Il Museo di Capodimonte

Visitare Capodimonte, aperto al pubblico nel 1957, è come percorrere un manuale della storia dell'arte dal Duecento al Novecento, fino all'arte contemporanea con oltre 47mila opere d'arte. Nelle 126 sale distribuite su tre livelli principali, oltre al piano terra e i mezzanini, si incontrano capolavori di artisti di ogni scuola pittorica italiana, quella toscana, veneziana, emiliana, napoletana, romana ma anche importanti presenze straniere come Bruegel e altri Fiamminghi. E poi le sculture, dai busti rinascimentali alle opere moderne, la raccolta grafica del ricchissimo Gabinetto dei disegni e delle stampe e gli oggetti preziosi delle Collezioni Borgia e De Ciccio. Il palazzo di Capodimonte viene fondato nel 1738 da Carlo di Borbone, re di Napoli nel 1734, per ospitare la collezione ereditata dalla madre Elisabetta, ultima discendente della potente famiglia Farnese. La Reggia, completata solo un secolo più tardi, ospitava già nel 1756 la celebre raccolta, oggi ricollocata in quell'ala del palazzo, occupando metà del primo piano, il piano nobile abitato dalla Corte, cui segue infatti l'Appartamento Reale: un allestimento moderno che ripropone la duplice funzione di reggia e di museo che ha caratterizzato fin dall'origine il palazzo reale di Capodimonte.

La Collezione Farnese

Attraversare le sale che ospitano la collezione Farnese è come compiere un vero e proprio viaggio attraverso la pittura del Rinascimento toscano, romano, veneto, emiliano e fiammingo. È Alessandro Farnese (1468-1549), che nel 1534 diviene papa col nome di Paolo III, a iniziare la raccolta: commissiona ritratti a Raffaello, Tiziano e Guglielmo della Porta, e si serve di maestri del calibro di Sebastiano del Piombo e , sia nelle sedi pontificie che nella fabbrica di a Roma, dove vengono ospitati colossali marmi antichi, oggi al Museo Archeologico di Napoli. Il cardinale Alessandro (1520-1589), nipote di Paolo III, arricchisce le collezioni circondandosi di artisti come e sopratutto Tiziano del quale raccoglie ben 10 dipinti tra i massimi capolavori dell’artista, come Danae e Paolo III coi nipoti. Nel 1600 il bibliotecario Fulvio Orsini, colto consigliere di Alessandro, dona alla famiglia la propria raccolta d’arte e antichità con opere di Mantegna, Rosso Fiorentino, e soprattutto i cartoni per affreschi di Raffaello, Mosè davanti al roveto ardente, e Michelangelo, Armigeri. Con la confisca dei beni ai feudatari che si ribellano a Ranuccio I Farnese (1569-1622), duca di e Piacenza, nel 1611 entrano nelle raccolte di famiglia capolavori di , Giulio Romano, Correggio e Bruegel il Vecchio. Alla metà del secolo Ranuccio II (1630-1694) nel Palazzo della Pilotta a Parma, allestisce una Galleria riproposta nel nuovo allestimento del Museo di Capodimonte in cui, accanto alle opere di provenienza Farnese esposte secondo le scuole pittoriche, convivono significative integrazioni, acquisite nel corso di circa due secoli sia dai Borbone che dallo Stato Italiano, come le tavole di , Perugino, Luca Signorelli e Joos van Cleve.

L'Appartamento Reale

La residenza dei sovrani rivive nello sfarzo dell’Appartamento Reale, che completa il percorso del primo piano, dagli ambienti privati, come l'Alcova alla pompeiana di Francesco I, alle grandi sale di rappresentanza

Museo e Real Bosco di Capodimonte – Via Miano, 2 – 80131 – Napoli 0817499154  mail: [email protected] come la Sala della Culla e il Salone delle Feste.

Il moderno allestimento delle sale racconta la storia dei regnanti che hanno abitato il palazzo dal fondatore Carlo di Borbone a Ferdinando IV, re di Napoli a soli nove anni, da Ferdinando II, autore del completamento della reggia, fino al decennio francese e agli interventi dei Savoia. Una presenza raccontata da ritratti di famiglia, oggetti d’arte e di arredo e prodotti di lusso delle manifatture promosse dai sovrani tra cui spicca il Salottino della regina Maria Amalia: un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma realizzato dalla Real Fabbrica della porcellana di Capodimonte.

