CAPITOLO 1

L’analisi della situazione CAPITOLO 1

Premessa storica

A partire dal XIII secolo la stabilizzazione della popolazione rurale ha comportato la realizzazione di canali irrigui che percorrono la pendici di intere vallate, scavati con mezzi rudimentali dai contadini valdostani dopo avere ottenuto le concessioni a de- rivare dai corsi d’acqua dai titolari di diritti feudali: il duca di Savoia, gli Challand, il Vescovo, Collegiate, i Signori di , i Vallaise. Alla fine del 1700 i Comuni valdostani, a perfezionamento e imposizione del pro- cesso di affrancamento dei diritti feudali, acquistano la proprietà delle acque e dei boschi pagando la somma complessiva di 800.000 franchi oro, versati in parte ai si- gnori feudatari e in parte alla Regia Tesoreria dello Stato Sabaudo. In questo modo veniva proclamato non il semplice diritto di pieno uso delle acque, ma quello della proprietà per diritto regolare e legale di acquisto (atti di affranchissements). Con l’approvazione del testo unico sulle acque del 1933, funzionale alla nascente industria idroelettrica, questi diritti sono progressivamente disconosciuti fino ad es- sere del tutto estinti. Lo Statuto regionale ha restituito alla Regione la proprietà delle acque ad uso po- tabile e irriguo, ma non quelle per altri usi, che vengono cedute in concessione gra- tuita novantanovennale, alla Regione con possibilità per questa di subconcederle. Lo Statuto, inoltre, disciplina i casi di cessazione e di non utilizzazione di conces- sioni poste in essere prima del 7 settembre 1945: nel primo caso, è stato previsto che la Regione ottenga la concessione all’atto della cessazione della precedente; nel se- condo, che la Regione provochi la decadenza della concessione e vi subentri. È stato altresì stabilito che “la concessione è subordinata, in ogni caso, alla condizione che lo Stato non intenda fare oggetto le acque di un piano di interesse nazionale”. In materia di “disciplina di utilizzazione delle acque pubbliche ad uso idroelettri- co” la Regione dispone della potestà legislativa prevista dall’articolo 3 dello Statuto. Tuttavia, la disciplina delle acque pubbliche della Valle d’ destinate ad uso idroelettrico venne modificata dalla legge 6 dicembre 1962, n. 1643, istitutiva dell’ENEL, la quale creò un monopolio a favore di quell’ente, con la conseguenza di togliere alla Valle la potestà di utilizzare direttamente o di subconcedere sulla base della libera concorrenza le acque pubbliche ( ad uso idroelettrico) avute in conces- sione. La legge 1643/62, inoltre, stabilì che anche le concessioni e le autorizzazioni amministrative in corso di attuazione attinenti alla produzione di energia elettrica venissero trasferite al nuovo ente pubblico e che le concessioni di derivazioni per forza motrice trasferite all’ente medesimo e quelle successivamente accordategli non avessero scadenza. Seguirono, così, una serie di leggi e decreti legislativi dello Stato, fra cui la legge dello Stato 5 luglio 1975, n. 304, le quali, oltre a risolvere alcune questioni finan- ziarie in sospeso, statuiscono e disciplinano il rapporto di subconcessione fra Regione e ENEL, disponendo altresì che lo strumento della subconcessione sia adot- tato anche per la regolarizzazione delle utilizzazioni di acqua per produzione di energia elettrica mancanti di titolo giuridico. Successivamente, la legge 29 maggio 1982, n. 308, ha dato facoltà alla Regione Valle d’Aosta di subconcedere acque relative a derivazioni idroelettriche con po- tenza fino a 30.000 kw anche ai comuni o altri enti locali e loro consorzi.

