500 UN ITINERARIO ALESSIANO GALEAZZO ALESSI

All’interno di un più complesso itinerario che compren- de architetture di villa e di palazzo, luoghi di giardino e interventi estesi alla scala urbana, l’Università di Ge- nova in collaborazione con la Fondazione Franzoni e il Ministero per i Beni Culturali, in occasione del quinto centenario della nascita di Galeazzo Alessi, propone un percorso di visita alle opere di certa paternità dell’ar- chitetto perugino. I luoghi scelti sono sei: la basilica di Santa Maria As- sunta in Carignano, la villa Giustiniani Cambiaso, sulla collina di Albaro, sede della Presidenza della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Genova, la cu- pola della cattedrale di San Lorenzo, la porta del molo (detta anche porta Siberia), nel porto Antico, che ospi- ta il Museo Luzzati, la villa Grimaldi Sauli al Bisagno e la grotta Doria, oggi nuovamente ricongiunta alle pro- prietà della famiglia Doria Pamphilj a Fassolo.

Nell’aniteatr“ cittadin“ fu la basilica di Santa Maria As- sunta, nata come chiesa gentilizia dei Sauli su modello dei manufatti romani, a connotarsi quale vero e proprio polo paesaggistico in una realtà territoriale di ville e in- sediamenti religiosi: la vista a trecentosessanta gradi sul territorio circostante portò l’architetto a disegnare la monumentale fabbrica, facilmente individuata dal mare Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano Villa Giustiniani Cambiaso Porta del Molo e dalla città, quale straordinario punto di vista coronato 1 2 3 Via Innocenzo IV, 8 Via Montallegro, 1 Area del Porto Antico, 6 da un camminamento belvedere. Il rapporto con il paesaggio svolse un ruolo fonda- mentale anche nella villa Giustiniani che, progettata per un committente colto e collezionista dell’antico, si pose quale cardine nel panorama mare-monti grazie alla studiata contrapposizione della loggia a sud con la loggia-galleria a nord, questa intesa come vero e pro- prio antiquarium proiettato sul giardino. Il volume cubi- co dell’architettura, unito alla comodità della tipologia residenziale, divenne un prototipo per l’elaborazione dei palazzi sul nuovo asse urbano di Strada Nuova. Un modello apprezzato nel 1622 anche da Pieter Paul Ru- bens che ”ubblicò, ad Anversa, i rilievi dei sing“l i edii- ci quale esem”i“ ”er una rafinata élite di “gentiluomi- ni” europei e alternativo ai modelli di corte: un sistema di residenze urbane riconosciuto nel 2006 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Nella realtà genovese di villa e giardino gli interventi dell’Alessi si svilupparono in una colta rievocazione e attualizzazione di elementi antiquariali come il grande portico che precedeva la villa Grimaldi in Bisagno, o la meraviglia delle gr“tte artiiciali: è il Vasariche, nel descrivere, tra le altre, la grotta Doria, ne colse i mo- duli compositivi e la straordinaria ricchezza decorativa. Ancora i viaggiatori stranieri, Schickhardt, Furttenbach, Evelyn sottolinearono il ruolo delle grotte genovesi nel- la diffusione europea di quella moda. L’architetto perugino progettò, su committenza della Repubblica, anche la Porta del Molo e la cupola di San Lorenzo, in una volontà di ridisegno degli aspetti distin- tivi della città che caratterizzarono un felice momento di protagonismo della stessa nel panorama delle capi- tali europee.

Nato a nel 1512, Galeazzo Alessi completò la propria formazione di architetto, iniziata nella città nata- le nell’ambito della cerchia del Caporali, a Roma dove, tra 1536 e il 1542, ebbe modo di entrare in contatto con i manufatti dell’antichità e con l’opera di Michelangelo, Raffaello, Giulio Romano, Antonio da Sangallo il Gio- vane e Baldassarre Peruzzi. Rientrato a Perugia prese ”arte, a ianc“ del Sangall“, al cantiere della R“cca Paolina, realizzò la chiesa di S. Maria del Popolo, il portico, poi oratorio, di Sant’Angelo della Pace, e pro- gettò l’apertura della Strada Nuova. In concomitanza con l’ultimo periodo genovese si spostò a Milano dove 4 Grotta Doria 5 Cattedrale di San Lorenzo, cupola 6 Villa Grimaldi Sauli in Bisagno realizzò ”alazz“ Marin“ e gli ediici religi“si di S. Vitt“- Via Pagano Doria Piazza San Lorenzo (Da una ricostruzione di R. Reinhardt, 1886) Via Colombo, 7 re, S. Barnaba e S. Maria ”ress“ S. Cels“. Pianiica- ta la sistemazi“ne del Sacr“ M“nte di Varall“, dedicò gli ultimi anni della propria attività alle chiese assisiati di Santa Maria degli Angeli e di S. Ruin“, e al chi“- stro della basilica di S. Pietro, a Perugia, dove morì nel 1572.

COMUNE DI GENOVA www.galeazzoalessi500.it

Il marchi“ 500° GALEAZZO ALESSI è la rielab“razi“ne di un’idea proposta da: Alessandro Fiodi, Rinaldo Giunta, Matteo Sobrato nell’ambit“ del Lab“rat“ri“ di Graica II, A.A. 2011-2012 Docenti: Maria Linda Falcidieno, Duri Bardola, Mario Trimarchi, Annalisa Gatto, Alessandro Castellano 500 LA BASILICA DI GALEAZZO SANTA MARIA ASSUNTA ALESSI IN CARIGNANO

Il primo monumento proposto in questo itinerario ales- sian“ è la basilica di santa Maria di Carignan“: fam“sa ma, di fatto, poco conosciuta. Attraverso 15 pannelli ne viene offerta una lettura inedita. I dati storici, artistici e architettonici, nella loro essenzialità, vengono ripro- posti attraverso una serie di immagini e riproduzioni di documenti originali, provenienti dall’Archivio della fa- miglia Sauli. L’itinerario favorisce la lettura di questo immenso spazio (2500 mq.) nell’intrecciarsi della mae- stosità architettonica, con la luce che penetrando dall’e- sterno, illustra - secondo i ritmi del sole - le opere in essa custodite. Tra queste L. Cambiaso, Guercino, P. Puget, F. Vanni, D. Fiasella, D. Pi“la, D. Carl“ne, G. C. Procaccini, F. Parodi, P. G. Piola, C. Maratta.. Statue, quadri, arredi: accolti e raccolti, sintetizzati e armonio- samente contenuti, in nicchie, altari, spazi, ambiti, in quell’architettura che, voluta dai membri della famiglia Sauli, in conformità al lascito testamentario del loro avo Bendinelli, quale loro parrocchia personale, fu pensata e disegnata da Galeazzo Alessi e, nel tempo, realizza- ta e c“m”letata in“ a c“stituire quell’arm“nia di luce soffusa, silenzio, espressività architettonica e artistica che s’impone – austera, ma solenne – allo sguardo di chi ne varca le soglie.

Il ”rim“ element“ “ffert“ dall’itinerari“ è l’a””r“cci“ visi- vo dell’insieme: il fotografo Luigi Fogliati offre, attraver- so 10 immagini, quanto altrimenti impossibile scorgere giungendo in basilica. Questa lettura, dall’alto, mostra – avvicinando al nostro sguardo, quasi in maniera pal- pabile – la cupola, il lanternino, le terrazze e i percorsi balaustrati.

La m“numentale struttura dell’ediici“ lung“ il c“rs“ dei sec“li venne issata alla mem“ria c“llettiva dalla man“ esperta di molti artisti: oggi quelle opere, delle quali viene proposta una galleria essenziale, offrono la pos- sibilità di conoscere l’antico contesto urbano nel quale la basilica sorse, e lo sviluppo successivo che ne ac- compagnò la presenza.

La scelta architettonica operata da Galeazzo Alessi viene presentata attraverso una serie di immagini e di documenti che ne descrivono il modello, il cantiere, la fabbrica, le scelte tecniche ”er s“ffermarsi inine –at- traverso recenti elaborati tecnici – su alcune peculiarità quali la cupola.

L’ultima parte propone e richiama la necessità del rap- porto imprescindibile tra conservazione dei monumenti e conoscenza delle antiche tecniche impiegate: solo la sintesi tra la conoscenza dei metodi costruttivi originali e l’impiego delle odierne tecnologie permetterà la fru- izione anche in futuro di queste preziose e irrepetibili testimonianze artistiche.

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La basilica attraverso l’obiettivo di L.Fogliati 500 UNA SELEZIONE ICONOGRAFICA GALEAZZO ALESSI

La naturale conformazione della collina di Carignano ha da sem”re res“ la basilica un“ fra gli ediiciù ”iric“- noscibili e connotati dell’intero territorio genovese. Gli incis“ri e gli antichi cart“grai hann“ sem”re indi- viduat“ nella basilica un“ degli elementi identiicativi dell’intera città, grazie alla posizione predominante e all’architettura m“numentale; questa è una delle ra- gioni della notevole quantità di immagini, appartenenti a diversi ”eri“di st“rici, che riguardan“ l’ediici“, fatt“ che comporta l’individuazione necessaria di un criterio di scelta ben preciso nel presentare una selezione ico- n“graica. In ”artic“lare, in questa sede si è ritenut“ d“ver“s“ “f- frire un campione dei differenti possibili scopi della rap- presentazione della basilica: dall’immagine esaustiva dell’organismo architettonico, letto nelle sue compo- nenti e nelle viste frontale e laterale, a quella connessa al sistema della percorrenza assiale data dal ponte di Carignan“, in“ a quella suggestiva dell’ediici“ vist“ dal mare.

