Storia Dell'università Di JI:Rieste Mito, Proget~I , Realtà
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(2uademi del Dipartimento di Storia 4 Università de'gji Studi di Trieste ANNA MARIA VINCI Storia dell'Università di JI:rieste Mito, proget~i , realtà. lt Il I L'Università di Trieste, articolata in più Facoltà, nasce solo nel 1938, quando il secondo conflitto mondiale è ormai alle porte: la decisione ministeriale di concedere a Trieste "1 'Università completa" è frutto del clima di guerra e sarà poi la guerra a regolare i primi passi dell'istituzione. Si tra a comunque di una nascita "annùnciata" ormai da molti anni: già nel 1924, il nome di "Università" nobilita 1'lstituto superiore di scienze economiche e commercia li, sorto dalla :riforn1a della vecchia Scuola superiore di commercio-fondazione Recvoltel la. Quel nome è di certo uq pegno per il futuro, ma è soprattutto l'esibizione di una promessa assolta: "la nuova Italìa" raccoglie simbolica mente le insegne del glorioso mito irredentista dell'Università italiana a Trieste. "Nomi belli" e belle apparenze: per lungo tempo non c'è spazio per un'ipotesi reale di sviluppo. La storia dell'Università di Trieste è quindi anche la storia di un mito ottocentesco che si rinnova sotto nuove spoglie e che condi ziona il presente. Ed è poi la storia dei molti progetti formulati (in sede nazionale e locale, all'interno ed al l'esterno del mondo accademi co) per dare slancio ad un'istituzione collocata ai confini orientali della Nazione: spesso sono progetti di grande vivacità e ricchezza, altre volte, invece, sono progetti di arroccamento e d(,chiusura, a seconda del modo di intendere il concetto di confine. Raramente realizzati, essi tuttavia rappresentano la parabola di una vicenda culturale. Quaderni del Dipartimento di Storia 4 Università degli Studi di Trieste ANNA MARIA VINCI Storia dell'Università di Trieste Mito, progetti, realtà. Quaderni del Dipartimento di Storia Università di Trieste 4 Anna Maria Vinci Storia dell'Università di Trieste: mito, progetti, realtà La pubblicazione di questo volume è stata possibile grazie al contributo dell'Università degli Studi di Trieste - Dipartimento di Storia La ricerca è stata finanziata dal Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica (fondi 60%) © 1997 by Università degli Studi di Trieste Edizioni LINT Trieste S.r.l. Via di Romagna 30 - 34134 Trieste - C.P. 501 Tel. 040/360396 - 360421 - Fax 040/361354 Stampato in Italia - Printed in Italy È vietata la riproduzione anche parziale in qualunque modo e luogo ISBN 88-8190-023-8 A Giovanna e Nino, Carlo e Michela All'interno dell'Accademia c'è un altare a Prometeo dal quale gli Ateniesi si avviano di corsa verso la città con fiaccole accese. La gara consiste, oltre che nella corsa, nel tenere accesa la fiaccola; se infatti questa si spegne, non vince più il primo, ma al suo posto, il secondo; se la fiaccola si spegne anche a questo, è il terza a vincere: e se poi si spegne a tutti, la vittoria non spetta a nessuno. Pausania, Periegesi della Grecia, -Attica-, l-30. PREMESSA Storia di un sogno, storia di un mito, storia di un'istituzione che cresce e si modella nel corso di anni di grande travaglio: l'Università a Trieste capta e rifor mula, col suo peculiare linguaggio, le profonde trasformazioni che lo Stato, la società e la città, il mondo della politica e quello degli ideali suscitano e subiscono nell'arco (breve e, insieme, lungo) di un cinquantennio. Nasce prima di nascere, l'Università a Trieste. "Aus Dammerung einer Welt'', sbuca il mito dell'Università italiana a Trieste che se non ha la forza sufficiente per condurre ad alcun risultato concreto, racchiude tuttavia in sé il potere di coltivare i sogni e "l'educazione sentimentale" di un'intera generazione di giovani. Non solo: esso si dilata e si rinnova vivacemente nel tempo, spesso per mano altrui. Parte inte grante della più vasta simbologia della "Trieste italiana", è infatti il punto focale delle molte reinvenzioni della tradizione di cui soprattutto il fascismo si dimostra capace, lungo tutto il suo percorso. Ma quando il gioco dei miti tocca la realtà, spesso diventa anche gioco delle parti. Così, alla fine del primo conflitto mondiale, quel mito non basta a far sorge re l'Università a Trieste, ma di fronte ad esso diviene inevitabile il consenso mini steriale alla trasformazione della vecchia Scuola di commercio-fondazione Revoltella in Istituto universitario. Così accade nel 1924, quando l'autorizzazione a fregiarsi del nome di "Università" riveste di belle apparenze un'istituzione non rin novata: tra chi promette e chi pretende 1' assolvimento della vecchia promessa si tende il filo dell'inganno, un filo sottile che tuttavia non si può spezzare perché ne va di mezzo la credibilità della patria italiana, "inverata" dal fascismo. Miserie e nobiltà: gli anni che vanno dal 1924 fino all'annuncio "dell"Università completa", nel 1938, si svolgono appunto tra la miseria delle pochissime conces sioni, stabilite dal centro, a favore dell'Ateneo giuliano ed il nobile retaggio di un passato che non si può rimuovere. È nel 1938, invece, che quel passato ritorna trion