il grado di biodiversità, devono essere adottate tutte le misure di conservazione indispensabili, tra le quali, se necessario, appropriati piani di gestione specifici e/o integrati con gli altri strumenti di pianificazione Limitare all’indispensabile, in funzione dei valori ambientali e paesaggistici, gli ampliamenti e le rettifiche del sistema viario.

Tutela del paesaggio agrario Vincolo all’uso agricolo e divieto di modifica dell’ordinamento colturale e di abbattimento di piante di piante da frutto, ad esclusione dei casi di sostituzione per reimpianti. Divieto di edificabilità ad eccezione dell’edilizia rurale solo se strettamente funzionale all’attività agro-silvo-pastorale e non su aree naturali e semi-naturali. Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di Promozione/Incentivazione di interventi sulla forma di allevamento delle piante di olivo, finalizzati alla raccolta diretta dalla pianta, con contestuale eliminazione delle reti semi-permanenti, che in determinati periodi dellìanno possono anche ostacolare percorsi naturalistici. Il PTC individua tra gli altri parchi provinciali il Parco Nolano con l’obiettivo di: − costituzione di una centralità di riequilibrio fondata sul disegno degli spazi aperti e verdi in cui vanno collocate attrezzature e servizi rari integrati in un progetto di paesaggio e con elevata qualità architettonica; − realizzazione di una continuità paesaggisto-ambientale tra la collina di Castel Cicala e il paesaggio della piana campana; − costituzione di un cuore verde della conurbazione nolana finalizzata ad evitare la saldatura tra i centri urbanizzati e fornire spazi aperti per la migliore abitabilità dei residenti.

Conservazione dei centri e nuclei

I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e della qualità del quadro di vita attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne devono essere conservati integralmente e valorizzati con appositi progetti di qualificazione i caratteri costitutivi di interesse generale. Tali caratteri strutturali sono individuati essenzialmente nella forma, nella riconoscibilità, nell’integrità e pregnanza culturale e nella stessa qualità prossemica dello spazio collettivo e nelle regole insediative tipo-morfologiche. I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e della qualità del quadro di vita attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne devono essere conservati integralmente e valorizzati con appositi progetti di qualificazione i caratteri costitutivi di interesse generale. Tali caratteri strutturali sono individuati essenzialmente nella forma, nella riconoscibilità, nell’integrità e pregnanza culturale e nella stessa qualità prossemica dello spazio collettivo e nelle regole insediative tipo-morfologiche. Contestualmente alla salvaguardia il piano prevede forme di promozione e sviluppo sostenibili:

• Promozione di attività turistiche sostenibili: • Aumento competitività dell’offerta • Aumento della Biodiversità e della ecocompatibilità

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

10. Piani e programmi in corso Nel PTR L’AIL Nolano ricade quasi completamente nel STS “NOLANO” a dominante rurale-urbano- industriale, costituito dai comuni di Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Marigliano, Nola, Roccarainola, San Paolo Belsito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Tufino e Visciano. Per l’STS in questione si prevede: “Rafforzamento dell’offerta di servizi pubblici rari (Formazione universitaria e ricercacon relativi servizi) ed incremento e integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale in un a logica di complementarietà con il rafforzamento del centro maggiore; integrazione funzionale del CIS con il sistema insediativo; promozione di servizi per la fruizione del patrimonio archeologico e delle risorse ambientali (Parco del Partenio, Parco Nolano ed aree adiacenti)”

L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: − PIT Area Nolana

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

L’area comprende il territorio del comune di Carbonara di Nola con il nucleo abitato che conserva ancora i caratteri dell’insediamento rurale e si articola lungo la pendici settentrionali del monte S.Angelo e le estese aree agricole prevalentemente coltivate a nocciolo. Di grande interesse paesaggistico e ambientale sono le aree boscate di querce e castagni come Orsara, Scarico….

L’area, dal punto di vista geologico, è costituita prevalentemente da calcari e calcareniti con diffuse coperture di depositi piroclastici, compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 metri s.l.m.. L’area è caratterizzata da alta permeabilità dei calcari per fessurazione e carsismo e permeabilità variabile nei depositi piroclastici legata alla granulometria prevalente. Sono presenti elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo come i versanti di faglia ad elevata pendenza. Alla base dei versanti sono presenti depositi detritici di elementi carbonatici sciolti o poco cementati a cui sono associati depositi piroclastici sciolti talora presenti in livelli passanti verso il basso a depositi ghiaioso – sabbioso - limosi e brecce di conoide compresi in un intervallo altimetrico di 100- 600 metri s.l.m. La permeabilità varia da media a bassa La vulnerabilità di tale unità è rappresentata da diffusi fenomeni scorrimento-colata e crolli di roccia in pareti fortemente acclivi e lungo gli impluvi in approfondimento; vulnerabilità della falda medio- alta, pericolosità vulcanica medio–bassa.

In relazione alla tipologia dei suoli presenti, la quasi totalità del territorio (82.6%) è caratterizzata da suoli ad alta biodiversità, vulcanici, andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica. Sono suoli ad elevata reattività ambientale con un’elevata capacità di interagire con xenobiotici e probabilmente sono i suoli più fertili delle pianure della regione Campania. Per quanto riguarda la produttività agronomica e forestale sono suoli molto fertili ed unici nel territorio nazionale.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’area presenta un basso livello di urbanizzazione e l'assenza quasi totale di sistemi colturali a bassa biodiversità. Percentuale della superficie territoriale con sistemi colturali ad: − altissima biodiversità: 43.5 − alta biodiversità: 0.3 − media biodiversità: 49.0 − bassa biodiversità: 0.0 − bassissima biodiversità: 0.0

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse:

AIL R - Carbonara di Nola Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 446 43,3% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 21 2,0% Aree e componenti d'interesse rurale 531 51,6% Aree e componenti d'interesse urbano 32 3,1% Aree complessive* 1029 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Le aree naturali e semi-naturali sono strutturanti del paesaggio di quest'area della Provincia ricadente nella zona pedemontana dell’Appennino. L’agricoltura dell’area è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo con discreta presenza di melo e kaki. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità,che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 413 ha pari al 48% della superficie

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

ALTRE AREE DI INTERESSE

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Sistemi colturali tradizionali: - Frutteti (382 ha pari al 44% della sup.)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Sono stati considerati strutturanti i boschi che caratterizzano fortemente il paesaggio ma anche i frutteti. In questo AIL, rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Carbonara di Nola, Palma Campania e San Giuseppe Vesuviano. Il Nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo, e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano..E’ tipica non solo per la forma di allevamento (vaso), ma anche per la tecnica di arrossamento post-raccolta che viene realizzato in 50-60 giorni stendendo all’aperto i frutti sulla paglia (generalmente nell’interfila del frutteto stesso) e proteggendoli con reti o pagliarelle ombreggianti. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale L’AIL presenta un bassissimo livello di urbanizzazione e comprende il nucleo storico del comune di Carbonara di Nola che conserva ancora i caratteri dell’insediamento rurale.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità L’AIL presenta un bassissimo livello di urbanizzazione e l’assenza quasi totale di fattori storici e caratterizzanti dello sviluppo urbanizzativo del territorio.

7. Risorse paesistiche e ambientali

La morfologia articolata, la caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree boscate e delle aree agricole di alta valenza paesaggistica, che hanno conservato in gran parte la loro integrità dal punto di vista naturalistico, conferiscono al paesaggio una forte identità di paesaggio naturale.

L’Ail risulta interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8040013 Monti di Lauro Carbonara di Nola Palma Campania

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Una piccola parte dell’AIL rientra tra le aree di applicazione del DLGS 42/2004 art.142 come “Aree assegnate alle Università agrarie e zone gravate da usi civici.”

8. Criticità ambientali e funzionali

Di particolare rilevanza è la presenza di aree vaste e diffuse soggette a pericolosità frana.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

Il PTC propone per questo AIL un ampliamento del Parco Regionale del Sarno

Il piano per le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche dell’AIL prevede soprattutto misure di salvaguardia relative ai boschi e alle aree di valore naturalistico ed alla tutela del paesaggio agrario. Pertanto sinteticamente prevede:

Protezione della vegetazione esistente Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di intervento silvo-colturali (protezione anti-incendio, pulizia dei boschi, riforestazione con specie autoctone, piani di assestamento forestale che prevedano la riconversione verso forme di ceduo a turni più lunghi) con finalità prioritarie di tutela naturalistica, protezione idrogeologica, ricerca scientifica, funzione climatica e turistico-ricreativa, oltrechè produttiva Divieto di edificabilità, come previsto dalle linee guida del PTR per tutte le aree naturali Al fine di garantire la tutela dei siti “Rete Natura 2000” e di impedire il verificarsi di processi o attività che ne possano ridurre il grado di biodiversità, devono essere adottate tutte le misure di conservazione indispensabili, tra le quali, se necessario, appropriati piani di gestione specifici e/o integrati con gli altri strumenti di pianificazione Limitare all’indispensabile, in funzione dei valori ambientali e paesaggistici, gli ampliamenti e le rettifiche del sistema viario.

Tutela del paesaggio agrario Vincolo all’uso agricolo e divieto di modifica dell’ordinamento colturale e di abbattimento di piante di piante da frutto, ad esclusione dei casi di sostituzione per reimpianti. Divieto di edificabilità ad eccezione dell’edilizia rurale solo se strettamente funzionale all’attività agro-silvo-pastorale e non su aree naturali e semi-naturali. Predisposizione ed Attuazione specifici piani settoriali di Promozione/Incentivazione di interventi sulla forma di allevamento delle piante di olivo, finalizzati alla raccolta diretta dalla pianta, con contestuale eliminazione delle reti semi-permanenti, che in determinati periodi dellìanno possono anche ostacolare percorsi naturalistici.

Le superfici non boscate a forte pendenza e le cave potrebbero essere soggette a programmi di intervento di rinaturalizzazione e consolidamento con la piantumazione di specie antierosive. Date le pendenze, da non sottovalutare anche la funzione anti-erosiva svolta dagli inerbimenti.

Conservazione dei centri e nuclei

I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e della qualità del quadro di vita attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne devono essere conservati integralmente e valorizzati con appositi progetti di qualificazione i caratteri costitutivi di interesse generale. Tali caratteri strutturali sono individuati essenzialmente nella forma, nella riconoscibilità, nell’integrità e pregnanza culturale e nella stessa qualità prossemica dello spazio collettivo e nelle regole insediative tipo-morfologiche.

I centri storici sono considerati risorsa primaria ai fini dell’identità culturale e della qualità del quadro di vita attuale e futuro della popolazione provinciale. Pertanto ne devono essere conservati integralmente e valorizzati con appositi progetti di qualificazione i caratteri costitutivi di interesse generale. Tali caratteri strutturali sono individuati essenzialmente nella forma, nella riconoscibilità, nell’integrità e pregnanza culturale e nella stessa qualità prossemica dello spazio collettivo e nelle regole insediative tipo-morfologiche.

Contestualmente alla salvaguardia il piano prevede forme di promozione e sviluppo sostenibili: • Promozione di attività turistiche sostenibili: • Aumento competitività dell’offerta • Aumento della Biodiversità e della ecocompatibilità

10. Piani e programmi in corso L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano:

− PIT Area Nolana

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1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio Il territorio comprende il sistema insediativo pedemontano a est del monte Somma (Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscotrecase, , Boscoreale) con gli insediamenti sviluppatisi a corona lungo le pendici del Vesuvio, fino a pochi decenni fa ancora fortemente caratterizzati dall’attività agricola e da complessive condizioni di riconoscibilità e stabilità insediativa, ma interessati negli anni più recenti da fenomeni di crescita che hanno portato a saldare i centri lungo la viabilità principale e ad incrementare le aree di diffusione insediativa. L’area vesuviana interna, nei primi decenni del secolo, si configura come un territorio paesaggisticamente omogeneo, fortemente caratterizzato dal punto di vista agricolo, in cui si articola un sistema di centri di media e piccola dimensione, collegati da un’unica strada con orientamento est- ovest (SS 268) e da una viabilità secondaria trasversale di collegamento con la Via Appia (SS 7 bis). L’area presenta una sua riconoscibilità e si differenzia nettamente dall’area vesuviana costiera, anche perché poco relazionata all’area urbana napoletana; più forti appaiono le relazioni tra i comuni vesuviani, quelli dell’area pomiglianese - nolana e quelli dell’area dell’agro nocerino-sarnese. Dal punto di vista geomorfologico, il versante orientale del Somma-Vesuvio è costituito da coperture di prodotti piroclastici eterometrici e lave affioranti in aree di limitata estensione compresi in un intervallo altimetrico di 100–1000m (s.l.m.). Tale area è caratterizzata da una permeabilità variabile legata alla granulometria prevalente e da una vulnerabilità connessa prevalentemente: all’erosione e trasporto lungo gli impluvi fortemente incisi nelle coltri piroclastiche, alla vulnerabilità della falda medio–alta eccetto per la parte alta del versante Somma all’alta pericolosità vulcanica. Quindi, il Sistema geomorfologico ed idrogeologico è costituito dalle seguenti componenti: − le emergenze geomorfologiche sono costituite dal cratere e dal cono vulcanico del Vesuvio, dalle bocche eruttive affioranti e sepolte, dalle colate e dai banchi di lava affioranti, dall’orlo calderico del Somma affiorante e sepolto, dagli ulteriori orli craterici e calderici, dalle fratture eruttive affioranti e sepolte, dai colli, dai poggi e dalle creste, da valli e valloni, dal mare, dalla costa e dagli arenili, − le acque e la rete idrografica sono costituite dal sistema morfologico dei bacini e delle incisioni fluviali e comprende gli acquiferi superficiali e profondi, le sorgenti, il reticolo di drenaggio superficiale delle acque (alvei, lagni, torrenti, fossi) e le vasche di raccolta delle stesse. Il Sistema agricolo-forestale è costituito dalle seguenti componenti strutturali: − i boschi costituiti da pinete, castagneti, boschi misti a dominanza di latifoglie decidue, leccete,querceti, arbusteti,

− le aree agricole di elevato valore storico-culturale, comprensive delle sistemazioni agrarie tradizionali (terrazzamenti), e quelle frammentarie delle fasce periurbane e urbane. L’area presenta suoli ad alta biodiversità, vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica, ad elevata reattività ambientale e con un’elevata capacità di interagire con xenobiotici. Sono i suoli più fertili delle pianure della regione Campania. Per quanto riguarda le caratteristiche delle aree naturali e agrarie, queste sono caratterizzate da un elevato valore naturalistico, con una forte incidenza di zone naturali ad altissima biodiversità (32%), nella zona centrale dei rilievi del Vesuvio-Somma, circondata da una fascia coltivata a frutteti. Risultano quasi assenti sistemi colturali ad alto impatto ambientale e bassa o bassissima biodiversità. La presenza di agricoltura di pregio è caratterizzata da numerosi prodotti tipici (Vigneti DOC “Vesuvio”, “Albicocca vesuviana” IGP, Pomodorino “Piennolo del Vesuvio” DOP) e potrebbe essere ulteriormente diffusa dall’utilizzazione del marchio “Parco del Vesuvio”. Le aree naturali sono tutelate grazie alla presenza del Parco Nazionale del Vesuvio e di un SIC. Il territorio è vulnerabile ai dissesti idrogeologici a causa delle caratteristiche geo-litologiche.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL S - Vesuvio est Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 20 0,4% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 287 6,5% Aree e componenti d'interesse rurale 2465 55,9% Aree e componenti d'interesse urbano 1564 35,5% Aree di criticità e degrado 76 1,7% Aree complessive* 4413 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

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L’agricoltura dell’area ad est del Vesuvio è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo nella parte orientale (verso il Nolano) e dell’albicocco nella parte occidentale (verso il Vesuvio) e con diffusa presenza di melo e kaki. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. In quest’AIL i frutteti sono considerati fattori strutturanti del paesaggio in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche. Predomina il nocciolo nella parte orientale e l’albicocco nella parte occidentale. Nella parte occidentale (alle pendici del Vesuvio) sono presenti estese aree naturali.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi di conifere, di latifolie e misti 1055 ha pari al 14% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Cespuglieti 53 ha pari all’1 % della superficie

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e frutti minori 3129 ha pari al 41% della superficie Sistemi colturali complessi 719 ha pari al 9% della superficie Vigneti 61 ha pari all’1 % della superficie Terrazzamenti 50 ha pari all’1% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee 222 ha pari al 3 % della superficie

L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele. Ancora oggi nell’area vesuviana si produce oltre la metà della produzione regionale e il 20% di quella nazionale. Nell’area vesuviana è presente un’elevatissima biodiversità genetica in quanto sono ancora diffuse oltre 70 varietà ed ecotipi locali tra i quali si ricordano Barracca, Boccuccia Ntruppecosa, Ceccona, Monaco Bello, Portici, Palummella, S.Castrese, Vitillo, Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia Liscia e Boccuccia Spinosa, Portici, Vitillo, molti dei quali dall’inequivocabile origine dialettale partenopea. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. Alle falde del Vesuvio-monte Somma sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo, e da reperti archeologici, quali ad esempio alcuni resti carbonizzati di nocciole, esposti al Museo Nazionale di Napoli. La diffusione di questa coltura nel resto d’Italia sembra essere iniziata proprio a partire dalla Campania, tanto che già nel secolo XVII il commercio delle nocciole, in particolare verso altre nazioni, aveva una sua rilevanza economica.

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3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale I paesaggi agrari sono caratterizzati dalla interazione di diverse componenti relative alle caratteristiche colturali tipiche dell’area vesuviana, alle sistemazioni tradizionali che producono conformazioni del suolo di elevato valore storico-culturale(terrazzamenti e ciglionamenti), ai caratteri dell’infrastrutturazione rurale (strade poderali, siepi, muretti, pozzi e fossi di drenaggio) e ai modi dell’urbanizzazione agraria legata al presidio produttivo storico (l’architettura rurale di masserie, ville rustiche, “torrette”) e contemporaneo (residenze agrarie diffuse, serre). Tali paesaggi, soprattutto nei versanti più bassi del Vesuvio, sono stati modificati dall’espansione dei centri urbani pedemontani e costieri determinando fenomeni di frammentazione e insularizzazione delle aree agricole, di trasformazione delle qualità estetiche ed ecologico-ambientali tradizionali, di forte diffusione degli impianti serricoli. La presenza differenziata di tali componenticaratterizza i paesaggi del versante vesuviano e di quello sommano. In particolare si riconoscono: • i pettini ambientali della produzione agricola di qualità del versante sommano, • le matrici agrarie del versante vesuviano. I pettini ambientali della produzione agricola di qualità del versante sommano connotano il paesaggio agrario del versante medio e basso sommano e sommano-sarnese, incardinato sulle trame forti dei terrazzamenti, delle infrastrutture rurali (strade poderali, delimitazioni fondiarie), delle vie d’acqua e delle confinazioni colturali e costituito dalla presenza rilevante di territori agricoli, senza forti cesure rispetto ai centri urbani, la cui conservazione è legata alla conduzione nel tempo di interventi assidui di manutenzione attiva da parte dell’uomo. La salvaguardia fisica di tale paesaggio è fortemente ancorata alla valorizzazione della centralità produttiva dell’agricoltura in relazione alle sue enormi potenzialità di affermazione sui mercati e alle straordinarie opportunità per le produzioni di qualità di origine controllata. Le matrici agrarie del versante vesuviano connotano il vasto settore agricolo del Vesuvio meridionale ed orientale, in forte continuità con il manto boschivo delle leccete e delle pinete di impianto postbellico dei versanti alti, ancora integro nella sua qualità e continuità e fortemente segnato dalla matrice del palinsesto eruttivo che ne ha storicamente e ciclicamente modificato le forme e gli usi. La valorizzazione della individualità produttiva ed economica dell’agricoltura di questo versante, intrecciandosi con le istanze di manutenzione delle trame storiche e delle matrici agricole del suolo, è fortemente orientata alla tutela dell’integrità fisica, con l’obiettivo di rafforzarne la resistenza al processo di frammentazione e compromissione dei suoli che ha investito i territori immediatamente a valle. I luoghi storici dell’identità locale sono rappresentati dai centri, nuclei ed edifici storici che nella loro dinamica evolutiva e nel rapporto con il complesso dei segni permanenti e persistenti del territorio storico, svolgono un ruolo di particolare rilevanza nella costruzione dell’identità del sistema insediativo sommano-vesuviano. Tale rilevanza è stata profondamente messa in discussione dai processi urbanizzativi degli ultimi 50 anni che li ha spesso svuotati della loro “centralità” e complessità simbolica e funzionale e ne ha compromesso la riconoscibilità fisica, sociale e produttiva, con l’affermazione di nuovi modelli insediativi e abitativi, ad elevato consumo di suolo e tendenzialmente monofunzionali. Tuttavia, l’indiscutibile valore di riferimento che i centri storici continuano ad avere nella struttura e nell’immagine del territorio e nella memoria delle comunità, conduce a riconoscerne un forte peso fisico ed economico all’interno della nuova dimensione e del nuovo modello di sviluppo vesuviano, da costruire attraverso la riqualificazione e valorizzazione delle qualità fisiche e la reinvenzione di un ruolo centrale che passa attraverso l’introduzione di nuove funzioni di qualità e si concretizza con la costruzione di una strategia di rete connessa alla fruizione delle risorse storiche.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Il Sistema storico-insediativo è costituito dalle componenti su cui si è andata costruendo l’identità del sistema insediativo sommano-vesuviano, profondamente messa in discussione dai processi urbanizzativi degli ultimi 50 anni, ma che rappresentano ancora l’armatura portante della struttura insediativa territoriale e in particolare: aree ed emergenze archeologiche, centri e nuclei storici, tracciati storici di interesse territoriale e locale, edifici e complessi specialistici di interesse storico, architettonico e monumentale (conventi, chiese, cappelle, santuari, castelli, palazzi reali, torri, mura, …), masserie, ville vesuviane, parchi e giardini di interesse storico. Nel trentennio 1901-1931 i centri che presentano incrementi demografici più significativi sono Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno. A crescere dal punto di vista demografico sono dunque, sul versante orientale, i comuni di dimensione maggiore e prossimi all’area vesuviana costiera e ai centri della piana nocerino-sarnese; ad ovest quelli più vicini all’area del capoluogo. Nelle cartografie storiche del 1936 i centri dell’area si presentano compatti e distaccati: le espansioni insediative si concentrano prevalentemente ai margini dei nuclei storici centrali; sono poco significative le espansioni sia lungo la viabilità principale di livello territoriale, sia lungo la viabilità di collegamento intercomunale. Molto diffuse sono le case rurali e le masserie nei territori agricoli che si presentano estremamente variegati per la fitta trama dei canali, per i numerosi percorsi interpoderali, per la conformazione dei campi, per gli innumerevoli manufatti sparsi sul territorio. Dagli anni ‘60 anche nell’area vesuviana pedemontana ha inizio una crescita demografica ed edilizia significativa: notevole è l’incremento di Ottaviano (63%) che tende a saldarsi con l’insediamento di San Giuseppe Vesuviano.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Negli anni ‘80 lo sviluppo urbanizzativo investe in modo consistente i centri: ai nuclei storici che si caratterizzavano fino agli anni ‘50 come tessuti compatti e riconoscibili fortemente connessi al contesto ambientale, si giustappongono aree edificate molto estese che spesso presentano impianti incompiuti e sono scarsamente relazionate, sia dal punto di vista morfologico che funzionale, alle aree preesistenti e al contesto. Le espansioni dalle aree centrali si diramano in modo consistente lungo la viabilità territoriale e locale e comincia a determinarsi un’edificazione diffusa nel territorio agricolo che in alcune aree si presenta particolarmente densa sia per l’ampliamento di alcuni aggregati che per l’edificazione lungo la viabilità. L’edificazione degli ultimi venti anni, dal 1980 al 2000, si caratterizza prevalentemente come densificazione degli insediamenti, sia residenziali che produttivi, lungo le strade di collegamento intercomunale: attualmente le aree edificate si estendono verso i comuni limitrofi fino a saldare quasi gli insediamenti. Prevalgono in queste espansioni più recenti le funzioni commerciali di interesse sovracomunale, le attività produttive, le strutture turistico-ricettive. Le aree agricole, soprattutto quelle più vicine agli insediamenti, si alternano in modo casuale con le aree edificate, caratterizzandosi come aree residuali. L’assetto urbanistico dei centri denota condizioni abbastanza tipiche di realtà insediative rapidamente modificate nelle parti “centrali” nell’arco degli ultimi quattro decenni: condizioni modeste di vivibilità sia nelle zone urbane consolidate per un certo livello di congestione del traffico, per condizioni di degrado e abbandono dei tessuti storici, per morfologie contraddittorie, sia nelle zone di espansione recente, soprattutto in area agricola lungo la viabilità trasversale, per la commistione assolutamente casuale di funzioni e per i caratteri poco significativi e coerenti dell’edificazione