A. Gioli Veduta della Chiesa di Carignano acquaforte realizzata da G.L. Guidotti, seconda metà del XVIII sec.

A. Gioli L. Garibbo Veduta del Ponte di Carignano Veduta della Chiesa di S. Maria Assunta in Carignano acquaforte realizzata da G.L. Guidotti, seconda metà del XVIII sec. acquerell“, antecedente al 1825, C“llezi“ne T“”“graica del C“mune di Gen“va A. Gioli Veduta della Città di Genova Particolare di incisione realizzata da G.L. Guidotti, XVIII sec.

www.galeazzoalessi500.it 500 LA CRONOLOGIA GALEAZZO ALESSI

Decorazioni esterne

1602 Completamento cupola

1595 Inizio realizzazione cupola

Il tamburo 1573/94 Crisi del cantiere G. Alessi pianta del tamburo della basilica di Carignano lettera del 25 agosto 1567 Archivi“ Sauli, Gen“va*

1572 30 dicembre Morte di Galeazzo Alessi

Realizzazione tamburo

Conclusione quattro pilastri centrali

1565/67 Armature arconi restanti Prospetto del campanile di sud-ovest Disegno del campanile di sud-ovest attribuito a G. Alessi Archivi“ Sauli, Gen“va*

1563 Ultimi pilastri lato occidentale Decorazioni esterne Schizzo contenuto nel contratto con gli scalpellini per la realizzazione di elementi decorativi in pietra di Copertura tempiotti orientali e volta coro Finale per il prospetto esterno marzo 1559 Archivi“ Sauli, Gen“va* Costruzione pilasti centrali orientali

Inizio volta a botte

Costruzione pilastri centrali

1560 Completamento lato orientale

Pianta della basilica, avanzamento dei lavori 1558 Cortina Nord

1554/58 Ultimo pilastro centrale

Tracciamento pilastri centrali

1553 Scavo sacrestia Pianta della basilica, avanzamento dei lavori 1553

1552 10 marzo Posa prima pietra

Pianta della basilica, inizio dei lavori a partire dal 1552 8 febbraio Inizio lavori campanile “da grecho” 1552

Il primo contratto Stipula dell’accordo tra i Sauli e Galeazzo Alessi 1549 7 settembre 1549 Stipula contratto 7 settembre 1549 Archivi“ Sauli, Gen“va*

Da A. Ghia, F. Toselli, La Basilica di S. Maria in Carignano: analisi st“rica, tecn“l“gica e strutturale ”er un ”r“gett“ di c“ns“lidament“, Gen“va 1999 500 LA BASILICA E GALEAZZO LO SVILUPPO URBANO ALESSI

La collina di Carignano oggi si presenta densamente urbanizzata ed è ”arte integrante del centr“ dellacittà di Genova sebbene mantenga ancora una sorta di indi- ”endenza d“vuta alla ”r“”ria dis”“sizi“ne “r“graica . Circa il toponimo della collina sono state suggerite le più disparate ipotesi; una delle quali, forse la più singo- lare, lo riconduce ai termini karim-janus quale fusione di una parola araba indicante casa e una latina Janus, Secolo XV ossia Giano, da molti accostato all’origine del nome della città stessa. C. de’ Grassi 1597, su originale del 1481 Anche dopo l’inglobamento entro la nuova cinta mura- Gen“va, Muse“ del Mare ria avvenut“ nel sec“l“ XV, la c“llina si ”resenta ”ur sem”re c“me un lu“g“ a””artat“ e di dificile access“, Veduta di Gen“va nella quale la Basilica soprattutto per la mancanza di un collegamento diretto dei Sauli n“n è anc“ra ”resente; si n“ta con il centro storico. Infatti, il ponte che tuttora collega invece la chiesa di Santa Maria Invialata Carignano con il quartiere di Sarzano verrà realizzato con l’annesso palazzo dei Fieschi. soltanto nel 1723.

Nelle ra””resentazi“ni cart“graiche, la c“llina è sem- ”re rafigurata in e”“che ”“steri“ri alla c“struzi“ne della Basilica. L’unica eccezi“ne è anc“ra il di”int“ conservato al Museo Navale di Pegli, in cui si posso- no distinguere chiaramente alcune proprietà fra cui la chiesa di Santa Maria in Via Lata.

Finora era noto che la famiglia Sauli possedesse in Ca- rignano già alcune proprietà come la cappelletta dedi- cata ai SS. Sebastiano e Fabiano, i terreni e la casa di Gio. Battista Sauli ed i possedimenti di Antonio e Pie- Secolo XVII tro, ma non se ne conoscevano le corrette ubicazioni e nemmeno il tracciato originario dei percorsi che le A. Baratta distinguevano. La famosissima e nobilissima città di Gen“va c“n le sue nu“ve f“rtiicazi“ni. 1637, Parigi, Bibliothèque National de France

Veduta di Gen“va dall’alt“, successiva alla realizzazione della Basilica dei Sauli.

1580 circa Planimetria circostante la Basilica di Carignano Archivi“ Sauli, Gen“va*

Il disegno, autografato da Geronimo Montorbio notaio, rappresenta il rilievo tracciato per la realizzazione del giardino adiacente la basilica nel lato meridionale. I muri del terrapieno sono stati eliminati nel 1870 per fare spazio alle scale d’accesso.

Proprietà di Nicola Sauli q. Antonio Casa di Gir“lam“ Vitali

Casa di Stefano Bava Cappelletta dei Sauli Casa di Nicola Castagnoli Proprietà di Stefano Sauli Basilica di Carignano

Proprietà di Gio. Battista Sauli 1656 Casa di Nicola da Levanto Pianta di Genova nel solo giro delle sue mura vecchie, delineata nel 1656 per ordine dei Padri del Comune

Santa Maria in via Lata particolare della zona di Carignano

Santa Maria de Servi indicante le singole proprietà.

Archivi“ T“”“graic“ del C“mune di Gen“va

Secolo XVI - Le proprietà dei Sauli

Anonimo Planimetria delle proprietà circostanti la basilica Seconda metà del cinquecento Archivi“ Sauli, Gen“va*

La carta è “rientata sull’asse n“rd-sud e la chiesa, indicata al centr“ della ”ianta, è c“ntraddistinta sem”licemente da una ”icc“la cr“ce. Dell’ediici“ religioso sono riportati inoltre tre ingressi e il giardino di sua ”ertinenza, c“ll“cat“ a sud. Inine att“rn“ alla chiesa s“n“ indicate varie ”r“”rietà: a est è segnalata la proprietà di Gio. Battista Sauli (lettera C), di fronte alla facciata ovest della basilica la villa di Francesco Cattaneo Bava (lettera B) e a nord troviamo l’indicazione di una villa (lettera A), ma risulta con certezza la casa di Nicola Italiano (o Interiano come risulta in qualche atto) da Levanto. Gli esecutori acquistano i terreni e le proprietà di Francesco Cattaneo Bava il 28 giugno 1548 e nello stesso anno a dicembre quella di Nicola da Levanto; quest’ultima destinata come luogo di riunioni per gli esecutori stessi e per l’alloggio dei capi d’opera della fabbrica; qui sosta anche Galeazzo Alessi durante le sue visite al cantiere. Con il trascorrere degli anni il cantiere necessita di s”azi ”iù am”i ”er la lav“razi“ne delle initure; i Sauli dunque acquistano (15 febbraio 1579) anche la ”r“”rietà di Stefan“ Cattane“ Bava, igli“ del defunt“ Francesco. Dalla descrizi“ne ”resente nell’att“ di acquist“ è stato possibile individuare anche altre abitazioni e terreni c“ninanti c“n la ”r“”rietà del Bava, che compaiono nella già citata pianta con le lettere G, E e D, senza indicazioni di sorta. Quindi grazie all’atto di c“m”ravendita è stat“ ”“ssibile c“rris”“ndere alla lettera E la casa dello stesso Stefano Cattaneo Bava, alla G quella degli eredi di Nicola Castagnoli e alla lettera D quella di Gir“lam“ Grimaldi Vitali. Le abitazi“ni del Castagn“li e del Vitali s“n“ ”erò www.galeazzoalessi500.it acquisite dai Sauli s“l“ alla ine del Cinquecent“. 500 LA PROGETTUALITA’ GALEAZZO FRA ‘700 E ‘800 ALESSI

Già agli inizi del sec“l“ XVII la ”arte “ccidentale della collina di Carignano vede la presenza quasi esclusiva della famiglia Sauli. N“n è esclus“ che già in quest“ periodo i Sauli intendano progettare un collegamen- to diretto con il cuore della città per raggiungere più agevolmente il centro cittadino senza dovere scendere verso Santa Maria dei Servi per poi risalire dal colle di Sant’Andrea e per agevolare anche il percorso dei pel- legrini interessati a visitare l’ediici“ religi“s“. Il ”“nte sarà portato a termine solo nel 1723 per volontà di Do- menico Sauli e ad opera dell’ingegnere militare france- se Joan Gherard de Langlade.

Sarà tuttavia nel secolo XIX che la collina di Carignano cambia radicalmente il proprio aspetto. L’espansione è fav“rita s“”rattutt“ dal nu“v“ ”ian“ di am”liament“ della città studiato nel 1825 da Carlo Barabino, archi- tetto del Comune. Questo progetto venne però in par- te disatteso, preferendogli un impianto più rettangolare che permette un grande spazio aperto davanti al sa- grato della basilica. L’architetto del Comune si occupò non soltanto dello spazio urbano relativo alla piazza di Carignan“, ma si s”inse in“ a ”r“”“rre interventi ar- 1716 Secolo XIX chitett“nici che avrebber“ m“diicat“ le f“rme della ba- silica secondo il gusto neo classico. G. De Langlade C. Barabino Tali proposte rimasero soltanto sulla carta a differenza Progetto del ponte che unirà Piazza Sarzano con il colle di Carignano e la relativa basilica della famiglia Sauli Piano di ampliamento delle abitazioni della città di quanto accadde alla facciata della chiesa della No- Archivi“ Sauli, Gen“va* 1825, T“rin“, Archivi“ di Stat“ stra Signora Annunziata che oggi nasconde la sua fac- Progetto dell’architetto del Comune, che avrebbe inserito ciata barocca dietro un monumentale pronao ottocen- la basilica al centro di un’ampia piazza da cui si dipartono tesco che sembra ricalcare il modello del coevo teatro le vie. Carlo Felice.