fante attraverso la porta aperta delle ambizioni imperiali italiane, rinfocolate dal disordine innescato sulla scena europea proprio dall'intervento nazista e fascista: Trieste allora, e solo per poco, sembra brillare di nuova luce. L'idea della città• emblema del coronamento dell'unità nazionale e quella della città-simbolo delle brame d'espansione e di conquista verso l'Oriente balcanico trovano, nella propa ganda del regime, il momento magico di una perfetta fusione: "l'Università com pleta" e la maestosità del nuovo edificio, progettato sul modello dell'altare di Pergamo, vogliono rappresentare il segno tangibile del mito di potenza da esibire 7 Anna Maria Vinci verso la stessa città e la nazione, verso i possibili nemici e verso lo stesso alleato nazista (insidioso ed allettante), ormai giunto con l' Anschluss fino alle soglie di casa. Sarà poi la guerra a svelare molto rapidamente tutta la fragilità di questa scin tillante impalcatura: per molti aspetti la storia dell'Università di Trieste, ·nel ven tennio fascista, raffigura in controluce le velleità del progetto imperiale italiano, tanto debole da non riuscire a forgiare gli strumenti più idonei per la solidità delle conquiste, tanto pericoloso da assumere in ogni caso il piglio della minaccia e del l'intolleranza e da orientare in tal senso le coscienze e gli ideali. "Al di qua del mito", tuttavia, le storie che l'Ateneo giuliano può raccontare sono ancora molte: le storie dell'intricato rapporto centro-periferia attraverso il per corso dettato dalle riforme del sistema scolastico nazionale (da Gentile a Bottai); le storie di una città e dei suoi ceti economici dirigenti che raramente riescono ad intravedere nel mondo della cultura accademica una risorsa utile per lo sviluppo. Solo in alcuni periodi l'incontro tra le due realtà è reso possibile dalla capacità d'i niziativa di docenti ed esponenti di rilievo dell'imprenditoria giuliana: sono questi i momenti più alti della stessa progettualità scientifica dell'istituzione. Vi sono poi le storie dei docenti: dei molti che arrivano a Trieste dopo la reden zione, con la gioia della curiosità e di un nuovo impegno da assumere; dei pochi che restano a vivere in una città sempre più marginale rispetto al contesto politico, eco nomico e culturale della nazione. Anche in questo caso è l'incontro/scontro tra i docenti che giungono da diversi percorsi a regalare all'Ateneo, nella prima metà degli anni Venti, i giorni più fecondi di idee e di programmi. Questi uomini, inse gnanti e studiosi, entrano poi inevitabilmente "nel giuoco del tempo fascista": osti li e/o rassegnati, in punta di piedi o convinti, onesti e/o indifferenti, essi portano con sé non solo il bagaglio della propria esperienza personale, ma anche la responsabi lità di un sapere scientifico da coltivare e tutelare, e di un esempio educativo da offrire alle giovani generazioni. La tragedia dell'applicazione delle leggi razziali, che scuote con violenza il piccolo Ateneo giuliano, lacera questo mondo ed obbli ga tutti alla resa dei conti, di certo inquietante, rispetto alla vicenda di un rapporto col potere politico dittatoriale, costruita fino a quel momento su molti accomoda menti e pochi dinieghi. D'altro canto, la stessa struttura scientifico-disciplinare che l'Università degli studi economici e commerciali di Trieste (questa è la sua deno minazione fino al 1938) eredita dal passato, conservando traccia della vecchia Scuola superiore di commercio Revoltella, non è "una nave solare" che passa indenne tra le difficoltà ed i richiami del presente: muta perché si modificano i per corsi della ricerca scientifica e muta perché cambiano le aspettative, le richieste e le imposizioni della società e di un nuovo modello di stato. Vi sono, non ultime, le storie dei giovani e degli studenti: di quelli che sotto il 8 Storia dell'Università di Trieste: mito, progetti, realtà vessillo dell'Università italiana a Trieste maturano le loro convinzioni politiche ed il loro credo nazionale ed entrano poi, feroci e ribelli, nel gorgo della prima gue1.rn mondiale; di coloro che riprendono il cammino con rabbia e sono alla ricerca di nuove certezze; di quanti esperimentano all'interno della struttura universitaria le forme inedite dell'organizzazione totalitaria della società; di quelli infine che sco prono nuovi orizzonti quando la seconda guerra mondiale rimescola le carte della vita di ognuno. Attenti a rivendicare un ruolo di tutto rispetto nel panorama delle professioni che si sta definendo, non senza difficoltà, all'esterno delle mura univer sitarie, pronti ad entrare nella festa della modernità che il regime offre ai loro anni giovanili (attraverso lo sport, il cinema e la coreografia dei raduni), gli studenti del "lungo viaggio attraverso il fascismo" perdono tuttavia il gusto della partecipazio ne politica che aveva avvinto i loro predecessori di inizio secolo: ritrovare tale via, che è anche la via della speranza e della capacità di progettare il futuro, è forse una delle imprese più ardue che essi si trovano a dover compiere, spesso da soli, scon tando il prezzo di un rapporto radicalmente mutato tra vecchie e giovani generazio m.