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Le direttrici delle centralità produttive e terziarie rappresentano i diversi assetti territoriali che alcuni rilevanti luoghi destinati alla produzione, al commercio e al tempo libero, assumono sui due versanti vesuviano e sommano, strutturandosi lungo le principali infrastrutture che li attraversano linearmente. In particolare per la zona Est si riconosce il policentrismo produttivo lungo la S.S. 268 Il policentrismo produttivo lungo la S.S. 268 è riconoscibile nel sistema delle aree produttive, molte delle quali ricadenti in Zone PIP esistenti o programmate, che disponendosi puntualmente all’interno degli spazi agrari del versante sommano si agganciano alla S.S. 268, costruendo una costellazione di potenziali nodi, principalmente connessi alla produzione e alla trasformazione dei prodotti agricoli di qualità, ma anche ad alcune funzioni specialistiche collettive I luoghi della diffusione produttiva fanno riferimento alla presenza di attività produttive consolidate e tradizionali, che connotano ambiti territoriali o specifici luoghi dell’area vesuviana, la cui forza identitaria ed economica ne consente una collocazione riconoscibile all’interno della struttura fisica ed economica complessiva. In particolare si riconoscono: • il distretto tessile di S. Giuseppe • i luoghi dell’artigianato lavico Il distretto tessile di S. Giuseppe rientra nell’area del PI Distretto Industriale S. Giuseppe Vesuviano, cui si accompagna il rilevante progresso della piccola impresa nel settore manifatturiero, oggi prevalentemente in condizione di forte commistione insediativa con il tessuto residenziale. Il rafforzamento di tale vocazione si lega alla razionalizzazione degli spazi e alla emersione delle condizioni diffuse di lavoro sommerso, attraverso la organizzazione di poli produttivi a partire dall’uso delle zone PIP previste. I luoghi dell’artigianato lavico si legano alla forte tradizione della lavorazione della pietra vulcanica acquisita dagli artigiani locali sia nel settore del recupero edilizio sia nei più recenti settori dell’oggettistica e della gioielleria; tale attività è da sostenere e incentivare indipendentemente dalla dismissione dei luoghi estrattivi, incompatibili dal punto di vista ambientale, attraverso l’impiego dei materiali già cavati ma soprattutto ricorrendo a materie prime di altra provenienza geografica.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Il sistema dei trasporti è presente nell’area vesuviana nel suo insieme con due componenti fondamentali: la strada e il ferro. Le componenti lineari (strada e ferro) cingono il cono del vulcano con anelli circolari alla base dei suoi versanti attraversando tutti i comuni della Zona rossa. Per ogni modalità il percorso circolare è scomponibile in due archi con caratteristiche sensibilmente diverse: l’uno,di minor lunghezza, nella stretta fascia tra il Vesuvio e il mare; l’altro, interno, ai margini della pianura tra il Vesuvio ed i primi contrafforti dell’Appennino. Le due parti si congiungono anche se non direttamente alle loro estremità occidentale ed orientale: ad occidente, in corrispondenza dell’ingresso a Napoli, e ad oriente nel triangolo tra Torre Annunziata, Striano e Scafati. Le carenze di queste “saldature” sono alla radice di quella “separatezza” che esiste tra i centri della costa e quelli interni. Nel settore stradale, che oggi permette di offrire risposta alla maggior parte della domanda di mobilità, sono presenti due livelli funzionali: il comprensoriale ed il locale. Il primo è rappresentato dalla nuova SS 268 del Vesuvio che, partendo dalla periferia orientale di Napoli, attraversa tutti i paesi a nord-ovest, a nord-est ed a sud-est del Vesuvio terminando nella zona di Pompei-Scafati.

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La SS 268 non è stata mai completata nel tratto terminale ad oriente dove però, sia pure con caratteristiche inferiori, raggiunge comunque la A3 chiudendo il percorso circolare. Recentemente ne è stato di deciso il raddoppio. Il secondo livello è alla scala locale ed è costituito da antiche strade statali che attraversano, il tessuto edificato di tutti i comuni rappresentato dal vecchio tracciato della SS 268, declassato a strada intercomunale. L’intera circonferenza di questa viabilità locale è oggi un susseguirsi di “corsi principali”, doppiati solo in qualche caso da circonvallazioni locali a causa dell’inadeguatezza del tracciato storico; sono strade tipicamente urbane per giacitura, geometria, frequentazione, attività lungo i bordi, interconnessioni con la rete viaria locale dei paesi. Il livello di servizio è molto scadente: in particolare nelle fasce orarie di punta del mattino, della sera e di mezzogiorno, la congestione è pari a quella dei centri delle grandi città. Il territorio ricadente nell’AIL insieme alla più ampia area vesuviana, si colloca rispetto al sistema dei trasporti di livello superiore (metropolitano e nazionale), in una posizione privilegiata. Lungo la costa, infatti, la A3 svolge ancora, accanto al ruolo di strada comprensoriale, anche quello di strada di collegamento con il nord e il sud d’Italia. All’interno è la direttrice della A30 Caserta- Salerno che, costituisce la portante per le relazioni con il resto dell’Italia, collegandosi alla A1 a Caserta verso il centro e il nord, alla A3 a Salerno verso il sud e alla A16 a Nola verso la costa adriatica. In termini di collegamenti ferroviari, la situazione è analoga. Lungo la costa è presente la linea FS Napoli- Salerno, tratto della linea nazionale tirrenica, utilizzata oggi anche per collegamenti metropolitani e regionali come parte della “Metropolitana regionale” della Campania. All’interno, a ridosso dei comuni vesuviani, corre il tracciato dell’Alta velocità/Alta capacità (AV/AC) che, in breve tempo, sostituirà quello costiero per i principali collegamenti nazionali, sia passeggeri che merci. Esistono inoltre altre due linee di Rete ferroviaria italiana (RFI): la Cancello-Codola-Salerno e la Cancello-Torre Annunziata. La prima è una tratta della linea nazionale Roma-Cassino-Cancello- Salerno, destinata prevalentemente al servizio merci (con lo smistamento di Maddaloni e gli interporti Sud Europa a Marcianise e Campano a Nola); la seconda è una linea molto poco usata di interesse al più comprensoriale che, con un tracciato trasversale alle principali direttrici di traffico convergenti su Napoli, attraversa una serie di comuni della Zona Rossa (Ottaviano, S. Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase). Quest’ultima linea è dotata di semplice binario elettrificato ed è quindi di modesta potenzialità. Il tracciato interessa a raso le viabilità comunali determinando condizionamenti e disfunzioni sia al traffico stradale che a quello ferroviario. È una risorsa da valorizzare anche se pone non pochi problemi per essere la sede stretta tra gli edifici circostanti e la domanda scarsa.

7. Risorse paesistiche e ambientali Tutti i comuni ricadenti nell’AIL sono sottoposti a vincolo gravante sull’intero territorio: • Boscoreale – D.M. 28.03.1985 • Boscotrecase - D.M. 08.09.1961 • Ottaviano – D.M. 02.09.1961 • San Giuseppe Vesuviano – D.M. 06.10.1961 • Terzigno 07.08.1961 • Trecase D.M. 08.09.1961 Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Chiesa di San Michele Arcangelo ad Ottaviano Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Ottaviano Augusto

Castello dé Medici, salita al Ottaviano Decreto Ministero Istruzione Pubblica del Castello 28/10/1913

Masseria San Domenico, via San Ottaviano Domenico

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Chiesa di Santa Maria la Scala in San Giuseppe Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 località omonima Vesuviano

Ville rustiche al Mauro vecchio Terzigno

Villa Bifulco e parco, viale Terzigno Decreto Ministero Istruzione Pubblica del Vanvitelli 12/08/1970

Cave di pietra lavica, lave del Terzigno Mauro

Cave di pietra lavica, lave Terzigno Caposecchi

Parrocchiale dell’ Ave Gratia Plena, Boscotrecase Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 contrada Annunziatella

Parrocchiale della Immacolata Boscoreale Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Concezione, via Cirillo

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030036 Vesuvio Boscoreale Boscotrecase Terzigno

SIC IT8030021 Monte Somma Ottaviano San Giuseppe Vesuviano Terzigno

ZPS IT 8030037 Vesuvio e Monte Somma Boscoreale Boscotrecase Terzigno Ottaviano San Giuseppe Vesuviano

8. Criticità ambientali e funzionali

L’AIL VESUVIO EST ricade completamente nel perimetro della Zona Rossa del Vesuvio individuata dalla L.R. 21/2003 come area a alto rischio vulcanico e sismico; l’area è quindi caratterizzata da numerosi elementi di criticità:

− Rischio vulcanico − Rischio sismico − Rischio geomorfologico e idrogeologico − Compromissione ecologico-ambientale − Degrado morfologico-insediativo − Disagio urbanistico − Disagio abitativo, sociale ed economico − Debolezza della rete infrastrutturale

Il rischio geomorfologico e idrogeologico richiama le condizioni di vulnerabilità del territorio connesse alla struttura idrogeomorfologica e in particolare: nel versante medio-alto del Somma, il rischio idrogeomorfologico presenta una fitta struttura idrografica all’interno degli insediamenti pedemontani, che si sovrappone alla compromissione ecologico-ambientale dovuta alla presenza di alvei strada e alvei tombati, nel versante vesuviano pedemontano, il rischio idraulico si associa, in generale, ad una forte compromissione ambientale connessa alla frammentazione delle aree agricole e alla interruzione della continuità degli alvei; sullo stesso versante condizioni di criticità riguardano gli insediamenti periurbani fortemente interrelati al processo di consumo di suolo agricolo e dunque di interruzione della continuità ecologico-ambientale.

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

La compromissione ecologico-ambientale si riferisce alle condizioni di alterazione ambientale connesse principalmente a processi di antropizzazione poco attenti agli equilibri ecologici. In particolare, tali condizioni riguardano la compromissione sia della continuità delle reti ecologiche ancorate al sistema delle aree agricole e degli alvei, sia di specifici siti inquinati o investiti da processi di deterioramento ambientale Il degrado morfologico-insediativo mette in evidenza le condizioni di squilibrio dei tessuti edificati, in particolare le condizioni di squilibrio sono riconoscibili nell’assenza di una regola insediativa unitaria e la prevalente ricerca del massimo sfruttamento dei lotti edificabili, con conseguenze in termini di alta densità edilizia, strade e spazi aperti di relazione sottodimensionati rispetto all’edificato, nonché nella scarsa relazione con la struttura urbana e la prevalente tendenza alla creazione di “recinti” isolati o di sacche intercluse, indifferenti alle relazioni con il contesto o in stato di marginalità. Il disagio urbanistico ha lo scopo di mettere in evidenza i principali sintomi di criticità connessi soprattutto ad un uso intensivo del territorio, fortemente squilibrato a favore della residenza. Il disagio fisico-abitativo, sociale ed economico, mette in evidenza le principali criticità connesse soprattutto alle condizioni di inadeguatezza abitativa e socio-economica. In particolare, gli indicatori considerati sono le aree ad elevato indice di affollamento, le aree ad elevata presenza di patrimonio abitativo non utilizzato, le aree con elevata presenza di popolazione disoccupata e in cerca di prima occupazione e basso livello di istruzione della popolazione. La debolezza della rete infrastrutturale, infine, mette in evidenza i punti di crisi del sistema dal punto di vista del funzionamento ottimale della rete, ma anche in relazione alle esigenze connesse all’emergenza della fuga in caso di evento. In particolare l’indicatore assunto è quello relativo ai punti di scarsa integrazione tra diverse infrastrutture di trasporto (gomma/ferro/mare).

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

L’orientamento progettuale si fonda sulla esistenza di un piano specifico per tutta l’area vesuviana: infatti ai sensi della L.R. 21/2003, dedicata al “rischio vesuvio” è stato redatto il “Piano Strategico Operativo per i comuni del vesuviano a rischio di eruzione” che ha sancito l’immediata inedificabilità a scopo residenziale per tutti i 18 comuni ricadenti nella Zona Rossa, contestualmnete alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, prevedendo, inoltre, interventi sulla viabilità atti a migliorare le vie di fuga. Contestualmente ad interventi dffusi su tutto il territorio vesuviano (18 comuni) volti a mitigare i rischi e le criticità sopra menzionati, il PSO individua per ciascun comune delle “Aree Programma”, zone del territorio destinate alla realizzazione di interventi puntuali di rigenerazione nelle aree di trasformazione e sviluppo. L’obiettivo del PSO di mitigazione del rischio vulcanico attraverso misure di decompressione e di decongestionamento volte a promuovere attività turistiche e sociali in sostituzione di edilizia residenziale diventa linea strategica del PTC: infatti il piano destina ad altre aree del territorio provinciale (aree di densificazione), la quota residenziale sottratta ai comuni vesuviani. Il Piano inoltre, recepisce le aree programma del PSO come progetti attuativi e in particolare: 1. Comune di Ottaviano – Parco urbano lungo l’alveo Zennillo 2. Comune di San Giuseppe – Parco urbano e agricolo lungo l’alveo Pianillo 3. Comune di Terzigno – Parco urbano e agricolo lungo l’alveo Fornillo 4. Comune di Boscotrecase – Centro servizi per i prodotti viti-vinicoli vesuviani 5. Comune di Trecase – Il centro storico come nuova porta al Parco Nazionale del Vesuvio

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR l’AIL “VESUVIO EST” ricade in parte nel STS “SAN GIUSEPPE VESUVIANO” a dominante rurale-manifatturiera, , e in parte nel STS “MIGLIO TORRESE” a dominante paesistico-ambientale- culturale. Per l’STS “SAN GIUSEPPE VESUVIANO” (Costituito dai Comuni di Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino,, San Giuseppe Vesuviano, Striano e Terzigno) si prevede: Rafforzamento del sistema produttivo-manufatturiero attraverso adeguata offerta di aree attrezzate e di servizi alle imprese; incremento ed integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio); realizzazione di servizi di supporto alla stazione dell’ alta velocità di Striano. Necessario supporto è il potenziamento della linea Torre Annunziata-Cancello. Per il STS “MIGLIO TORRESE” (Costituito dai Comuni di Boscoreale, Boscotrecase, , Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, , Trecase, , , , Gragnano, Lettere, Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate e ) si prevede: Blocco delle potenzialità di crescita dell’insediamento residenziale per i comuni dell’Area a rischio vulcanico, dato il rischio di catastrofe, integrazione di servizi urbani di livello superiore e di servizi a l turismo naturalistico (parco del Vesuvio) e culturale anche cogliendo in particolare le opportunità

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli offerte dal riuso delle aree industriali dimesse, promozione di servizi legati a l l e a t t i vità portuali (in particolare crocieristiche) ed alla cantieristica; valorizzazione, in ambito urbano, del “polo del corallo” (Torre del Greco); integrazione di servizi urbani di livello superiore; valorizzazione delle attività legate alla formazione universitaria ed alla ricerca attraverso la promozione di servizi. Promozione di servizi legati alle attività portuali qualificazione ed incremento deiservizi al turismo (termale, naturalistico - Monti Lattari; culturale - patrimonioarcheologico) L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: P I T Vesevo; P I T Distretto Industriale di San Giuseppe Vesuviano. L’AIL ricade nel Parco Nazionale del Vesuvio, quindi è soggetto al Piano Pluriennale Economico e Sociale del Parco, finalizzato ad individuare misure di politica economica locale, azioni e progetti di sostegno alla trasformazione e alla crescita economica che, compatibilmente con le indicazioni del Piano del Parco, possono contribuire al processo di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali ai fini dello sviluppo economico e sociale delle comunità locali. Infine, come già illustrato prima, l’AIL rientra nella Zona Rossa del PSO, ai sensi della L.R. 23/2003, adottato dal Consiglio Provinciale con Delibera n. 99 del 29/10/07 e in fase di approvazione definitiva presso la Regione.

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’area comprende il territorio che si articola lungo la costa da S.Giorgio a Cremano a Torre Annunziata e che interessa il versante meridionale del Vesuvio. La morfologia articolata e varia, la forte caratterizzazione geologica, la rilevanza delle aree naturali, la struttura insediativa storica conferiscono al paesaggio vesuviano costiero una forte riconoscibilità. Negli ultimi decenni l’equilibrio delle diverse componenti territoriali è stato progressivamente compromesso e le dinamiche trasformative più recenti hanno assunto una tale entità da determinare vere e proprie aree di crisi ambientale (forte pressione antropica; insediamenti concentrati e diffusi in area agricola; espansione illegale del costruito; processi evidenti di degrado, abbandono, congestione). Dal punto di vista geomorfologico, il versante meridionale del Somma–Vesuvio è costituito da lave e depositi piroclastici compresi in un intervallo altimetrico di 100-1500m (s.l.m.). Nelle zone in cui affiora la lava la permeabilità per fessurazione è talora piuttosto elevata mentre nelle zone in cui affiorano i depositi piroclastici è legata alla granulometria prevalente. La vulnerabilità di tali macrozone è connessa prevalentemente ai fenomeni di trasporto solido, limitati rispetto al versante settentrionale alla vulnerabilità della falda media e all’alta pericolosità vulcanica. L’area presenta suoli ad alta biodiversità (40.3 %), vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica, ad elevata reattività ambientale e con un’elevata capacità di interagire con xenobiotici. Sono i suoli più fertili delle pianure della regione Campania. Nel settore sud-occidentale di quest’area troviamo anche suoli sottili (26.2%) presenti su lave e tufi, con una granulometria grossolana, permeabili, a bassa resilienza: la capacità di tamponare effetti di degrado fisico e chimico è molto limitata.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL T - Fascia vesuviana costiera Ha %

Aree e componenti d'interesse naturalistico 179 3,7% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 692 14,4% Aree e componenti d'interesse rurale 2128 44,3% Aree e componenti d'interesse urbano 1707 35,5% Aree di criticità e degrado 77 1,6% Nodi e reti per la connettività territoriale 24 0,5% Aree complessive* 4807 100,0%

2. Aree di interesse naturalistico e rurale L’agricoltura dell’area vesuviana viene effettuata in aree residuali ormai comprese all’interno di un tessuto variamente urbanizzato. Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, la fascia costiera è la zona più critica della provincia di Napoli, dal punto di vista ambientale. E’ una delle aree più densamente abitate, in cui le superfici urbanizzate rappresentano il 68% del totale e presenta una inquietante diffusione di serre (14% della superficie totale) all’interno del tessuto urbano, con conseguenti altissimi livelli di impatto ambientale. Quasi assenti sono le zone naturali, mentre discreta è la presenza di sistemi frutticoli ad alta biodiversità (12%). Sono stati considerati strutturanti del paesaggio dell'area costiera vesuviana, i frutteti spesso promiscui e tutte le residue aree naturali che predominano verso le pendici del Vesuvio. Destano particolare preoccupazione le serre diffuse fin dentro i centri abitati, che possono rappresentare una delle principali fonti di inquinamento, ma che garantiscono redditi soddisfacenti agli addetti e comunque rappresentano il paesaggio agrario tipico dell'area.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi di conifere, di latifolie e boschi misti 876 ha pari al 21% della superficie

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ALTRE AREE DI INTERESSE

Aree con vegetazione rada e cespuglieti, 68 ha pari al 2 % della superficie

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e frutti minori 304 ha pari al 7% della superficie Sistemi colturali complessi 681 ha pari al 17% della superficie Terrazzamenti 2 ha pari allo 0.1% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee 101 ha pari al 2 % della superficie

Serre 255 ha pari al 6% della superficie

Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP. L’albicocco copre attualmente circa 2000 ha e fornisce oltre 400.000 t di prodotto. La recente istituzione del marchio IGP, non ancora pienamente decollato, si propone di valorizzare le albicocche vesuviane che al momento sono vendute sul mercato senza riconoscimento della propria origine. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. Alle falde del Vesuvio-monte Somma sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale . I paesaggi agrari sono caratterizzati dalla interazione di diverse componenti relative alle caratteristiche colturali tipiche dell’area vesuviana (orti arborati, castagneti da frutto, frutteti, oliveti, vigneti), alle sistemazioni tradizionali che producono conformazioni del suolo di elevato valore storico-culturale (terrazzamenti e ciglionamenti), ai caratteri dell’infrastrutturazione rurale (strade poderali, siepi, muretti, pozzi e fossi di drenaggio) e ai modi dell’urbanizzazione agraria legata al presidio produttivo storico (l’architettura rurale di masserie, ville rustiche, “torrette”) e contemporaneo (residenze agrarie diffuse, serre). Tali paesaggi, soprattutto nei versanti più bassi del Vesuvio, sono stati modificati dall’espansione dei centri urbani pedemontani e costieri determinando fenomeni di frammentazione e insularizzazione delle aree agricole, di trasformazione delle qualità estetiche ed ecologico-ambientali tradizionali, di forte diffusione degli impianti serricoli. La presenza differenziata di tali componenti caratterizza i paesaggi del versante vesuviano. In particolare si riconoscono:

• le matrici agrarie • le persistenze agrarie del periurbano costiero • il vuoto denso della produzione serricola intensiva

Le matrici agrarie del versante vesuviano connotano il vasto settore agricolo del Vesuvio meridionale ed orientale, in forte continuità con il manto boschivo delle leccete e delle pinete di impianto postbellicodei versanti alti, ancora integro nella sua qualità e continuità e fortemente segnato dalla matrice del palinsesto eruttivo che ne ha storicamente e ciclicamente modificato le forme e gli usi. La valorizzazione della individualità produttiva ed economica dell’agricoltura di questo versante, intrecciandosi con le istanze di manutenzione delle trame storiche e delle matrici agricole dell’organizzazione del suolo, dei complessi e sapienti sistemi di governo delle acque, è fortemente orientata alla tutela dell’integrità fisica, con l’obiettivo di rafforzarne la resistenza al processo di frammentazione e compromissione dei suoli che ha investito i territori immediatamente a valle.