Nella seconda metà dell’Ottocento sono ancora i Sauli a realizzare con estrema razionalità una vera e propria urbanizzazione della zona circostante la basilica e che ancora oggi caratterizza il panorama della città. Il com- ”it“ t“cca a tre d“nne: Maria, Luisa e Bianca, igli e del marchese Costantino, ultimo erede del ramo della fa- miglia discendente da Bendinelli I.

Secolo XIX Stato primitivo e stato di progetto della zona circostante la basilica di Carignano Dagli elab“rati dell’uici“ tecnic“ del C“mune, anteri“re al 1870 Archivi“ Sauli, Gen“va*

C. Barabino Proposte di progetto per il rifacimento del prospetto orientale della basilica prima metà del XIX sec. Archivi“ Sauli, Gen“va*

www.galeazzoalessi500.it 500 I MODELLI GALEAZZO ALESSI

La tradizione della chiesa a pianta centrale iscritta in un quadrato fonda le proprie origini nell’ambito medio-bi- zantino; in Occidente gli esempi anteriori al Cinquecen- to della cosiddetta pianta a croce greca sono assai iso- lati. La cultura umanistica - nel ”r“”“rre una rile ssi“ne sull’architettura classica e sui criteri di proporzione, for- mali e c“m”“sitivi - ad“tta l’ediici“ a ”ianta cent rale in quanto coniuga pienamente la concezione androcen- tristica c“n la ”erfezi“ne della igura circ“lare “inscri - vibile in un cerchi“. N“ndimen“ è a””rezzata la qualità scenica e ic“n“graica di cui g“de una c“struzi“ne i-s mile. Tra le testimonianze classiche esistenti in Italia, il Pantheon indubbiamente emerge quale exemplum del- le chiese mariane. Un contributo fondamentale allo sviluppo e alla diffu- si“ne della ”ianta centrale è dat“ da Bramante chela interpreta per San Pietro in Montorio e la ripropone per San Pietr“ in Vatican“. Tuttavia nella sec“nda metà del sec“l“ XVI la s”inta c“ntr“rif“rmista c“ns“lida deinitivamente le ”“sizi“ni dei sostenitori della croce latina auspicata da Raffaello mentre viene abbandonata quella scelta dal Bramante. In tale contesto la basilica di Santa Maria in Carignano appare un caso singolare vuoi per il fatto che l’impianto centrale non ha subito interventi successivi, vuoi per l’estrema libertà progettuale concessa all’Alessi. Del progetto alessiano la committenza probabilmente Michelangelo B. Peruzzi rimane attratta dal contenuto scenico e dalla maesto- sità; l’idea di un ediici“ a ”ianta centrale sit“n i un“ Pianta per San Pietro in Vaticano da un’incisione di Dupérac Progetto di pianta per San Pietro dei punti più alti della città appare simile ad un grande 1569, Civica Racc“lta Stante, Achille Bertarelli, “ American Academy of , New York monumento su un maestoso basamento di roccia. La basilica di Carignano diventa non solo un luogo di culto posta a confronto con le proporzioni della basilica di Carignano mariano, ma anche un simbolo della raggiunta potenza della famiglia Sauli. Alcuni studiosi ritengono che la pianta della basilica di Carignano sia un’interpolazione del progetto del San Pietro proposto da Bramante e quello di Michelange- lo; del primo l’Alessi avrebbe mantenuto lo schema più compatto e il rapporto più vicino della cupola maggiore con le minori, del secondo accoglie l’ingrossamento dei ”ilastri e la c“nigurazi“ne ”iù netta e men“ c“ntin ua delle parti dello spazio interno. Pare “””“rtun“ rilevare c“munque anche l’inluenza sull’Alessi di Antonio da Sangallo il Giovane che a sua v“lta medita sul ”r“gett“ bramantesc“, m“diicand“ne le proporzioni sia in pianta che in alzato.

A. da Sangallo il Giovane A. da Sangallo il Giovane

Pianta di San Pietro in Vaticano a confronto con la pianta Modello ligneo del progetto per San Pietro della basilica di Carignano Città del Vaticano, Veneranda Fabbrica di San Pietro Da una ric“struzi“ne di A. Ghia, F T“selli, Gen“va 1999

F. Barocci Bramante Il modello della basilica di Carignano

San Pietro in Montorio Modello per la chiesa di Santa Maria della Consolazione a Conto di messer Giuseppe di Piacenza per la lavorazione 1588 circa, Firenze, Ufizi Todi, Museo Comunale del modello ligneo 1553, Archivi“ Sauli, Gen“va*

www.galeazzoalessi500.it 500 IL PROGETTO ALESSIANO GALEAZZO ALESSI

L’Alessi riproduce in scala le proporzioni del progetto sangallesco, e benché elimini gli ambulacri uscenti dal- le tre facciate della basilica, mantiene pressoché inal- terato lo spazio interno nelle proporzioni sia della gran- de croce centrale, sia in quelle delle quattro cappelle angolari, anch’esse cruciformi. Su quest’ultimo aspetto il progetto alessiano si differenzia da quello di Miche- langelo in cui le cappelle angolari hanno una maggiore compattezza. Da questo studio la basilica dell’Assunta parrebbe una derivazi“ne di schemi ”iù artic“lati nei quali si identiica un“ s”azi“ d“minante deinit“ dalle navate “rt“g“nali della croce greca e dai quattro tempiotti angolari; man- ca un terzo livello riconducibile agli ambienti più esterni della chiesa emergenti per esempio nel San Pietro del Bramante o del Sangallo.

La ”ianta della basilica è un quadrat“ quasi ”erfett“ di 50,4 m di lato; solo il coro emerge dalla facciata orien- tale per un ingombro di circa 5,5 m, bisogna comunque ric“rdare che tale ”r“s”ett“ è stat“ m“diicat“ e c“ m- pletato solo nell’800. Nella basilica di Carignano si può parlare di un modulo che ritorna come un leit-motif sia nella ”ianta che nell’alzat“: la igura quadrata e il fatt“- re m“lti”licativ“ √2; tale è ”er esem”i“ il ra””“rt“ tra il diametro delle volte e quello della cupola e ancora tra i diametri delle cupole minori e quello della cupola prin- cipale. La cupola centrale ha infatti un raggio interno di 6,9 m mentre le cu”“le min“ri di 4,9 m; le navate i nine una larghezza di circa 9 m.

I quattro pilastri centrali hanno una forma esagonale irregolare racchiusa in un quadrato di 6,2 m di lato per un area complessiva di 34,7 m2. Prospetto Sezione e vista prospettica

P. Marchi G. Berlendis Il rapporto tra l’area totale di appoggio dei quattro pi- rilievo della basilica Santa Maria Assunta di Carignano, 1974 Raccolta delle migliori fabbriche ed ornamenti della città di Genova, 1828 lastri e il diametr“ della cu”“la è ”ari a 10. Senvece i dividiamo l’area totale occupata dalla pianta della chie- sa per l’area occupata da murature otteniamo: 0,27. Questi due valori possono essere confrontati con quelli calc“labili in altri ediici religi“si.

Si ”uò “sservare anche numericamente che l’ediici“ alessian“ è assai massicci“. Per quant“ riguarda il ”r“- s”ett“, l’altezza t“tale è di circa 60 metri - misu ra cal- colata a partire dallo zoccolo - sul culmine della cupola. La quota dei camminamenti sopra ai tetti delle navate è di circa 24 m. Nella sezi“ne inine la distanza rat in pavimento interno e l’intradosso delle volte a botte (in chiave) è di 12 m, mentre la qu“ta dell’a”ertura nella calotta interna di 43 m. Il tamburo e la cupola - esclu- dendo il lanternino - misurano complessivamente 23 m circa, altezza simile a quella misurabile nel prospetto tra la sommità del timpano e il piano del pavimento.

C“me emers“ dai d“cumenti dell’archivi“, l’ediici“ è fondato su uno strato di argilla marnosa sovraconso- lidata; si tratta di una roccia dalle buone capacità por- tanti che favorisce certamente la stabilità complessiva dell’ediici“. Le f“ndazi“ni “ffr“n“ un a””“ggi“ c“nti- nuo per i pilastri e le cortine murarie; mentre per i primi scend“n“ in“ a livelli ”r“f“ndi - da 11 a 14 metri - , ”er le seconde si raggiungono quote minori.

Pianta Pianta delle coperture P. Marchi M.P. Gauthier rilievo della basilica Santa Maria Assunta di Carignano, 1974 Les ”lus beaux ediices de la ville de Genes et de ses envir“ns, 1818-1825

L’unica pianta dell’Alessi

G. Alessi schizzo della pianta della basilica con evidenziate le strutture già realizzate

lettera autografa del 21 luglio 1562, www.galeazzoalessi500.it Archivi“ Sauli, Gen“va* 500 IL CANTIERE GALEAZZO ALESSI

GERARCHIA INTERNA AL CANTIERE della basilica di Carignano nella prima metà del ‘500