Galleria delle Arti a Napoli dal '200 al '600

La Galleria delle Arti a Napoli dal '200 al '600 occupa quasi interamente il secondo piano del Museo e racconta la storia dell’arte a Napoli e nel Mezzogiorno in un arco temporale di oltre sei secoli che ha visto avvicendarsi svevi, angioini, aragonesi, viceré spagnoli e austriaci, e, da ultimo, i Borbone. Il percorso cronologico è costituito principalmente da opere di artisti napoletani e meridionali, ma è arricchito anche dai preziosi contributi dei ‘forestieri’ che hanno lavorato nel regno o vi hanno inviato i propri manufatti. Molte opere provengono da chiese e conventi napoletani e del Sud, anche grazie al collezionismo dei Borbone che hanno incrementato le raccolte d’arte con acquisti mirati e confische seguite alle soppressioni di alcuni ordini monastici, cui seguono gli acquisti di opere dall’unità d’Italia ad oggi. Altre opere sono invece confluite nella Galleria dalle chiese di pertinenza per motivi di salvaguardia, come avvenuto per le tele di Tiziano e . Dal periodo svevo al nucleo angioino con le tavole di Roberto d’Oderisio e Simone Martini, alle sale del '400 con Colantonio e Matteo di Giovanni, alle diverse scuole rinascimentali con Pinturicchio, Cesare da Sesto, , Vasari, Sodoma, Tiziano, alla Flagellazione di Cristo di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che all’inizio del XVII secolo segna uno spartiacque nella cultura figurativa napoletana, ponendo le fondamentali premesse per lo sviluppo della scuola pittorica locale. Segue il ’600 – completamente riallestito in occasione della mostra Carta Bianca – ‘secolo d’oro’ della pittura partenopea, dal naturalismo caravaggesco di , Carlo Sellitto e dello spagnolo Jusepe Ribera alle rimodulazioni classiciste di , e , alle aperture cromatiche di Massimo Stanzione e che preludono al fiorire del barocco. La pittura di genere, con gli specialisti delle battaglie (Aniello Falcone) e delle nature morte (Luca Forte, Giuseppe Recco, Giovan Battista Ruoppolo), e le grandi tele di due tra i massimi esponenti del barocco, il napoletano e il calabrese .

Arte Contemporanea

L’Arte Contemporanea arriva al Museo di Capodimonte nel 1978 con la mostra personale di Alberto Burri, curata dal soprintendente Raffaello Causa e dal gallerista napoletano Lucio Amelio. L’artista realizza per Capodimonte il Grande Cretto Nero, che viene collocato, secondo il desiderio dell’autore, tra Caravaggio e i caravaggeschi.Negli anni successivi il museo collabora con alcune celebri gallerie napoletane, tra cui lo Studio Morra, la Galleria Rumma, lo Studio Trisorio, la Galleria Artiaco e, in maniera più duratura e continuata, con Graziella Lonardi Buontempo, fondatrice degli Incontri Internazionali d’Arte. Capodimonte accoglie così le mostre di artisti di fama internazionale come la personale di Andy Warhol nel 1985 articolata in una sequenza di dipinti dall’esuberante policromia, raffiguranti il Vesuvio in eruzione di cui il museo conserva oggi un esemplare. Con le donazioni degli artisti che si confrontano con gli spazi e le collezioni del museo, si allestisce, tra il secondo e il terzo piano, la sezione di Arte Contemporanea che documenta l’impegno civile e culturale di artisti italiani e stranieri come Giulio Paolini, Carlo Alfano, Daniel Buren, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Sigmar Polke e Mario Merz, cui si aggiungono più recentemente, le opere di Louise Bourgeois e Candida Höfer. Alcune delle opere acquisite al termine di queste mostre temporanee hanno trovato ciascuna una propria collocazione permanente negli ambienti storici del percorso museale (William Kentridge, Luca Pignatelli), in altri spazi del palazzo o nel giardino antistante, come nel caso della scultura di Eliseo Mattiacci, o dell’installazione di Sol LeWitt (2002).

Museo e Real Bosco di Capodimonte – Via Miano, 2 – 80131 – Napoli 0817499154  mail: [email protected] La collezione di Arte Contemporanea del Museo si è arricchita lo scorso 13 ottobre con una nuova opera, Split! concepita dall’artista svizzero John Armleder appositamente per gli spazi del Museo in dialogo diretto con il Grande Cretto Nero di Alberto Burri.

Ufficio stampa Museo e Real Bosco di Capodimonte dr.ssa Luisa Maradei + 39 081 7499281 333 5903471 [email protected]

Museo e Real Bosco di Capodimonte – Via Miano, 2 – 80131 – Napoli 0817499154  mail: [email protected]