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Le persistenze agrarie del periurbano costiero connotano il paesaggio agrario del versante medio e basso vesuviano, laddove la forte espansione urbana spesso incontrollata, ha aggredito il territorio agricolo, conducendo ad una progressiva frammentazione e ad una conseguente marginalizzazione anche del ruolo produttivo. Il processo di frammentazione rende più emergente il tema della salvaguardia fisica di tali aree che devono assumere il nuovo ruolo di elementi costitutivi essenziali per la continuità ecologica dal Vesuvio verso il mare.

Il vuoto denso della produzione serricola intensiva caratterizza la fascia costiera, con particolare intensità nell’area torrese, in cui la presenza cospicua e diffusa di impianti serricoli consente di riconoscere una vera e propria città delle serre.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità L’area vesuviana costiera si configura nei primi decenni del ‘900 come un’area che offre una serie di vantaggi dal punto di vista insediativo: la stretta continuità con la città di Napoli determinata dalla percorrenza storica longitudinale che da via Marina prosegue senza interruzioni nel “Miglio d’Oro”; il carattere consolidato dell’urbanizzazione storica e l’elevata qualità dei tessuti insediativi (i casali di Pazzigno, S.Giovanni, Barra; le numerose ville nobiliari con estese aree verdi; le aree archeologiche); l’elevata accessibilità determinata dalle recenti infrastrutture viarie e di trasporto: la linea ferroviaria Napoli-Portici inaugurata nel 1839, la linea della circumvesuviana, l’autostrada A3 Napoli - Salerno. L’estesa zona industriale ad est della città di Napoli, prevista dalla Legge speciale per il risorgimento economico della città di Napoli del 1904 e attuata progressivamente negli anni ‘20 e ‘30, insieme alle più antiche sedi industriali di Torre Annunziata e Castellammare conferiscono all’area vesuviana costiera, nei primi decenni del secolo, un carattere di vivacità economica e territoriale tale da indurre un forte incremento di popolazione. Fino agli anni Trenta i nuovi insediamenti residenziali si concentrano prevalentemente lungo la viabilità principale di collegamento intercomunale in continuità con i tessuti storici preesistenti; negli anni successivi, invece, la nuova edificazione si articola su nuovi assi stradali trasversali di collegamento tra i nuclei abitati e l’autostrada. In questi anni le aree edificate cominciano ad espandersi, ma le relazioni tra sistema naturale e sistema insediativo sono ancora stabili ed il paesaggio vesuviano ha ancora una forte riconoscibilità sia nelle aree costiere con la organizzazione mare-costa-insediamenti, sia nelle aree agricole con la presenza caratterizzante di casali e masserie alternate ad ampie aree coltivate ed aree di alta naturalità. Nel ventennio 1931-1951 i comuni dell’area vesuviana costiera confermano complessivamente il trend di crescita dei decenni precedenti: tutti i centri registrano un incremento di popolazione del 40-50%. Dal 1951 al 1971 l’area vesuviana costiera registra un incremento complessivo pari al 54%: crescono più di tutti i comuni di San Giorgio a Cremano (incremento del 154%), Portici ( incremento del 115%), Pompei e Torre del Greco (incremento di circa il 40%). L’espansione edilizia in questi anni diventa massiccia: l’edificazione si infittisce lungo la viabilità già esistente e a partire dagli anni ‘60 si determina la fusione lineare tra Torre del Greco e Torre Annunziata; la nuova edificazione si spinge dalla costa lungo il fiume Sarno verso l’agro nocerino con la saldatura tra Pompei e Scafati; nei comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano le aree urbanizzate occupano gran parte delle aree tra la strada statale e l’autostrada Napoli-Salerno con estesi quartieri residenziali ed edifici multipiano. Le espansioni residenziali si allargano anche a monte dell’autostrada, lungo le pendici più basse del Vesuvio: a San Giorgio a Cremano l’edificato risale verso l’area in espansione di San Sebastiano; ad Ercolano si fa più diffusa l’edilizia sparsa e cominciano a ampliarsi alcuni nuclei preesistenti . Lungo la fascia costiera vesuviana, dall’inizio degli anni ‘60 si viene dunque a determinare la saldatura delle aree urbane e a formarsi la conurbazione vesuviana nella quale tutto comincia a perdere riconoscibilità: la nuova edificazione prevalentemente residenziale ed intensiva si giustappone e sovrappone ai tessuti storici e si impone in modo assolutamente indifferente ai valori e alle qualità dei luoghi. Anche il rapporto con il mare progressivamente si affievolisce: la barriera fisica costituita dalla ferrovia, le nuove espansioni edilizie che occupano le aree dei giardini delle ville vesuviane, la carenza di adeguati percorsi pedonali e ciclabili o di strade costiere, il declino delle attività legate alla pesca e alla cantieristica determinano un isolamento della costa e l’impossibilità, a tratti, di percepire la presenza del mare

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Le direttrici delle centralità produttive e terziarie rappresentano i diversi assetti territoriali che alcuni rilevanti luoghi destinati alla produzione, al commercio e al tempo libero, assumono sui due versanti vesuviano e sommano, strutturandosi lungo le principali infrastrutture che li attraversano linearmente. In particolare si riconoscono:

• le strade del tempo libero e del grande commercio lungo la direttrice autostradale, • il sistema delle nuove centralità connesse alle stazioni della Metropolitana Regionale costiera.

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Le strade del tempo libero e del grande commercio lungo la direttrice autostradale sono rappresentate dalle due principali direttrici lineari della autostrada NA-SA e della Benedetto Cozzolino che attraversano il versante vesuviano costituendo un elemento di forte accessibilità territoriale e dunque di attrazione per attività centrali come quelle connesse alla grande e media distribuzione commerciale, alla ristorazione e al tempo libero, in una sequenza più o meno continua scandita dai nodi degli svincoli.

Il sistema delle nuove centralità connesse alle stazioni della Metropolitana Regionale costiera è riconducibile alle modificazioni indotte dalla trasformazione della linea FS costiera in Metropolitana Regionale, attraverso la realizzazione di nuove stazioni e la riqualificazione di quelle esistenti, in grado di definire nuove appetibilità localizzative per attività di servizio e, quindi, costruire una nuova geografia di centralità terziarie e ricreative. Tale propensione è fondata sia sul potenziamento e sulla valorizzazione delle funzioni centrali esistenti lungo la costa, connesse soprattutto alla ristorazione e tempo libero, sia sulla introduzione, soprattutto nel sistema di aree dimesse esistenti, di nuove funzioni centrali.

I luoghi della diffusione produttiva fanno riferimento alla presenza di attività produttive consolidate e tradizionali, che connotano ambiti territoriali o specifici luoghi dell’area vesuviana, la cui forza identitaria ed economica ne consente una collocazione riconoscibile all’interno della struttura fisica ed economica complessiva. In particolare si riconoscono:

• il polo mercatale del riciclaggio tessile di Ercolano • la rete produttiva del corallo di Torre del Greco

Il polo mercatale del riciclaggio tessile di Ercolano fa riferimento allo storico mercato degli stracci di Resina, divenuto parte dell’identità del centro storico, la cui significatività culturale ed economica è riconosciuta e sostenuta anche da iniziative e programmi di riqualificazione avviati dall’amministrazione comunale.

La rete produttiva del corallo di Torre del Greco è connessa alla storica e tipica tradizione della lavorazione di questo materiale che ha configurato uno dei centri produttivi più rilevanti della Campania, articolato in piccole unità la cui messa in rete costituisce una naturale propensione di rafforzamento,valorizzazione e sviluppo come dimostra la proposta imprenditoriale di una specifica “città del corallo”.

I poli della portualità, componenti strutturanti del paesaggio e dell’economia costieri, si ancorano all’idea che i porti costituiscano nuove centralità connesse ad un sistema integrato di accessi. In particolare il riferimento è ai porti di Torre Annunziata, di Torre del Greco e del Granatello, in cui la costruzione di una nuova intermodalità vie del mare/linea metropolitana regionale/trasversali di connessione con il Vesuvio, diviene occasione per attivare processi integrati di valorizzazione delle risorse esistenti e di riqualificazione fisica e funzionale delle aree o edifici compromessi (impianti dimessi, quartieri di frangia). In una strategia di differenziazione e di integrazione delle vocazioni si individuano:

• il polo complesso di Torre Annunziata • il polo turistico di Torre del Greco • il polo storico del Granatello.

Il polo complesso di Torre Annunziata, connotato dalla presenza di attività differenziate (commerciali, produttive, diportistiche e della pesca) ed in stretta continuità con il complesso dei lidi termali, è orientato al consolidamento del carattere di complessità e integrazione tra funzioni diversificate, e soprattutto al potenziamento del settore innovativo della cantieristica nautica

Il polo turistico di Torre del Greco è connotato, oltre che dalla tradizionale attività di pesca, dalla rilevante presenza di aree occupate da insediamenti produttivi dismessi, fra i quali anche gli storici Molini Meridionali Marzoli, la cui trasformazione e riconversione rappresenta un’importante opportunità, soprattutto in termini di spazi disponibili per la costruzione di un nuovo assetto di sviluppo in chiave turistico-culturale.

Il polo storico del Granatello, terminale a mare del Parco della Reggia di Portici, connotato dall’esistenza di piccole attività per la ristorazione e artigianali è prioritariamente votato a rivestire un ruolo di centralità turistico-culturale e ricreativa, ulteriormente rafforzato dalla condizione di potenziale polo intermodale dovuta alla prossimità con la stazione FS costiera e al raccordo con il sistema di risalita meccanizzata al Vesuvio prevista dal Piano del Parco Nazionale del Vesuvio.

Gli spazi del turismo balneare richiamano il sistema degli arenili costieri localizzati a ridosso del Molo del Granatello, in prossimità del Porto e lungo la via litoranea di Torre del Greco e presso il Porto di Torre Annunziata, oggi fortemente sacrificati dalla cesura tra il mare e le città costiere lungo la linea ferroviaria, messi a rischio dai processi di erosione provocati dall’alterazione del reticolo delle acque e da una disorganica politica di protezione, compromessi e condizionati dalle condizioni critiche di inquinamento delle acque del Golfo. Questo sistema tuttavia rappresenta una delle risorse del litorale costiero più importanti sia in una prospettiva di sviluppo turistico sia in una dimensione di riappropriazione da parte della popolazione locale, rendendo quanto mai opportuna l’attivazione di un complesso di azioni volte al recupero ambientale e alla riconfiguazione fisico-morfologica del litorale. In questa direzione diviene particolarmente significativo rafforzare le specifiche identità fisiche e d’uso dei luoghi, riconoscendo tre principali propensioni:

• la balneazione storica di Portici, connessa ai bagni della Regina al Granatello, • il lungomare attrezzato di Torre del Greco, ancorato alla valorizzazione della litoranea, • i lidi termali di Torre Annunziata, connessi al rafforzamento della presenza delle terme.

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6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Il sistema dei trasporti è presente nell’area vesuviana nel suo insieme con tre delle componenti fondamentali: la strada, il ferro, il mare. Le componenti lineari (strada e ferro) cingono il cono del vulcano con anelli circolari alla base dei suoi versanti attraversando tutti i comuni della Zona Rossa del Vesuvio. Per ogni modalità il percorso circolare è scomponibile in due archi con caratteristiche sensibilmente diverse: l’uno, di minor lunghezza, nella stretta fascia tra il Vesuvio e il mare; l’altro, interno, ai margini della pianura tra il Vesuvio ed i primi contrafforti dell’Appennino. Le due parti si congiungono anche se non direttamente alle loro estremità occidentale ed orientale: ad occidente, in corrispondenza dell’ingresso a Napoli, ed a oriente nel triangolo tra Torre Annunziata, Striano e Scafati. Le carenze di queste “saldature” sono alla radice di quella “separatezza” che esiste tra i centri della costa e quelli interni. Nel settore stradale, che oggi permette di offrire risposta alla maggior parte della domanda di mobilità, sono presenti due livelli funzionali: il comprensoriale ed il locale. Il primo, è rappresentato lungo l’arco costiero dall’A3 Napoli-Pompei e lungo l’arco interno, dalla nuova SS 268 del Vesuvio che, partendo dalla periferia orientale di Napoli, attraversa tutti i paesi a nord-ovest, a nord-est ed a sud-est del Vesuvio terminando nella zona di Pompei-Scafati. L’A3 è un’autostrada di buone caratteristiche ma in saturazione per molte ore del giorno. Sono in corso lavori che ne incrementeranno la capacità migliorandone il livello di servizio. Il secondo livello è alla scala locale ed è costituito dalla SS 18 Tirrena inferiore che lungo la costa attraversa con continuità di tracciato tutti i comuni all’interno del tessuto edificato. Tale viabilità locale è oggi un susseguirsi di “corsi principali” dei paesi attraversati, doppiati solo in qualche caso da circumvallazioni locali. Sono strade tipicamente urbane per giacitura, geometria, frequentazione, attività lungo i bordi, interconnessioni con la rete viaria locale dei paesi. Il livello di servizio è molto scadente: in particolare nelle fasce orarie di punta del mattino, della sera e di mezzogiorno, la congestione è pari a quella dei centri delle grandi città. Nel settore ferroviario esiste un anello rappresentato dalle tre linee della Circumvesuviana: a sudovest la Napoli-Torre Annunziata, a nord-ovest ed a nord-est la Napoli-Ottaviano-Poggiomarino ed a sudest la Torre Annunziata-Poggiomarino. Tra le tre linee non vi è continuità di binari di corsa così che non è possibile organizzare servizi che percorrino l’intero periplo del Vesuvio mentre è possibile trasbordare da un treno ad un altro in corrispondenza di stazioni comuni alle diverse linee Lungo la costa è presente la linea FS Napoli- Salerno, tratto della linea nazionale tirrenica, utilizzata oggi anche per collegamenti metropolitani e regionali come parte della “Metropolitana regionale” della Campania. All’interno, a ridosso dei comuni vesuviani, corre il tracciato dell’Alta velocità/Alta capacità (AV/AC) che, in breve tempo, sostituirà quello costiero per i principali collegamenti nazionali, sia passeggeri che merci. Esistono inoltre altre due linee di Rete ferroviaria italiana (RFI): la Cancello-Codola-Salerno e la Cancello-Torre Annunziata. La prima è una tratta della linea nazionale Roma-Cassino-Cancello-Salerno, destinata prevalentemente al servizio merci (con lo smistamento di Maddaloni e gli interporti Sud Europa a Marcianise e Campano a Nola); la seconda è una linea molto poco usata di interesse al più comprensoriale che, con un tracciato trasversale alle principali direttrici di traffico convergenti su Napoli, attraversa una serie di comuni della Zona rossa (Ottaviano, S. Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase). Concludono il panorama delle infrastrutture di trasporto le componenti puntuali del sistema e cioè i porti tra i quali, di rilevanza nazionale ed internazionale sono a Napoli e a Salerno, raggiungibili utilizzando il sistema stradale ai confini della Zona Rossa per il porto di Napoli e l’A3 da Torre Annunziata per quello di Salerno. Porti locali sono a Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata e Castellammare. Fa capo a questi porti un servizio di trasporto locale via mare (“Metrò del mare”) attivato da alcuni anni e che sta riscuotendo un elevato gradimento. Torre Annunziata e Castellammare hanno possibilità di ospitare anche navi di dimensioni medie se non, entro certi limiti, grandi, sia passeggeri che merci. Gli altri porti hanno invece una naturale vocazione per il diporto e non hanno, comunque, fondali e specchi d’acqua adatti ad un traffico mercantile.

7. Risorse paesistiche e ambientali Tutti i comuni ricadenti nell’AIL sono sottoposti a vincolo gravante sull’intero territorio: • San Giorgio a Cremano – D.M. 28.03.1985 • Portici - D.M. 04.10.1961 • Ercolano – D.M. 17.08.1961 • Torre del Greco – D.M. 20.01.1964 • Torre Annunziata- 09.04.1963 Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo;

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana. Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Villa Pignatelli di Montecalvo, San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali largo Arso Cremano del 19.10.1976

Villa Ummarino, via Gramsci San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Carsana e Chiesa San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali dell’Addolorata, via Pessina Cremano del 19.10.1976

Villa Cerbone-Villa Leone (ex San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Berio ex Vargas Macchucca), via Cremano del 19.10.1976 Pessina

Villa Caracciolo di Forino-Villa San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Menale–Villa Righi-Villa Cremano del 19.10.1976 Zampaglione, via Pessina

Villa Avallone(ora Tufarelli)-Villa San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Galante-Villa Giarrusso Maria- Cremano del 19.10.1976 Villa Olimpia, via Pessina

Villa Borrelli-Villa Carafa San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Percuoco-VillaGalante, via Buozzi Cremano del 19.10.1976

Villa Tanucci, via De Gasperi San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Vannucchi, via Roma San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Salvetella, via S.Anna San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Siniscropi, via Pittore San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Pizzicato, via Pittore San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Bonocore,via Manzoni San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Cosenza(ex Vannucchi)-Villa San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Giulia o De Marchi, via Cavalli di Cremano del 19.10.1976 Bronzo

Villa Bruno, via Cavalli di Bronzo San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Marulli, via Bernabò San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Tufarelli di sotto, via San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Tufarelli Cremano del 19.10.1976

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Villa Lignola, via G.A.Galante San Giorgio a Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Cremano del 19.10.1976

Villa Jesu-Villa Marullier, via Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Pessina-Villa Starita, Cupa Farina del 19.10.1976

Villa Ragozzino, via Dalbono Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Serra di Cassano-Villa Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Sorvillo, via Zumbini del 19.10.1976

Villa Mascolo,via Scalea Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Amoretti, via Moretti Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo di Fiore, via Zumbini Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Zelo, via Addolorata Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa D’Amore, via F. De Gregorio Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Colleggio Landriani, via Gravina Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Meola, via Marconi Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Esedra ex Villa Bruno, largo Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Riccia-Villa Savonarola del 19.10.1976

Palazzo Lauro lancellotti, Corso Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Garibaldi del 19.10.1976

Villa Maria, Corso Garibaldi Portici Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione del 27.03.1964

Villa Menna-Palazzo, Corso Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Garibaldi del 19.10.1976

Villa Gallo-Palazzo, Corso Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Garibaldi del 19.10.1976

Palazzo Evidente, Corso Garibaldi Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Capuano(ora Villa Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Materi), piazza San Ciro del 19.10.1976

Villa Emilia-Palazzo-Palazzo, Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Corso Garibaldi del 19.10.1976

Palazzo Mascabruno(ex Palazzo Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Reggia Scuderia), via Università del 19.10.1976

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Palazzo Valle (ex Quartiere Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Guardie del Corpo), via Università del 19.10.1976

Villa d’Elboeuf, Granatello Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Palazzo Reale(Reggia di Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Portici), via Università del 19.10.1976

Villa Bidieri, Corso Garibaldi Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del…………

Museo Ferroviario di Pietrarsa Portici Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma 1

Chiesa e Convento di Portici Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Sant’Antonio, via Università

Tracciato e resti del Fortino del Portici Granatello

Chiesa e Convento di San Portici Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Pasquale, piazza San Pasquale- Granatello

Rudere di edificio settecentesco, Portici Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Corso Garibaldi del 19.10.1976

Villa Signorini, via Roma Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa De Liguoro-Villa Signorini, Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Corso Resina del 19.10.1976

Palazzo Municipale, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Tarascone, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Correale, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo Capracotta, salita Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Pugliano del 19.10.1976

Villa Consiglio, via A. Consiglio Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Passaro, via A. Consiglio Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa De Bisogno Casaluce, Corso Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Resina del 19.10.1976

Villa Aprile, Corso resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Campolieto, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Villa Favorita, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Ruggiero, via A. Rossi Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Giulio De La Ville, via A. Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Rossi del 19.10.1976

Villa Arena(ex)-Villa Durante-Villa Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Tosti di Valminuta, Corso Resina del 19.10.1976