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La legge 14 novembre 1995, n. 481, ha istituito l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, organo collegiale operante “in piena autonomia e con indipendenza di giu- dizio e di valutazione “ cui sono trasferite tutte le funzioni amministrative già eser- citate da organi statali e da altri enti e amministrazioni pubblici, anche a ordina- mento autonomo, relative alle sue attribuzioni propositive, indirizzo vincolante, di verifica, di controllo, specie in ordine a concessioni e tariffe; ma il sedicesimo com- ma dell’articolo 2 precisa che in Valle d’Aosta si applicano le disposizioni degli ar- ticoli 7,8,9,10 dello Statuto speciale dando in tal modo la possibilità alla Regione di riappropriarsi di quanto le era stato sottratto in materia dalla legislazione ordina- ria statale sovrariportata. La legge 9 gennaio 1991, n. 9, recante norme per l’attuazione del Piano energe- tico nazionale, ha quindi stabilito un nuovo regime giuridico, per gli autoprodutto- ri e le imprese elettriche degli enti locali, degli impianti di produzione di energia a mezzo di fonti rinnovabili o assimilate, fra le quali l’energia idraulica, rimuovendo la riserva in favore dell’ENEL e la sottoposizione alle autorizzazioni previste in ma- teria di energia elettrica. A seguito dell’entrata in vigore della legge 15 marzo 1997, n. 59 e successive mo- difiche, recante norme in materia di "Delega al Governo per il conferimento di fun- zioni e compiti alle Regioni e agli Enti locali per la riforma della pubblica ammini- strazione e per la semplificazione amministrativa", nonchè del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112, recante “Norme per il conferimento di funzioni e compiti am- ministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali in attuazione del capo 1 della legge 15 marzo 1997, n.59”, ed in particolare l'articolo 10 dello stesso, che prevede: "Con le modalità previste dai rispettivi statuti si provvede a trasferire alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano, in quanto non siano già attribuite, le funzioni e i compiti conferite dal presente decreto legislativo alle Regioni a statuto ordinario", è stato emanato il D.Lgsl. 16 marzo 1999 n° 89, recan- te le norme di attuazione della Valle d'Aosta in materia di acque pubbliche. Con tale norma di attuazione dello Statuto speciale sono trasferiti alla Regione tutti i corsi d’acqua e le relative pertinenze utilizzati a scopo irriguo e potabile, nonché la gestione amministrativa dell’intero demanio idrico presente in regione. Tale decreto ha altresì chiarito che anche le concessioni novantanovennali si estendono agli alvei e alle pertinenze relative.

L’idrografia e la pluviometria regionali

La regione Autonoma della Valle d’Aosta ha una superficie complessiva di circa 3.270 kmq di cui il 90% circa in ambito montano. Le aree glaciali occupano com- plessivamente 237 kmq. Lo spartiacque corre quasi sempre la di sopra dei 3000 m s.l.m. con tratti non trascurabili oltre i 4000 m s.m. ed un’altitudine media di circa 2100 m s.m. L’elevata altimetria del territorio valdostano ha permesso il mantenersi di una grande estensione di territorio allo stato naturale, nonostante l’intensa occupazio- ne del fondovalle della Dora Baltea e di alcune valli laterali. Il territorio di fondo-