L’ordine gerarchico stabilito per adempiere alla realiz- zazione del legato vede al vertice alcuni membri della famiglia Sauli, eletti secondo la primogenitura maschi- le della discendenza. Questi ricoprono una duplice ve- UFFICIO DELLA MISERICORDIA PADRI DEL COMUNE SANTA SEDE ste: da un lato mantengono i rapporti con le istituzioni cittadine, ”rime fra tutte l’Ufici“ della Miseric“rdia e il Magistrato dei Padri del Comune, e con la Chiesa di Roma, dall’altro coordinano direttamente l’amministra- zi“ne del cantiere attravers“ alcune ”ers“ne di iducia. Il c“nsigli“ degli esecut“ri è c“nv“cat“ almen“ quattr“ volte ogni anno per deliberare collegialmente sulle at- tività del cantiere e per controllare, nel mese di dicem- bre, la chiusura dei conti del “netto et brutto” del libro mastro. Il soprastante, in genere un notaio, rende operative le direttive degli esecutori. Il compito primario riferibile a tale carica è quell“ di registrare “gni m“viment“ di ”er- sone, di materiali e mezzi all’interno e all’esterno della fabbrica. Nel primo mattino il soprastante apre il cantie- re e passa in rassegna tutti gli operai controllando che ciascuno sia autorizzato dagli esecutori; lo stesso con- COLLEGIO DEGLI ESECUTORI TESTAMENTARI DI BENDINELLI I tr“ll“ è effettuat“ nel tard“ ”“meriggi“. Un’altra im”“r- tante mansione concerne il controllo vuoi sul peso delle materie ”rime giunte vu“i sulla l“r“ qualità. Inine al la chiusura invernale del cantiere egli redige un inventario generale degli attrezzi presenti nella fabbrica. Il cassiere e l“ scrivan“ afiancan“ il s“”rastante negli aspetti più strettamente contabili; effettua i pagamen- ti-previo consenso degli esecutori - delle forniture e de- gli operai; il secondo trascrive sia la contabilità sia le delibere del consiglio degli esecutori oltre a mantenere i c“ntatti c“n l’Ufici“ dei Padri del C“mune. Nel cantiere della basilica di Carignan“ la igura dell’ar- chitetto ha un ruolo abbastanza simile a quello assun- to nelle grandi fabbriche rinascimentali: egli deve ela- borare il progetto, controllare, per quanto possibile, la realizzazione stessa e al contempo offrire un supporto ARCHITETTO SOPRASTANTE di c“nsulenza tecnica. L’Alessi mantiene in“ alla sua morte la carica di “architector fabrice ecclesie”, in se- guito gli subentra il più anziano dei capi d’opera, Ange- SCRIVANO CASSIERE lo Doggio. La c“nduzi“ne dei lav“ri è afidata ad alcuni validi ca”i d’opera: Angelo Doggio, appunto, Bernardino Canto- ne, Bernardo Spacio e i fratelli Ponzello che sono di- rettamente responsabili dell’attività degli operai. Que- sti ultimi compaiono negli atti con il titolo di maestri di Antelamo o magistri antelami e rispondono di persona CAPO D’OPERA CAPO D’OPERA BANCHALARO degli operai.

Il 7 settembre 1549 la famiglia Sauli e Galeazzo Alessi stipulano un contratto biennale in cui l’architetto si im- pegna a costruire un modello provvisorio in cartone e terrac“tta unitamente ai disegni dell’ediici“. Tratteremo successivamente la costruzione del model- lo di cui peraltro ne furono realizzati più d’uno. MASACHANI SCULPTORES PONTEZZATORI FERRARO I Sauli da parte loro offrono ospitalità all’Alessi in una delle case site nelle proprietà acquistate per insediarvi il cantiere. Ciò emerge dalla lettura di tre documenti. Il primo riferisce di una riunione tenutasi tra gli esecutori testamentari il 21 marzo 1552: ... in camera habitazio- nis Galeacii Alesii architectore subporticu domus olim Nic“lò de Levant“ in Callignan“…; il secondo tratta del- la delibera da parte degli esecutori della costruzione di una scala nella abitazione dell’architetto il 27 novembre 1555; inine nel terz“ s“n“ elencati i materiali usati ”er la fabbrica della scala stessa. Nella dific“ltà di ric“struire l’iter ”r“gettuale che ”rece- de la stesura deinitiva degli elab“rati graici dell’“”e- ra conseguente al limitato numero di disegni di cantie- re giunti in“ a n“i, nella sec“nda metà dell’800 Sant“ Varni inf“rmava sulla ”resenza di alcuni schizzi. Anche le ricerche più recenti condotte nell’Archivio Sauli hanno confermato la presenza di alcuni elaborati di mano dell’architetto perugino: schizzi costruttivi e di dettaglio forniti in corso d’opera e riferiti alle decorazio- ni della volta e del tetto di una navata, alla formazione del tamburo sottostante la cupola centrale e alla costru- zione del campanile sud-ovest che forniscono un’idea più precisa della realizzazione dell’opera e della relati- va conduzione del cantiere, regolato, come di consue- La costruzione del fondaco ordinata dall’imperatore a Trebisonda Storie della costruzione del tempio tudine, da ”“chi disegni c“m”lessivi da afiancarsi ad un modello progettuale in tre dimensioni. Di alcuni di L. Cambiaso C. e A. Semino (Attr. a) questi elaborati a carattere più generale, in particolare Gen“va, ”alazz“ Lercari Par“di un prospetto e una sezione, la critica ha potuto oggi Gen“va, villa Centuri“ne Muss“ Piantelli, sala del Giudizi“ di Sal“m“ne ricostruire le vicende: il disegno della facciata ovest della basilica, conservato presso la Kunstbibliothek di Berlin“ e attribut“ all’Alessi, è stat“ ric“n“sciut“ “mec facente ”arte di un gru””“ di elab“rati graici ”r“get- L’approvigionamento idrico tuali prodotti dall’architetto e inviati dai Sauli, intorno alla ine del XVII sec“l“, a T“rin“ ”er essere ri”r“d“tti a Planimetria della zona circostante la chiesa con riportati gli allacci ad una rete idrica stam”a da ”arte del fam“s“ incis“re Ge“rges Tasnière sec“l“ XVI e rit“cchi settecenteschi, Archivi“ Sauli* a conferma del forte desiderio della famiglia di eternare il lavoro del grande architetto scelto per dare forma al La collina di Carignano si presenta totalmente priva di risorse idriche e il problema della fornitura monumentale progetto. di acqua al cantiere - ben anteriore all’apertura del cantiere - interessa tutte le abitazioni insediate sulla collina; la soluzione sta nella costruzione di grandi cisterne sotterranee. Infatti nella proprietà di Nicola da Levanto - come risulta da una planimetria - si nota l’esistenza di un grande serbat“i“ scavat“ nel terren“. La c“”ertura è realizzata in v“lte a vela in matt“ni (chiamati mattoni da cisterna) che si sorreggono su due campate di pilastri centrali; lo spazio appare diviso in due comparti, uno di dimensioni più ridotte dove risiede l’imboccatura del pozzo, l’altr“ ”iù am”i“ ”er c“ntenere la riserva idrica. N“n è esclus“ che ”er le esigenze del cantiere la ca”ienza risultasse insuficiente; f“rse strutture si mili ”resenti in altri imm“bili di ”r“”rietà della basilica hanno concorso all’approvigionamento della fabbrica. Comunque anche la grande cisterna costruita immediatamente nei sotterranei della basilica stessa ha in parte contribuito a tale sc“”“. Al di là dell’a””“rt“ delle acque ”i“vane, una ”arte è ”relevata dal c“nvent“ di Santa Maria dei Servi, oggi demolito, sito nella stretta valle che separa il colle di Carignano da quello di Sant’Andrea, dove i Sauli possiedono una tintoria all’interno del chiostro. Il livell“ delle sc“rte idriche è c“stantemente tenut“ s“tt“ c“ntr“ll“ e misurat“ ”er garantire una disponibilità costante al cantiere. Nell’archivi“ è stata rintracciata una ”lanimetria risalente al sec“l“ XVII e rit“ccata nel XVIII in cui è ri”“rtata una rete idrica c“n i vari allacciamenti alle sing“le ”r“”rietà e i ”“zzetti di derivazione delle condutture. La grande cisterna sottostante la sacrestia sud della basilica viene così approvvigionata direttamente dalle condutture e non più manualmente; (si noti l’allaccio, indicato con la lettera E, della cisterna alla rete in piombo). www.galeazzoalessi500.it Da A. Ghia, F. Toselli, Gen“va 1999 500 LA FABBRICA GALEAZZO ALESSI

Sempre attento a proporre soluzioni pratiche ed econo- miche, l’Alessi presenta un tipo di centina da lui pensato per non occludere eccessivamente il coro da complica- te impalcature. La struttura deve appoggiarsi sull’archi- trave soprastante i capitelli corinzi della navata i quali avrebbero offerto un solido appoggio per i ponteggi nel periodo transitorio della messa in opera dei mattoni. In verità questa s“luzi“ne n“n è del tutt“ inn“vativa, ma si richiama a tecniche costruttive adottate da altri archi- tetti quale il Bramante. Il progetto dell’armatura delle volte stesse sono intimamente legati con il dimensiona- mento della grande cornice. I due sistemi di impalcature differiscono nella parte su- periore. L’Alessi dispone una serie di puntoni a raggiera che sostengono il tavolato dell’armatura. Nel caso della v“lta di San Pietr“ in Vatican“, il Bramante invece rea- lizza in un primo tempo il segmento inferiore della volta per servirsene in un tempo successivo da sostegno per quello superiore. Le soluzioni adottate per formare i cassettoni, utilizzan- do come sagome mattoni a secco, rappresentano forse un’innovazione per l’architettura genovese, ma si rifan- no all’antica tecnica costruttiva romana ben conosciuta ai trattatisti del ‘500. Inine ”er diminuire le s”inte “rizz“ntali della v“lta l’A- lessi suggerisce, pratica peraltro assai comune, di uti- lizzare i detriti che si trovano sparsi nel cantiere per riniancare la s”inta. Da un documento - rinvenuto nell’archivio Sauli e si- curamente di mano dell’Alessi - si rileva una sorta di preventivo di spesa per la realizzazione di una delle co- perture dei bracci della chiesa. Il disegno, tracciato ad inchiostro, rappresenta sinteticamente, ma nelle giuste ”r“”“rzi“ni, il ”r“il“ intern“ di una navata e dell a v“l- ta a botte sovrastante. Le uniche quote riportate sono quelle della larghezza della navata alla quota di impo- sta (40 palmi = circa 10 m.), della freccia (25 palmi = circa 6 m.) e della lunghezza dell’intradosso della volta. L’importanza di questo disegno emerge anche dalla sommaria descrizione del tetto in cui compare il ter- mine tramezzane. In genere si è sem”re ritenut“ che i grandi tetti della chiesa fossero realizzati semplice- mente con una struttura lignea indipendente dalla vol- ta, c“me si ”uò vedere in tutti i rilievi dell’ediici“ in“ ad oggi proposti; siamo adesso in grado di affermare che la struttura del tetto si appoggia localmente sulle volte sottostanti. Questo tipo di schema strutturale dunque non scarica il peso delle falde soltanto sulle pareti pe- rimetrali, ma si avvale anche del contributo delle volte, causando uno stato di tensione tale da lasciar pensare che le lesioni oggi visibili in chiave delle volte possano essere dovute al carico del tetto.