Villa Migliano(Principe di)-Villa Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Vargas Macchucca, Corso Resina del 19.10.1976

Villa Lucia, Corso Resina Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Manes Rossi Ercolano Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Petriccione Ercolano Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma

Area archeologica di Ercolano Ercolano

Chiesa di Santa Maria a Pugliano Ercolano Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma

Villa Matarazzo Ercolano Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma

Villa Bruno-Prota, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Chiesa e Convento delle Torre del Greco Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Zoccolanti

Palazzo Petrella, via del Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Purgatorio del 19.10.1976

Villa del Cardinale, via Purgatorio Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Fienga (ex Guglielmina), via Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Nazionale del 19.10.1976

Villa Maria, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Mennella, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Terreni e fabbricati rurali Torre del Greco Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione adiacenti Villa Guerra del 27.09.1977

Villa Guerra, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Ercole, via De Gasperi Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

10 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Villa delle Ginestre Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 30.08.1933

Masseria San Giorgio, Villa Scala Torre del Greco

Villa San Gennariello, via Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Nazionale del 19.10.1976

Palazzo Cicchella (già Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Aurisicchio), via Nazionale del 19.10.1976

Villa Cimino, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 15.09.1984

Villa Macrina,via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Masseria di Donna Chiara, via Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Nazionale del 19.10.1976

Villa Prota, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Solimena, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Palazzo del Salvatore, via Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Nazionale del 19.10.1976

Villa Caramiello, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19.10.1976

Villa Trabucco, via Nazionale Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 07.01.1982

Torre di Bassano Torre del Greco Decreto Ministero Beni e Attività Culturali del 26.04.2001

Mulini e granai Marzoli, area Torre del Greco portuale

Chiesa di Portosalvo alla Marina Torre del Greco Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma

Chiesa di Santa Croce, Piazza Torre del Greco Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Santa Croce

Resti archeologici Parco di Villa Torre del Greco Sora

Eremo dei Camaldoli della Torre, Torre del Greco Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma località Colle Sant'Alfonso

Torre scassata a Santa Maria La Torre del Greco Bruna

Chiesa del Carmine, Via Torre del Greco Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Purgatorio

11 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Palazzo Vallelonga, Corso Vittorio Torre del Greco Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Emanuele del 19.10.1976

Mulini e pastificio area aportuale Torre Annunziata

Chiesa e Campanile del Carmine Torre Decreto Legislativo 42.2004 – art.10 comma Annunziata

Villa di Poppea ad Torre Annunziata

Area panoramica comprendente la Torre D.M. 08.10.1960 zona a valle della via Alfani Annunziata

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030036 Vesuvio Torre del Greco

ZPS IT 8030037 Vesuvio e Monte Somma Ercolano Torre del Greco

8. Criticità ambientali e funzionali

L’AIL FASCIA VESUVIANA COSTIERA ricade completamente nel perimetro della Zona Rossa del Vesuvio individuata dalla L.R. 21/2003 come area a alto rischio vulcanico e sismico; l’area è quindi caratterizzata da numerosi elementi di criticità:

• Rischio vulcanico • Rischio sismico • Degrado morfologico-insediativo • Disagio urbanistico • Disagio abitativo, sociale ed economico • Rischio geomorfologico e idrogeologico • Compromissione ecologico-ambientale • Debolezza della rete infrastrutturale

Tralasciando il rischio vulcanico e il rischio sismico che sono stati specificamente trattati in appositi strumenti di pianificazione l’aspetto prevalente tra le varie criticità è legato al carattere insediativo e riguarda il degrado morfologico-insediativo, il disagio urbanistico e il disagio fisico-abitativo. Il degrado morfologico-insediativo mette in evidenza le condizioni di squilibrio dei tessuti edificati, in particolare le condizioni di squilibrio sono riconoscibili nell’assenza di una regola insediativa unitaria e la prevalente ricerca del massimo sfruttamento dei lotti edificabili, con conseguenze in termini di alta densità edilizia, strade e spazi aperti di relazione sottodimensionati rispetto all’edificato, nonché nella scarsa relazione con la struttura urbana e la prevalente tendenza alla creazione di “recinti” isolati o di sacche intercluse, indifferenti alle relazioni con il contesto o in stato di marginalità. Il disagio urbanistico ha lo scopo di mettere in evidenza i principali sintomi di criticità connessi soprattutto ad un uso intensivo del territorio, fortemente squilibrato a favore della residenza. Il disagio fisico-abitativo, sociale ed economico, mette in evidenza le principali criticità connesse soprattutto alle condizioni di inadeguatezza abitativa e socio-economica. In particolare, gli indicatori considerati sono le aree ad elevato indice di affollamento, le aree ad elevata presenza di patrimonio abitativo non utilizzato e le aree con elevata presenza di popolazione disoccupata e in cerca di prima occupazione e basso livello di istruzione della popolazione insediata. • nei tessuti contemporanei, al degrado morfologico-insediativo si associano spesso condizioni di disagio urbanistico per alta densità, presenti in particolare nei comuni di S. Giorgio a Cremano, Ercolano e Torre Annunziata; • nei centri storici, il disagio urbanistico per alta densità si associa molto spesso a condizioni di disagio abitativo per affollamento, come nei comuni di Ercolano, Portici, Torre Annunziata e Torre del Greco; • sul versante vesuviano alcuni insediamenti in condizione di degrado morfologico-insediativo sono interessati dalla presenza di tracciati infrastrutturali ad alto impatto paesaggistico, la cui interferenza ne accentua le condizioni di marginalità.

12 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Il rischio geomorfologico e idrogeologico richiama le condizioni di vulnerabilità del territorio connesse alla struttura idrogeomorfologica: il rischio idraulico si associa, in generale, ad una forte compromissione ambientale connessa alla frammentazione delle aree agricole e alla interruzione della continuità degli alvei; sullo stesso versante condizioni di criticità riguardano gli insediamenti periurbani fortemente interrelati al processo di consumo di suolo agricolo e dunque di interruzione della continuità ecologico-ambientale, La compromissione ecologico-ambientale si riferisce alle condizioni di alterazione ambientale connesse principalmente a processi di antropizzazione poco attenti agli equilibri ecologici. In particolare, tali condizioni riguardano la compromissione sia della continuità delle reti ecologiche ancorate al sistema delle aree agricole e degli alvei, sia di specifici siti inquinati o investiti da processi di deterioramento ambientale La debolezza della rete infrastrutturale, infine, mette in evidenza i punti di crisi del sistema dal punto di vista del funzionamento ottimale della rete, ma anche in relazione alle esigenze connesse all’emergenza della fuga in caso di evento. In particolare l’indicatore assunto è quello relativo ai punti di scarsa integrazione tra diverse infrastrutture di trasporto (gomma/ferro/mare). Infine un ulteriore aspetto di elevata criticità riguarda la produzione serricola intensiva che caratterizza la fascia costiera, con particolare intensità nell’area torrese, in cui la presenza cospicua e diffusa di impianti serricoli consente di riconoscere una vera e propria città delle serre. La presenza degli impianti serricoli, oltre a rivestire un ruolo significativo nell’economia locale, ha consentito al contempo di contrastare i fenomeni di saturazione urbana e di abusivismo edilizio, seppure con forti contropartite ambientali in termini di inquinamento chimico e di impermeabilizzazione dei suoli.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

L’orientamento progettuale fonda le sue basi sugli indirizzi individuati da un piano specifico per tutta l’area vesuviana: infatti ai sensi della L.R. 21/2003, dedicata al “rischio vesuvio” è stato redatto il “Piano Strategico Operativo per i comuni del vesuviano a rischio di eruzione”. Tale piano ha sancito l’immediata inedificabilità a scopo residenziale per tutti i 18 comuni ricadenti nella Zona Rossa, contestualmnete alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, prevedendo, inoltre, interventi sulla viabilità atti a migliorare le vie di fuga. Contestualmente ad interventi dffusi su tutto il territorio vesuviano (18 comuni) volti a mitigare i rischi e le criticità sopra menzionati, il PSO individua per ciascun comune delle “Aree Programma”, zone del territorio destinate alla realizzazione di interventi puntuali di rigenerazione nelle aree di trasformazione e sviluppo. L’obiettivo del PSO di mitigazione del rischio vulcanico attraverso misure di decompressione e di decongestionamento volte a promuovere attività turistiche e sociali in sostituzione di edilizia residenziale diventa linea strategica del PTC: infatti il piano destina ad altre aree del territorio provinciale (aree di densificazione), la quota residenziale sottratta ai comuni vesuviani. Il piano inserisce tra i progetti prioritari gli interventi previsti nelle “Aree Programma”del PSO: 1. Comune di San Giorgio a Cremano – Il centro del turismo ambientale ed eno-gastronomico 2. Comune di Portici-Ercolano – Il polo della ricerca e dell’alta formazione 3. Comune di Torre del Greco – Il polo di produzione artigianale tradizionale del corallo 4. Comune di Torre Annunziata – Il centro di accoglienza turistica a servizio del polo nautico

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR l’AIL “FASCIA VESUVIANA COSTIERA” ricade nel STS “MIGLIO TORRESE” a dominante Paesistico-Ambientale-Culturale, costituito dai Comuni di San Giorgio, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Pompei, Boscoreale, Bosco trecase, Trecase. Per l’STS in questione si prevede: “Incremento ed integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio).Blocco delle potenzialità di crescita dell’insediamento residenziale per i comuni dell’Area a rischio vulcanico, dato il rischio di catastrofe, integrazione di servizi urbani di livello superiore e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio) e culturale anche cogliendo in particolare le opportunità offerte dal riuso delle aree industriali dimesse, promozione di servizi legati alle attività portuali (in particolare crocieristiche) ed alla cantieristica; valorizzazione, in ambito urbano, del “polo del corallo” (Torre del Greco); integrazione di servizi urbani di livello superiore; valorizzazione delle attività legate alla formazione universitaria ed alla ricerca attraverso la promozione di servizi. Promozione di servizi legati alle attività portuali qualificazione ed incremento dei servizi al turismo (termale, naturalistico - Monti Lattari; culturale – patrimonio archeologico)” L’ AIL è interessato dai seguenti progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano: P I T Vesevo.

13 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

L’AIL ricade nel Parco Nazionale del Vesuvio, quindi è soggetto al Piano Pluriennale Economico e Sociale del Parco, finalizzato ad individuare misure di politica economica locale, azioni eprogetti di sostegno alla trasformazione e alla crescita economica che, compatibilmente con le indicazioni del Piano del Parco, possono contribuire al processo di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali ai fini dello sviluppo economico e sociale delle comunità locali. I comuni dell’AIL sono interessati dal Contratto d’Area Torrese-Stabiese, strumento della programmazione negoziata che serve a favorire lo sviluppo nelle aree di crisi, mediante l’attivazione di iniziative imprenditoriali sostenibili e di qualità e la creazione di nuova occupazione. L’ obiettivo è la riqualificazione e la riconversione dell’industria locale attraverso lo sviluppo di un’offerta turistico- culturale integrata ed il recupero di vaste aree industriali dimesse.

L’area è interessata inoltre dal Patto Territoriale del Miglio d’Oro che nasce nel 1997 dalla volontà degli amministratori locali dei quattro comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco di ottimizzare risorse, obiettivi e strategie di sviluppo utilizzando uno dei nuovi strumenti per lo sviluppo locale. Le caratteristiche del tessuto produttivo locale fortemente incentrato su micro-attività commerciali, artigiane e imprenditoriali con una residuale presenza di insediamenti produttivi di medie dimensioni impongono un percorso strategico di sviluppo incentrato intorno al concetto di “concertazione dal basso” attraverso l’animazione territoriale diretta soprattutto verso l’imprenditoria locale e i giovani, raccolta di idee progetto intorno a diversi assi di sviluppo (riqualificazione urbana, turismo, artigianato, nuove tecnologie, qualificazione e specializzazione della forza lavoro, etc.); accompagnamento all’accesso ai finanziamenti agevolati per l’avvio dell’attività d’impresa. Infine, come già illustrato prima, l’AIL rientra nella Zona Rossa del PSO, ai sensi della L.R. 21/2003, adottato dal Consiglio Provinciale con Delibera n. 99 del 29/10/07 e in fase di approvazione definitiva presso la Regione.

14 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

E’ un’area prevalentemente pianeggiante con caratteristiche di territorio rurale aperto e comprende territori fortemente relazionati alla piana sub-vesuviana e all’agro Nocerino-Sarnese. Ricadono nell’Ail i comuni di Palma Campania, Poggiomarino e Striano

La piana fino ad alcuni decenni fa, fortemente caratterizzata dalla coltivazione agricola e dalla scarsa presenza di insediamenti, è attualmente segnata da edificazione recente. Tra gli insediamenti e le infrastrutture permangono brani di territorio agricolo con coltivazioni prevalentemente orticole e floricole.

L’area, individuata nella piana del Sarno, è costituita da depositi alluvionali, palustri e di spiaggia delle piane costiere ed intracrateriche compresi in un intervallo altimetrico di 0-100 m (s.l.m.). Tale ambito è caratterizzato da permeabilità per pori assai variabile, in genere piuttosto bassa e da una alta vulnerabilità della falda oltre che una pericolosità vulcanica medio–alta.

Quest’area è caratterizzata dalla presenza di suoli ad alta biodiversità (34.2%), e da suoli a moderato sviluppo pedogenetico degli ambienti alluvionali del Sarno. Quest’ultimi sono caratterizzati da alta reattività ambientale sia per la granulometria fine che per le proprietà andiche. Le peculiari proprietà fisiche e chimiche di questi suoli li rendono molto importanti nella mitigazione del rischio idrogeologico. In particolare i suoli della Pianura del Sarno hanno carattere di rarità nel panorama nazionale per la combinazione dei fattori pedogenetici alluvionale e vulcanico.

Grazie alle caratteristiche pedoclimatiche eccellenti, è presente un’estesa orticoltura intensiva, anche di pregio (IGP Pomodoro San Marzano), con forte presenza di serre in tutta l’area, che garantisce un fabbisogno di giornate lavorative e redditi agricoli tra i più alti della Provincia. Rimangono pochissime superfici naturali, con sistemi culturali a basso impatto ambientale e ad alta biodiversità, assolutamente da proteggere e tutelare.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse:

AIL U - Piana Scafati-Sarno Ha % Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 190 3,4% Aree e componenti d'interesse rurale 4041 73,4% Aree e componenti d'interesse urbano 1251 22,7% Nodi e reti per la connettività territoriale 23 0,4% Aree complessive*** 5506 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

In quest’AIL i frutteti sono considerati fattori strutturanti del paesaggio in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche. Notevole è la diffusione delle serre e di sistemi colturali ad alto impatto ambientale (ortive), che potrebbero destare preoccupazione per l’inquinamento che ne deriva.

In questo ambito sono praticamente assenti aree naturali. L’agricoltura della piana di Scafati e Sarno è caratterizzata da estesa frutticoltura spesso in sistemi colturali complessi. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. Sono particolarmente importanti in quanto quest'area collega due delle grandi aree naturali della Provincia (Monti Lattari e Vesuvio) e quindi potrebbero entrare nella definizione di corridoi ecologici.

Notevole è anche la presenza di colture erbacee intensive (ortive) e di serre che potrebbero determinare gravi problemi di inquinamento per un uso eccessivo di concimi e fitofarmaci

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e frutti minori agrumeti (735 ha pari al 33% della superficie) Sistemi colturali complessi (305 ha pari al 14% della superficie)

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee e ortive (345 ha pari al 15% della superficie)

AREE DI CRITICITA’ E DI DEGRADO

Serre (176 ha pari all’8% della superficie)

Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. Rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Nola, Palma Campania, Roccarainola, San Gennaro Ves., San Paolo Bel Sito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Somma Ves.,Tufino, Visciano. L’albicocco viene riportato in Campania la prima volta da Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, che, nel 1583, nell'opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale La rete centuriata romana, che rappresenta il sistema agrimensorio più caratteristico di tutta l’antichità classica ha fornito la trama su cui si sono insediate numerosissime masserie e casali che hanno costituito i capisaldi intorno ai quali è stato organizzato fino al dopoguerra tutto l’assetto territoriale dell’intera Piana campana, caratterizzando il paesaggio con le linee impresse dalla divisione geometrica degli antichi agrimensori militari romani per l’assegnazione di terre ai legionari veterani, rimarcate da filari di alberi frangivento e delimitatori. Le tre pianure ai piedi del Vesuvio (napoletana, sommese e sarnese) rappresentano un ottimo esempio della complessità delle tecniche di suddivisione del territorio in epoca romana. Infatti, sono state rinvenute ben 7 reti centuriate differenti per modulo e per estensione. Molto diffuse sono le case rurali e le masserie nei territori agricoli che si presentano estremamente variegati per la fitta trama dei canali, per i numerosi percorsi interpoderali, per la conformazione dei campi, per gli innumerevoli manufatti sparsi sul territorio.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

Negli ultimi decenni, l’equilibrio delle diverse componenti del territorio e del paesaggio agrario è stato in parte compromesso dalla diffusa edificazione e dall’abbandono di alcune aree rilevanti dal punto di vista paesaggistico, culturale e insediativo (centri storici degradati, aree archeologiche poco valorizzate, scarsa attenzione e tutela per alcune aree naturali rilevanti,…). I centri di Poggiomarino e Striano si sono sviluppati dal punto di vista edilizio anche grazie alla presenza dei collegamenti stradali veloci che mettono in relazione i due comuni con il sistema vesuviano e il sistema nolano.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Il territorio in questione si presenta a tutt’oggi fortemente caratterizzato da una connotazione agricola dei suoli anche se l’area è sottoposta a forti trasformazioni del territorio legate alla individuazione di un’area PIP destinata all’ampliamento del polo produttivo del distretto industriale di San Giuseppe Vesuviano: tale polo risulta classificato nel piano tra i poli specialistici produttivi suscettibili di sviluppo per funzioni pevalentemente industriali e per funzioni logistiche. Altro grande intervento che comporterà una forte trasformazione del territorio dell’AIL è dato dalla prevista linea AC che collega Napoli-Bari con la relativa Stazione Ferroviaria allocata a Sud del centro urbano di Striano.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

L’AIL è attraversato dai due assi stradali di collegamento: A30, Autostrada Napoli-Caserta-Salerno e la SS 268 che collega tutta la corona interna dei comuni vesuviani fino a congiungersi con la Napoli- Salerno. Il trasporto su ferro si articola sulla linea ferroviaria Circumvesuviana Napoli-Poggiomarino-Sarno, che assolve a funzione di trasporto solo per passeggeri.

7. Risorse paesistiche e ambientali Le risorse paesistiche e ambientali dell’AIL sono riconducibili per lo più alle aree agricole di particolare rilevanza agronomica. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Parrocchiale e campanile del SS Poggiomarino Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Rosario in località Flocco

Masseria di Boccapianola in località Poggiomarino Flocco

Taverna della Marchesa in località Boscoreale omonima

Il comune ricadente nell’AIL sottoposto a vincolo gravante sull’intero territorio è: • Boscoreale – D.M. 28.03.1985 Parte del terriotrio dell’AIL è sottoposto al vincolo del Parco Regionale del fiume Sarno .

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi in primo luogo alla presenza di numerose serre (176 ha). Queste segnano fortemente il paesaggio pur rappresentando una ricchezza dal punto di vista colturale. Altro elemento di criticità è costituito dalla presenza di estese aree a pericolosità idraulica lungo il percorso del fiume Sarno.

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9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

L’orientamento progettuale si basa sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e colturale e allo sviluppo economico produttivo dell’area: E’ stata infatti individuata un’area industriale a integrazione del polo specialistico produttivo del distretto industriale di San Giuseppe Vesuviano che il piano individua tra i poli specialistici produttivi suscettibili di sviluppo per funzioni prevalentemente industriali e per funzioni logistiche. Altro elemento forte dello sviluppo dell’area è la localizzazione linea AC che collega Napoli-Bari con la relativa Stazione Ferroviaria posta a Sud del centro urbano di Striano. Il piano a seguito dei cambiamenti e dello sviluppo dell’area legati ai precedenti fattori prevede anche la crescita e lo sviluppo edilizio e urbanistico attraverso la individuazione di aree di integrazione urbanistica e riqualificazione ambientale atte anche a migliorare la qualità edilizia, spaziale e funzionale esistente. Tali aree collocate ai margini degli insediamenti urbani, sono destinate a soddisfare inoltre i fabbisogni residenziali non solo della popolazione residente ma anche di una quota destinata ai bisogni localizzativi derivanti dalle esigenze di rilocalizzazione residenziale espresse nell’ambito della strategia del PTC. Il PTCP individua nello specifico i seguenti interventi : • Organizzazione del nodo di interscambio • Selezione dei servizi localizzabili • Creazione dello spazio urbano di qualità • Costituzione delle relazione con il sistema locale • Dimensionamento delle abitazioni in relazione alla localizzazione delle nuove funzioni

10. Piani e programmi in corso

Nel PTR L’AIL “Piana Scafati-Sarno” ricade completamente nel STS “SAN GIUSEPPE VESUVIANO” a dominante rurale-manifatturiera, Costituito dai Comuni di Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Striano e Terzigno. Per tale STS si prevede:

“Rafforzamento del sistema produttivo-manufatturiero attraverso adeguata offerta di aree attrezzate e di servizi alle imprese; incremento ed integrazione tipologica di servizi urbani di livello sovracomunale e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio); realizzazione di servizi di supporto alla stazione dell’ alta velocità di Striano. Necessario supporto è il potenziamento della linea Torre Annunziata-Cancello”.