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valle presenta generalmente un elevato grado di antropizzazione; qui si concen- trano infatti la maggior parte della popolazione, la principali vie di traffico e le at- tività economiche più rilevanti. Ciò si rende evidente in corrispondenza dei centri e nuclei storici, localizzati in orlo al bordo di terrazzo, lasciando pressoché inedi- ficata l’originaria fascia golenale del fiume. Questo assetto insediativo antico, con centri e percorsi storici piuttosto distanti dall’asta fluviale e un esiguo numero di collegamenti tra le due sponde, ha caratterizzato anche l’assetto agricolo dei terri- tori intermedi, al punto da rendere ancora leggibili i segni della centuriazione ro- mana, favorendo una diffusa infrastrutturazione idraulica del territorio con nume- rosi canali artificiali, tuttora visibili e funzionanti, di cui i più antichi risalgono al XV secolo. Il corso d’acqua principale è la Dora Baltea che ha origine con i suoi due rami, Dora di Veny e Dora di Ferret, dai ghiacciai del Monte Bianco. Dalla confluenza del- le due Dore al confine valdostano ha una lunghezza di circa 100 km. La Dora Baltea presenta un bacino piuttosto complesso caratterizzato da una serie di numerosi e importanti affluenti e caratteri tipicamente montani. Il tracciato è inizialmente diretto da nord-ovest a sud-est, poco prima di Aosta assume andamento ovest-est fino a Saint-Vincent dove assume la direzione sud-est, mantenuta fino alla confluenza. Nel percorso valdostano la Dora riceve su entrambi i lati numerosi affluenti e scorre con andamento sinuoso a tratti sub-rettilineo in un fondovalle inciso, con versanti in roccia piuttosto acclivi. Gli affluenti di destra discendono tutti dal ver- sante settentrionale del massiccio del Gran Paradiso: Dora di la Thuile, Dora di Valgrisanche, Dora di Rhemes, Savara, Grand’Eyvia, Clavalité, Chalamy e Ayasse. Sul lato sinistro i tributari principali, che discendono dai massicci del Monte Cervino e del Monte Rosa, sono i torrenti Buthier, St. Barthelemy, Marmore, Evancon e . L’andamento del fiume è morfologicamente caratterizzato dalla presenza di un marcato orlo di terrazzo, che tende a configurare un alveo piuttosto inciso rispetto al circostante territorio. Il fondovalle è interessato da estesi depositi alluvionali ter- razzati, in cui si innestano numerosi coni di deiezione (torrenti Marmore, Evancon, Beaucqueil, Valleille, Ayasse). Nel tratto da Chatillon a i depositi di fon- dovalle sono invece di tipo lacustre. Il substrato è costituito pressoché esclusiva- mente da rocce cristalline impermeabili. Le alluvioni di fondovalle sono molto per- meabili ma coprono una parte molto limitata del territorio. Al loro interno vi sono delle falde acquifere anche ricche ma di limitata per estensione. La presenza dei ghiacciai condiziona notevolmente il regime di deflusso, con mi- nimi accentuati invernali e massimi estivi in accordo con il periodo di massima ablazione dei ghiacciai. Le catene montuose offrono una protezione diretta nei confronti dell’aria umida dall’Atlantico e si hanno di conseguenza precipitazioni piuttosto modeste sia in ter- mini di valori totali che di intensità. Nel bacino idrografico le precipitazioni medie variano da 600 mm/anno in pia- nura a oltre 1800 mm/anno nelle zone di alta. Le precipitazioni sono concentrate nelle zone di spartiacque dove possono rag- giungere i 2000 mm/anno. I fondovalle presentano precipitazioni minori con un mi- nimo ad Aosta di meno di 600 mm/anno. Per quanto riguarda il regime pluviome-

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trico la fascia più orientale presenta due massimi (stazioni di Pont Saint Martin e Gressoney la Trinitè) di cui quello primaverile è nettamente superiore a quello pa- dano. Si tratta quindi di un regime prealpino. Le stazioni più occidentali presentano un andamento delle precipitazioni abbastanza omogeneo nel corso dell’anno e quin- di non riferibile a schemi classici probabilmente a causa della notevole influenza esercitata dalla catena Alpina. La stazione di mostra, addirittura, un massimo invernale con un regime simile a quello delle stazioni mediterranee.

Figura 1. Rete idrografica regionale

Le principali derivazioni che possono influenzare il regime idrometrico in Valle d’Aosta sono quelle idroelettriche. Numerose sono anche le derivazione irrigue ma di norma, vista anche la scarsa estensione dei terreni coltivati, hanno uno scarso influsso sul regime dei principali corsi d’acqua. Se si esclude il settore più occiden- tale (a monte di ), tutte le valli dei principali affluenti sono interessati da im- pianti idroelettrici che sottraggono consistenti portate ai corsi d’acqua. Diversi an- che gli invasi utilizzati allo stesso scopo situati essenzialmente in Valpelline, Valtournanche e valle di Gressoney. La stessa valle principale è interessata da una serie continua di gronde a par- tire da Morgex fino a Pont Saint Martin. Tali derivazioni, pur influendo sulle por- tate, non determinano la presenza di tratti in secca temporanea se si escludono

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gli affluenti più orientali nei tratti subito a monte della confluenza nella Dora Baltea. Tra di essi il caso più grave è probabilmente quello del T. Lys a Pont-Saint Martin. Si tratta, comunque, di fenomeni da collegare, almeno in parte, alle infil- trazioni naturali nei depositi della conoide che si forma allo sbocco nel fondoval- le principale.