Sezione prospettica

A. Ghia e F. Toselli Modello tridimensionale della basilica Santa Maria Assunta di Carignano, 1999

Centina della volta di Santa Maria di Carignano Sezione della volta delle navate Pianta delle scalinate G. Alessi, Due proposte per gli accessi alla chiesa G. Alessi, disegno indicato sul preventivo per la schizzo per l’armatura della volta delle navate sec“nda metà del sec“l“ XVI, Archivi“ Sauli, Gen“va* costruzione delle decorazioni della volta e del 30 n“vembre 1560, Archivi“ Sauli, Gen“va* tetto di una navata della chiesa 1561, Archivi“ Sauli, Gen“va*

Centina della volta di San Pietro Attrezzi da cantiere Le volte delle navate Ricostruzione della copertura di una delle navate della basilica, Progetto per la centina di volte, Firenze, Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore da notare le tramezzane in muratura di mattoni che, appoggiandosi sulla volta, sorreggono disegno attribuito a Donato Bramante l’orditura lignea del tetto. Firenze, Ufizi, Gabinett“ Disegni e Stam”e A. Ghia, F. Toselli

www.galeazzoalessi500.it 500 LA BASILICA E LA COMMITTENZA GALEAZZO ALESSI

S“rta grazie al lascit“ di Bendinelli Sauli destinat“, in dal 1481, alla realizzazi“ne di un ediici“ di cult“ dedi- cat“ alla Vergine Assunta e ai Santi Fabian“ e Seba- stiano, la basilica di Carignano fu vero e proprio monu- mento alla pietà e al decoro familiare sul quale i Sauli operarono continuativi investimenti. Gli interventi commissionati nel corso del settimo de- cenni“ del XVII sec“l“ si is”irar“n“, c“me nel Cinque- cento, alla grandiosità degli esiti decorativi e formali del San Pietr“ r“man“: la scelta fu di afidare il c“m”l e- tamento delle decorazioni interne ad un artista, Pier- re Puget, aggiornato e capace di rispondere alle esi- genze culturali e di rappresentanza della committenza; formatosi nell’ambiente artistico e culturale romano, lo scultore e architetto francese seppe reinterpretare lo s”azi“ alessian“ in chiave scen“graica e bar“cca. elN 1663 impostò il progetto di un grande baldacchino, mai realizzato, posto a coprire l’altare maggiore e comple- tato, in un disegno più generale della sistemazione del- lo spazio sottostante la cupola, da quattro grandi statue che, pensate probabilmente dinanzi ai pilastri di soste- gno della copertura, vennero poi collocate entro nic- chie scavate nella muratura degli stessi: alle sculture di S. Sebastiano e di Alessandro Sauli, scolpite dallo stesso Puget tra 1664 e 1668, seguirono San Gi“van- ni Battista, opera di Filippo Parodi, e San Bartolomeo, realizzata da Claude David nel 1695; la realizzazione dell’altare maggiore - abbandonato il progetto del bal- dacchin“ - fu afidata, nel 1699, a Massimilian“ S“ldani Benzi.

A raff“rzare la magniicenza dell’ediici“ la famiglia si prodigò nell’acquisto e nella commissione di tele e scul- ture: insieme al Lamento su Cristo deposto, opera di Luca Cambiaso dei primi anni Settanta del Cinquecen- to, vennero poste sugli altari numerose opere: Il Beato Alessandro Sauli che fa cessare la pestilenza (D. Fia- sella, 1630 ca.), La Maddalena che riceve il Viatic“ da San Massimino (F. Vanni, ”rimi anni del Seicent“), La Madonna fra i Santi Carlo e Francesco (G. C. Procacci- ni, 1620), San Francesc“ che riceve le stigmate (G. F. Barbieri, detto il Guercino, 1640-50), Il martirio di San Biagio (C. Maratta, realizzato per la chiesa romana di San Carlo ai Catinari, acquistata nel 1699), San Pietro che guarisce lo storpio (D. Piola, 1696), La Vergine tra i Santi Domenico, Rosa e Ignazio (P. G. Piola); in linea c“n gli interventi del sec“nd“ Seicent“ è la realizzazi“- ne del grande organo di Guglielmo Hermann. A conferma della straordinaria attenzione dei Sauli al mercato internazionale, nel 1666 Francesco Maria commissionò ad Amsterdam, all’ormai anziano Rem- brandt, due modelli, uno dei quali rappresentante l’As- sunta, con l’idea, presto abbandonata, di scegliere l’ar- tista iamming“ ”er realizzare una grande tela dedic ata alla Vergine tit“lare della Basilica. D’altr“ cant“, in“ alla morte del Puget, i Sauli mantennero i rapporti con l“ scult“re francese nell’“ttica di afidare a lui al realiz- zazione del quarto gruppo marmoreo che avrebbe do- vut“ rafigurare San Ger“lam“. La decorazione degli interni si concluse con l’opera del- lo stuccatore Diego Carlone che, forte delle esperienze maturate nei cantieri di area tedesca, realizzò nel 1739 su m“delli di Francesc“ Maria Schiafin“, le igure d egli Apostoli e dei Dottori della Chiesa collocate nelle nic- chie delle cappelle e ai lati delle pareti delle controfac- ciate nord e sud.

Tra 1722 e 1724, il portale della facciata rivolta verso la città venne arricchito dall’apparato scultoreo di Gio- vanni Baratta che, utilizzand“ la igura della Vergine Assunta scolpita da Claude David nel 1696 e termina- ta da Bernard“ Schiafin“, recu”erò il m“dell“ che Pu- get aveva pensato per la sommità del suo baldacchi- n“, qualiicand“ quest“ c“me il ”r“s”ett“ ”rinci”ale dei quattro che Alessi aveva progettato di pari importanza.

Sezione longitudinale e pianta della basilica

A. Ghia e F. Toselli Modello tridimensionale della basilica Santa Maria Assunta di Carignano, (Gen“va, 1999)

P. Puget

San Sebastiano

Progetto per il baldacchino e per l’altare maggiore (Aix-en-Pr“vence, Musée Granet) www.galeazzoalessi500.it Il Beato Alessandro Sauli 500 LA COSTRUZIONE DELLA CUPOLA GALEAZZO ALESSI

Il giorno 12 giugno 1565, Agostino e Ottaviano, a nome di tutti gli altri esecutori, stringono un nuovo accordo con Galeazzo Alessi prevedendo una collaborazione triennale, con costante presenza in cantiere per sette mesi l’anno e stipendio mensile di trenta scudi d’oro. In ottemperanza alle clausole del nuovo contratto, nel n“vembre del ’65 l’Alessi è a Gen“va ”er s“vrintende- re alle armature dei tre arconi restanti che uniscono i quattro grandi pilastri centrali. Inoltre, nell’idea di portare a termine gli arconi e i pen- nacchi, l’architett“ è c“nsa”ev“le che, ”rima di intra- prendere la costruzione del tamburo della cupola, la struttura avrebbe dovuto riposare per almeno un anno. Quest“ ”ian“ dei lav“ri è c“munque s“stanzialmente rispettato; dopo alcuni mesi di preparazione delle im- palcature il capo d’opera Bernardino Cantone con dieci “”erai inalmente nell’estate successiva ”“rta a c“m ”i- ment“ i quattr“ ”ilastri centrali in“ al ”ian“ di ” “sa del tamburo della cupola. I Sauli richiedono con insistenza all’architetto perugino Il tamburo i modelli e i disegni per la cupola. Di tali disegni non ci G. Alessi rimane traccia ad eccezione di due schizzi presenti in pianta del tamburo della basilica di Carignano una lettera inviata da Perugia al D“ggi“ in cui è descrit- lettera del 25 ag“st“ 1567, Archivi“ Sauli, Gen“va* to nei particolari il tamburo. L’Alessi avverte che la credibilità di un grande archi- tett“ è messa in gi“c“ ”r“”ri“ dalla c“struzi“ne di una cupola come egli scrive al soprastante Andrea Rebecc“ …”ertant“che vist“ che le Sign“rie V“stre hanno deliberato alzare al presente questa cuppola la quale e ”rinci”i“ dun ediiti“ im”“rtantissim“ etsi male sieno li disegni non posso fare non risguardare il bisogno di cotesta fabrica dove pure consiste l’onor mio…” Pertanto annuncia nella stessa lettera la vo- lontà di presenziare alla preparazione dei lavori per la gran cupola. All’inizio del 1568 gli esecutori si riuniscono nuovamen- te e stabiliscono sia che il Cantone termini il quarto ed ultimo tempiotto, prendendo come riferimento i tre già realizzati, rinviando nuovamente l’inizio della costruzio- ne della cupola, sia che l’Alessi faccia ritorno a Genova ”er terminare deinitivamente il m“dell“ della cu”“l a. Il 21 gennaio dello stesso anno l’Alessi risponde ai Sauli dicendo di aver avuto notizia circa le decisioni assunte. Nel marz“ ’68, quand“ inalmente a””are imminente la costruzione della cupola, il Rebecco informa il maestro Il tamburo perugino che gli esecutori avrebbero gradito il suo ritor- pianta del tamburo sovrapposta ai quattro pilastri centrali no per spiegare a parole il lavoro da fare nella cupola. A. Ghia, F. Toselli L’Alessi avrebbe dovuto inoltre elaborare altri disegni della cupola con il maggior numero di particolari possi- bili in modo tale che i lavori avrebbero potuto continuare senza problemi anche in sua assenza; ma, troppo pre- s“ dai cantieri a lui afidati, mai tr“vò il tem”“ di rit“r- nare a Genova limitandosi a dettare le sue spiegazioni tramite lettera. Nel suo ultimo memoriale, datato 5 mar- zo 1569, l’Alessi si occupa della decorazione interna di alcune ”arti della chiesa tra cui le inestre del c“ r“, due delle quali cieche, che avrebbero dovuto ospitare l’una l’organo e l’altra “un poggiolone conforme a quello de lorgano”. A sconvolgere i piani degli esecutori e dell’Alessi piom- bò una terribile pestilenza che colse anche alcuni mem- bri della famiglia Sauli. Questa n“tizia ci è data da una lettera, dai toni molto tristi, scritta dal segretario dell’A- lessi, Cristoforo Franceschini, inviata a Stefano Sauli. La lettera ritrovata in una miscellanea di documenti si esprime così: “...et la mala qualità de tempi soprave- nuta al principio d’ottobre, dé venti, tuoni, baleni, piog- gie, grandini e terremoti sopra la memoria de vecchi in queste bande (...) appresso desidero intender che ella habbia mandata via detta bona, perche partita Lei, la peste, che infetta tutti se intenderà esser uscita di casa Sezione del tamburo di vostra signoria...” Questa lettera, inviata una secon- da v“lta nel febbrai“ 1570, è l’ultima testim“nianza del G. Alessi legame tra i Sauli e l’Alessi. E’ assai probabile che Ste- sezione del tamburo della basilica di Carignano fano e Domenico Sauli morissero nella primavera del lettera del 25 ag“st“ 1567, Archivi“ Sauli, Gen“va* 1570 colpiti irrimediabilmente dal contagio. Meno di due anni dopo, il 30 dicembre 1572, Galeazzo Alessi si spegneva nella sua Perugia. Per ironia della sorte nel febbraio dello stesso anno si spegneva ultranovanten- ne l’altro grande committente dell’architetto perugino, Tommaso Marino. Alla morte del suo progettista la struttura della basilica si presentava incompiuta nelle coperture, nella grande cupola centrale e nei quattro campanili. LANTERNA Solo nel 1596 hanno inizio i lavori della cupola che ter- minano nel 1602.