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio L’area, caratterizzata da una conformazione geomorfologica pianeggiante, è delimitata nel tratto sud- est dai rilievi dei monti Lattari, gruppo montuoso del Pre-appennino campano e dorsale della Penisola Sorrentina, ad ovest dal tratto di costa compreso tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, a nord-est dalle pendici sud-orientali del Vesuvio. L’Ail è caratterizzato dalle aree pianeggianti prevalentemente coltivate e caratterizzate da edificazione diffusa, dal corso del fiume Sarno, dagli insediamenti continui e compatti connessi al sistema infrastrutturale territoriale e dall’area archeologica di Pompei. Dal punto di vista geomorfologico, l’area è costituita da depositi alluvionali, palustri e di spiaggia delle piane costiere ed intracrateriche compresi in un intervallo altimetrico di 0-100 m (s.l.m.). Tale ambito è caratterizzato da permeabilità assai variabile, in genere piuttosto bassa, e da una alta vulnerabilità della falda ed una pericolosità vulcanica medio–alta. Dal punto di vista pedologico l’Ail è caratterizzato dalla presenza di suoli ad alta biodiversità (34.2%) e da suoli a moderato sviluppo pedogenetico degli ambienti alluvionali del Sarno. Questi ultimi sono caratterizzati da alta reattività ambientale sia per la granulometria fine che per le proprietà andiche. Le peculiari proprietà fisiche e chimiche di questi suoli li rendono molto importanti nella mitigazione del rischio idrogeologico. In particolare i suoli della pianura del Sarno hanno carattere di rarità nel panorama nazionale per la combinazione dei fattori pedogenetici alluvionale e vulcanico.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL W - Area stabiese Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 18 0,4% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 454 9,3% Aree e componenti d'interesse rurale 2605 53,4% Aree e componenti d'interesse urbano 1664 34,1% Aree di criticità e degrado 89 1,8% Nodi e reti per la connettività territoriale 51 1,0% Aree complessive*** 4881 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, le superfici naturali risultano quasi assenti e l’agricoltura è caratterizzata da estesa frutticoltura, prevalentemente localizzata nelle aree basse dei rilievi collinari a sud-est, spesso organizzata in sistemi colturali complessi. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. La tutela di queste aree è particolarmente importante, perché sono a ridosso delle più importanti aree naturali della provincia (Vesuvio e Monti Lattari) e diventano dunque componenti fondamentali all’interno dei programmi di ricostruzione della rete ecologica. Notevole è anche la presenza di colture erbacee intensive (ortive) e di serre (coltivazioni floricole).

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 216 ha pari al 10% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

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AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti e frutti minori, agrumeti (57 ha pari al 3% della superficie) Oliveti (56 ha pari al 3% della superficie) Sistemi colturali complessi (196 ha pari al 10% della superficie) Vigneti (17 ha pari all’1% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Colture erbacee, ortive (551 ha pari al 26% della superficie) Terrazzamenti (92 ha pari al 5% della superficie) Sono da considerarsi aree di criticità e di degrado, le serre con una superficie di 193 ha pari all’9 % della superficie.

In quest’AIL, oltre ad i boschi ed alle altre aree naturali, sono considerati fattori strutturanti del paesaggio i frutteti in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche. Notevole è la diffusione delle serre e di sistemi colturali ad alto impatto ambientale (ortive), che potrebbero destare preoccupazione per l’inquinamento che ne deriva. Il pesco è stato da sempre caratterizzato dalla forma di allevamento a vaso ed è rappresentato quasi esclusivamente dalla varietà percoca recentemente oggetto della istruttoria regionale per il riconoscimento del marchio IGP. L’albicocco è stato introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al 1500 e sono dovute a Gian Battista della Porta al quale si deve anche la loro definizione come cisomele da cui deriva il termine dialettale cisommele. Il ciliegio è da secoli diffuso in Campania e nella nostra provincia è presente soprattutto nell’area flegrea e nelle colline napoletane. Alle falde del Vesuvio-monte Somma sono ancora presenti una moltitudine di cultivar che al momento non risultano ancora del tutto censite e che rappresentano un preziosissimo serbatoio di biodiversità. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità. Il Nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo, e da reperti archeologici, quali ad esempio alcuni resti carbonizzati di nocciole, esposti al Museo Nazionale di Napoli. La diffusione di questa coltura nel resto d’Italia sembra essere iniziata proprio a partire dalla Campania, tanto che già nel secolo XVII il commercio delle nocciole, in particolare verso altre nazioni, aveva una sua rilevanza economica. In questo AIL, rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Boscoreale e Pompei. Il territorio di questo AIL interessato alla produzione è compreso nei seguenti comuni della provincia di Napoli: Boscotreale, Boscotrecase, Trecase, Torre Annunziata, Torre del Greco. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati.

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale

Dai primi decenni del secolo scorso ad oggi il paesaggio della piana stabiese si è modificato in modo significativo: le cartografie risalenti al 1936 presentano la piana come un esteso territorio agricolo destinato a frutteti prevalentemente nelle aree prossime alle pendici dei Monti Lattari, e a coltivazioni orticole nell’ampio territorio compreso tra Castellammare, Pompei, Angri e S. Antonio Abate ad eccezione dei centri maggiori di Torre Annunziata e Boscoreale e dei nuclei di Pompei e Scafati, gli insediamenti sono scarsi e si caratterizzano prevalentemente come masserie diffuse su tutto il territorio e piccoli aggregati rurali lungo la viabilità principale di collegamento con i centri maggiori. Attualmente la piana stabiese è segnata da edificazione diffusa e da complessivi caratteri di degrado e abbandono; lungo le strade è possibile riconoscere piccoli nuclei o case isolate che presentano ancora gli elementi tipologici distintivi dell’edilizia rurale, ma nella maggior parte dei casi, a questi edifici sono stati affiancati nuovi manufatti, residenziali o produttivi, privi di qualità e di relazioni congruenti con il contesto ambientale.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Il sistema insediativi dell’Ail presenta una disomogeneità dei sitemi insediativi. Difatti, se il sistema insediativo di S. Antonio Abate e S. Maria la Carità si presenta strettamente connesso al sistema insediativo nocerino per la contiguità delle aree edificate e l’analogia dei caratteri morfologici e funzionali, l’area urbana di Castellammare e quella di Torre Annunziata si distinguono per compattezza ed estensione delle aree edificate e per complessità funzionale. L’insediamento di Pompei, invece, si presenta come una struttura consolidata caratterizzata prevalentemente da aggregazioni compatte localizzate lungo la viabilità di carattere territoriale e connesse senza soluzione di continuità al nucleo di Scafati. Le espansioni insediative realizzate negli ultimi decenni e concentrate al margine delle aree urbane consolidate e lungo la viabilità di collegamento intercomunale hanno alterato i rapporti con il contesto ambientale introducendo elementi di scarsa qualità e coerenza.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Per gran parte dello scorso secolo, l’economia dell’area costiera è stata trainata dai cantieri navali di Castellammare di Stabia e dallo sfruttamento delle sue acque anche ai fini turistici attraverso la costruzione di numerosi impianti termali nonché dalle numerose industrie farmaceutiche e metalmeccaniche di Torre Annunziata. Durante gli anni '80, come in altre parti d'Italia, una grave crisi economica ha portato alla chiusura di molte fabbriche ed un notevole calo di presenze turistiche. Di contro, l’economia nella parte interna si presenta come prevalentemente agricola anche se negli ultimi decenni, si è assistito al fenomeno della trasformazione radicale di tale attività che da orto- frutticola è divenuta prevalentemente floro-vivaistica. Il tessuto imprenditoriale trova nell'industria un importante canale di sbocco di capitali e di forza lavoro.

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture La rete stradale si articola su alcune arterie principali: l’autostrada A3 Napoli-Salerno-Reggio Calabria, con andamento est-ovest, la strada statale 145 che parte da Castellammare e attraversa l’intera penisola sorrentina, e la strada statale n. 366 che assicura il collegamento trasversale tra Castellammare ed Amalfi (dove si congiunge alla SS163 Meta – Amalfi) attraversando i comuni di Gragnano, Pimonte e Agerola, la strada provinciale 14 che collega Castellammare e Angri e segna il limite sud orientale dell’Ail. Questo sistema principale è connesso ad una fitta rete di strade minori, realizzata prevalentemente negli ultimi decenni, che si presenta incompleta e disorganica. La realizzazione di nuove strade e l’allargamento di antichi tracciati agricoli hanno puntato nella maggior parte dei casi alla risoluzione di un problema di tipo locale e non ha dunque prodotto miglioramenti significativi sia dal punto di vista del traffico che dei collegamenti. Per quanto riguarda i trasporti su ferro, l’Ail è attraversato da due sistemi di linee ferrate, quello delle Ferrovie dello Stato e quello della Circumvesuviana.

7. Risorse paesistiche e ambientali

L’area si caratterizza in modo prevalente come paesaggio dominato dal modello insediativo recente: l’alta densità di popolazione e l’intenso e disordinato sviluppo insediativo degli ultimi cinquant’ anni hanno comportato danni gravissimi al rilevante patrimonio ambientale e storico-artistico. Nonostante le trasformazioni però è ancora possibile riconoscere risorse di eccezionale valore sulle quali poter fondare adeguate strategie di tutela, valorizzazione e riqualificazione.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

All’interno del territorio dell’AIL sono presenti i seguenti vinvoli relativi all’intero territorio comunale: Decreto Ministeriale 28 marzo 1985 - territorio di Boscoreale, S. Maria la Carità, S. Antonio Abate e Terzigno. Decreto Ministeriale 28 luglio 1965 - territorio del comune di Castellammare di Stabia esclusa la area demaniale compresa tra il Moletto Quartuccio e il cantiere della navalmeccanica. Decreto Ministeriale 27 ottobre 1961 - territorio del Comune di Pompei. Decreto Ministeriale 9 aprile 1963 - territorio del comune di Torre Annunziata. Decreto Ministeriale 8 settembre 1961 - territorio di Trecase. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Santuario di Maria del Rosario di Pompei D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Pompei

Mulini e pastificio area portuale Torre Annunziata

Chiesa e campanile del Carmine Torre D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Annunziata

Villa di Poppea a Oplontis Torre Annunziata

Forte di Rovigliano Torre Decreto Ministero Istruzione Pubblica del Annunziata 26/4/1925

Sito archeologico Villa Romana Boscoreale

Area archeologica di Pompei Pompei

Taverna della Marchesa Boscoreale

Parrocchiale di Santa Maria di Boscoreale D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Salomè - Masseria dei gesuiti a Santa Maria di Salomè

Casino reale del Quisisana Castellammare di Stabia

Castello di San Martino sulla strada Castellammare statale sorrentina di Stabia

Strutture portuali borboniche Castellammare D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 di Stabia

Si segnala inoltre che l’area archeologica di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (scavi di Oplontis) sono state dichiarate patrimonio mondiale UNESCO.

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente alla scarsa qualità degli insediamenti (disordine, degrado, congestione del traffico); allo stato di relativo abbandono dei centri storici e dei beni culturali; alla scarsa integrazione tra le diverse risorse; alla crisi e alla dismissione di molte aree industriali; al rischio idrogeologico; alla presenza diffusa nelle aree agricole di serre; ai problemi di inquinamento dei suoli per un uso eccessivo di concimi e fitofarmaci. Particolare preoccupazione presenta la qualità chimica dei suoli, legata soprattutto alle esondazioni del Sarno che potrebbero aver depositato sedimenti ricchi di metalli pesanti.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità Nella strategia di sviluppo proposta dal Piano per il territorio dell’Ail Piana Stabiese l’orientamento progettuale fondamentale si basa sulla necessità di tutelare complessivamente le componenti insediative e quelle naturali e di ristabilire condizioni di maggiore equilibrio ambientale. In particolare, il Piano è orientato: • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali; • alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali presenti all’interno e all’esterno degli agglomerati (aree archeologiche; edilizia rurale; sentieri storici); • al recupero delle tipologie architettoniche locali; • alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione in modo da conferire connotazioni compatibili con i caratteri paesaggistici del contesto e migliorare la qualità del paesaggio edificato, anche attraverso interventi orientati alla riqualificazione e all’incremento degli spazi pubblici percorribili e delle aree verdi come elementi di raccordo con le altre componenti dotate di maggiore identità e valore paesaggistico (insediamenti storici, beni culturali, aree verdi, aree archeologiche); • alla tutela delle aree agricole intercluse negli insediamenti; • alla tutela e valorizzazione delle aree agricole di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti; • al sostegno e alla qualificazione delle attività turistiche; • al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti; • al potenziamento delle relazioni tra beni culturali e beni ambientali (reti di fruizione interconnesse); • ad agevolare l’accessibilità e la fruizione delle risorse attraverso la realizzazione di una rete integrata di servizi e di aree attrezzate (aree per la sosta, centri di informazione turistica, percorsi e aree per la fruizione dei beni archeologici). Per quanto riguarda il settore della viabilità e dei trasporti la strategia fondamentale punta al miglioramento complessivo del rapporto tra mobilità e ambiente, cercando di ridurre il traffico veicolare privato e di potenziare il trasporto collettivo/pubblico. Nel Piano, particolare importanza assumono: • la riorganizzazione della mobilità nell’area torrese-pompeiana-stabiese al servizio degli insediamenti e delle attività esistenti e dei nuovi flussi turistici derivanti dalla nuova funzione di polo crocieristico di Castellammare di Stabia, dal rilancio del polo termale stabiese e dalla riorganizzazione del sistema turistico pompeiano; • la realizzazione di una rete ciclabile che consenta la fruibilità della linea di costa e si prolunghi ed articoli in modo da connettere i siti archeologici con la costruzione nel breve periodo di reti corte (in particolare, da Castellammare a Torre Annunziata) progressivamente attivando reti lunghe di connessione tra i diversi ambiti di pianura.

10. Piani e programmi in corso Nel PTR L’AIL Piana Stabiese ricade in parte nel STS “MIGLIO D’ORO-TORRESE-STABIESE” a dominante Paesistico- Ambientale-Culturale ed è costituito dai comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, , Casola di Napoli, Sant’Antonio Abate e ed in parte nel STS “AREA STABIESE SORRENTINA” a dominante , costituito dai comuni di Santa Maria la Carità, Castellammare di Stabia, Lettere, Gragnano, Pimonte, Agerola. Per entrambi i STS si prevede: “Blocco delle potenzialità di crescita dell’insediamento residenziale per i comuni dell’Area a rischio vulcanico, dato il rischio di catastrofe, integrazione di servizi urbani di livello superiore e di servizi al turismo naturalistico (parco del Vesuvio) e culturale anche cogliendo in particolare le opportunità offerte dal riuso delle aree industriali dimesse, promozione di servizi legati alle attività portuali (in particolare crocieristiche) ed alla cantieristica; valorizzazione, in ambito urbano, del “polo del corallo” (Torre del Greco); integrazione di servizi urbani di livello superiore; valorizzazione delle attività

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli legate alla formazione universitaria ed alla ricerca attraverso la promozione di servizi. Promozione di servizi legati alle attività portuali qualificazione ed incremento dei servizi al turismo (termale, naturalistico - Monti Lattari; culturale - patrimonio archeologico)” L’AIL è interessato da numerosi progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da: − Patto Territoriale Penisola Sorrentina; − Progetto integrato Penisola Amalfitana e Sorrentina; − Contratto d’area TESS. − PIT Progetto integrato tematico della Provincia di Napoli che riguarda i comuni di Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Pimonte partecipano, insieme ad altri comuni della Penisola sorrentina

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio I Monti Lattari costituiscono il prolungamento occidentale dei Monti Picentini dell'Appennino Campano e si protendono nel mar Tirreno formando la penisola sorrentina. La catena montuosa è delimitata a nord-ovest dal golfo di Napoli, a nord dalla pianura del fiume Sarno, ad est dalla sella di Cava dei Tirreni ed a sud dal golfo di Salerno. I monti sono di formazione calcarea e raggiungono la massima elevazione nei 1444 metri del Monte San Michele appartenente al complesso di Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi, che comprende tra l’altro le cime di Monte di Mezzo e Monte Catiello. Ad ovest è situato il Monte Cerreto di 1316 metri oltre il quale il massiccio digrada verso est nel “valico di Chiunzi”. Nello specifico l’area dell’AIL in esame comprende le pendici nord-ovest dei monti Lattari con gli insediamenti di Gragnano, Pimonte, Lettere e, lungo le pendici meridionali, il territorio di Agerola. L’area si caratterizza per le strette relazioni tra componenti naturalistiche e componenti antropiche e si articola su alcune principali emergenze dal punto di vista strutturale: i rilevi montuosi con estese aree di bosco; le aree collinari con coltivazioni prevalenti di vigneti e alberi da frutto; gli insediamenti che mostrano ancora connotati tipici di realtà prevalentemente agricole. I rilievi del monte Faito, del monte S.Michele, del monte S.Angelo a tre Pizzi configurandosi, per questo territorio, come una chiusura naturale alla penisola sorrentina fanno in modo che esso si relazioni più direttamente alla pianura vesuviana e sarnese. E’ possibile infatti riconoscere due realtà diverse, sia dal punto di vista insediativo che dal punto di vista socio-economico, che conseguono a differenti processi storici di costruzione del territorio e a differenti modalità d’uso che hanno portato alla valorizzazione delle aree costiere e alla emarginazione delle aree montane e collinari interne. L’altopiano di Agerola, a ridosso della costiera amalfitana, tra Positano ed Amalfi, chiuso tra il monte S.Michele e il monte Cervigliano, si configura come un’area isolata e autonoma. La complessa morfologia del territorio montuoso ha condizionato la strutturazione di questo ambito che presenta caratteri distintivi sia dal punto di vista insediativo e culturale che dal punto di vista produttivo. Il territorio dell’Ail, nel suo complesso, si configura dunque come un’area interna marginale fortemente caratterizzata dal punto di vista paesistico-ambientale e storico-culturale e dotata di significative possibilità di sviluppo in relazione alle risorse agricole e forestali e ai settori produttivi di consolidata tradizione. Dal punto di vista geologico l’Ail è costituito da zone diversamente caratterizzate: in prevalenza l’area è costituita da calcari e calcareniti della Penisola sorrentina e dei monti di Sarno e di Avella (aree collinari e versante settentrionale dei monti Lattari), compresi in un intervallo altimetrico di 0- 1500 m (s.l.m.) con permeabilità in genere alta per fessurazione e carsismo; per aree più limitate (rilievi di S.Erasmo, Cerreto, Cervigliano) l’Ail è costituito da depositi piroclastici compresi in un intervallo di 600-1500 m (s.l.m.) con una permeabilità variabile legata alla granulometria prevalente. Il reticolo idrografico dell’area, estremamente diversificato, è costituito dall’insieme di valloni, valloncelli e piccoli corsi d’acqua (Rio di Gragnano e Rio Cacarella).

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL X - Monti Lattari Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 5498 67,3% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 356 4,4% Aree e componenti d'interesse rurale 1680 20,6% Aree e componenti d'interesse urbano 563 6,9% Aree di criticità e degrado 39 0,5% Nodi e reti per la connettività territoriale 28 0,3% Aree complessive* 8164 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, l’ambiente dei Monti Lattari al pari di quello della Penisola sorrentina, è la zona dal più alto valore naturalistico della provincia, con più del 60% della superficie coperto da boschi e circa il 6% coperto da aree di interesse naturalistico come aree a pascolo naturale, aree con vegetazione rada e vegetazione sclerofilla; il resto del territorio è interessato da sistemi colturali tradizionali come gli arboreti promiscui, gli oliveti, i vigneti dell’area pedemontana di Gragnano e Lettere. La superficie urbanizzata non raggiunge il 10% della superficie territoriale, con sistemi colturali a: altissima biodiversità: 45.0 %

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli alta biodiversità: 43.8 % media biodiversità: 0.4 % bassa biodiversità: 0.7 % bassissima biodiversità: 0.5 % E’ area di produzione e lavorazione dei seguenti prodotti tipici:vigneti (Gragnano e Lettere – Doc), olio extravergine di oliva (Dop), Provolone del monaco (Dop in corso di registrazione), caciocavallo silano (Dop). Significativa è anche l’attività di zootecnia praticata prevalentemente nel territorio di Agerola (razza bovina agerolese). Dal punto di vista pedologico, nell’ambiente insediativo dei Monti Lattari sono presenti prevalentemente suoli ad alta biodiversità, tipici sia degli ambienti forestali umidi dei rilievi carbonatici (a prevalenza di castagno e subordinatamente faggio e querce) che di quelli delle antiche pianure pedemontane vesuviane e flegree. Dal punto di vista agronomico e forestale sono suoli molto fertili ed unici nel territorio nazionale e campano: infatti combinano un’elevata fertilità fisica (ad es. elevata porosità) con un’elevata fertilità chimica.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 3468 ha pari al 60% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Altre aree di valore naturalistico - Aree a pascolo naturale, aree con vegetazione rada, vegetazione sclerofilla- (322 ha pari al 6% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Frutteti in sistemi colturali complessi (836 ha pari al 14 % della superficie)

Oliveti (392 ha pari al 7 % della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Terrazzamenti (833 ha pari al 14% della superficie)

Le aree naturali e semi-naturali sono strutturanti del paesaggio di quest'area della Provincia ricadente nella zona pedemontana dell'Appennino. Sono stati considerati strutturanti anche i frutteti, prevalentemente promiscui, e gli oliveti che rappresentano la continuazione degli oliveti terrazzati della Penisola sorrentina.

L’olivo, coltivato in Penisola Sorrentina fin da tempi antichissimi, è chiara testimonianza della consacrazione dell’intera penisola alla dea della Sapienza. Le particolari condizioni orografiche, che impongono costosi terrazzamenti, il clima tipicamente mediterraneo, la natura vulcanica del terreno, rendono l'ambiente della Penisola decisamente originale e tipico, come tipico è l'olio che vi viene prodotto.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati), grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio-economiche: 1) l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); 2) aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci;

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

3) conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale L’Ail è fortemente caratterizzato dalla compresenza di componenti ambientali diverse, legate prevalentemente ai versanti collinari terrazzati e agli insediamenti, compresi nel più ampio sistema naturale dei rilievi montani boscati. Nonostante le recenti e corpose espansioni insediative che hanno portato negli ultimi trent’anni quasi alla saldatura dei nuclei sparsi che originariamente caratterizzavano il sistema insediativo rurale, è ancora percepibile il rapporto significativo tra insediamenti e territorio agricolo. La sistemazione a terrazze caratterizza fortemente il paesaggio dell’Ail; come nella Penisola Sorrentina, il terrazzo è presente infatti come opera di sistemazione delle aree agricole e condiziona l’organizzazione degli elementi della struttura urbana: le strade principali seguono l’andamento altimetrico del terreno, le strade minori tagliano trasversalmente i terrazzi, collegando attraverso scale o rampe in pietra le strade principali lungo le linee di massima pendenza. I terrazzamenti ancora oggi rivestono un fondamentale ruolo di difesa del suolo: la coltivazione del terrazzo risulta fondamentale per la sua conservazione, sia come testimonianza storica, sia come sistema di difesa del suolo. L’abbandono della coltivazione, infatti, comporterebbe la mancanza di regimazione delle acque che progressivamente, grazie al trasporto di terreno eroso, porterebbero ad un aumento delle pendenze e quindi ad un aumento della suscettibilità ai fenomeni di dissesto idrogeologico. Di particolare interesse nell’Ail Monte Lattari sono i terrazzamenti montani della conca di Agerola, i terrazzamenti storici di Gragnano (versante meridionale di monte Muto; Aurano; Caprile), di Pimonte (versante meridionale di monte Pendolo) e di Lettere (colline del Castello; La Creta).

