Migranti Africani Di Castel Volturno
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MERIDIONE Sud e Nord nel Mondo MIGRANTI AFRICANI DI CASTEL VOLTURNO a cura di Valerio Petrarca ANNO XVI ✦ NUMERO 3 ✦ LUGLIO-SETTEMBRE 2016 MERIDIONE Sud e Nord nel Mondo Rivista trimestrale Anno XVI - n. 3, 2016 Comitato scientifico Mario Agrimi, Raffaele Cananzi, Massimo Capaccioli, Ottorino Cappelli, Zeffiro Ciuffo- letti, Ermanno Corsi, Girolamo Cotroneo, Tullio D’Aponte, Biagio de Giovanni, Mario De Lucia, Giulio de Martino, Giuseppe Di Taranto, Giuseppe Ferraro, Giorgio Fiore, Massimo Galluppi, Ernesto Guidorizzi, Antonio Jannazzo, Bruno Jossa, Ugo Leone, Amedeo Lepore, Enrico Mascilli Migliorini, Luigi Mascilli Migliorini, Ernesto Paolozzi, Gaetano Pecora, Pietro Perlingieri, Genny Sangiuliano, Rossella Savarese, Sergio Sciarelli, Francesco Soverina, Fulvio Tessitore, Maurizio Torrini Comitato scientifico internazionale: Isabel Falcón, Rafael Narbona Comitato editoriale: Luigi Mascilli Migliorini, Ciro Raia, Mario Rovinello Segreteria di redazione: Roberta D’Agostino DIREZIONE 80121 Napoli, via Chiatamone, 7 - Tel. 081/7645443 REDAZIONE Giuseppe Selo 80121 NAPOLI, via Chiatamone, 7 - Tel. 081/7645443 pbx - [email protected] La Rivista si impegna a procedere alla selezione qualitativa dei contributi da pubblicare sulla base di una valutazione formalizzata ed anonima di cui è responsabile il Comitato scientifico. Tale si- stema di valutazione si avvale anche di esperti esterni al suddetto Comitato. AMMINISTRAZIONE, DISTRIBUZIONE: Edizioni Scientifiche Italiane s.p.a. 80121 Napoli, via Chiatamone, 7 Tel. 081/7645443 pbx - Telefax 7646477 Registrato presso il Tribunale di Napoli n. 5219, 13 giugno 2001. Responsabile: Guido D’Agostino. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun vo- lume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla siae del compenso previsto dall’art. 68, comma 4 della legge 22 aprile 1941, n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra siae, aie, sns e cna, con- fartigianato, casa, claai, confcommercio, confesercenti il 18 dicembre 2000. Copyright by Edizioni Scientifiche Italiane s.p.a., Napoli. Periodico esonerato da B.A.M., art. 4, 1° comma, n. 6, d.P.R. 627 del 6-10-78. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati. SOMMARIO Guido DʼAgostino Editoriale [1] Valerio Petrarca Introduzione [3] Alfonso Caprio Cronache castellane. Immigrati africani di Castel Volturno: 1975-2012 [23] Luigi Gaffuri Africani di Castel Volturno, se è permesso [82] Fabiana DʼAscenzo Disfunzioni migratorie e territorio: gli africani di Castel Volturno [109] Antonello Ciccozzi Dislivelli di cultura e razzismi a Castel Volturno [149] Anna Amoruso Nascere «stranieri» a Castel Volturno [192] Chiara Brocco Razzismo e antirazzismo nel casertano. Studio di caso sul Centro Sociale Autogestito Ex-Canapificio [206] Bibliografia [226] EDITORIALE Ai migranti africani di Castel Volturno è dedicato questo numero della nostra rivista. Un numero ‘speciale’, davvero speciale, sotto molti aspetti e da vari punti di vista. Intanto, per la lunga gestazione che ne ha preceduto e accompagnato la realizzazione, il compimento effettivo: in termini di un paio di anni, almeno, da quando Valerio Petrarca (un tempo fra i miei più valorosi e cari allievi, poi divenuto amico e via via quasi-figlio o quasi-fratello minore) aveva preso a parlarmene facendomi balenare la prospettiva di un fascicolo di «Meridione. Sud e Nord nel mondo» sul tema. Si tratta di un primo segnale da riferire alla difficoltà dell’argomento e alla intensità dell’impegno profuso da quanti hanno po- sto mano all’impresa. Quindi, a seguire, per la complessa trama di idee, di pratiche, di di- namiche umane e sociali che si stabilisce tra società ospitante e comunità migrante, africana in particolare, e che nei saggi raccolti nel volume viene analizzata, descritta, raccontata con straordianria partecipazione, anche emotiva. Peraltro mi sembra di poter affermare che è ben difficile ritro- vare eguale rispondenza, quale balza agli occhi in questo caso, tra la ma- teria trattata e lo spirito e la lettera stessa della denominazione della ri- vista in cui è richiamato l’incontro/scontro tra gli opposti poli geografici, con le connesse, e non meno antagoniste polarità sociali, culturali, ideali e politiche. In terzo luogo per l’insistito – e giustamente – riferimento alla pecu- liarità e insieme emblematicità dello spicchio di territorio – nel casertano, ma in ogni caso, assai vicino a Napoli, nel cuore di Terra di Lavoro – divenuto nel corso di qualche decennio, una sorta di modello, uno “spa- zio-mondo” in cui sono venuti a concentrarsi fenomeni, caratteri, com- binazioni di aggregati umani che danno forma a uno tra i più impel- lenti e drammatici eventi-problemi del nostro tempo. Credo non occorra soffermarsi su quanto viene portato ogni giorno dinanzi ai nostri occhi e al nostro ascolto; potrebbe bastare riandare un attimo all’immagine del- l’interminabile muro di ferro che si sta completando tra Stati Uniti d’A- merica e Messico per iniziativa dell’appena eletto presidente Trump. A Castel Volturno il quadro