CUPOLA

TAMBURO

PENACCHI SFERICI

ARCONI

PILASTRONI www.galeazzoalessi500.it

Spaccato prospettico con elementi costruttivi

A. Ghia e F. Toselli Modello tridimensionale della basilica Santa Maria Assunta di Carignano,1999 500 LA CUPOLA GALEAZZO ALESSI

La cupola ha una pianta circolare mentre lo spazio sotto- stante è quadrat“. La s“luzi“ne ad“ttata ”er c“nnet tere le due igure ge“metriche differenti, che “sserviam“ in scala rid“tta nei cu”“l“tti ang“lari, è anc“ra quel la dei pennacchi sferici; l’Alessi parla di: “… li quattro trian- goli che sono posti tra l’uno arco grande et l’altro …”. L’unione dei quattro elementi fornisce in sommità un piano di appoggio circolare su cui si eleva il complesso strutturale cupola-tamburo.

La cu”“la è c“stituita da due cal“tte murarie di cui quella interna, di circa un metro di spessore e diametro di 14m, è destinata a s“stenere il ”es“ della lante rna, mentre quella esterna è ”iù s“ttile (di s”ess“re 40 cm e diametro 17,6m circa) ed ha prevalente funzione di sorreggere la copertura. I collegamenti tra questi due elementi s“n“ c“stituiti, “ltre che dal tambur“ che dei- nisce la sezione d’imposta, dalla lanterna, da una doz- zina di archetti rampanti disposti irregolarmente, dalle scale di accesso al lanternino e da quelle utilizzate per ispezionare la struttura. Queste sono contenute tra le due calotte secondo un percorso a spirale. In sommità è c“ll“cata la lanterna, di 5 m di diametr“ e 9 m di al- tezza, attraverso la quale si accede alla sommità della basilica da cui è ”“ssibile ammirare la Città ed il ”“rt“ con una vista a 360 gradi.

La cu”“la è realizzata ben venti anni d“”“ il tambur“, in un momento in cui la famiglia Sauli si presenta restia a concludere la grande copertura, preferendogli un tetto provvisorio. Ricordando anche che tutti gli anziani capi d’“”era, che hann“ seguit“ il cantiere in“ dalle ”rime opere murarie, nel 1590 sono deceduti e sostituiti con manodopera meno capace - basti pensare agli accesi diverbi tra gli esecutori e il capo d’opera Giovanni Bas- s“- è immediat“ ”ensare che ci tr“viam“ di fr“nte ad un’opera realizzata molto rapidamente.

Il tambur“, in muratura ”revalentemente di ”ietra, è c“- stituito da due cilindri separati tra loro da un ambulacro. In quello interno, di spessore pari a un metro circa, si a”r“n“ le “tt“ grandi inestre che illuminan“ la chiesa. Il cilindro esterno, ha un raggio di circa 10 metri e può essere considerato come una sequenza di otto pilastri accoppiati collegati tra loro per mezzo di archi a tutto sesto e con il cilindro interno attraverso uno stretto am- bulacro. I due cilindri sono collegati tra loro trasversal- mente per mezzo di murature trasversali e volte radiali. In questo senso il progetto alessiano si colloca vicino a quelli proposti dal Bramante e da Sangallo per la cupola della Basilica di San Pietro in Roma piuttosto che quel- lo di Michelangelo. Quest’ultimo realizza infatti grandi colonne binate per mascherare i contrafforti collocati in corrispondenza dei costoloni della cupola; negli altri ”r“getti invece il c“nteniment“ delle s”inte “rizz“ntali è afidat“ ad un c“l“nnat“ c“ntinu“. Per tale m“tiv“ nel- la cupola dell’Alessi il diametro della pilastrata esterna del tamburo ha un diametro sensibilmente maggiore di quello della cupola per offrire un maggior momento re- sistente. Il cilindro esterno si appoggia puntualmente sul piano di posa del tamburo in modo tale da gravare direttamente sugli arconi sottostanti che legano i quat- tro grandi pilastri centrali della chiesa.

Dettagli della cupola: pianta della copertura, del tamburo, prospetto e sezione

A. Ghia e F. Toselli Modello tridimensionale della basilica Santa Maria Assunta in www.galeazzoalessi500.it Carignano,1999 500 LA STATICA DELLA CUPOLA GALEAZZO ALESSI

La cu”“la “givale è un tema che ha a””assi“nat“ n“n L’equilibrio degli elementi costruttivi della cupola solo gli architetti rinascimentali, che ne hanno diffuso nel caso di fessurazione nei piani meridiani l’impiego, ma anche coloro che, successivamente, ne hanno affrontato il problema della sicurezza a seguito La forza peso, o gravitazionale, di ciascun elemento costrut- dell’insorgere di rilevanti stati di fessurazione, tipici di tivo, rappresentata dal vettore risultante con la freccia gialla, queste strutture. La vicenda della gran cupola del Tem- viene equilibrata delle forze interne o forze di interazione tra gli elementi che sono rappresentate dai vettori risultanti a freccia ”i“ Vatican“ illustrata nel successiv“ ”annell“, ch e si blu e rossa. In questo stato di equilibrio intervengono non solo sv“lse a metà del XVIII sec“l“ durante il g“vern“ d i le forze verticali, ma anche quelle orizzontali di compressione Pa”a Benedett“ XIV, c“stituisce il cas“ ”iù n“t“ di un sull’anello in sommità alla cupola e di trazione nella catena dibattito tra i più interessanti nella storia della scienza metallica sopra il tamburo, questa rappresentata dalla freccia delle costruzioni. arancione.

Il peso ingente della lanterna e delle due calotte co- A. Bacigalupo et al. 2013 stituenti la cupola sullo spazio che essi coprono viene equilibrato, nella concezione alessiana, mediante una opportuna sagomatura degli elementi murari resistenti e attraverso la disposizione di masse murarie aventi la funzione di contrappesi. La forma delle due calotte fa sì che il loro peso e quello della lanterna sia sostenuto dal massiccio anello murario posto in sommità al tam- buro. L’equilibrio viene così realizzato mediante due si- stemi di forze interne di compressione: le prime dirette secondo i meridiani delle calotte, le seconde contenute nell’anello orizzontale di sommità su cui si appoggia la lanterna.

Nella sezione verticale delle calotte si possono indivi- duare le linee di pressione che descrivono il percorso delle forze interne sino alla sommità dell’anello murario in sommità al tamburo. La spinta orizzontale che le ca- lotte esercitano sull’anello viene stabilizzata dal peso di questo e trasferita al tamburo sottostante ed ai pilastri che delimitano l’ambulacro. In questo modo l’architetto riesce a contenere la dimensione del tamburo e confe- risce il senso di profondità all’ambulacro. L’equilibrio della cupola tra le forze gravitazionali e quel- le reattive della fondazione ed in particolare l’equilibrio di tutte le parti componenti questa complessa costru- zi“ne è stat“ “ggett“ di diversi studi. La necessità di garantire la sicurezza e curare la con- servazione di questi complessi sistemi costruttivi ha sti- molato negli ultimi vent’anni lo sviluppo di metodologie inn“vative di analisi strutturale s”eciiche ”er le c“stru- zioni in muratura. Gli strumenti matematici e computa- zi“nali richiesti s“n“ ”artic“larmente s“isticati e veng“- no supportati dalle conoscenze acquisite con tecniche di indagine sui materiali murari.

a b c

Sezione meridiana della cupola Modello strutturale agli elementi initi della Basilica: Con rappresentazione della curva delle pressioni (a) modello meccanico nell’equilibrio delle due calotte (b) modello matematico discretizzato www.galeazzoalessi500.it M. Losa (c) rappresentazione delle massime tensioni di compressione. 500 L’EQUILIBRIO DELLE CUPOLE IN GALEAZZO MURATURA: UNA SFIDA ANTICA ALESSI

Dall’architettura romana si diffonde la cupola come ele- ment“ c“struttiv“ att“ a c“”rire grandi su”erici. L a cu- pola del Pantheon, che copre un cerchio di circa 44,5 metri ed è d“tata di un “cchi“ ”“st“ al centr“, hac“ - stituit“ un esem”i“ esaltante ed una dificile sida”er molti architetti tra cui Filippo Brunelleschi e Michelan- gel“ Bu“narr“ti. La cu”“la di San Pietr“ in Vatican“ fu completata dal Della Porta e dal Fontana qualche de- cennio prima della cupola della Basilica di Carignano, ne ha sicuramente costituito un esempio costruttivo.