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Per quanto riguarda il sistema insediativo è possibile riconoscere tipologie di nuclei diverse per dimensione e ruolo nel contesto territoriale: Gragnano, che si estende ai piedi dei monti Lattari, è il centro maggiore e si relaziona fortemente alle aree densamente urbanizzate di Castellammare di Stabia. I centri minori di Pimonte e Lettere, nonostante le espansioni recenti lungo la viabilità di connessione tra i nuclei (Lettere) e la diffusione dell’edificato lungo le aree collinari terrazzate (Pimonte) conservano ancora caratteri di insediamenti rurali ed elevati valori ambientali per la posizione nel contesto. Le pendici collinari sono ancora a tratti coltivate a vigneti (anche per questo tipo di produzione si riconosce una tradizione significativa legata ai vini rossi frizzanti) lasciando intravedere ancora i caratteri dell’antico paesaggio di impronta amalfitana prodotta con l’insediamento su queste pendici delle fortificazioni difensive dell’antica repubblica marinara (Lettere con i resti del castello e delle murazioni; il borgo fortificato di Castello di Gragnano; i resti del castello di Pino sull’omonimo monte nei pressi di Pimonte). Ad Agerola il sistema insediativo continua a caratterizzarsi per l’articolazione in nuclei sparsi con tipi edilizi caratteristici, anche se l’edificazione recente è diventata consistente soprattutto lungo la viabilità di collegamento tra i nuclei.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Questo ambiente insediativo locale è specializzato nel turismo (ad eccezione di Casola di Napoli), nelle costruzioni e nell’industria manifatturiera. Nell’ambito dell’industria manifatturiera, l’intero ambiente insediativo locale presenta gli indici di specializzazione più alti nel settore delle industrie alimentari con una significativa presenza di piccola industria agro-alimentare di qualità (lattiero-caseario, pastaria, olearia) (DA) ed in quello dell’industria tessile e dell’abbigliamento (DB). Se si guarda alle dinamiche comunali questa tendenza è rispettata da quasi tutti i comuni, con un ruolo forte giocato da Agerola e Gragnano. Casola di Napoli si comporta in maniera diversa evidenziando una specializzazione maggiore nella fabbricazione di macchine elettriche e apparecchiature elettroniche ed ottiche (DL).

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Nell’attuale sistema della mobilità, la parzialità e la disorganicità del trasporto pubblico, l’assenza di integrazione tra i diversi tipi di infrastrutture e di servizi portano il trasporto privato individuale a prevalere sul trasporto collettivo/pubblico. La rete stradale assume dunque un ruolo principale, nonostante la inadeguatezza di gran parte delle strade per il tracciato tortuoso e le dimensioni ridotte, in rapporto ai consistenti flussi di traffico che interessano le aree dei Monti Lattari soprattutto nel periodo estivo. La rete stradale si articola su due arterie principali: la strada statale 145, che passa tra Castellammare di Stabia e Gragnano, e la strada statale n. 366 che assicura il collegamento

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli trasversale tra Castellammare ed Amalfi (dove si congiunge alla SS163 Meta – Amalfi) attraversando i comuni di Gragnano, Pimonte e Agerola. Questo sistema principale è connesso ad una serie di strade minori di collegamento tra i centri dell’area con tracciati prevalentemente tortuosi. Negli ultimi anni il sistema viario minore è stato potenziato con la realizzazione di nuove strade e l’allargamento di antichi tracciati agricoli, che, puntando nella maggior parte dei casi alla risoluzione di un problema di tipo locale, non hanno prodotto miglioramenti significativi sia dal punto di vista del traffico che dei collegamenti. Per quanto riguarda il trasporto su ferro, la linea statale Torre Annunziata - Castellammare – Gragnano che interessa la zona nord ovest dell’Ail, offre attualmente un servizio soddisfacente.

7. Risorse paesistiche e ambientali La specificità e prevalente unitarietà paesaggistica dell’Ail derivano dalla spiccata connotazione rurale del territorio, dalla presenza diffusa delle aree collinari terrazzate, dalle prevalenti coltivazioni arboree, in particolare dei vigneti ed oliveti che connotano fortemente il paesaggio, dalle numerose e varie risorse turistiche connesse prevalentemente all’attività agricola (prodotti tipici, turismo enogastronomico, aziende agrituristiche, ristoranti), dall’organizzazione del sistema insediativo per nuclei sparsi e di contenute dimensioni che, nonostante le modificazioni più recenti, rende ancora riconoscibili i caratteri della struttura insediativa rurale originaria. L’identità del contesto, dunque, data da una trama paesaggistica prevalentemente unitaria nella quale nessuna componente paesaggistica prevale o si distingue nettamente dalle altre, viene rafforzata dalla presenza consistente di aree boscate e naturali che sembrano contenere e circoscrivere il territorio rurale. La specificità dell’area è anche data dal suo carattere “marginale” rispetto alle aree più antropizzate e accessibili della Penisola o dell’area Stabiese; questa marginalità costituisce un aspetto significativo denotando allo stesso tempo una potenzialità ed una criticità che vanno attentamente valutate all’interno di strategie complessive di tutela e valorizzazione. Il Decreto Ministeriale 28 luglio 1965, vincola invece l’intero territorio del comune di Castellammare di Stabia esclusa la area demaniale compresa tra il Moletto Quartuccio e il cantiere della navalmeccanica. Il Decreto Ministeriale 12 novembre 1958, vincola invece l’intero territorio del Comune di Agerola. Il Decreto Ministeriale 28 marzo 1985, vincola invece l’intero territorio di Gragnano, Pimonte, Casola e Lettere. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Strutture portuali borboniche Castellammare D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 di Stabia

Chiesa di Santa Maria di Castellammare D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Pozzano di Stabia

Castello di San Martino sulla Castellammare strada statale sorrentina di Stabia

Casino reale del Quisisana Castellammare di Stabia

Castello – Chiesa di Santa Lettere D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Maria delle Vigne

Ex Palazzo Vescovile, località Lettere D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sant’Alfonso

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Ex Cattedrale di Santa Maria Lettere D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Assunta, località Piazza

Chiesa del Corpus Domini Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Monastero degli Agostiniani Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Scalzi

Mulino del Monaco - Mulino La Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Pergola

Mulino di Martino - Mulino Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 (foglio 20, particella 112)

Chiesa e Convento di San Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Nicola dei Miri

Mulino Porta di Castello di Gragnano sopra e di sotto

Masseria Massi con Torre, alla Gragnano Frazione Aurano

Serbatoi alla via vicinale dei Gragnano Mulini

Chiesa di Sant’Erasmo Gragnano

Mulino Grotticella – Mulino Zì Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Cesare

Mulino e Segheria Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Mulino Forma I Gragnano

Mulino Forma II Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Muri e Fortificazioni del Castello Gragnano Decreto Ministero Istruzione Pubblica del 4/4/1928

Chiesa di santa Maria Assunta Gragnano D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 alla frazione Castello

Castello di Pino – Chiesa della Pimonte D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Madonna del Pino

Torre di Monte Pendolo Pimonte

Chiesa e Campanile di San Pimonte D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sebastiano – Castello Belvedere

Chiesa Madonna delle Grazie, D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località Montechiaro

Eremo dei Camaldolesi, località Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Astafrana del 23/11/1987

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Torre di Fornacelle, località Vico Equense omonima

Villa della Porta, frazione Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Pocognano del 12/03/1996

Cava di Marina a Aecqua Vico Equense

San Marco a Seiano, in località Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Seiano

Cattedrale in località Centro Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castello Giusso – Castello Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Angioino, in località Centro del 4/10/1999

Casamento di Marina di Vico, Vico Equense alla Marina di Vico

Chiesa di Santa Maria del Toro, Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 in località omonima

Convento di San Francesco, Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località omonima

Santa Maria di Castello, Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 frazione Castello

Impianto termale di Scrajo, Vico Equense località omonima

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030008 Dorsale dei Monti Lattari Castellammare di Stabia

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente ai dissesti idrogeologici e al rischio frane. Le aree agricole terrazzate frequentemente in stato di abbandono, anche se non molto diffuse, costituiscono ulteriori elementi critici dal punto di vista ambientale, per il rischio di frana e di perdita di valori paesaggistici rilevanti. Molti elementi di criticità possono essere rilevati in tutti gli insediamenti dell’area dove l’equilibrio tra l’insediamento e il territorio agricolo sono stati compromessi da una edificazione consistente, prevalentemente di tipo turistico (seconde case e attività ricettive). Come elemento di criticità va evidenziata anche l’integrazione ancora troppo debole dell’attività agricola con l’attività turistica.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per il territorio dell’Ail Monti Lattari. In particolare, il Piano è orientato:

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (le aree montuose di monte Faito, monte S.Angelo a Tre Pizzi, monte Cervigliano, monte Cerreto);

• alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti (terrazzamenti collinari; sequenza insediamenti-aree agricole collinari-aree montuose);

• alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali;

• al recupero e alla valorizzazione dei nuclei interni collinari e montani;

• alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione;

• alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno degli agglomerati (edilizia rurale, cappelle, beni dell’archeologia industriale, fortificazioni; sentieri storici; aree archeologiche);

• al sostegno e alla qualificazione delle attività turistiche;

• al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente;

• all’articolazione dell’offerta turistica puntando anche alla valorizzazione delle colture tipiche;

• al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti.

In particolare il Piano nel comune di Agerola, al fine della tutela dei valori paesaggistici, non rende ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata fatta eccezione di quella necessaria ad adeguare le strutture turistico-ricettive esistenti con attrezzature di servizio e attrezzature sportive nel limite del 10% della volumetria esistente, purché compatibile con le condizioni urbanistiche e paesaggistiche. Per quanto riguarda il settore della viabilità e dei trasporti la strategia fondamentale punta al miglioramento complessivo del rapporto tra mobilità e ambiente, cercando di ridurre il traffico veicolare privato e di potenziare il trasporto collettivo/pubblico. Il potenziamento dei trasporti collettivi in sede propria riveste particolare importanza sia dal punto di vista della riorganizzazione territoriale locale che dal punto di vista del miglioramento delle relazioni provinciali. Per l’Ail Monti Lattari, nel Piano, particolare importanza assumono le ipotesi progettuali che mirano alla realizzazione di un sistema integrato di trasporti con la trasformazione della tratta ferroviaria Torre Annunziata/Gragnano in ferrotranvia e con la realizzazione di sistemi ettometrici di connessione. Per quanto riguarda la viabilità ordinaria il Piano è orientato:

• a limitare interventi infrastrutturali pesanti;

• a prevedere interventi di adeguamento e riqualificazione della viabilità esistente;

• a razionalizzare il sistema della viabilità garantendo una elevata connettività tra le diverse reti stradali.

10. Piani e programmi in corso Il territorio dell’Ail è disciplinato dal P.U.T. (L.R. n.35/87), approvato ai sensi dell’art. 1/bis della legge n. 431/85, che include i territori di 34 comuni di cui 14 nella provincia di Napoli e 20 nella provincia di Salerno, raggruppati, ai fini del coordinamento attuativo e gestionale, in sei sub-aree. L’Ail rientra in parte nella SUB-AREA 2 (Castellammare di Stabia, Pimonte, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere, Santa Maria la Carità), in quella SUB-AREA 4 nella quale S. Antonio Abate ricade come unico comune della provincia di Napoli (gli altri comuni sono Angri, S.Egidio del M.Albino, Corbara, Pagani, Nocera Inferiore, Nocera Superiore) e in parte nella SUB-AREA 2 che raccoglie i comuni di Castellammare di Stabia, Pimonte, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere, Santa Maria la Carità. Nel PTR l’Ail è inserito nell’STS F3 - MIGLIO D'ORO - TORRESE STABIESE a dominante Paesistico - Ambientale - Culturale costituito dai Comuni di Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Pompei, Portici,

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, Agerola, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate e Pimonte.

L’Ail rientra nel Parco regionale dei Monti Lattari e nel Parco Regionale del fiume Sarno.

L’Ail è interessato da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da:

PIT Area Vesuviana Costiera

PIT Pompei Ercolano e del sistema archeologico vesuviano

PI Distretto Nocera – Gragnano

Contratto d’Area TESS

Pi Portualità turistica

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio Il territorio della penisola sorrentina è parte di un’unità territoriale più ampia e complessa che comprende anche le aree della penisola ricadenti nella provincia di Salerno (costiera amalfitana). La complessiva unitarietà dei caratteri ambientali delle due aree, solo amministrativamente distinte, porta alla necessità di elaborare interpretazioni e valutazioni che tengano conto della intera struttura territoriale della penisola sorrentino-amalfitana. La penisola sorrentina si configura come una regione complessa dal punto di vista geomorfologico. I rilievi che ne formano l’ossatura sono le propaggini sud occidentali dei monti Lattari: la struttura principale parte a quota mare da Punta Campanella e, innalzandosi, si articola sulle vette dei monti S.Costanzo, Tore, Bosco, Vico Alvano, Comune, S.Michele. Le pendici occidentali del monte Faito e del monte S.Angelo a tre Pizzi e la Punta d’Orlando costituiscono una sorta di chiusura naturale della penisola Sorrentina. Il tratto di spartiacque compreso tra Punta Campanella e monte S.Michele si articola in posizione più prossima alla costa meridionale che a quella settentrionale; è possibile rilevare dunque una differenza sostanziale tra gli opposti versanti con una estensione trasversale minore di quello meridionale e con la presenza lungo la costa meridionale di un maggior numero di incisioni brevi e profonde. Gli elementi geomorfologici caratterizzanti sono rappresentati da pendii molto acclivi, con salti e strapiombi, che arrivando fino alla costa, la rendono alta e inaccessibile. Il reticolo idrografico dell’area si articola in valloni, valloncelli, fossi e in piccoli corsi d’acqua che arrivano fino al mare. Dal punto di vista geologico, l’area della Penisola Sorrentina è costituita da quattro macrozone: a) la prima macrozona è costituita da calcari e calcareniti della Penisola Sorrentina e dei Monti di Avella compresi in un intervallo altimetrico di 0-1500 m (s.l.m.) e con permeabilità in genere alta per fessurazione e carsismo. Tale zona è caratterizzata da versanti di faglia ad elevata pendenza ed in arretramento, rappresentanti elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo (M.te Cerasuolo, M.te Faito, M.te Ciavano), ben identificabili anche dal Golfo di Napoli per le alte vette e la morfologia articolata che li contrassegna; e dai versanti ad elevata pendenza lungo la linea di costa che costituiscono i versanti a picco sul mare tipici di tale zona; b) la seconda macrozona, presente sui massicci carbonatici della Penisola Sorrentina, è costituito dalle coperture di prodotti piroclastici eterometrici a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente caratterizzati da una permeabilità che varia in funzione della granulometria. La vulnerabilità di tale macrozona è connessa prevalentemente: ai fenomeni di crolli di blocchi tufacei e/o di blocchi calcarei costituenti il substrato, ai fenomeni di scorrimento-colata delle coltri piroclastiche, di erosione e trasporto lungo i solchi di erosione concentrata; alla vulnerabilità della falda medio alta ed alla pericolosità vulcanica bassa; c) la terza macrozona, limitata al settore sud-occidentale della Penisola Sorrentina (Comune di e parte dei Comuni di Sorrento e di ), è costituita principalmente da un’alternanza di strati arenaceo-marnoso-argillosi e di arenarie grossolane comprese in un intervallo altimetrico di 0-600 m (s.l.m.) caratterizzate da permeabilità assai ridotta. La vulnerabilità di tale macrozona è connessa prevalentemente: ai fenomeni di scorrimento-colata nel flysch e secondariamente nelle coltri piroclastiche ed alla bassa vulnerabilità della falda; d) la quarta macrozona, situata alla base dei versanti carbonatici della Penisola Sorrentina, è costituita da depositi detritici e da elementi carbonatici sciolti o poco cementati a cui sono associati depositi piroclastici sciolti talora presenti in livelli (a) passanti verso il basso a depositi ghiaioso – sabbioso – limosi e brecce di conoide (b) compresi in un intervallo altimetrico di 0-600 m (s.l.m.). La permeabilità varia da media a bassa in (a), a più elevata in (b).

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL Y - Penisola Sorrentina Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 4388 51,0% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 449 5,2% Aree e componenti d'interesse rurale 3217 37,4% Aree e componenti d'interesse urbano 479 5,6% Aree di criticità e degrado 59 0,7% Nodi e reti per la connettività territoriale 10 0,1% Aree complessive*** 8603 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

2. Aree di interesse naturalistico e rurale Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, la penisola sorrentina è la zona dal più alto valore naturalistico della provincia, con il 45% della superficie coperto da vegetazione naturale e il 44% circa coperto da sistemi colturali ad alta biodiversità (soprattutto oliveti, agrumeti e in parte vigneti). La popolazione presenta ancora un'alta percentuale di addetti in agricoltura. La superficie urbanizzata non raggiunge il 10% della superficie territoriale, con sistemi colturali a: altissima biodiversità: 45.0 % alta biodiversità: 43.8 % media biodiversità: 0.4 % bassa biodiversità: 0.7 % bassissima biodiversità: 0.5 % L’economia agricola è caratterizzata da una diffusa frutticoltura e una zootecnia spesso pregiate (vigneti DOC, oliveti DOP, limoneti DOP, caciocavallo silano DOP) che presentano impatto ambientale e biodiversità medi, frammisti ad estese zone naturali, composte prevalentemente da boschi, ricadenti in 2 SIC. Dal punto di vista pedologico, nel settore orientale di questo comprensorio sono presenti prevalentemente suoli ad alta biodiversità (48.1%), tipici sia degli ambienti forestali umidi dei rilievi carbonatici (a prevalenza di castagno e subordinatamente faggio e querce) che di quelli delle antiche pianure pedemontane vesuviane e flegree. Dal punto di vista agronomico e forestale sono suoli molto fertili ed unici nel territorio nazionale e campano: infatti combinano un’elevata fertilità fisica (ad es. elevata porosità) con un’elevata fertilità chimica. Sono altresì presenti, sul promontorio peninsulare, suoli ad alta sensibilità ambientale (26.3%). Questi suoli sono caratterizzati da basso sviluppo pedogenetico e da una granulometria sabbiosa e/o abbondante scheletro e/o caratteri marcatamente vitrici. Si tratta quindi di suoli a permeabilità molto elevata, ma di bassa produttività agronomica anche se si possono ottenere produzioni di alta qualità (es. vigneti di pregio) per le specifiche condizioni pedoclimatiche. Negli ambienti arenaceo-marnosi delle colline della Penisola Sorrentina si rinvengono i suoli dei paesaggi pregiati dell’olivicoltura terrazzata di Massa Lubrense. Sono suoli ricchi in carbonato, a volte vitrici, molto ben conservati per l’opera dell’uomo che ha provveduto a preservare la fertilità di queste coltri pedologiche.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 785 ha pari al 13% della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Altre aree di valore natruralistico 1281 ha pari al 21% della superficie. Aree a pascolo naturale (125 ha), aree con vegetazione rada (404 ha), vegetazione sclerofilla (753 ha), diffuse sulla fascia costiera e sui versanti occidentali dei rilievi. Si presentano come aree di criticita’ e di degrado: le rocce nude ed affioranti (28 ha), presenti sulle sommità dei rilievi.

