I Drammi Musicali Di Giovanni Faustini Per Francesco Cavalli
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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA Dottorato di ricerca in Musicologia e Beni musicali XIX ciclo I drammi musicali di Giovanni Faustini per Francesco Cavalli Dottorando NICOLA BADOLATO Coordinatore Relatore prof. ANGELO POMPILIO prof. LORENZO BIANCONI Correlatore prof.ssa ANNA LAURA BELLINA Esame finale L-ART/07 Musicologia e Storia della Musica Anno 2007 RINGRAZIAMENTI A conclusione di un triennio di studio, desidero ringraziare innanzitutto Lorenzo Bianconi e Anna Laura Bellina, che con disponibilità, rigore e competenza mi hanno guidato nella ricerca: a loro devo gli ammaestramenti, i suggerimenti, le sollecitazioni, gli stimoli che mi hanno permesso di completare questo studio. Ringrazio di cuore inoltre Carlo Caruso per gli spunti e le occasioni di approfondimento che mi ha fornito nell’ultimo anno di lavoro. Un ringraziamento va inoltre a tutto il Collegio dei docenti del dottorato in Musicologia e Beni musicali, ai coordinatori Paolo Gozza e Angelo Pompilio, a tutti i colleghi che mi hanno accompagnato nel percorso dottorale. Un grazie particolare alla Fondazione Bottrigari di Bologna, che ha sostenuto il primo biennio del mio dottorato. Il lavoro di questi anni non sarebbe stato possibile senza l’appoggio paziente e incondizionato della mia famiglia e di mia moglie Maria. INDICE (1) INTRODUZIONE 1a. Giovanni Faustini e Francesco Cavalli p. 9 1b. Le fonti di Faustini p. 12 1c. Le tecniche di scrittura p. 33 1d. Sulla morfologia delle arie p. 55 (2) I LIBRETTI 2a. Criteri di edizione p. 71 2b. La virtù de’ strali d’Amore (1642) p. 73 2c. L’Egisto (1643) p. 113 2d. L’Ormindo (1644) p. 147 2e. La Doriclea (1645) p. 187 2f. Il Titone (1645) p. 229 2g. L’Euripo (1649) p. 257 2h. L’Oristeo (1651) p. 297 2i. La Calisto (1651) p. 327 2j. La Rosinda (1651) p. 363 2k. L’Eritrea (1652) p. 393 2l. Nota ai testi p. 429 (3) Bibliografia p. 434 INTRODUZIONE NICOLA BADOLATO , I drammi musicali di Giovanni Faustini per Francesco Cavalli Giovanni Faustini e Francesco Cavalli 1a. Giovanni Faustini e Francesco Cavalli Per l’entità, la regolarità e la qualità della sua produzione, Francesco Cavalli (1602-1676) è senza dubbio figura dominante per i primi trent’anni del teatro d’opera veneziano. La carriera teatrale di Cavalli ha inizio nel 1639 con le Nozze di Teti e di Peleo (su libretto di Orazio Persiani) e scorre ininterrotta fino al 1673 col Massenzio di Giacomo Francesco Bussani. Oltre a lavorare per i principali teatri d’opera di Venezia, nei primi anni ’50 incrementò il suo prestigio con numerose commissioni in Italia e all’estero (Milano 1652, Firenze 1654, Parigi 1659). La sua fama di operista, sia in vita sia nei primi anni dopo la morte, è testimoniata anche dalle numerose attribuzioni di testi anonimi. 1 Cavalli di fatto musicò una trentina di melodrammi, quasi tutti conservati in partiture manoscritte provenienti dalla collezione privata del patrizio veneto Marco Contarini successivamente acquisite nel 1843 dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. 