Tra i molteplici elementi di interesse, si evidenzia la vicenda descritta in un documento tecnico esemplare scritt“ dal grande matematic“, isic“ ed ingegnere Gi“- vanni Poleni, membro della Royal Society e dell’Acca- demia di Berlino, e stampato nel 1748 dal titolo Memo- rie istoriche della Gran Cupola del Tempio Vaticano e de’ danni di essa, e de’ ristoramenti loro. Pochi anni dopo il completamento della cupola vatica- na si manifestarono in essa ampie lesioni meridiane con frequenti cadute di calcinacci. Dopo diversi anni in cui tali dissesti si aggravarono, con la salita al soglio di Pa”a Benedett“ XIV, questi incaricò tre matematici e isici, Le Seur, Jacquier e B“sc“vich, scienziati illustri del tempo, per valutare la sicurezza della cupola e gli interventi di consolidamento da effettuare. Il loro studio fu sviluppato attraverso l’analisi di un meccanismo di collasso strutturale che viene ancor oggi adottato. Tut- tavia, l’esito di questo studio non fu completamente con- G. B. Piranesi vincente e Benedett“ XIV incaricò Gi“vanni P“leni ” er un ulteriore approfondimento. Dopo una attenta analisi Riliev“ del Panthe“n, XVIII sec. dei precedenti risultati, Poleni esaminò le condizioni di equilibrio della cupola vaticana secondo uno schema meccanic“ che identiicava la cu”“la c“me una cate- naria ribaltata. In questo modo fu in grado di suggerire gli interventi di consolidamento tra cui l’inserimento di tiranti metallici disposti secondo piani paralleli. Questi venner“ ”“sti in “”era dall’architett“ Luigi Vanvitelli.

Il volume di Poleni costituisce a tutt’oggi un esempio di come si possano illustrare in modo elegante, chiaro ed esaustiv“ i risultati di un“ studi“ tecnic“-scientiic“. Inoltre i metodi proposti dagli studiosi coinvolti costitu- iscono ancora un riferimento importante dopo la loro rivalutazi“ne a ”artire dalla ine degli anni ’60 lde se- colo scorso da parte di numerosi ricercatori. Queste procedimenti sono stati applicati anche al complesso sistema cupola-tamburo della Basilica di Carignano e sono rappresentati in questo pannello in corrisponden- za di quelli relativi alla cupola vaticana.

G. Poleni L. Vanvitelli L. Vanvitelli

Memorie istoriche della Gran Cupola del Tempio Rilievo fessurativo della cupola di San Pietro, 1742-1743 Dettaglio delle Fessure meridiane nella cupola Vatican“, 1748

Meccanismi di collasso Analisi dell’equilibrio della cupola vaticana

“Tre Matematici” Boscovich, Le Seur, Jacquier, 1743 G. Poleni, 1748

Meccanismi di collasso della cupola della Basilica Analisi dell’equilibrio della cupola della Basilica

www.galeazzoalessi500.it A. Ghia et al. 1999 A Ghia et al. 1999 500 INDAGINI PER LA CONSERVAZIONE GALEAZZO ALESSI

Tra le indagini condotte sulla costruzione, di parti- c“lare interesse è quella effettuata nel 1907 dagli ingegneri Picasso, Ravano e De Gasperi e docu- mentata in una relazione tecnica Riliev“ dell“ sta- t“ fessurativ“ della cu”“la ed in tavole ad essa al- legate. Gli elaborati illustrano l’esito dell’indagine da loro effettuata e la collocazione delle fessure osservate che sono disposte secondo i piani verti- cali meridiani. Queste sono piuttosto comuni nelle cupole in muratura e tuttavia richiedono di essere controllate. La accurata rappresentazione dei tre ingegneri si accompagna con diverse considerazioni: “Tutto il fabbricato della Basilica presenta in più punti delle fenditure d’antica data e tutt’ora perma- nenti …” “…le due calotte sono state collegate fra loro da tante piccole chiavi in ferro che ne impediscono l’al- lontanamento come gli sbadacchi in muratura fog- giati ad archi ...” un“ “stac“l“ al ravvicinament“ è c“stituit“ da due scale in muratura costruite nell’interstizio fra le due volte …” “...Quasi tutte le chiavi in ferro sono troncate nel punto di incontro coll’intradosso della volta esterna: questa r“ttura è d“vuta alla c“m”leta c“rr“si“ne del ferro per l’azione della calce dell’intonaco combina- ta con l’umidità atmosferica, ciò implica che le due calotte si trovano adesso prive di quei legami...” “...la calotta interna presenta otto fenditure con an- damento pressoché verticale tre di esse partono dagli archi delle inestre esistenti nel tambur“ ver- ticale su cui è im”“stata la cu”“la e vann“ in“ al sommo di essa sotto il lucernario; le altre cinque fenditure sono di minore lunghezza, ma indicano purtroppo una disgregazione della cupola murale della volta ...”

Tra gli interventi da loro proposti: l’inserimento di anelli metallici disposti secondo i paralleli ed atti a contrastare l’eventuale propagazione delle fessu- re, il ripristino dei collegamenti tra le due calotte, il riempimento con malta delle fessure.

Al termine della seconda guerra mondiale a segui- to dei danni causati dai bombardamenti navali ed aerei cui fu soggetta la città di Genova, fu messa in opera una cerchiatura della cupola all’interno del cunicolo posto sull’anello murario sulla sommità del tamburo.

Stato fessurativo SBADACCHIO DI MALTA CEMENTIZIA POSIZIONE CHIAVI IN FERRO CHE Rappresentazione dello stato fessurativo nella cupola interna COLLEGANO LE DUE CALOTTE, ORA redatto dagli ingegneri Picasso, Ravano e De Gasperi, 1907 X www.galeazzoalessi500.it CORROSE Archivi“ Sauli* 500 CONSERVARE PER CONOSCERE GALEAZZO ALESSI

Ogni intervento di restauro dovrebbe garantire la con- servazione delle caratteristiche costruttive, strutturali, formali e materiali del manufatto senza contaminarne l’autenticità sulla base di scelte e giudizi personali del restauratore ma assicurando la permanenza, nel tem- po, dei segni che la storia trascorsa ha lasciato su di esso a vantaggio delle future generazioni e delle loro possibili letture e interpretazioni. È per questi motivi che l’intervento di restauro proposto per la facciata Sud del- la Basilica, nell’ambito di una tesi di Specializzazione in Restauro dei Monumenti mira principalmente ad indivi- duare e a eliminare le cause (naturali o di origine an- tropica, cessate o ancora attive, vicine o lontane) che hann“ ”r“v“cat“ i fen“meni di degrad“ che afligg“n“ la fabbrica. Il fronte Sud della basilica, al tempo dello studio, era l’unico ancora oggetto non interessato da Tesi di specializzazione precedenti e noti interventi di restauro e, pertanto, era in restauro dei monumenti l’unico a conservare l’intonaco presunto originale (o più antico). Dott. Arch. E. Ebermann Le indagini svolte hanno riguardato prevalentemente la Dott. Arch. A. Parra “parete” ossia il “muro”, inteso come elemento costrut- Relatore Prof. Arch. S.F. Musso tivo e architettonico “integrale”, ossia quale componen- te di un sistema complesso, posto in relazione con tutti Proposta di restauro del lato meridionale gli altri elementi dell’ediici“, ”artend“ dal ”resu””“st“ della facciata della basilica che ogni elemento può condizionare lo stato conserva- 1 Fotoradrizzamento del prospetto tivo degli altri (copertura-pluviali-muro). 2 Rilievo della facciata esterna L’obiettivo della proposta di restauro per il fronte sud 3 Mappatura dei materiali della facciata esterna della Basilica fu allora quello di intervenire sulle cause 4 Mappatura dei materiali della sezione interna che hanno provocato i fenomeni di degrado rilevati a suo carico e, in particolare, sull’umidità, derivante da risalita ca”illare “ d“vuta a iniltrazi“ne di acque mete- “riche dalle c“”erture e dagli inissi). La anomala presenza di acqua umidità di risalita per capillarità, ad esempio, testimoniata dalla presenza di efl“rescenze saline sull’int“nac“ intern“, s“n“ state forse determinate da pregressi interventi riparativi ese- guiti con malta cementizia (materiale meccanicamen- te, isicamente e chimicamente inc“m”atibile c“n le preesistenti malte di calce aerea) che non consentono all’acqua di evaporare verso l’esterno. Poiché la Basilica si trova sul culmine di un colle, ove, per la morfologia del suolo non dovrebbe esser pre- sente acqua in quantità signiicative, si ”uò i”“tizzare che le rilevate risalite d’acqua nelle murature derivino dalla ”resenza di cisterne s“tt“stanti, la cui esistenza è testimoniata dalla documentazione reperita presso l’ar- chivio dei Sauli. Per quant“ riguarda le iniltrazi“ni delle acque ”i“vane all’interno del tempio, gli accertamenti condotti hanno mostrato che le coperture della chiesa presentavano, in c“rris”“ndenza dei ”unti di deluss“ e di racc“lta d elle acque stesse, presenza cospicui depositi di terra e di depositi di varia natura e consistenza e di vegetazione infestante che ha fav“rit“ le iniltrazi“ni d’acqua ”i“- vana fra le lastre di ardesia poste a copertura del com- ”less“ sistema di deluss“ “riginariamente c“nce”it“ da Galeazzo Alessi a presidio e tutela della Basilica. L’umidità in ”iù ”unti rilevata è in “gni cas“ la causa diretta o indiretta di una serie di fenomeni di degrado che interessavano gli intonaci interni ed esterni del fron- te sud della Basilica(composti da calce aerea e sabbia di V“ltri di granul“metria assai ine ), quali distacchi, mancanze, efl“rescenze e disgregazi“ne disgregazi“- ni. Sugli elementi e le parti realizzate in pietra di Finale (una calcarenite organogena piuttosto porosa) l’umidi- tà ha invece favorito l’attecchimento di patine biologi- che e di vegetazione infestante inferiore- Sugli elemen- ti metallici e sulle “grappe” di ancoraggio degli elementi lapidei al supporto murario, l’umidità ha poi provocato fenomeni di ossidazione che hanno spaccato alcune lastre del rivestimento e, sugli elementi in marmo, feno- meni di disgregazione causati dalla solfatazione della matrice calcitica. la tesi ha comunque raccomandato di impiegare per il futuro restauro materiali “reversibili” nel senso che possano invecchiare naturalmente, insieme al manu- fatto, oppure essere rimossi in qualsiasi momento sen- za compromettere o danneggiare i materiali esistenti.