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Oliveti (1769 ha pari al 29% della superficie) Agrumeti (436 ha pari al 7% della superficie) Vigneti (36 ha pari all’1% della superficie) Sistemi colturali complessi, orti arborati, frutteti misti,...(666 ha pari all11% della superficie)

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ALTRE AREE DI INTERESSE

Terrazzamenti (2179 ha pari al 36% della superficie)

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio della penisola Sorrentina i boschi e gli usi agricoli del suolo relativi ai prodotti tipici tutelati da marchio riconosciuto dalla UE, in quanto sono ammessi alla tutela solo i prodotti che hanno radici storiche nel territorio e che riguardano oliveti, vigneti e agrumeti. Sono stati considerati strutturanti i terrazzamenti che da secoli connotano il paesaggio della penisola ed anche gli usi agricoli del suolo caratterizzati da elevata biodiversità della flora, quali gli orti arborati ed in genere gli arboreti promiscui, che rappresentano una peculiarità dell’agricoltura Campana. L’olivo, coltivato in Penisola Sorrentina fin da tempi antichissimi (Punta Campanella, che è l’estremo promontorio del Golfo di Napoli e fronteggia l’isola di Capri, era dominato da un Tempio, sacro alla dea Atena/Minerva inventrice delle olive e dell'olio), insieme agli agrumi e alla vite, domina e caratterizza l’intero paesaggio della Penisola Sorrentina. Le particolari condizioni orografiche, che impongono costosi terrazzamenti, il clima tipicamente mediterraneo, la natura vulcanica del terreno, rendono l'ambiente della Penisola decisamente originale e tipico, come tipico è l'olio che vi viene prodotto. Gli agrumi, coltivazione di origine antica, certificata da documenti storici del 1500, il “Limone di Sorrento” IGP ha in effetti antenati genetici che risalgono addirittura all’epoca romana. Ancora oggi esiste uno dei primi fondi coltivati, nominato appunto “Il Gesù”, situato nella Conca di Guarazzanno, tra Sorrento e Massalubrense. Questa testimonianza avvalora la tesi che è proprio da questi due comuni della Penisola Sorrentina che hanno avuto origine i nomi della varietà da cui si trae il prodotto: “Ovale di Sorrento” e “Massese”. Si deve comunque alla tenacia e alle capacità dei produttori locali, che sono andate sviluppandosi nel corso dei secoli, se oggi disponiamo di un prodotto altamente selezionato e di assoluta qualità. E’ soprattutto grazie al loro impegno che lo stesso paesaggio è andato a conformarsi alle loro esigenze: i famosi terrazzamenti e le mitiche “coperture” dei limoneti, qui denominati a giusta ragione “giardini di limone”, connotano fortemente la penisola sorrentina e contribuiscono alla sua fama nel mondo. La vite, coltivata in aree molto limitate della Penisola, a picco sul mare, produce tre vini di eccellente qualità e grande tradizione: il Lettere, il Gragnano e il Sorrento; vini citati da Plinio, Galeno, Strabone, Columella. I terrazzamenti, sono sistemazioni del terreno che seguono lo sviluppo della collina e realizzano il più antico ed efficace dei sistemi per il contenimento dell’erosione dei terreni, riducendo la pendenza dei versanti e rallentando così la velocità dei flussi delle acque di scorrimento superficiale. Si tratta di un’opera monumentale la cui realizzazione risale sicuramente ad epoche anteriori al XIX secolo. Tradizionalmente le scarpate dei terrazzi erano consolidate da siepi di arbusti antierosivi, come la ginestra e varie specie di cannucce (Arundo, spp.), che spesso venivano utilizzati per la produzione artigianale di piccoli manufatti (ceste, stuoie, recipienti in vimini,…). I terrazzamenti ancora oggi rivestono questo fondamentale ruolo di difesa del suolo e sono in parte utilizzati per colture arboree quali vite, orti erborati, frutteti, oliveti. Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio- economiche: • l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); • aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; • conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

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3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale Nel sistema dei versanti collinari, il paesaggio è fortemente caratterizzato dall’attività di trasformazione antropica che, nel corso dei secoli, ha reso abitabile e coltivabile il territorio della penisola attraverso la sistemazione a terrazze. I terrazzi, sostenuti da muretti a secco di pietra calcarea, hanno la funzione di contenere i suoli piroclastici, organizzando e incanalando opportunamente il deflusso delle acque e prevenendo i processi erosivi. All’interno di questo paesaggio l’abitato storico è perfettamente integrato con il sistema dei terrazzamenti agricoli. Il terrazzo è presente infatti come opera di sistemazione delle aree agricole e condiziona l’organizzazione degli elementi della struttura urbana: le strade principali seguono l’andamento altimetrico del terreno, le strade minori tagliano trasversalmente i terrazzi, collegando attraverso scale o rampe in pietra le strade principali lungo le linee di massima pendenza. Il paesaggio dei versanti terrazzati costituisce nel suo insieme un sistema fragile la cui conservazione è legata alla attivazione di interventi continui di manutenzione per la cura dei terrazzi, delle infrastrutture, dei canali di scolo delle acque. I segni dell’abbandono recente sono visibili in corrispondenza delle aree più aspre dove gli stretti terrazzamenti, non più utilizzati per la produzione agricola, sono spesso interessati da processi di ricolonizzazione di bosco misto di latifoglie e roverella.

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità Dal punto di vista insediativo è possibile riconoscere tipologie di nuclei diversi per dimensione, posizione e ruolo nel contesto territoriale. Lungo la costa settentrionale si articolano gli insediamenti di Vico, Meta, Piano, S.Agnello e Sorrento che rappresentano le aree più densamente popolate di tutta la penisola. Gli insediamenti si caratterizzano per tessuti storici fortemente caratterizzati ed aree di più recente edificazione che lungo le aree costiere hanno portato alla saldatura delle aree urbanizzate e, lungo la viabilità trasversale di collegamento tra i nuclei principali e le frazioni collinari, hanno portato ad una diffusione consistente dell’edificato sia di tipo residenziale che turistico-ricettivo. Questi insediamenti sono stati interessati negli ultimi trent’anni da consistenti espansioni che hanno in parte compromesso il tessuto agricolo-insediativo originario caratterizzato da strette relazioni tra insediamenti (nuclei abitati e case sparse) ed aree di vegetazione sia agricola che naturale. In particolare, una rilevante espansione si è realizzata a ridosso degli insediamenti preesistenti investendo massicciamente le aree pedecollinari e in parte collinari (queste ultime soprattutto nel territorio di Vico Equense). L’intenso sviluppo insediativo ha nel corso degli anni indebolito la caratterizzazione dei centri di questo ambiente ed il loro ruolo prevalentemente agricolo-commerciale legato agli scambi commerciali con Napoli. Alla concentrazione delle aree insediative tra Vico e Sorrento si contrappone la diffusione del sistema insediativo di Massa Lubrense articolato in piccoli nuclei, alcuni dei quali caratterizzati da consistenti espansioni edilizie.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive Questo ambiente insediativo locale presenta una forte specializzazione nel turismo, specializzazione confermata dal dato di ogni comune (solo Piano di Sorrento presenta un indice di specializzazione meno alto), in particolare per Sorrento, Massa Lubrense e Sant’Agnello. Rispetto alla provincia l’indice di specializzazione dell’industria manifatturiera è basso. Nell’ambito delle attività manifatturiere il settore che presenta un alto indice di specializzazione è quello dell’industria del legno (DD) (nel cui ambito si collocano le attività artigianali di qualità dell’intarsio), discreto è anche il risultato dell’industria alimentare (DA). Questo andamento riguarda tutti i comuni della Penisola Sorrentina. Da segnalare è l’ulteriore specializzazione di Sant’Agnello nella fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (DI). Significativa resta la presenza del mercato ortofrutticolo a Piano di Sorrento che serve un bacino territoriale sovralocale. Notevolmente ridimensionata, invece, è la cantieristica che ha contribuito a caratterizzare fino ai primi anni del secolo scorso l’economia dei centri costieri. Una tradizione produttiva che oggi, con il recente trasferimento dell’ultimo importante cantiere a Torre Annunziata, è limitata alla costruzione e manutenzione dei natanti di piccolo cabottaggio

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture Nell’attuale sistema della mobilità, la parzialità e la disorganicità del trasporto ferroviario e di quello marittimo, l’assenza di integrazione tra i diversi tipi di infrastrutture e di servizi portano il trasporto privato individuale a prevalere sul trasporto collettivo/pubblico. La rete stradale assume dunque un ruolo principale, nonostante la inadeguatezza di gran parte delle strade per il tracciato tortuoso e le

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli dimensioni ridotte, in rapporto agli elevati flussi di traffico che interessano la Penisola soprattutto nel periodo estivo. La rete stradale si articola in una serie di arterie principali (la statale 145 e le provinciali da Sorrento alle colline di Massalubrense e ai Colli di Fontanelle, nel settore occidentale; la statale 163 sul lato meridionale; la strada statale n. 366 da Castellammare ad Agerola e Amalfi) connesse ad una rete di strade minori trasversali. La maggior parte del traffico automobilistico si concentra sul versante settentrionale e interessa tutti gli abitati costieri da Vico Equense a Massa Lubrense creando forti disagi sia all’esterno che all’interno dei centri urbani. Per quanto riguarda i trasporti su ferro, la linea della ferrovia Circumvesuviana Napoli-Sorrento offre un servizio soddisfacente sia per il tipo di percorso che per il numero di fermate; negli ultimi anni, con l’incremento della frequenza dei treni tra le stazioni di Meta e Sorrento, la linea ha assunto in questo tratto anche il ruolo di collegamento locale, ma, affinché possa costituire un’efficace alternativa al mezzo privato negli spostamenti locali, andrebbe prevista la realizzazione di efficaci nodi di interscambio per il trasporto collettivo/pubblico (ferro-gomma) in alcune stazioni. Il trasporto marittimo, ed in particolare il collegamento Sorrento-Napoli con aliscafo, integra l’offerta del trasporto collettivo, tuttavia le sue potenzialità non sono sufficientemente espresse per una serie di fattori penalizzanti, quali lo scalo degli aliscafi limitato al porto di Sorrento; l’assenza di parcheggi adeguati nell’area portuale a causa della sua limitata estensione; l’assenza di navette di collegamento tra il porto ed il centro di Sorrento.

7. Risorse paesistiche e ambientali

La complessità morfologica, la varietà del paesaggio, l’alternarsi delle aree a vegetazione naturale con le aree agricole, l’interazione stretta tra componenti antropiche e componenti naturali, la struttura insediativa storica, la presenza di risorse ambientali e culturali di eccezionale valore conferiscono al territorio nel suo complesso una forte specificità paesaggistica. Questa specificità si evidenzia non solo nella rilevanza ed eccezionalità delle singole componenti, ma anche nel profondo e complesso sistema di relazioni che intercorrono tra le diverse componenti, naturalistiche, culturali, insediative, funzionali; relazioni che, nel tempo, hanno consolidato uno specifico paesaggio come esito del rapporto equilibrato e continuo tra comunità insediate, attività e luoghi. Il Decreto Ministeriale 26 gennaio 1962, vincola l’intero territorio del comune di Sorrento. Il Decreto Ministeriale 2 febbraio 1962, vincola l’intero territorio del Comune di Meta. Il Decreto Ministeriale 10 febbraio 1962, vincola l’intero territorio del Comune di Sant’Agnello. Il Decreto Ministeriale 15 febbraio 1962, vincola l’intero territorio del Comune di Piano di Sorrento. Il Decreto Ministeriale 22 dicembre 1965 vincola l’intero territorio di Massa Lubrense. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Torre di Minerva a Punta Massa Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Campanella Lubrense del 5/08/1998

Torre Fossa di Papa, in località Massa Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali omonima Lubrense del 6/12/1997

Torre di Montalto, in località Massa Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Jeranto Lubrense del 1/04/2000

Cava di Jeranto – Tenimento F.A.I. Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Lubrense

Impianto industriale di Cava di Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Jeranto – Tenimento F.A.I. Lubrense

Cava di Punta Bacoli Massa

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Lubrense

Cappella di San Costanzo, al monte Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 omonimo Lubrense

Torre di San Lorenzo, Punta di San Massa Lorenzo Lubrense

Torre di Marina di Cantone, alla Massa marina omonima Lubrense

Torre di Recomone, alla baia Massa omonima Lubrense

Cava di Recomone, alla baia Massa omonima Lubrense

Torre di Crapolla, alla marina di Massa Crapolla Lubrense

Mulino di Punta Lagno Massa Lubrense

Cappella di San Liberatore di Punta Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Lagno Lubrense

Torre di Toledo Massa Lubrense

Convento dei Francescani della Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Lobra, alla Marina della Lobra Lubrense

Torre Cacace e Torre Cappello a Massa Pipiano Lubrense

Cava di Chiaia, in località omonima Massa Lubrense

Mulino di Piscina, in località Massa omonima Lubrense

Cava di Vitale a Marcigliano Massa Lubrense

Cava di Capo di Massa, in località Massa omonima Lubrense

Torre di Capo di Massa, in località Massa omonima Lubrense

Cava di Puolo, alla Marina di Puolo Massa Lubrense

Torre Pignatelli Massa Lubrense

Monastero del Deserto, a Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sant’Agata dei due Golfi Lubrense

Mulino di Pastena, in località Massa

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli omonima Lubrense

Convento dell’Annunziata, in Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località omonima Lubrense

Torre e Castello dell’Annunziata, in Massa Decreto Ministero Pubblica Istruzione del località omonima Lubrense 22/10/1974

Mulino di Santa Maria, in località Massa omonima Lubrense

Collegio dei Gesuiti, località Massa Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Villarco Lubrense del 19/06/1992

Torre Caracciolo al Convento San Massa Francesco Lubrense

Convento San Francesco Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Lubrense

Mulino di Schizzano 01 e 02, al Massa Vallone di Schizzano Lubrense

Mulino di Schizzano 03, al Vallone Massa di Schizzano Lubrense

Monastero delle Immacolatine di Massa D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Monticchio, Mulino di Schizzano 04, Lubrense al Vallone di Schizzano

Mulino di Monticchio, alla frazione Massa omonima Lubrense

Villa di Pollio Felice, a Punta del Sorrento Capo

Ninfei della Villa Romana, spiaggia Sorrento di San Francesco

Villa Astor Sorrento D.M. 28.09.1974

Albergo Tramontano, Casa Tasso, Sorrento Piazza Vittoria

Convento di San Francesco Sorrento D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Fortino di Sant’Antonio a Marina Sorrento Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Piccola – Albergo Excelsior del 27/07/1990 Vittoria, Piazza Tasso

Fornace, via degli Aranci Sorrento

Duomo e Campanile, c.so Italia Sorrento D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Mura urbane sul Vallone dei Mulini, Sorrento via degli Aranci

Mulino del Vallone Sorrento

8 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Chiesa di Trasaella, frazione Sant’Agnello D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 omonima

Tenuta del Pizzo, via Iommella Sant’Agnello Decreto Ministero Pubblica Istruzione del Grande 7/09/1974

Convento dei Cappuccini, via Sant’Agnello D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Crawford

Villa Poggio-Siracusa, via Rota Sant’Agnello Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 7/02/1948

Villa Crawford, località Cappuccini Sant’Agnello

Chiesa e Monastero di san Michele Piano di D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sorrento

Monastero di Santa Teresa Piano di D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Sorrento

Chiesa della Trinità, in località Piano di D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 omonima Sorrento

Parco Colonna, via Germenna Piano di Decreto Ministero Pubblica Istruzione del Sorrento 13/04/1996 Meta di Sorrento

Cava di Breccia Monte Sant’Angelo, SS 87 sorrentina Meta di Sorrento

Basilica di S. Maria del Lauro, località omonima

Cava di Alimuri Vico Equense

Torre di Punta Scuotolo Vico Equense

Chiesa Madonna delle Grazie, Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località Montechiaro

Eremo dei Camaldolesi, località Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Astafrana del 23/11/1987

Torre di Fornacelle, località Vico Equense omonima

Villa della Porta, frazione Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Pocognano del 12/03/1996

Cava di Marina a Aecqua Vico Equense

San Marco a Seiano, in località Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Seiano

Cattedrale in località Centro Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1

Castello Giusso – Castello Vico Equense Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali Angioino, in località Centro del 4/10/1999

9 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Casamento di Marina di Vico, alla Vico Equense Marina di Vico

Chiesa di Santa Maria del Toro, in Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località omonima

Convento di San Francesco, Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 località omonima

Santa Maria di Castello, frazione Vico Equense D.lgs 42/2004, art. 10, comma 1 Castello

Impianto termale di Scrajo, località Vico Equense omonima

L’AIL risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati SIC IT8030011 Fondali Marini di Punta Campanella e Capri. Tutti i comuni della Penisola SIC IT8030006 Costiera Amalfitana tra Nerano e Positano Massa Lubrense, Sorrento, Sant’Agnello, Piano di Sorrento e Vico Equense. SIC IT8030024 Punta Campanella Massa Lubrense

ZPS IT8030011 Fondali Marini di Punta Campanella e Capri. Tutti i comuni della Penisola ZPS IT8030024 Punta campanella Massa Lubrense

8. Criticità ambientali e funzionali La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità legati in modo prevalente ai dissesti idrogeologici e al rischio frane, prevalentemente lungo i costoni tufacei costieri. Le aree agricole terrazzate in stato di abbandono costituiscono ulteriori elementi critici dal punto di vista ambientale, per il rischio di frana e di perdita di valori paesaggistici rilevanti. Altro elemento di criticità è rappresentato dall’erosione delle spiagge che ha prodotto negli ultimi decenni, in particolare, la quasi totale scomparsa di un tratto dell’arenile della Marina di Cassano, in Piano di Sorrento, il cui specchio di mare, peraltro, è in gran parte utilizzato per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto con conseguente inquinamento delle acque da idrocarburi e riduzione delle possibilità di fruizione e balneazione. Molti elementi di criticità possono essere rilevati lungo la fascia costiera settentrionale dove la qualità e l’equilibrio delle diverse componenti ambientali sono state in parte compromesse da una densa ed estesa edificazione (in buona parte anche di tipo turistico, con abitazioni utilizzate stagionalmente e strutture ricettive) che, in forma diffusa sia pure meno intensa, ha interessato anche parte del territorio collinare. Un altro importante fattore di criticità è rappresentato dalle condizioni gravi di congestione del traffico della rete viaria urbana. Nel territorio collinare e montano si riscontrano localmente situazioni di marginalità dovute alla persistenza di un modello di assetto territoriale dell’area e delle connesse dinamiche caratterizzato dal forte squilibrio tra la fascia insediativa costiera e la rete dei nuclei collinari.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per la Penisola Sorrentina. In particolare, il Piano è orientato: • alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione (la costa meridionale da Punta Germano a Recommone; la riserva naturale di Punta Campanella; la costa di Massa Lubrense; le aree montuose da monte Vico Alvano e monte Comune a monte Faito);

10 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

• alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti (paesaggio agricolo delle aree interne di Massa Lubrense e di Vico Equense; aree agricole diffuse di altissimo valore ambientale; terrazzamenti collinari; sequenza costa-insediamenti- aree agricole collinari;…); • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte (centri storici costieri di Sorrento, Piano, S.Agnello, Meta, Vico Equense, Massa Lubrense) o un valore documentario (nuclei collinari) o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali (frazioni interne di Massa Lubrense; nuclei interni di Vico Equense); • al recupero e alla valorizzazione dei nuclei interni collinari e montani; • alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione; • alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno degli agglomerati (edilizia rurale, torri costiere, cappelle, beni dell’archeologia industriale;…); • al sostegno e alla qualificazione delle attività turistiche; • al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente; • all’articolazione dell’offerta turistica integrando la fruizione delle risorse costiere con quella delle aree montane interne, puntando anche alla valorizzazione delle colture tipiche; • al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti.

In particolare il Piano nei comuni di Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, S.Agnello, Sorrento, Massa Lubrense e Agerola, al fine della tutela dei valori paesaggistici, non rende ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata fatta eccezione di quella necessaria ad adeguare le strutture turistico-ricettive esistenti con attrezzature di servizio e attrezzature sportive nel limite del 10% della volumetria esistente, purché compatibile con le condizioni urbanistiche e paesaggistiche. Inoltre, al fine di preservare le aree agricole intercluse ed i caratteri paesaggistici complessivi, le aree a valle della SS 145 (Corso Italia) vanno classificate e disciplinate nei PUC come zone urbane consolidate con impianto riconoscibile e concluso, consentendo interventi di trasformazione volti esclusivamente: • alla realizzazione di aree di verde pubblico; • all’ampliamento delle sedi di attrezzature pubbliche esistenti volto ad incrementarne le superfici scoperte, prevedendo un rapporto massimo tra superfici impermeabili e permeabili pari a 1:3; • alla realizzazione di parcheggi pubblici scoperti, purché tali interventi non comportino la riduzione delle aree con colture tradizionali e delle superfici arborate; • alla sostituzione con specie autoctone delle essenze arboree non coerenti con la tradizione dei luoghi; • alla realizzazione di piste ciclabili anche all’interno delle carreggiate stradali.

Nel Piano, per la Penisola Sorrentina il settore della viabilità e dei trasporti assume un ruolo fondamentale sia per le relazioni interne all’area che per le comunicazioni con le aree urbane limitrofe. La strategia fondamentale punta al miglioramento complessivo del rapporto tra mobilità e ambiente, cercando di ridurre drasticamente il traffico veicolare privato e di potenziare il trasporto collettivo/pubblico.

Il potenziamento della linea ferroviaria Circumvesuviana riveste particolare importanza sia dal punto di vista della riorganizzazione territoriale locale che dal punto di vista del miglioramento delle relazioni provinciali (connessione della tratta S.Giorgio-Volla con l’aeroporto di Capodichino, in modo da realizzare una diretta connessione tra la struttura aeroportuale e le aree turistiche vesuviana e sorrentina.al fine di ridurre il notevole numero di bus turistici circolanti sulla rete stradale locale). Particolare importanza assumono, in questa prospettiva, le connessioni del servizio ferroviario con gli altri trasporti pubblici e privati su gomma (microbus-navette) attraverso la localizzazione di opportuni nodi di interscambio alle stazioni ferroviarie.

Il potenziamento delle linee del Metrò del Mare assume particolare importanza all’interno del rinnovato quadro di trasporti collettivi; anche in questo caso il Piano è orientato ad individuare forme integrate di trasporto, ad esempio con la realizzazione di sistemi ettometrici di connessione tra marine (vie del mare) e borghi e di attrezzature di interscambio (mare-mare; mare-gomma) per trasporti collettivi via mare con la istituzione di servizi da effettuare mediante natanti di piccola dimensione e per collegamenti a corto raggio (per gli approdi minori già esistenti lungo la costa; per spiagge e piccole cale) in partenza dai porti serviti dalla linee principali di collegamento con Napoli.

Per quanto riguarda la viabilità ordinaria il Piano è orientato: • a limitare interventi infrastrutturali pesanti; • a prevedere interventi di adeguamento e riqualificazione della viabilità esistente; • a razionalizzare il sistema della viabilità garantendo una elevata connettività tra le diverse reti stradali; • a diminuire la congestione da traffico all’interno dei centri costieri attraverso la localizzazione di parcheggi in aree di scambio intermodale.

10. Piani e programmi in corso

L’intero territorio della Penisola è disciplinato dal P.U.T. (L.R. n.35/87), approvato ai sensi dell.art. 1/bis della legge n. 431/85, che include i territori di 34 comuni di cui 14 nella provincia di Napoli e 20

11 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli nella provincia di Salerno, raggruppati, ai fini del coordinamento attuativo e gestionale, nelle seguenti sei sub-aree: SUB-AREA 1: Massa Lubrense, Sorrento, Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Meta, Vico Equense, Positano. SUB-AREA 2: Castellammare di Stabia, Pimonte, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere, Santa Maria la Carità. SUB-AREA 3: Agerola, Praiano, Furore, Conca dei Marini. SUB-AREA 4: Sant.Antonio Abate, Angri, Sant’Egidio del Monte Albino, Corbara, Pagani, Nocera Inferiore, Nocera Superiore. SUB-AREA 5: Scala, Amalfi, Atrani, Ravello, Tramonti, Minori, Maiori, Cetara. SUB-AREA 6: Cava dei Tirreni, Vietri sul Mare.