è certamente diverso, ma non meno MERIDIONE Sud e Nord nel Mondo © Edizioni Scientifiche Italiane1 ISSN 1594-5472 Editoriale sconfortante, quanto appropriata, è la considerazione di Valerio Petrarca, eccellente curatore del presente lavoro, sull’involuzione e sulla regressione drammaticamente in atto dell’intero umanesimo occidentale, dei fonda- menti culturali e giuridici della civiltà stessa dell’Occidente. È questo il problema profondo che i migranti sollevano e rappresentano, la questione di fondo a cui non sappiamo rispondere. Eppure a leggerli con raccolta attenzione i contributi di Caprio, Gaffuri, D’Ascenzo, Ciccozzi, Amo- ruso e Brocco, ci incoraggiano almeno rispetto al dato che ricerche, in- dagini, analisi che diventano anche pratiche di intervento concreto sono il primo positivo passo da cui far partire un percorso lungo, e difficile, ma indispensabile per tutti e da parte di tutti. In chiusura, mi è caro ri- cordare che lo stesso tema, con lo stesso ottimo curatore, è già presente in questa rivista, n. 2, a. X (aprile-giugno 2010). Guido D’Agostino MERIDIONE Sud e Nord nel Mondo ISSN 1594-54722 © Edizioni Scientifiche Italiane INTRODUZIONE Sia letargo bestiale o vile scrupolo | a farci pen- sar troppo sulle cose | (un pensare che, se di- viso in quattro, | è saggezza soltanto per un quarto | e bassa codardia per gli altri tre), | io mi chiedo perché passo la vita | a ripetermi: «Questo s’ha da fare», | quando per farlo ho causa, volontà, | e forza e mezzi. Ed a spro- narmi a tanto | ci sono esempi grandi come il mondo. (Amleto, IV, 4) 1. Castel Volturno 2006-2015 Tra la primavera del 2006 e l’inverno del 2015, gli autori di questo volume hanno soggiornato nelle comunità dei migranti di Castel Vol- turno, in provincia di Caserta, facendo base al Centro Immigrati «Fer- nandes» (d’ora in avanti Fernandes), un centro dedicato in quegli anni all’accoglienza dei migranti in maggiore difficoltà1. Da quest’esperienza ha preso avvio la ricerca di cui si pubblicano qui alcuni risultati. Prima di presentarli, accennerò al contesto di vita vissuta in cui hanno avuto origine, per lasciarne testimonianza e per elencare qua e là temi il cui svolgimento si è dovuto eludere o rimandare. D’altra parte, i maggiori protagonisti del contesto non compaiono come autori in questo primo rendiconto. Si tratta soprattutto di Antonio Casale, direttore del Fer- nandes, che ci ha istruiti sui luoghi e sulle persone che abbiamo fre- quentato, e Annamaria Travaglino, che ha curato e tenuto i corsi di lin- gua italiana per molti migranti, alcuni dei quali ci hanno poi introdotti nel loro mondo. 2. Il tè e i biscottini Ho cominciato il lavoro individualmente, dedicandomi alla raccolta MERIDIONE Sud e Nord nel Mondo © Edizioni Scientifiche Italiane3 ISSN 1594-5472 Introduzione delle storie di vita di migranti provenienti dall’Africa occidentale, per lo più ospiti del Fernandes. Con poche eccezioni, nei primi anni di lavoro i risultati sono stati deludenti. Le storie che riuscivo a raccogliere si la- sciavano disporre grosso modo in due opposte tipologie: una silenziosa, l’altra ridondante e ripetitiva. Molti migranti, soprattutto quelli di re- cente approdo, benché si esprimessero nella lingua europea per loro più familiare, rispondevano con monosillabi alle mie domande, chiedendo talvolta alla prima occasione: «Posso andare?». «Andare» significava as- sentarsi, sedersi o sdraiarsi in solitudine da qualche parte, in attesa che qualcosa accadesse. Altri, quelli che avevano maggiore esperienza e che spesso erano in grado di parlare anche in italiano, riferivano le loro av- venture senza risparmio di parole, ma raccontavano tutti la stessa sto- ria, vera o falsa che fosse. Forse adeguavano i loro racconti alle attese della società di approdo: la fuga dalla guerra, dalla fame e dalle malat- tie. I migranti che avvicinavo, per lo più privi del permesso di soggiorno, erano in grado di distinguermi dal personale governativo, soprattutto quando gli incontri si svolgevano negli spazi del Fernandes, ma la rela- zione che con essi provavo a stabilire era compromessa dalle nostre op- poste posizioni nei confronti del ricordare. Gli intervistati avevano bi- sogno di non pensare al passato. Il silenzio o il ricorso alle frasi già fatte da altri erano modi opposti per raggiungere gli stessi risultati: «gelare le parole»2 e sospendere la memoria. Le immagini dei loro cari lasciati nel paese dell’esodo, da cui magari avevano ricevuto aiuto per partire, si le- gavano alla realtà di non poter fare quasi nulla per loro e per se stessi. Ricordare era per i migranti che avvicinavo motivo di lacerazione di fronte alle prove del quotidiano, come se l’incertezza dell’avvenire ri- chiedesse un arresto o un’attenuazione dell’autocoscienza della loro pro- pria storia. Non c’erano insomma condizioni di reciprocità tra intervi- stato e intervistatore, quasi nessuna comunicazione sollecitava un senti- mento prossimo al piacere di parlare e di ascoltare. Mi sono domandato se avevo qualcosa da offrire ai migranti che fre- quentavo in cambio delle loro storie, perché essi sciogliessero, per così dire, le loro parole gelate.