2 Nel primo decennio della sua attività teatrale Cavalli lavorò al Teatro S. Cassiano, sede della prima rappresentazione d’opera veneziana: attivo come compositore, finanziatore e organizzatore, egli si inserì nella compagnia del poeta-librettista fiorentino Orazio Persiani, della cantante Uga di Roma (che proveniva fra l’altro dalla compagnia di canto che già aveva allestito l’ Hermiona di Padova e l’ Andromeda del S. Cassiano nel 1637) e del ballerino Giovanni Battista Balbi. Sui primi anni ’40, contestualmente all’impegno al S. Cassiano, Cavalli fu coinvolto anche nella direzione del S. Moisè, nella cui prima stagione era stato rappresentato il suo Amore innamorato (1642). La decennale collaborazione con il giovane librettista-avvocato Giovanni Faustini prende avvio proprio nel Teatro S. Cassiano con la Virtù de’ strali d’Amore (1642); oltre a quest’opera nel medesimo teatro allestiranno insieme altri quattro dei loro dieci lavori: Egisto (1643), Ormindo (1644), Doriclea e Titone (1645). Insieme al fratello Marco, Giovanni Faustini (1615-1651) fu senza dubbio una figura di rilievo anche nella gestione economica dell’opera. Figli di Angelo Faustini e Isabetta Vecellio (sorella del pittore Cesare Vecellio cugino di Tiziano), entrambi intrapresero gli studi giuridici presso l’università padovana e come giuristi trovarono impiego, seppur con alterne vicende, presso gli uffici amministrativi di Venezia. Marco, il maggiore dei due (1606-1676), svolse a tutti gli effetti la professione di avvocato presso il Magistrato del Sal, organo preposto al controllo dei traffici commerciali del sale, e dal 1628 divenne membro della Scuola Grande di S. Marco. A partire dal 1633 anche Giovanni entrò nella stessa influente confraternita, e di lì in poi divenne assiduo frequentatore degli uffici di molti cittadini veneziani 3 comparendo regolarmente su molti atti notarili, pur senza mai dedicarsi toto corde alla professione di avvocato. Dal 1631 i fratelli Faustini affittarono una casa nei 1 Sono di dubbia paternità Deidamia (1644), Il Romolo e ’l Remo (1645), La prosperità infelice di Giulio Cesare dittatore (1645), Torilda (1648), Bradamante (1650), Armidoro (1651) e Helena rapita da Teseo (1653). Sicuramente illegittime Narciso ed Ecco immortalati (1642, forse di Marco Marazzoli) e Alessandro vincitor di se stesso (1651, di Antonio Cesti). 2 Si veda a questo proposito il contributo di T. WIEL , I codici musicali contariniani del secolo XVII nella R. Biblioteca di S. Marco in Venezia , Venezia, 1888. Sulle partiture manoscritte di Francesco Cavalli si veda P. JEFFERY, The Autograph Manuscripts of Francesco Cavalli , Princeton University, diss., 1980. 3 Quello di cittadino era uno dei tre status sociali in cui si suddivideva la popolazione di Venezia nel Seicento. Al vertice della gestione della città stava la nobiltà, i cui membri sedevano nel Maggior consiglio, tra i Provveditori sopra le Pompa, nel Senato, fra i Dogi. I cittadini si collocavano nel gradino immediatamente successivo: lavoravano soprattutto come avvocati, notai, segretari spesso al servizio delle famiglie patrizie o impiegati nella pubblica amministrazione (dunque ancora alle dirette dipendenze della nobiltà). Alla base della piramide sociale, i popolani. Maggiori ragguagli in D. E. QUELLER , Venetian Patriciate: Reality and Myth , Urbana, University of Illinois, 1986 e in A. ZANNINI , Burocrazia e burocrati a Venezia in età moderna. I cittadini originari. (sec. XVI-XVIII) , Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Memorie, Classe di Scienze morali, lettere ed arti, vol. 47, Venezia, Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, 1993. 