L’Area Marina Protetta di Punta Campanella è stata istituita con D.M. n. 46 del 12 dicembre 1997 successivamente modificato con D.M. del 13 giugno 2000. La relativa disciplina interessa una superficie di circa 1400 ettari per una estensione di 40 chilometri di costa.

Nel 2003 è stato istituito il Parco Regionale dei Monti Lattari.

La Penisola Sorrentina è interessata da numerosi progetti di Programmazione Negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da: • Patto Territoriale Penisola Sorrentina; • Progetto Integrato Penisola Amalfitana e Sorrentina; • PI Portualità Turistica; • Contratto d’Area TESS; • Patto per la pesca. • Programmi di Filiera per le zone a produzione vitivinicola, olivicola e lattiero-casearia che interessa l’intero territorio della Penisola Sorrentina; molti comuni rientrano nell’ambito di applicazione del Programma per la Filiera orticola.

Nel PTR L’AIL Penisola Sorrentina ricade nel STS “PENISOLA SORRENTINA” a dominante Paesistico- Ambientale-Culturale, costituito dai comuni di Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Santa Maria la Carità, Sant’Agnello, Sant’Antonio Abate, Sorrento, Vico Equense.. Per l’STS in questione si prevede: “Sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori, intensificando l’utilizzo degli insediamenti preesistenti nelle aree collinari”

12 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

1 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Descrizione Ambiente Insediativo

1. Caratteristiche del territorio

Capri è geograficamente un’isola staccata dalla terra ferma, ma geologicamente rappresenta la naturale prosecuzione strutturale della penisola Sorrentina. Il territorio si articola dal punto di vista geomorfologico su due alture principali collegate da una sella su cui si estende l’insediamento principale. Le coste sono frastagliate e fortemente caratterizzate da ripidi versanti rocciosi. L’isola presenta una configurazione paesistica complessa dotata di forte specificità ed eccezionalità interpretabili come esito del rapporto continuo e coerente tra fattori di eccezionale valore naturalistico e insediativo.

Dal punto di vista geomorfologico, l’isola di Capri nell’insieme rappresenta un’unica unità di paesaggio costituita da tre macrozone: a) la prima macrozona, individuata nel settore occidentale e nord_orientale dell’Isola di Capri, è costituita da calcari e calcareniti della Penisola Sorrentina e dei Monti di Avella compresi in un intervallo altimetrico di 0-600 m s.l.m. Tale area è segnata da una permeabilità in genere alta per fessurazione e carsismo ed è contraddistinta dagli elementi morfologici delle falesie, dei versanti ad elevata pendenza, talora a picco, lungo la linea di costa e dai terrazzi di abrasione marina e dai versanti strutturali di Monte Cappello e . La vulnerabilità di tale macrozona è connessa prevalentemente ai fenomeni di crolli in roccia e secondariamente a fenomeni di scorrimento-colata nonché all’alta vulnerabilità della falda. b) la seconda macrozona è costituita dalle coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente, compresi in un intervallo altimetrico di 0-600 m s.l.m. e caratterizzati da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente. Tale macrozona è contraddistinta da una zona sub-pianeggiante, ubicata alle spalle del porto di Marina Grande, delimitata sia ad occidente che ad oriente da versanti strutturali che permettono il suo riconoscimento anche da distanze notevoli dall’Isola, e da terrazzi di abrasione marina che in parte ospitano l’abitato di Anacapri. La vulnerabilità di tale macrozona è connessa prevalentemente ai fenomeni di scorrimento-colata nelle coltri piroclastiche. c) la terza macrozona, situata alla base dei versanti carbonatici dell’Isola di Capri (versante orientale di Monte Cappello), è costituita da depositi detritici da elementi carbonatici sciolti o poco cementati a cui sono associati depositi piroclastici sciolti talora presenti in livelli (a) passanti verso il basso a depositi ghiaioso - sabbioso - limosi e brecce di conoide (b) compresi in un intervallo altimetrico di 0- 600 m s.l.m. La permeabilità varia da media a bassa in (a) a più elevata in (b). La vulnerabilità di tale macrozona è connessa prevalentemente ai crolli lungo gli impluvi in approfondimento ed alla vulnerabilità della falda medio-alta.

Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL Z - Capri Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 515 49,7% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 83 8,1% Aree e componenti d'interesse rurale 302 29,1% Aree e componenti d'interesse urbano 132 12,7% Nodi e reti per la connettività territoriale 4 0,3% Aree complessive*** 1035 100,0%

(***) Le aree calcolate sono indicative e rappresentano i luoghi che sicuramente hanno i caratteri identitari dell’AIL tralasciando le aree a margine dove i caratter identitarii si fondano con quelli degli AIL vicini

2. Aree di interesse naturalistico e rurale

L’isola presenta prevalentemente suoli ad alta sensibilità ambientale (49,7%), a basso sviluppo pedogenetico caratterizzati da una permeabilità molto elevata: le falde idriche poste sotto questi suoli non beneficiano del normale effetto filtrante delle coperture pedologiche. In questa unità troviamo anche suoli sottili ai primi stadi di pedogenesi (13%), che hanno limitate capacità di tamponare effetti di degrado fisico e chimico. Il corpo centrale dell’isola di Capri è caratterizzato da suoli in precario equilibrio con l’ambiente, dove un eventuale processo di degrado può portare a processi di desertificazione e di perdita permanente della fertilità. Agronomicamente trattasi di suoli a bassa produttività ma dove si possono ottenere produzioni di alta qualità (es. vini di pregio) per le specifiche condizioni pedoclimatiche.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle superfici agricole e naturali, in quest’isola prevalgono nettamente gli usi del suolo ad alta ed altissima biodiversità (74% della superficie territoriale), rappresentati principalmente da superfici naturali, oliveti e sistemi colturali complessi. I vigneti in particolare rientrano nell’area di produzione del DOC Capri, gli oliveti nell’area di produzione del

2 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

DOP Olio Penisola Sorrentina. Una discreta percentuale della SAU è investita ad agricoltura biologica.

AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI

Boschi 30 ha pari al 3 % della superficie

ALTRE AREE DI INTERESSE

Altre aree naturali (pascoli, vegetazione rada e sclerofilla), 324 ha pari al 31% della superficie

Rappresentano aree di criticità e di degrado, le rocce nude ed affioranti (134 ha pari al 13% della superficie)

AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI

Oliveti (38 ha pari al 4% della superficie) Vigneti (36 ha pari al 4% della superficie) Sistemi colturali complessi (117 ha pari all'11% della superficie) Terrazzamenti (75 ha pari al 7% della superficie)

ALTRE AREE DI INTERESSE

Sono stati considerati strutturanti del paesaggio di Capri, tutte le forme di vegetazione naturale composta da pinete, macchia e prateria mediterranea che ne connotano il paesaggio, e vigneti, oliveti e frutteti consociati, spesso terrazzati, che da sempre rappresentano l’uso agricolo del suolo prevalente. Sono stati considerati strutturanti anche gli usi agricoli del suolo caratterizzati da elevata biodiversità della flora, quali gli orti arborati ed in genere gli arboreti promiscui, che rappresentano una peculiarità dell’agricoltura Campana.

L’olivo. La coltivazione dell'olivo in Penisola Sorrentina e nell'isola di Capri risale a tempi antichissimi. La Punta Campanella, che è l’estremo promontorio del Golfo di Napoli e fronteggia l’isola di Capri, era dominato da un Tempio, sacro alla dea Atena (Minerva) Capo Minerva, eretto dai Focesi, coloni greci.

Gli agrumi. Di origini antiche, se è vero che la presenza di limoni nell’area sorrentina e dell'isola di Capri, è certificata da documenti storici del 1500, il “Limone di Sorrento” IGP ha in effetti antenati genetici che risalgono addirittura all’epoca romana. Anche se dobbiamo attendere il 1600 per avere la certezza della coltivazione in forma specializzata, come risulta dagli atti dei Padri Gesuiti. Si deve comunque alla tenacia e alle capacità dei produttori locali, che sono andate sviluppandosi nel corso dei secoli, se oggi disponiamo di un prodotto altamente selezionato e di assoluta qualità. E’ soprattutto grazie al loro impegno che lo stesso paesaggio è andato a conformarsi alle loro esigenze: i famosi terrazzamenti e le mitiche “coperture” dei limoneti, qui denominati a giusta ragione “giardini di limone”.

La vite. Da questo incantevole scoglio dolomitico circondato dal mare si ottiene un vino DOC (D.P.R. 07.09.197) apprezzato in tutto il mondo per i suoi gusti e i suoi profumi. Vino antichissimo, lodato dall'Imperatore Tiberio, che aveva scelto Capri come sua dimora. Oggi le viti sono allevate, nel rispetto delle tecniche di coltivazione tradizionali, su assolati ripiani a picco sul mare. È prodotto, in limitate quantità, nei tipi bianco e rosso. Si ottiene dalla vinificazione di uve locali di grande pregio, come la Falanghina, il Greco e la Biancolella, per il tipo bianco, e il Piedirosso, per il tipo rosso.

I terrazzamenti sono sistemazioni del terreno che seguono lo sviluppo della collina e realizzano il più antico ed efficace dei sistemi per il contenimento dell’erosione dei terreni, riducendo la pendenza dei

3 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli versanti e rallentando così la velocità dei flussi delle acque di scorrimento superficiale. Si tratta di un’opera monumentale la cui realizzazione risale sicuramente ad epoche anteriori al XIX secolo. Tradizionalmente le scarpate dei terrazzi erano consolidate da siepi di arbusti antierosivi, come la ginestra e varie specie di cannucce (Arundo, spp.), che spesso venivano utilizzati per la produzione artigianale di piccoli manufatti (ceste, stuoie, recipienti in vimini,…). I terrazzamenti ancora oggi rivestono questo fondamentale ruolo di difesa del suolo e sono in parte utilizzati per colture arboree quali vite, orti erborati, frutteti, oliveti. La coltivazione del terrazzo risulta fondamentale per la sua conservazione, sia come testimonianza storica, sia come sistema di difesa del suolo.

Le colture consociate (orti e frutteti consociati). Grazie alle straordinarie condizioni di fertilità del suolo, alle favorevoli condizioni climatiche ed alla storica penuria di terre coltivate, nel territorio della Provincia di Napoli, si è molto diffuso l’uso del suolo con più colture nel tempo (rotazioni ed avvicendamenti classici), ma anche nello spazio, con presenza di colture arboree consociate temporaneamente a colture generalmente ortive. E’ l’unica parte del mondo in cui è possibile ottenere 3 raccolti in un anno (es. pomodoro da aprile a agosto, cavolfiore da agosto a dicembre, patata novella o finocchio da dicembre a aprile). Molto nota è anche l’agricoltura “a 3 piani” costituita da fruttiferi alti (ciliegio o noce), consociati a fruttiferi bassi (agrumi o vite) ed a ortive invernali (cavoli, insalate,….). Questo uso promiscuo presenta numerosi aspetti positivi sull’ambiente e sulle condizioni socio- economiche: • l’elevata redditività consente di ottenere redditi soddisfacenti per il sostentamento di una famiglia contadina con soli 3000 m2 (un moggio); • aumenta i livelli di biodiversità dell’agro-ecosistema e quindi la sua stabilità, grazie alle maggiore presenza di uccelli e insetti utili con conseguente riduzione della necessità di fitofarmaci; • conferisce al paesaggio agrario una maggiore naturalità e di variabilità, in contrasto con gli appezzamenti coltivati con un'unica specie (monocoltura) che determina una maggiore monotonia del paesaggio.

3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale

Il paesaggio di Capri è prevalentemente e fortemente connotato dalle varie forme di vegetazione naturale (pinete, macchia e prateria mediterranea); le aree agricole, anche per la particolare caratterizzazione geomorfologica dell’isola, non sono molto estese e interessano prevalentemente il territorio di Anacapri, i versanti orientali del monte Cappello, le aree ad est del nucleo di Capri in località Moneta. Queste aree, coltivate prevalentemente a vigneti, oliveti e frutteti consociati, spesso terrazzati, hanno consolidato nel tempo uno specifico paesaggio agrario, ma negli ultimi trent’anni una diffusa urbanizzazione ha determinato una significativa diminuzione delle superfici agricole e ha, in alcuni casi, compromesso i caratteri ambientali e paesaggistici di alcune aree (edificazione recente ad Anacapri in località Pozzo, Tuoro e Migliara; a Capri in località Moneta; tipologie edilizie non congruenti e non legate alla coltura agricola).

4. Fattori storici e caratteri recenti dello sviluppo urbanizzativo e delle centralità

Il paesaggio si presenta significativamente condizionato dall’attività antropica che nel tempo ha utilizzato le risorse naturali, ha sviluppato forme di insediamento diversificate e variamente adattate ai luoghi. L’area, dal punto di vista insediativo, è caratterizzata da una struttura complessa e varia per la presenza di diverse morfologie insediative: da un impianto articolato e una edificazione compatta corrispondente ai tessuti storici stratificati del nucleo di Capri; dai tessuti storici strutturati per aggregati di piccola dimensione dei nuclei storici di Anacapri e Caprile; dalla presenza di addensamenti di più recente edificazione variamente articolati lungo la viabilità che si dirama dai nuclei centrali; da case isolate, prevalentemente ville, diffuse nelle aree agricole e boscate nelle zone a nord-ovest e a sud; dagli insediamenti verso le aree di costa prevalentemente caratterizzati da edificazione diffusa in contesto agricolo; da alcune emergenze di interesse storico-architettonico e ambientale che si configurano come elementi di riferimento per l’intero territorio.

5. Situazione socioeconomica e dinamica delle attività produttive

Nell'Ottocento Capri cominciò ad essere conosciuta nel mondo in quanto punto strategico per il controllo del sud Italia e quindi sede d'aspre lotte tra i Francesi del regno di Napoleone, succeduti ai Borboni, e gli Inglesi. In seguito la fama di Capri crebbe grazie all'interesse romantico per i viaggi, che portò sull'isola i primi di una lunga serie di stranieri. Nella prima metà dell'Ottocento arrivarono a Capri i paesaggisti della Scuola di Posillipo e venne aperto il primo albergo ma è solo alla fine dell'Ottocento, con l'apertura del Quisisana, che approdò a Capri un turismo fatto di nobili, reali, e personalità della politica e dell'industria. Ancora oggi Capri resta una meta desiderata e sognata, visitata da turisti provenienti da ogni parte del mondo, anche se il turismo caprese si sta sempre più rivolgendo verso clienti appartenenti a fasce di reddito alte come dimostrano il forte aumento verificato negli ultimi anni della domanda di alberghi a quattro e cinque stelle, a sfavore di quelli con un numero di stelle inferiore, e la progressiva trasformazione, da parte degli stessi albergatori, degli alberghi esistenti in esercizi di categoria superiore.

4 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

6. Situazione della mobilità e delle infrastrutture

Nell’attuale sistema della mobilità, viene evidenziata la carenza del trasporto pubblico di interesse locale e l’assenza di integrazione tra i diversi tipi di infrastrutture e di servizi. La rete stradale si articola in una serie di arterie principali di collegamento tra i centri maggiori, connesse ad una rete di strade minori di interesse locale. Molto articolato e condizionato dall’orografia del territorio è il sistema di percorsi pedonali.

7. Risorse paesistiche e ambientali

La complessità morfologica, la varietà del paesaggio, l’inscindibilità tra struttura naturale e struttura insediativa, i caratteri dei tessuti storici e delle emergenze architettoniche, il valore dei resti archeologici, conferiscono al territorio nel suo complesso una forte identità paesaggistica. Con il Decreto Ministeriale 20 marzo 1951 è stata dichiarata di notevole interesse pubblico l’intero territorio di Anacapri e Capri. Gli elementi con incidenza paesaggistica di seguito elencati rappresentano valore e significato di elementi costitutivi e connotativi del paesaggio storico. La loro individuazione discende dalla lettura incrociata dei seguenti dati: Valutazione della valenza paesaggistica posseduta da quei beni culturali per i quali è già riconosciuto l’interesse storico – architettonico dichiarato nei decreti ministeriali di vincolo; Individuazione tra i beni culturali appartenenti a quelli di cui all’art. 12 comma 1 del D.LGS. 22/01/2004 n. 42, di quelli significativi ai fini della conformazione del paesaggio, della connotazione della città storica ovvero della scena urbana.

Elenco dei Beni Vincolati

DENOMINAZIONE COMUNE DECRETO

Villa Gradola Anacapri

Villa di Damecuta – Torre di Anacapri Damecuta, località omonima

Fortino di Orrico, Punta del Miglio Anacapri

Fortino di Mesalno al Campetiello Anacapri sul promontorio omonimo

Fortino di Pino sul promontorio Anacapri omonimo

Faro alla Punta Carena Anacapri

Fortino di Bruto al Monte Solaro Anacapri Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 13/01/1951

Chiesa di Santa Maria Cetrella al Anacapri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Monte Solaro

Castello di Barbarossa al monte Anacapri omonimo

Scala Fenicia Anacapri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Villa San Michele, via San Michele Anacapri

5 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

Chiesa di San Michele, piazza San Anacapri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Nicola

Casa Rossa, via Orlandi Anacapri Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 28/07/1987

Chiesa di Santa Sofia, via Orlandi Anacapri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Ruderi Palazzo a Mare ai Bagni di Capri Tiberio

Villa Bismarck, via Palazzo a Mare Capri Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 4/04/1987

Chiesa di san Costanzo in località Capri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 omonima

Faro a Punta del Capo Capri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Villa Fersen a via Lo Capo Capri

Villa Jovis al Monte Tiberio Capri

Villa Malaparte a Punta Masullo Capri Decreto Ministero Beni Culturali e Ambientali del 19/04/1994

Forte di Tragara, Punta Tragara Capri

Ruderi Fortino, località Monte San Capri Michele

Palazzo Canale, via Marina Grande Capri Decreto Ministero Pubblica Istruzione del 17/08/1981

Torre dell’Orologio – Cattedrale di Capri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Santo Stefano alla Piazzetta

Torre Saracena di Capri

Castello del Castiglione, via Capri Decreto Ministero Pubblica Istruzione del Castiglione 20/02/1919

Villa Krupp Capri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1

Certosa di San Giacomo, località Capri Decreto legislativo 42/2004 – art.10 comma 1 Certosa

L’Ail risulta, inoltre, interessato dalle seguenti aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate: Tipo Sito Comuni interessati ZPS IT8030011 Fondali Marini di Punta Campanella e Capri. Anacapri e Capri

SIC IT8030011 Fondali Marini di Punta Campanella e Capri. Anacapri e Capri

SIC IT8030038 Corpo Centrale e Rupi Costiere Occidentali Anacapri e Capri dell’Isola di Capri

6 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Napoli

SIC IT8030039 Settore e Rupi Costiere Orientali dell’Isola di Capri Capri

8. Criticità ambientali e funzionali

La situazione complessiva dell’area è caratterizzata da elementi di criticità connessi all’eccessivo carico antropico determinato dalla presenza di turisti (consumo di risorse energetiche, idriche; rifiuti; inquinamento acustico; aumento della domanda di mobilità) e concentrato prevalentemente nel territorio di Capri e lungo le fasce costiere. Molti elementi di criticità possono essere rilevati ai margini degli insediamenti maggiori dove la qualità e l’equilibrio delle diverse componenti ambientali sono state in parte compromesse da una diffusa edificazione, prevalentemente di tipo turistico (seconde case e attività ricettive). Criticità specifiche sono legate ai dissesti idrogeologici e al rischio frane, prevalentemente lungo la costa.

9. Specificazione delle linee strategiche generali per ambiente e paesaggio, insediamenti,attività, mobilità

La tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale sono gli elementi fondamentali della strategia di sviluppo proposta dal Piano per Capri. In particolare, il Piano è orientato: • alla tutela delle componenti dotate di forte specificità e visibilità dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nelle quali è ancora possibile riconoscere un elevato grado di naturalità e per le quali è necessario assicurare la conservazione degli equilibri naturali e avere massima attenzione per qualsiasi azione di modifica o trasformazione; • alla tutela e valorizzazione delle aree agricole e naturali di particolare rilevanza agronomica e paesaggistica per le quali il Piano è orientato ad evitare alterazioni e trasformazioni non congruenti e a valorizzare le relazioni intercorrenti tra le diverse componenti presenti ; • alla tutela delle strutture insediative che presentano un interesse culturale e ambientale in relazione ai processi storici che le hanno prodotte o un valore documentario o un particolare valore paesaggistico per le relazioni che intercorrono con altre componenti territoriali; • alla riqualificazione degli insediamenti di recente edificazione; • alla tutela dei beni culturali presenti all’esterno degli agglomerati; • alla qualificazione delle attività turistiche; • al recupero e riuso, anche a fini turistici, del patrimonio abitativo esistente; • al potenziamento delle dotazioni di attrezzature pubbliche sia per residenti che per turisti.

In particolare il Piano nei comuni di Capri e Anacapri al fine della tutela dei valori paesaggistici, non rende ammissibile l’edificazione di nuovi volumi di edilizia privata fatta eccezione di quella necessaria ad adeguare le strutture turistico-ricettive esistenti con attrezzature di servizio e attrezzature sportive nel limite del 10% della volumetria esistente, purché compatibile con le condizioni urbanistiche e paesaggistiche.

10. Piani e programmi in corso

L’isola di Capri è interessata da alcuni progetti di programmazione negoziata per lo sviluppo locale/urbano, ed in particolare da: • PI Portualità Turistica • PI Isole del golfo • Patto Territoriale della pesca e acquacoltura

Nel PTR l’isola di Capri è inserita nell’STS ISOLE A DOMINANTE PAESISTICO-AMBIENTALE CULTURALE costituito dai comuni di Anacapri, Capri, Casamicciola Terme, Barano, Forio d’Ischia, Lacco Ameno, Ischia, Serrara Fontana e Procida. Per l’STS in questione si prevede: “Sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori.”

7 Articolazione del territorio per la tutela e la valorizzazione del paesaggio