Figura 2. Opera di presa del C.M.F. Marseiller in di

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L’utilizzo delle risorse idriche

Il numero delle sorgenti censite ammonta a 1702, di queste circa 500 sono attual- mente utilizzate a scopo potabile, rendendo disponibile giornalmente circa 200.000 mc di acqua. Il numero complessivo delle derivazioni di acqua superficiale, da pozzo (20) e da sorgente assentite ad oggi è pari a 1252. Questo numero comprende anche i cosid- detti antichi diritti (circa 1088, mulini, forge, segherie ad acqua). Gli utilizzi di tali derivazione sono idroelettrico per circa il 10%, irriguo per l’80% ed il restante 10% sono a scopo zootecnico, potabile, domestico o industriale. È da considerare che circa il 10% delle derivazioni hanno un uso multiplo. Degli antichi diritti 993 sono esclusivamen- te a scopo irriguo per un volume d’acqua uti- lizzato nel periodo esti- vo che raggiunge i 3,5 milioni di mc giornal- mente. Le derivazioni a scopo industriale sono 51 per un volume d’ac- qua utilizzata di circa 250.000mc.

Figura 3. Opera di presa del C.M.F. Echallod sul torrente La Sache

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Le derivazioni a scopo idroelettrico sono 116 per un quantitativo di acqua utiliz- zato giornalmente che va da un valore medio di 10 milioni di mc a 30 milioni di mc come valore massimo.

Figura 4. Localizzazione delle principali centrali idroelettriche e relative condotte forzate

Nel bacino sono presenti numerosi serbatoi a carattere stagionale o settimanale che operano una regolazione dei deflussi per la produzione di energia idroelettrica.

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Figura 5. Vista dello sbarramento di Goillet in comune di

Particolare rilevanza vanno assumendo anche altri usi quali quello per l’inneva- mento programmato. Circa 150 Km di piste sono dotate del sistema di innevamento programmatico per un’estensione di quasi 381 Ha. Se si considera che mediamente un cannone consuma 25 mc di acqua/h., per produrre circa 55mc/h di neve, per innevare un metro quadrato di terreno nudo (per un’altezza di cm 30) occorrono 0,18 mc di ac- qua: per innevare l’intera superficie prima indicata occorrono quindi circa 700.000 mc di acqua.

Il rifornimento idropotabile

SITUAZIONE ATTUALE E QUADRO DELLE ESIGENZE Tutti i Comuni della regione sono in grado di garantire un rifornimento idropotabile adeguato, anche se nei periodi di maggiore affluenza turistica e nel periodo estivo sussistono situazioni locali di carenza quantitativa e qualitativa. Se si considera un consumo medio giornaliero per persona pari a 300 litri (leg- germente sottostimato per Aosta e altri grandi comuni- sovrastimato per gli altri co- muni) per 120.000 abitanti residenti si può determinare in 36.000 mc la necessità giornaliera della regione al netto delle perdite di acquedotto (stimabili tra il 15 e 20%) che diventano 60.000 mc al giorno nel periodo di massimo afflusso turistico (ferra-

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gosto).Il volume giornaliero di acqua giornaliero da tutte le sorgenti captate è stima- bile in circa 200.000 mc. La rete di captazione e di distribuzione idropotabile regionale è particolarmente frammentata tra numerose reti spesso non interconnesse tra loro che utilizzano le ac- que di sorgenti, spesso, superficiali e di limitata capacità. Infatti, oggi in regione sono funzionanti circa 270 acquedotti comunali che distribuiscono le acque di circa 500 sorgenti e 20 pozzi ai quali vanno aggiunti circa 100 acquedotti cosiddetti frazionali. Il numero di utenti serviti da ciascun acquedotto è inoltre molto variabile: si passa dai 30.000 utenti circa dell’acquedotto di Aosta alle poche decine o meno ancora della maggior parte degli acquedotti comunali e frazionali.

Figura 6. Estensione della rete acquedottistica regionale

Questa situazione rende la rete di captazione e distribuzione particolarmente vul- nerabile alle fluttuazioni di portata delle sorgenti e alla possibilità di inquinamento delle acque, per fortuna in maniera mai grave e per cause di ordine batteriologico, fa- cilmente controllabile e contrastabile. In condizioni diverse si presenta la situazione del rifornimento idropotabile di al- cuni tra maggiori agglomerati urbani della regione: Aosta e Verrès. In tali casi la fon- te principale di approvvigionamento idropotabile è costituito dall’emungimento della falda sotterranea delle piane alluvionali sulle quali si sviluppano i due insediamenti.