9 NICOLA BADOLATO , I drammi musicali di Giovanni Faustini per Francesco Cavalli Giovanni Faustini e Francesco Cavalli pressi della Parrocchia di S. Vidal, strategicamente poco distante dai due principali poli amministrativi e commerciali della città: S. Marco e Rialto (Francesco Cavalli abitava poco lontano). Nel 1647 Giovanni Faustini è l’impresario e il librettista di quel Teatro S. Moisè dove Cavalli aveva già lavorato cinque anni prima. Il contratto privato tra il librettista e Almorò Zane, proprietario del S. Moisè, fu firmato nel settembre 1647 e impegnava Faustini ad allestire opere nei successivi tre anni: 4 nella stagione 1647/48 scrisse e produsse l’ Ersilla (musica di vari compositori fra cui, forse, lo stesso Cavalli) e l’anno seguente (1648/49) andò in scena l’ Euripo . Portato a termine il contratto col S. Moisè, Faustini assunse la gestione del Teatro S. Aponal, di proprietà di Francesco Ceroni e Zanetta Diamante, recentemente dato alle rappresentazioni operistiche;5 Cavalli lo seguì per mettere in musica l’Oristeo (1651), la Calisto (1651) e la Rosinda (1652). Per quell’ultima stagione teatrale 1651/52 Faustini aveva steso anche il libretto dell’ Eritrea , ancora con Cavalli: ma la morte lo colse già nei preparativi della Calisto 6 e il controllo della compagnia fu assunto totalmente dal fratello Marco, che era già entrato nell’impresa almeno a partire dall’estate precedente per rimanervi fino al 1657. Nell’arco di pochi anni Marco Faustini allargherà i propri interessi prima sul S. Cassiano (1657-1660) e successivamente sul SS. Giovanni e Paolo (1660-1668).7 Le opere su libretto di Faustini rappresentano il tronco della produzione di Cavalli e coprono, come s’è visto, l’arco cronologico 1642-1652. Il decennio del sodalizio Faustini- Cavalli si dimostrò cruciale per la codificazione e il consolidamento delle principali tendenze di scrittura del teatro musicale veneziano: le tecniche di composizione degli intrecci, molto diversificate agli esordi dell’opera, sono sottoposte da Faustini ad un processo graduale di standardizzazione. 8 Il dramma è costruito sulla base di alcuni loci letterari comuni che vengono inseriti in una scrittura duttile e sempre permeabile alle esigenze della varietà musicale. Gli intrecci propongono la struttura che di lì in poi diverrà canonica della doppia (in qualche caso tripla) coppia di amanti dapprima divisi infine ricongiunti dopo mille peripezie; il libretto assume definitivamente la forma in tre atti; colpi di scena, canti nel sonno, lettere falsamente rivelatrici, coppie intrecciate, liete agnizioni 4 Dettagli in B. L. GLIXON , J. E. GLIXON , Marco Faustini and Venetian Opera Production in the 1650s: Recent Archival Discoveries , «Journal of the American Musicological Society», X, 1992, p. 49. 5 Sulle vicende di questo teatro si veda J. GLOVER , The Teatro S. Apollinare and the Development of Seventeenth- century Venetian Opera , diss. di laurea, Università di Oxford, 1975. B. L. GLIXON , J. E. GLIXON , Oil and Opera don’t Mix: The Biography of S. Aponal, a Seventeenth-Century Venetian Opera Theater , in S. PARISI , (a cura di), Music in the Theater, Church and Villa: Essays in Honor of Robert Weaver and Norma Wright Weaver , Warren, Mich., Harmonie ParK Press, 2000, pp. 131-144. 6 «Mentre una finta morte d’Eritrea lusingherà a V. S. Illustriss. dolcemente l’orecchio, la purtroppo vera del Sig. Giovanni Faustini le commoverà dolorosamente l’anima. Morì pochi giorni sono questo celebre litterato, e dopo la tessitura di undeci opere ha lasciato sotto il torchio quella della sua cara Eritrea.