Per il degrad“ c“nseguente ai fen“meni di iniltrazi“- ne, l’intervento di restauro dovrebbe essere articolato in fasi successive che comprendono: la rimozione di depositi e di vegetazione infestante dalle coperture, la ”ulitura e la ri”arazi“ne dei sistemi di deluss“ antichi, , la ”“sa in “”era di nu“vi canali di racc“lta e delus- so delle acque meteoriche, la stuccatura delle lesioni e delle disc“ntinuità ”resenti sul fr“nte e, inine, la even- tuale ”r“tezi“ne delle su”erici restaurate. NOTE - - L’int“nac“ è c“m”“st“ di malta di calce, sabbia di V“ltri. Per ciò che riguarda, inine, il degrad“ legat“ ai f en“ - Il su””“rt“ è una muratura in matt“ni. meni di risalita d’acqua per capillarità dalle fondazioni - Tutt“ il materiale la”ide“ utilizzat“ ”er il rivestiment“ del basament“ e le lesene è stat“ realizzat“ c“n ”ietra di Finale. - I rappezzi realizzati per riempire le porzioni mancanti nei conci di pietra di Finale e per sigillare alcuni giunti tra conci occorreva, prima di ogni intervento, accertare la localiz- sono stati fatti con una malta a base di calce e pietra di Finale tritata. - Il materiale la”ide“ utilizzat“ ”er le c“rnici e le lesene delle a”erture è il marm“. zazione delle ipotizzate cisterne nel sottosuolo, l’accer- - L’ardesia si è risc“ntrata s“l“ nel mant“ della c“”ertura. tamento del loro stato di conservazione e grado della - I rappezzi per l’intonaco realizzati a destra e a sinistra della porta sono stati fatti con una malta cementizia con sabbia padana. loro possibile riutilizzazione o “neutralizzazione”.

NOTE - L’int“nac“ è c“m”“st“ di malta di calce, sabbia di V“ltri. - Il su””“rt“ è una muratura in matt“ni. - Il materiale lapideo utilizzato per il rivestimento del basamento è marm“ bianc“ di Carrara - Tutta la su”ericie interna è rivestita c“n due strati di tinta www.galeazzoalessi500.it acrilica 500 GALEAZZO ALESSI

Andrea Bacigalupo Hanno collaborato Azzurra Balistreri Duri Bardola Alessadro Castellano Erika Ebermann Maria Linda Falcidieno Luigi Fogliati Luigi Gambarotta Annalisa Gatto Andrea Ghia Martina Losa Lauro Magnani Massimo Malagugini Claudio Montagni Stefano Francesco Musso Don Claudio Paolocci Alejandra Parra Carmen Romeo Sara Rulli Salvatore Davide Russo Fabrizio Toselli Mario Trimarchi

Sponsor tecnico: Sciutto s.r.l. Genova

La m“stra è stata realizzata grazie al c“ntribut“ dei Rotary Club Genovesi

BACIGALUPO A., BRENCICH A., GAMBAROTTA, A sim”liied assessment “f the d“me and drum “f the Basilica “f S. Maria Assunta in Carignan“ in Gen“a, Engineering Structures, Riferimenti 56, 749-765, 2013 BALDACCI R.F., DE MAESTRI R., Premessa a una analisi statica delle strutture portanti della Basilica di S. Maria di Carignano, in Galeazzo Alessi e l’Architettura del Cinquecento, 327-332, Sagep, Genova, 1975. Bibliografici BRENCICH A., GAMBAROTTA L., GHIA A., History-based assessment of the dome of the Basilica of S. Maria of Carignano in , Journal of Architectural Heritage, DOI:10.10 80/15583058.2012.727063, 2013 BRENCICH A., GAMBAROTTA L., GHIA A, Structural models for the assessment of the masonry dome of the basilica of S. Maria of Carignano in Genoa, Proc. III, Seminar Structural Analysis of Historical Constructions, Guimaraes, Portugal, pp. 675-684, 2001 DE NEGRI E., Galeazzo Alessi, Genova 1974 FURTTENBACH J., Architectura civilis, Ulm 1628 FURTTENBACH J., Newes Itinerarium Italiae, Ulm 1627 GAMBAROTTA L., GHIA A., TOSELLI F., Sulla sicurezza strutturale di cupole ogivali rinascimentali: la Basilica di S.Maria di Carignano in Genova, Manutenzione e Recupero della Città Storica: Conservazione e Sicurezza, in Atti C“nvegn“ Nazi“nale ARCO Manutenzi“ne e Recu”er“ nella Città St“rica, pp. 357-368, Roma, 1999 GAMBAROTTA L., GHIA A., TOSELLI F., Collapse Analysis of Double Ogival Domes: the Case of Basilica of S.Maria of Carignano in Genoa, Proc. Int. Conference Stremah Structural Repairs and Maintainance of Historical Buildings and Heritages, Dresden, pp. 133-143, Southampton, 1999 GHIA A., I disegni di Galeazzo Alessi per la Basilica di S. Maria di Carignano in Genova, in Studi di Storia delle Arti (Università degli Studi di Genova), n. 11, 2004-2010, pp. 167-178 GHIA A., Il cantiere della basilica di Carignano dal 1548 al 1602 , in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n. s., XXXIX/1 (1999), pp. 263- 393 GHIA A., TOSELLI F., La Basilica di S. Maria in Carignano: analisi storica, tecnologica e strutturale per un progetto di consolidamento, Tesi di Laurea in Ingegneria Edile, Università di Genova, 1999 GHIA A., Casa con villa delli Signori Sauli, Catalogo dei disegni dell’archivio Sauli, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n. s., XLIX/2 (2010), pp. 87-377 LABò M., Alessi, Galeazzo, in Dizi“nari“ Bi“graic“ degli Italiani, Roma, 2 (1960), pp. 238-242 LE SEUR T., JACqUIER F., BOSCOVICH R.G., Parere di tre mattematici s“”ra i danni che si s“n“ tr“vati nella cu”“la di S.Pietr“ sul ine dell’ann“ 1742, dat“ ”er “rdine di N.S. Benedetto XIV, Roma, 1743. LOSA M., Analisi dell’equilibri“ di cu”“le murarie: il cas“ della Basilica di Carignan“ in Gen“va, Tesi di Laurea in Architettura, Università di Genova, 2010. MAGNANI L., Il Tem”i“ di Venere. Giardin“ e Villa nella Cultura Gen“vese, Genova 1987 MAGNANI L., Tra magia, scienza e meraviglia: le gr“tte artiiciali dei giardini gen“vesi nei sec“li XVI e XVII, Genova, Palazzo Bianco, Sale didattiche, 12 luglio-9 settembre, 1984 MAGNANI L., Nostra Signora Assunta di Carignano nell’interpretazione barocca, in Lu“ghi del Seicent“ Gen“vese. S”azi architett“nici, s”azi di”inti, 1992, pp. 85-90 POLEGGI E., Strada Nu“va. Una l“ttizzazi“ne del Cinquecent“ a Gen“va, Genova 1968 POLEGGI E., Ic“n“graia di Gen“va e delle Riviere, Genova, 1976 POLEGGI E., Gen“va nel Settecent“ e le vedute di Ant“ni“ Gi“li, Milano, 1986 POLEGGI E., (a cura di), L’invenzione dei rolli, in Gen“va, città di Palazzi, Milano 2004 POLENI G., Memorie istoriche della Gran Cupola del Tempio Vaticano e de’ danni di essa, e de’ ristoramenti loro, Padova 1748. REINHARDT R., Palast-Architektur v“n Ober-Italien und T“scana v“m XV bis XVII Jahrhundert - Genua, Berlino 1886 RUBENS P.P., Palazzi m“derni di Gen“va, Anversa 1622 (2°ed.1652) VASARI G., Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze 1568 AA. VV. Gen“va nelle vecchie stam”e, Genova, 1970 AA. VV. Galeazzo Alessi e l’architettura del Cinquecento, Atti del c“nvegn“ internazi“nale di studi, Genova 16-20 aprile 1974, Genova 1975

(*) Le immagini provenienti dall’Archivio Sauli e contrassegnate dall’asterisco sono tratte da: GHIA A., Casa con villa delli Signori Sauli. Piante e disegni dell’Archivio Sauli, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, n. s. XLIX/2 (2009), pp. 87-385

A lato copia della copertina degli atti de International Conference STREMAH Structural Repairs and Maintainance of Historical Buildings and Heritages, S“utham”t“n, 1999, Dresda nel 1999, in cui venne utilizzata ”er la c“”ertina la sezi“ne della cu”“la elab“rata da Ghia e T“selli e ri”“rtata a ianc“

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