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Per i pozzi di tali piane risulta particolarmente problematico garantire l’applicazione di tutte le misure di salvaguardia dei punti di captazione previste dalla normativa in materia a causa dell’intensa urbanizzazione delle aree.

Figura 7. Acquedotto di Pian di Verraz in comune di Ayas

L’età media delle reti rimane tuttavia ancora relativamente elevata e quindi anche le perdite di rete sono notevoli. I manufatti di compenso sono poi sottodimensionati rispetto alle esigenze degli utenti che invece sono aumentati. Spesso, quindi, pur in presenza di risorse sufficienti, si hanno problemi di rifornimento da attribuire alle in- sufficienze delle reti di distribuzioni in generale e alla mancanza di volumi di com- penso in particolare. Negli ultimi anni sono state investite risorse notevoli da parte dei Comuni, nel- l’ambito dei programmi FoSPI, per ristrutturare le reti distributive e di adduzione, e da parte della Regione nel potenziamento e/o realizzazione di interconnessioni tra agli acquedotti a livello sovracomunale.

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Figura 8. Particolare della vasca dell'acquedotto di Pian di Verraz in comune di Ayas

Il quadro a livello regionale degli acquedotti intercomunali è rappresentato dal se- guente elenco (alcuni di essi sono ancora in fase di realizzazione o completamento):

1. Courmayeur, Pré Saint Didier, Morgex 2. Valsavrenche, Villeneuve, , Saint Pierre 3. Comunità Montana Grand Combin e Saint Christophe, Aosta 4. , Saint Denis, Verrayes 5. Antey Saint André, Saint Vincent, Chatillon 6. Chamois, Antey Saint André, 7. Brusson, Ayas 8. Montjovet, , Verres 9. Hone, Bard

Figura 9. Acquedotti intercomunali

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Il trattamento delle acque reflue

La pianificazione nel territorio della Regione Valle d’Aosta in materia di realizzazio- ne di opere di collettamento e depurazione dei reflui fognari, nonché di disciplina de- gli scarichi e di protezione delle acque dall’inquinamento, trae origine dalla redazio- ne del Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA), previsto dalla legge 10 maggio 1976, n. 319, approvato con la deliberazione del Consiglio regionale n. 201 in data 29.04.1981 e successivamente aggiornato con la deliberazione del Consiglio regionale n. 91 in data 14.02.1983.

RETI FOGNARIE ESISTENTI Sulla base della pianificazione di cui al PRRA e secondo le nuove esigenze che nel corso degli anni si sono manifestate all’interno dei territori comunali sono state ese- guite un gran numero di opere di fognatura, volte soprattutto a rimodernare le reti esistenti ormai vetuste o che non erano più adeguate per veicolare i reflui di com- prensori che nel corso degli anni si sono mano a mano espansi. Secondo i dati forniti dai comuni della Valle d'Aosta ed in base al censimento del- le risorse e delle infrastrutture idriche effettuato nel corso dell’anno 1991, successi- vamente aggiornato nel 1993, risulta che tutti i comuni della regione e il 90% della popolazione complessiva sono serviti dalla rete fognaria urbana, ad eccezione di al- cuni insediamenti isolati per i quali è risultato economicamente troppo gravoso il loro allacciamento alla pubblica fognatura e che si sono dotati di adeguati sistemi di depurazione autonomi.

Figura 10. Estensione della rete fognaria regionale

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La realizzazione degli interventi è stata gestita in gran parte dall’Amministrazione regionale attraverso la costruzione diretta delle opere, interamente con propri fondi o con contributi statali, attraverso i propri programmi operativi di Lavori Pubblici, ovvero è stata realizzata dai Comuni attraverso meccanismi di finanziamento con fon- di regionali mediante opportune leggi regionali di settore. Malgrado l’ampia copertura della rete fognaria, risultano necessari ancora note- voli interventi in tale settore al fine di garantire un ammodernamento delle infra- strutture che in molti casi risultano di tipo misto, ancora piuttosto datate, spesso in- sufficienti in caso di eventi meteorici consistenti, con conseguente aggravio delle spe- se di gestione degli impianti di depurazione terminali.

IMPIANTI DI DEPURAZIONE ESISTENTI Il PRRA prevedeva nella sua veste originaria la realizzazione, con fondi regionali eventualmente integrati da finanziamenti statali, di 16 impianti di depurazione di tipo biologico a fanghi attivi, individuando con tale indicazione 16 areali corrispondenti alla definizione di “agglomerato” che in seguito avrebbe fornito l’articolo 2 della di- rettiva 91/271/CEE. Gli areali venivano quindi a coincidere con i territori di alcuni singoli Comuni (12 impianti) o con il territorio di un comprensorio più vasto (4 im- pianti), individuando nella forma del consorzio dei Comuni il soggetto appositamente costituito per la futura gestione del depuratore. Secondo i dati del Piano regionale di risanamento delle acque, era previsto di servire circa il 75% degli abitanti residenti e fluttuanti con impianti di depurazione dei reflui di tipo biologico a fanghi attivi, per complessive 179.000 unità (dati del 1981).

Figura 11. Sedimentatore circolare dell’impianto di depurazione del comune di Fénis per la chiarificazione dei reflui depurati

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Tabella 1. Elenco degli impianti di depurazione con trattamento secondario previsti dal Piano regionale di risanamento delle acque del 1983 e loro stato di realizzazione

Come illustrato nella colonna relativa allo stato di attuazione delle previsioni del PRRA delle predette tabelle nella fase esecutiva le suddette previsioni sono state mo- dificate ed adeguate alle esigenze che mano a mano emergevano per tenere conto del- l'evoluzione economica della Regione e dello sviluppo tecnico nel settore del tratta- mento delle acque.

Allo stato attuale, in base al censimento delle risorse e delle infrastrutture idriche ef- fettuato nel corso dell’anno 1991, successivamente aggiornato nel 1993, e revisiona- to in base agli interventi realizzati direttamente o finanziati dalla Regione risulta che la diffusione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane sul territorio re- gionale, operativi o in corso di costruzione, sia sostanzialmente la seguente (dati del- la popolazione aggiornati al 2000): • Circa 30.000 abitanti residenti sono serviti da un impianto di trattamento parzia- le delle acque reflue; • Circa 85.000 abitanti residenti sono serviti da un impianto di depurazione delle acque reflue biologico; •A dicembre 2002 sono in corso di realizzazione impianti di depurazione delle ac- que reflue biologici al servizio di circa 2.500 abitanti residenti (attualmente già al- lacciati a impianti di trattamento parziale delle acque reflue),uno al servizio del Consorzio fra i Comuni di Gressoney-La-Trinité. e Gressoney-Saint-Jean (poten- zialità massima dell’impianto 12.000 ab.eq.) e l’altro del comprensorio dei Comuni di Challand-Saint-Anselme e Challand-Saint-Victor (potenzialità massima dell’im- pianto 3.000 ab.eq.).

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Tabella 2. Elenco degli impianti di depurazione biologici con trattamento secondario realizzati al dicembre 2002

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Figura 12. Impianti di depurazione

1. Comunità Montana Valdigne–Mont Blanc (Courmayeur, La Thuile, Pré Saint-Didier, Morgex e La Salle) – agglomerato non ancora dotato di impianto di depurazione 2. Consorzio depurazione fognature Saint-Christophe, Aosta, Quart ( Aosta, , , Introd, Jovençan , Saint-Christophe, Saint-Nicolas, Saint-Pierre, Sarre Villeneuve) comprensivo dei Comuni di , , e Valpelline 3. Consorzio depurazione fognature Saint-Christophe, Aosta, Quart (Comuni di: , Quart, Saint-Marcel) 4. Consorzio fra i Comuni di: Nus, Fenis, Verrayes, e Saint-Denis – agglomerato non ancora dotato di impianto di depurazione 5. Consorzio fra i Comuni di Antey Saint-André Torgnon, La Magdeleine 6. Consorzio fra i Comuni di Emarese e Montjovet 7. Comprensorio dei Comuni di Challand Saint-Anselme e Challand Saint-Victor – impianto di depurazione in corso di costruzione 8. Consorzio depurazione acque reflue Lys tra i Comuni di: , Gaby, , 9. Consorzio fra i Comuni di Gressoney La Trinité e Gressoney Saint Jean - impianto di depurazione in corso di costruzione 10. Consorzio fra i Comuni di: Hone, Bard, e Pont Saint Martin – agglomerato non ancora dotato di impianto di depurazione

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La situazione della qualità delle acque superficiali

In attuazione ai disposti della legge 10 maggio 1976, n. 319 e delle indicazioni del PRRA, l'U.O. chimico-fisico-tossicologico-ambientale dell'USL prima e l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, poi, hanno provveduto a far data dal 1983 ad una serie di campagne di monitoraggio dello stato di qualità ambientale dei prin- cipali corsi d’acqua regionali. Recentemente l’ARPA ha provveduto ad una sistematica classificazione di tali in- dagini correlando i risultati delle campagne precedenti l’emanazione del D.Lgs n. 152/1999 alla metodologia di valutazione dello stato di qualità ambientale dei corpi idrici superficiali introdotta dal predetto decreto. Sulla base dei risultati delle indagini eseguite dall’ARPA la qualità delle acque su- perficiali regionali risulta buona per ogni corpo idrico significativo individuato dalla regione Valle d’Aosta ai sensi del D.Lgs n. 152/99 per quanto concerne il livello di in- quinamento espresso dai macrodescrittori, mentre risulta generalmente buona, con alcuni tratti per i quali la qualità risulta solo sufficiente, per quanto concerne le valu- tazioni mediante l’Indice Biotico Esteso (tale campagna di analisi riguarda solo il fiu- me Dora Baltea).

Figura 13. Stato di qualità ambientale dei corpi idrici significativi - Anno 2001

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Figura 14. Stato di qualità ambientale dei corpi idrici significativi - Anno 2002

Tale differenza può essere correlata all’esecuzione su tutti i corsi d’acqua princi- pali della regione di numerosi interventi di sistemazione e di difesa spondale a seguito degli eventi alluvionali che si sono susseguiti negli anni 1993, 1994 e 1996 e 2000 che, sebbene non abbiano contribuito ad un innalzamento del livello di inquinamen- to di tipo chimico (generalmente rilevato dai macrodescrittori), hanno penalizzato, con la movimentazione di materiale inerte all’interno degli alvei e la conseguente ge- nerazione di consistenti torbide, la proliferazione dei macroinvertebrati riducendone la popolazione con il conseguente abbassamento dell’I.B.E. e quindi dell’indice rela- tivo allo stato ecologico del corso d’acqua, Tale situazione risulta oltremodo penalizzata dall’intenso sfruttamento idroelettri- co del bacino della Dora Baltea che sicuramente causa lungo i corsi d’acqua, in rela- zione all’andamento climatico annuale, forti oscillazioni della portata idrica con con- seguente deterioramento dello stato qualitativo del corpo. Dall’analisi dei risultati delle campagne di indagine effettuate emerge il fatto, inol- tre, che nei tratti dei corsi d’acqua dove sono collettati gli scarichi dei comprensori che attualmente non sono dotati degli impianti biologici previsti dalla pianificazione regionale si riscontra un livello di inquinamento rilevato dai macrodescrittori che sep- pur mantenendo lo stato di qualità ambientale del corso d’acqua sul livello di buono risulta sostanzialmente più basso del punteggio corrispondente a sezioni fluviali dis- poste più a monte e più a valle del tratto considerato.

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Emerge con forza, quindi, anche in virtù della spiccata vocazione turistica della Regione Valle d’Aosta e dell’immagine in materia di rispetto dell’ambiente che la Regione stessa vuole dare, l’esigenza di dotare al più presto anche i suddetti com- prensori di impianti di depurazione di tipo biologico al fine di migliorare il livello qua- litativo su tutti i tratti dei corsi d’acqua regionali al fine di raggiungere il livello qua- litativo corrispondente a buono al più presto e non entro la scadenza del 2016 previ- sta dal D.Lgs n. 152/2000 e successive modifiche ed integrazioni.

Figura 15. Torrente Marmore in comune di Antey-Saint-André

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